Gens Vibia 2018

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Associazione Culturale Pegaso 20° Anniversario


Quaderni del volontariato 7

Edizione 2018


Cesvol Centro Servizi Volontariato della Provincia di Perugia Via Campo di Marte n. 9 06124 Perugia tel 075 5271976 fax 075 5287998 www.pgcesvol.net pubblicazioni@pgcesvol.net

Edizione marzo 2018 Coordinamento editoriale di Stefania Iacono Stampa Digital Editor - Umbertide

tutti i diritti sono riservati ogni produzione, anche parziale, è vietata ISBN 9788896649725


Le parole che trasformano Con la collana “I Quaderni del Volontariato”, giunta alla sua undicesima edizione, il Cesvol con ben 116 titoli, concretizza una delle proprie finalità istituzionali, che rimane quella di promuovere la cultura del volontariato, della solidarietà e della cittadinanza attiva. Si tratta di testimonianze e di esperienze di vita che possono contribuire a tessere un filo di coesione e di dialogo positivo, contaminando il nostro immaginario collettivo con messaggi valoriali ed equilibrati, in perfetta controtendenza rispetto al flusso, ormai pervasivo, di contenuti volgari ed, in molti casi, violenti ed aggressivi di cui è piena la contemporaneità con le sue “vie brevi” di comunicazione (come i social). Se consideriamo la nostra mente come un bicchiere, sarebbe da chiedersi di quale liquido si riempie quotidianamente. Se la nostra rappresentazione della realtà viene costruita dai programmi televisivi, se il nostro punto di vista su un tema specifico viene condizionato dai commenti della maggioranza dei nostri amici di facebook, se abbiamo appreso tutti la facilità con la quale è possibile trattar male una persona, mascherati e non identificabili, senza che questo produca qualche tipo di turbamento alla nostra condizione psicologica, se nel postare i nostri punti di vista ci consideriamo degli innovatori solo perché siamo ignoranti e tutto quello che sappiamo lo abbiamo ricavato da ricerche lampo su Google… ebbene, se riflettiamo su tutto questo, forse non va ricercata molto lontano la risposta alla domanda ormai cronica del perché di una polverizzazione delle relazioni, di un isolazionismo nelle nostre “case elettroniche”, dell’adesione acritica ai vari estremismi di turno che, quelli sì, sono perfettamente consapevoli del potere trasformativo della parola e della sua comprensione sia razionale che emozionale. Eppure, le parole (e quindi i pensieri e le emozioni che vi sottendono) creano la realtà. Non occorre scomodare tanta letteratura per 3


comprendere quanto i pensieri siano potenti nel determinare la nostra realtà, nel convincerci che una cosa è in questo modo piuttosto che in quell’altro. Lo abbiamo sperimentato più o meno tutti nella nostra esperienza di ogni giorno, ma poi perdiamo la consapevolezza della nostra stessa origine: all’inizio era il Verbo ed il Verbo era presso Dio. Il verbo era Dio. Più laicamente, questa “sequenza” è stata ripresa in tutte le millenarie tradizioni sia orientali che più vicine a noi. Ma ancora una volta, oggi se ne è persa la consapevolezza. La parola è un “fattore” unico nel suo genere, una vera e propria bacchetta magica. Ascoltare, leggere, udire solo parole negative produce nel destinatario un vero a proprio campo energetico negativo. L’energia altro non è se non un trasferimento di informazioni. Un trasferimento che avviene attraverso il filo sottile della comunicazione. Oggi, forse inconsapevolmente, l’umanità sta letteralmente usando il potere della parola senza rendersi conto di quanto questa stia trasformandola, conducendola agli estremi di qualsiasi punto di vista. E, quindi, l’un contro l’altro armati. Dice il noto psichiatra Vittorino Andreoli, “Ci troviamo ad un livello di civiltà disastroso, regrediti alla cultura del nemico”, ma a noi, come osservatorio della sottile realtà dell’associazionismo e del volontariato, piace conservare e consolidare la speranza che, ad un certo punto, rispuntino da qualche parte parole come amicizia, solidarietà, condivisione e, perché no, amore. Le parole, non urlate, che appartengono e che ispirano il comportamento di quella parte di cittadinanza che ha preso in carico la sua quota di responsabilità nella società che abita. E che non resta alla finestra, o peggio, dietro al rassicurante schermo di un computer. Sono queste le parole che popolano il piccolo mondo della Collana del Volontariato, che con queste testimonianze prova a riempire con il liquido magico della parola trasformante quel bicchiere ancora mezzo vuoto. Salvatore Fabrizio Cesvol Perugia I Quaderni del Volontariato


GENS VIBIA Premio Letterario Nazionale XVI Edizione - 2018

Associazione Culturale Pegaso 20° Anniversario



Associazione Culturale Pegaso L’Associazione Culturale “Pegaso” si costituisce nel 1997 a Marsciano. Scopo dei Soci fondatori è stato quello di avviare una attività culturale, insostituibile per la formazione civile di ogni uomo. Riscoprire le tradizioni, ricercare le radici storiche, valorizzare le risorse del territorio sono obiettivi prioritari dell’associazione, tesi a sviluppare la consapevolezza di un’identità culturale attraverso la ricerca d’Archivio, la poesia, la storia civile e artistica del luogo. Con il primo Presidente, Enzo Betti, Pegaso consegue i primi successi con il “Convivio”, conferenze e letture a carattere storico-filosofico che si svolgevano in modo itinerante nei luoghi più caratteristici del territorio. La donazione del “Fondo Salvatorelli” al comune di Marsciano da parte della famiglia dello storiografo, ha arricchito la nostra biblioteca e ha fornito a Pegaso l’opportunità di allestire una mostra in cui sono stati esposti libri rarissimi e di edizioni speciali di Luigi Salvatorelli. Nel giugno1998 si ha l’annullo filatelico delle Poste italiane su cartolina Postale che mostra uno scorcio del Palazzo Pietromarchi, su pittura di Marj Jane Antonini. Con l’approdo alla presidenza, nel 2000, di Deanna Mannaioli, l’attività si è intensificata e diversificata negli anni con iniziative che hanno qualificato il gruppo. Nel 2001 viene istituito il Concorso Letterario Nazionale “Gens Vibia” . La manifestazione letteraria ha lo scopo di alimentare e valorizzare l’amore per la poesia nel mondo moderno, come veicolo di idee e sentimenti sempre vivi e attuali e rivalutare l’idioma locale, strettamente legato alle tradizioni del territorio. All’interno del concorso viene assegnato un premio 7


al POETA UMBRO dell’anno, ovvero un premio alla carriera per il personaggio che si è particolarmente distinto nel mondo della cultura.

Porta la data del 2003 una nuova e impegnativa sfida di Pegaso: quella di riportare l’opera lirica al Teatro Concordia di Marsciano. L’amore per questo genere d’arte è antico nella nostra gente, tanto che negli anni Trenta si sono succedute, con vivo interesse e partecipazione, diverse rappresentazioni nel nostro Teatro: ne rimangono le testimonianze, come una locandina del 1933 che annuncia una recita della “Favorita” di G. Donizetti. Pegaso ha fortemente voluto questa nuova presenza e dal 2003 ogni anno ha organizzato la rappresentazione di un’opera, tra le più popolari e amate del genere. Si è cominciato con “Cavalleria rusticana” di P.Mascagni e sono poi venute “Madama Butterfly” di G.Puccini (2004), “Il barbiere di Siviglia” di G.Rossini (2005), “La traviata” di G.Verdi (2006), ”Galà di operette” (2007) e “L’elisir d’amore” di G.Donizetti (2008), con una numerosa partecipazione di pubblico. Nel 2006 -Serata di cabaret “Venghino,venghino” con Mariella Chiarini, organizzata, in collaborazione con l’AVIS, a scopo benefico per l’AUL.


Nel 2006 “ 1° Premio Nazionale di Pittura Estemporanea”, sul tema “ I colori della terra”, per sollecitare i linguaggi artistici. L’iniziativa si è svolta nel centro storico di Marsciano per i successivi 3 anni. Pegaso ha organizzato nel corso degli anni presentazioni di libri, convegni e conferenze su temi di attualità, tra cui si ricorda “Emarginazione e nuove dipendenze: uso compulsivo di internet”. L’argomento, di drammatica attualità, è stato avvalorato da un fascicolo, ”Essere prudenti on line”, rivolto a ragazzi, genitori e docenti, per affrontare in modo consapevole le proposte in campo informatico e difendersi dai pericoli che può riservare l’uso scorretto di internet. Il 12 settembre 2009 si inaugura, insieme a Intra A.p.s., la “Biblioteca dei libri salvati dedicata alla poesia delle donne” che diventerà un centro di raccolta unico nel suo genere, dove si troveranno libri editi, inediti, riviste e CD dei poeti di tutto il mondo. Diventerà un punto di riferimento per gli scrittori contemporanei.

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Dal 2009 si da vita al PROGETTO LETTURA, 2011- Corso di Storia dell’Arte – 2012 Novembre/ Dicembre Corso di Restauro librario presso la biblioteca dei libri salvati INTRA. Dal 2012 - Progetto Catalogazione libri - Progetto Adolescenza – INCONTRI su “Economia e Bene Comune” col Prof. Grasselli 10


Dal 12 maggio 2013 viene indetto il - Concorso artistico “Antonio Ranocchia” Pittura e scultura (giunto alla 4° edizione) con Mostra di artisti e studenti presso il Museo dinamico del laterizio e delle terrecotte, dove sono conservate le opere di A.Ranocchia. - Volumi pubblicati: - Antonio Ranocchia e la sua terra di Deanna Mannaioli, 2008 - Del diletto e l’istruzione di D.Mannaioli, L.Gubbiotti, M.Martini, 2014 - La traduzione plastica dell’anima di E. Frattegiani, 2018 www.pegasomarsciano.com

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Il premio letterario Nazionale Gens Vibia Il premio letterario Gens Vibia nasce nel 2001. La motivazione di fondo è legata al bisogno di organizzare per la cittadinanza, e in particolare per i giovani, momenti culturali e occasioni formative nei luoghi preposti alla lettura e alla cultura come le biblioteche. Lo scopo è quello di rivalutare la scrittura creativa in tutte le sue forme e valorizzare l’opera di molti artisti che usano la poesia come espressione di idee e sentimenti. Se ci si avvicina oggi al mondo della poesia, si nota una vivacità culturale tale da far intuire la sua trasversalità a livello popolare e un vigore mai spento nel tempo. Le numerose poesie pervenute al concorso letterario, inviate da scrittori di diverse regioni italiane e da concorrenti di ogni estrazione sociale, evidenziano l’esigenza di trasformare l’esperienza poetica, nella sua nudità metafisica, in un momento di socializzazione umano e civile. Ne scaturisce un nuovo Umanesimo in cui l’ispirazione letteraria può perpetuarsi legittimamente e realizzare nella sua totalità il destino della poesia stessa, rappresentato dall’incontro ideale ed emozionale con gli altri. Il premio letterario, giunto oggi alla sedicesima edizione, ha riscosso nel tempo notevoli consensi ed ha raggiunto un buon livello culturale diventando sul territorio un punto di riferimento per ciò che concerne la ricerca linguistica e l’idioma locale. Tra i concorsi di poesia, che si sono moltiplicati negli ultimi tempi, Gens Vibia si distingue per il legame con la sua terra, per l’intento di rimandare agli archetipi in cui affonda la sensibilità culturale della nostra terra. “Gens Vibia” è infatti il nome di un’antica famiglia gentilizia di origini etrusche. “Augusta Perusia Colonia Vibia” cita l’iscrizione sulla Porta Etrusca inglobata nella Rocca Paolina. Perugia e parte dell’Umbria erano dunque territori della gens Vibia, come 13


si evince da alcuni toponimi: il Colonnato dei Vibi a Mercatello, Monte Vibiano, S.Lorenzo in Vibiata a Montecastello di Vibio. Tale radice storica insomma accomuna persone e paesi e permette di connotare un evento culturale significativo che, partendo da lontano, sembra proiettarsi con forza in un futuro sempre più consapevole della cultura locale. Il Premio letterario Gens Vibia è costituito da una sezione in lingua ITALIANA, una in DIALETTO e una sezione GIOVANI. La Giuria Tecnica, costituita da esperti di poesia e critica letteraria, ha il compito di assegnare dieci premi tra le poesie meritevoli sul piano stilistico e tematico. Ci sembra però importante il coinvolgimento di una giuria popolare generalmente costituita da persone del mondo della cultura locale e appartenenti ad associazioni del territorio. All’interno del concorso viene assegnato un premio alla CARRIERA per il personaggio che si è distinto nel mondo della cultura, per ciò che concerne la letteratura. Il concorso letterario costituisce quindi per tutti noi un evento che consente la conoscenza degli uomini di cultura locale contemporanea e rappresenta allo stesso tempo un momento di incontro e di scambio di idee su temi, forme e tecniche testuali del mondo attuale. Deanna Mannaioli

Presidente Associazione Culturale Pegaso

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sezione Poesie IN LINGUA ITALIANA FINALISTE



A MIA MADRE Forse verrò ad evocarti madre, seduto sotto l’ulivo dirimpetto al fiume e tu dolce nel volto e di nebbia vestita senza parole sarai davanti a me muta. Io ti racconterò le pene del tempo che mi tiene prigioniero e stanco ti cercherò con le lacrime agli occhi. In te ritroverò la tenerezza antica attraversando nei ricordi i giorni sicuro riposerò sulle tue ginocchia. L’albero che ho piantato sta crescendo e sfida il tempo senza paura, io fuggo agli uomini malvagi che come lupi s’azzannano ancora disseminando lutti. Lasciami confondermi con la sera e respirare il profumo del nulla la notte ha sempre un sogno da bruciare domani all’alba riprenderò la vita. Francesco Curto

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OMAGGIO A SANDRO PENNA Trascinavi il tuo mondo racchiuso in una busta di plastica ed i sogni tradotti sui biglietti dell’autobus, negli occhi ti scorreva puro il fiume da cui emergevano i bei corpi di ragazzi allegri. Desiderio d’una carezza per poi fuggire mano nella mano dentro un letto, orizzonte tra il cuore e il cielo. Salpando nudo incontro all’amore scioglievi la malinconia in un pianto nascosto all’alba dopo il risveglio trafitto dai rumori. Solo sotto la fioca luce della periferia Aspettavi gli operai fatti prigionieri. Un’altra volta ancora saranno i sogni a liberarci dalle ombre cattive; anch’io mi porterò racchiuso dentro questo bagaglio leggero di parole tutto il peso di/versi mai scritti. Mi fermerò alla tua fonte e ad occhi chiusi Il cuore inviolando a voli leggeri respirerò il suono della melodia perduta. Sarai la Penna sempre viva a svelarci i dolci rumori nell’affanno della vita. Francesco Curto

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PORTALO FUORI Portalo fuori, a notte, il tuo bambino, quando la neve preme sulla porta, meglio se in cielo splenderà la luna. Portalo al fiume, portalo sul greto a ricercare pietre verdazzurre e ad inseguire i pesci nelle polle. Portalo al mare un giorno di tempesta a ridere nel vento che disperde spruzzi di schiuma come baci in viso. Fagli lanciare sassi nello stagno, che saltino sull’acqua come rane. Fagli vedere i nidi tra le canne e insegnagli a guardarli di lontano. Mettilo in groppa, tu sei il suo cavallo e lascia che galoppi come in sogno. Bacialo piano in fronte quando dorme, rimboccagli le coltri del lettino. Il poco che gli dai del tuo respiro gli resterà per sempre nel profondo. Portalo fuori un giorno il tuo bambino, tu e lui da soli, così avrai per sempre un grande amore, il solo che non mente. Portalo fuori il tuo bambino, fallo, fagli il regalo che non si dimentica per gli anni della vita che vivrà, per tutto il tempo dell’eternità. Rodolfo Vettorello

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OLTRAMORE Respiro sommesso culla il mio fianco. Alita sul tempo di verità riposte. Con fatica sospinge inerti pensieri verso baluginosi approdi. Naufraghi stremati. Riversi i corpi gonfi, e lividi, di notti malvagie, dove non contano più l’io il noi – l’allora - il poi. Arranco. Cerco un appiglio. Sfugge alle dita l’abbraccio consunto. L’oblio è nella resa. Seducente sciabordio. Sst... Inarco la mente. Aggancio i tuoi occhi. Come figlio ti porto. Patrizia Francioso

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L’AMORE MALATO ( a tutte le donne vittime di violenza) Scende la sera sulla mia casa di vento e di sabbia e questa notte muore un altro pezzo di cielo. Un inganno i miei giorni declinati all’infinito nell’angoscia di una stagione consumata dietro la solitudine di un silenzio dove nascondo il cuore per regalarmi l’illusione di un tempo che non verrà. Sono l’ombra di un ricordo felice, il riflesso di una stella spenta in un buio remoto e i miei occhi dilatati in un cerchio di dolore a cercare invano un approdo in un porto di tenerezza mentre il passo oscilla sulla soglia di un addio. E lui arriva ogni notte quando soffia un vento cattivo a scagliare parole di pietra per lapidare il cuore mentre con mani di falce stringe i miei fianchi di luna. Poi solo il silenzio e quell’amore malato che dorme accanto al mio respiro. Mi nascondo dove ritornano le ombre della sera a implorare l’abbraccio pietoso della terra, domani sarò nuvola in un’agonia di pioggia, brivido di onda sul mare senza stelle. E forse sarà dolce anche morire! Rita Muscardin

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DI ME DIRANNO Videro nella mia vita un groviglio confuso di sassosi sentieri, lessero negli occhi il peso immane di lacrime mai scese, sentirono nella voce frasi sconnesse che non dicevano tutto: un giorno che non so di me diranno il bene e il male, rivivranno i ricordi e splenderà ancora fiamma viva di luce dove nacque un fiore o crollò un ponte. Di me avranno qualche verso sparso, trasportato dal vento ed un’istantanea smarrita nei meandri del cuore… Maurizio Bacconi

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PREGHIERA Vergine, dall’empireo celeste dove regni beata accanto al Figlio, volgi lo sguardo a queste plaghe infeste. Un dì dal fango è germogliato un giglio, giglio d’inesprimibile candore per un progetto del Divino Autore. Qui fosti donna, fosti madre e sposa; hai conosciuto il pianto ed il dolore, lo strazio di chi aspetta…e non sa cosa scorrendo trepidante i giorni e l’ore. Chi, uomo, vive qui la sua passione Sa che tu sai la nostra condizione. Tu che desti la carne a un Figlio-Dio e accettasti il destino della croce Non ci lasciare adesso nell’oblio: se non a te, a chi volger la voce? E lo sappiamo (il cuore ce lo dice…) Che provvedere a noi ti fa felice. Dovunque è fame e sangue; ove il dolore, ove l’odio dilania ogni speranza, sovvieni tu! La forza del tuo amore la pace porterà, la fratellanza. Per me, t’impetro, accogli una preghiera: è buio… è tardi… Ormai s’è fatta sera. Quando sarà l’occaso del mio giorno 23


Tu sarai lì – non l’ho sperato invano! – come stessi aspettando il mio ritorno. Mi prenderai, materna, per la mano E dirai al figlio che ti sa ascoltare che, se molto ho sbagliato, è umano errare. E, nell’ora più triste della vita, dolce sarà, per me, la dipartita. Bruno Fiorentini

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NON TARPARMI LE ALI Non puoi chiedere ad un’aquila di volare nel mare. Affogherebbe. Non puoi chiedere ad un fiore di sbocciare in inverno. Congelerebbe. Non puoi chiedere al tempo di cancellare il tuo passato. Non costruiresti il futuro. Non puoi chiedere al mondo di piegarmi. Non ci riuscirebbe. Non puoi chiedere a me di chiudere le ali. Sarebbe troppo tardi: le ho già spiegate. Arianna Fracassini

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SILENZIO Godo di te amico caro gentile e delicato che ti intoni sovente alla mia anima stanca di voci fuori tono e alle mie sequenze animate di vita e di sogni affollate di pensieri e di perchĂŠ e con entusiasmo di bambina mi riempivo di te delle voci leggere delle scene sincere sospese in te. Piera Andreani

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I BAMBINI DI SCAMPIA Ho sentito Una storia cruda Che parla di bambini Che vivono per la strada I loro destini Uno spino una pista una spada Le loro vite Dal crimine imbruttite Usati Come marionette Ma ben pagati Per creare storie maledette Fino a quando Non si va a fondo E non arrivano le manette E li in galera La vita si fa dura E qualcuno riflette Rivede il sangue La droga Le manette E quante domande Alle quali un vangelo risponde e quanti nuovi ideali che si muovono come onde attraversano l’anima al ricordo una lacrima 27


sul viso scende ora hai deciso e una nuova strada il cuore prende ora sai che la malavita non paga ma pretende e per loro la tua vita vale meno di una camicia sgualcita ma ora piano risale e va su anche se in salita Giampaolo Bellucci

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AMICO SAM La sua casa è una casa di cartone Lui vive Nei pressi di una stazione Lui ride e sorride Quando lo chiamano barbone Il suo tetto è un cielo di stelle Il suo letto Un prato verde Cento rughe sulla sua pelle Indossa sempre uno strano berretto E un lungo giaccone Fatto di rammenti d’emozione Lui ride e sorride Quando lo chiamano barbone Io con lui ci parlo spesso Nel suo sguardo uno strano riflesso Che racconta la vita La sua roca voce mi parla di tormento e dolore Il sorriso Raggio di sole Dove trapela una fioca luce d’amore… Tra le dita stringe sempre quel gesso Disegna santi e madonne E nel loro sguardo quel suo stesso riflesso È impresso Si tocca la barba Si sposta il berretto Con una mano nel giaccone Lui ride e sorride 29


Quando lo chiamano barbone Ma io che ormai lo conosco bene Lo chiamo amico Sam Artista bohemien‌ Giampaolo Bellucci

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LE PORTA IL VENTO Le ha portate solo l’amico vento, avvolte nel fruscio, le tue parole, quando sussurrava per allietare la nostra spensierata primavera. Danzavan lievi per donarsi a noi mescolandosi alla soave musica per espandersi libere nell’infinito, fiocchi d’azzurro, fra mille nuvole. Non s’accese mai la luce del giorno ove l’eco della tua deliziosa voce, seppur legata ad un cavallo alato, non arrivasse per rallegrarmi l’ore. Sull’umile giardino della vita mia la gioia seminò sopra al sentiero: volando dov’è il fido messaggero che il miracolo tende a rinnovare. Venne l’estate col suo cielo terso: un vento lieve continuò a soffiare su voli di rondini tese a disegnare l’armonica bellezza del momento. I morbidi voli creati dalla fantasia scoprono la dolcezza del domani nel fragile filo ch’è nelle tue mani per toglier strada al tuo destriero. 31


Su quelle strade vive ancora luce, come nell’alba di un nuovo giorno; miste al fruscio ch’io ancora sento vivon le parole…e le porta il vento! Attilio Rossi

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sezione Poesie IN LINGUA ITALIANA Menzione speciale



LE PAROLE Le parole spesso scivolano su tappeti di indifferenza, rotolano su marciapiedi di fango, feriscono come dardi acuminati, squittiscono come uccelli senza nido. Le parole respingono, accomunano, travolgono, entusiasmano, le parole rimproverano, incoraggiano. Le parole giocano con i suoni, le intonazioni, gli accenti, saltellano fra le note musicali; certe volte gorgheggiano, si rincorrono, bisticciano, fanno pace con un battito di ali. Le parole comunicano amore, confessano odio, generano ribellioni, creano il culto degli spiriti liberi. Le parole denunciano, le parole uccidono. Se ti piegherai, quando violeranno i tuoi diritti, le parole del mondo grideranno per te, cosĂŹ la tua voce solista, svincolata dai cori ossequiosi, non rimarrĂ senza eco. Leide Pedetti

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GLAUCO trapasso le acque col capo da sprone che apre la via fendendo la massa m’inondo di forma impermanente nel fluido vuoto lasciato al passaggio conchiuso dal gorgo e in piana linea sempre mi fingo pesce Marina Palazzetti

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6 GENNAIO La piazza adultera ha partorito nuove pozze da piogge amanti di una notte passata, ormai vecchia. Le acque della scorsa settimana, d’amore antico e freddo e burrascoso sono dimenticate nei putridi rivoli dei vicoli ansanti. È un bel pomeriggio di Gennaio, il sole fresco brilla il campanile e sugli specchi nuovi di questa stagione, tanto propensa alla sua voluttà appare ancora diverso, un po’ perso, senza identità. Eppure … Dal basso del suo cipiglio medioevale si intravede la mia faccia, anch’essa diversa e sempre uguale Su di ogni pozza io saprei affogare, dentro qualcosa che non sono o che non voglio sapere…. Francesca Bellini 37


DORMO In alto la luna in basso le ossa. In mezzo la mano si insinua trapassa mi sfiora mi graffia mi langue mi piglia mi scivolo addosso divento una biglia per sabbia che scotta il gluteo rovente la crema si impasta il seno è fremente c’è un occhio che scruta il corpo bagnato malizia sorriso sospiro affannato la sete il prurito le orecchie salate la bici che cade ginocchia sbucciate mi brucia e mi frizza mi buca e arrovella mi arrampica su mi leva favella se urlo non posso se parlo sto zitta se corro sto ferma mi piego e sto dritta la fame risveglia mi allungo un po’ scossa. In alto la luna in basso le ossa. Arianna Bigaroni

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sezione Poesie IN LINGUA ITALIANA Segnalate



L’IMMAGINE LATENTE Fra torbide correnti e improvvisi schiarimenti quando scroscio di ruscello nell’ampio specchio torna tranquillo. ...Sono illuminazioni fuggitive quando languido, Arcano, strizza l’occhio al pavido Acume e...il mondo dispiega le sue ali, nelle pieghe i suoi colori: la semplice trama della verità oltre il ricamo dell’apparenza. Corre il dito dalla matassa sul filo che ritorna vello e si scioglie l’ordito. La saggia Pietra è là! E già nello stagno affonda, come il sasso scagliato contro 41


con la fionda. E’ di nuovo tramonto ...come si alza il torbido dal fondo. Dei pensieri imbratta l’orlo di un fango tardo a decantare, prende il posto del respiro nel tramestio delle ore. Viva, dell’attesa, resta l’ansia per quel limpido ritorno, l’immagine in chiaro dietro il gorgogliar d’oscure ombre . Un momento! … Ed è già altrove. Quando Luce scompare il vero... E’ già vapore. Lucio Fringuelli

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ODORE DI MOSTO Penetrava l’anima l’odore di mosto che ancora mi porto addosso Le sere d’ottobre con tramonti striati di rosso l’umido odore delle foglie la casa allungata sull’aia i due olmi dai tronchi rugosi il fuoco scoppiettante nel camino la luce appesa ad un filo sopra il tavolo imbandito che attendeva gli uomini occupati giù in cantina Era una gran festa… Allegri visi di bambini d’un tempo che non c’è più Marinella Amico Mencarelli

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TUTTO QUELLO CHE AMO DI TE Tutto quello che amo di te è lo spirito indomito che ti scalpita dentro, quello che amo di te è l’infinita dolcezza che sprigioni quando, esausta, ti abbandoni sugli arabeschi morbidi dei divani. Quello che amo di te Sono i cupi pensieri che ti lacerano l’animo, quello che amo di te sono gli scampoli di gioia che ti rasserenano. Mi intrufolo dentro i tuoi occhi, lucido specchio d’acqua di azzurro lieve di denso zaffiro, e con la frenesia di un naufrago sfiancato, disperato, ma affamato di vita cerco di ghermirti per stringerti al mio petto. Quello che amo di te È tutto ciò che sei per me, anche se ancora non lo sai e forse, codardo io, non lo saprai mai. Simona Tanci

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LAGO TRASIMENO Ti vedo occhieggiare fra gli olivi solenni… Occhieggi languido maestoso chiudi il cerchio antico attorno alle tue isolette mentre lambisci le rive di tanti piccoli paesi che ti circondano Vele e pesci scivolano stupiti rincorrendosi dove il tempo si è fermato a respirare con la natura. All’improvviso il vento ti irrita allora ti gonfi minaccioso spumeggiante di rabbia vuoi ricordarmi che esisti che hai anche un’anima tempestosa ma mai scellerata. Presto molto presto la tua schiuma si discioglie torni ad essere quel languido maestoso testimone della nostra italica storia Maria Clara Bagnobianchi

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CUBO BLU Se l’amore fosse un cubo blu, ovunque io vada, mi avvicinerei sempre dal lato giusto, quello uguale agli altri Se l’amore fosse un cubo blu, una volta perso sarebbe più facile ritrovarlo, non rimpiangerei di averlo messo da parte Se l’amore fosse un cubo blu non sarebbe un rompicapo: poche regole, un colore, nessuna astrofisica Se l’amore fosse un cubo bliu non sarebbe una sfera, non perderesti tutto il giorno a immaginarci il futuro Se il nostro amore fosse un cubo blu Ci regalerebbero a un bambino taciturno, per Natale E lui farebbe la cosa più intelligente di tutte, quella a cui non pensa mai nessuno: Ci giocherebbe e basta. Leonardo Sellari

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BAMBINELLI MIEI Riveder nel tempo visi e gesti vostri io vorrei… come se riviver quel tempo donasse ancora colore ai gorni e volger indietro lo sguardo a catturar azioni e fissar sorrisi io vorrei… Fronte calda da curare, su pelle morbida la mano posare materno il tocco accanto agli umidi occhi. intorno a tavola ora vuota io vi cerco e tutto vi rammento come se non esistesse passato. come se fosse ancora presente Ore stanche sopra cibi fumanti, ore lievi desiderar io sento dove siete…e quel tempo dov’è? Bambinelli miei cullarvi vorrei se nella casa tutto con voi e per voi trascorreva in dolci bui silenzi o con candida luce dove sentir ancora dell’infanzia parole. Soave è il ricordo, leggero se eterno io vorrei… Occhi di madre cercano e scavano dentro a immagini d’amore il cui cuore si fa tenero e si commuove. Solo sapervi felici in età mia dove progetti e futuro come tramontar del sole dietro colline vanno via… solo sapervi felici ferma lacrime e rassicura. Come se Pace dona. Nicoletta Galletti

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LA CAVA Lo so, lo so, ho capito; ho letto l’ombra dei vostri pensieri. Volete sapere di quella cosa lassù. Quella che voi chiamate sfregio, per loro era un morso di mela per poter sopravvivere. Per noi, il fondale del nostro palcoscenico. Ora ci abbiamo fatto l’abitudine e anche le rondini assetate che mandano a letto le farfalle. Per noi è un susseguirsi di note di giovani canzoni, e di tanti occhi di vari colori, sospinti dalla furia del tempo all’interno di un nido d’api aggrappato ad un albero datato in un cuore trafitto. Tra di essi il sogno di un antico dolore dagli occhi verdi che archiviarono troppo presto il loro futuro. Ed ora è tutto molto lontano e molto diverso e riempie il profondo silenzio delle nostre sere. E questa pioggia, dai miei occhi; non esce dall’angolo della nostalgia: è acqua fresca che non lava la ferita e che non alimenta più la nostra fontana che non disseta più né rondini, né farfalle colorate né miti, né sospiri. Ora andate e non voltatevi indietro a guardare l’uomo 48


che, pur avendo conosciuto la bellezza. volle correre veloce verso la fine delle proprie paure dopo essere stato ricattato dalla vita. Nando Pietro Tomassoni

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LA LUCE T’ho amato sempre. Rimane incrostato nel tufo, l’amore, nel rosso dipinto sui muri che piano si scioglie, e colora il tuo cuore. Ci passi di fianco, quando ti cali nell’anima oscura di questa regione di lingua sepolta, di acqua che sale dal ventre e ribolle. di platani curvi a lenire la morte, di niente. E il vento s’aggrappa alla nuca scavando fra i riccioli neri, dove eri ieri mentre dal fondo del tempo chiamavo il tuo nome, mentre contavo le ore e i buccheri in fila, nei volti di pietra cercavo la linea degli occhi, del naso. Un filo di luce Girava sull’orlo del vaso. Alessandra Scarano

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ANTICO MURO SCALCINATO Inchiodati alla propria prigione in cima alla torre che si staglia sul declivio, quasi a sostenere la rocca sovrastante. La polvere del tempo ed il male dell’anima col torpore s’incatena. Erra lo sguardo lungo l’antico muro di cinta. Ogni sasso di cava, trascinato, ammassato e tagliato, è impastato di vita e narra di storie. Pezzi d’intonaco segni di restauri, ragnatele di ritocchi! S’alternano rosse le brume, compare l’imperatore con l’araldo biancovestito, falangi, cavalieri e poveri cristi nel catino. Polvere del tempo nei secoli dei secoli e l’anima appesa come un cencio, a quell’antico muro ora malamente rifatto raschiato e muto. Luciano Moriconi

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L’ULTIMO RIFLESSO All’imbrunire t’osservo mentre sorniona rifletti l’ultimo respiro del sole. Le tue antiche pietre s’accendono sotto cielo terso risaltando magico profilo. Prime luci della sera di stanche vetrate si rincorrono come lucciole in giugno e tu dolce Assisi gemma d’occidente catturi vorace gli occhi ed il cuore. Italo Landrini

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IL NOME DI UN VENTO: MELTEMI Dune sorvoli, le curve dei monti importuni il mare, ne sollevi folate e cosĂŹ arcobaleno diventi. Nel volo sollevi e raccogli indiscreto mirto, ulivi, aneto, non si ragiona con te! Non sazio le mie carte sollevi, tende, disegni, colori, i granelli del tempo. Plani poi stanco e pentito, restituisci immagini alla rinfusa miste a canti di cicale e incompiuti versi saturi adesso di odori. Vento, di chi sei il vuoto? Possente sospiro, atteso conforto cosĂŹ ti ricordo, vento amico di Creta. Ricordo il tuo nome: Meltemi. Chi viaggia ha scelto il tuo mestiere e bisogna che impari presto a dire addio, apprenda a dimenticare, a perdonare. Vola lontano Meltemi porta via questi versi in altri orizzonti e culture smarrisci i ricordi, disperdi le parole come hai fatto con le vele di Ulisse, come fai con la cenere, i semi e le lacrime. Ti auguro un buon viaggio e che tu abbia in futuro piĂš fortuna di me. Silvia Perri 53



sezione Poesie IN LINGUA ITALIANA segnalate



GOCCE DAL CIELO Giungono dopo giorni di siccità e la terra le accoglie come baci sul collo dati da un tenero amante. Il vento è il suo respiro e trasporta foglie che volteggiano come tenere carezze, sulla terra nuda. Gocce corrono come linfa vitale tra le pieghe del suolo che come pelle arida e avvizzita, si nutre di queste gemme trasparenti alimentando la sua vita. Intorno la natura tace per non disturbare l’incanto. Dalle nubi, scende un manto di seta che avvolge ogni anfratto. È l’abbraccio della sera che con premura sigilla le gocce scese dal cielo affinché nessuna di queste perle preziose sia giunta invano alla sua meta. Lolita Rinforzi

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MANI DA VECCHIO Mani da vecchio, scarne, disegnate Di vene blu in rilievo, macchie scure, la pelle a grinze come un otre sgonfio rivelano i miei giorni consumati. Le riguardo alla luce della sera Di un cielo grigio d’addensate nubi E m’ingegno a fatica di pensare Com’erano una volta, ch’ero bimbo, minuscole, ma colme di speranza, desiderose di abbracciare il mondo, di stringere le redini del tempo, di sfiorare il bel volto di mia madre già segnato dagli anni. La memoria svanisce lentamente e sembra proprio che i giorni mi cancellino pian piano, ma ancor posso sentire la dolcezza che t’illumina gli occhi, quando immagino di poterti donare una carezza. Pietro Baccino

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L’OLIVO Il tronco contorto, i suoi rami che van verso l’alto, il color grigio argentato del pianto: è l’olivo… mi fa pensare alla vita, contorta, intrigante, bella, misteriosa, a volte perfino paurosa… mi fa pensare al dolore a quanto le pene feriscono il cuore e poi… il tronco spesso incavato mi porta, a volte, in un mondo incantato vi vedo dentro gli gnomi festosi, vi vedo giorni radiosi… attimi dolci, meravigliosi, ma ecco… ritorno a vedere il colore argentato del pianto. Antonella Tami

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DI QUESTO MONDO So poco del mondo delle sue contraddizioni. Nulla riguardo al tempo al giorno in cui tutto si polverizzerà. Non so delle persone che vedo che sento sfiorarmi o azzannarmi le carni. Del perché aprire una finestra o salire una scala. Di te che attendi e del gatto che si stira sul pavimento. Non conosco l’appartenenza del sangue che si versa o si coagula rapido. Delle ferite che ciò comporta. Delle vostre indigestioni e del vino che vi trabocca dallo sguardo. Dentro occhi finiti a buca dopo un colpo di carambola. Cosa posso sapere del fango e dei precipizi dilavati dai salti d’acqua e di tutti i colori che l’iride attribuisce alla salvezza, alla sapienza e alle morti annunciate? Come faccio a conoscere L’inquietudine della pietra in fondo al mare, o della sua ira se scagliata in aria? Mi ricordo neve e pioggia ma non so altro, 60


dove ho perso quel treno ma non dove fosse diretto. Mentre tu fingi di sapere cosa tieni in fondo ai cassetti e qual è il rimedio attorno all’infelicitĂ . Roberto Borghetti

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IL MOSTRO Aspetta. Chiusa tra latèbre oscure come fiera in agguato nella selva, foriera di tormenti e di paure, cova la belva. Non le pesa l’attesa del momento - i secoli non contano per lei! – né l’orrore al pensiero d’altre cento, mille Pompei. Non c’è una legge che le detti i tempi, non c’è l’istinto a darle una misura né un dio benigno ad impedire scempi. Lui non si cura. E scuote il mondo dove e quando vuole; dal nostro lembo al sito più remoto non c’è posto sicuro sotto il sole. È il terremoto! L’uomo, che pur si crede onnipotente; la scienza che governa il mondo nostro nulla può fare: il suo potere è niente appetto al mostro. Quando si sveglia e trema nel profondo Si scuotono le case e le contrade; tutto dintorno all’uomo tremebondo il mondo cade. 62


Nessuna cosa è piÚ quella che era e, placata, la belva tace e dorme. Tutto è rovina e, sotto a la macera, straziate forme. Bruno Fiorentini

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PIOVE Lassù è rimasto l’onore nella mota intrisa di sangue negli occhi spenti che mirano il cielo sotto la pioggia del Piave tra i sassi innevati del carso e il buio accecante dei bengala. Innocenti ombre vagano perse ignare di chi decise per l’oro di bruciare l’ultima giovinezza senza assaporare la gioia tanto aspettata di essere grandi. Vaporizzate dal tempo nude mani gridano ancora mentre il filo spinato si strappano di dosso rincorse dal fuoco amico e dal ruggito dei mortai nell’inutile lizza contro la morte. Piove. Piove sui gelidi deliri dell’ultimo fiato lontano da una pietosa mano dalla carezza di una mamma e dall’ultimo sorso del primo amore. Piove sul fante bambino. Graziano Buchetti 64


sezione giovani



SFOCIANO PENSIERI Sfociano pensieri dalla testa e si affogano in dilemmi incomprensibili al mio animo ricco di gocce di solitudine, che fanno traboccare la mia mente d’inquietudine; paranoie come favole, le più contorte e fantastiche, ma se si avverano, puoi anche dire addio a tutto e risparmiare le fatiche. Mostri di rabbia che mi avvolgono da dentro, mi bruciano all’interno ma io resto tempro e li trattengo, con scudi di pazienza rafforzati dalla maschera con cui non posso stare senza, quella impenetrabile, vuota di sentimenti, per evitare le disgrazie che il mondo ha in serbo in tutti i momenti. Passi affrettati in paesaggi di deserto, la sabbia vola via e con lei anche il tempo idee annebbiate in un cervello disattento creano falsi sogni di un futuro più che incerto. Giornate perse tra la lussuria di coperte, m’inoltro in mondi nuovi e faccio le mie scoperte, sogni strani e complicati da cui sono accolto a braccia aperte, sempre più complessi e lentamente osservo che sono i miei riflessi, vortici di conoscenza da cui apprendo la sapienza e continuo la mia vita accompagnato da speranza. Voglio uscire da questa adolescenza Intrecciata in filamenti di personalità Che si perdono fulminei in labirinti e vastità. 67


Annego nella voglia che si scioglie fra le mani Perché navigo in un mondo a cui non importa del mio domani Allora faccio viaggi con la mente e mi ritrovo in lande aperte, desolate, le mie mani accarezzate da esperienza mai vissute e soltanto osservate. Cado nell’oblio dei desideri perché voglio un cambiamento radicale, desidero un mondo un po’ più giusto e non uno animale in cui vivo, e mi rifugio dove nessuno mi può trovare. Luca Cassano

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MI PERDO Certe volte mi perdo, ma non per strada, in quei vicoli mai esplorati della mia città . No, magari. Mi perdo nei pensieri, nei cumuli di parole non dette, di decisioni mai prese, di sentimenti nascosti. Mi perdo e non riesco a trovare via d’uscita‌ Kevin Xu

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NON VIVE PIÙ CHI SMARRISCE LA SPERANZA Non vive più chi smarrisce la speranza, chi è perso nel labirinto dell’insicurezza, chi si fa guidare dalla paura. Non sogna più chi guarda sempre in basso, chi ascolta i pessimisti e si crede inferiore ai superbi. Non ama più chi ha smesso di piangere, chi non riconosce l’odore di un fiore, chi alla musica preferisce il silenzio. Non sente più chi non reagisce, chi si tappa le orecchie davanti alle ingiustizie e fa del male perché la strada è meno tortuosa. Non si riconosce più chi ha lasciato ciò che era, chi l’ha fatto per paura o per necessità, chi è stato fermo e poi ha imparato a camminare Chiara Menichetti

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NUVOLA Soffice, delicata, pura giace solitaria nell’immenso blu della notte, accanto alla padrona del cielo, che la ascolta lamentarsi e la vede, mentre lentamente, si trasforma in emozioni, piano piano, fino a scomparire nell’oscurità . Isabella Eftimie

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SOGNI SCRITTI IN UN CARTOCINO Il dovere e l’onestà me li ha insegnati il mio papà, la fantasia e l’allegria sono un dono di mamma mia. Invece i nonni con pazienza Mi hanno insegnato che la vita non è solo apparenza e per riuscire ad andare lontano non serve solo un aeroplano. Infatti l’intelligenza e l’educazione ti permettono di aprire ogni portone ed in ogni paese accolto sarai se con un sorriso ti presenterai. Questi i valori che mi hanno insegnato e che fin da piccolo ho coltivato per poter un “grande uomo” diventare uno di quelli di cui parlare. Forse il mio sogno strano vi sembrerà ma io spero proprio che si avvererà, infatti grandi cose vorrei fare e il mondo un po’ cambiare. Se il mio sogno riuscirò a realizzare forse a queste righe mi troverò a ripensare e ai sogni di quel bambino scritti a matita su un cartoncino. Giulio Dominici 72


SOGNARE NON COSTA NULLA Sognare non è un fare, ma un modo di volare con la mente verso la fantasia che ti porta via. Via verso mondi inesplorati, sconosciuti ma desiderati. Teniamoci stretti ai sogni, perché quando se ne vanno, tutto è un mondo senza gioia che non può creare un nuovo luogo per immaginare. Chiunque ha un sogno da realizzare, nessuno mai lo potrà annullare. Passato, presente, futuro, nulla può cambiare il modo di sognare. Martina Rosati

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ASSENZA DI SILENZIO Questo mondo fa troppo chiasso, e io non riesco a udire il mio pensiero. Maria Sole Viti

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SCUOLA “MAESTRA DI VITA” La scuola è maestra di vita, per me una grande risorsa, a volte costa fatica, ma per proteggerti è la tua morsa. I docenti sono tutti imponenti, sono per me molto importanti, anche se i compiti ne danno tanti, ma se lavoriamo sodo sono contenti. La scuola è per me una grande famiglia, che mi prepara ad affrontare il domani, mi aiuta, mi sostiene, mi consiglia e per incoraggiarmi mi stringe le mani. La professoressa di informatica mi sta davvero simpatica, la sua materia è veramente bella, anche se studiarla è un po’ tostarella. La nostra scuola è anche molto sicura, infatti al suo interno c’è la protezione più pura; gli insegnanti ci proteggono come figli e quando serve ci danno preziosi consigli. Noi studenti siamo una squadra fortissima e insieme elaboriamo progetti di qualità finissima, poi tutti insieme tagliamo ambitissimi traguardi e insieme ci sentiamo tutti veramente gagliardi! 75


I valori del nostro istituto sono Tolleranza, giustizia, solidarietĂ , rispetto, corriamo tutti se qualcuno ha bisogno di aiuto e tra noi siamo uniti da un incredibile affetto! Paolo Ciacci

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UMANITÀ Gli umani sono come opere d’arte, uniche, imperfette e di un’intimità disarmante. Tanti passano davanti ad esse, come ad una mostra, le guardano, le studiano, le ammirano e cercano di capire. Ma solo pochi possono Comprendere la loro vera essenza. Tava Sibora

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QUEL CHE NON AMMETTO Sai che c’è? È che ho una gran voglia di andarmene, abbandonare tutto e scappare via con te. E a volte me ne pento se ci penso. A quegli attimi trascinati via dal vento. A quelle urla senza un senso. Il ricordo di un momento, un unico bacio, cambiamento… Ti ci perdi mai in questo sentimento? Gioia Chiodi

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ADOLESCENZA L’adolescenza è come un fiore delicato, nascosto in un giardino segreto, al sole si apre in mille colori ma in fondo nasconde tanti dolori, di notte si schiude nell’oscurità e pensa al domani cosa farà. Lucia Fornaci

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NELLA NOTTE Ogni sera usciva il mostro chiudevo la porta per tenerlo nascosto ogni notte il silenzio buttava fuori ciò che aveva dentro piangevo, urlavo per lasciarlo fuori dalla testa ma non ci sono riuscita la sua presenza resta. Valentina Antonelli

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ALBERI SPOGLI L’autunno fa spogliare gli alberi, Li priva delle cose belle, Di tutto ciò che hanno di più caro, E nudi li fa restare, Soli, Come una nave senza il mare. Sofia Tortoioli

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ONDE‌ Sfuggenti e delicate farfalle si dissolvono nel riposo della mente, attendono silenziose il saluto del sole per guidarci nella notte del Mondo. Bagliori indefiniti che descrivono storie ed attimi passati, ormai sfocati ed ingialliti dalle lancette di un vecchio orologio. Sono emozioni, colori, profumi, che fanno visita per donare amore ad una mente ormai stanca e violata dal Mondo. Ho sentito chiamarli sogni‌ soltanto tenere carezze nel vento, poesie ancora da scrivere, lente onde su sinuose spiagge, candide pagine ancora da solcare. Marco Cristofari

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LA FELICITÀ Mi piacerebbe un giorno parlare al mondo intero, dire quello che penso e quello che spero, quello che vorrei per cambiare il presente e quello che serve per far felice la gente, ma di una felicità vera, insuperabile, una felicità che è inspiegabile, di cui non si può fare a meno una volta raggiunta, e che dà alla tua vita una motivazione aggiunta. Perché se non si è felici non si riesce a vivere, si guardano negli occhi gli altri senza mai sorridere. La vita è una e una soltanto, non si può passare metà di questa nel pianto, nel pianto per una cosa che non abbiamo, o per un amore che non troviamo. La felicità è tuffarsi nel mare e la libertà assaporare. La felicità è quando non ti vuoi arrendere perché la tua voglia di dimostrare quanto vali è più forte del tuo volere. La felicità è quando guardi una persona negli occhi e capisci che non siete degli sciocchi se credete nel cambiamento oppure nel miglioramento di un mondo che secondo voi non vi appartiene o semplicemente non lo sentite vostro. Cecilia Montini

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TUTTI NOI Tutti noi vorremmo fare ciò che ci piace, tutti noi sogniamo un futuro di gioia e di felicità. Tutti noi pensiamo di essere immortali, tutti noi sappiamo di tutto ciò, ma tutti noi sappiamo che tutto ciò non accadrà. Tutti noi ne siamo consapevoli. Tutti noi abbiamo paura del nostro futuro E di tutto quello che ci circonda, uno dopo l’altro tutto finirà perché tutti noi non reagiamo, e rimaniamo immobili a guardare la nostra vita che passa velocemente davanti a noi come un treno in corsa. Riccardo Moretti

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PRIMAVERA Perché quando mi guardi, con quegli occhi che sanno di mandorla e serenità, pieni di mille parole, mi sento la Primavera addosso. E mentre ti osservo, ti distingui dagli altri perché hai negli occhi i pomeriggi d’estate e i tramonti della Primavera. Agnese Carboni

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BASTA CREDERE IN NOI Arrivare in capo al mondo e non fermarsi mai, concedersi di essere libero, almeno per una volta, lontano da quella noiosa monotonia, da quelle persone che non danno valore alla tua presenza, da quelle mancate attenzioni. Non ti curar di chi un giorno ti è vicino, e un altro ti è distante, non ti scordare, che non hai bisogno di nessuno per brillare. Non aver paura di chi nel lungo cammino della vita, perderà la via accanto a te, per inseguire i propri interessi; ricorda: si può fare a meno di tutti, ma non di se stessi Sofia Scanu

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MARE Una perfetta linea lontana separa un immenso blu profondo dal sereno limpido e celeste. Inatteso da quel blu tenebroso esce piĂš energico degli altri un bianco e spumeggiante fantasma. Distrugge il mio castello di sabbia, timida una lacrima amara scende dai miei occhi di bambino. Vedo intorno a me tanta gente, tanti cuori. Ma nessuno ascolta il richiamo che quel pianto trasmette. Ogni giorno nel mare della vita ognuno difende il suo castello, tante lacrime vengono versate. Soltanto chi riuscirĂ a tenerlo lontano dai suoi bianchi fantasmi, contento lo donerĂ alla storia. Daniele Apolloni

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LA RABBIA La vita mi ha insegnato che la rabbia è come un fiato se la trattieni troppo a lungo muori soffocato Alice Pallotti

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LA DANZA La danza è poesia; la danza è arte; la danza è vita. La ballerina in punta di piedi correva sulla melodia che il musicista componeva per lei: piroette di emozioni si manifestavano ogni volta nella sua anima. Sofia Boncio

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ATTIMI SPRECATI La peggiore perdita di tempo è dedicarlo a chi non lo merita più. Maddalena Bizzarri

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A MIO NONNO Le tue mani rugose non accarezzeranno più il mio viso, la tua voce profonda non mi racconterà più le mille vicende della tua vita i tuoi occhi felici non mi faranno più capire quanto tu eri fiero di me, ma di te resterà tanto: la tua rettitudine, la tua caparbietà, la tua simpatia, la tua grande, grande onestà, la passione per il tuo lavoro, per quella terra a cui hai dedicato tutta la vita, ma resterà… soprattutto il bene che mi hai voluto. Giulia Cicioni

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CURAÇAO Un dolce frastuono riempiva l’oscurità, amaranto all’unisono, senza irregolarità. Le nubi si spingono lungo l’immensità, che degli astri è trono e, della luna, vanità. Soffia il pensiero di un vento leggero. Michela Facchini

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segnalazione di merito Poesie in dialetto



FONTENUOVO (casa di riposo) Gni tanto vò lagiù a Fontenuovo A passè n’oretta ‘nchi vecchietti. Quanno arivi te se strizza ‘l core, li vedi alineati ntle sedie…boni boni. Jocchi en tutti uguali: lucidi, cinini e ncla tristezza, aspetteno tranquilli ore e ore ch’arivi ‘l pulman pl’ultima gita. Quanno te vedono Henno diffidenti…’nte conoscono E ‘nell sonno Che je voi portè ‘mpo d’allegria. Quanno vè via ‘nsè più come prima ‘l core è zeppito de malinconia ma jocchi hen pieni de quil bajore c’hè lasciato ‘ntlo sguardo de quei poretti che muti te dicono…n’andà via! FONTENUOVO/Ogni tanto vado laggiù a Fontenuovo/a passare un oretta con gli anziani/quando arrivi ti si stringe il cuore/li vedi allineati sulle seggiole buoni buoni/gli occhi sono tutti uguali/lucidi, piccini e con la tristezza/ aspettano tranquilli ore e ore/che arrivi l’autobus per l’ultimo viaggio/quando ti vedono/sono diffidenti…non ti conoscono/e non lo sanno/che gli vuoi portare un poco d’allegria/quando vai via non sei più come prima/il cuore è pieno di malinconia/ma gli occhi sono pieni di quel bagliore/che hai lasciato nello sguardo di quei poveretti/che muti ti dicono…non andare via!. Catia Rogari - Perugia (Pg) 95


MUSICA PE’I BORGHI Si passav pe’ le vie de ‘n paesino specie si c’era ‘l sole bello te trovavi su ‘na scala ‘n imbianchino a cantà portanno ‘l ritmo col pennello. Si passava ‘na ragazza Se creava ‘na quistione, tutti quanti nto la piazza a fa’ ‘l verso del pavone. Poco fori ‘l paesello, ‘n mezzo ‘n campo a rduna’ ‘l grano Co ‘le gregne a fa’ ‘l cordello, suda e canta anche ‘l villano. Pu ‘l fabbro a batte’ ‘l ferro, ‘l carpentiere col martello, la sartina mentre cuce, ‘l calzolaio co’ la pece, l’oste che sta a mesce’ ‘l vino, era ‘n concerto ‘gni borghetto. De quillo ch’è successo Nun so davve spiegazione, de sicuro so che adesso ‘n se lavora con passione. E ‘sto monno disgraziato Co’ ‘sta crisi cusì nera, capiremo che è finito 96


quanno arcanta chi lavora! Luca Caciotto – San Venanzo (Tr)

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L GIORNO N SOLLUCCRO C’ènno di giorni che te magneristi n gatto col pelo, nchi ossi e co gni cosa oppure a mpiccatte tu giristi senza pensacce, tna pianta de mimosa; ma ogg’è n giorno che l mi core zzurla, è n giorno che a dì poc arvò n solluccro, ho voja de ruzza, de dì na burla perché me sento dolce come l succro; è l giorno che voleria come na furia e strilleria forte ta la piazza che la vita è tutta na goduria perché ma ditto sì la mì ragazza. Nello Cicuti – Perugia (Pg)

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LA NOSTARGIA A vorte li penzieri ner cervello Se vanno a rifuggià dentro ar passato: ritroveno li fatti… quer ch’è stato, te fanno aricordà com’era bello. Chissà perché, ce viene propotente la voja de scappà da quer che semo: ‘na barca senza vela e senza remo Che decide d’annà controcorente. Ce so momenti che la nostargia t’acchiappa li ricordi ne la mente, te fa sentì da solo… tra la gente, spegne er soriso… leva l’alegria. L’omo ce nasce, co ‘sta malatia che lo condanna a nun godesse gnente: sogna er futuro e scappà er presente, poi loo rimpiange… quanno è annato via. LA NOSTALGIA/A volte i pensieri nel nostro cervello/si rifugiano nel passato:/ritrovano alcuni episodi… ciò che è stato,/ti fanno ricordare come tutto era bello./ Chissà perché ci viene prepotente/il desiderio di fuggire da quello che siamo:/una barca senza vela e senza remi/ che decide di andare controcorrente./Ci sono momenti in cui la nostalgia/si appropria dei ricordi del passato,/ti fa sentire solo… anche in mezzo alla gente,/ti toglie il sorriso e l’allegria./L’uomo ci nasce con questa malattia/che lo 99


condanna a non godersi nulla:/sogna il futuro e fa fuggire il presente,/poi lo rimpiange‌ quando è andato via. Luciano Gentiletti - Rocca Priora (Rm)

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TRAMONTO Denso n rossore aceso giù pi toppi cala e abbraccia l lago a tigne l’aqqua. Lenta la notte scioje gni colore ntra che le stelle dònno l saluto al cèlo n pett’al vento. TRAMONTO/Denso un rosso acceso/scende giù dai colli/e abbraccia il lago per tingere l’acqua./Lentamente la notte scioglie/ogni colore/mentre le stelle salutano il cielo/in petto al vento. Gianpiero Mirabassi – Perugia (Pg)

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‘L VERDETTO POETICO E chissò io che posso da’ giudizie o ‘ddirittura anco le sentenze scrive è commo ‘l fumo, èn vizie che sièno serie oppur scemenze, ‘na volta ‘ncomenciàto ènno sfizie Dell’annemo sincero èn l’essenze Tu scrivele sempre tutte col còre E chi le legge, je darà ‘lsu valore IL VERDETTO POETICO/e chi sono io che posso dare giudizi/o addirittura anche le sentenze/scrivere è come il fumo sono vizi/che siano seri oppure sciocchezze/una volta iniziato sono sfizi/dell’animo sincero son l’essenza/ tu scrivile sempre tutte con il cuore/ e chi le leggerà, gli darà il suo valore. Italo Landrini – Assisi (Pg)

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COL VEJ BARBON Pensand a coj maleur ëd toa vita a n’esistensa pòvra e dëgrassià drinta a na sacòcia dla giaca cita it sercavi ‘l sostegn për la giornà. E dòp, setà dzora a tò frèid scalin, j’euj bassà, ti të slogavi toa man: con ël capel forà, ambossà davzin, it ciamavi mach un bocon ëd pan. A t’arlegrava ‘l cheur senti ‘l sonè dle cite monede drinta a tò capel: a-j mancava cò la forsa për parlé an mes a la gent ch’a fasìa rabel. Ëdcò ij bej seugn svicc a scapavo dal frèid ch’as fërmava për la stra: sota lë sguard ëd coj ch’a passavo l’arson dij sòld ant un capel ruvinà. Col invern a l’era stàit motobin dur con na mantlin-a che pian…a vòla: fàita ‘d pann e taconà, a l’è ‘d sìcur, pì lingera dël vòl ëd na…parpajòla. E na maja che tròp gròssa a l’era a coatava la pòca barba bin sulià: e ‘n sël manton, come na gruvera, a-j quatava ‘l nas na crovata forà! 103


Quand ël frèid dal cel a deul calè na brina ciàira a cala giù a baron: ëdnans, ant l’arcòrd, torna a passè la mantlin-a frusta dël vej barbon! QUEL VECCHIO BARBONE/Pensando a quelle sfortune della tua vita/ad un’esistenza povera e disgraziata/ dentro ad una tasca della giacca piccola/tu cercavi il sostegno per la tua giornata/E poi, seduto sopra al tuo freddo gradino,/gli occhi abbassati, tu allungavi la tua mano:/con il cappello bucato, capovolto vicino,/tu chiedevi soltanto un boccone di pane./Ti rallegrava il cuore sentire il suonare/delle piccole monete dentro al tuo cappello:/gli mancava anche la forza per parlare/in mezzo alla gente che faceva chiasso./Anche i bei sogni veloci fuggivano/dal freddo che si fermava per la strada:/sotto allo sguardo di quelli che passavano/il risuono dei soldi in un cappello rovinato./Quell’inverno era stato molto difficile/con una mantellina che piano…svolazzava:/fatta di panno e rattoppata, è di sicuro,/più leggera del volo di una …farfallina./E una maglia che troppo grande era/copriva la poca barba ben… lisciata:/e sul mento, come una groviera,/gli copriva il naso una cravatta bucata!/Quando il freddo dal cielo deve scendere/una brina chiara scende giù a mucchi(e folate):/ davanti, nel ricordo, ritorna a passare/la mantellina logora del vecchio barbone! Attilio Rossi – Carmagnola (To) 104


PREMIO GENS VIBIA XVI EDIZIONE - 2018 POETA UMBRO DELL’ANNO - PREMIO ALLA CARRIERA a VITTORIA BARTOLUCCI -------SEZIONE A -

FINALISTI

POESIA IN LINGUA ITALIANA Curto Francesco

1 CLASSIFICATO

Vettorello Rodolfo

FINALISTA

Francioso Patrizia

FINALISTA

Muscardin Rita

FINALISTA

Bacconi Maurizio

FINALISTA

Fiorentini Bruno

FINALISTA

Fracassini Arianna

FINALISTA

Andreani Piera

FINALISTA

Bellucci Giampaolo FINALISTA Rossi Attilio

FINALISTA

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MENZIONE SPECIALE Pedetti Leide Palazzetti Marina Bellini Francesca Bigaroni Arianna POESIE SEGNALATE Fringuelli Lucio Mencarelli Marinella Simona Tanci Bagnobianchi M.Clara Sellari Leonardo Galletti Nicoletta Tomassoni Nando Pietro Scarano Alessandra Moriconi Luciano Landrini. Italo Perri Silvia SEGNALAZIONE DI MER ITO POESIA IN DIALETTO Rogari Catia Caciotto Luca Cicuti Nello SEZIONE

-

POESIA Giovani

FINALISTI

1classificato Cassano Luca -Sfociano pensieri XU Kevin - Mi perdo 106


Menichetti Chiara - Non vive più Eftimie Isabella - Nuvola Dominici Giulio -Sogni scritti su un cartoncino Rosati Martina - Sognare non costa nulla Viti Maria Sole -Assenza di silenzio Ciacci Paolo -Scuola maestra di vita Tava Sibora -Umanità Chiodi Gioia -Quel che non ammetto SEGNALAZIONI Fornaci Lucia Antonelli Valentina Tortoioli Sofia Cristofari Marco Montini Cecilia Moretti Riccardo

-Adolescenza -Nella notte -Alberi spogli -Onde - Felicità -Tutti noi

INSERITI IN ANTOLOGIA Rinforzi Lolita Baccino Pietro Tami Antonella Borghetti Roberto Buchetti Graziano Gentiletti Adulti Luciano Mirabassi Gianpiero

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Sezione Giovani Carboni Agnese Scanu Sofia Apolloni Daniele Pallotti Alice Boncio Sofia Bizzarri Maddalena Cicioni Giulia Facchini Michela

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