Per ripartire Insieme Storia nr.43
incontri Con l’ aiuto di Dio, ascoltando il silenzio “Con l’aiuto di Dio”. Inizia così la formula della promessa scout che ebbi l’onore ed il coraggio di pronunciare nel febbraio del 1980 e che ufficialmente mi ha reso parte della grande famiglia dello scoutismo. Come al solito ho trovato una via diversa anche per entrare nell’AGESCI. Al tempo mia sorella frequentava un ragazzo ed entrambi facevano parte del gruppo Perugia 1. Ovviamente seppur non conscio di cosa fosse lo scoutismo, avevo manifestato la volontà di farne parte e riuscii ad entrare nel gruppo di San Sisto. Una domenica mattina di novembre arrivai alla stazione di Fontivegge, c’era un po’ di foschia ma quei ragazzi in pantaloncini corti mi accolsero calorosamente. La giornata prevedeva il treno fino a S.Maria degli Angeli, poi l’autobus sino all’anfiteatro romano di Assisi e da lì a piedi per giungere a Pian della Valle. Durante il cammino, sicuramente aiutato dal mio zainetto ultra leggero con il solo pranzo al sacco, mi sono messo in mostra per passo e diligente comportamento. Del resto non sapevo che altro poter fare, quali fossero i limiti comportamentali; li avrei esplorati in seguito. Ricordo chiaramente le parole di Mauro che, dopo essersi assicurato di conoscere il mio nome, da capo degli Orsi chiese al capo reparto di inserirmi nella sua squadriglia. E così fu. Ogni volta che entro in un ambiente nuovo sono un silente osservatore e vengo indicato come timido. A volte passano dei mesi prima che abbia il coraggio di esprimermi ma lo scoutismo mi ha insegnato a ridurre questi tempi per non perdere il meglio delle persone e delle cose che mi stanno attorno. Ho scoperto negli anni che, in quel periodo da fantasma, analizzavo i comportamenti ed i linguaggi del gruppo in modo da potermi poi esprimere con adeguatezza o, meglio, sperando di essere accettato con più facilità. Adesso che ci penso sono proprio un Orso, almeno lo sono stato all’inizio. 202
incontri Il fazzolettone bordeaux con la striscia grigia faceva le mie gracili spalle più forti. Nello scoutismo ci sono dei momenti nei quali hai modo di affrontare te stesso e di porti innanzi alla natura. Nello scoutismo conosci tante persone. Una di queste è stata speciale per me: io e lui ci conoscevano sin da bambini. Anche se non era facile giocare con Filippo, un bambino semi sordo muto. Specialmente da piccolo era molto irascibile perché la comunicazione in entrambi i sensi era difficile e potevo solo immaginare la rabbia che nasceva in lui. Una volta mi diede una botta in testa con una scopa perché non lo lasciavo giocare con il mio modellino di bisarca gialla. Me ne andai in lacrime a casa senza capire il perché. Avevo visto in un film un professore che richiedeva ai propri alunni di passare del tempo con una benda agli occhi per accettare un loro compagno cieco. Fu illuminante, decisi di isolarmi per un po’ dal rumore, misi doppi tappi di cera e le cuffie dello stereo. Non bastava, sentivo ancora. Andai dentro lo sgabuzzino ma niente, il rumore c’era anche lì. Serviva un altro modo per somigliare a Filippo. Seduto sul letto in camera, cominciai ad ascoltare i battiti del mio cuore, con le orecchie ancora tappate la cosa era più facile e finalmente capii come poter dialogare con Filippo. Dovevo solo parlare al suo cuore perché sapevo che lo ascoltava ogni giorno e l’unico modo che conoscevo era semplicemente donargli la mia amicizia. Non è stato facile, ma nemmeno difficile perché Filippo mi ha aiutato in questo. Dicendomi “non ho capito” mi ha sempre obbligato a riformulare i miei pensieri e trovare le parole del suo vocabolario. Ancora oggi faccio uso di quelle lezioni quando mi trovo a parlare specialmente con i bambini. Con Filippo ho affrontato molte situazioni nelle quali ho dovuto cercare delle modalità comunicative semplici, ho imparato a parlare po203
incontri nendomi davanti alle persone, ho razionalizzato la gesticolazione e, cosa più importante, mi ho imparato a chiedere scusa. Se trovare un amico è trovare un tesoro, aver cura di quel tesoro è arricchirsi di esso. Grazie Filippo per avermi accettato, mi manchi. Sino ad oggi ho avuto l’opportunità di educare circa mille bambini e spero di avere le forze per dare il mio contributo alla crescita di altrettanti. Ho iniziato a 15 anni e in quegli anni il mio ruolo non era proprio di educatore ma sicuramente la responsabilità di dover raggiungere degli obiettivi con ragazzi più piccoli di me ha contribuito alla mia formazione. Negli anni successivi il percorso di crescita mi ha guidato verso regole e principi della scienza educativa e lo scoutismo ha determinato metodi e strumenti. Per educare i bambini devi essere uno di loro. Mi succede ancora oggi di perdere di vista gli adulti e di catapultarmi nei giochi dei piccoli. Come un pezzo di metallo che non può resistere alla forza di una calamita, sono attratto da qualcosa di speciale che non esiste in altri luoghi se non negli occhi di un bambino. Mi sono spesso chiesto cosa sia in realtà questa calamita senza trovarne mai risposta certa, ma credo sia la voglia di immergermi in quel guazzabuglio di idee che alimentano la mente di un bambino. Ci sono due cose che mi attraggono di un bambino, gli occhi e la ribellione; quest’ultima vince sempre ed è per me come acqua per un assetato. Un bambino ribelle è geniale, mai fermo, motore in perenne movimento alla ricerca della marcia giusta da ingranare e sempre convinto di averla azzeccata. Collerico e divertente, poco incline alla concentrazione e alle regole, ha lo spirito della vita che gli ribolle dentro. 204
incontri La sfida educativa che ti si pone innanzi non ha paragoni, è la battaglia più dolce che si possa affrontare, estenuante e sempre disposta a farti dichiarare sconfitto, ma lasciare una tale ricchezza equivarrebbe a non capire il senso della vita. L’educatore è un conoscitore di rotte, il genitore è il timoniere. Quando immagino la mente di un bambino, mi piace paragonarla ad una stanza senza muri in una giornata di vento. Mi capita sovente di entrare in quella stanza, ne sono conscio e riesco a vedere pensieri ed oggetti portati dal vento, raccolti per un attimo e poi rigettati a fluttuare. Ci sono dei bambini capaci di costruire muri per non farti entrare, altri lasciano la porta socchiusa e ti osservano mentre giochi con i pensieri. La fantasia è la mia chiave per entrare in quella stanza e per questo utilizzo un linguaggio poco adulto e molto allegorico. Mi piace divenire complice di progetti campati in aria alla ricerca di quelle leve che ogni bambino mette nel gioco. Il mio rapporto di amicizia con Filippo mi ha regalato una regola d’oro: il vocabolario è diverso per ognuno di noi e solamente il tempo li può rendere simili. Capire quante pagine abbia il dizionario di un bambino è un altro bellissimo gioco che faccio mentre sono impegnato nel mio ruolo. La comprensione di un concetto passa attraverso l’esperienza, nei più piccoli è il gioco il metodo migliore ed io amo tantissimo giocare. Per fortuna il mondo non può fare a meno dei bambini … ed io nemmeno. Roberto Barbadori Agesci Perugia L’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani è un’associazione giovanile educativa che si propone di contribuire, nel tempo libero e nelle attività extra-scolastiche, alla formazione della persona secondo i principi ed il metodo dello scautismo.
205