Restauro di un'opera: “Sant'Antonio Abate tra i Santi Marcello e Paolo” Chiesa di San Pietro Città della Pieve
a cura dell'Istituto Professionale per i Servizi Commerciali Istituto di Istruzione Superiore «Italo Calvino» Città della Pieve
sociale Centro Servizi per il Volontariato Umbria
Aggiornamento e ristampa Agosto 2019 Cesvol Umbria Perugia Servizio Editoria Sociale sociale Centro Servizi per il Volontariato Umbria
A Cura di: Istituto Professionale per i Servizi Commerciali Istituto di Istruzione Superiore «Italo Calvino» Città della Pieve Classi: V D – V E Anno scolastico 2003-2004 Docenti coordinatori: Ivonne Fuschiotto ed Emanuela Lucacchioni
Collaborazioni: Operatori Cooperativa C.B.C. – Roma: Elena Mercanti – Paola Mancini – Lucia Caldironi – Marco Berrettini – Carla Bertorello – Giovanna Martellotti Soprintendenza per B.A.P.P.S.A.E. - Umbria: Maria Brucato – Adriano Pammelati
Aggiornamento e Ristampa: Cesvol Umbria - Editoria Sociale Agosto 2019 Con il patrocinio del Parlamento Europeo – Ufficio per l’Italia e della Provincia di Perugia
CONDIZIONI DELL’OPERA PRIMA DEL RESTAURO All’inizio
del
restauro,
agosto
stendendo
sulla
superficie
2003, l’affresco risultava molto
pittorica una tela debordante con
disastrato in quanto era rimasta
una colla animale che asciugandosi
ben
pittorica
tende a tirare facilitando così il
è difficile oggi dire
successivo strappo che avviene
con sicurezza se il disastro sia
arrotolando pian piano la tela. Al
relativo alle operazioni di strappo
tempo
o a quelle di trasporto.
un'unica soluzione, oggi si strappa
Infatti nel 1861, a causa di un
a pezzi. Lo strappo di per sé è
terremoto, l’opera venne fatta
un’operazione
traumatica
distaccare
causa
una
poca
pellicola
originaria;
dalla
originaria, maggiore
il
muro
dell’allora
Sant’Antonio
Abate,
sua
sede
dell’altare Chiesa oggi
di San
lo
strappo
sempre
avvenne
in
che
perdita
di
materia: una parte minima di pellicola
pittorica
rimane
a
formare come un’ombra sul muro;
Pietro.
quest’ombra a volte è abbastanza
Attualmente non si è in grado di
consistente.
immaginare cosa nel 1861 sia
conoscenza
stato fatto dal punto di vista
condizione
tecnico.
reso
dello strappo, potrebbe essere
particolarmente complesso dalla
arrivato già nel 1860 con lacune.
grandezza del dipinto che è più di
Si deve immaginare che la tela
24 mq.
arrotolata su un rullo sia stata
Lo
strappo
era
Lo strappo si ottiene
Non
si
inoltre dell’affresco
è
a
della prima
S.
nuova tela che diventa il supporto
Agostino, per consentire i lavori
della pellicola pittorica. Anche se
di ristrutturazione dell’ interno
già si “strappava” da tempo, la
della chiesa di San Pietro. Il
tecnica era ancora sperimentale,
dipinto fu poi riportato in San
in alcuni strappi ottocenteschi si
Pietro. Per tutto il tempo la tela
sono verificati danni irreparabili
rimase arrotolata o forse piegata
in quanto si usavano colle analoghe
nella chiesa di S. Agostino (sul
sia per la tela anteriore sia per
dipinto si notano infatti segni che
quella
potrebbero far pensare ad una
momento di rimuovere la tela
vera e propria piegatura). Anche il
anteriore si gonfiava anche la
rullaggio
stato
colla sul retro creando problemi
eseguito con scarsa attenzione:
non indifferenti. Per l’affresco
ad esempio se per le operazioni di
del
rullaggio si usa un rullo troppo
stata usata la caseatica. Questa
piccolo di diametro il dipinto viene
prima
costretto ed il colore tende a
supporto sul quale fu montato il
saltare. Una volta strappato si
telaio.
portata
nella
può
chiesa
essere
di
procede applicando sul retro una tela con una colla diversa da quella usata per lo strappo, in genere si utilizza una colla a base di
calce
e
caseatica, per
caseina,
detta
attaccare una
posteriore,
Perugino
per
cui
probabilmente
foderatura
divenne
al
è
il
Non si è certi se il telaio su cui è
Galleria
stato trovato collocato l’affresco
Fumi intervenne smontando di
risalga al 1860 o al 1890 quando
nuovo
intervenne
uscire dalla chiesa, stese una
il
restauratore
Nazionale
l'affresco
dell'Umbria.
senza
farlo
Centenari.
seconda tela e poi, per irrigidirla,
Al tempo si pensava che la cosa
montò una specie di armatura
migliore da fare fosse ridurre
inserendo dei rinforzi, piccole
l’affresco a dipinto su tela, quindi
pezze in tela per collegare il
il fatto di lasciarlo libero su un
dipinto ad ogni traversa. Si è a
telaio sembrava un’ottima idea; in
conoscenza di un nuovo intervento
realtà il telaio dell’epoca non era
effettuato nel 1961. Tra il primo
in grado di sostenere la tela che
intervento del 1890 e quello del
tendeva a cedere e quindi ad
1947, Colarieti Tosti, uno dei più
afflosciarsi
famosi restauratori che lavorò in
ripiegandosi su se
Umbria, effettuò un restauro più
stessa. Durante
la
seconda
guerra
di
presentazione
mondiale la scheggia di una bomba
ritoccando
provocò uno sgarro sull’affresco
smontarlo, mentre Lanciotto Fumi
per cui fu necessario un nuovo
operò più sul retro dell'opera
intervento nel 1947/48 ad opera
stessa.
di Lanciotto Fumi, restauratore molto importante in Umbria: a lui si
deve
affreschi
lo
strappo oggi
di
molti
esposti
alla
l'affresco
estetica senza
DISTACCO DELL’OPERA Per smontare il dipinto, come in tutti gli interventi precedenti, è stata utilizzata la stessa tecnica messa a punto nel 1870 di cui si trova traccia nella sacrestia, dove una lapide indica il foro in cui è posizionato il gancio che sorregge il dipinto. L'affresco era inoltre fermato da vari ganci sul davanti. Sono stati realizzati due ponteggi laterali a torre, per togliere i ganci che fermavano da davanti l'affresco,
perché
andava
innanzitutto svincolato nel suo insieme. Il lavoro si è così svolto: è stata
Nel frattempo è stato liberato il
costruita una pedana posizionata
retro e si è riusciti a capire che,
sull'altare sotto il dipinto che
attraverso una corda inserita nel
fungesse
per
foro dalla sacrestia ed ancorata
l'affresco nel momento in cui
al gancio sul retro del dipinto, si
questo veniva tolto dalla sua sede.
poteva ottenere una carrucola:
da
appoggio
allentando lentamente la corda si
come una bandiera che tende a
poteva
sventolare.
calare
l'affresco
altrimenti poco gestibile a causa
Il timore maggiore riguardava la
delle sue dimensioni.
possibilità che l'opera si potesse spezzare; pertanto si è dovuto trovare un punto chiave, proprio sul telaio sotto il gancio, su cui fare forza con un palo. Con l’aiuto della corda il dipinto è stato allontanato dalla sede, il
palo è
servito per portarlo avanti e calarlo, e poi agganciato, usando le traverse del telaio, ad un ponteggio. Il lavoro è durato un’ intera mattina. Svincolato dal muro l’affresco è stato, con l'intervento di varie persone, appoggiato sulla pedana. Un brivido di paura ha pervaso gli operatori
al
momento
in
cui
l’opera veniva tolta dalla sua sede, in quanto la sua struttura leggera è anche molto elastica, libera
RESTAURO Il primo intervento sull'opera ha
risalenti al restauro precedente
riguardato il consolidamento e il
al '49, come può evincersi dalle
fissaggio della pellicola pittorica,
date
sollevata in vari punti, per mezzo
(1944 e 1946).
rinvenute
sui
frammenti
di una resina iniettata praticando piccoli fori con una siringa; quello che in termini tecnici si chiama “pronto intervento a tappeto”. La pellicola risultava sollevata a causa della non perfetta aderenza della prima tela applicata dopo il primo strappo e quella aggiunta
La prima ipotesi dei restauratori
dal Fumi.
fu che il giornale fungesse da
La successiva fase ha riguardato
stuccatura per favorire il ritocco,
la pulitura con la rimozione di
supponendo
tutte le ridipinture fatte sopra e
tela fosse grossolana, rovinata o
della colla residua; i residui di
mancante.
colla sono il principale problema
Grazie alla testimonianza di un
degli
pievese
affreschi
Nell'esecuzione sono
stati
di
portati
strappati. tale alla
lavoro luce
numerosi frammenti di giornale
che in quei punti la
che
restauro negli
ha anni
assistito
al
‘40,
è
si
scoperto invece che i ritagli di giornale non sono stati utilizzati
per recuperare il dipinto ma si
ritocco rispetto all'originale e
sono attaccati alla pellicola in
utilizzando
quanto stesi a terra a protezione
“rigatino”, cioè tracciando linee
dell’affresco
colorate sulle stuccature in senso
per
operare
sul
frequentemente
retro. Le colle filtrando fecero
verticale
aderire il giornale al dipinto, si
pittorici, in modo tale che da
scelse allora di coprire con la
lontano
tempera tali resti, forse la via più
recuperato ma da vicino i ritocchi
facile e probabilmente più breve
siano ben visibili.
rispetto alla loro rimozione.
I
I maggiori danni che l'affresco
dipinto in questa prima fase, detti
presentava
allo
tasselli di sporco, sono costituiti
agli
soprattutto
da
interventi di restauro precedenti
soprammesse:
stuccature
che in realtà sono consistiti in
ritocco, colle di origine animale
vere
passate anche a pennello per la
strappo
erano
non
e
dovuti
riuscito
proprie
e
ridipinture
dell'opera con tempere e colori poco curati. Questo tuttavia era il tipo di restauro che si faceva a quel tempo. Oggi nei restauri si tende a togliere, non ad aggiungere come
avveniva
in
passato,
prevedendo la diversificazione del
rispetto
l'insieme
tasselli
scuri
ai
il
piani
risulti
ben
presenti
sul
materie da
manutenzione (usate fino alla fine
le ridipinture in quanto comunque
degli anni '40, oggi sostituite da
belle e eseguite da pittori. Su
caseatica che non procura danni).
questo
Prima di effettuare la pulitura del
ridipinture resta comunque un 30-
dipinto, il disegno in alcune zone
40% di pittura originaria.
ridipinte
Sono
è stato
ripreso
con
carta trasparente melinex per
affresco
emersi
togliendo
colori
le
molto
particolari come il pigmento verde
averne traccia nella ricostruzione in fase di ritocco.
La pulitura è
stata realizzata con acqua molto calda che non ha però consentito la rimozione di tutta la colla che ormai aveva impregnato la tela, la pellicola pittorica e l'intonaco, non permettendo in alcuni punti il
molto brillante utilizzato per il
recupero
trono e le ali dei Cherubini.
totale
dei
toni
del
colore originario. La tela resterà
Sarebbe
per tanto leggermente giallognola.
analizzare
Sono
composizione
state
rimosse
tutte
le
stato
interessante
chimicamente del
colore
la per
non
individuare i minerali utilizzati.
effettuate in sintonia cromatica
Questa fase ha messo in evidenza
con l'originale e non eseguite in
una
modo perfetto. In alcuni
tonalità chiare e luminose, la vera
ridipinture
in
quanto
casi
invece si tende a "storicizzare"
pittura
molto
bella
con
impronta del Perugino, anche se
molto rovinata ed in alcune parti
Le mancanze maggiori si notano su
mancante
come
Sant’Antonio dov’è presente un
superiore.
A
dipinto
in
l’architettura
questo
termini
punto
il
abbassamento
tecnici
è
grigio).
ordinato, anche se ad incompetente
la
occhio
pittura
può
risultare sbiadita.
La
zona
di
tono
superiore
Benedicente
è
frammentaria.
(colore
il
Cristo
piuttosto Una
volta
riposizionato l’affresco nella sua sede originaria, con la sua luce naturale,
si
è
proceduto
alla
ricostruzione della pittura nella parte perimetrale ed alle finiture dando così ulteriore leggibilità al dipinto. Si è proseguito quindi con il lavoro di reintegrazione, operazione non facile
poiché
mancavano
informazioni per ricostruire; in questo caso si interviene con l’abbassamento di tono, cioè si usa un tono neutro per un riordino della superficie in generale, per rendere più leggibile l’opera.
FODERATURA E INTELAIATURA Sul retro si è deciso di applicare
Quindi
un nuovo supporto visto che il
caseato di calce, una garza di
precedente, risalente agli anni
velatino su tutto il dipinto.
’40, non riusciva più a sostenere
La foderatura sul retro è stata
l’affresco.
tale
semplice e breve, difficile e lungo
operazione è stato necessario
è risultato il lavoro di ricerca dei
predisporre un piano di lavoro
materiali e di organizzazione del
della grandezza del dipinto. Tale
cantiere. Per la foderatura si è
piano in legno rialzato, grazie a
cercato un tessuto compatibile,
delle zampe di 50 cm., è stato
simile all’originale e abbastanza
ricoperto con carta siliconata, per
rigido,
evitare l’adesione del dipinto al
l’estesa superficie del dipinto.
legno. Una volta steso il dipinto a
La scelta è caduta su un tessuto
faccia in giù, sono state rimosse
costituito da fibre di carbonio,
l’intelaiatura lignea e la vecchia
proveniente dalla Francia, che
Per
realizzare
tela di rifodero. Tale lavoro di pulitura è stato effettuato con carta abrasiva ed aspirapolvere per eliminare le polveri prodotte. E’ stato quindi applicato con un pennello un adesivo per isolare la tela
e la pittura dall’umidità.
è
stata
in grado
incollata,
di
con
sostenere
permette all'affresco adeguata
anche
traspirazione, consistenza e so-
stesso. Stesi sopra tale piano
stegno.
hanno
La pezzatura del tessuto non
adesivo sul retro del dipinto,
coprendo la superficie del dipinto
adagiato il tessuto e rullato tutta
ha
la
reso
necessaria
l’unione
le
parti
passato
superficie
centrali
uno
in
dello
strato
modo
di
da
mediante cucitura di sei teli. La
distribuire uniformemente la colla
tela
per far aderire bene le due
molto morbida, leggera e
flessibile, pertanto difficile da
superfici. Successivamente
manovrare, è stata apprettata
provveduto a spillare tutti i bordi
con
per
in modo che il dipinto durante
renderla più consistente e ferma
l'asciugatura non prendesse versi
disponendo
o ondulazioni. Il lavoro è riuscito
una
resina
le
acrilica
fibre
in
modo
si è
ortogonale tra di loro.
alla perfezione. A questo punto si
Per la foderatura è stato usato un
è proceduto all’intelaiatura.
adesivo sintetico a base di amido. A causa della
grande superficie
è stato necessario suddividere il lavoro
in
tre
momenti.
Gli
operatori si sono avvalsi di un piano leggermente più largo del dipinto,
munito
di ruote, che
veniva spostato per raggiungere
Inizialmente
il
progetto
sulla
parete.
Sono
stati
prevedeva di montare l'affresco,
predisposti gli agganci definitivi
come tradizionalmente si usa, su
consistenti in perni d’acciaio.
di
Il telaio è stato quindi rimosso e
un
pannello
rigido.
Tale
soluzione sarebbe risultata però irreversibile consentito dipinto
e di
non
avrebbe
trasportare
il
fuori dalla chiesa.
In
funzione di ciò si è deciso di utilizzare
un
telaio
metallico
reversibile. Il telaio a nido d’ape realizzato in duralluminio, metallo leggero e flessibile,
è appoggiato su una
struttura perimetrale in metallo. È organizzato con una serie di molle
che
scorrono
in
binari
corrispondenti alle traverse. I binari con le molle consentono di mettere in tensione il dipinto. Il telaio è arrivato a pezzi ed è stato
subito
montato
senza
essere agganciato sul retro del dipinto. E’
stato poi posizionato
agganciato alla tela.
RICOLLOCAZIONE IN SEDE
È
stato
ripristinato
il
gancio
revisionare
esteticamente
il
centrale per issare il dipinto; gli
dipinto con la sua luce ed i suoi
operatori si sono aiutati con una
toni, nella sede originaria.
corda dalla sacrestia Il dipinto è stato spostato a braccia fino alla parete e poi elevato con l’aiuto della corda. È stato quindi fissato con dei perni che oltrepassando il muro arrivano in sagrestia dove sono avvitati e stretti da bulloni; sono stati posizionati totalmente sei ganci: tre sopra e tre sotto. La parete non presenta problemi di umidità. La tela e il telaio lasciano traspirare il dipinto. Per il lavoro di rifinitura è stato montato un ponteggio fisso con il quale si è operato su tutta la superficie per stuccare i bordi laterali,
effettuare
reintegrazioni,
alcune
ritoccare
e
Chiesa di San Pietro CittĂ della Pieve
centro servizi volontariato