Un sorriso col naso rosso - Storia nr. 30 Tratta da "Storytelling di Volontariato"

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Per ripartire Insieme Storia nr.30



incontri Un sorriso col naso rosso 13 agosto 2002. Quella mattina saremmo arrivate a Santiago de Compostela, ma il nostro giro itinerante della Spagna del Nord si fermò due ore prima. Una telefonata per avvisare che sarei dovuta tornare a casa. Francesca e Marica non ci hanno pensato neanche un attimo: sarebbero tornate con me. Dopo quella telefonata la mia vita cambiò. Cambiò subito. Ma l’altra mia vita, la mia rinascita, fu un percorso molto molto lungo … un cammino. Mio padre mi aveva lasciato. Lo aveva deciso lui. Si lui. Ha fatto tutto da solo. E lo ha fatto senza lasciarmi neanche un “Ciao, ho deciso che per me è meglio così”. Gli anni successivi sono stati di vita non vita. Dover convivere con quel grandissimo dolore e dover contemporaneamente liquidare un’azienda in nome collettivo, con il rischio di perdere la casa, e tutto quello che avevamo, è stato devastante. Un’enorme montagna di debiti da pagare. Oramai pensavo solo a lavorare per sistemare quella situazione. Con la mia mamma, una donna che nella vita ne ha passate tante, forse troppe, una grande donna, mio grande esempio e amore della vita, ci guardammo e osservammo l’insormontabile e gigantesca montagna davanti a noi. L’avremmo dovuta scalare. I nostri occhi parlarono per noi: “non possiamo guardare la cima di questa montagna, per salirla dobbiamo fare delle tappe, piano piano salita dopo salita, solo così possiamo arrivare in cima”. E quella montagna senza di lei, senza tutta la sua forza e senza tutto il suo grandissimo amore non sarei riuscita a scalarla. Era tutto da ri-costruire. La riconciliazione dei conti economici e la riconciliazione dei miei sentimenti. Forse dovevo ripartire da dove tutto si era fermato. Da Santiago de Compostela. Ma ripartire da Santiago de Compostela significava 138


incontri ‘arrivarci’. Decisi allora di mettermi in cammino. Il mio primo cammino lo percorsi nel 2006. Sono partita con l’idea di smorzare un dolore lacerante che mi portavo dietro, e soprattutto con l’idea di riconciliarmi con la vita e soprattutto con mio padre. Ero davvero arrabbiatissima con lui. Ero davvero arrabbiata con il mondo. Di cammino non è bastato uno per la riconciliazione con la vita. Sono dovuta tornare a Santiago diverse volte. Ed ogni volta la riconciliazione era sempre più forte. Ho ri-scoperto l’essenzialità delle cose. Ho ri-scoperto l’indispensabile. Ho ri-scoperto passo dopo passo la bellezza di un piccolo gesto, di una parola, di un sorriso, di una carezza, di un saluto, di un abbraccio, di una cena condivisa, di un mezzo panino condiviso, di un sorso d’acqua, di un materasso a terra per riposarsi, dell’ombra di un albero, del sole, del vento, della pioggia sulla pelle, dei profumi e della meraviglia della natura, della straordinarietà delle persone e delle loro anime. La cosa sorprendente è stata che tutto questo l’ho vissuto, condiviso e donato con persone fino a quel momento a me sconosciute! Emozioni infinite e ogni volta più forti! Durante i miei primi cammini la voglia di vita aumentava di passo in passo, la curiosità per le cose che mi sarebbero piaciute fare cresceva esponenzialmente, ogni cosa attraeva la mia attenzione. E sempre nel 2006, una mattina come tante, mentre andavo al lavoro, un piccolo volantino ‘fatto in casa’ attirò il mio sguardo: “VIP Perugia cerca clown di corsia. Contattare Vieppiu’. 139


incontri Non potevo credere ai miei occhi!!! Mi tornarono subito in mente le parole che mi dissi appena visto il film di Patch Adams “Questa cosa è meravigliosa!!! Anche io un giorno sarò clown di corsia … non so come né dove… però lo sarò!”. Guardando il film rimasi totalmente incantata dal naso rosso e dal quello che la clownterapia poteva fare. Prima di chiamare sbirciai il sito internet dell’Associazione. E quel giorno non contattai nessuno. Decisi di aspettare perché ancora non era il momento. Non ero ancora pronta per donarmi. E quel momento arrivò nell’ottobre del 2009!!! Dopo il mio Cammino del Nord, il mio cammino più lungo, dopo 1.000 km, di passi, di sguardi, di fatica, di gioia, sentivo che ero pronta per abbracciare la vita e donare, donarmi agli altri. Capii dopo che avrei ricevuto molto di più. Avevo proprio voglia di trasformare quel dolore in amore. Era necessario. Era indispensabile. Era la rivoluzione. La rivoluzione dell’amore. E così nacque Caracol! Forse c’era sempre stata. Serviva solo tirarla fuori. Doveva uscire fuori. Caracol è il mio nome clown. E arriva proprio dal cammino. Caracol, significa chiocciola in spagnolo. La lumaca che rappresenta la riscoperta lenta del mondo e della sua bellezza, l’assaporare la vita godendo lentamente di tutte le sue meraviglie. La meraviglia delle persone con le loro infinite sfaccettature e le meraviglie della natura con i suoi straordinari colori e suoni. La lumaca che rappresenta il pellegrino che cammina con il suo zaino, come se fosse la sua casetta, passo dopo passo, alla scoperta della vita. Dal corso base clown un nuovo incredibile vortice di emozioni. Avevo il naso rosso! Avevo realizzato un mio sogno! Ero un nasino rosso! Avevo la piena consapevolezza di averlo nella testa, nel cuore, nelle mani, nelle gambe e nell’anima. Quello che vi ho raccontato è la storia della nascita di Caracol. Un 140


incontri clown di corsia. E la sua storia è disegnata anche nel camice che utilizza quando va in servizio con il naso rosso. Perché la sua essenza è lì. Le emozioni che regala il naso sono infinite. Non basterebbe una vita per raccontarle. Ogni incontro è una relazione speciale e unica. Ogni emozione racconta una storia. Ogni momento è vissuto a pieno e arriva nell’intimità più profonda delle persone. Quello che cerchiamo di fare è colorare un momento difficile della vita di un’altra persona. Vivere momenti in cui possano non pensare alla malattia o alla situazione di disagio in cui si trovano. Non possiamo cambiare la loro condizione, ma possiamo farli sentire meglio. Come dice Patch Adams “Quando si cura una persona si vince o si perde, quando ci si prende cura di una persona si vince sempre”. Credo fortemente che un sorriso possa fare miracoli e che una parola premurosa, un gesto di cura, uno sguardo affettuoso o semplicemente ascoltare gli altri possa cambiare un attimo, un’ora, un giorno o la vita di un’altra persona. Potrei raccontarvi tanti aneddoti che in questi dieci anni ho vissuto nei reparti di pediatria, pediatria oncologica, nelle case di riposo, nella Missione a Kiev, ma non lo farò. Giuro che sono tantissimi e ognuno meriterebbe il Suo giusto spazio. Magari scriverò un libro. Vi racconto solo l’ultima ‘confidenza’ di un guerriero oncoematologico, per me ‘Leone’, un ragazzo di 14 anni che attraverso la sua mascherina e i suoi bellissimi occhi marroni che brillavano e sorridevano mi ha detto “anche io voglio essere clown di corsia”. Posso solo dirvi che vedere nascere un sorriso nei volti delle persone sconosciute e in poco tempo creare una relazione speciale è di una tale bellezza e potenza che non ci sono davvero parole per descriverla. E’ solo da provare! E non lo penso solo io ma tutta l’Associazione di cui faccio parte “VIP” Perugia perché noi “Viviamo in Positivo” e crediamo che: “Il naso rosso abbatte i muri e accorcia le distanze”. Ringrazio tutta la mia famiglia clown perché grazie a loro posso vivere e condividere tutto questo entusiasmante ed incredibile mondo. Con loro è sentirsi 141


incontri a casa, è sentirsi parte di un grande e appassionante progetto d’amore. E condividere tutto questo anche con il proprio compagno di vita è da privilegiati! Il naso rosso con me ha agito anche da Cupido! Il cammino e l’esser clown hanno cambiato la mia vita. Ho cercato e cerco di farne il mio stile di vita. Cerco di vedere il lato positivo in ogni situazione che vivo. Anche se non è facile. Ma alleggerisce. Cerco di essere clown anche nella vita di tutti i giorni. Senza naso rosso. Perché il naso rosso è anche nel cuore. Perché ciò che conta è lo stupore della meraviglia delle relazioni che si creano in pochi minuti, la condivisione anche di un solo istante, ma indimenticabile e intenso. Perché si possiede solo ciò che si dona. Solo quello ci rimarrà nel cuore. Ma a noi ci rimarrà molto ma molto di più di quello che abbiamo donato. E questo è davvero un grande dono. E’ questo che ci scalda il cuore. Lucia Caracol Associazione VIP Viviamo In Positivo Sezione di Perugia Promuove attività di volontariato clown in tutte le strutture e i luoghi in cui è presente uno stato di disagio fisico o psichico.

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