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Libri e saperi. Chiavi per riscoprire e restituire alle città il loro “genius loci”
DEANNA MANNAIOLI
Libri e saperi. Chiavi per riscoprire e restituire alle città il loro “genius loci”
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Libri e “saperi” sono da sempre un connubio inseparabile senza il quale non ha ragione di esistere alcuna pubblicazione. Come dice Emily Dickinson: “Non c’è nessun vascello che, come un libro, possa portarci in contrade lontane”. Ogni libro è un viaggio in terre sconosciute, un incontro con gli uomini, le loro storie, le loro conoscenze ed è quindi un arricchimento culturale. I “saperi” sono alla base dello sviluppo umano, che ci ha proiettato dall’età della pietra all’era tecnologica e continua in un perenne cambiamento.
Di questa evoluzione, i libri, salvati dalla barbarie nei monasteri nel Medioevo e divulgati con l’invenzione della stampa, sono protagonisti e rappresentano la trasmissione della civiltà e dei “saperi” umani nelle varie discipline. Il libro è dunque un potente strumento di conservazione della storia e del sapere locale e come tale è da considerarsi depositario del “sale della terra” o meglio “del sale di una comunità”: consente infatti una conoscenza profonda che lega indissolubilmente l’uomo al territorio.
Ogni luogo parla agli uomini con un suo preciso linguaggio. “Nullus locus sine genio” così scriveva Servio nel suo Commento all’Eneide nel V sec. d.C.
Non si tratta dello ‘spiritello del luogo, secondo la credenza del mondo antico che associava ai paesaggi naturali la presenza di una divinità minore che ne costituiva il nume tutelare. È come se si stabilisse una connessione spirituale, emotiva e culturale con un luogo e di conseguenza con la città in cui si è integrati.
Ci sono città in cui il “genius loci” è associato a un monumento, a un personaggio, come a Lourdes o ad Assisi, dove ritroviamo la presenza di un’entità spirituale.
Pensiamo ai “genius loci preconfezionati”, quelli offerti a chi si reca in luoghi come Roma, Parigi. Il Colosseo, la Tour Eiffel sono esempi classici di “fruizione collettiva” di emozioni e di suggestioni.
Oggi è possibile ritrovare il “genius loci” di una città o di un intero territorio?
Forse in una società globalizzata non abbiamo un’identità univoca, come un tempo, ma tante identità quante sono le forme culturali e sociali che vi si ritrovano.
Ricercare il “genius loci” di un luogo è un lavoro complesso ma ciò non esclude che si possa trovare un unico attrattore culturale, appunto “lo ‘spirito del luogo’ che gli antichi riconoscevano come quell’“opposto” con cui l’uomo deve scendere a patti per acquisire la possibilità di abitare”. Oggi l’interazione con l’ambiente e la sua storia guidano l’uomo nel-
la ricerca per evitare l’uniformarsi alle mode e alle tipologie costruttive che ripropongono uno schema abitativo che porta all’omologazione.
Molti sono i libri scritti a tale proposito. Da Goethe alla filosofia naturalistica è passata l’idea che la natura deve rimanere immacolata anche al passaggio dell’uomo. Francesco Bevilacqua segue quest’idea esplorando la visione del “genius loci” come Dio e chiedendosi se, come e quando questa idea possa trovare spazio nel nostro tempo.
Per Christian Norberg-Schulz il “genius loci” è “l’essenza del luogo”, il suo carattere ambientale, che l’architetto deve rispettare per costruire in maniera armonica, senza stravolgerne le caratteristiche. Duro il suo attacco alle città del ventesimo secolo sorte nella riproposizione dei modelli dei maestri come Le Corbusier. Il risultato infatti è stato quello di creare dei non-luoghi. Ecco perché Orvieto non potrà mai essere come New York. La sua storia ne fornisce le connotazioni e nei libri noi ritroviamo quel posto unico che si è ricavata nell’ambiente, quel “genius loci” che la distingue, considerando in questo caso la sua stretta connessione con l’archeologia e l’arte.
In conclusione i libri rappresentano in assoluto le “chiavi per riscoprire e restituire alle città il loro genius loci”, quell’identità culturale che deve essere assolutamente conosciuta da tutti gli abitanti, in primis, dagli operatori culturali, sociali e politici per selezionare gli interventi programmatici e guidare le scelte proiettate nel futuro.
Per questo è auspicabile l’omaggio da parte delle librerie e delle istituzioni di libri di storia locale, anzi va considerato indispensabile in ambito scolastico. A tale scopo le piccole Case Editrici, che pubblicano testi su temi di storia e su argomenti locali, vanno incentivate perché contribuiscono a costruire nei lettori quella competenza territoriale necessaria per l’acquisizione di una mentalità all’insegna del bene comune. Risulta fondamentale infatti il “sapere locale”, la conoscenza delle tradizioni, dei luoghi, delle esperienze occupazionali per sviluppare uno stretto legame culturale e sociale con il territorio in cui si vive e per acquisire quell’identità culturale capace di fornire una consapevolezza che può dare frutto, se proiettata al futuro, sia sul piano sociale che economico.