Il vento del mistero

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IL “VENTO” DEL MISTERO



IL “VENTO” DEL MISTERO scritto da “Gli geniali per finta” Matteo Lubricchio, Greta Bartozzini, Khalid Es sekkouni, Davide Bertini, Giuseppe Centonze, Cleandra Ristani, Samira El hamdouni, Alessandro Faganelli, Marco Zucchetti, Asmaa El hamdouni, Manal Onaqi, Renaldo Pasho, Daniele Bachilli, Alessandro Mazzoli, Antonio De Feo, Federica Cassoni, Matteo Sabatucci, Stefano Bartoli Il racconto è nato all'interno del laboratorio di scrittura creativa condotto dalla scrittrice Delia Vaccarello con i ragazzi di Vanigiò, con la stimolante e paziente collaborazione degli operatori del centro giovanile Le foto sono di Anna Macchi I disegni di Greta Bartozzini 3


Il centro di aggregazione giovanile Vanigiò, nato nel settembre del 1999, è un servizio territoriale rivolto a pre-adolescenti e adolescenti convenzionato con il Comune di Spoleto e gestito dalla cooperativa sociale di Cerchio. Vanigiò ha come finalità la creazione di attività di gruppo e di socializzazione per favorire la crescita e prevenire comportamenti a rischio, coinvolgendo le famiglie e il territorio in un progetto di crescita collettiva attraverso la strutturazione di attività condivise; offre inoltre occasioni e strumenti per la realizzazione di progetti che partono da necessità personali o collettive dei ragazzi. È un servizio in grado di offrire agli adolescenti spazi di informazione e attività culturali, ludico-ricreative, libere ed autogestite dai ragazzi in collaborazione con gli operatori. Ci sono attività più facilmente accessibili e sempre presenti all'interno del centro quali semplice manipolazione, laboratori manuali, giochi di società, play station, utilizzo del pc, ascolto di musica ecc.. e quelle in cui si richiede una partecipazione impegnata e più costante: organizzazione di eventi esterni al centro, realizzazione di spettacoli, uscite di svago e/o culturali, partecipazione a tornei, ecc... laboratori di teatro, musica, produzione video.

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Vanigiò lavora in stretto rapporto con i servizi di primo e secondo livello presenti nell'ambito territoriale, in particolare modo collabora in stretto contatto con gli altri centri giovanili dei Comuni della zona sociale n°9, (Spoleto, Giano dell’Umbria,Castel Ritaldi, Campello sul Clitunno) con i servizi che si rivolgono a minori (BUS 285), associazioni territoriali, parrocchie, ecc. Un aspetto importante del centro giovanile è l'integrazione fra grandi e piccoli, fra ragazzi italiani e ragazzi che provengono da altri stati. La condivisione di certe esperienze porta a superare una buona quantità di problemi aprendo le porte al dialogo, argine per l’intolleranza e strumento per solidarietà e comprensione

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Sono le tre di notte, Luis il cuoco sta lavorando nella cucina dell'albergo Etoile. Dalla finestra si vede un'ombra che scivola lungo il vetro. Sembra la testa di un uomo con una piuma. Un indiano? Forse è semplicemente uno che porta un ciuffo o è una foglia aguzza mossa dal vento. Luis comincia a sudare, con le mani spiana la pizza sul marmo freddo, rumori sordi rimbombano nella cucina vuota. Si guarda intorno, gli occhi vanno sul ceppo,un fruscio lo fa irrigidire, conta i coltelli, manca la mannaia. La fessura di legno lo cattura. Gli occhi entrano lì, come risucchiati, ed escono in un altro mondo dove vivono i ricordi e le visioni. Luis torna indietro nel tempo, quando parlava un'altra lingua, con suoni familiari, diversa gente intorno, differenti sapori. La mannaia non poteva mai mancare nella cucina della casa dove era cresciuto. Rivede in un lampo tutto con gli occhi della mente: la cucina era ampia e luminosa, i fuochi si trovavano al centro, e su una parete era appeso un quadro che ritraeva un cuoco vicino alla torre effeil. Luis allora si chiamava Tony. Ed era rimasto per tutti Tony fino all'età di 17 anni, quando una sera era andato via da casa. Ricorda ancora la sensazione precisa che lo aveva spinto lontanissimo. Non ne poteva più, aveva fatto il pieno, si sentiva soffocare, a tutti i costi doveva andare via, non potevano 7


distruggerlo cosĂŹ, annientarlo come le bestie. Una cosa era certa, non voleva fare il camorrista. Per quattro volte aveva chiesto il pizzo, e per quattro volte aveva dovuto appiccare il fuoco a chi si rifiutava di pagare. Aveva incendiato le saracinesche di un ristorante, di due hotel, e di un bar. La sera in cui era scappato aveva preso il treno alla stazione di Napoli per andare in un posto che fosse il piĂš lontano possibile. Era sceso a Milano, con gli ultimi risparmi aveva comperato il biglietto per Parigi, una bottiglietta d'acqua e un trancio di pizza. Arrivato a Parigi di mattina, alla gare de Lyon, si era guardato intorno. Sentiva che le voci della gente erano incomprensibili. Gli altri parlavano una lingua straniera e sapevano tutti dove andare. Per loro Luis era nessuno. Finalmente. Non c'era uno che conoscesse la sua famiglia o che potesse sapere quello che era stato costretto a fare. Si sentiva libero e solo, diverso, e un po' confuso. Aveva deciso di vivere li. Si trovava bene ma ogni tanto una forza strana sembrava riportarlo indietro, avvertiva dentro l'animo un macigno, un peso che lo tratteneva sul fondale del suo passato. In quegli anni aveva cercato di fare di tutto per rifarsi una vita: prima il lavapiatti , poi aveva servito ai tavoli. Una sera per caso aveva scoperto che era davvero bravo a cucinare. Aveva provato due piatti francesi, 8


Il poliziotto Francois entra nella cucina del cuoco Luis

la ratatouille e il gateau di patate su consiglio di un amico, il risultato era stato eccellente, e allora aveva pensato di diventare un asso dei fornelli. Non poteva chiamarsi Tony, niente del passato doveva affiorare nella sua nuova vita. Il suo nome nuovo era Luis. Si era fatto crescere i baffi, aveva i capelli lunghi. Nessuno lo avrebbe riconosciuto. Subito la sua fama si era sparsa tra i ristoranti francesi e presto aveva trovato un buon impiego nella cucina di un hotel a cinque stelle. I documenti li aveva nuovi, comperati a poco prezzo da un cliente falsario. Nessuno sapeva di lui. Proprio nessuno? Il timore di essere 9


riconosciuto era un ragno velenoso che tesseva lentamente la sua tela e in certi momenti sembrava braccarlo senza dargli scampo. A Luis non sembrava mai di avere fatto abbastanza per cancellare del tutto il passato. A volte, specialmente di notte, un rumore lo faceva trasalire. Aveva paura. Era ricercato dai suoi familiari, che volevano riportarlo a Napoli, ma anche dalla polizia, per i reati che aveva commesso. Non doveva tradirsi, aveva cambiato l'accento e parlava francese. Ma di notte la nostalgia prendeva il sopravvento, la sua terra gli mancava, e per consolarsi, credendo di essere non visto né sentito, si preparava una pizza. Nessuno doveva vederlo, altrimenti avrebbero capito, chi ha visto mai un cuoco francese prepararsi di nascosto una pizza? Al massimo uno francese per davvero avrebbe cucinato una crêpe. Quella sera fuori diluviava, il rumore di un tuono lo fece sobbalzare. Reso inquieto dalla misteriosa scomparsa della mannaia, Luis si girò in modo brusco, gli cadde il mattarello, colpì i piatti che si trovavano in bilico vicino al lavandino. Bastò un piccolo colpo e caddero tutti per terra. Si ruppero, il fracasso fu enorme. In quel momento un poliziotto stava ispezionando le strade di Parigi. Era alto, massiccio, aveva un fisico palestrato, era uno strano, di quelli che non capisci 10


mai a cosa stanno pensando. Uno che forse è attento, ma sembra anche che abbia un secondo pensiero, un mondo tutto suo privato, di fantasie, di speranze, di strani turbamenti. Sulla tempia destra ha una cicatrice profonda, frutto di una scazzottata con un delinquente. Sentendo il fracasso provenire dalla cucina dell'hotel, Francois, il poliziotto enigmatico, decide di andare a vedere. La porta è socchiusa. Con mano decisa la spalanca e il cigolio netto amplifica la tensione di Luis. Che è successo qua? – chiede il poliziotto Sto facendo l'escargot Ci sono dei piatti per terra…. Ho dato una panzata contro i piatti e sono caduti tutti Qui c'è qualcosa di strano – dice Francois spinto da un sospetto che non riesce ancora a decifrare. Vuole saperne di più di quello che succede nell'albergo Etoile, intorno a cui si trova a passare spesso da un po' di giorni Giuro che non sono stato io – dice in un lampo Luis tutto rosso, nascondendo con un gesto rapidissimo la pizza Tutto questo mi sembra un po' sospetto, anzi molto sospetto, ah!, da questo ceppo manca la mannaia – nota Francois con un tono di voce improvvisamente alto 11


AAAAAAAAAAAAAAAhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh hhhhhhhh Un urlo squarcia l'aria Per Tony sono attimi di terrore. Rivede tutte le brutte esperienze che ha vissuto, risente le urla, quelle stesse che sentiva anni prima subito dopo aver gettato la benzina e dato fuoco. Erano le urla di persone innocenti, che non avevano fatto nulla, eppure lui le aveva danneggiate e spaventate. Anche lui aveva urlato una volta. Quando aveva provato a ribellarsi al padre che era un camorrista incallito. Un urlo che risuona ancora dentro di lui. Ma non era servito a niente. Il padre lo aveva minacciato: “Se non fai come dico ti taglio una mano”, aveva detto impugnando la mannaia. E adesso dov'è la mannaia? E da dove viene quell'urlo? Il poliziotto gli intima: “seguimi”. E lui tremante gli va dietro Di corsa si dirigono verso la hall, stanno per entrare quando un secondo grido li raggiunge AAAAAAAAAAAAAhhhhhhhhh Proviene dal primo piano; senza neanche dare una occhiata intorno, fanno le scale di corsa, in fondo al corridoio c'è una signora terrorizzata rannicchiata in un angolo, emette gemiti di paura e non riesce a muoversi. Lo sguardo è fisso e impietrito, - Che è successo? – grida Francois 12


Mentre Luis si lamenta sottovoce indicando un punto preciso: - Il ragno oddio!!! Per terra c'è un piccolo ragno indifeso, l'indice tremolante della signora lo punta: la donna ha una paura terribile degli insetti pelosi che con le minuscole zampette sembrano irretirla in una morsa che non dà scampo. Francois si rilassa un secondo. Non c'è niente di serio di cui preoccuparsi Ma proprio in quel momento un terzo urlo rompe il silenzio, è diverso dai due precedenti, ha una nota rauca, di disperazione mista a orrore Aaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhh - Andiamo giù presto !!!! – dice il poliziotto spinto da un presentimento. La voce proviene dalla hall, il cuore del cuoco batte a mille. Prima quando ha visto il ragno si è turbato ma non terrorizzato. Ora anche lui sente un brivido corrergli lungo la schiena. Giunti nell'ampia sala, il poliziotto impugna la pistola e si guarda intorno. Al centro del salone proprio vicino alla fontana c'è una ragazza con le mani accostate al viso come a trattenere mille urla che vorrebbero uscire fuori, ha il volto pallido, lo sguardo allucinato, il corpo tremante. - Hai visto anche tu un altro ragno? – dice Francois 13


cercando di fare dello spirito Ma in quel momento la ragazza sviene ai piedi della fontana. Il poliziotto e Louis si avvicinano all'acqua: Una mano è appoggiata sul bordo. Francois si china per vedere il corpo. C'è solo l'acqua che non è più chiara ma rosata. La mano è mozzata. QUI PARLA FRANCOIS – dice con tono secco al telefono-, C'è UNA MANO SENZA IL CORPO, FATE VENIRE LA SCIENTIFICA.

“Qui parla Francois, fate venire la scientifica” 14


In quel momento Francois si gira verso la portineria. Sentito l'urlo molti ospiti impauriti e curiosi stanno accorrendo. Fanno mille domande, si accalcano gli uni sugli altri. Tra tanti volti di gente sconosciuta, Francois vede Lei. Gli batte il cuore. Non crede ai suoi occhi. Gli tremano le gambe ma non deve darlo a vedere. Fa qualche passo verso di lei e schiarendosi la voce dice: - “Signorina, stia tranquilla, ci sono io, ma ho bisogno del suo aiuto” - Non vedo che aiuto posso dare – risponde la ragazza - Lei conosce bene i segreti dell'albergo – dice serio Francois. Poi si gira, e all'improvviso “Ecciùùù!”, uno starnuto. Uno solo, per fortuna. Si era incontrati non più tardi di un mese prima. Marie, così si chiama la giovane, aveva deciso di invitare al ristorante le sue amiche anche perché desiderava far conoscere loro uno dei piatti speciali di Luis, il gateau. Lo aveva già assaggiato e, come i suoi genitori, lo considerava una specialità. Quella sera ci sarebbe stato sicuramente un bel tavolo libero per loro, era lunedì, una giornata di poca affluenza. Le era bastato chiedere al telefono al padre il permesso di invitare le amiche, per ricevere un sì entusiasta. Nel giro di poco tempo, Luis era entrato nelle grazie del padre, il proprietario dell'albergo 15


Etoile, e ogni cosa che riguardava il giovane cuoco, bravo, timido, ma anche un po' strano, lo rendeva di buon umore. Mentre sta per raggiungere il ristorante alla guida del suo motorino, lungo la strada, ad un incrocio un uomo in divisa le fa cenno di accostare. In quel momento si maledice per non aver messo il casco, ma non può farlo, le rovinerebbe i capelli! Lui è alto, muscoloso, ha una cicatrice sulla tempia destra. In fondo, non è niente male. Ma perché non la guarda negli occhi? Francois si fa scudo della uniforme e della paletta, del suo tono di voce ruvido, delle poche parole che riesce a pronunciare. “Che capelli, che sorriso – dice tra sé e sé - ha certi occhi verdi … e poi che corpo”. E' rimasto colpito da Marie. Cerca di nascondere l'emozione, ma non riesce a fare a meno di starnutire. Gli succede sempre così quando una donna lo cattura, comincia a starnutire come un pazzo, come se avesse l'asma. Il fatto è che non ha l'asma, ma è semplicemente al settimo cielo, nervoso, eccitato. Così riesce solo a chiederle: Les documents – e ….Ecciù -, un solo starnuto, poi basta, in fondo è andata bene 16


“Les documents�: il poliziotto chiede i documenti a Marie

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Marie ha parcheggiato il motorino e accortasi dell'effetto che fa al poliziotto, decide le sue mosse per distrarlo e fargli dimenticare che lei non porta il casco. Gli porge i documenti con fare noncurante, ma intanto lo scruta evitando che lui se ne accorga. -Dove sta andando signorina? – le chiede Francois -Sto andando al ristorante con le mie amiche - In quale ristorante? - l'Etoile - Ma così piccole andate in questi ristoranti di lusso? - è della mia famiglia, e ho invitato le mie amiche - ah! – Francois è sempre più imbarazzato, - vuol venire una sera a cena? – dice Marie Signorina, mi vuole corrompere? – Francois, stringe gli occhi, prova ad avere uno sguardo minaccioso, ma si addolcise subito, perché proprio a fare il burbero con Marie non ce la fa Vada vada – conclude Francois voltando bruscamente le spalle per non far vedere quanto è diventato rosso A Marie non pare neanche vero di essersela cavata così. In un lampo, accende il motorino, il suo minichic, accelera e scompare. Ma Francois non è più lo stesso di prima. Da quel giorno nelle situazioni più diverse all'improvviso gli viene in mente lei. E ogni volta si emoziona e starnutisce. Una volta sola però. Fa i giri con la macchina e dice “magari la vedessi”, poi gli sembra di 18


vederla, eccola …i capelli neri, il motorino, ma sì, oddio, ma no!, non è lei. Lavora, esce in pattuglia, ma il suo secondo pensiero è sempre Marie.

Marie si allontana sul “minichic” 19


Adesso, che sono quasi le quattro del mattino, dinanzi alla fontana dove c'è la mano mozzata, Marie gli sta di fronte. Lui passeggiava vicino all'Etoile sempre mosso dalla segreta speranza, che poi era una fantasia più che una speranza, di incontrarla. Ma non avrebbe mai immaginato che le cose potessero andare così. Ed eccola accanto a lui, vestita con una maglietta leggera e una tuta, perché come gli altri si è alzata in fretta dopo le urla. E così gli sembra ancora più bella. La ragazza che ha scoperto la mano è stata soccorsa da alcuni ospiti, da una donna gentile che le ha dato un bicchiere d'acqua invitandola a sedersi su un divano. Luis è rimasto impietrito dinanzi alla fontana. Non riesce a distogliere lo sguardo dalla mano mozzata. E' il serpente a farlo tremare. Quel piccolo serpente verde intrecciato nella spada macchiata di sangue. Un serpente sinuoso, lo ha visto migliaia di volte, tutte le volte che ha fissato le mani dei suoi familiari. “Tony iammo, vieni bello”: la mano del padre prende quella sua di bambino. La scena si ripete all'infinito. Nella mano il serpente, la spada, le gocce di sangue. Quante volte era successo…. E continuava a succedere negli scenari segreti della sua paura. Il passato ritorna, tutto precipita dinanzi a quella fontana. 20


Tony/Luis e il cugino non avevano il tatuaggio, e neanche le sue sorelle, e neanche la madre, o la zia. Doveva essere fatto all'età di 18 anni ai giovani maschi. Voleva dire: ormai sei un maschio adulto della famiglia, e non ci sta più niente da fare. Carmine, il cugino, non voleva il tatuaggio, ma lui era diverso da Tony, non si sapeva ribellare, alla fine cedeva sempre. Erano cresciuti insieme, erano come amici inseparabili, di quegli amici che non vorresti perdere mai, da cui neanche la morte potrà portarti via. Carmine era fragile, Tony/Luis ricorda che era diventato bianco come uno straccio lavato quando il padre gli aveva detto: “Uagliò, pochi scherzi. Ti ribelli? Non vuoi il tatuaggio? E io ti taglio la mano destra con la mannaia. I maschi della nostra famiglia hanno la mano destra tatuata. Niente tatuaggio, niente mano. Semplice”. Chi aveva tagliato questa mano? E di chi era? Un'idea terrificante catturò Luis. Come si fa a riconoscere una persona solo da una mano… ma … di certo è una mano che conosce. Quella mano avrebbe potuto essere la sua!!!. Sconvolto tiene gli occhi per terra, e resta fermo come una statua di marmo. “Ehi cuoco, vieni qua!”, la voce di Francois che gli chiede di raggiungerlo risuona all'improvviso come una minaccia, lui sgrana gli occhi, ha una faccia 21


inebetita. L'altro lo fissa per un attimo lunghissimo. PerchĂŠ mi guarda cosĂŹ? Che vuole? Mi avrĂ riconosciuto? Si chiede Louis e rimane fermo, incapace di fare un passo. Arriva la scientifica. Francois dĂ a tutti ordini precisi. Intanto continua a girare intorno alla fontana. A volte gli viene da starnutire ma tutto sommato riesce a trattenersi.

Il ritrovamento della mano mozzata nella hall dell'albergo dinanzi agli ospiti

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Sente che lì, sotto quell'acqua rosata, può esserci una delle chiavi del mistero, forse la mannaia, chissà. Non sa come attaccare discorso con Marie che però è tranquilla e resta al suo fianco. Forse si fida di lui? Forse si prende gioco di lui? Forse riderà di lui più tardi parlando con le amiche? Francois è in preda a mille ansie, ma non deve darlo a vedere. Vuole farsi aiutare dal cuoco, ma non capisce perché quel giovane, che in fondo gli aveva fatto simpatia, si comporta in modo così strano. Come uno che non c'entra niente, ma che forse c'entra anche troppo! Francois comincia a fare le indagini, chiede agli ospiti dell'hotel se hanno visto qualcosa. Marie sta al suo fianco e osserva Ogni tanto a Francois scappa una specie di starnuto, un abbozzo, tipo eeeeeeeecccc, ma poi si ferma, è contento di sé. Forse riesce a contenersi, Marie gli piace, non c'è niente da dire. Ma ha anche paura di lei. Marie non è come i suoi amici, con lei non capisce tutto subito alla prima battuta, con lei non passa insieme le ore a ridere e a scherzare, stando tranquillo e sereno. Con Marie accanto c'è qualcosa che lo rende su di giri e insieme gli fa tremare le gambe. “Alcol – pensa – è come l'Alcol”. Non ha molte parole Francois per descrivere questo tipo di emozione per lui insolita, sente un'ebbrezza tutta particolare, l'unico paragone che ha è quello con l'ubriacatura. “Alcol – si va ripetendo – sembra che ci 23


ho dato sotto e invece questa sera non ho bevuto neanche un goccio… mah! Mistero…..”. “ Le donne sono complicate, si dice”, ma sembra più una battuta sentita dire ai vecchi, che non una cosa frutto della sua esperienza, lui ha 25 anni, è un uomo, certamente, ha grosse responsabilità, certamente, ma … l'amore per lui resta un grosso mistero. Ecco che Marie gli sta sussurrando qualcosa sottovoce: guardi…. ehhhhhh? Non sento ma se parlo più forte quello capisce tutto parli, parli, senza perdere tempo, mi dia una mano, no? È sicuro che vuole una mano, eccola…. – e indica la fontana Signorina, insomma! fa la spiritosa? mi aiuti! Altrimenti a chi posso rivolgermi? A proposito ma i suoi genitori non ci sono? Sono in crociera. Festeggiano 25 anni di matrimonio. Quanto tempo…. (A Francois viene in mente un pensiero che lo lascia perplesso: ma se io mi sposo con lei, starnutirò per 25 anni di fila?) un'ora fa – riprende a dire Marie - mi è sembrato di vedere qualcosa di strano dalla finestra della mia stanza, quello lì, lo vede…. Beh? – risponde Francois che ancora non ha 24


capito molto Quello lì un'ora fa armeggiava in camera sua con un coltello da cucina Intende dire una mannaia? Ma che ne so io se è una mannaia o un coltello da prosciutto. Era un coltello, non le basta? Interroghiamolo subito, cioè lo interrogo io, lei no, parlo io, ci mancherebbe, ma lei signorina mi resti a fianco ettttttcccccccc! Vabbè andiamo - dice alla fine Francois, infastidito dallo starnuto che aveva sempre sulla punta del naso.

Il poliziotto Francois starnutisce per l'eccitazione alla vista di Marie

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Tony intanto è rimasto al centro della hall, senza sapere cosa fare. Il suo sguardo scivola sulle superfici levigate, sulle linee perfette dei mobili di design. Tutto è liscio e riflettente, per terra il marmo è tirato a lucido, e forma una gigantesca scacchiera di neri e di bianchi. Il pavimento riflette pochi mobili di antiquariato, per fare l'effetto contrasto tra antico e moderno, e la fontana al centro ricorda in maniera stilizzata quella dei 4 fiumi di piazza Navona. Un faro colorato accende l'acqua a intermittenza: verde, blu, giallo, rosso. Tony fissava la scacchiera e teme che da un momento all'altro qualcuno gli dica: scacco matto! Da lì dove si trova è riuscito a sentire la conversazione e in un lampo i suoi occhi si sono puntati su quell'ospite. Lo conosce? Lo ha già visto magari tanto tempo fa? E' uno che può sapere qualcosa di lui? Mille interrogativi si presentano dinanzi alla sua mente. Mentre Francois lo interroga - e quello sembra non agitarsi per niente e accanto a lui un altro ospite ripete “Ora arriva il temporale” lui lo fissa a lungo. Ha la sua età. 25 anni, al massimo 26. Come età può essere uno dei suoi amici, erano un bel gruppo quando lui era giù a Napoli.

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Gli amici per Luis, quando si chiamava Tony, erano una cosa bellissima. Stavano insieme ore e ore, uscivano con il motorino, andavano alla sala giochi, al centro giovanile, organizzavano le cene, non litigavano quasi mai, e se avevano qualcosa da ridire, se c'era tra loro un piccolo problema, se ne parlava e tutto si risolveva facilmente. A tutti piacevano le stesse cose e quello che in assoluto non potevano sopportare era quando venivano presi in giro. Se a Giuseppe per esempio, che era stato sempre grassottello ma da adolescente era diventato uno con un bel fisico, qualcuno diceva “Ciccione” lui poteva diventare una belva. Ma se “Ciccione” glielo diceva un amico la cosa finiva lì, era solo una battuta e basta. Una volta Salvo aveva detto: “Ormai siamo amici per la vita, abbiamo 17 anni, la nostra personalità è gia formata, niente ci potrà separare, altrimenti che amici siamo??”. Gli altri erano rimasti zitti, era un modo per dirsi che erano d'accordo. Riuniti davanti al bar, in sella alle loro moto, qualche volta pensavano al domani, fantasticavano, guardavano al futuro. Una volta avevano sognato di partire, di andare via da Napoli, di smetterla di fare i camorristi. Ma come avrebbero vissuto? La famiglia passava loro un bel pò di soldi ogni volta che riscuotevano il pizzo, e quando incendiavano le 27


saracinesche i vecchi davano a chi appiccava il fuoco una cifra niente male. “Io me ne frego dei soldi”, aveva detto una sera Tony. “Sì vabbè….”, aveva risposto Carmine, il cugino, “tu sei sempre stato un sognatore”. Gli altri intanto scherzavano. Uno di loro, Matteo, soprannominato l'assessore, un tipo sempre vestito elegante con gli occhi castani e i capelli tenuti su col gel, aveva già fatto un bel programma: “La prima tappa per me sarà Milano, la capitale della moda, vi faccio vedere io che vestiti mi compro, resterete tutti a bocca aperta…”. “Bravo, bravissimo, tu sei nato galantuomo”, dicevano gli amici per appoggiarlo. Anche tra le ragazze era noto per il suo buon gusto. Ma ancora con le ragazze Tony e i suoi amici non avevano legato, era come se quelle della loro età fossero abitanti di un'isola del tutto sconosciuta, un'isola che un giorno qualcuno degli amici avrebbe visitato. Ma adesso nessuno sapeva come arrivarci sull'”isola delle femmine” e poi, diciamocelo, ma perché bisognava dare tutta questa importanza alle ragazze se tra amici si stava così bene? Per non parlare di quella cosa gravissima che poteva succedere. Cioè, ti metti con una e poi quella dice: scegli o me o gli amici! Noooooooooo, non se ne parlava proprio, e che c'è da scegliere??? Prima gli amici, porca miseria! Quando facevano le cene, 28


invitavano anche le ragazze, perché stare sempre tra maschi in fondo non va bene. Ma le femmine o le guardavano da lontano, come succede con le dive del cinema o con quelle che misurano 60-90-60, o le prendevano in giro. Punto. Fine della storia. Cleandra, una compagna di scuola, capelli lunghi neri, slanciata, una con un mondo suo un po' segreto (che loro prendevano puntualmente in giro perché non era di madre lingua napoletana), un giorno li aveva lasciati a bocca aperta. “Scherzate sempre tra voi, e non pensate, non riflettete, e ancora non avete capito come va la vita. Se un giorno uno di voi smetterà di fare lo scemo e farà un gesto di coraggio, forse sarà arrivato il momento di farvi qualche domanda”. Era stato lui, Tony,andando via a fare il gesto di coraggio? E gli altri il giorno dopo la sua partenza come avevano reagito? Si erano arrabbiati con lui? Tony non aveva detto nulla, non poteva lasciare dietro di sé nessuna traccia. Lui per tutti, per quelli della sua famiglia e del suo quartiere, doveva essere come un morto. Ma adesso di morto ce n'è uno per davvero.

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Di chi è quella mano? E perché quel tizio che il poliziotto sta interrogando ogni tanto lo guarda puntandogli addosso uno sguardo affilato come una mannaia? Gli sembra di averlo già visto, ha qualcosa di familiare, è robusto come un toro, e anche muscoloso. Ma ha l'aspetto di uno straniero, un tedesco forse, occhi blu, rosso di capelli. Una montagna. Quello lì con un pugno ti manda all'altro mondo. Qui ci vuole Giuseppe, soltanto lui gli potrebbe menare come si deve. Ma come fare a chiamarlo? L'ultima volta si erano visti di nascosto come sempre perché nessuno doveva scoprirli. E Giuseppe gli aveva riferito le ultime notizie su Matteo: “Quello fa il camorrista, che ti credi? È rimasto a Milano, si veste come un gran signore, e chiede il pizzo per la famiglia pure lì. E che pizzo!!! Milano mica è Napoli… Ci sono certi ristoranti dove paghi 200 euro per una pizza….”. “No!!!! Per una pizza??? Maròòòòòòò!!! – gli aveva detto Tony , ritrovando in un lampo tutto il suo accento napoletano - e noi che ce la facciamo gratis di nascosto nella cucina dell'Etoile”. E se Matteo li avesse traditi? “No, lui ci protegge, stai certo, vive da pascià, che gliene frega di noi? E poi siamo amici no? Amici per sempre”, diceva Giuseppe ogni volta che Tony si mostrava preoccupato. Si vedevano ogni tanto. Il nome in codice era pre-vendita. Era il testo di un sms. “Prevendita ok” 30


scriveva Tony-Luis, “Prevendita ok”, rispondeva Giuseppe. E si incontravano di notte nella cucina di Tony-Luis. Giuseppe, finiti gli allenamenti di karatè – con i suoi muscoli era stato uno scherzo diventare maestro in un baleno - faceva finta di fare il fornaio e portava il pane. E Carmine, che ogni tanto inviava anche lui “prevendita ok”, arrivava come fosse il pasticcere che porta i croissant per la colazione del mattino. Ma Carmine era sempre pieno di mille paure. “E se mi fermano, che dico?”. “Ma chi ti ferma??? Dici che vieni da me, stai tranquillo”, lo rassicurava Luis. Non serviva, Carmine si univa ai due poche volte perché se la faceva sotto. Era sempre stato così. Anche quando appiccava fuoco alle saracinesche era terrorizzato. L'incendio era un avvertimento, voleva dire: “Cominciamo dalla saracinesca, se perdete ancora tempo a pagare, vi distruggiamo tutto”. Ma chi si distruggeva era lui. Una volta si era dato fuoco alla mano destra, e aveva una cicatrice visibilissima sul palmo della mano. Per questo Carmine portava sempre i guanti, certo per coprire il serpente e la rosa, ma soprattutto per nascondere quella orribile cicatrice. Carmine, Giuseppe e Matteo erano stati costretti a fare la cerimonia del tatuaggio riservato ai maschi adulti. Ma dopo, come se quello fosse stato il top della costrizione, il punto che segnava il limite massimo della sopportazione, erano partiti. 31


“Basta!!!!!!!!!”, facciamo come Tony, andiamocene, che ci restiamo a fare qua, ci hanno marchiato come le bestie”, aveva urlato Giuseppe la prima volta che si erano trovati da soli dopo la cerimonia che si era tenuta nella cantina di casa di Ciccio, con i padri di tutti loro che si davano grandi pacche sulle spalle. “Cosa aspettiamo? Che ci portano al macello? Che ci danno una pistolettata nel cervello così non sentiamo più niente? Tony l'aveva vista questa scena. Il padre che ha l'albergo lo aveva portato al mattatoio 3 volte, forse per questo ha avuto il coraggio di partire. Tony ha capito tutto. E noi ora ce la facciamo sotto???”. Dopo una settimana, di notte, proprio come Tony, erano partiti in 4, Ciccio, Giuseppe, Carmine, e Matteo. Ma di Ciccio, che era grosso e forte quasi come Giuseppe, non se ne era saputo più niente. Giuseppe e Carmine che invece erano andati in Francia giunti dinanzi alla torre Eiffel si erano detti: “Tony deve essere qui. Ti ricordi di quel quadro nella sua cucina?”. Erano sicuri, e poi Tony era quello che il sabato sera quando facevano le cene cucinava certi spaghetti con le vongole da leccarsi i baffi. Cerca e cerca, alla fine Giuseppe lo aveva trovato. E che gioia quella sera. Tony lo aveva visto sul marciapiedi di fronte a quello dell'Etoile. Giuseppe era cambiato. Non aveva più i capelli ricci 32


lunghi, ma li portava rasati. Al posto delle spesse lenti, aveva le lenti a contatto. Era vestito da maestro di arti marziali. Ma per lui era sempre Giuseppe. Avevano camminato a pochi metri l'uno dall'altro e giunti dentro il primo vicolo buio, Giuseppe aveva abbracciato Tony lasciandolo senza fiato. E, mentre stavano stretti cosĂŹ, il viso di Tony si era rigato di pianto.

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Luis il cuoco e Giuseppe grandi amici si abbracciano per la prima volta a Parigi

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“Reperto

numero 1, procediamo”: sta dicendo a voce alta un poliziotto. Quelli della scientifica stanno tirando la mano fuori dall'acqua per riporla in un sacchetto sterilizzato e mettere un cartellino. Ecco la voltano…. “NOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!”. Tony non crede ai suoi occhi. La mano ha sul palmo quella orribile cicatrice di Carmine che lui conosce benissimo. A quella vista si sente male, lo stomaco gli va in subbuglio, è uno scombinamento totale, poi tutto quello sconvolgimento dallo stomaco passa giù nell'intestino, sta per scoppiare, come quando è andato in discoteca e tutto sudato è uscito fuori con addosso solo la maglietta. “Ma che è il buco dell'ozono!!!???” aveva scherzato allora insieme a Giuseppe. Ora c'è poco da scherzare. Eppure pensando a quella scena della discoteca - Loro due in maglietta a scoreggiare e i rumori simili a quelli che si sentono quando sta per scoppiare il temporale - forse perché è terrorizzato, forse perché è un po' matto, anche in quel momento gli viene da ridere. Allora stringe il sedere, tende tutti i muscoli delle gambe, cammina come un burattino e si trascina verso la toilette, mentre ogni tanto qualcuno degli ospiti riuniti nella hall lo guarda dicendo tra sé: “Quello è fuori di testa”. Camminando teso come una corda di violino passa accanto a Francois che sta interrogando il presunto tedesco. Sempre rigido e paonazzo sfiora 35


Marie e al solo pensiero che possa scappargli la scorreggia diventa viola, tocca il tedesco che lo guarda minaccioso (che strano – ripensa - questo mi sembra di conoscerlo) ma comunque se ne frega, e aperta la porta del bagno si getta come un razzo dentro. Il boato è fragoroso, sembra l'urlo dei tifosi dopo il goal di vittoria dei mondiali, invece è solo una scorreggia, ma che scorreggia!!!

“Il vento misterioso”: Luis il cuoco stringe le chiappe, cammina come un burattino, si tiene la pancia per non scorreggiare.

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“Bisogna avvertire Giuseppe”, si dice TonyLuis, dopo essersi liberato. “Come fare? Ah! Ho trovato, ma capirà?”, si chiede. Prende il cellulare e scrive: “Sbrigati, ho l'ultima prevendita”. Dopo 15 minuti, Tony facendo finta di nulla chiede il permesso agli investigatori di andare in cucina – “Devo lessare le patate, preparare il gateau…., posso?” “Sì ma non lasci l'albergo per nessun motivo”, gli rispondono. Nello stesso momento un giovane alto e robusto con 5 chili di baguette sotto il braccio si presenta ai cancelli dell'Etoile. “Sono il fornaio”. “Entri”, dice l'agente di sorveglianza che avrebbe addentato volentieri un bel pezzo di quel pane. In un lampo Giuseppe raggiunge la cucina dove trova Tony che piange e ride nello stesso tempo. E' terrorizzato e spavaldo, è pazzo? Ubriaco? Chi lo sa…. “La mano è di Carmine, adesso che succederà???”. Gli chiede. “Non ci ho capito niente. Mi dici cosa è successo?”. Luis racconta dal principio tutto nei minimi particolari… “Ero qui in cucina che approfittavo della solitudine per farmi una bella pizzetta, lo sai che ci consoliamo così, quando faccio un movimento brusco e cadono tutti i piatti per terra, in quel 37


momento entra un poliziotto che passava in strada ….” Giuseppe gli dà le spalle, è chinato per cercare qualcosa tra le baguette che ha poggiato per terra, quei pani sono di forme diverse. Uno è molto grande. Ogni tanto il giovane alto e muscoloso è scosso da tremiti strani. Luis parla, Giuseppe lo guarda in faccia molto di rado, è nervoso, si mangia le unghie. Luis si ferma, ha visto un'ombra che scivola lungo il vetro della finestra della cucina che dà sul giardino dove ci sono alte siepi di alloro. E' la seconda volta che la vede. Un'ombra strana, sembra un uomo con una piuma in testa, un indiano? Forse è semplicemente uno che porta un ciuffo. O una grossa foglia mossa dal vento. “Cos'era? Hai visto anche tu? “ chiede Luis a Giuseppe “E' il vento”, risponde Giuseppe, che intanto deglutisce. Luis riprende il suo racconto: “Quando si sente il terzo urlo il poliziotto e io scendiamo dal primo piano dove c'era il ragno peloso e raggiungiamo la hall e lì al centro proprio sul bordo della fontana c'è una mano con il tatuaggio… capisci Giuseppe??''!!! Io resto paralizzato, mi chiedo di chi possa essere….. ma ho un dubbio che mi 38


scombussola tutta la pancia come se dentro ci avessi un super frullatore….”. E' in questo momento che Giuseppe diventa bianco, pallido come il marmo che è ancora sporco di farina della pizza. “Che hai amico mio ti senti male? ti stai impressionando? eh… tu sei sempre stato delicato…. Se ti viene da svenire solo perché ti racconto tutto, che ti sarebbe successo se avessi visto la mano mozzata…? Io ti posso dire che quando gli investigatori l'hanno tirata su dall'acqua e ho visto sul palmo la cicatrice di Carmine mi è venuto da scoreggiare ma non in modo normale, mi sembrava di avere nella pancia il temporale che c'era fuori….Ehi, ma che hai????” Giuseppe è chinato sulle baguette, grande e grosso com'è così piegato sembra un enorme topo, Luis non capisce, ma intanto gli succede di nuovo tutto come prima. “Oddio Giuseppe, sta succedendo di nuovo, ho il frullatore nella pancia, sarà l'effetto del racconto, perché mentre ti dico quello che è successo mi sembra di rivivere tutta la scena. Raccontare è come vivere, no? ….”. Allora stringe il sedere, tende tutti i muscoli delle gambe, cammina come un burattino, e si trascina verso la toilette. E intanto dice: ““Ma che è il buco dell'ozono, Giuseppe!!!??? No, è il vento, ma 39


che vento!!!”. Fa le battute per cercare di darsi coraggio, ma l'amico non ride. Luis entra nel bagno della cucina, si sente un boato terrificante, e poi una risata. Poi grida all'amico uscendo dal bagno…. “Ehi Giuseppe, hai sentito? ti ricordi quando eravamo in disco…..” La parola troncata a metà gli muore in gola, dinanzi al nuovo arrivato Luis resta a bocca aperta. Poi si prende di coraggio e balbettando dice: “Uè e tu che ci fai qua….? Cos'è una sorpresa….? Quando sei arrivato….”, ha paura, riparla con l'accento napoletano, una forza potentissima come una mano di acciaio, come quel ragno peloso che lo aveva terrorizzato, sembra braccarlo e riportarlo indietro, il tempo è passato, la cucina non è quella di casa sua, ma la paura è la stessa. Tony è terrorizzato.

La sporca missione dei falsi amici Giuseppe e Matteo detto “l'assessore” 40


Dinanzi a lui accanto a Giuseppe, vestito di tutto punto, giubbotto firmato, camicia di seta, occhiali scuri, scarpe di marca, il ciuffo tirato su con il gel, i guanti neri, c'è Matteo, “l'assessore”. Tony sorride, ma quei due hanno una faccia tesa. Poi Matteo spezza la tensione ripetendo il ritornello di un venditore che si sente in ogni angolo del mondo, a Napoli come a Parigi, a Baiano di Spoleto, come a Milano: “E' arrivato l'arrotino, l'ombrellaio, donne, arrotiamo i coltelli, puliamo il camino della vostra cucina a gas, è arrivato l'arrotino…, donne….” “Uè Matteo ma di quale arrotino parli?, quanto ci ridevamo quando eravamo piccoli….” “Adesso siamo grandi Tony e infatti noi abbiamo questo….!” Toglie il guanto dalla mano e mostra il tatuaggio con il serpente e la rosa…. Giuseppe alle sue spalle trema. “E che cosa fai, Matteo, ne vai fiero?” “Ci manda la famiglia Tony hai finito di scherzare….” “Ma anche tu Giuseppe….???”, Tony si volta verso il giovane muscoloso e balbetta, non crede ai suoi occhi. “Tu è tuo cugino…. uniti dallo stesso destino…”, aggiunge Matteo, che però ha una 41


esitazione, il labbro superiore gli trema… “Mai vi siete ammattiti, volete una pizza, dai uagliò, facciamoci una pizza e non ci pensiamo più…”, Tony prende la pasta di pane e comincia a impastare freneticamente. Dà le spalle ai due, non li vuole neanche vedere. Dà loro le spalle come aveva tentato di dare le spalle al suo passato. Matteo intanto dice sottovoce: “facciamo come abbiamo fatto con Carmine e poi mettiamo la mano nella fontana, così se c'è qualcuno altro che ha bisogno di una lezione…., hai visto il roscio tedesco, quello è Ciccio, non te ne sei accorto? Voleva avvertire Tony…. Allora, tu lo tieni e io con la mannaia che ho nascosto nelle baguette gli taglio prima la gola e poi la mano…..” Ma in quel momento a Giuseppe succede quello che è successo prima a Tony. Allora stringe il sedere, tende tutti i muscoli delle gambe, sembra un burattino, e guarda la toilette. “Stai qua! dove guardi” gli dice Matteo” “Non ce la faccio Matteo, con Tony no” “cacasotto, e come te la paghi la palestra di karatè?” “Sì cacasotto… non ce la faccio non sono soldi guadagnati….”

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Matteo comincia a tremare, gli urla: “Coniglio!!!! Sei grande e grosso e sul più bello te la fai sotto” Prova ad alzare la mannaia sopra la testa di Tony, ma ha un tremito dentro, un turbamento che non controlla. “Sono solo, sono solo, devo uccidere da solo…. Non ci riesco…., e se mi vedono, e se mi scoprono, sono solo, sono solo, non siamo più in due, lui che lo tiene e io che sgozzo e taglio, sono solo, non ci riesco”. Prova ad alzare la mannaia, ma l'ansia lo morde dentro come un ragno gigantesco. In quel momento la porta si spalanca “Ho bisogno di una camomilla, non ce la faccio più a reggere tutta questa tensione….” La voce fresca di Marie riempie la cucina. E' entrata dalla porta principale quella che dà sul ristorante. Va verso la credenza e in quel momento si accorge di Matteo che tutto tremante tiene alta la mannaia sulla testa di Luis Allora urla a squarciagola: AAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH HHHHHH

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In un attimo Francois accorre in cucina Vede la mannaia si accorge di tutto, prende la manette, Marie è accanto a lui, Francois starnutisce ma riesce a incatenare le mani tatuate di Matteo e Giuseppe. “Siete i giovani camorristi napoletani che stavamo cercando, la nostra spia, il presunto tedesco, si era finto ospite dell'albergo fiutando le vostre malefatte. E' Ciccio, lo conoscete bene, ma è tutto cambiato, lentine, capelli tinti. È uno degli italiani meridionali diventati poliziotti. Ora lavora con noi, Ecccciù! stava facendo indagini per conto suo e si è messo in contatto con la polizia francese. Eccovi assicurati alla giustizia”. Giuseppe in lacrime dice: “Mi costituisco, confesso tutto, mi pento….” E Matteo: “Mi portate in carcere? Io non posso vivere in una cella. Allora moro, moro… ma moro tutto firmato!” e fa per prendere la mannaia con la mano libera, ma francois lo immobilizza. Giuseppe alzando gli occhi al cielo con uno sguardo addolcito dice: “Io mi sono pentito, se moro rinascio!”. 44


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Centro Giovanile Vanigiò Via Alcide De Gasperi San Giovanni di Baiano - Spoleto Tel 331/1812014 e-mail cg.vanigio@gmail.com


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