Leggiamo insieme

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QUADERNI DEL VOLONTARIATO - EDIZIONE 2019 - N. 3


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EMERGENCY È UN’ASSOCIAZIONE ITALIANA INDIPENDENTE E NEUTRALE, NATA NEL 1994 PER OFFRIRE CURE MEDICO-CHIRURGICHE GRATUITE E DI ELEVATA QUALITÀ ALLE VITTIME DELLE GUERRE, DELLE MINE ANTIUOMO E DELLA POVERTÀ. EMERGENCY PROMUOVE UNA CULTURA DI PACE, SOLIDARIETÀ E RISPETTO DEI DIRITTI UMANI. IL GRUPPO EMERGENCY DI FOLIGNO HA IL PIACERE DI PRESENTARE LA PUBBLICAZIONE “LEGGIAMO INSIEME”: UNA RACCOLTA DI FIABE E FAVOLE PROVENIENTI DA TANTI LUOGHI DEL MONDO, RACCONTATE A BAMBINI E ADULTI IN LINGUA ORIGINALE E IN ITALIANO. DA UN’IDEA SEMPLICE È INIZIATO NEL 2017 UN VIAGGIO “FANTASTICO” DURATO DUE ANNI, DURANTE I QUALI ABBIAMO INCONTRATO FAMIGLIE, DONNE E UOMINI CHE, RACCONTANDOCI LE STORIE DEL LORO PAESE D’ORIGINE, CI HANNO FATTO MIGRARE CON LA FANTASIA IN LUOGHI SCONOSCIUTI CONDIVIDENDO CON I NUMEROSI PARTECIPANTI UNA GRANDE RICCHEZZA DELL’UMANITÀ: LA NARRAZIONE. E SICCOME FIABE E FAVOLE SI POSSONO NON SOLO LEGGERE MA ANCHE DRAMMATIZZARE E PURE DISEGNARE ECCO CHE ALLORA I LABORATORI PROPOSTI DOPO LA LETTURA, HANNO DATO VITA A TAVOLI DI LAVORO COLORATI, RICOLMI DI BAMBINI DALLE PICCOLE MANI OPEROSE E DALLE RISATE ARGENTINE, IN UN CLIMA GIOCOSO E DI ASCOLTO RECIPROCO.

RINGRAZIAMENTI RINGRAZIAMO QUANTI HANNO PERMESSO CHE TUTTO CIÒ SIA STATO POSSIBILE: IL COMUNE DI FOLIGNO PER IL PATROCINIO E CONTRIBUTO DATO AL PROGETTO, LA BIBLIOTECA RAGAZZI DEL COMUNE DI FOLIGNO PER LA SQUISITA ACCOGLIENZA E OSPITALITÀ, I RAGAZZI DELL’ISTITUTO PROFESSIONALE ORFINI DI FOLIGNO PER LA PROGETTAZIONE GRAFICA E L’IMPAGINAZIONE, IL CESVOL PERUGIA PER LA PUBBLICAZIONE, I GENITORI, NONNI E ADULTI CHE HANNO ACCOMPAGNATO LE TANTE BAMBINE E BAMBINI PARTECIPANTI. UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE VA ALLE LETTRICI E LETTORI CHE CI HANNO REGALATO IL LORO TEMPO E LE LORO STORIE.

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LEGGIAMO INSIEME 2017

I QUADERNI DEL VOLONTARIATO UN VIAGGIO NEL MONDO DEL SOCIALE PER COMUNICARE IL BENE I VALORI POSITIVI, LE BUONE NOTIZIE, IL BENE CHE OPERA NEL MONDO HA BISOGNO DI CHI ABBIA IL CORAGGIO DI APRIRE GLI OCCHI PER VEDERLO, LE ORECCHIE E IL CUORE PER IMPARARE A SENTIRLO E AIUTARE GLI ALTRI A RICONOSCERLO. IL BENE VA DIFFUSO ED È NECESSARIO CHE I COMPORTAMENTI ISPIRATI A QUEI VALORI SIANO RACCONTATI. CI SONO TANTI MODI PER RACCONTARE L’IMPEGNO E LA CITTADINANZA ATTIVA. ANCHE CHI OPERA NEL VOLONTARIATO E NELL’ASSOCIAZIONISMO È ORMAI PIENAMENTE CONSAPEVOLE DELLA POTENZA E DELLA VARIETÀ DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE CHE IL NUOVO SISTEMA DEI MEDIA PROPONE. IL CESVOL HA IN UN CERTO SENSO ADERITO AI NUOVI LINGUAGGI DEL WEB MA NON HA MAI DIMENTICATO QUELLE MODALITÀ DI TRASMISSIONE DELLA CONOSCENZA E DELL’INFORMAZIONE CHE SEMBRANO COMUNQUE AVER RETTO ALL’URTO DEI NUOVI MEDIA. TRA QUESTE LA SCRITTURA E, PER RIFLESSO, LA LETTURA DEI LIBRI DI CARTA. SCRIVERE UN LIBRO PER UN AUTORE È COME UN ATTO DI GENEROSA DONAZIONE DI CONTENUTI. LEGGERLO È UNA RISPOSTA AL PROPRIO BISOGNO DI VIVERE IL MONDO ATTRAVERSO L’ANIMA, LE PAROLE, I SEGNI DI UN ALTRO. INTRAPRENDENDO LA LETTURA DI UN LIBRO, IL LETTORE COMINCIA UNA NUOVA AVVENTURA CON SE STESSO, DOVE IL LIBRO VIENE OSPITATO NEL PROPRIO VISSUTO QUOTIDIANO, VIENE ACCOLTO IN SPAZI PRIVATI, SUL COMODINO ACCANTO AL LETTO, PER DIVENTARE UN AMICO PREZIOSO CHE, LONTANO DAL FRACASSO DEL QUOTIDIANO, SUSSURRA ALL’ORECCHIO PAROLE CARICHE DI SIGNIFICATI E DI VALORE. AD UN LIBRO CI SI AFFEZIONA.


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CON IL TEMPO DIVENTA COME UN MAGLIONE CHE INDOSSAVAMO IN STAGIONI PASSATE E DEL QUALE CERCHIAMO DI PRIVARCENE PIÙ TARDI POSSIBILE. DIVENTA COME ALTRI GRANDI SEGNI CHE PROVENGONO DAL PASSATO RECENTE O PIÙ ANTICO, PER CONSEGNARCI INSEGNAMENTI E VISIONI. QUELLE VISIONI CHE I CARI AUTORI DI QUESTA COLLANA HANNO VOLUTO DONARE AL LETTORE AFFINCHÉ SAPESSE DI LORO, DELLE VITE CHE HANNO INCROCIATO, DEI SORRISI CUI NON HANNO SAPUTO RINUNCIARE. GLI AUTORI DI QUESTI TESTI, E DI TUTTI QUELLI CHE DAL 2006 HANNO CONTRIBUITO AD ARRICCHIRE LA BIBLIOTECA DEL CESVOL, HANNO FATTO UNA SCELTA CORAGGIOSA PERCHÉ HANNO PENSATO DI TESTIMONIARE LA PROPRIA ESPERIENZA, AL DI LÀ DI QUALSIASI TIPO DI CONFORMISMO E DISILLUSIONE. IL CESVOL PROPONE LA COLLANA DEI QUADERNI DEL VOLONTARIATO PER CONTRIBUIRE ALLA DIFFUSIONE E VALORIZZAZIONE DELLA CITTADINANZA ATTIVA E DEI SUOI PROTAGONISTI ATTRAVERSO LA PUBBLICAZIONE DI STORIE, RACCONTI E QUANT’ALTRO CONSENTA A QUEL MONDO DI EMERGERE E DI RAPPRESENTARSI, CON CONSAPEVOLEZZA, AL POPOLO DEI LETTORI E DEGLI APPASSIONATI. UN MODO DI TRASMETTERE SAPERI E CONOSCENZA COSÌ ANTICO E CONSOLIDATO NEL PASSATO DALL’APPARIRE, OGGI, ESTREMAMENTE INNOVATIVO. SALVATORE FABRIZIO CESVOL UMBRIA


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LEGGIAMO insieme 2017 01. ARASH - IRAN: STORIA DI BIJAN E MANIJEH................................................................................................................................PAG. 09 02. INES - MESSICO: JUANITA E LA PIÑATA........................................................................................................................................PAG. 13 03. MARTHA E DOUG - USA: JOHNNY APPLESEED................................................................................................................................PAG. 17 04. MILICA - SERBIA: IL CASTELLO NÉ IN CIELO NÉ IN TERRA .......................................................................................................PAG. 21 05. MONIKA - GERMANIA: HAENSEL E GRETEL .................................................................................................................................PAG. 25 06. RESMINALDA - ALBANIA: IL GALLO MAGICO ...............................................................................................................................PAG. 29 07. SAID - MAROCCO: FAVOLA BERBERA ..........................................................................................................................................PAG. 33

LEGGIAMO insieme 2018 08. DAWN - HONG KONG: CHE COSA GLI YIN TZI HANNO INSEGNATO AL CACCIATORE ...............................................................PAG. 37 09. ELIZABETH - SCOZIA: IL GRUFFALÒ...............................................................................................................................................PAG. 41 10. IRMA - MESSICO: LA LEGGENDA DEL CEMPALXOCHILTL .........................................................................................................PAG. 45 11. KULPREET - INDIA: GANESHA E LA STORIA DEL SUPER JUMBO LADDOO SPACCADENTI...................................................PAG. 47 12. LAMINE - SENEGAL: COUMBA SENZA MADRE...........................................................................................................................PAG. 51 13. MAYYA - RUSSIA: IL PESCIOLINO D’ORO ......................................................................................................................................PAG. 55 14. OKSANA - UCRAINA: LA PAGNOTTA ROTONDA .........................................................................................................................PAG. 59 15. RACHELE - ETIOPIA: IL GATTO ORGOGLIOSO ............................................................................................................................PAG. 63 6


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ARASH, IRAN

“Mi chiamo Arash, sono nato e vissuto a Teheran fino all’età di 24 anni. Nel 2004 mi sono traferito in Italia ed ho studiato e lavorato a Padova. Dal 2011 risiedo a Foligno perché è in questa città che ho trovato l’amore. Attualmente gestisco il locale “Mille e una notte”. Vi aspetto per gustare le specialità persiane.”

STORIA DI BIJAN E MANIJEH Liberamente tratta da “Dastan-i Bijan wa Manijeh” di Ahmad Shahvary

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C’ERA UNA VOLTA TANTO TEMPO FA NEL REGNO DEL RE PERSIANO KEIKHOSRO, UN GIOVANE SOLDATO DI NOME BIJAN. UN GIORNO NEL TRANQUILLO REGNO PERSIANO GIUNSERO LE LAMENTELE DEI CONTADINI CHE ABITAVANO IN UN VILLAGGIO AL CONFINE CON IL TERRITORIO DEL NEMICO, IL REGNO DI TORAN. I CONTADINI SI LAMENTAVANO CHE LE LORO COLTIVAZIONI VENIVANO DISTRUTTE DAI CINGHIALI. IL GIOVANE BIJAN, CHE ERA UN SOLDATO CORAGGIOSO E AMBIZIOSO, SI OFFRÌ PER ANDARE AI CONFINI DEL REGNO E ABBATTERE I CINGHIALI. IN QUESTO MODO BIJAN SPERAVA DI DIMOSTRARE AL RE IL SUO VALORE E DI ACCRESCERE LA PROPRIA FAMA. IL RE ACCETTÒ LA PROPOSTA DEL RAGAZZO, MA POICHÉ LO CONSIDERAVA TROPPO GIOVANE E INESPERTO, DISPOSE CHE FOSSE ACCOMPAGNATO DA GORGIN, UN UFFICIALE ORMAI ANZIANO. BIJAN E GORGIN SI AVVENTURANO INSIEME VERSO TORAN E, UNA VOLTA ARRIVATI A DESTINAZIONE, BIJAN SOLLECITÒ IL SUO COMPAGNO A INIZIARE LA CACCIA DEI CINGHIALI, MA QUESTO RISPOSE: “IL MIO COMPITO È SOLO QUELLO DI ACCOMPAGNARTI”. IL GIOVANE SOLDATO NON SI PERSE D’ANIMO E COMINCIÒ DA SOLO A CACCIARE I CINGHIALI RIUSCENDO AD UCCIDERLI TUTTI. GORGIN NON PENSAVA CHE BIJAN CE L’AVREBBE FATTA E, POICHÉ ERA INVIDIOSO DEL SUO SUCCESSO, DECISE DI INDURLO IN TENTAZIONE CON UNA PROPOSTA ALLETTANTE MA PERICOLOSA. IL VECCHIO UFFICIALE PROPOSE AL RAGAZZO DI SPINGERSI OLTRE I CONFINI DEL REGNO PER PARTECIPARE A UNA FESTA NEL TERRITORIO NEMICO DI TORAN: “VISTO CHE SIAMO VICINI CI VUOLE POCO AD

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C’ERA ARRIVARE, UNA VOLTA È UNA BELLA UN GATTO FESTA BIANCO E CI SARANNO DALL’ASPETTO LE PIÙMOLTO BELLEBELLO. FANCIULLE ERA MOLTO DI TORAN”. CONOSCIUTO BIJAN ACCETTÒ PER LA SUA L’IMPRUBELLEZZA. DENTE INVITO LUI PERÒ E I DUE SI VANTAVA ANDARONO DICENDO INSIEME CHEALLA NEL FESTA. SUO PAESE LÌ, COME NONAVEVA C’ERADETTO NESSUNA GORGIN, GATTA C’ERANO CHE POTEVA TANTEESSERE BELLE SUA RAGAZZE, MOGLIE MAELA DISPREZZAVA PIÙ BELLA DITUTTI TUTTE I GATTI. ERA MANIJE, STANDOLACOSÌ FIGLIA LE DI COSE, AFRASIAB, IL GATTO REBIANCO DI TORAN. DECISE DI ANDARE DA UN LUPO BIJANMOLTO E MANIJEH SAGGIO. SI INCONTRARONO CON TANTA UMILTÀ E SILO INNAMORARONO. SALUTÒ E POI GLI QUELLA CHIESEFESTA DI AVERE DURÒ UNA QUALCHE MOGLIE GIORNO CHE FOSSE E BIJAN DEGNA E DI MANIJEH LUI. COSÌ PASSARONO IL GATTO PRONUNCIÒ TUTTO IL LORO QUESTE TEMPO PAROLE: INSIEME. “DIMMI LUPO, COSA DEVO FARE PER AVERE UNA MOGLIE? IO QUANDO SO CHEARRIVÒ TU SEIILUN MOMENTO LUPO MOLTO DELLA SAGGIO PARTENZA CHE DI POTREBBE BIJAN, MANIJEH, DARMI UN ACCECATA BUON CONSIGLIO. DALL’AMORE, DUBITO FECECHE BERE IOAL POSSA SUO TROVARE AMATO UNA UNA POZIONE GATTA DEGNA CHE LODIADDORMENTÒ ME. CHI POSSO PER SPOSARE?”. IMPEDIRGLI DI ANDARSENE E LO PORTÒ NEL SUO CASTELLO. IL ALLUPO SUO GLI RISVEGLIO RISPOSELA DICENDO:” FANCIULLA FINO LOAD CONVINSE ORA HO POTUTO A RESTARE VEDERE CONCHE LEI LA DICENDOGLI PIÙ BELLACHE È LALÌ STELLA SAREBBE DEL CIELO, STATO MA AL È SICURO. ANCHE MOLTO LONTANA. QUANDO È BUIO FA LUCE E CON QUESTA LUCE DÀ GIOIA A CHI LA VEDE.” IL DOPO GATTO QUALCHE BIANCOGIORNO RISPOSE: PERÒ, “BENE, LE LA GUARDIE STELLADEL È LA CASTELLO PIÙ BELLA, SI ALLORA ACMI SPOSERÒ LA STELLA. MA CI SARÀ QUALCUNO CORSERO DELLA CHE SARÀ PRESENZA ANCORA DI PIÙ BIJAN, BELLO CHEDELLA VENNESTELLA?” ARRESTATO E “SÌ”, ACCUSATO RIBATTÉ DI ILESSERE LUPO. “C’È UNA ANCHE SPIA, UN’ACCUSA IL SOLE, LUIPESANTE È PIÙ GRANDE CHE DELLA STELLA. QUANDO È ALTO NEL CIELO, È MOLTO COMPORTAVA CALDOLA EDMORTE È MOLTO PER BELLO IL NELLA SUA LUCE, PIÙ BELLO DELLA STELLA.” IL GIOVANE GATTO ALLORA SOLDATO. DISSE: “MOLTO BENE, SPOSERÒ IL SOLE… MA CI SARÀ QUALCOSA DI PIÙ BELLO DEL SOLE?” “SÌ INOLTRE SÌ”, AGGIUNSE QUANDOIL LUPO. IL RE“C’È LA NUVOLA. LA NUVOLA È PIÙ FORTE DEL SOLE, PERCHÉ È MOLTO GRANDE E PROPRIO AFRASIABPER SCOPRÌ QUESTO LA STOCOPRE I SUOI RAGGI.” RIA D’AMORE TRA SUA FIGLIA E LO STRANIERO

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SI ARRABBIÒ TANTO E ORDINÒ DI CHIUDERE BIJAN IN UN POZZO E DI CACCIARE DAL CASTELLO SUA FIGLIA MANIJEH. LEI DI NASCOSTO INIZIÒ A GETTARE CIBO NEL POZZO MA NON SAPEVA COME FARE PER AIUTARE BIJAN. NEL FRATTEMPO GORGIN, TORNATO DA SOLO IN PERSIA, INFORMÒ IL RE KEIKHOSRO DI QUELLO CHE ERA ACCADUTO. KEIKHOSRO INVIÒ ALLORA I SETTE MILITARI PIÙ ABILI PER LIBERARE IL VALOROSO MA IMPRUDENTE BIJAN. LORO DI NASCOSTO ENTRARONO A TORAN SOTTO LE FALSE SPOGLIE DI COMMERCIANTI E CON L’AIUTO DI MANIJEH TROVARONO IL POZZO E RIUSCIRONO A LIBERARE BIJAN. MANIJEH DECISE DI SCAPPARE IN PERSIA CON LORO E UNA VOLTA LÌ I DUE GIOVANI SI SPOSARONO E VISSERO FELICI E CONTENTI.

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INES, MESSICO

“Fin da piccola mi affascinano i racconti di paesi lontani e la scoperta che le cose si possono fare e interpretare in vari modi. Sono nata a Città del Messico e cresciuta al confine con gli USA, dove ogni giorno andavo a scuola in una nazione e facevo merenda in un’altra. Ora vivo in Italia con mia figlia Lucia, insegno lingue e ho tante amiche di nazionalità diverse ma con lo stesso grande cuore.”

JUANITA e la piNATA Liberamente tratta da una favola della tradizione messicana

El 16 de diciembre Juanita se despertò muy emocionada, se vistió de toda prisa y salió corriendo al patio de la vecindad. Había un gran bullicio: algunas vecinas adornaban con nochebuenas, otros con foquitos de colores y otros con papel picado. Finalmente había llegado el día que Juanita había esperado tanto: el dia de la posada de la vecindad, la primera de 8 fiestas de Navidad!

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IL 16 DICEMBRE JUANITA SI SVEGLIÒ EMOZIONATISSIMA, SI VESTÌ IN TUTTA FRETTA E CORSE IN CORTILE, DOVE TROVÒ TUTTI INDAFFARATI: CHI SISTEMAVA LE STELLE DI NATALE, CHI APPENDEVA LE LUCI COLORATE E CHI IL PAPEL PICADO. FINALMENTE ERA ARRIVATO IL GIORNO TANTO ATTESO: IL GIORNO DELLA POSADA DEL CONDOMINIO, LA PRIMA DI BEN OTTO FESTE DI NATALE! TUTTI I VICINI AVEVANO COLLABORATO AI PREPARATIVI E AI FAMIGLIARI DI JUANITA ERA TOCCATO UNO DEI COMPITI PIÙ IMPORTANTI: FARE LA PIÑATA. AVEVANO INIZIATO SETTIMANE PRIMA, RACCOGLIENDO VECCHI GIORNALI CHE POI AVEVANO FATTO A PEZZETTI PER COPRIRE UN GROSSO PALLONE GONFIABILE. STRATO SU STRATO, AVEVANO CREATO UN GUSCIO DURO E RESISTENTE E LO AVEVANO DECORATO CON SETTE CONI DI CARTONE E TANTE STRISCE DI CARTA VELINA. ERA STATO UN GRAN LAVORO, MA NE ERA VALSA PROPRIO LA PENA. QUANDO JUANITA LA VIDE APPESA AL CENTRO DEL CORTILE, SI SENTÌ MOLTO ORGOGLIOSA E FELICE, MA POI UN PENSIERO LA FECE DIVENTARE TRISTE: NON LE ANDAVA PIÙ CHE ROMPESSERO LA PIÑATA DURANTE LA FESTA. PREOCCU-

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PATA LO DISSE ALLA MAMMA, LA QUALE RISPOSE: “SAI, PER I NOSTRI ANTENATI LA PIÑATA RAPPRESENTAVA LE COSE CHE SONO MOLTO AFFASCINANTI E LUCCICANTI IN SUPERFICIE, COSÌ SPETTACOLARI DA FARCI A VOLTE FERMARE ALL’APPARENZA, MA CHE INVECE, NASCONDONO UN TESORO SEGRETO, QUALCOSA DI ANCORA PIÙ PREZIOSO. SECONDO TE VALE LA PENA RINUNCIARE ALL’INVOLUCRO PER TROVARE IL VERO TESORO?” IL VISO DI JUANITA SI ILLUMINÒ CON UN ENORME SORRISO PERCHÉ RICORDÒ CHE QUELLA PIÑATA ERA PIENA DI CARAMELLE, MANDARINI, ARACHIDI, FISCHIETTI E SORPRESE. “È VERO! - DISSE - ECCO PERCHÉ È LA MIA TRADIZIONE MESSICANA PREFERITA!” IL SUO PAPÀ SORRISE E DISSE: “HAI RAGIONE, IN MESSICO AMIAMO LA PIÑATA, MA NON L’ABBIAMO INVENTATA NOI. QUASI MILLE ANNI FA GLI ANTICHI CINESI SI DIVERTIVANO CON LE PIÑATAS FATTE DI CARTONE CON FORME DI ANIMALI.

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LE RIEMPIVANO DI CEREALI E LE ROMPEVANO NELLE FESTE DI PRIMAVERA, SPERANDO COSÌ DI AVERE UN BUON RACCOLTO.” “E COME HANNO FATTO LE PIÑATAS AD ARRIVARE FIN QUI?” CHIESE JUANITA. “FU IL GRANDE ESPLORATORE MARCO POLO A PORTARLE DALLA CINA ALL’ITALIA, DOVE INIZIARONO A USARE PENTOLACCE DECORATE PIENE DI COSE E LE CHIAMARONO PIGNATTE. SECOLI DOPO GLI SPAGNOLI LE PORTARONO IN SPAGNA E POI NELLE COLONIE AMERICANE COME IL MESSICO.” JUANITA ERA AFFASCINATA, IMMAGINAVA TANTI BAMBINI DI PAESI E SECOLI DIVERSI CHE SI DIVERTIVANO CON LA PIÑATA, PROPRIO COME LEI. “CHE BELLO!” DISSE MA POI LE SORSE UN DUBBIO: “E LA TRADIZIONE DELL’ALBERO DI NATALE DA DOVE VIENE?” “DALLA GERMANIA,” DISSE IL BABBO, “E I FUOCHI D’ARTIFICIO DALLA CINA, MENTRE LE STELLE DI NATALE SONO ORIGINARIE DEL MESSICO, ANCHE SE ORA SI USANO IN TANTI PAESI DEL MONDO.” “WOW! VIVIAMO IN PAESI DIVERSI, MA ABBIAMO MOLTE COSE IN COMUNE, PERSINO LE NOSTRE TRADIZIONI!” DISSE JUANITA MERAVIGLIATA. LA GIORNATA VOLÒ VIA E FINALMENTE ARRIVÒ IL MOMENTO DELLA POSADA. TUTTI I VICINI SI RIUNIRONO NEL CORTILE CON CANDELINE COLORATE E STELLINE SCINTILLANTI E SI MISERO ATTORNO A DUE BAMBINI TRAVESTITI DA MARIA E GIUSEPPE. COME TRADIZIONE, CANTANDO ANDARONO DI CASA IN CASA CERCANDO UN POSTO DOVE RIPOSARE, MA NESSUNO LI ACCOGLIEVA. ARRIVATI ALL’ULTIMA CASA LA PORTA SI APRÌ E TUTTI ENTRARONO ALLEGRI DANDO INIZIO ALLA FESTA, CON CIBO DELIZIOSO, FUOCHI D’ARTIFICIO E, NATURALMENTE, CON LA PIÑATA. JUANITA ERA FELICISSIMA PERCHÉ ERA STATA UNA FESTA FENOMENALE, MA SOPRATTUTTO PERCHÉ SAPEVA CHE CE NE SAREBBERO STATE ALTRE SETTE! UNA FESTA OGNI SERA FINO ALLA VIGILIA DI NATALE: CHE FELICITÀ!

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MARTHA E DOUG, U.S.A.

“Siamo entusiasti della nostra esperienza con Emergency! Caldamente invitati a condividere una leggenda popolare del nostro paese, abbiamo scelto la storia di Johnny Appleseed, che in realtà è un uomo realmente esistito, la cui vita è diventata poi leggendaria. I volontari di Emergency Foligno ci hanno aiutato a creare una rappresentazione in cui abbiamo letto, cantato e ballato insieme. Siamo rimasti particolarmente incantati dal fatto di aver partecipato all’evento con una famiglia marocchina. Il padre, di origine berbera, ha raccontato una storia simile alla nostra: la piantagione di semi per sfamare una popolazione. Noi siamo dell’Iowa, uno stato agricolo nel centro degli Stati Uniti; ormai pensionati da alcuni anni, oggi viviamo a Spello per la maggior parte dell’anno dal 2015. Dopo aver visitato per la prima volta Spello nel 2008, ci siamo subito innamorati della città. Da allora abbiamo intrecciato molte care amicizie e, soprattutto, ci sentiamo affettuosamente legati alla ricchezza d’animo della gente spellana”.

Johnny APPLESEED Liberamente tratta da una favola della tradizione americana

Johnny Appleseed was a real boy, turned legend, born in North America in 1774, just 2 years before the United States was born in 1776. Johnny loved trees and flowers, butterflies and birds and when he turned 18 he started walking west across the continent. 17


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JHONNY NACQUE NEL NORD AMERICA TANTO TEMPO FA, NEL LONTANO 1774, QUANDO ANCORA NON ESISTEVANO GLI STATI UNITI D’AMERICA. JOHNNY AMAVA GLI ALBERI E I FIORI, LE FARFALLE E TUTTI GLI UCCELLI, E QUANDO AVEVA SOLTANTO DICIOTTO ANNI, DECISE DI METTERSI IN VIAGGIO E INIZIÒ A CAMMINARE VERSO OVEST PER TUTTO IL CONTINENTE. CAMMINAVA SEMPRE SCALZO, INDOSSAVA UN SACCO DI PATATE COME VESTITO E, IN TESTA COME FOSSE UN CAPPELLO, UNA PENTOLA DI LATTA CHE USAVA ANCHE PER CUCINARE. PRIMA DI PARTIRE JOHNNY SI ERA PROCURATO ALCUNI SEMI DI MELE E LI AVEVA PORTATI CON SÉ IN UN SACCHETTO. LUNGO IL VIAGGIO ATTRAVERSÒ CENTINAIA DI PICCOLI VILLAGGI, MONTAGNE, COLLINE E PRATERIE; PASSÒ PER NEW YORK, ATTRAVERSÒ LA PENNSYLVANIA, L’OHIO E L’INDIANA E PIANTÒ DAPPERTUTTO QUEI PICCOLI SEMINI, CHE UN GIORNO SAREBBERO DIVENTATI BELLISSIMI ALBERI DI MELE. IL SUO DESIDERIO PIÙ GRANDE, INFATTI, ERA QUELLO DI ASSICURARSI CHE NESSUNO AVREBBE MAI AVUTO

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FAME.


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JOHNNY ERA AMICO DI TUTTI: DEI NATIVI AMERICANI, QUELLI CHE CHIAMIAMO INDIANI D’AMERICA, DEI COLONI PROVENIENTI DALL’EUROPA, CHE AVEVANO ATTRAVERSATO L’OCEANO E VIAGGIAVANO VERSO OVEST SULLE LORO CAROVANE, SEGUITI DA ANIMALI SELVATICI DI OGNI GENERE. DURANTE QUESTO LUNGO VIAGGIO JHONNY DORMÌ NEI POSTI PIÙ SVARIATI: ALL’APERTO, SULLA TERRA FRESCA BAGNATA DI RUGIADA O DENTRO UN FIENILE CHE UN CONTADINO GENTILE GLI AVEVA OFFERTO COME LETTO. JHONNY È UN RAGAZZO REALMENTE ESISTITO CHE PER LA SUA STRAORDINARIA BONTÀ DIVENNE UNA LEGGENDA: DICONO DI LUI CHE ABBIA ADDIRITTURA SCIOLTO LA NEVE PER BERLA DURANTE L’INVERNO E CHE ABBIA

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GUARITO LA GAMBA ROTTA DI UN LUPO, CHE DA QUEL GIORNO CAMMINÒ SEMPRE ACCANTO A LUI MENTRE PROSEGUIVA IL SUO VIAGGIO. ERA UN UOMO SPIRITUALE E PORTÒ IN TUTTI I LUOGHI CHE ATTRAVERSÒ ERBE E PIANTE CURATIVE, RACCONTÒ STORIE A BAMBINI E ADULTI SULL’AMORE DI DIO PER TUTTE LE PERSONE. DICONO CHE LA SUA VOCE ERA TALVOLTA “FORTE COME IL RUGGITO DEL VENTO E DELLE ONDE” E ALTRE VOLTE, “MORBIDA E RILASSANTE COME L’ARIA BALSAMICA” CHE FACEVA VIBRARE LE FOGLIE DELL’IPOMEA VIOLACEA APPOGGIATA SULLA SUA BARBA GRIGIA”. OGGI, DOPO PIÙ DI DUECENTO ANNI, NEGLI STATI UNITI SI POSSONO ANCORA MANGIARE LE MELE DEGLI ALBERI PIANTATI DA JOHNNY APPLESEED, IL RAGAZZO CHE DIVENTÒ UNA LEGGENDA.

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MILICA, SERBIA

“Ero già innamorata della lingua e della cultura italiana quando nel 1995 durante una vacanza studio ho conosciuto mio marito Angelo. Così, due anni dopo, ho lasciato Belgrado (Serbia) e mi sono trasferita in Italia. Ora viviamo a Foligno con i nostri due figli, Dario e Irina, che sono cresciuti ascoltando le fiabe di tutto il mondo. Sapevate che i bambini serbi a scuola imparano due alfabeti diversi per poter leggere e scrivere? Il latino e il cirillico. In Serbia d’inverno nevica parecchio e spesso a Belgrado, la città che è stata costruita su tante colline, in periferia chiudono le strade in discesa per far divertire i bambini con lo slittino.”

IL CASTELLo né in cielo né in terra Liberamente tratta da “Čitanka” di Vuk Milatović

Био један цар, па имао три сина и једну кћер, коју је у кафезу хранио и чувао као очи у глави. Кад ђевојка одрасте, једно вече замоли се оцу своме да јој допусти да изиђе с браћом мало пред двор у шетњу, и отац јој допусти. Али тек што изиђе пред двор, у један мах долети из неба змај, шчепа ђевојку између браће и однесе је у облаке. Браћа отрче брже боље к оцу и кажу му шта је било, и реку да би они ради своју сестру потражити. Отац им допусти да иду да је траже, и да им свакоме по коња и остало што треба за пут, и тако они отиду. 21


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C’ERA UNA VOLTA UNO ZAR CHE AVEVA TRE FIGLI MASCHI E UNA FIGLIA, CARA COME LA LUCE DEI SUOI OCCHI. UN GIORNO LA FIGLIA GLI CHIESE DI USCIRE CON I FRATELLI A FARE UNA PASSEGGIATA NEL GIARDINO E LO ZAR ACCONSENTÌ. ALL’IMPROVVISO SCESE UN DRAGO DAL CIELO, AFFERRÒ LA PRINCIPESSA E LA PORTÒ CON SÉ TRA LE NUVOLE. I FRATELLI CORSERO DAL PADRE A RACCONTARE L’ACCADUTO E DISSERO CHE VOLEVANO ANDARE A CERCARE LA SORELLA. LO ZAR DIEDE AD OGNUNO UN CAVALLO ED ESSI PARTIRONO. VIAGGIANDO, ARRIVARONO DAVANTI AD UN CASTELLO CHE NON STAVA NÉ IN CIELO NÉ IN TERRA. IMMAGINARONO CHE FORSE LÀ DENTRO FOSSE IMPRIGIONATA LA LORO SORELLA E COMINCIARONO A PROGETTARE COME SALIRCI. PENSARONO CHE AVREBBERO POTUTO UCCIDERE UNO DEI LORO CAVALLI, REALIZZARE UNA FUNE CON LA SUA PELLE E AGGANCIARLA AL CASTELLO SCOCCANDOLA CON UNA FRECCIA E POI USARLA PER ARRAMPICARSI. I DUE FRATELLI PIÙ GRANDI NON VOLEVANO PERÒ UCCIDERE I LORO CAVALLI, COSÌ IL PIÙ GIOVANE DOVETTE SACRIFICARE IL SUO. DOPO AVER REALIZZATO LA FUNE ED AVERLA AGGANCIATA AL CASTELLO, I DUE FRATELLI PIÙ GRANDI NON VOLLERO SALIRE E COSÌ LO FECE IL PIÙ GIOVANE. UNA VOLTA SALITO, IL RAGAZZO COMINCIÒ AD AGGIRARSI TRA LE STANZE. IN UNA DI ESSE TROVÒ LA SORELLA, SEDUTA IN UNA POLTRONA E IL DRAGO CHE DORMIVA CON LA TESTA APPOGGIATA SUL SUO GREMBO. LEI, NEL VEDERE IL FRATELLO, SI PREOCCUPÒ E LO PREGÒ DI SCAPPARE VIA PRIMA CHE IL DRAGO SI SVEGLIASSE. MA IL FRATELLO NON VOLLE E CON LA MAZZA COLPÌ IL DRAGO SULLA TESTA. IL DRAGO SI GRATTÒ UN PO’ E DISSE: “QUALCOSA MI HA PIZZICATO 22

QUI!” MA CONTINUÒ A DORMIRE. IL RAGAZZO LO


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COLPÌ ANCORA E IL DRAGO DISSE: “DI NUOVO MI HA PIZZICATO QUALCOSA!”. QUANDO STAVA PER COLPIRLO PER LA TERZA VOLTA, LA SORELLA GLI FECE SEGNO DI COLPIRLO AL CUORE. IL RAGAZZO SEGUÌ IL CONSIGLIO E IL DRAGO CADDE MORTO. LA RAGAZZA CORSE AD ABBRACCIARE IL FRATELLO, LO PRESE PER MANO E LO PORTÒ A VISITARE LE TANTE STANZE DEL CASTELLO. IN UNA C’ERA UN CAVALLO ALATO NERO CON I FINIMENTI D’ARGENTO, IN UN’ALTRA UN CAVALLO ALATO BIANCO CON I FINIMENTI DORATI E NELLA TERZA STANZA TROVARONO UN CAVALLO ALATO MARRONE CON I FINIMENTI DI PIETRE PREZIOSE; NELLA QUARTA STANZA UNA RAGAZZA STAVA RICAMANDO CON UN FILO D’ARGENTO. NELLA QUINTA STANZA UNA RAGAZZA STAVA RICAMANDO CON UN FILO D’ORO E NELL’ULTIMA UNA BELLISSIMA RAGAZZA STAVA INFILANDO ALCUNE PERLE PER FARE UNA COLLANA. FINITA LA VISITA AL CASTELLO, IL FRATELLO PIÙ GIOVANE TORNÒ NELLA STANZA DOVE GIACEVA IL DRAGO, LO PRESE E LO LANCIÒ SULLA TERRA, DOVE SI TROVAVANO I

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SUOI FRATELLI. CON LA FUNE FECE SCENDERE LA SORELLA E LE ALTRE TRE RAGAZZE, INDICANDO A CIASCUNA A QUALE DEI FRATELLI SAREBBE ANDATA IN SPOSA, E DESTINANDO LA BELLISSIMA RAGAZZA DELLE PERLE A SE STESSO. I FRATELLI FURONO ASSALITI DALL’INVIDIA PER LA SUA IMPRESA EROICA E TAGLIARONO LA FUNE PRIMA CHE LUI POTESSE SCENDERE. TROVARONO UN PASTORE IN UN CAMPO VICINO, LO VESTIRONO COME SE FOSSE IL FIGLIO MINORE DELLO ZAR, MINACCIARONO LA SORELLA E LE RAGAZZE DI NON RACCONTARE QUANTO FOSSE ACCADUTO E SI AVVIARONO SULLA STRADA DI CASA. QUALCHE TEMPO DOPO, IL FRATELLO PIÙ GIOVANE, CHE ERA RIMASTO AL CASTELLO NÈ IN CIELO NÈ IN TERRA, VENNE A SAPERE CHE I FRATELLI E IL PASTORE SI SAREBBERO SPOSATI CON LE RAGAZZE. IL GIORNO DELLE NOZZE DEL FRATELLO PIÙ GRANDE, IL RAGAZZO SALÌ SUL CAVALLO ALATO NERO E ARRIVÒ AL CASTELLO DEL PADRE MENTRE GLI SPOSI E GLI OSPITI SI STAVANO PREPARANDO PER LA CERIMONIA. COLPÌ CON LA MAZZA LO SPOSO, LO FECE CADERE DA CAVALLO E SPARÌ TRA LE NUVOLE. PASSATO QUALCHE TEMPO, IL GIORNO DELLE NOZZE DEL SECONDO FRATELLO, IL RAGAZZO SALÌ SUL CAVALLO ALATO BIANCO, ARRIVÒ AL CASTELLO MENTRE GLI SPOSI E GLI OSPITI STAVANO USCENDO, COLPÌ IL FRATELLO CON LA MAZZA, LO FECE CADERE DA CAVALLO E SPARÌ DI NUOVO TRA LE NUVOLE. IL GIORNO DELLE NOZZE DEL PASTORE, IL GIOVANE ARRIVÒ IN GROPPA AL CAVALLO ALATO MARRONE, COLPÌ ANCHE IL PASTORE E LO FECE CADERE DA CAVALLO. ALLORA GLI OSPITI INVITATI AL MATRIMONIO GLI SI GETTARONO ADDOSSO, MA LUI NON CERCÒ DI SCAPPARE, SI FECE RICONOSCERE DALLO ZAR E RACCONTÒ COME I FRATELLI, PER INVIDIA, LO AVEVANO LASCIATO AL CASTELLO, DOVE LUI AVEVA UCCISO IL DRAGO E SALVATO LA SORELLA. LEI E LE RAGAZZE CONFERMARONO CHE QUELLO CHE AVEVA RACCONTATO ERA TUTTO VERO. LO ZAR SI ARRABBIÒ TANTO CON I DUE FIGLI PIÙ GRANDI E LI CACCIÒ VIA DAL SUO REGNO. ALLORA TUTTI FESTEGGIARONO LE NOZZE DEL FIGLIO PIÙ GIOVANE CON LA RAGAZZA DELLE PERLE, E INOLTRE LO ZAR DECISE CHE AL MOMENTO OPPORTUNO AVREBBE LASCIATO A LUI IL SUO REGNO.

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MONIKA, GERMANIA

“Mi chiamo Monika e vengo da Colonia, che si trova in Nordreno Westfalia, in Germania. Il nome tedesco è Koln ed è la più grande città della regione sul fiume Reno. Colonia era già abitata dai Romani (“Colonia Agrippiniensium”) che hanno lasciato dei monumenti importanti nella città. La città è dominata dal duomo “Koelner Dom”: mi basta guardarlo per sentirmi a casa. Noi abitanti di Colonia siamo noti per l’allegria e il nostro carnevale. La bellezza della Germania, infatti, non è solamente quella statica dei musei, dei monumenti e della natura con le Alpi Bavaresi, la foresta nera o la Valle del Reno. È soprattutto una bellezza dinamica, che si respira nell’aria e che cammina con la gente.”

HAENSEL E GRETEL Liberamente tratta da “Hänsel e Gretel” dei Fratelli Grimm

Vor einem grossen Wald wohnte ein armer Holzhacker, der hatte kein tägliches Brot für seine Frau und seine zwei Kinder, Hänsel und Gretel. 25


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IN UN BOSCO ABITAVA UN POVERO TAGLIALEGNA CON LA SUA SECONDA MOGLIE E I SUOI DUE BAMBINI: HAENSEL E GRETEL. UNA SERA LA MATRIGNA LO CONVINSE AD ABBANDONARE I BAMBINI NEL BOSCO, ALTRIMENTI SAREBBERO MORTI TUTTI DI FAME, MA I RAGAZZINI LI UDIRONO. COSÌ HAENSEL USCÌ DI CASA, RACCOLSE DEI SASSOLINI BIANCHI E SE LI MISE IN TASCA. LA MATTINA SEGUENTE TUTTA LA FAMIGLIA ANDÒ NEL BOSCO. DURANTE IL PERCORSO HAENSEL SEMINÒ I SASSOLINI PERCHÉ COSÌ, SEGUENDOLI, SAREBBERO POI RIUSCITI A RITROVARE LA STRADA DI CASA. I GENITORI LASCIARONO I BIMBI IN MEZZO AL BOSCO DICENDO CHE ANDAVANO A SPACCARE LA LEGNA, MA SI FECE NOTTE E NON TORNARONO A RIPRENDERLI. AL SORGERE DELLA LUNA I SASSOLINI BRILLAVANO COME MONETE E INDICAVANO LORO LA STRADA. CAMMINARONO TUTTA LA NOTTE E, QUANDO FU MATTINA, GIUNSERO A CASA. IL PADRE SI RALLEGRÒ DI CUORE NEL RIVEDERLI, PERCHÉ IN FONDO ERA DISPIACIUTO DI AVERLI LASCIATI SOLI. ANCHE LA MATRIGNA FINSE DI RALLEGRARSI, MA IN REALTÀ ERA FURIOSA.

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QUALCHE TEMPO DOPO LA MATRIGNA PROPOSE DI CONDURRE I BAMBINI PIÙ LONTANO, DENTRO AL BOSCO, IN MODO CHE NON RIUSCISSERO PIÙ A RITORNARE A CASA. QUANDO I BAMBINI UDIRONO QUEL DISCORSO, HAENSEL SI ALZÒ PER RACCOGLIERE DI NUOVO I CIOTTOLI, MA GIUNTO ALLA PORTA DI CASA, LA TROVÒ CHIUSA. TUTTAVIA CONSOLÒ GRETEL E DISSE: “DORMI, CARA GRETEL, IL BUON DIO CI AIUTERÀ”. ALLO SPUNTAR DEL GIORNO EBBERO IL LORO PEZZETTO DI PANE, ANCORA PIÙ PICCOLO DELLA VOLTA PRECEDENTE E HAENSEL LO SBRICIOLÒ LUNGO LA STRADA. DURANTE IL CAMMINO, SI FERMAVA SPESSO. “PERCHÉ TI FERMI SEMPRE HAENSEL E TI GUARDI INTORNO?” DISSE IL PADRE. “CAMMINA!” HAENSEL SBRICIOLÒ TUTTO IL SUO PANE E GETTÒ LE BRICIOLE PER STRADA IN MODO DA POTER RITROVARE POI LA VIA DEL RITORNO. ALLA SERA PERÒ GLI UCCELLINI LE AVEVANO MANGIATE TUTTE E I DUE FRATELLINI NON RIUSCIRONO PIÙ A RITROVARE LA STRADA DI CASA. CAMMINARONO PER TRE GIORNI, ERANO STANCHI E AFFAMATI, FINCHÉ NON GIUNSERO DI FRONTE AD UNA CASINA FATTA DI PAN PEPATO E CON LE FINESTRE DI ZUCCHERO TRASPARENTE. DECISERO DI MANGIARE UN PO’ DI QUELLA CASETTA MA, IMPROVVISAMENTE, SENTIRONO UNA STRANA VOCE. LA PORTA SI APRÌ E COMPARVE UNA VECCHIA CIECA CHE PRESE ENTRAMBI PER MANO E LI CONDUSSE IN CASA. FU LORO SERVITA UNA BUONA CENA, LATTE E FRITTELLE, MELE E NOCI E POI FURONO PREPA-

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RATI DUE BEI LETTINI BIANCHI. HAENSEL E GRETEL ANDARONO A DORMIRE PENSANDO DI ESSERE IN PARADISO. MA LA VECCHIA ERA UNA STREGA CATTIVA CHE ATTENDEVA CON IMPAZIENZA L’ARRIVO DEI BAMBINI E, PER ATTIRARLI, AVEVA COSTRUITO UNA CASETTA FATTA DI DOLCI. QUANDO UN BAMBINO CADEVA NELLE SUE MANI LO UCCIDEVA, LO CUCINAVA E LO MANGIAVA. IL MATTINO DOPO PRESE HAENSEL E LO RINCHIUSE IN UNA GABBIA. POI ORDINÒ A GRETEL DI CUCINARE TANTO CIBO PER FAR INGRASSARE IL FRATELLO POICHÉ SE LO VOLEVA MANGIARE. GRETEL SI SPAVENTÒ E PIANSE, MA DOVETTE FARE QUELLO CHE VOLEVA LA STREGA. OGNI GIORNO LA VECCHIA CHIEDEVA A HAENSEL DI SPORGERE LE DITA PER TASTARLE E SENTIRE SE ERA DIVENTATO ABBASTANZA GRASSO. LUI IN REALTÀ, PERÒ, LE FACEVA TOCCARE UN OSSICINO DI POLLO PER SEMBRARE ANCORA MAGRO. UN GIORNO LA VECCHIA SI STANCÒ E DECISE CHE L’AVREBBE MANGIATO LO STESSO. ORDINÒ A GRETEL DI SCALDARE IL FORNO, LEI UBBIDÌ MA LE VENNE UN’IDEA: CHIESE ALLA STREGA DI MOSTRARLE COME DOVEVA FARE PER CONTROLLARE SE IL FORNO FOSSE PRONTO E QUANDO LA VECCHIA SI AVVICINÒ, LEI LA SPINSE, CHIUDENDOLA DENTRO IL FORNO. GRETEL CORSE A LIBERARE HAENSEL ED INSIEME SI RIEMPIRONO LE TASCHE DI TUTTE LE PERLE E LE PIETRE PREZIOSE CHE TROVARONO, POI SE NE ANDARONO IN CERCA DELLA VIA PER TORNARE A CASA. DOPO BREVE TEMPO LA TROVARONO: IL PADRE SI RALLEGRÒ DI CUORE QUANDO LI RIVIDE, PERCHÉ NON AVEVA AVUTO UN GIORNO DI FELICITÀ DA QUANDO I SUOI BAMBINI NON VIVEVANO PIÙ CON LUI. LA MATRIGNA NEL FRATTEMPO ERA MORTA. I BAMBINI PORTARONO RICCHEZZE PER VIVERE TRANQUILLI E FELICI PER SEMPRE.

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RESMINALDA, “Mi chiamo Resminalda, vengo dall’Albania e abito in Italia da sei anni. Sono venuta qui per motivi di lavoro e per una vita migliore per la mia famiglia, ma mi mancano tuttavia i miei genitori, i miei ALBANIA nonni, le mie amiche, la mia casa, mio fratello… insomma la mia terra, il mio Paese a me tanto caro.”

IL GALLO MAGICO Liberamente tratta da “Gjeli Magjik” della tradizione albanese

Na ishte një here një plak e një plakë. Ata jetonin në një fshat të vogël, rrëzë malit, bashkë me një maçok të zi dhe një gjel me pendë shumëngjyrëshe. Plaka me plakun, pothuajse çdo ditë grindeshin me njëritjetrin, kështu që vendosën të ndaheshin dhe secili të shikonte punën e vet. Plaku vendosi të mbante maçokun e zi e gjithçka tjetër kishin, ndërsa plakës i mbeti vetëm gjeli. Jeta e tyre bëhej gjithmonë e më e vështirë, prandaj, një ditë prej ditësh, gjeli i thotë plakës: “Dua të shkoj larg, matanë malit, të fitoj para. Të jap fjalën që kur të kthehem do të jemi të pasur”. 29


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C’ERA UNA VOLTA UN PICCOLO VILLAGGIO ALLE PENDICI DELLA MONTAGNA DOVE VIVEVANO UN UOMO E UNA DONNA IN COMPAGNIA DI UN GATTO NERO E DI UN GALLO DALLE PENNE MULTICOLORI. MARITO E MOGLIE NON ANDAVANO D’ACCORDO E COSÌ UN GIORNO DECISERO DI ANDARE OGNUNO PER LA PROPRIA STRADA. L’UOMO PRESE CON SÉ IL GATTO E TUTTI I LORO AVERI E ALLA DONNA RESTÒ SOLO IL GALLO. LA VITA ERA SEMPRE PIÙ DURA PER LEI E UN GIORNO IL GALLO LE DISSE: “LASCIAMI ANDARE LONTANO. ANDRÒ AL DI LÀ DELLA MONTAGNA A CERCARE FORTUNA. TI PROMETTO CHE QUANDO TORNERÒ SAREMO RICCHI.” LA DONNA LO LASCIÒ ANDARE. ALL’ALBA IL GALLO SI MISE IN CAMMINO. CAMMINA CAMMINA, ARRIVÒ VICINO AD UNA SORGENTE DOVE INCONTRÒ UNA VOLPE. “DOVE VAI?” CHIESE LA VOLPE, “POSSO VENIRE CON TE?”. IL GALLO RISPOSE: “VADO MOLTO LONTANO. TI STANCHERAI!” MA LA VOLPE INSISTETTE PER ACCOMPAGNARLO. DOPO UN PO’ ERA STANCHISSIMA E IL GALLO LE DISSE: “ENTRA NELLA MIA PANCIA, COSÌ NON PERDEREMO TEMPO”. E COSÌ FECERO. CAMMINA CAMMINA, IL GALLO ARRIVÒ VICINO AD UN BOSCO MOLTO FITTO DOVE INCONTRÒ UN LUPO. ANCHE IL LUPO VOLEVA

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UNIRSI A LUI E IL GALLO GLI PROPOSE DI PRENDERE POSTO ACCANTO ALLA VOLPE, DENTRO LA SUA PANCIA. CAMMINA CAMMINA, IL GALLO ARRIVÒ AD UN FIUME CHE GLI CHIESE: “POSSO VENIRE CON TE?”. ANCHE IL FIUME VOLEVA ANDARSENE LONTANO E CHIESE DI FAR PARTE DELLA COMPAGNIA E COSÌ ANCHE LUI SI ACCOMODÒ DENTRO LA PANCIA DEL GALLO. CAMMINA CAMMINA, IL GALLO, CON LA VOLPE, IL LUPO E IL FIUME, ARRIVÒ AL PALAZZO DEL RE. VOLÒ FINO ALLA CIMA DELLA TORRE PIÙ ALTA E SI MISE A CANTARE A SQUARCIAGOLA: ”CHICCHIRICHI! VOGLIO SPOSARE LA FIGLIA DEL RE!”. IL RE, OFFESO DAL SUO ARDIRE, LO FECE RINCHIUDERE IN UN CORTILE INSIEME AD UN PERICOLOSO FALCO CACCIATORE. ALLORA IL GALLO LIBERÒ LA VOLPE DALLA SUA PANCIA E LA VOLPE ASTUTA SI MANGIÒ IL FALCO. ALL’ALBA DEL NUOVO GIORNO, DALL’ALTO DELLA TORRE, SI SENTÌ ANCORA IL CANTO: “CHICCHIRICHÌ! VOGLIO SPOSARE LA FIGLIA DEL RE!”. I SOLDATI DEL RE PRESERO IL GALLO E LO FECERO IMPRIGIONARE DENTRO LA STALLA CON TANTI CAVALLI

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PRONTI A CALPESTARLO. ALLORA IL GALLO LIBERÒ IL LUPO FEROCE DALLA SUA PANCIA E ANCORA UNA VOLTA RIUSCÌ A SALVARSI. DI NUOVO, ALLE PRIME LUCI DELL’ALBA IL GALLO DISSE: “CHICCHIRICHÌ! VOGLIO SPOSARE LA FIGLIA DEL RE!”. IL RE, SEMPRE PIÙ ESASPERATO, FECE CONDURRE IL GALLO NELLA LEGNAIA E FECE APPICCARE IL FUOCO. ALLORA IL GALLO LIBERÒ IL FIUME CHE SPENSE IL FUOCO E SI SALVÒ DI NUOVO. “CHICCHIRICHÌ! VOGLIO SPOSARE LA FIGLIA DEL RE!” DISSE IL GALLO PER L’ENNESIMA VOLTA. CHE FARE? COME LIBERARSI DEL GALLO CHE SI PRENDEVA GIOCO DEL RE? IN ATTESA DI RIUNIRE IL CONSIGLIO DELLA GUERRA AFFINCHÈ TROVASSE IL MODO DI LIBERARSI DELL’IMPUDENTE, IL RE LO RINCHIUSE NELLA STANZA DEL TESORO. MA DURANTE LA NOTTE IL GALLO INGOIÒ TUTTE LE MONETE D’ORO CHE LA SUA PANCIA POTEVA CONTENERE. LA MATTINA DOPO FINSE DI ESSERE MORTO E I SOLDATI LO GETTARONO FUORI DAL PALAZZO AL DI LÀ DEL FIUME. FINALMENTE SI ERANO LIBERATI DEL SECCATORE! APPENA FUORI IL GALLO SI RIALZÒ E SCAPPÒ VIA. VOLÒ VERSO LA SUA CASA NEL PICCOLO VILLAGGIO, DOVE LA DONNA, SOLA E TRISTE, AVEVA ORMAI PERSO LA SPERANZA DI VEDERLO TORNARE. APPENA GIUNTO, IL GALLO LE DISSE: “PRENDI UN BASTONE E PICCHIA FORTE LA MIA PANCIA. VEDRAI CHE TI PORTERÒ LA FORTUNA CHE TI AVEVO PROMESSO”. LA DONNA, PERPLESSA, UBBIDÌ E GRANDE FU LA SUA SORPRESA QUANDO VIDE USCIRE DALLA PANCIA DELL’ANIMALE UNA CASCATA D’ORO…

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SAID, MAROCCO

“Siamo una coppia italo-berbera. Ci chiamiamo Said e Simona. La nostra storia inizia nel 2006 quando ci incontriamo nel deserto del Marocco, ci innamoriamo e con tante difficoltà ma anche tanto entusiasmo, decidiamo di intraprendere insieme un percorso di vita. Oggi viviamo tra l’Umbria e il deserto e abbiamo un piccolo bimbo italo-berbero che si chiama Mattia, nome italiano, Ouabou, cognome berbero, un ponte tra le nostre due identità, diverse, ed entrambe meravigliose. Organizziamo viaggi in Marocco per far conoscere questo paese dai mille volti, l’affascinante cultura berbera e la grande ricchezza d’animo di questo popolo.”

FAVola berbera Liberamente tratta da “Petit berbere” di Patricia Geis

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C’ERA UNA VOLTA UN BAMBINO CHE SI CHIAMAVA ELIAS. ERA UN PICCOLO BERBERO CHE VIVEVA NEL SUD DEL MAROCCO, AI BORDI DEL DESERTO, CON IL SUO PAPÀ, BABA, LA SUA MAMMA, IMMI E I SUOI QUATTRO FRATELLINI E SORELLINE: IZZI, IZA, IFNI E AMAZ’UZ. LA FAMIGLIA VIVEVA IN UNO KSAR, UN VILLAGGIO FORTIFICATO, CON CASE FATTE DI TERRA E PAGLIA CIRCONDATE DA PALME DA DATTERO. UN MATTINO IMMI E BABA, LA MAMMA E IL PAPÀ, DOMANDARONO AD ELIAS DI PRENDERSI CURA DEI FRATELLINI E DELLE SORELLINE MENTRE LORO SI SAREBBERO RECATI AL MERCATO. DOVEVANO VENDERE I PREZIOSI TAPPETI CHE IMMI AVEVA TESSUTO CON LA LANA DELLE LORO CAPRE E TINTO CON LE RADICI DELLE PIANTE DELLA MONTAGNA. ERA UN LAVORO MOLTO DURO E IL VIAGGIO SI ANNUNCIAVA DIFFICILE, SOTTO UN CALDO ASFISSIANTE, ATTRAVERSO UN DESERTO IMMENSO. “COME SAREI FELICE DI POTERLI AIUTARE!”, PENSAVA IL PICCOLO BERBERO. MENTRE ELIAS GIOCAVA NEL CORTILE CON I FRATELLINI ARRIVÒ UN PASTORE, INDOSSAVA UN CAPPELLO DI PELLE DI CAMMELLO E UNA DJELLABA, UNA LUNGA VESTE TRADIZIONALE IN LANA. QUANDO VIDE CHE IL BIMBO ERA TRISTE, IL PASTORE GLI OFFRÌ UN DATTERO E GLI DISSE: “PICCOLO BERBERO, GUARDA QUESTO DATTERO, VIENE DAL DESERTO ED È TALMENTE BUONO CHE MANGIANDOLO, PER UN ATTIMO, DIMENTICHERAI TUTTE LE TUE PREOCCUPAZIONI.” ELIAS ADDENTÒ IL FRUTTO. MAI AVEVA GUSTATO UN DATTERO COSÌ DOLCE E DELIZIOSO. IL SUO SAPORE ERA DAVVERO MERAVIGLIOSO E PER UN MOMENTO TUTTE LE SUE PREOCCUPAZIONI VOLARONO VIA, PROPRIO

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COME AVEVA DETTO IL PASTORE. ALLORA ELIAS EBBE UN’IDEA: “POTREI PARTIRE ALLA RICERCA DEI MERAVIGLIOSI DATTERI DEL DESERTO E OFFRIRLI ALLA MIA FAMIGLIA E ANCHE A TUTTI GLI ABITANTI DEL MIO VILLAGGIO, COSÌ DIMENTICHEREBBERO I LORO DOLORI E LE LORO PREOCCUPAZIONI.” AVEVA DECISO. IL PICCOLO BERBERO RIUNÌ I FRATELLINI E LE SORELLINE E DISSE LORO: “ME NE VADO. MA VOI NON MUOVETEVI DI CASA E COMPORTATEVI DA GRANDI!” POI SALÌ SUL SUO ASINELLO, AGHYUL, E PARTÌ VERSO IL DESERTO. PER MOLTO TEMPO ATTRAVERSARONO TERRE DESERTE E VAGARONO DI DUNA IN DUNA. AD UN TRATTO SENTIRONO UN VENTO LEGGERO CHE CACCIAVA VIA LA POLVERE, UN VENTO CHE AVEVA LA DOLCEZZA DEI MERAVIGLIOSI DATTERI DEL DESERTO. ALLORA ELIAS SI ACCORSE CHE PROPRIO LÌ VICINO C’ERA UN PALMA DA DATTERO. ERA UN PICCOLO ALBERO CARICO DI BEI GRAPPOLI DI DATTERI GIALLI. ELIAS RIEMPÌ IL SUO CESTINO E SI INCAMMINÒ SUL SUO ASINELLO PER TORNARE A CASA. NEL FRATTEMPO PERÒ IL SOLE ERA DIVENTATO BOLLENTE E IL VENTO DEL DESERTO, IL TERRIBILE SCIROCCO, SI ERA MESSO A SOFFIARE CON FORZA. A POCO A POCO, ELIAS COMINCIÒ A PERDERE LE FORZE E FINÌ PER SMARRIRSI. MENTRE LOTTAVA CONTRO IL SOLE, LA SABBIA E IL VENTO, GLI SEMBRÒ DI VEDERE QUALCUNO ALL’ORIZZONTE. “SARÀ DI CERTO UN MIRAGGIO”, SI DISSE. “SCOMPARIRÀ NON APPENA MI AVVICINERÒ.” MA NON ERA UN MIRAGGIO. RICONOBBE SUO FRATELLO IZZI. E DIETRO DI LUI, NON ERA FORSE IZA? E PIÙ LONTANTO, IFNI, E GIÙ IN FONDO AMAZ’UZ? UNO DIETRO L’ALTRO I FRATELLINI E LE SORELLINE GLI INDICAVANO LA STRADA PER TORNARE A CASA.

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IZZI DISSE AL PICCOLO BERBERO: “ERAVAMO COSÌ IN PENA PER TE CHE SIAMO PARTITI A CERCARTI.” “SALI CON ME IZZI, GLI DISSE IL PICCOLO BERBERO, AGHYUL CI PORTERÀ.” QUANDO IZZI SALÌ, IL POVERO ASINO SOSPIRÒ. PER ALLEGGERIRLO ELIAS GETTÒ LONTANO UNO DEI BEI GRAPPOLI DI DATTERI CHE AVEVA RACCOLTO. POI FU LA VOLTA DI IZA. “SALI CON NOI IZA, AGHYUL CI PORTERÀ”, DISSE ELIAS. L’ASINO SI MISE AD ANSIMARE. ALLORA IL PICCOLO BERBERO GETTÒ VIA UN ALTRO GRAPPOLO PER ALLEGGERIRLO. QUINDI FU IL TURNO DI IFNI. “SALI CON NOI IFNI, AGHIYUL CI PORTERÀ.” MA AGHYUL NON FINIVA DI GEMERE E LAMENTARSI. ANCORA UNA VOLTA IL PICCOLO BERBERO SI SBARAZZÒ DI UN GRAPPOLO DI DATTERI E LO LANCIÒ LONTANO. INFINE FU LA VOLTA DI AMAZ’UZ. “SALI CON NOI, AMAZU’Z, AGHYUL CI PORTERÀ.” IL POVERO ASINO NON NE POTEVA DAVVERO PIÙ. ELIAS ALLORA GETTÒ VIA UN ALTRO GRAPPOLO DI DATTERI. ERA L’ULTIMO. NON NE AVEVA PIÙ NEL SUO CESTINO. FU COSÌ CHE I FRATELLINI TORNARONO AL KSAR, IL LORO VILLAGGIO CON LE CASE DI TERRA CIRCONDATO DALLE PALME. MENTRE SI AVVICINAVANO SENTIRONO UN BUON ODORE DI TÈ E DI PANE CALDO, UN ODORE DOLCE COME QUELLO DEI DATTERI DEL DESERTO. LA LORO CASA, QUELLA DI IMMI E BABA, MAMMA E PAPÀ, PROFUMAVA DI BUONO. APPENA VIDERO TORNARE I LORO FIGLIOLETTI, FURONO COSÌ FELICI CHE TUTTE LE LORO PREOCCUPAZIONI VOLARONO VIA. SI MISERO A TAVOLA, SEDUTI IN TERRA INTORNO A UN GRANDE PIATTO CON UNA BUONA TAJINE DI CARNE, FICHI, SESAMO E UVA PASSA. IN PAESE SI RACCONTA CHE IN OGNI LUOGO IN CUI ELIAS AVEVA GETTATO I GRAPPOLI DI DATTERI, È SPUNTATA UNA BELLA PALMA E OGNUNA DI ESSE, ANCORA OGGI, DONA I FRUTTI PIÙ DOLCI E DELIZIOSI DEL MONDO.

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“Mi chiamo Dawn. Sono nata nell’Hong Kong britannico, un luogo misto di cultura orientale e occiDAWN, HONG-KONG dentale. Mi sento onorata di essere stata invitata a raccontare una storia ai bambini qui nella mia lingua cantonese. Ho scelto la storia “Che cosa gli Yin Tzi hanno insegnato al cacciatore” perché voglio diffondere un messaggio di pace. Ho notato che gli umani diventano sempre più egoisti e sempre più violenti. Spero che la gente capisca che è importante aiutare e non danneggiare gli altri, anche quelli che non conosciamo o amiamo. Spero che la gente inizi a capire che uccidere animali innocenti è sempre sbagliato e crudele. E alla fine, ciò che ci insegna ad essere una persona migliore non è la religione, non sono i libri, non le leggi e le pene, è la nostra coscienza e l’anima.”

cHE COSA GLI YIN TZI HANNO INSEGNATO AL CACCIATORE Liberamente tratta da una storia della tradizione orientale

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UN BEL GIORNO, MENTRE UN CACCIATORE STAVA CERCANDO DEI CERVI DA CACCIARE IN MEZZO ALLA NATURA, ALL’IMPROVVISO VIDE UN ENORME STORMO DI RONDINI (CHIAMATE YIN TZI IN CANTONESE) ARRIVARE VICINO AL FIUME, QUINDI ASPETTÒ CHE SI POSASSERO VICINO A LUI. GLI YIN TZI, DETTI ANCHE UCCELLI GENTILI, STAVANO PARLANDO TRA DI LORO E IL CACCIATORE ASCOLTÒ TUTTA LA LORO CONVERSAZIONE DALL’INIZIO ALLA FINE. UNO CHIESE: “MANCA QUALCUNO DEL NOSTRO STORMO?” E IL CAPO UCCELLO RISPOSE: “MANCANO TRE UCCELLI: LA SIGNORA UCCELLA, UNO DI DUE MESI, ED UNO DI UN MESE.” COSÌ IL CAPO UCCELLO DISSE AGLI UCCELLI SENTINELLA: “DOVETE ANDARLI ASSOLUTAMENTE A CERCARE PER AIUTARLI AD ATTRAVERSARE IL FIUME ENTRO CINQUE GIORNI. LE NOSTRE NAVI SONO PRONTE PER PARTIRE. È FREDDISSIMO E DOBBIAMO MIGRARE TUTTI INSIEME VERSO SUD.” COSÌ GLI UCCELLI SENTINELLA VOLARONO PER TUTTO IL PAESE IN CERCA DEGLI UCCELLI PERDUTI. NE TROVARONO UNO CON UN’ALETTA ROTTA, UN ALTRO CHE NON AVEVA ABBASTANZA PIUME PER VOLARE ED UN ALTRO FERITO ALLA GAMBA DA UN CACCIATORE. NE TROVARONO ANCHE ALTRI SENZA ENERGIA E AFFAMATISSIMI. TROVARONO TUTTI GLI UCCELLI PERDUTI E IL GRANDE STORMO DI UCCELLI SI RIUNÌ PRESTO. MA MENTRE GLI UCCELLI SENTINELLA ERANO ALLA RICERCA DEGLI UCCELLI PERDUTI, NE SENTIRONO UNO PIANGERE A GRAN VOCE: “SALVATE ANCHE ME!”. SI FERMARONO E CHIESERO: “CHI È CHE SI LAMENTA? QUALCUNO DEVE ESSERE IN

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PERICOLO!”. IL LAMENTO LI PORTÒ VICINO A UN ALBERO DI LIMONI E PROPRIO LÌ VIDERO UN PETTIROSSO CON LA GAMBA FERITA COPERTA DI SANGUE. I BUONI UCCELLI CHIESERO: “AMICO, COME TI SEI CACCIATO IN QUESTO GUAIO? COME TI CHIAMI E DA DOVE VIENI?” IL POVERO PETTIROSSO RISPOSE: “VIVO NELLA PARTE SUD DEL PAESE, A TANTI CHILOMETRI DI DISTANZA. ERO VENUTO QUI A TROVARE AMICI E PARENTI. TRE DEI MIEI FIGLI ERANO CON ME, STAVAMO TORNANDO A CASA, AVEVAMO PERCORSO UN PO’ DI CHILOMETRI, QUANDO HO CHIESTO AI MIEI FIGLI DI FERMARCI PER FARE UNA PAUSA SOTTO QUESTO ALBERO DI LIMONI E ADESSO NON SO DOVE SIANO. TEMO CHE IL CACCIATORE LI ABBIA PRESI, SONO FERITO, FORSE NON RIVEDRÒ PIÙ LA MIA LONTANA CASA, MORIRÒ QUI.”

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I BUONI UCCELLI ASCOLTARONO LE PAROLE DEL PETTIROSSO. PARLARONO TRA LORO, ERANO MOLTO DISPIACIUTI PER IL POVERO UCCELLINO FERITO CHE NON AVEVA PIÙ NESSUNO VICINO, VISTO CHE I SUOI FIGLI ERANO STATI UCCISI DAL CACCIATORE. “SE NON LO AIUTIAMO, MORIRÀ SICURAMENTE”, DISSERO. QUINDI CHIESERO AL POVERO PETTIROSSO: “NOI DOBBIAMO STARE IN BARCA TANTISSIME ORE AL GIORNO E MANGIAMO RISO, FRUTTA E QUALCHE INSETTO. NON SAPPIAMO SE RIUSCIRAI A VIVERE IN MODO COSÌ DIVERSO, VORRESTI VENIRE COMUNQUE CON NOI E PROVARE?” I BUONI UCCELLI AIUTARONO IL POVERO PETTIROSSO, GLI PERMISERO DI FAR PARTE DEL LORO GRANDE STORMO E LO MISERO IN UNA DELLE LORO GRANDI BARCHE. IL PETTIROSSO FU CURATO E GLI FU DATO DA MANGIARE IN ABBONDANZA FINCHÉ NON SI RIPRESE COMPLETAMENTE. DOPO AVER ASCOLTATO LA CONVERSAZIONE DEI BUONI UCCELLI, IL CACCIATORE SI SENTÌ COSÌ IN COLPA PER TUTTE LE VOLTE CHE AVEVA UCCISO GLI INNOCENTI UCCELLINI E PER TUTTE LE LORO FAMIGLIE CHE AVEVA DISTRUTTO. CAPÌ CHE QUELLO CHE FACEVA ERA CRUDELE E MORALMENTE SBAGLIATO. IL CACCIATORE PENSÒ TRA SÉ E SÉ: “HO IMPARATO MOLTISSIME COSE GUARDANDO E OSSERVANDO I BUONI UCCELLI. NON FARÒ PIÙ DEL MALE AGLI ANIMALI.” LA STORIA CI INSEGNA CHE ANCHE IN TEMPI DIFFICILI DOVREMMO CURARCI DEL PROSSIMO E CHE FARE DEL MALE AGLI INNOCENTI È SEMPRE SBAGLIATO.

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elisabeth, scozia

“Mi chiamo Elizabeth, sono sposata e ho due bellissimi figli di 9 e 11 anni. Vivo in Italia da 17 anni e abito a Spello, ma sono di origine Scozzese. La Scozia è un paese che fa parte della Gran Bretagna ed è situata al nord dell’isola Britannica. L’insieme dei colori dei laghi, le montagne o “The Highlands”, le isole, i boschi e la pianura rendono la Scozia uno dei paesi più meravigliosi del mondo. È un paese dalla storia e dalle tradizioni molto antiche che sono tramandate nella nostra cultura da racconti e libri. Gli scozzesi hanno un carattere molto socievole e non disdegnano di scambiare due parole con chiunque. La Scozia è famosa per i numerosi castelli, le cascate, i laghi, il famoso “kilt” (il gonnellino indossato dagli uomini), la cornamusa, il salmone e molto altro. Lavoro da 17 anni come insegnante di lingua inglese con i bambini da 3 anni in su. Durante l’attività che svolgo uso spesso libri e storie tradizionali inglesi. I bambini sono molto attratti dalle storie che racconto e leggiamo insieme. Con le mie storie catturo la loro attenzione, nonostante la nazionalità e la lingua diversa, permettendo loro di entrare con la loro immaginazione nella storia raccontata.”

il gRUfFALò Liberamente tratta da “The Gruffalo” di Julia Donaldson

A mouse took a stroll through the deep dark wood. A fox saw the mouse and the mouse looked good. “Where are you going to, little brown mouse? Come and have lunch in my underground house.” “It’s terribly kind of you, fox, but no: I’m going to have lunch with a Gruffalò.” 41


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UN GIORNO UN TOPINO ALLEGRO E GIOIOSO ANDÒ A PASSEGGIARE NEL BOSCO FRONDOSO. LA VOLPE LO VIDE: “CHE BUON BOCCONCINO!” PENSÒ, OSSERVANDO IL BEL TOPOLINO. “CIAO TOPO, LO SAI, LA FORESTA È INSIDIOSA… DAI, VIENI DA ME CHE TI OFFRO QUALCOSA!” “SEI MOLTO GENTILE, MA DICO DI NO: MI VEDO PER CENA CON IL GRUFFALÒ.” LA VOLPE GLI CHIESE: “E CHI SARÀ MAI?” “MA COME, DAVVERO TU NON LO SAI? HA ZANNE TREMENDE, ARTIGLI AFFILATI E DENTI DA MOSTRO DI BAVA BAGNATI.” “E DOVE LO INCONTRI?” “ACCANTO ALLA ROCCIA DALL’ACQUA LISCIATA… E A CENA DIVORA VOLPE IMPANATA!” “VOLPE IMPANATA? EHM…HO DA FARE!” E LA VOLPE SPARÌ SENZA FARSI PREGARE. “CHE VOLPE SCIOCCA, PENSATE UN PO’: CREDE CHE ESISTA IL GRUFFALÒ!” AVANTI ANDÒ IL TOPO E INCONTRÒ LA CIVETTA, CHE SCESE DALL’ALBERO SENZA GRAN FRETTA. L’UCCELLO PENSÒ: “MA CHE DOLCE SPUNTINO!” E SENZA INDUGIARE SI FECE VICINO. “CIAO TOPO, DI’ UN PO’, STASERA SEI SOLO? TI VA UNA CENETTA… DA PRENDERE AL VOLO?”

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“SEI MOLTO OSPITALE, MA SONO IMPEGNATO: DAL GRUFFALÒ A CENA SONO STATO INVITATO.” L’UCCELLO GLI CHIESE: “E CHI SARÀ MAI?” “MA COME, DAVVERO TU NON LO SAI? HA GINOCCHIA NODOSE E TERRIBILI UNGHIONE E UN BITORZOLO VERDE IN CIMA AL NASONE.” “E DOVE LO INCONTRI?” “QUI IN RIVA AL FIUME… AH… E MANGIA CIVETTE CON TUTTE LE PIUME!” “CON TUTTE LE PIUME?”, TREMÒ LA CIVETTA, E… VUUM! VOLÒ COME UNA SAETTA. “STOLTO UCCELLO E GRAN CREDULONE! IL GRUFFALÒ È SOLO UNA MIA INVENZIONE!” AVANTI ANDÒ IL TOPO NEL BOSCO FRONDOSO, CONTENTO, FELICE, ALLEGRO E GIOIOSO. MA ECCO CHE IL TOPO, NON MOLTO LONTANO, SI TROVA DAVANTI UN TIPO PO’ STRANO, CON ZANNE TREMENDE E ARTIGLI AFFILATI E DENTI DA MOSTRO DI BAVA BAGNATI, GINOCCHIA NODOSE E TERRIBILI UNGHIONE E UN BITORZOLO VERDE IN CIMA AL NASONE! OCCHI ARANCIONI, LINGUA MOLLICCIA… E ACULEI VIOLACEI SULLA PELLICCIA! “AIUTO, AIUTO, SI SALVI CHI PUÒ! MA ALLORA ESISTE IL GRUFFALÒ!”

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IL MOSTRO ESCLAMÒ: “EHI TOPO… HO FAME! SARESTI ASSAI BUONO MANGIATO COL PANE.” “TI SBAGLI, MIO CARO. IO SONO LA CREATURA DI CUI TUTTI QUANTI QUI HANNO PAURA. LO SO CHE NON SEMBRA, MA NON È UNA BUGIA: APPENA MI VEDONO, SCAPPANO VIA! E SE NON CI CREDI, VIENI CON ME.” “OKAY”, DISSE IL GRUFFALÒ, RIDENDO TRA SÉ. CAMMINARONO I DUE, SENZA GRAN FRETTA, POI IL GRUFFALÒ DISSE: “TOH, UNA CIVETTA!” L’UCCELLO LI VIDE E RIMASE DI STUCCO: ECCO LÌ IL GRUFFALÒ, E NON C’ERA TRUCCO! “CIVETTA, SEI TU!”, LA SALUTÒ IL TOPO. E LA CIVETTA ALLONTANANDOSI VELOCE DISSE “CIAO CIAO, CARO AMICO… VEDIAMOCI DOPO!” “HAN TUTTI PAURA!”, DISSE IL MOSTRO INTERDETTO. E IL TOPO RISPOSE: “TE L’AVEVO PUR DETTO.”ANDARONO AVANTI TRA L’ERBA E TRA I SASSI, POI IL GRUFFALÒ DISSE: “MMMH, SENTO DEI PASSI.” LA VOLPE LI VIDE E RIMASE DI STUCCO: UN GRUFFALÒ VERO, NON ERA UN TRUCCO! “ADDIO CARO TOPO!”, D’UN FIATO LA VOLPE ESCLAMÒ E IN FONDO ALLA TANA SE NE SCAPPÒ. IL TOPO CONCLUSE: “LO VEDI DA TE! QUI ATTORNO HANNO TUTTI PAURA DI ME. MA ORA MI SA CHE HO UNA GRAN FAME… CHE VOGLIA DI GRUFFALÒ COL SALAME!” “GRUFFALÒ HAI DETTO? EHM, HO UN IMPEGNO…” E VIA SCAPPÒ IL MOSTRO, SENZA RITEGNO. TRA I FIORI E LE FOGLIE E GLI AGHI DI PINO SI SIEDE FELICE IL BEL TOPOLINO. POI TROVA UNA GHIANDA… “MMMH, È SQUISITA! CHE BELLA GIORNATA! CHE DOLCE È LA VITA!”

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irma, messico

“Il mio nome è Irma e vengo dal Messico, paese colorato e pieno di vita. Vivo in Italia con mio marito e i nostri 4 figli. La storia che ho raccontato narra la leggenda del Cempasúchil, che significa “il fiore dai venti petali” per le sue radici Nahuatl: cempoal, “venti” e xochitl, “fiore o petali”. I Mexica lo usavano per scopi medicinali, ma era anche usato per decorare altari, offerte e sepolture. Secondo la visione del mondo preispanico, il suo colore giallo evoca il sole e così può guidare le anime dei morti. Oggi si fa una strada con petali di fiori di Cempasúchil davanti alla porta di casa fino all’altare per incontrare i propri cari. Il giorno dei morti è una delle tradizioni più importanti del Messico. Nelle case messicane sono posizionati degli altari per invitare i morti a gustare il loro cibo preferito, mangiare pane dei morti, gustare e godere il colore di Cempasúchil.”

la leggenda del cempaLXOCHILTL Liberamente tratta da una storia della tradizione messicana

Xóchitl y Huitzilin se amaban desde que eran niños, juntos crecieron y su amor tambièn, todas las tardes subían a lo alto de la montañ a a llevarle flores a Tonatiuh, el padre sol. Èl parecía sonreír ante la ofrenda de los enamorados, y ellos juraron amarse màs allá del tiempo, de la distancia y de la muerte. 45


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XOCITL E HUITZILIN SI AMAVANO DA QUANDO ERANO BAMBINI, INSIEME ERANO CRESCIUTI E CON LORO ERA CRESCIUTO ANCHE IL LORO AMORE. OGNI POMERIGGIO SALIVANO IN CIMA ALLA MONTAGNA PER PORTARE FIORI A TONATIUH, IL PADRE DEL SOLE. LUI SEMBRAVA SORRIDERE ALL’OFFERTA DEGLI INNAMORATI E DA ALLORA I DUE GIURARONO DI AMARSI OLTRE IL TEMPO, LA DISTANZA E LA MORTE. UN GIORNO ARRIVÒ LA GUERRA E GLI AMANTI SI SEPARARONO; PRESTO ARRIVÒ LA NOTIZIA CHE HUITZILIN ERA MORTO. XOCITL SENTÌ IL SUO CUORE LACERARSI DAL DOLORE, SCALÒ LA MONTAGNA E CHIESE A TONATIUH DI UNIRLA AL SUO AMATO PER SEMPRE. IL SOLE COMMOSSO LANCIÒ UNO DEI SUOI RAGGI E TOCCÒ LA GIOVANE DONNA, TRASFORMANDOLA IN UN FIORE DAI COLORI INTENSI COME I RAGGI DEL SOLE. POI VENNE HUITZILIN, NELLA FORMA DI UN COLIBRÌ, AMOREVOLMENTE SI POSÒ AL CENTRO DEL FIORE E ALL’ISTANTE IL FIORE DALL’ INTENSO E MISTERIOSO PROFUMO SI APRÌ IN TANTI PETALI. DICONO CHE È COSÌ CHE È NATO IL FIORE DI CEMPALSOCHITL, IL FIORE CHE UNISCE PER SEMPRE CHI TANTO SI È AMATO. 46


kulpreet, india

“Mi chiamo Kulpreet e sono un ingegnere informatico, sposato con una donna italiana, ho due bambine e vengo da Delhi, India. Ho vissuto in America e in Europa prima di arrivare a Foligno.”

ganesha e la storia del super jumbo laddoo spaccadenti Liberamente tratta da “Ganesha’s sweer tooth” di Sanjay Patel e Emily Haynes

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GANESHA È UN DIO INDIANO MOLTO POTENTE E UN PO’ PAFFUTELLO. QUANDO ERA BAMBINO, ERA PROPRIO COME OGNI ALTRO BAMBINO... A PARTE IL FATTO CHE AVEVA LA TESTA DA ELEFANTE E ANDAVA IN GIRO SOPRA A UN TOPOLINO MAGICO (IL SUO MIGLIORE AMICO) A CERCARE FRUTTA E DOLCI. GANESHA E IL SIGNOR TOPO AMAVANO MOLTO I LADDOO, DOLCETTI ROTONDI TIPICI DELL’INDIA. IL SIGNOR TOPO NE MANGIAVA LENTAMENTE UN PO’ ALLA VOLTA, E CIÒ ANDAVA BENE A GANESHA, COSÌ LUI NE POTEVA MANGIARE DI PIÙ E NON DOVEVA FARE A METÀ. UN GIORNO GANESHA E IL SIGNOR TOPO ERANO IN GIRO A CERCARE DOLCI E TROVARONO PER CASO UN NUOVO TIPO DI LADDOO… IL SUPER JUMBO LADDOO SPACCADENTI. GANESHA

AFFERRÒ

IL

DOLCETTO LUCCICANTE E STAVA PER MANGIARSELO IN UN BOCCONE, QUANDO IL SIGNOR TOPO SQUITTÌ:

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“ASPETTA! NON MANGIARLO, È UNO SPACCADENTI. TI ROMPERÀ ANCHE LE ZANNE!”. “MA IO SONO UN DIO, SONO INVINCIBILE” DISSE GANESHA E LO INGOIÒ RAPIDAMENTE. MA APPENA LO MORSE… SNAP! “OH NO!” GRIDÒ IL SIGNOR TOPO. GANESHA SI ERA ROTTO UNA ZANNA. GANESHA ERA MOLTO PREOCCUPATO, MA ANCHE MOLTO INTELLIGENTE E PROVÒ A RIPARARE LA ZANNA IN TANTI MODI. MA OGNI TENTATIVO FU INUTILE. “SEMBRO SBILENCO”, SI LAMENTÒ GANESHA, “RIDERANNO TUTTI DI ME”. “NO, NESSUNO LO FARÀ” RISPOSE IL SIGNOR TOPO, “TUTTI PERDONO I DENTI PRIMA O POI. TU GIÀ HAI UNA TESTA DI ELEFANTE, E NONOSTANTE QUESTO I TUOI AMICI TI VOGLIONO BENE”. GANESHA NON RIUSCIVA A CONSOLARSI. DALLA RABBIA, LANCIÒ LA ZANNA ROTTA VERSO LA LUNA. LA ZANNA SFIORÒ UN CESPUGLIO E FINÌ IN TESTA AD UN VECCHIO CHE PASSAVA LÌ PER CASO. “QUESTA È TUA?” CHIESE IL VECCHIO. “MI SPIACE”, DISSE GANESHA, “NON VOLEVO TIRARTELA ADDOSSO, STAVO PUNTANDO ALLA LUNA.” “COME TI CHIAMI?” “SONO GANESHA E QUESTO È IL SIGNOR TOPO.” “AH TU SEI GANESHA?!” ESCLAMÒ IL VECCHIO. “TI STAVO CERCANDO”. “IO SONO IL POETA VYASA E STAVO CERCANDO UNO SCRIVANO SPECIALE COME TE, PER SCRIVERE LA MIA POESIA. È COSÌ LUNGA CHE NESSUNA PENNA AL MONDO È MAI BASTATA”. “IO ADORO LE STORIE”, DISSE GANESHA, “MA NON HO NIENTE CON CUI SCRIVERLE”. “E ALLORA LA TUA ZANNA? LO SAI CHE È MAGICA?” RISPOSE VYASA, “PROVA AD USARLA, VEDRAI…”.

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GANESHA PRESE IL FOGLIO CHE VYASA GLI POSE E INCOMINCIÒ A PREMERE CON LA SUA ZANNA. DI GETTO, RIUSCÌ A DISEGNARE UN FIORE, UN ALBERO, IL RITRATTO DEL SIGNOR TOPO E ALTRE COSE CHE A LUI PIACEVANO MOLTO. “ADORO LA MIA ZANNA!” ESCLAMÒ GANESHA, “SARÒ CONTENTO DI AIUTARTI CON LA TUA POESIA. DI CHE SI TRATTA?” “È UNA STORIA MOLTO LUNGA E UN PO’ DIFFICILE DA RIASSUMERE, SI CHIAMA MAHABHARATA E NARRA DELL’INIZIO DI TUTTE LE COSE”. “VISTO CHE È COSÌ LUNGA, POSSO MANGIARE I DOLCETTI MENTRE SCRIVO?” CHIESE GANESHA. “A CONDIZIONE CHE TU NON SMETTA DI SCRIVERE”, RISPOSE VYASA. VYASA INCOMINCIÒ A RACCONTARE E GANESHA INIZIÒ A SCRIVERE CON LA SUA ZANNA. PRESTO SI DIMENTICÒ DEL SUPERJUMBO LADDOO E DI QUANTO BUFFO SEMBRASSE CON LA ZANNA ROTTA. DOPO CENTOMILA VERSI, GANESHA POTÉ POSARE LA SUA ZANNA. IL MAHABHARATA, IL GRANDE POEMA EPICO INDIANO, ERA FINALMENTE TERMINATO. GANESHA VIDE L’ALTA PILA DI FOGLI CHE AVEVA SCRITTO E A FIANCO IL SIGNOR TOPO CHE NEL FRATTEMPO SI ERA MANGIATO MOLTI LADDOO, MA NON TUTTI. NE AVEVA LASCIATI UN PO’ ANCHE PER GANESHA, CHE FU CONTENTO ALLORA DI CONDIVIDERLI CON TUTTI I SUOI AMICI DELLA FORESTA.

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lamine, senegal

“Mi chiamo Lamine e vengo dal Senegal, un paese che amo molto ma che ho dovuto lasciare a causa di diverse instabilità presenti nella regione meridionale, dove vivevo con la mia famiglia. Dopo la laurea in lettere moderne sono partito per l’Italia. Mi trovo qui da due anni. Ho conseguito la licenzia media italiana e, dopo il corso di formazione, lavoro come pizzaiolo.”

coumba senza madre Liberamente tratta da una storia dell’Africa dell’Ovest di Pape Faye

Bena beuse, bena haleboudjiken bou toudou Coumba bou amoul yaye. Mongui doundou ak woudiou Taam. Amna gnari rak. Mais demnagnou dianka sibiti deugeubi. Hale bouyarou té moune liguey. Momoyi togou pour keurbi yep. Kep kouco djis defkoy naw. Hana woudiou yayam. 51


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C’ERA UNA VOLTA UNA BAMBINA DI NOME COUMBA CHE VIVEVA CON LA MATRIGNA. COUMBA AVEVA ANCHE DUE FRATELLI, CHE ERANO PARTITI PER STUDIARE FUORI DAL PAESE. QUESTA BAMBINA ERA EDUCATA E LAVORATRICE; FACEVA MOLTI LAVORI DI CASA. TUTTI LE VOLEVANO BENE, TRANNE LA SECONDA MOGLIE DI SUO PADRE CHE, GELOSA, UN GIORNO DISSE: “TROVERÒ UN MODO PER UCCIDERLA”. DECISE, DUNQUE, DI OFFRIRLA AD UN LEONE FEROCE CHE VIVEVA NELLA FORESTA. UN GIORNO LA MATRIGNA ANDÒ A PRENDERE L’ACQUA AL FIUME, DOPO AVER RIEMPITO IL SECCHIO CHIESE: “CHI VIENE AD AIUTARMI?” LA RANA ARRIVÒ CON I SUOI PICCOLI SALTI. LA MATRIGNA PERÒ DISSE: “AH, TU SEI TROPPO PICCOLA!” ALLORA SI OFFRÌ IL SERPENTE, MA LEI LO MANDÒ VIA CON LA SCUSA CHE NON ERA ABBASTANZA FORTE. ALLA FINE ARRIVÒ IL LEONE E DISSE:” SOLO IO POSSO AIUTARTI QUI, MA TI CHIEDO UN RE-

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GALO IN CAMBIO.” “COUMBA SARÀ IL TUO REGALO” DISSE LA MATRIGNA. “SABATO PROSSIMO ORGANIZZEREMO UNA GRANDE FESTA. IO LA CONVINCERÒ A VENIRE. QUANDO ARRIVERAI RUGGENDO, CHIUDERÒ LA CASA COSÌCCHE LEI NON POTRÀ ENTRARE E METTERSI AL RIPARO.” LA MATRIGNA RITORNÒ A CASA COME SE NULLA FOSSE. ARRIVÒ IL SABATO E I BAMBINI SI STAVANO DIVERTENDO ALLA FESTA QUANDO, AD UN CERTO PUNTO, SI SENTÌ IL RUGGITO DEL LEONE CHE RECLAMAVA LA SUA PREDA. COUMBA INIZIÒ A CORRERE VERSO CASA PIANGENDO, MA TUTTE LE PORTE ERANO CHIUSE. AMY, LA SUA MIGLIORE AMICA, DECISE DI NON ABBANDONARLA E CORSE AD AIUTARLA. IL DJIIN, UNA CREATURA SOPRANNATURALE CHE VIVEVA SULL’ALBERO DI TAMARINDO NEL CAMPO DEL PAPÀ DI COUMBA, VOLÒ VIA E ATTERRÒ DOVE VIVEVANO I FRATELLI DI COUMBA. BUSSÒ ALLA PORTA E DISSE: “VOSTRA SORELLA È STATA PROMESSA IN REGALO AD UN LEONE CHE STA CERCANDO DI UCCIDERLA. SONO VENUTO AD AVVISARVI COSÌCCHE POSSIATE SALVARLA.” NEL FRATTEMPO COUMBA ED AMY SI CREDEVANO PERSE. UNA ERA ARRAMPICATA IN

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CIMA AD UN ALBERO E L’ALTRA SI AGGRAPPAVA AI PIEDI DELL’ALBERO. I DUE FRATELLI TROVARONO IL LEONE, GLI SPARARONO E LO FERIRONO, SALVANDO COSÌ LE DUE BAMBINE. IL LEONE, FERITO, CAMMINÒ FINO ALLA CASA DELLA MATRIGNA E L’ATTACCÒ E QUELLA SCAPPÒ VIA PER NON TORNARE MAI PIÙ. COUMBA, I SUOI FRATELLI E LA SUA AMICA RITROVARONO IL DJIIN FUORI DAL VILLAGGIO CHE DISSE LORO: “VOSTRA MADRE ERA MIA AMICA. LEI SI PRENDEVA CURA DEL TAMARINDO DOVE VIVO. VOI SIETE GRANDI ORMAI, RESTATE QUI CON ME E IO VI DONERÒ LA MIA CONOSCENZA.” I FRATELLI ACCETTARONO E VISSERO FELICI E UNITI CON LA LORO SORELLA COUMBA.

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mayya, russia

“Mi chiamo Mayya e sono russa. Ai bambini italiani racconto sempre che ai bambini russi piace tanto l’inverno, perché si possono divertire con la neve. D’inverno ogni rione della mia città costruisce un parco giochi di ghiaccio, con delle sculture di ghiaccio e degli scivoli di ghiaccio giganti… ecco come ci si diverte!”

il pesciolino d'oro Liberamente tratta da “Cказка о рыбаке и рыбке” di Aleksandr Sergeevič Puškin

Жили были старик со старухой у самого синего моря. Старик каждое утро брал свой старый невод и шел рыбачить, а старуха оставалась ждать его у ветхой избушки. 55


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C’ERA UNA VOLTA UNA PICCOLA CASETTA DECREPITA DAVANTI AL MARE AZZURRO, DOVE VIVEVANO DUE VECCHI: UN PESCATORE E SUA MOGLIE. ERANO MOLTO POVERI, AVEVANO SOLO UNA RETE PER PESCARE E UN MASTELLO ROTTO. IL VECCHIO OGNI GIORNO PRENDEVA LA RETE E ANDAVA A PESCARE E LA MOGLIE LO ASPETTAVA DAVANTI AL SUO MASTELLO ROTTO. UNA MATTINA, IL VECCHIO PESCATORE BUTTÒ IN MARE LA SUA RETE E LA TIRÒ FUORI A FATICA, QUANTO ERA PESANTE!!! DENTRO PERÒ C’ERA SOLO UN PICCOLO PESCIOLINO D’ORO. “LASCIAMI ANDARE NEL MARE AZZURRO, VECCHIO PESCATORE! IN CAMBIO TI SARÒ RICONOSCENTE E REALIZZERÒ TUTTI I TUOI DESIDERI!” DISSE IL PESCIOLINO CON VOCE UMANA. “NON VOGLIO NULLA, CARO PESCIOLINO” DISSE IL VECCHIO CHE ERA UMILE E BUONO. “VAI PURE” E LO LIBERÒ DALLA RETE. QUANDO IL VECCHIO PESCATORE TORNÒ A CASA, RACCONTÒ ALLA MOGLIE QUELLO CHE GLI ERA SUCCESSO: L’INCONTRO CON IL PESCIOLINO D’ORO RIMASTO NELLA RETE E LA SUA PROMESSA DI ESAUDIRE I

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DESIDERI. “TORNA SUBITO DAL PESCIOLINO, STUPIDO!” DISSE LA MOGLIE GRIDANDO: “HAI PERSO UN’OCCASIONE! CHIEDIGLI UN MASTELLO NUOVO, VISTO CHE IL NOSTRO È VECCHIO E CONSUMATO!” IL VECCHIO PESCATORE TORNÒ IN MARE E CHIAMÒ IL PESCIOLINO D’ORO: “CARO PESCIOLINO, MIA MOGLIE MI HA RIMPROVERATO. ABBIAMO UN MASTELLO TUTTO ROTTO, POTRESTI PROCURARMI UN MASTELLO NUOVO?”. IL PESCIOLINO GLI SORRISE: “SEI STATO BUONO CON ME PESCATORE. NON TI PREOCCUPARE, AVRAI UN MASTELLO NUOVO.” IL VECCHIO TORNÒ A CASA E SCOPRÌ CHE IL DESIDERIO DELLA MOGLIE SI ERA AVVERATO: AVEVA UNA BELLISSIMA TINOZZA DI LEGNO NUOVA! IL PESCIOLINO D’ORO AVEVA RAGIONE. SUA MOGLIE, PERÒ, NON ERA CONTENTA: “VECCHIO STUPIDO! TI ACCONTENTI DI UNA BACINELLA DI LEGNO? IL PESCIOLINO D’ORO È MAGICO, POTREMMO AVERE MOLTO DI PIÙ! TORNA IN MARE E CHIEDIGLI UNA GRANDE CASA NUOVA E CHE IO SIA UNA GOVERNATRICE CON TANTI SERVI E CHE TUTTI, QUANDO MI INCONTRANO, FACCIANO UN INCHINO FINO ALLA CINTOLA.” IL PESCATORE TORNÒ IN MARE E CHIAMÒ IL PESCIOLINO D’ORO. “CARO PESCIOLINO, MIA MOGLIE NON MI DÀ PACE. VUOLE UNA CASA NUOVA E CHE LEI NON SIA PIÙ UNA CONTADINA MA UNA GOVERNATRICE CON TANTI SERVI E CHE LE PERSONE, QUANDO LA INCONTRANO, FACCIANO UN INCHINO.” “NON TI PREOCCUPARE VECCHIO, AVRAI QUELLO

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CHE DESIDERI.” IL PESCATORE S’INCAMMINÒ VERSO CASA E NON LA RICONOBBE PIÙ: AL POSTO DELLA CASUPOLA SGANGHERATA C’ERA UNA DIMORA GRANDE, DALLE MURA BIANCHE E SOLIDE E C’ERANO TANTE PERSONE CHE LAVORAVANO PER LA VECCHIA E LA SERVIVANO. LA MOGLIE NON LO RINGRAZIÒ NEANCHE E LO MANDÒ VIA PER STARE CON I SERVI. PASSÒ UN PO’ DI TEMPO, MA LA VECCHIA, NONOSTANTE TUTTO QUELLO CHE AVEVA, NON ERA FELICE ED ERA SEMPRE PIÙ CAPRICCIOSA. FECE CHIAMARE SUO MARITO E GLI DISSE: “NON SONO CONTENTA VECCHIO! VOGLIO ESSERE LA ZARINA! CORRI DAL PESCIOLINO.” IL PESCATORE TORNÒ IN MARE E CHIAMÒ IL PESCIOLINO. SI VERGOGNAVA MA CHIESE: “PESCIOLINO D’ORO, MIA MOGLIE MI MANDA A CHIEDERTI DI ESSERE LA ZARINA.” IL PESCIOLINO D’ORO NON SORRISE PIÙ. “TORNA A CASA VECCHIO”. IL PESCATORE TORNÒ A CASA: LA MAGIA ERA STATA REALIZZATA, MA SUA MOGLIE ERA SEMPRE PIÙ INSOLENTE. “VOGLIO ESSERE LA DEA DEL MARE!” GRIDÒ AL MARITO “E CHE IL PESCIOLINO D’ORO MI SERVA!”. COSÌ IL POVERO PESCATORE RITORNÒ PER LA QUARTA VOLTA DAL PESCIOLINO D’ORO E GLI DISSE: “MIA MOGLIE VUOLE ESSERE LA DEA DEL MARE E VUOLE CHE TU, PESCIOLINO D’ORO, STIA AL SUO SERVIZIO PER ESAUDIRE OGNI SUO CAPRICCIO”. IL PESCIOLINO LO GUARDÒ UN MOMENTO, POI RESTÒ IN SILENZIO E FUGGÌ VIA. IL VECCHIO LO ASPETTÒ A LUNGO, POI SI INCAMMINÒ MESTO VERSO CASA. LA GRANDE CASA NUOVA, PERÒ, ERA SPARITA. DAVANTI AL MARE AZZURRO, C’ERA SOLO UNA PICCOLA CASETTA SGANGHERATA E LA MOGLIE SEDUTA CHE PIANGEVA SOPRA IL MASTELLO ROTTO.

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oksana, ucraina

“La bandiera ucraina è composta da due colori: giallo come il grano ed azzurro come il cielo, simbolo profondo per le nostre genti. Mi chiamo Oksana, sono nata in Ucraina e dal 2005 sono sposata con un italiano con cui vivo a Foligno, insieme alle nostre due figlie. Amo il mio paese natale, ma anche la splendida Italia, per molteplici motivi. A casa cerco di parlare nella mia lingua con le mie figlie, per mantenere un legame con la mia terra e permettergli di conoscere un’altra lingua. Amo la cucina italiana ma preparo anche piatti ucraini tradizionali come minestra rossa oppure involtini di cavolo e ravioli ripieni. Nel giardino ho trapiantato dei fiori di Peonia che con amore mi ha mandato mia zia, che stimo tantissimo. La loro fioritura primaverile per me è come il suo abbraccio. Partecipare al progetto “Leggiamo insieme” mi ha dato grande soddisfazione e mi ha resa orgogliosa di far conoscere ai bambini e a voi tutti una fiaba ucraina molto antica e famosa nell’est Europa.”

LA PAGNOTTA ROTONDA Liberamente tratta da “Kolobok” di origine slava

Були собі дід та баба та дожились уже до того, що й хліба нема. Дід і просить: “Бабусю! Спекла б ти колобок!” “Та з чого ж я спечу, як і борошна нема?” “От, бабусю, піди в хижку та назмітай у засіку борошенця, то й буде колобок.” Послухалась баба, пішла в хижку, назмітала в засіку борошенця, витопила в печі, замісила гарненько борошно, спекла колобок та й поклала на вікні, щоб простигав. 59


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C’ERANO UNA VOLTA UN NONNO ED UNA NONNA. UN GIORNO IL NONNO DISSE: “NONNA, HO FAME! PUOI PREPARAMI KOLOBOK!” “COME TE LO PREPARO? LA FARINA È FINITA!” RISPOSE LA NONNA. “PROVA AD ANDARE NELLA DISPENSA E VEDI COSA RIESCI A RACIMOLARE”. E COSÌ FECE LA NONNA: RACIMOLÒ UN PO’ DI FARINA, LA MESCOLÒ CON LA PANNA, NE FECE UNA PALLA E LA MISE NEL FORNO A CUOCERE. QUANDO KOLOBOK ERA COTTO, LO MISE SUL DAVANZALE A RAFFREDDARE. LA NONNA TORNÒ IN CUCINA E KOLOBOK INVECE, PIANO PIANO, ERA ROTOLATO VIA DAL DAVANZALE. AVEVA DECISO DI SCAPPARE DALLA NONNA E DAL NONNO! PRIMA ERA SALTATO GIÙ DALLA FINESTRA SULLA PANCHINA, POI DALLA PANCHINA ERA SALTATO IN TERRA, POI AVEVA ROTOLATO FINO AL CANCELLO E DA LÌ ERA SCAPPATO SULLA STRADA! STAVA ROTOLANDO LUNGO LA STRADA QUANDO INCONTRÒ UNA LEPRE. “KOLOBOK, KOLOBOK, IO TI MANGIO!” “OH, NON MANGIARMI, LEPROTTO ED IO TI CANTERÒ UNA CANZONE!” “VA BENE!” RISPOSE LA LEPRE. “SONO KOLOBOK, KOLOBOK, SAPORITO, PROFUMATO, ROSOLATO

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SOL DA UN LATO. SON SCAPPATO DALLA NONNA, SON SCAPPATO ANCHE DAL NONNO, SCAPPO VIA ANCHE DA TE!” MENTRE LA LEPRE ASCOLTAVA INCANTATA LA SUA CANZONCINA, KOLOBOK ROTOLAVA VIA VELOCISSIMO! E COSÌ SCAPPÒ VIA ANCHE DALLA LEPRE. SI ROTOLÒ E SI ROTOLÒ, QUANDO ALL’IMPROVVISO INCONTRÒ UN LUPO “KOLOBOK, KOLOBOK, IO TI MANGIO!” -“OH, NON MANGIARMI, LUPO! TI CANTERÒ UNA CANZONCINA!” “VA BENE!” RISPOSE IL LUPO. COSÌ KOLOBOK SI MISE A CANTARE: “SON KOLOBOK, KOLOBOK, SAPORITO, PROFUMATO, ROSOLATO SOL DA UN LATO. SON SCAPPATO DALLA NONNA, SON SCAPPATO ANCHE DAL NONNO, SON SCAPPATO DALLA LEPRE, SCAPPO VIA ANCHE DA TE!” E MENTRE IL LUPO LO ASCOLTAVA KOLOBOK ROTOLAVA VIA VELOCISSIMO, COME UN FULMINE! SI ROTOLAVA E SI ROTOLAVA QUANDO ALL’IMPROVVISO INCONTRÒ UN ORSO. “KOLOBOK, KOLOBOK, IO TI MANGIO!” “OH, NON MANGIARMI, ORSO! SE VUOI TI CANTERÒ UNA CANZONE!” “VA BENE” “SON KOLOBOK, KOLOBOK, SAPORITO, PROFUMATO, ROSOLATO SOL DA UN LATO. SON SCAPPATO DALLA NONNA, SON SCAPPATO ANCHE DAL NONNO, SON SCAPPATO DALLA LEPRE, SON SCAPPATO ANCHE DAL LUPO, SCAPPO VIA ANCHE DA TE!” E MENTRE L’ORSO LO ASCOLTAVA, KOLOBOK ROTOLAVA VIA VELOCISSIMO, PIÙ VELOCE DI UN FULMINE! SI ROTOLAVA

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E SI ROTOLAVA, QUANDO ALL’IMPROVVISO INCONTRÒ UNA VOLPE. “CIAO, KOLOBOK! HO SENTITO DIRE CHE SAI CANTARE UNA CANZONCINA! TI PREGO, CANTALA ANCHE A ME!” “E VA BENE, TE LA CANTO VOLPE, PERÒ DOPO ME NE ANDRÒ!” “CERTO, CERTO, CARO!” E KOLOBOK SI MISE A CANTARE: “SON KOLOBOK, KOLOBOK, SAPORITO, PROFUMATO, ROSOLATO SOL DA UN LATO. SON SCAPPATO DALLA NONNA, SON SCAPPATO ANCHE DAL NONNO, SON SCAPPATO DALLA LEPRE, SON SCAPPATO ANCHE DAL LUPO, SON SCAPPATO ANCHE DALL’ORSO, SCAPPO VIA ANCHE DA TE! KOLOBOK STAVA GIÀ PER ROTOLARE VIA QUANDO LA VOLPE LO FERMÒ DELICATAMENTE CON LA SUA ZAMPETTA MORBIDA E CON LA SUA VOCE DOLCISSIMA GLI DISSE: “OH, KOLOBOK! CHE BELLA CANZONCINA! PERÒ, SAI, NON L’HO SENTITA MOLTO BENE. VIENI PIÙ VICINO, SALI SUL MIO MUSO E CANTAMELA ANCORA UNA VOLTA, PER FAVORE!” KOLOBOK SALÌ SUL MUSO DELLA VOLPE E CANTÒ LA SUA CANZONCINA ANCORA UNA VOLTA. “OH, KOLOBOK, SEI PROPRIO BRAVISSIMO A CANTARE! MA ANCORA NON RIESCO A SENTIRTI BENE. VIENI ANCOR PIÙ VICINO, SALI SULLA MIA LINGUA E CANTAMELA ANCORA UNA VOLTA, TI PREGO!” “E VA BENE VOLPE, MA UNA VOLTA SOLA E RICORDATI CHE DOPO ME NE ANDRÒ VIA SUBITO!” “VA BENE, KOLOBOK, GRAZIE!” KOLOBOK SALÌ SULLA LINGUA DELLA VOLPE, STAVA GIÀ PER CANTARE LA SUA CANZONCINA, QUANDO LA VOLPE CHIUSE LA SUA BOCCA E SE LO MANGIÒ IN UN BOCCONE.

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Rachele, Etiopia

“Mi chiamo Rachele e sono nata a Mendida Shewa. Il mio paese è un antico scrigno di una grande civiltà ancora oggi troppo poco conosciuta. L’Etiopia: questo nome fa delineare nella mia mente le immagini di grandi monti che incorniciano vasti laghi, ma anche di torridi deserti; di estese piantagioni di frumento, miglio, legumi, frutta, ortaggi, mais e caffè; di folte foreste di palme, felci, bambù, tamarindi, acacie; di pastori avvolti in lunghe tuniche bianche; di pescatori su leggere imbarcazioni fatte di canne legate in fascio. Immagini di una terra esotica abitata da un popolo insieme povero, ricco, fiero ed attaccato alle proprie tradizioni. Sono nata in un villaggio dove anni prima i missionari cistercensi di Casamari avevano aperto delle scuole e, grazie a loro, io e tutti i miei familiari abbiamo avuto la possibilità di studiare dalla scuola materna fino all’Università. Oggi il mio villaggio e tutta l’Etiopia stanno sviluppandosi sotto il governo del nuovo presidente. Pur con tante difficoltà posso dire che la mia famiglia e il mio paese mi hanno dato tutto quello che si può dare a una figlia.”

il gatto orgoglioso Liberamente tratta da “Kurategnaw Dimet” di Cruise Ferman

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C’ERA UNA VOLTA UN GATTO BIANCO FAMOSO PER LA SUA BELLEZZA, SPESSO SI VANTAVA DICENDO CHE NEL SUO PAESE NON C’ERA NESSUNA GATTA CHE SAREBBE POTUTA DIVENTARE SUA MOGLIE. DISPREZZAVA TUTTI GLI ALTRI GATTI E COSÌ UN GIORNO DECISE DI ANDARE DA UN LUPO MOLTO SAGGIO, LO SALUTÒ CON UMILTÀ E GLI CHIESE DI CERCARGLI UNA MOGLIE CHE FOSSE DEGNA DI LUI: “DIMMI LUPO, COSA DEVO FARE PER AVERE UNA MOGLIE? SO CHE TU SEI UN LUPO MOLTO SAGGIO E CHE POTRESTI DARMI UN BUON CONSIGLIO. NON CREDO CHE RIUSCIRÒ A TROVARE UNA GATTA DEGNA DI ME. CHI POSSO SPOSARE?”. IL LUPO GLI RISPOSE DICENDO: “CREDO CHE LA PIÙ BELLA SIA LA STELLA DEL CIELO, QUANDO È BUIO FA LUCE E CON QUESTA LUCE DÀ GIOIA A CHI LA VEDE, MA È ANCHE MOLTO LONTANA.” IL GATTO BIANCO RISPOSE: “BENE, LA STELLA È LA PIÙ BELLA, ALLORA MI SPOSERÒ LA STELLA. MA SECONDO TE C’È QUALCOSA ANCORA PIÙ BELLO DELLA STELLA?” “SÌ”, RIBATTÉ IL LUPO. “C’È IL SOLE, LUI È PIÙ GRANDE DELLA STELLA. QUANDO È ALTO NEL CIELO, È MOLTO CALDO ED È MOLTO BELLO NELLA SUA LUCE, PIÙ BELLO DELLA STELLA.” IL GATTO ALLORA DISSE: “MOLTO BENE, SPOSERÒ IL SOLE… MA CI SARÀ QUALCOSA DI PIÙ BELLO DEL SOLE?” “SÌ SÌ”, AGGIUNSE IL LUPO. “C’È LA NUVOLA. LA NUVOLA È PIÙ FORTE DEL SOLE, PERCHÉ RIESCE A COPRIRE I SUOI RAGGI.” IL GATTO ALLORA RISPOSE: “SE È COSÌ, ALLORA DEVO SPOSARMI CON LA NUVOLA.” POI PERÒ DISSE: “C’È QUALCOSA CHE È ANCORA PIÙ FORTE DELLA NUVOLA? ME LO PUOI DIRE PER FAVORE?”. “SÌ CERTO”, DISSE IL LUPO. “C’È IL VENTO, È MOLTO PIÙ FORTE DELLA NUVOLA. SE LA CITTÀ È TUTTA COPERTA DI NUVOLE E IMPROV-

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VISAMENTE ARRIVA IL VENTO, TUTTE LE NUVOLE SPARISCONO.” “BENE, HO CAMBIATO IDEA. SE IL VENTO È COSÌ FORTE, ADDIRITTURA PIÙ FORTE DELLE NUVOLE, VOGLIO SPOSARE IL VENTO. MA CI SARÀ QUALCOSA DI PIÙ GRANDE, DI PIÙ FORTE E DI PIÙ BELLO DEL VENTO?”, CHIESE IL GATTO. “SÌ”, DISSE IL LUPO. “LO VEDI QUELL’ALBERO? UN GIORNO IL VENTO HA PROVATO A SPEZZARLO CON TUTTA LA SUA FORZA, MA NON È RIUSCITO NEMMENO A PIEGARLO. ANCHE SE IL VENTO ERA MOLTO POTENTE, L’ALBERO È RIMASTO DRITTO AL SUO POSTO.” “DEVO SPOSARE L’ALBERO ALLORA”, DISSE IL GATTO “MA C’È QUALCOSA CHE È ANCORA PIÙ FORTE DELL’ALBERO?”. IL LUPO RISPOSE DICENDO: “SÌ CERTO, C’È IL FUOCO: È MOLTO FORTE, TALMENTE FORTE DA BRUCIARE L’ALBERO E QUALSIASI ALTRA COSA.” IL GATTO TUTTO CONTENTO DISSE: “BENE BENE, ALLORA SE IL FUOCO È COSÌ FORTE, POTREI SPOSARE LUI”. RIFLETTENDO UN PO’ PERÒ, POCO DOPO, FECE LA SUA SOLITA DOMANDA: “C’È QUALCOSA PIÙ FORTE DEL FUOCO?”. IL LUPO DISSE: “CERTO, LA PIOGGIA È PIÙ FORTE DEL FUOCO. QUANDO COMINCIA A SCENDERE LA PIOGGIA, IL FUOCO SI SPEGNE IMMEDIATAMENTE. GRAZIE ALLA PIOGGIA ANCHE LE PIANTE DISTRUTTE DAL FUOCO HANNO UNA NUOVA

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VITA.” IL GATTO DISSE: “SPOSERÒ LA PIOGGIA, LEI SARÀ MIA MOGLIE.” MA COME AL SOLITO IL GATTO NON ERA ANCORA CONTENTO E CHIESE AL LUPO: “CI SARÀ QUALCOSA ANCORA PIÙ FORTE DELLA PIOGGIA?”. E IL LUPO: “SÌ, CONOSCO UNA CASA VECCHIA. ANCHE SE C’È IL VENTO E LA PIOGGIA, LE MURA DI QUELLA CASA RIMANGONO IMMOBILI E NON CADONO. LA CASA PUÒ PROTEGGERE DAL VENTO E DALLA PIOGGIA E NESSUN ALBERO PUÒ CRESCERE NELLA CASA”. IL LUPO CONTINUÒ: “C’È QUALCUNO PERÒ CHE PUÒ DISTRUGGERE ANCHE UNA CASA VECCHIA. SAI CHI? UN TOPOLINO! UN TOPOLINO PUÒ DISTRUGGERE LE FONDAMENTA DELLA CASA, FAR CADERE PERSINO LE MURA.” IL GATTO ALLORA RISPOSE GRIDANDO: “CHE BELLO! SONO COSÌ FORTUNATO AD AVER CHIESTO CONSIGLIO A TE, LUPO. VADO A SPOSARE UNA TOPOLINA. PRIMA DI PARTIRE PERÒ VORREI SAPERE SE C’È QUALCUNO ANCORA PIÙ FORTE DI UN TOPOLINO. CI SARÀ QUALCUNO PIÙ FORTE DI UN TOPOLINO?”. IL LUPO DISSE: “CERTAMENTE, UNA GATTA! SONO SICURO CHE SAI PERCHÉ, VISTO CHE ANCHE TU SEI UN GATTO. QUANDO I TOPI VEDONO ARRIVARE UN GATTO, SCAPPANO VIA SUBITO, PERCHÉ SANNO CHE IL GATTO POTREBBE UCCIDERLI. FINO A QUESTO MOMENTO HAI CONSIDERATO TE STESSO IL PIÙ GRANDE E IL PIÙ BELLO TRA TUTTI I GATTI, MA SBAGLIAVI. PENSO SIA PROPRIO UNA GATTA LA MOGLIE GIUSTA PER TE! LA GATTA È SAGGIA, INTELLIGENTE E BELLA”. DA QUEL MOMENTO IN POI IL GATTO CAPÌ DI AVER SBAGLIATO E, TORNANDO A CASA, SI LIBERÒ DEL SUO ORGOGLIO E DELLA SUA VANITÀ. SI SPOSÒ CON UNA GATTA E VISSERO FELICI E CONTENTI PER TUTTA LA VITA.

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