I. I. S. “Italo Calvino” - Città della Pieve
sociale Centro Servizi per il Volontariato Perugia Terni
Quaderni del volontariato 3
Edizione 2015
Cesvol Centro Servizi Volontariato della Provincia di Perugia Via Campo di Marte n. 9 06124 Perugia tel 075 5271976 fax 075 5287998 pubblicazioni@pgcesvol.net www.pgcesvol.net
Edizione Ottobre 2015 Coordinamento editoriale di Stefania Iacono Stampa Digital Editor - Umbertide
tutti i diritti sono riservati ogni produzione, anche parziale, è vietata
ISBN 9788896649404
Ci sono tanti modi per raccontare l’impegno e la cittadinanza attiva. Anche chi opera nel volontariato e nell’associazionismo è ormai pienamente consapevole della potenza e della varietà dei mezzi di comunicazione che il nuovo sistema dei media propone. Il Cesvol ha in un certo senso aderito ai nuovi linguaggi del web ma non ha mai dimenticato quelle modalità di trasmissione della conoscenza e dell’informazione che sembrano comunque aver retto all’urto dei nuovi media. Tra queste la scrittura e, per riflesso, la lettura dei libri di carta. Scrivere un libro per un autore è come un atto di generosa donazione di contenuti. Leggerlo è una risposta al proprio bisogno di vivere il mondo attraverso l’anima, le parole, i segni di un altro. Intraprendendo la lettura di un libro, il lettore comincia una nuova avventura con se stesso, dove il libro viene ospitato nel proprio vissuto quotidiano, viene accolto in spazi privati, sul comodino accanto al letto, per diventare un amico prezioso che, lontano dal fracasso del quotidiano, sussurra all’orecchio parole cariche di significati e di valore. Ad un libro ci si affeziona. Con il tempo diventa come un maglione che indossavamo in stagioni passate e del quale cerchiamo di privarcene più tardi possibile. Se poi i contenuti parlano di impegno, di cittadinanza attiva, di solidarietà, allora il piatto si fa più ricco. Diventa come altri grandi segni che provengono dal passato recente o più antico, per consegnarci insegnamenti e visioni. Quelle visioni che i nostri cari autori di questa collana hanno voluto donare al lettore affinché sapesse di loro, delle vite che hanno incrociato, dei sorrisi cui non hanno saputo rinunciare. Il Cesvol propone la Collana dei Quaderni del Volontariato per contribuire alla diffusione e valorizzazione della cittadinanza attiva e dei suoi protagonisti attraverso la pubblicazione di storie, racconti e quant’altro consenta a quel mondo di emergere e di rappresentarsi, con consapevolezza, al popolo dei lettori e degli appassionati. Un modo di trasmettere saperi e conoscenza così antico e consolidato nel passato dall’apparire, oggi, estremamente innovativo. Salvatore Fabrizio
Il BOSCO ED I SUOI ABITANTI A cura degli studenti dell’Istituto Professionale per i Servizi Commerciali e del Presidio del Volontariato “Insieme si può” nato per volere del CeSVol di Perugia all’Interno dell’Istituto di Istruzione Superiore “Italo Calvino” di Città della Pieve coadiuvato dalla Prof.ssa Ivonne Fuschiotto
Il bosco ed i suoi abitanti
PREFAZIONE Dalla lettura dell’opuscolo “ Il bosco ed i suoi abitanti”, redatto da alcuni studenti dell’Istituto Professionale per i Servizi Commerciali - I.I.S. “Italo Calvino” di Città della Pieve, in occasione della festa dell’albero e destinato alla lettura di bambini più piccoli, si intuiscono le due finalità che la scuola voleva perseguire: il rispetto della natura ed una ricaduta formativa allargata. Poesie e racconti con protagonisti gli abitanti del bosco, ci portano a riflettere, a ripensare come, in un mondo cementato a dismisura dove intere foreste o boschi sono da tempo abbattuti, gli alberi siano una risorsa fondamentale per la vita dell’uomo e quanto c’è ancora da fare perché siano messe in atto pratiche di studio, di conoscenza e di cura verso questo prezioso patrimonio, comprensivo di animali e le specie vegetali. Sono grata ai docenti e agli allievi che hanno voluto testimoniare questa loro attenzione educativa dedicando tale lavoro alle generazioni future. Come ci ha insegnato Don Lorenzo Milani, nella sua scuola, dove arrivavano sempre più bambini e tutti non potevano essere seguiti, i ragazzi più grandi iniziarono ad insegnare ai più piccoli, così in questa progettualità didattico-educativa, alcuni allievi del Professionale hanno voluto far dono della loro esperienza formativa agli alunni delle Scuole dell’Infanzia, Primarie e Secondarie di Primo Grado del Comune di Città della Pieve. Un passaggio, una testimonianza significativa di cui si spera ognuno voglia fare tesoro. Il Dirigente Scolastico Prof.ssa Rita Albani 7
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L’Associazione di Volontariato “Gruppo Ecologista IL RICCIO” da anni collabora con le scuole di Città della Pieve ed in particolare con il Presidio del Volontariato “Insieme si può”, nato per volontà del CeSVol di Perugia, all’Interno dell’Istituto Superiore “Italo Calvino”. Una delle collaborazioni riguarda l’organizzazione della Festa dell’Albero che da anni coinvolge tutte le scuole del Comune. Per una di queste giornate l’Istituto Professionale dei Servizi Commerciali ed il Presidio del Volontariato hanno pensato di realizzare un “ piccolo libro “ di storie illustrate per bambini. Il lavoro stampato in copie limitate ad opera del Laboratorio Informatico del Professionale è stato consegnato, in occasione di una Festa dell’Albero, ai plessi scolastici dell’Istituto Comprensivo “Pietro Vannucci” di Città della Pieve. All’Associazione “Il Riccio” il libro è piaciuto in modo particolare, tanto che ha da subito avuto intenzione di stamparne più copie, anche per incentivare la lettura, obiettivo che condivide con il Progetto Nazionale “In Vitro”, il Presidio “Insieme si può” e l’Associazione dei libri salvati INTRA con i quali ha collaborato per la realizzazione, all’interno della sede de “Il Riccio”, della biblioteca per il Caffè Letterario “Un fiume di parole tra letteratura e ambiente”. In maniera straordinariamente opportuna il CeSVol di Perugia ha reso realizzabile il desiderio dell’Associazione. Ivonne Fuschiotto e Riccardo Testa
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Ascoltare storie è veramente piacevole per tutti, inventarle per la maggior parte non è affatto facile, ma l’iniziativa di creare storie sul bosco e sull’albero per i bambini più piccoli ha coinvolto vari studenti dell’Istituto Professionale per i Servizi Commerciali di Città della Pieve, che si sono confrontati con la propria fantasia a beneficio, lo sperano, di qualcuno.
A cura di Ivonne Fuschiotto
Illustrazioni curate dal laboratorio manuale-creativo diretto da Christiana Munzi, Susanna Panek e Riccardo Testa
Buon ascolto, buona lettura …........
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ROSA E L’INCANTESIMO D’AMORE C’era una volta una bambina di nome Rosa che sin da piccola, insieme a suo padre, ogni domenica si recava in un bosco che chiamavano “il bosco delle anime”, perché sembrava loro che il bosco parlasse come se avesse appunto un’anima. Una domenica come tante altre, Rosa decise di andare da sola verso il bosco, e il primo albero che incontrò parlò veramente e per giunta con voce maschile, e rivolto a Rosa disse: “Bella bambina non ti consiglio oggi di proseguire potrebbe essere molto pericoloso”. “Pericoloso? Cosa ci sarebbe di pericoloso in un bosco che conosco come le mie tasche? Questo me lo devi spiegare!”, replicò Rosa con un sorriso beffardo. “Beh! Prosegui e lo scoprirai” soggiunse l’albero un po’ piccato in quanto si metteva in dubbio la sua parola. “Sì, sì proseguo, proseguo - confermò la bambina che inoltrandosi nel bosco continuò a ragionare a voce alta - Pericoloso! Un bosco come questo pericoloso! Che assurdità!“ Ad un certo punto però il cielo si fece grigio e cominciò a piovere così forte che la bambina fu costretta a ripararsi sotto un albero che ad un certo punto la avvolse e la spinse fuori dal riparo, facendola bagnare tutta. Rosa, per reazione, cominciò a tirare calci e pugni alla corteccia rovinandola. “Come osi! - intervenne minaccioso l’albero - ho mille anni più di te, abbi rispetto per chi è più grande, sciocca bambina!” Subito dopo la bambina si sentì afferrata e portata verso l’alto. 11
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“Aiuto, aiutooooo!!! - cominciò a gridare Rosa - Cosa sta succedendo? Cosa sta succedendo?” - “Come ti permetti di strillare e fare domande? …. - disse l’albero - Te la farò pagare!”. - “Cosa ho fatto di così grave? Ti ho solo scalfito un po’ la corteccia”, - intervenne prontamente la piccola - “E ti pare poco? Lo sai che per questo potrei anche ammalarmi?”, replicò l’albero. La bambina allora, venuta a conoscenza del male che il suo gesto avrebbe potuto causare, scoppiò a piangere e confessò di non saperlo. “Beh! ora che lo sai non riprovarci mai più, altrimenti per te le conseguenze saranno gravi! Hai capito? ….. Capito bene?” - “Sì - rispose Rosa - ho capito bene! Però ora lasciami andare, per favore “ - “Ok, va bene” - disse l’albero - che dopo averla rimessa a terra le propose di fare amicizia. La piccola fu molto contenta della proposta. Entrambi prestarono fede al patto stipulato. Passarono gli anni e la bambina era diventata grande e molto bella, ma non aveva perso l’abitudine di fare visita al vecchio albero. Come ogni giorno si recò al consueto appuntamento ma quel giorno era un giorno speciale, Rosa compiva diciotto anni. L’albero, che non si faceva sfuggire nulla, appena la vide arrivare esclamò “Tanti auguri, amica mia!” - “Grazie” - rispose Rosa, che non si aspettava certo questa accoglienza. - “Vieni, chiudi gli occhi che ho una sorpresa per te” continuò l’albero. La ragazza obbedì e quando le fu chiesto di riaprire gli occhi 12
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vide di fronte a sé, come per incanto, un’immensa distesa di rose rosa, le sue preferite. La fanciulla esclamò: “Che meraviglia! Che splendore!” in segno di profondo riconoscimento abbracciò l’albero con tanta tenerezza. A questo punto accadde una vera magia: l’albero cominciò a mutare e in men che non si dica riprese le sembianze di un tempo: un bellissimo ragazzo che chiese la mano di Rosa; la ragazza accettò e si coronò così, per i due, il più bel sogno d’amore. Giulia P.
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MIEI CARISSIMI BAMBINI …....
Sono il bosco, miei carissimi bambini, sono veramente disperato: carta, bucce e plasticaccia ….. gomme, macchine e ferracci … puzzo tanto e son malato. Bugs Bunny è fuggito il serpente boa è partito Yoghi e Bubu urlan sempre puzza anche il nostro ventre …... Aiutatemi vi prego, inquinate molto meno cosicché ritornan tutti: bassi, alti, belli e brutti
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Jessica P.
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IL BOSCO FELICE Un giorno Roberto, un bambino vivace e curioso, nel grande bosco vicino casa sua notò degli scoiattoli che si divertivano a saltare da un albero all’altro, sgranocchiavano ghiande, si arrampicavano sui tronchi, si rincorrevano, giocavano ….. Ad un certo punto Roberto si avvicinò agli scoiattoli e si mise ad aiutarli a raccogliere ghiande. Uno scoiattolo si avvicinò a Roberto e cominciò a parlargli: “Chi sei? Che fai qui?” Roberto meravigliato, si guardò intorno, era proprio lo scoiattolo ad aver parlato e, come fosse normale, rispose: ”Maaaa! Niente sono venuto a vedere il bosco!!” Lo scoiattolo e Roberto fecero amicizia, scoprirono di andare d’accordo. Ad un certo punto Roberto fece notare allo scoiattolo che due alberi si muovevano e, guardando bene, notarono che avevano anche le braccia e che dal tronco si vedeva spuntare pure la faccia. Uno dei due alberi aprì gli occhi e, vedendo Roberto e lo scoiattolo, cominciò a parlare: “Finalmente c’è qualcuno che mi è venuto a trovare! - e continuò - chi siete? Mi avete portato un po’ d’acqua? È un po’ di tempo che non piove ed ho molta sete.” È Roberto a rispondere, anche a nome dello scoiattolo: “ Eh! No! Ci dispiace, non abbiamo trovato una goccia d’acqua qui vicino!!!! Se vuoi andiamo a cercare un po’ d’acqua nel ruscello più lontano”. E l’albero rispose: “Ok! Ok! Ma sbrigatevi prima che diven15
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ti secco!!!” I due amici si incamminarono verso il ruscello. L’acqua era poca, ma sicuramente sufficiente a riempire il secchio; mentre erano intenti a riempirlo videro arrivare una volpe con intenzioni minacciose. Spaventati i due si misero a correre così velocemente, inseguiti dalla volpe, che dimenticarono il secchio con l’acqua sulla riva del torrente. Correndo, correndo arrivarono al bosco e l’albero vedendoli arrivare chiese: “Come mai siete arrivati così trafelati?” e loro risposero: “abbiamo incontrato la volpe che ha cominciato a rincorrerci!!”
L’albero si accorse subito che non avevano con loro l’acqua e ne chiese spiegazione. “Nella fretta ci siamo dimenticati di prendere il secchio” affermò Roberto. Ma all’improvviso successe qualcosa: il secchio, lasciato sulla riva del fiume, come per magia apparve vicino all’albero che poté dissetarsi e fu felice.
Le piogge di lì a poco tornarono a dare sollievo alla natura e l’albero cominciò a crescere e a fare ombra nelle giornate calde anche ai due amici, che lo videro crescere veramente tanto e decisero di tenergli sempre più spesso compagnia, passando bellissime giornate insieme. Tommaso P.
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IL BOSCO TRISTE Povero di colori, ormai il bosco non fa altro che piangere da giorni: volevo esservi amico e mi avete solo ferito, mi avete bruciato senza pietà e sono molto triste in tutta onestà! Si lamenta ogni giorno il povero bosco senza colori e privo ormai anche di fiori non capite cosa vuol dire vedere animali piangere e anche morire! Arrabbiato con la gente che con il fuoco lo ha incenerito il bosco piange e non si sente più amato ….. decide così di non dare più i suoi frutti …... vuole vendetta, vendetta per tutti! Jessica P
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CHI LA FA ... LA RIFÀ In un piccolo bosco, con un piccolo laghetto, vivevano tanti animali, tra cui una formica, un istrice, un coniglio. Era arrivato l’inverno e gli animali, o meglio come vedremo in seguito alcuni animali, si erano “attrezzati” con tanto cibo, tale da poterli sfamare a lungo. Un giorno i tre si ritrovarono davanti alla solita quercia e cominciarono a parlare ognuno di quanto avevano raccolto: “Allora, istrice come è andato il raccolto? Soddisfatto?”- chiese la formica all’istrice - “No - rispose l’animale dalle lunghe spine - ho trovato solo questa piccola ghianda” e la mostrò agli altri due. “E tu, coniglio? Che cosa hai trovato?” “Solo questi tre pinoli” - disse il coniglio mostrandoli tristemente. - “E tu formica invece? Scommetto che il raccolto è andato male anche a te”, “No, no! - rispose la formica - ho trovato tantissimo cibo, venite con me nel mio rifugio che vi faccio vedere”. I tre si incamminarono dunque alla volta del rifugio della formica, l’istrice e il coniglio una volta arrivati, non poterono non esclamare “Che meraviglia!!....” I due rimasero veramente estasiati alla vista di tutto quel cibo e chiesero alla formica: “Che cosa te ne fai di tutta questa roba? Sei piccola, non hai bisogno di così tanto cibo!” “È vero - confermò il coniglio daccene un po’, che ne abbiamo bisogno!” La formica li guardò con indifferenza e disse “No, ci ho messo tanto a raccogliere tutto questo cibo, voi invece non avete lavorato per niente!” “Non è vero - esclamarono l’istrice e il coniglio all’unisono - ci siamo dati tanto da fare anche noi ma abbiamo trovato ben 20
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poco, solo qualche ghianda e pochi pinoli!” “Mi dispiace per voi, ma non vi darò niente, arrivederci”. E così la formica chiuse l’uscita del suo rifugio e iniziò a mangiare. Gli altri due si salutarono e se ne andarono ognuno per conto proprio. Passarono giorni, settimane, mesi, ma l’inverno sembrava non finire mai. La formica aveva tanto da mangiare ma le sue scorte terminarono definitivamente un mese prima della fine dell’inverno. Il piccolo animaletto era affamato, ed ormai alle corde fu costretto ad uscire dalla propria dimora calda ed accogliente, non poteva far altro che chiedere aiuto. Si inoltrò nel bosco ancora freddo e silenzioso ed incontrò proprio l’istrice ed il coniglio che veramente non sembravano accusare né fame né freddo. Vedendoli, la formica non poté non esclamare “Ehi! come fate a stare così bene? Se non ricordo male non avevate niente da mangiare qualche buon mese fa, eppure vi vedo in forma! Come avete fatto? Io che avevo la dispensa piena mi trovo affamata e sono dovuta uscire, cosa per me insolita di questi tempi, in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti! Anzi, vi sarei grata se poteste aiutarmi!” “Ah sì? - Esclamò il coniglio - come puoi chiederci aiuto! Non ti ricordi come ti sei comportata qualche mese fa? Noi ci siamo aiutati a vicenda, sicuramente con molti sacrifici, ma stiamo superando l’inverno! Tu non meriti il nostro aiuto! E tra l’altro avremmo piacere di sapere come hai fatto a mangiare tutto quello che avevi messo da parte!” “Vi prego - rispose la formica senza tenere conto dell’ultima richiesta del coniglio - sono molto 21
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affamata, aiutatemi!” Dopo qualche breve esitazione, a dire il vero, il coniglio e l’istrice, animali dal cuore tenero, cedettero alle richieste della formica: “Ok, formica ti aiutiamo però devi farci un favore, mentre noi finiamo il nostro giro di ispezione, va’ a fare la guardia ai nostri rifugi, tanto sono vicini, e se vuoi puoi prendere un po’ di cibo se hai tanta fame e ti accontenti di quello che c’è; fa’ però attenzione, mangia con moderazione se non vuoi avere problemi!” disse l’istrice.”Grazie amici miei! Siete veramente fantastici! Terrò conto del vostro prezioso consiglio” rispose entusiasta la formica che, immaginando di riempire la pancia che brontolava ormai da giorni, si avviò verso il luogo indicato. Una volta arrivata si meravigliò di quanto cibo avevano potuto raccogliere, nonostante i rigori dell’inverno, l’istrice ed il coniglio insieme. La formica non poteva sapere che il bosco, mosso a compassione, aveva incrementato la propria produzione per non fare morire di fame i due simpatici amici. Ben presto la formica spinta dalla fame, dimenticato il consiglio dell’istrice, cominciò a mangiare, mangiare, mangiare ….. fino a che non divorò l’ultimo granello disponibile e …... boom! Esplose in un botto fragoroso, per il troppo cibo inghiottito. Il coniglio e l’istrice tornando carichi di provviste si resero subito conto della situazione ed esclamarono: “Che ingrata!” Morale della favola: “Fidarsi è bene, non fidarsi è 100 volte meglio!” Francesco R.
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COMPAGNO D’INFANZIA Sofia è una bambina paffutella e per questa sua caratteristica è soprannominata Pallina da amici e parenti. Pallina, così la chiameremo anche noi, vive in una ridente casa circondata da un bel giardino dove si trova un grande vecchio albero di noci, che come il nonno le raccontava, era stato piantato da un suo avo, per la nascita della prima figlia. All’ombra del noce Pallina ama giocare spesso, soprattutto quando in estate il sole, alto nel cielo, picchia forte e quindi è piacevole ripararsi sotto la fresca ombra del fronduto albero. Per Pallina l’antica pianta era davvero speciale, come si trovava in giardino correva dal suo noce e lì passava ore e ore a giocare. Era per lei un posto magico ed appartato dove leggere, pensare, o anche più semplicemente ascoltare il fruscio delle foglie mosse dal vento. Seguiva il mutare delle stagioni dal variare dei colori e dall’aspetto del vecchio noce: d’estate la sua chioma era folta e di un verde profondo e vitale. A volte Pallina si arrampicava sull’albero e tra i suoi rami si rendeva invisibile agli occhi degli altri. Durante l’autunno il noce cambiava colore. Dal verde ad un rosso acceso e …. successivamente ad un marrone opaco. Questo era anche il tempo in cui, con la nonna raccoglieva i suoi frutti. D’inverno il noce si spogliava completamente e Pallina osservava le cornacchie posarsi sui suoi rami infreddoliti. A primavera il noce riacquistava nuova vita e un bell’aspetto, alla bambina sembrava un elegante signore vestito di verde fresco e pieno di speranza. Questo è l’albero di Pallina, compagno ed amico della sua infanzia. Sara - Cristina - Marta - Carlo Alberto - Alessio 23
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ALBERTINO IL CONTADINO C’era una volta un contadino di nome Albertino che aveva la passione per gli alberi da frutto. Aveva un grande frutteto con una elevata varietà di alberi e quindi di frutti. Un giorno si accorse che nel frutteto c’era un albero che non dava frutti, serviva solo da rifugio ai passeri e alle cicale canterine. Albertino, ritenendolo inutile, pensò di abbatterlo e già aveva menato il primo colpo d’ascia, quando passeri e cicale cominciarono a supplicarlo di non distruggere la loro dimora, il loro confortevole asilo. Lasciare in vita questo albero voleva dire inoltre che i suoi festosi abitanti potessero continuare a cantare, allietando anche le giornate di Albertino. Facendo finta di non sentire le loro invocazioni, l’uomo menò un secondo ed un terzo colpo, quand’ecco scoprire nel suo tronco cavo un alveare carico di dolce miele e ronzante per le laboriose api. Albertino ripose l’ascia e da quel momento raccolse miele in abbondanza e rispettò quell’albero che se non dava frutti consegnava comunque raccolti fruttuosi: il biondo miele gustoso e nutriente. Marta M
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Il riccio che salvò il bosco Un uomo è venuto nel bosco con una sigaretta. - Che odoraccio! - pensa SPIN, il riccio. Poi l’uomo getta in terra la mezza sigaretta ancora accesa e se ne va. - Il nostro bosco è in pericolo! - dice il passero CIOP. - Ci penso io - dice allora SPIN. SPIN butta un po’ di terra sulla sigaretta, pesta con le zampe e il fuoco si spegne. Il bosco per fortuna è salvo, per questa volta! Michela S.
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Aiuto … Aiuto Tanti, tanti anni fa, il nostro pianeta era popolato da moltissimi alberi altissimi e verdissimi, da tanti fiori di mille colori e profumi, e da un’infinità di animali, erano così tanti che non si conoscevano se non in piccola parte. A quell’epoca tutti vivevano in pace ed armonia. Giochi e filastrocche ricordavano quanto quel mondo fosse fresco, pulito, in una parola, stupendo. Quando gli esseri umani vennero a conoscenza di questo mondo si adattarono tranquillamente a quella vita serena. Con la nascita delle grandi, grigie, fumanti fabbriche, però gli abitanti della terra non cantavano più filastrocche. Gli esseri umani pensavano solo a far soldi, a costruire altre fabbriche che inquinavano facendo ammalare la natura. Scoprirono che con gli alberi si poteva produrre la carta e quindi tagliarono tanti alberi e continuarono a costruire quelle puzzolenti industrie. Quello che forse non sapevano era che se gli alberi si ammalano e muoiono, se li tagliamo e non li ripiantiamo, si ammalano e muoiono anche i fiori, gli animali e gli uomini stessi, perché è dalle foglie degli alberi che, per strane combinazioni, si forma l’ossigeno necessario alla vita di tutti; senza ossigeno non si può respirare, non c’è vita. Un giorno un bambino curioso vedendo che le piante non erano più rigogliose, anzi soffrivano di un qualcosa che lui non conosceva, chiese spiegazione ad un piccolo albero. Questi, senza mezze misure, gli spiegò che la causa di tutti i mali della natura erano proprio i suoi simili, gli uomini. Il bambino incredulo chiese altre spiegazioni ed il giovane albero, per quanto sofferente, spiegò, per filo e per segno, quello che nel 27
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corso degli anni gli uomini avevano fatto con il loro scellerato comportamento. Il bambino si ripromise di spiegare agli altri quello che aveva appena appreso; cominciò a parlare per primo con i bambini come lui che gli sembravano più interessati e desiderosi di cambiare le cose. Tutti insieme poi andarono dagli adulti e faticarono non poco per far capire loro che bisognava cambiare le cose se si voleva continuare a vivere. Cominciarono a ragionare insieme e le soluzioni, piano piano, arrivarono. Bisognava immediatamente iniziare ad evitare gli sprechi, per esempio di acqua e luce; era necessario differenziare, riciclare in modo corretto ed efficiente; bisognava inventare sistemi e macchinari meno inquinanti; occorreva piantare nuovi alberi ed evitare i disboscamenti. Il cammino è lungo e difficile ma con un po’ di buona volontà si può migliorare, tutti però devono applicare quanto stabilito, altrimenti il cammino sarà sempre più lungo e complicato. Un giorno forse si riuscirà a trovare un nuovo equilibrio tra l’uomo e la natura da permettere la sopravvivenza di tutti. Allora forza! Diamoci da fare.....….. convinciamo tutti a risparmiare per aiutare la natura!!!!!!!! Cecilia P.
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L’amico coniglio “C’era una volta.....” comincia il lettore rivolto ai piccoli ascoltatori “noooo!!!! È Pinocchio ancora una volta!” “E invece no - interviene prontamente l’insegnante - questa volta si cambia argomento ….. basta Pinocchio!! ….. la storia di questo famoso burattino la sappiamo ormai a memoria ...” C’era una volta - riprende l’insegnante - uno strano bosco pieno di alberi che saltano, animali che urlano e fiori che ballano. Era una giornata molto calda e trovare il cibo era difficile. C’era un coniglio, il più furbo di tutti, che riusciva a prendere sempre tanto cibo che sarebbe bastato a sfamare tutti gli animali di questo bosco particolare. Un giorno tutti gli animali, ad esclusione del coniglio, fecero una riunione per discutere questo problema. Alla fine erano tutti convinti che l’unico modo per far riflettere il coniglio era escogitare una trappola, sempre più certi che il comportamento del signor coniglio non era corretto …., non andava assolutamente bene che mister orecchie lunghe razziasse tutte le provviste lasciando a bocca asciutta gli altri abitanti del bosco. Insieme si misero a pensare come punire quell’impertinente, finché decisero di scavare una buca e di ricoprirla con rami e foglie di modo che la trappola non fosse assolutamente visibile, anzi per far avvicinare il coniglio posizionarono delle esche. L’indomani, di buon mattino, come era solito fare, il coniglio si mise alla ricerca del cibo. - “Oh! Guarda là che bella carota - esclamò il coniglio alla vista di quell’ortaggio per lui prelibato! - Chi l’avrà persa!..... - Non importa... me la prendo, il proprietario poteva stare più attento!!!!” Così dicendo, tra sé e sé, andò per avvicinarsi alla carota ma, con sua grande 29
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sorpresa, cadde nella trappola. Gli altri animali del bosco, che si erano nascosti nelle vicinanze per godersi la scena, uscendo allo scoperto, cominciarono a ridere e affacciandosi sulla buca iniziarono a dire: “ tu ci stavi rubando tutto il cibo ….. ti rendi conto che non è affatto giusto?” Il più accanito ed intransigente era l’istrice che amava poco essere gabbato. Il coniglio non ritenendo il proprio comportamento sleale si meravigliò non poco e, dopo aver riflettuto un istante, cominciò a dire: “Cari amici, perdonatemi per tutto quello che vi ho fatto, ma non avevo mai pensato di potervi danneggiare. Da questa esperienza ho capito che il cibo che la natura ci dà va condiviso con gli altri, non semplicemente accumulato solo per se stessi”. Qualche giorno dopo, per far capire che aveva compreso la lezione, organizzò una festa alla quale invitò tutti gli animali del bosco. Il cibo era talmente tanto che ne avanzò molto, il coniglio volle che ognuno prendesse la sua parte. “Siamo veramente contenti di te - dissero gli abitanti del bosco - Hai finalmente capito che ciò che la natura mette a disposizione è di tutti e che tra amici bisogna aiutarsi......” Da quel momento in poi nessuno dovette più soffrire la fame perché qualcun altro faceva velocemente incetta di quanto il bosco donava. Il coniglio poi, circondato dall’affetto e dalla stima del bosco intero, fu ben felice di mettere a disposizione di tutti le sue capacità nel trovare il cibo. Aveva imparato una cosa importante, la solidarietà, l’aiutare l’altro ripaga sempre. Gli alberi del bosco, gli uccelli dell’aria, i pesci dell’acqua, gli animali della terra, vissero da quel momento in perfetta armonia ….. e quel bosco particolare fu portato ad esempio per generazioni e generazioni. Non fu facile trovarne uno simile, e non lo è ancora oggi,….... Semplice è invece immaginarlo e 30
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farlo vivere dentro ognuno di noi.
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Giada S.
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IL BOSCO Sono il bosco, lasciate che mi presenti attraverso la voce del riccio, uno dei tanti miei abitanti: rigogliose piante di vario genere dai colori variopinti, sottobosco ricco, profumi di differenti intensità accolgono il visitatore; popolato da animali di terra, di cielo, di fiume e di lago è luogo dalle mille voci. Nel bosco la violenza non esiste, come non esiste l’egoismo, perché tutti cercano di aiutarsi a vicenda, tutti affrontano la vita e i suoi problemi con allegria, dappertutto regna felicità ed armonia. “Venite a visitarci per vedere quale mondo favoloso è il bosco, ma - mi raccomando - non lo fate mai da soli, il bosco è favoloso ma anche insidioso.” Se fossi in voi bambini ringrazierei ogni giorno per questo paradiso che la vita ci offre: il BOSCO. Francesca C.
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Il picchio e lo scoiattolo Un giorno, in un piccolo bosco, un giovane scoiattolo, di nome Ciop ebbe un brusco risveglio. Un bussare ripetuto risuonava nelle sue orecchie: “Toc toc toc; toc toc toc”. Dopo essersi stirato si affacciò dal piccolo buco che fungeva da porta della sua casetta sull’albero; voleva vedere da dove veniva quel suono che non smetteva di infastidirlo: “Toc toc toc”. Non vedendo niente fece qualche salto da un ramo all’altro all’interno della chioma della grande quercia in cui viveva, per controllare se fosse riuscito ad intravedere cosa lo aveva svegliato. Infatti eccolo lì, un animale un po’ più piccolo di lui, carino forse anche un po’ buffo, aveva un manto di piume bianche e nere molto diverso dal suo che invece era marrone e morbido morbido. Lo scoiattolo trovava inoltre carina quella macchia rossa che quello strano animale aveva sulla testa, sembrava quasi un piccolo casco! ”Toc toc toc” Ciop capì finalmente da dove veniva quel fracasso, era quello strano abitante del bosco che con il suo becco picchiava contro la corteccia della quercia, e ancora: “Toc toc toc”. Ciop ancora un po’ arrabbiato perché non era riuscito a dormire, come suo solito, fino a giorno inoltrato, saltò su un ramo in vista dell’autore del rumore e iniziò a urlare agitandosi tutto: “Mi hai svegliato! Perché continui a picchiare? E poi chi sei?” L’altro si girò sbalordito “Io? Io sono un picchio 33
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e mi chiamo Cip, sto cercando del cibo sotto la corteccia di quest’albero, non volevo svegliarti, è che sto facendo colazione!”. Ciop un po’ irritato gli chiese:” Ma tu fai colazione con la corteccia? E poi fai sempre così tanta confusione? Non puoi mangiare da un’altra parte?” Il picchio un po’ triste rispose: “Sì, posso andare anche via, posso non venire più a fare colazione qui, se ti dà troppo fastidio il rumore che faccio per mangiare! E comunque non mangio la corteccia, cerco gli insetti che si trovano sotto!” Il picchio stava per partire, quando Ciop, rendendosi conto di essere stato un po’ scortese, disse: “Aspetta! se vieni a mangiare all’ora di pranzo, può andare bene, io dormo sempre tanto, ma per quell’ora sono sveglio!” Cip, contento della proposta, rispose che ci avrebbe pensato e spiccò il volo. Il giorno dopo lo scoiattolo aspettava ansiosamente l’ora di pranzo sperando di non aver cacciato quel picchio che in fondo era simpatico; e ad un tratto “Toc toc toc; toc toc toc”: era tornato! Lo scoiattolo prese la sua noce, che voleva mangiare per pranzo, saltò tra i rami fino a quando raggiunse il picchio e, mangiando insieme, cominciarono a parlare! Ora passeggiando per il bosco spesso si vedono insieme, il picchio e lo scoiattolo, seduti tra la folta chioma della quercia! Era nata una nuova amicizia! Anne Marie P.
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I RICORDI DI ANTONIO Era uno dei primi giorni di primavera, Antonio giocava con i suoi amici nel boschetto vicino al parco giochi del suo paese. Dalle nuove chiome delle grandi querce filtravano timidi i tiepidi raggi del sole riscaldando le panchine di legno su cui un’anziana signora stava trascorrendo il primo piacevole pomeriggio dopo il freddo inverno. Questa storia si ripeteva ormai da anni, le stagioni si susseguivano, in primavera i bambini tornavano a giocare, gli anziani si riscaldavano al sole e il bosco rinverdiva. Poi tornava la calura estiva e quel boschetto era l’unico punto veramente fresco del paese. L’autunno vestiva di colori meravigliosi il bosco che si avviava al riposo invernale. L’inverno, in quel paese, ammantava di neve i suoi paesaggi compreso il boschetto che dormiva sonni profondi sotto la spessa coltre di neve, per poi tornare a vivere in primavera. Il tempo trascorreva così, stagione dopo stagione. Antonio oggi è diventato un uomo e gli mancano i giochi, le chiacchiere sotto le folte chiome del suo boschetto. Oggi quel boschetto non c’è più, al suo posto ci sono case e strade, l’unica cosa verde è qualche intraprendente filo d’erba 36
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nato qua e là tra la pavimentazione dei marciapiedi. Il boschetto vive ancora nei ricordi di quei bambini ormai adulti, come luogo in cui trascorrevano le giornate di sole della propria infanzia; ricordano ancora oggi quei profumi e rivedono quei colori. La natura se la lasciamo vivere è in grado di donarci sensazioni meravigliose che restano indelebili dentro di noi. È bene ricordarlo per salvaguardare quel poco di verde che resta all’interno delle nostre città. Silvia P.
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L’UNIONE FA LA FORZA “L’unione fa la forza”, concetto totalmente sconosciuto alla volpe, animale dalla grande fama, che si considera per astuzia il re del bosco; guai a dargli contro o a litigarci. È l’unico che riesce a mangiare sempre e a trovare un rifugio sicuro, agli altri rimangono solo le briciole e devono accontentarsi di ricoveri di fortuna. Un giorno, stanchi delle sue furbizie ed angherie, tutti gli altri animali del bosco come l’istrice, il coniglio, la talpa, la lepre, lo scoiattolo, decisero di architettare una vendetta nei confronti della volpe. Era una giornata piovosa ed uggiosa, e trovare il cibo era cosa pressoché impossibile; la volpe però, come ogni giorno, si aggirava per il bosco in cerca di qualcosa da mangiare, ma le avverse condizioni atmosferiche e le trappole piazzate dagli altri animali, non le permisero di trovare alcun tipo di so-
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stentamento. Stanca di girare a vuoto si fermò e solo allora si accorse della stupefacente intesa che si era venuta a creare tra gli altri animali del bosco che riuscivano facilmente, aiutandosi l’uno con l’altro, a cercare alimenti ed a trovarli anche in abbondanza. Questa storia ci fa capire che nella vita le difficoltà spesso si possono affrontare e vincere grazie all’aiuto degli altri. Francesco C.
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LA VECCHIA QUERCIA Il vecchio Sal era una quercia secolare che viveva in una foresta, abitata da funghi, piante di ogni genere, uccelli, lepri, cinghiali, scoiattoli e tanti altri animali piccoli e grandi. Un giorno il giovane merlo che viveva nella chioma dell’elce, si recò dal vecchio Sal per chiedergli consiglio su come superare l’inverno. Arrivato alla vecchia quercia, un po’ emozionato per il rispetto che tutto il bosco tributava a quell’albero, pose la propria domanda ma la pianta non rispose, come invece era solita fare a chi le si rivolgeva. Il giovane merlo pazientemente aspettava, certo in cuor suo che Sal stava meditando la risposta. Passava il tempo ma il vecchio Sal non proferiva parola. Di lì a poco si svegliò Gina, la ginestra che cresceva accanto a Sal, e chiese al merlo cosa stesse aspettando così
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impazientemente. Il giovane merlo rispose che aveva interrogato la saggia quercia e stava aspettando, ormai da tempo, la risposta. La ginestra spiegò al merlo che Sal da giorni non rispondeva piÚ a nessuno, vecchia e stanca aveva lasciato questo mondo. Il bosco doveva tributargli onori come si fa per un saggio, ma nessuno avrebbe dovuto disperarsi in quanto Sal aveva lasciato centinaia di ghiande che con il tempo avrebbero messo radici, sarebbero cresciute e avrebbero preso il suo posto. Francesco C.
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IL TOPOLINO E LA VOLPE C’era una volta, nella Tundra della Russia, un topolino che viveva insieme alla sua famiglia sotto la grande radice di un abete. Era una famiglia molto felice, formata da babbo Egor, mamma Olga e i figli Ivan e Liliya. Era un inverno molto freddo e nonostante ciò Liliya voleva uscire a giocare con la neve. La mamma le disse: “Liliya devi stare attenta perché è pericoloso, visto che gira la volpe Igor. È molto cattiva e non ci si può fidare di lei. Hai capito, Liliya?” Olga poi, per maggiore sicurezza, pensò di mandare Ivan a giocare con la sorellina e raccomandò loro di stare attenti. Ivan ubbidì senza obiezioni. Così uscirono sulla neve. Ivan propose a Liliya di giocare a nascondino. “Sì, è una buona idea! - affermò Liliya. - “Conto io, uno-duetre…” Mentre Lilliya contava, Ivan cercava un buon nascondiglio, ma non riusciva a trovarlo. Così si allontanò dimenticandosi delle raccomandazioni della mamma. Cammina, cammina finalmente trovò una grande buca e vi entrò dentro per nascondersi, non accorgendosi del pericolo in cui stava imbattendosi. Era una tana molto grande e accogliente e incuriosito proseguì finché vide un grande animale, con una bella pelliccia rossa, che stava mangiando il suo pranzetto. Sentendo rumori, l’animale si girò. Era la volpe Igor! Ivan capì subito chi aveva di fronte e, ricordandosi delle rac42
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comandazioni della mamma, tentò la fuga; la volpe fu più veloce di lui e lo acchiappò. “Non aver paura di me, topolino! Non ti faccio niente! Ti sono corso dietro solo per dirti questo, visto che la mia fama è di animale cattivo e spaventoso” e così dicendo lo lasciò libero. Il topolino, meravigliato, ringraziò Igor e corse dalla sorella che lo stava cercando disperatamente. “Cosa ti è successo Ivan?” chiede Liliya. Ivan raccontò ciò che gli era accaduto ed insieme tornarono a casa. Passarono i mesi, si aprì la caccia e Igor finì in trappola; per sua fortuna passò di lì Ivan che, ricordandosi della bontà della volpe nei suoi confronti, provò a liberarlo. Per Ivan fu un’impresa difficilissima, viste le sue piccole dimensioni, ma alla fine liberò la povera volpe. Questi due episodi furono sufficienti a dare inizio ad una grande amicizia che piano piano portò Igor ad essere riconosciuto non più come un animale da temere, ma come un amico da ricercare. Vittoria P.
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LA CANZONE DEL BOSCO Trallalloro trallallĂ quattro rane qui e due lepri lĂ trallallero lerolini pieno di alberi e tanti uccellini trallalletto trallalumi ho acqua, fiori e tantissimi profumi trallallero leroniero sono il bosco e ne vado fiero! Jessica P.
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L’INCANTESIMO DEL LAGO C’era una volta un bosco che nascondeva un lago meraviglioso. Una notte un valoroso principe, passeggiando per il bosco, si trovò in riva al lago dove, sotto un’imponente quercia, baciata dal chiarore della luna era seduta una principessa; tra i due fu amore a prima vista. Ma la principessa aveva un’aria triste e misteriosa e non volle dare spiegazioni sulla sua provenienza al principe che ne rimase deluso. All’improvviso, mentre i due stavano parlando, la principessa corse verso il lago, il principe la inseguì, ma fece solo in tempo a vedere la fanciulla che avvolta da un fascio di luce si mutava in cigno. Il principe allibito chiese al cigno cosa stesse succedendo, questi rispose, con la stessa voce della principessa, informandolo che era vittima di un incantesimo inflittole da uno stregone che aveva ricevuto un rifiuto alla sua richiesta di matrimonio. L’incantesimo che avvolgeva la principessa poteva essere spezzato soltanto con la morte dello stregone, il quale nel suo castello teneva con sé una sfera di cristallo che gli dava il dono della vita eterna. Così il principe decise di recarsi dallo stregone. Fece irruzione nelle segrete del castello e distrusse la sfera della vita eterna gettandola a terra; lo stregone sentito il rumore si accorse del principe che fuggiva nel bosco, si trasformò in un gigantesco grifone e volando lo raggiunse; lo gettò a terra ferendolo con la sua possente zampata e proprio quando stava per infliggergli il colpo di grazia il principe estrasse il pugnale e mirò dritto al cuore del grifone-stregone che morì all’istante. Il principe corse subito al lago dove nel frattempo il cigno era tornato ad essere la sua bella principessa. Un lungo ed appassionato bacio suggellò il loro ritrovamento. Di lì 46
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a poco si sposarono e vissero per sempre felici e contenti. Il bosco che aveva assistito agli avvenimenti si rallegrò del lieto fine e fece corona al matrimonio, con i suoi odori ed i suoi colori e gli animali del bosco accorsero a festeggiare ed allietare le nozze con le loro voci. Fu una festa in grande stile che ogni anno si ripete a testimoniare l’unione tra l’uomo, gli animali e le piante. Alessandro S.
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indice prefazione p.7 p.11 Rosa e l’incantesimo d’amore Miei carissimi bambini... p.14 Il bosco felice p.15 Il bosco triste p.18 p.20 chi la fa... la rifà compagno d’infanzia p.23 albertino il contadino p.25 p.26 il riccio che salvò il bosco Aiuto... aiuto p.27 l’amico coniglio p.29 il bosco p.32 p.33 il picchio e lo scoiattolo i ricordi di antonio p.36 p.38 l’unione fa la forza la vecchia quercia p.40 p.42 il topolino e la volpe p.45 la canzone del bosco l’incantesimo del lago p.46
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