C'era una volta...il potere della fantasia rende la vita pensata una favola

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Quaderni del Volontariato 1

Edizione 2011



C’era una volta... Il potere della fantasia rende la vita pensata una favola


Cesvol Centro Servizi Volontariato della Provicia di Perugia Via Sandro Penna 104/106 Sant’Andrea delle Fratte 06132 Perugia tel. 075.5271976 fax. 075.5287998 Sito Internet: www.pgcesvol.net Visita anche la nostra pagina su

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Con il Patrocinio della Regione Umbria

Edizione: Marzo 2011 Progetto grafico e videoimpaginazione: Chiara Gagliano I disegni sia di copertina che all’interno della seguente pubblicazione sono stati realizzati dalle autrici

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I QUADERNI DEL VOLONTARIATO, UN VIAGGIO ATTRAVERSO UN LIBRO NEL MONDO DEL SOCIALE

Il CESVOL, centro servizi volontariato per la Provincia di Perugia, nell’ambito delle proprie attività istituzionali, ha definito un piano specifico nell’area della pubblicistica del volontariato. L’obiettivo è quello di fornire proposte ed idee coerenti rispetto ai temi di interesse e di competenza del settore, di valorizzare il patrimonio di esperienze e di contenuti già esistenti nell’ambito del volontariato organizzato ed inoltre di favorire e promuovere la circolazione e diffusione di argomenti e questioni che possono ritenersi coerenti rispetto a quelli presenti al centro della riflessione regionale o nazionale sulle tematiche sociali. La collana I quaderni del volontariato presenta una serie di produzioni pubblicistiche selezionate attraverso un invito periodico rivolto alle associazioni, al fine di realizzare con il tempo una vera e propria collana editoriale dedicata alle tematiche sociali, ma anche ai contenuti ed alle azioni portate avanti dall’associazionismo provinciale. I Quaderni del volontariato, inoltre, rappresentano un utile supporto per chiunque volesse approfondire i temi inerenti il sociale per motivi di studio ed approfondimento.

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Le favole dove stanno? Ce n’è una in ogni cosa: nel legno, nel tavolino, nel bicchiere, nella rosa. La favola sta lì dentro da tanto tempo e non parla: è una bella addormentata e bisogna svegliarla. Ma se un principe, o un poeta, a baciarla non verrà un bimbo la sua favola invano aspetterà.

Gianni Rodari

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Un plauso all’associazione A.u.c.c che inventa nuovi modi di sostegno psicologico agli affetti della grave malattia cui è indirizzata la sua azione di volontariato: le favole sono frutto certamente di quel mondo fantastico che appartiene a ciascuno di noi, fantastico ma non irreale in quanto più volte va incontro alle aspirazioni nascoste: la solidarietà, una ricerca di senso, il superamento del dolore. L’A.u.c.c e i suoi volontari in questo caso hanno inventato una nuova metodologia di auto mutuo aiuto che utilizza strumenti di “fantasia” o di una possibile realtà. All’orco subentra il principe azzurro, alla sofferenza sopravviene la gioia.Ciascuno di noi sa che il dolore individuale, il male specifico possono attenuarsi e in alcuni casi scomparire nella relazione con l’altro. Questo è il fine che ciascun volontario vuole perseguire, le favole di questo libro vogliono dimostrare che c’è sempre un barlume di luce per tutti quelli che soffrono e questo barlume può essere scoperto con l’aiuto di altri…volontari. Avv. Luigi Lanna Presidente Cesvol Perugia

Marc Chagall “Volare”

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Il volontariato è un po’come le terapie non convenzionali (T.N.C.), cioè un insieme di metodiche e tecniche complementari o alternative a qualcosa di codificato da una certa società ed usato per promuovere il benessere di chi vive in condizioni di disagio. Il Cesvol da anni, grazie al servizio formazione, ha accolto nei suoi percorsi diverse forme di T.N.C. per offrire maggiori strumenti alle associazioni di volontariato e per migliorare il proprio modo di “prestare aiuto”. Le T.N.C., forse ancora un po’ troppo discusse da chi vede la medicina come unico strumento per migliorare la qualità di vita , non vanno a sostituire ciò che ormai la scienza da tempo ha dimostrato efficace ma vanno a lavorare soprattutto su quello che c’è dentro ad ognuno di noi. Il migliorare la propria condizione di dolore, fisico, psichico può avvenire anche tramite il colore, la musica, il racconto, il rilassamento, gli odori, la compagnia di un cane, la scrittura, il sorriso, il condividere la stessa esperienza e questo è possibile solo grazie a tutti i professionisti medici e non che realizzano insieme a noi laboratori formativi dedicati ai malati, percorsi specifici per i volontari, iniziative per persone con disabilità. Dedicarsi ai volontari e al loro operato è l’obiettivo del servizio formazione del Cesvol che grazie alla loro presenza e voglia di crescere e formarsi riesce a contare ogni anno un numero di partecipanti che supera le 450 unità. Infatti l’innovazione di ognuno di noi parte dalla formazione che viene ritenuto da sempre “quel processo di apprendimento messo in atto nell’intero arco della vita di una persona, che le consente di accrescere le proprie competenze professionali, aumen-

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tandone le opportunità lavorative ed in senso lato il proprio patrimonio personale di esperienze e cultura”. Nel mondo del volontariato la formazione significa acquisire nuovi strumenti di conoscenza, di affetto, di guida, di compagnia, di ascolto, di quotidianità, di familiarità verso coloro che hanno bisogno di stringere una mano amicale arricchendone anche il bagaglio culturale ed esperienziale di ognuno di noi. Il volontariato è una cultura e come tale va valorizzata, coltivata, aiutata a crescere.

Responsabile Dr.ssa Elisabetta Berellini Servizio formazione Cesvol Via Sandro Penna 104-106 Loc. Sant’Andrea delle Fratte Tel. 075.527.19.76 Fax. 075.528.79.98 formazione@pgcesvol.net

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La psicanalisi fu creata per consentire all’uomo di accettare la natura problematica della vita senza esserne sconfitto o cercare di evadere dalla realtà. Proprio questo è il messaggio che le fiabe comunicano in forme molteplici. Ogni fiaba è uno specchio magico che riflette alcuni aspetti del nostro mondo interiore e i passi necessari per la nostra evoluzione dall’immaturità alla maturità. Bruno Bettelheim “Il mondo incantato” sono questi i principi che hanno ispirato il nostro lavoro e il nostro incontrarci nel regno delle fiabe. Ognuna ha scritto la favola della propria vita esprimendo attraverso le figure simboliche tutte le profondità del mondo interiore. Ed è proprio il linguaggio simbolico che ci ha permesso di lavorare su tematiche altrimenti difficilmente raggiungibili. Ogni favola è stata oggetto di elaborazione comune nel senso che ciascuna di noi ha scritto un proprio finale; ciò ha permesso di aprire un ventaglio di possibili soluzioni al “problema” rappresentato dalla stessa. Nelle fiabe sono rappresentate le nostre tempeste interiori, le nostre angosce, le nostre paure ma anche e soprattutto le nostre infinite potenzialità, la nostra forza. Uccidendo orchi, streghe si acquista la consapevolezza che tutto ciò che di brutto può accadere può essere superato con il coraggio, l’aiuto degli altri, la speranza. È stato bellissimo vedere come inizialmente timorose, scettiche, imbarazzate, si sono avvicinate a questa modalità e poi 13


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gradatamente si sono tuffate in questo mondo fiabesco con allegria, intelligenza, libertà e una sempre maggiore consapevolezza di se stesse e del fatto che come in tutte le favole il lieto fine è possibile. Questo libro nasce dall’esperienza di un gruppo di giovani donne profondamente molto diverse tra loro; ciascuna con un proprio vissuto, una propria personalità, con propri desideri e sentimenti ma tutte amanti della vita, dedite alla famiglia e orgogliose del proprio lavoro. Una grande forza avevano in comune...la volontà per affrontare la malattia ancora oggi tanto temuta. Tale potenzialità tutti noi la possediamo e si manifesta con grande incisività al momento del bisogno permettendoti di vedere la vita con occhi diversi. In gruppo abbiamo iniziato un cammino che ci ha fatto sentire uguali tra disuguali. Attraverso la condivisione delle nostre personali esperienze siamo riuscite ad esternare gioie, paure, desideri, sensazioni... . La favola è stata uno strumento di notevole valenza catartica in quanto ci ha permesso di vivere avventure esaltanti volando sui sentieri della fantasia e soprattutto ci ha offerto esempi di soluzione alle difficoltà. Le fiabe ci permettono di credere (e sperare), che nella vita esista il lieto fine, e che, con un po’ di coraggio e di arguzia, e soprattutto di buona volontà, anche i grandi ostacoli si possono superare.

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Così la fiaba ci infonde quel coraggio di cui abbiamo bisogno per non restare ancorati al passato e andare incontro ad un futuro pieno di speranza e allegria. La sana fantasia aiuta ad interagire con la realtà e a sfruttare nel modo migliore le risorse che si hanno a disposizione. Identificandoci in diversi personaggi ci siamo imparate a conoscere e a conoscersi. È stata un’esperienza determinante ed interessante. Il libro che starete per leggere contiene una raccolta di favole che parlano della nostra vita e leggendole con attenzione capirete che nel corso di questa anche se si incontrano orchi, streghe, mostri e lupi cattivi poi c’è sempre un lieto fine.

Dott.ssa Simonetta Regni Psiconcologa

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Yamaia

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’era una volta il regno di Yamaya... . Uno splendido posto in fondo al mare tra le barriere coralline. Yamaya regnava su quel mondo sommerso fatto di pesci coloratissimi, cavallucci marini, conchiglie gigantesche, da poco tempo. Era una regina dolce, comprensiva, desiderosa di fare il meglio per il suo popolo, ma anche un po’ ingenua ed inesperta. Tutto sembrava scorrere in modo tranquillo e sereno e tutti erano felici. Ma al di là della barriera corallina, che delimitava il regno di Yamaya, viveva, insieme ad alcuni seguaci Granchius uno squalo gigantesco, feroce ed ambizioso che mirava ad impossessarsi del regno di Yamaya, prendere il potere ed avere per sé tutte le ricchezze. Granchius era astuto e subdolo e sapeva che non sarebbe riuscito con la forza nel suo intento perché l’esercito di Yamaya era molto numeroso e potente. Decise quindi di agire a tradimento: sapeva che la regina Yamaya era molto giovane e un po’ ingenua e così pensò di corteggiarla, farla innamorare di sé, magari spassarsela un po’ con lei e poi ucciderla nel sonno così che non potesse difendersi. Granchius mise in atto il suo piano e cominciò a corteggiare la bella regina, si mostrò dolce, affettuoso e gentile e lei si innamorò perdutamente e nonostante tutti gli avvertimenti che i vecchi Saggi le davano, decise di vivere questa storia d’amore che lei credeva bellissima e duratura. Tutto sembrava andare per il meglio e Granchius stringeva sempre più il cerchio e aspettava il momento propizio per uccidere Yamaya. 17


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Una notte la regina sognò suo padre, che era stato un Re saggio e giusto, che la mise in guardia da Granchius e le rivelò il suo losco e truce progetto. Yamaya si svegliò in preda all’angoscia e al dolore combattuta tra l’amore per Granchius e quello per il padre e il suo popolo. Era sola e disperata e non sapeva che cosa fare e pianse tutte le sue lacrime. Le sue lacrime furono viste e raccolte da un giovane scudiero, uno splendido tonno semplice e leale, con cui Yamaya si confidò disperata. Arcius, così si chiamava il tonno, la consolò, la accarezzò a lungo finchè sul viso di lei non tornò il sorriso. Poi, di nascosto da tutti, una notte si infilò nella camera di Granchius e lo uccise nel sonno. Yamaya ritrovò piano, piano la serenità ed il sorriso accanto ad Arcius e così la vita nel regno riprese più bella di prima perché Yamaya sapeva di avere vicino un compagno forte e fedele che l’avrebbe sempre difesa. S. R.

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Primo Finale Yamaya era molto triste, ferita nel suo amore e non sapeva che cosa fare. L’unica cosa di cui era certa era che suo padre aveva ragione e che lei doveva fare qualcosa. Decise, dopo tanto riflettere, che proprio perché lui era stato subdolo, meschino, falso lei doveva smascherarlo. Allora una sera che cenavano insieme fu molto carina con lui e cominciò a farlo bere,avendo però prima dato ordine ai suoi fedeli sudditi di stare nelle stanze attigue e di essere pronti ad intervenire. Granchius, vedendo lei così carina con lui, pensò che era venuto il momento di ucciderla e realizzare il suo sogno. E proprio mentre stava tirando fuori il pugnale, Yamaya chiamò i suoi scudieri che subito lo imprigionarono e lo misero a marcire da solo, per il resto della sua vita, in una cella buia e fredda. La vita nel regno riprese felice Yamaya ogni tanto pensava a lui, sapeva che c’era, ma non le faceva più paura. S. R.

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Secondo Finale La regina Yamaya dopo aver sognato suo padre e aver ascoltato i suoi avvertimenti decise di continuare la sua relazione con il perfido e crudele Granchius. Astuta e accorta nei confronti del compagno si dimostrò amorevole e servizievole tanto da suscitare in lui sentimenti ed emozioni che non aveva mai provato. Yamaya continuò a vivere nel regno per molto tempo fingendo di essere innamorata di Granchius il quale, anche se il suo obiettivo principale era quello di impadronirsi del regno, era rimasto molto affascinato e ammirato dalla bellezza e dalla semplicità della regina. Ma, durante una terribile tempesta Yamaya, con l’aiuto di un branco di pesci, tirò un tranello al codardo Granchius il quale per scappare si intrappolò in un cimelio negli abissi del mare. Da quel giorno Granchius rimase imprigionato in quella parte del mare dove non c’era né luce né vita sperando che qualche pesciolino che capitava da quelle parti si ricordasse di lui. La regina Yamaya tornò nel suo regno e grazie alla libertà e alla spensieratezza ritrovata ricominciò a vivere come sempre aveva vissuto prima dell’arrivo del terribile e orrido Granchius. Lo squalo rimase in vita per poco tempo! Morì di stenti e con il cuore infranto. P. C.

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Terzo Finale La regina degli abissi in seguito alla rivelazione del padre avuta nel sogno, improvvisamente ebbe un forte impeto d’ira e così studiò accuratamente un piano. Con l’aiuto della sua ancella Jamila si travestì da bella zingara e si recò presso il regno di Granchius. Si portò così davanti al suo castello e qui impiantò una tenda nella quale attirava l’attenzione della gente fingendo di essere una maga capace di predire il futuro. Una mattina vide Granchius uscire dalle porte del suo castello e lo attirò a sé dicendogli di avere degli amuleti che gli avrebbero portato fortuna. Così Granchius un po’ diffidente, ma incuriosito vi andò. La zingara chiuse la tenda e dapprima, con le sue grazie e la sua bellezza, lo sedusse del resto conosceva il suo debole per le belle donne, poi gli offrì una pozione avvelenata in un bellissimo calice d’oro e così brindarono. Il perfido Granchius cadde a terra in preda ad una crisi epilettica e poi morì. Così la nostra Yamaya potè tornare a regnare serenamente nel suo regno. Da quel momento decise di fortificare il suo territorio, innalzando una cinta di mura che ne delimitavano i confini e mobilitando un plotone di tonni armati che piantonavano tutti gli ingressi e le torri di controllo.

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Quarto Finale La mattina la giovane regina Yamaya si svegliò e ancora le ronzavano in testa le parole che le aveva detto il suo caro papà perché lei non riusciva a credere che il suo grande amore Granchius la volesse solo ingannare. Ma mentre passavano le ore nel cuore della regina al posto dell’ amore per Granchius si faceva avanti la voglia di vendicarsi e così iniziò a pensare ad una vendetta. Chiamò nelle sue camere Algas, Persia, Stella le sue dame più fidate ed insieme organizzarono una vendetta. Dopo molto pensare decisero di chiedere l’aiuto di Marcus, il grande stregone e dei suoi filtri magici che avrebbero reso Granchius innamorato pazzo di Yamaya ed avrebbe dimenticato il vero motivo dell’inizio del corteggiamento. Poi con un altro filtro avrebbero fatto diventare Granchius da prepotente squalo a docile pesce gatto tanto che tutti gli abitanti lo iniziarono a prendere in giro così tanto che una notte decise di fuggire da lì. Così non solo non si impadronì del regno di Yamaya, ma abbandonò anche il suo. V. P.

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Quinto Finale Yamaya dopo l’illuminazione avuta nel sogno tramite le sagge rivelazioni del padre, sentì come se un pezzo del suo cuore si spezzasse a terra tanto era lo stupore, lo spavento e la delusione per un progetto così malvagio ideato da Granchius che si era dichiarato innamorato di lei e che lei ricambiava con tutto l’amore di cui era capace. Che astuzia, che malvagità! Yamaya dopo tutto si sentì anche fortunata e benché molto dispiaciuta decise di andarsene non lasciando traccia di sé, senza spiegazioni, senza ripensamenti. Chiese l’aiuto di un amico, di un vero amico che conosceva dall’infanzia e si fece trasportare oltre i confini del regno che finora aveva conosciuto ed amato. Forse scappare non sarebbe servito Granchius avrebbe fatto altre vittime, ma sentiva che allontanandosi da lui, avrebbe suggerito degli interrogativi ai quali da solo dare risposta,senza il perdono e la comprensione di Yamaya, rendendo la sua vita interiore un autentico tormento. Yamaya era libera senza un regno, sentiva crescere la curiosità di esplorare nuove dimensioni perciò chiese al padre di esaudire un suo desiderio: permetterle di acquisire sembianze umane e vivere nel mondo terreno. Il padre esaudì il suo desiderio e Yamaya si chiamò Jolanda. P. R

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Tazza

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’era una volta un piccolo gattino che viveva felice con la sua mamma e papà gatto in una bella casa, era circondato da tanto amore anche dalla famiglia di umani. Quando un giorno arrivò una brutta notizia: la famiglia di umani doveva lasciare la bella casa dove abitava e chiaramente i problemi arrivarono anche alla piccola famiglia di gatti perché non potevano più rimanere uniti. Il piccolo gattino che si chiamava Tazza era molto sveglio e intraprendente così iniziò a cercare una soluzione per poter rimanere unito ai genitori e anche alla famiglia di umani. Così gli venne la bella idea di giocare al super enalotto. La fortuna lo aiutò: fece sei e i soldi vinti li diede agli umani che, contenti, acquistarono la casa bellissima dove abitavano da tanti anni. Così finalmente ritornò la pace e la tranquillità per tutti e così vissero tutti felici e contenti. S. D.

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Primo Finale Il piccolo Tazza chiese aiuto ai suoi amici e tutti insieme si misero alla ricerca di avvisi di case che erano da affittare e cerca, cerca, gira, gira passarono giorni e giorni senza trovare niente. Stanchi e dispiaciuti si rimisero in cammino verso una zona di campagna. Videro un casolare bellissimo con tanto spazio verde e fortuna! proprio appeso al cancello c’era un bel cartello “affittasi”. Tazza felice tornò a casa e avvisò subito la famiglia di umani e così nel giro di poche settimane tutti si trasferirono in questo casolare bellissimo. S. D.

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Secondo Finale La notte successiva alla brutta notizia Tazza rimase sveglio per cercare la soluzione migliore e dopo aver studiato il caso, si alzò dal suo lettino e piano, piano senza far rumore, uscì di casa e si recò ad una stazione televisiva dove raccontò la sua storia. Vedendo con quanto orgoglio il piccolo gattino parlava della sua famiglia di umani, i signori Fiori, il direttore della televisione capì che sicuramente il capo famiglia, il signor Fiori Luigi, non era il responsabile di tutto ciò di cui era stato accusato e volle aiutare a trovare la verità. La cosa fu raccontata in un servizio della rete e molti telespettatori chiamarono ed aiutarono il piccolo gattino a trovare la verità e poter tirar fuori il suo padrone da tutti i guai. Così la tranquillità tornò in casa. V. P.

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Terzo Finale In una bella notte stellata,Tazza si recò in un grande prato vicino ad un laghetto. Sapeva che lì viveva Fata Felina, la fata protettrice dei gatti. Iniziò a miagolare fino a quando, dal tronco di un magnifico salice, si sprigionò una luce calda e rassicurante. Fra mille stelline scintillanti e petali colorati apparve Fata Felina. “Mi cercavi Tazza?” “Si fatina ho un problema con i miei padroni. La casa in cui vivono e in cui io sono cresciuto è stata messa in vendita e loro non possono comprarla. Io vorrei tanto aiutarli, ma non so come fare” “Non devi aver paura Tazza! Anche se la casa sarà venduta e voi dovrete lasciarla ci sarà un altro luogo accogliente per voi. La cosa importante è che restiate sempre uniti e continuate ad amarvi come avete fatto fino ad oggi. È l’amore, Tazza, che unisce e dà serenità non una casa!” “Grazie fatina!” Tazza tornò sereno alla sua casa. Qualche tempo dopo si trasferirono tutti in una casetta un po’ fuori mano, ma vicino al prato fatato e così la serenità tornò a regnare e gatti ed umani vissero per sempre felici e contenti, sicuri che nessuno li avrebbe cacciati dalla loro casetta piccola, ma accogliente. E a vegliare su di loro il sorriso benevolo di Fata Felina. R. R.

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Quarto Finale Passarono molti giorni e il piccolo gatto Tazza, passeggiando pensieroso per le vie del paese, incontrò una gentilissima vecchietta che, seduta su una panchina ad ammirare il tramonto, lo chiamò e lo strinse a sé. Tazza, se inizialmente era un po’ impaurito, dopo quell’abbraccio caloroso e coinvolgente della vecchietta, cominciò a percepire le stesse emozioni che aveva provato in passato. Rimase insieme alla vecchietta per un po’ di tempo finchè quest’ultima, riprendendo il suo bastone, si alzò e accarezzò il piccolo gattino. Tazza, triste e sconsolato, guardò la vecchietta allontanarsi pian piano. Mentre la donna si dirigeva verso casa si voltò per vedere che strada aveva preso il gatto; indovinate! Tazza la stava seguendo e fu così che la vecchietta lo riprese tra le sue braccia dandogli il nome Disperato. P. C.

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Quinto Finale Un giorno Tazza incontra un anziano signore molto ricco che viveva in un bellissimo castello, circondato da servitù, con un immenso giardino e con tutti gli agi possibili, ma completamente solo perché era burbero, austero ed egoista. Egli nella vita aveva sempre pensato a se stesso soltanto e ad accumulare ricchezze anche a costo di calpestare la felicità degli altri. Non aveva parenti perché tutti lo avevano allontanato per la sua perfidia e cattiveria. Ebbene Tazza con la sua tenerezza e simpatia riuscì a conquistare l’anziano signore che, addolcito dall’amore per il gattino, invitò tutta la sua famiglia di gatti e di umani a vivere con lui nel meraviglioso castello e così vissero tutti insieme ancora più felici e contenti. S. D.

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Sesto Finale Tazza pensava, pensava, ma non riusciva a trovare una soluzione e in alcuni momenti si sentiva proprio triste e sconsolato. Ma lui non voleva proprio lasciare quella casa e i suoi amici umani. Il tempo passava e cominciarono ad arrivare i primi compratori. Tazza era disperato...ma un giorno, a forza di pensare,pensare...gli venne un idea: avrebbe fatto credere ai compratori che nella casa c’erano i fantasmi così nessuno l’avrebbe comprata! Sì era proprio una bella idea! Chiese aiuto ai suoi amici gattini Piattino, Cucchiaino, Zucchero, Miele e Marmellata e prepararono un piano per spaventare i compratori. La cosa gli riuscì così bene che tutti fuggivano a gambe levate, inoltre lui e i suoi amici si divertivano un mondo. Era un vero spasso! Così piano, piano la voce si sparse e nessuno voleva più comprare quella casa e il prezzo scese e scese così tanto che alla fine la famiglia di Tazza riuscì a comprarla e tutti rimasero lì per sempre.

S. R

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Il Principe Azzurro

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’era una volta una bambina che aveva grandi sogni per il suo futuro, ma non successo, fama o ricchezza, soltanto sogni di una vita serena, meglio felice. Un giorno, diventata ormai grande, incontrò il suo “principe azzurro”, perché in ogni favola che si rispetti DEVE esserci un principe azzurro. Per un po’ il suo sogno di felicità sembrò potersi realizzare, ma...in tutte le favole c’è un ma, il personaggio cattivo, la matrigna, l’orco, il lupo...in questa c’è un qualcosa che porta nuvole di incomprensione, rancori, dolore che lavorano per rovinare la serenità dei protagonisti e poi c’è l’abisso di una malattia dal nome tremendo, uno spauracchio gigantesco. In poco tempo tutto precipita e la nostra protagonista sembra avvicinarsi alla fine, lei ha perso ogni speranza, la gioia di vivere e comincia a pensare solo come sarà poi per i suoi figli, se arriverà una matrigna cattiva a maltrattarli, a farli soffrire...no! Lei non può permetterlo e allora cerca in ogni modo di farsi forza, di reagire di trovare in sé quella grinta che non ha mai saputo di avere, perché nessuno l’ha mai fatta sentire forte, ma anche senza l’aiuto di una fata madrina, o forse grazie a tante fate madrine che però non le sono mai apparse con ali scintillanti e bacchette magiche, inizia a risalire l’abisso e a tornare piano piano a vivere. Sembra avvicinarsi il lieto fine ma...nel frattempo il principe azzurro, forse stanco da tanto dolore e sofferenza, ha iniziato a selezionare la sua nuova regina, la matrigna per i suoi figli e la nostra protagonista ne soffre terribilmente, una nuova batosta per lei,che si credeva così fragile e debole. 33


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Ma in una favola non ci può essere solo dolore e quindi la nostra protagonista prova a dare una scrollata a tutta la sua vita e si dice – “Comunque ci sono ed ho l’amore dei miei figli e il dovere di essere forte per loro”– . Riprende la vita di tutti i giorni, non caccia il principe, ma di certo ormai lo vede molto meno azzurro e nessuno le può garantire che nella favola non ci saranno più brutti momenti, orchi o matrigne...ma ora sa che può affrontarli anche senza un forte appoggio esterno, o forse ha ancora bisogno di tanto aiuto e tanto appoggio da tutti, e...e...vissero tutti felici e contenti? R. R.

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Primo Finale E finalmente arrivarono giorni felici per la nostra protagonista ed i suoi figli. Ha sempre in fondo agli occhi un’ombra di malinconia e una cicatrice sull’anima, ma si sente serena e in pace con se stessa. Arriva la primavera nella nostra favola e con essa un bel sole che rende tutto più brillante e più bello e chissà che non sia in grado di riaccendere un po’ di quell’azzurro che sembrava aver abbandonato il principe. L’allegria contagiosa dei bambini che giocano all’aperto non può non arrivare anche agli adulti e così la nostra protagonista inizia a prendere la vita con più leggerezza e con il sorriso. E tutto questo senza bisogno di amuleti o di pozioni magiche, ma solo scavando dentro di se e trovando la forza che tutti noi abbiamo in un angolino nascosto e che ci permette di affrontare le prove più tremende e rimanere a galla, anche se il nostro scoglio vacilla, perché forse lo scoglio più forte e più sicuro siamo proprio noi anche se tutti ci hanno fatto sentire barche alla deriva. Ora per il più classico dei lieto fine manca solo un bell’arcobaleno e la nostra protagonista, i suoi figli e perchè no anche il principe azzurro un po’ sbiadito hanno diritto di averlo. Il loro splendido arcobaleno. E vissero tutti felici, o almeno sereni fino alla prossima burrasca. R. R.

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Secondo Finale La fanciulla presa dall’amore per i suoi figli si dedicò completamente a loro dimenticando il bellissimo principe ma anche l’amore verso se stessa. Tutto le sembrava scorrere normalmente finchè un giorno, mentre la fanciulla era sola soletta nella sua casa, le apparve la streghetta Teodora rinomata per i suoi filtri magici e le sue pozioni. Dopo aver ascoltato la fanciulla Teodora iniziò ad aprire il suo librone magico: doveva assolutamente trovare il filtro che avrebbe aiutato la fanciulla a capire quanto è importante nella vita apprezzarsi per quello che si è avendo la fiducia in se stessi. Quello che mancava alla bellissima fanciulla era proprio l’autostima perché nessuno, tantomeno il principe azzurro, erano mai riusciti a farla sentire bella e capace. Ma… “bidibi bodibi bu” la streghetta Teodora estrapola una pozione magica. Dopo averla bevuta la fanciulla sente dentro di sé una gran forza, un gran coraggio che le permette di affrontare le diverse esperienze con una determinazione ed una sicurezza che finora non aveva mai avuto. Passarono molti giorni e casualmente passeggiando lungo la riva di un fiume la fanciulla incontra il principe azzurro che subito nota questo suo modo di essere: la vede cambiata, più bella, più indipendente, più amabile tanto da innamorarsi di nuovo di lei.

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Il povero principe dopo tanti tentativi non riesce a riconquistare la fanciulla la quale ormai decisa e sicura di sĂŠ decide di intraprendere una nuova relazione ricca di sorprese e soddisfazioni. Volete sapere il destino del principe? Vive il resto della sua vita da solo senza amarsi ed essere amato da nessuno. P. C.

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Terzo Finale La nostra ragazza in un bel giorno di primavera capisce che ognuno di noi è una ricchezza e possiede tante risorse e tante energie per se e per le persone a cui tiene di più. Ognuno di noi è una creatura preziosa e bella così com’è e le circostanze esteriori non devono turbare questa bellezza, ma devono far sì che essa venga fuori e si mostri a coloro che lo meritano, perché solo a questi deve essere indirizzata l’energia che si propaga dal nostro essere, dalla nostra bellezza interiore. La nostra ragazza percepisce che ha ricevuto tre doni meravigliosi,questi doni sono la propria vita e quella dei due stupendi bambini che ha fatto venire alla luce. Da quel giorno consapevole di essere in possesso di queste tre enormi fortune decide che non doveva far passare più neanche un secondo senza apprezzarlo e goderne a pieno, senza farlo scivolare come se fosse. Carta straccia da buttare nel cestino, lei oggi aveva capito di essere una donna ricca e ogni mattina si svegliava sapendo di dover far cento cose per far gioire le persone amate e di conseguenza se stessa in ogni istante sì perché la vita è fatta di questo, di piccoli momenti da assaporare come cioccolatini. Dalla vita non bisogna aspettarsi grandi cose, la vita è fatta di piccole gioie che a volte bisogna imparare a riconoscere altrimenti passano e ci sfuggono senza che noi le vediamo neanche.

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Con questa consapevolezza la nostra protagonista decide di buttarsi alle spalle le spiacevoli esperienze vissute e di andare incontro al futuro fiera delle proprie ricchezze e sapendo che se ci sono i dolori ci sono anche tantissime piccole gioie. S. D.

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Quarto Finale In un bel giorno di sole la mamma si alzò presto, preparò un buonissimo pranzo al sacco e chiamò i suoi bambini ed insieme partirono per passare una giornata da soli lontano da tutti e da tutto. Arrivarono in un bellissimo luogo incantato dove tutto sembrava magico e i bambini iniziarono a correre beati in quel bel prato pieno di fiori tutti colorati mentre la mamma seduta li guardava felice di vederli contenti e non più con quelle faccine tristi e pensierose e mentre stava lì seduta a godersi quei momenti le si posa sul palmo della mano una coccinella e in quello stesso attimo sente una vocina che le chiede. Da quanto non vedevi i tuoi ragazzi così e da quanto la tua mente non era così spensierata?”. La giovane madre rispose che era da tanto, perché la vita aveva messo alla prova lei e i suoi bambini, ma ora aveva deciso che doveva cambiare, ma non sapeva come. La coccinella le disse allora che era molto più semplice di come sembrava, doveva godersi quella giornata tutta per sé perché questo forse l’avrebbe aiutata. Arrivò l’ora di tornare a casa e per la strada del ritorno la mamma parlò con i ragazzi e chiese loro come erano stati e se gli sarebbe piaciuto vivere così loro tre spensierati e felici. La risposta dei bambini fu positiva così la mamma cambiò strada, non tornò a casa ma si rifece una vita con i suoi bambini e forse un giorno...chissà che non ritrovi anche un amore. V. P.

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C’era una volta...

Quinto Finale La nostra dolce ragazza un giorno, mentre si trovava al supermercato per fare la solita spesa giornaliera, si accorse che il suo carrello era stato erroneamente scambiato, iniziò a guardarsi intorno e finalmente vide che il carrello era stato preso da due ragazze che stavano parlando tra di loro e, molto distratte, non si erano accorte minimamente dell’accaduto. Le raggiunse e dopo tante scuse per l’accaduto fecero amicizia e si scambiarono i numeri di telefono. Nei giorni successivi quelle due nuove amiche la chiamarono e la invitarono fuori a pranzo, lei accettò e così ebbe inizio una bellissima amicizia, erano veramente delle ragazze speciali, allegre e simpatiche, spensierate e piene d’iniziative piacevoli che fecero completamente cambiare la nostra dolce ragazza, la tristezza e la malinconia non c’erano più adesso c’è soltanto tanta voglia di vivere! S. D.

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C’era una volta...

Sesto Finale La nostra protagonista è piena di coraggio, il dolore per tante vicissitudini l’ha forgiata a dovere e questo, si dice, le dovrà servire. Sente dentro di sé una grande energia, ma non sa precisamente cosa può fare per rinascere! Un giorno, mentre si trovava da sola a passeggiare in campagna, incontra una anziana signora piccola e fragile all’apparenza, che le chiede un favore: “Senti mi puoi aiutare ad infilare la manica destra di questa maglia? Ho freddo, ma sono in difficoltà, ho un problema alla spalla e non riesco a fare alcuni movimenti!” Felice di esser d’aiuto all’anziana signora con un gesto di cortesia, la saluta poco dopo. Qualcosa dentro di lei comincia a muoversi per la rinascita, l’emozione di soddisfazione e la successiva serenità dopo aver incontrato l’anziana signora le fanno improvvisamente capire che è bello aiutare chi ha bisogno, ed è altrettanto bello chiedere di essere aiutati quando si ha bisogno. Si può aver bisogno di una guida per ristabilire un equilibrio interiore, pensa la nostra protagonista, cosicché decide di consultare una psicologa che l’aiuti a trovare il bandolo della matassa, smarrito nel lungo periodo di sofferenza. P. R.

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C’era una volta...

Settimo Finale La principessa aveva intenzione di far tornare la sua vita allo splendore di prima e così il suo regno che aveva trascurato e abbandonato per tutto il dolore che l’aveva travolta. Per prima cosa prese il suo cavallo preferito, un bel puledro bianco e ispezionò tutto il regno cercando di vedere i disastri causati dallo stato di abbandono, i danni apportati da persone senza scrupoli che avevano approfittato della sua assenza e decidere cosa fare per risolverli. In ognuna delle sette città più importanti del regno conobbe sette contessine con le quali divenne amica e con le quali si confidò e fu confortata. Finito il giro d’ispezione la principessa decise che per riprendere le redini del suo regno doveva eliminare i nemici,ma anche ritrovare l’amore per se stessa e per il popolo. Intanto dette un grande ballo dove furono invitati tutti gli abitanti del regno, ma proprio tutti, smascherò pubblicamente i malfattori che si erano approfittati del popolo rubandogli il denaro e li costrinse a rendere il maltolto promettendo che ciò non sarebbe accaduto mai più perché d’ora in poi avrebbe vigilato molto attentamente! Il popolo accolse questa decisione con immensa gioia e felicità per la principessa ritrovata. Durante la festa accadde una specie di miracolo:i capelli della principessa che erano grigi e spenti tornarono a splendere come grano al sole, gli occhi cupi e tristi tornarono ad essere pezzi di laghi azzurri. 43


C’era una volta...

Tutti i nobili del reame si innamorarono di lei e facevano del tutto per ballare con lei. E il principe azzurro? Ăˆ lĂŹ che aspetta di saper se la principessa lo vuole ancora o no. S. R.

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C’era una volta...

La Fanciulla e gli gnomi

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C’era una volta...

C

’era una volta, in un piccolo paese di montagna, una bellissima fanciulla che passava abitualmente le sue giornate sola soletta ad accudire la sua casa. Non aveva nessuno con cui parlare, con cui scambiare le sue idee, condividere le sue emozioni, ma, durante una giornata di primavera, mentre la fanciulla era intenta nel coltivare il suo orticello, le apparve un piccolo gnomo che la invitò a seguirlo. Dopo un lungo cammino, tra boschi e sentieri,arrivarono in un bellissimo paesaggio, lì tutto era meraviglioso,tutto era vivace tanto da catturare l’attenzione della fanciulla. Lo gnomo la prese per mano e la portò nel suo piccolo rifugio dove c’erano tanti altri gnomi che, insieme ad un bellissimo ragazzo, stavano organizzando una festa. La fanciulla esterrefatta da tanta allegria e briosità, con fatica, cercò di rendersi utile e collaborativa. Tutti parteciparono alla festa durante la quale la fanciulla ebbe modo di conoscere il bellissimo ragazzo che, come lei, era abituato a vivere in solitudine. Scambiarono tra loro tante parole, si raccontarono le diverse esperienze tanto da accorgersi che avevano un desiderio in comune: quello di passare il resto delle loro giornate in compagnia, con gli amici in allegria. Solo così sarebbero potuti uscire da quella loro solitudine che fino ad allora aveva caratterizzato la loro vita. E così decisero di rimanere nel rifugio degli gnomi dove qualsiasi giornata,qualsiasi emozione era vissuta con lo spirito di gruppo. P. C.

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C’era una volta...

Primo Finale I due ragazzi passarono una bellissima serata insieme, ma era arrivato ormai il momento di tornare a casa e di salutare e ringraziare gli gnomi. La fanciulla, triste nel pensare di ritornare sola soletta nella sua dimora, chiese allo gnomo Jimmy di poter rimanere insieme a loro, ma lo gnomo le disse che non sarebbe stato possibile. Allora la fanciulla si avvicinò al ragazzo che aveva conosciuto e gli confidò le sue sensazioni e le sue idee dicendogli”. Io ho bisogno di passare le mie giornate in compagnia, ma lì dove abito non riesco ad aprirmi con la gente sono schiva e silenziosa e nessuno mi cerca”. Il ragazzo nel sentire queste parole le chiese di andare a vivere con lui. La fanciulla accettò l’invito nonostante le dispiacesse di abbandonare il suo paesino, le sue abitudini. Dopo un lungo viaggio finalmente i due ragazzi arrivarono a destinazione: la fanciulla non credeva ai suoi occhi, quel ragazzo viveva nel suo stesso paese. Aveva una piccola casetta poco distante da dove lei aveva sempre abitato. Così decisero di tornare ad abitare ognuno nella propria casa promettendosi di frequentarsi e di aprirsi agli altri. Fu così che i due ragazzi iniziarono una nuova vita: le giornate passate sempre in solitudine diventarono giornate ricche di impegni, ma soprattutto passate in compagnia. P. C. 47


C’era una volta...

Secondo Finale La bellissima fanciulla e il bellissimo ragazzo scoprirono di avere tante cose in comune, questo era stato veramente un incontro che aveva fatto scattare il colpo di fulmine. Il giorno dopo si incontrarono e decisero che la vita di entrambi doveva cambiare, troppa solitudine, quei simpatici gnomi non bastavano per vivere una vita completa, cosĂŹ insieme iniziarono a viaggiare per scoprire e conoscere posti e culture nuove. Ancora oggi dopo tanti anni stanno ancora insieme e condividono tutte le emozioni belle e meno belle che la vita (ci) riserva. S.D.

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C’era una volta...

Terzo Finale La ragazza e il giovane si guardarono intorno ammirando i piccoli gnomi che ballavano, mangiavano, parlavano con uno sguardo che esprimeva tutta la loro gioia e decisero di non voler più tornare nel loro mondo di solitudine. Finita la festa il capo gnomo chiese ai giovano come fossero stati e loro risposero che erano stati benissimo, che avrebbero voluto vivere sempre così ed anzi chiedevano un loro aiuto per realizzare quel sogno. Il capo gnomo chiamò in riunione tutta la sua tribù e chiese loro di aiutare i due giovani, così gli gnomi si misero subito al lavoro dividendosi i compiti: un gruppo iniziò a costruire un nuovo villaggio ed invece un altro gruppo, convinto che nel mondo tanti altri giovani erano scontenti della vita che conducevano, andò a cercarli per invitarli in questo nuovo villaggio dove le giornate sarebbero passate serenamente in allegria e spensieratezza. Dopo pochissimo il villaggio fu pronto e i due giovani ci si trasferirono subito, ma rimasero da soli per poco perché la ricerca degli gnomi di altri ragazzi fu veramente ricca tanto da riempire tutto il villaggio. Ora i giovani erano felici e piano piano dimenticarono gli anni passati in solitudine e tristezza. V. P.

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C’era una volta...

Quarto Finale La festa fu un vero successo e il bel ragazzo e la fanciulla capirono di non poter più vivere lontani l’uno dall’altro e in solitudine. Iniziarono a frequentarsi e poco dopo decisero di andare a vivere insieme nella casetta della fanciulla. Per un po’ vissero la loro favola lontani da tutti, solo lui, sola lei, due metà di una sola mela e tutto era magico e meraviglioso. Ma un bel giorno si resero conto che così la loro vita non era cambiata poi tanto, era una sorta di solitudine in due, lontano dal resto del mondo. Cominciarono a provare il desiderio di incontrare altre persone, di confrontarsi ed aprirsi al mondo. Decisero così di invitare nella loro casa gli gnomi e tutti gli abitanti del villaggio vicino e cominciarono a stringere amicizia con alcuni di essi. Tra loro c’era una ragazza molto bella, allegra e civettuola che finì per invaghirsi del bel ragazzo. Lui non aveva mai conosciuto una ragazza così spiritosa e spigliata e si lasciò catturare da lei, senza pensare alla sua fanciulla e al male che le avrebbe fatto. Per un po’ la fanciulla tornò ad una vita di solitudine soffrendo tanto per il suo amore perduto. Ma i nuovi amici la aiutarono a venir fuori da questa brutta situazione e quasi senza accorgersene la fanciulla si ritrovò piano piano vicino ad un altro ragazzo che l’amava e la faceva sentire serena e felice.

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C’era una volta...

Trascorso un po’ di tempo il primo ragazzo tornò a farsi vivo con lei perché era stato scaricato dalla sua nuova fiamma, ma era ormai troppo tardi e la fanciulla aveva finalmente trovato il suo vero amore che viveva con lei non in una solitudine dorata, ma condividendo gioie e dolori con tanti amici sinceri. Il primo ragazzo tornò invece a vivere da solo e da solo rimase per il resto della sua vita,diventando sempre più brusco e scontroso,portando sempre nel cuore il ricordo di un amore gettato al vento per inseguire la bellezza e la leggerezza, piacevole e inebriante, ma vuota ed arida. R. R.

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C’era una volta...

Quinto Finale Che meravigliosa opportunità le aveva dato lo gnomo, pensò la fanciulla! proprio una magia...un bellissimo ragazzo solitario tutto da scoprire. Si sentì così felice nel profondo di se stessa, che dimenticò di essere stata sempre da sola a pensare alle sue cose! Sentiva il desiderio di condividere la sua vita con il ragazzo, anche se non aveva la più pallida idea di come, oltre al fatto di essere accomunati dalla stessa esperienza di solitudine, si sarebbero potuti trovare a vivere insieme con abitudini radicate da molto tempo, certamente ci sarebbero stati ostacoli da superare. Improvvisamente la sua mente si illuminò! Lo gnomo aveva dato ad entrambi questa possibilità di conoscersi perché insieme potevano finalmente innamorarsi e contagiare con l’amore tutte le persone che incontravano. Non due persone socievoli, ma chiuse a se stesse! Lo gnomo doveva avere molta fede in Dio per operare un miracolo così grande. P. R.

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C’era una volta...

Sesto Finale I due ballarono tutta la notte e si divertirono un mondo e tra loro fu amore a prima vista. Decisero così che si sarebbero sposati di lì a tre giorni, giusto il tempo di compiere tutti i preparativi necessari. Il Grande Gnomo avrebbe celebrato il matrimonio, gli altri avrebbero organizzato la festa, canti, balli e tante leccornie. Le gnome si dettero da fare per cucire ad Arabella, questo era il nome della fanciulla, uno splendido abito da sposa tutto di seta e diamanti. E venne finalmente il giorno del matrimonio, Arabella era bellissima! E quando Lucindoro la vide si senti l’uomo più fortunato del mondo. Si celebrò il matrimonio e si fece festa tutta la notte. Alla fine il Grande Gnomo regalò un cavallo bianco ad Arabella ed uno nero a Lucindoro “Ora siete pronti per andare “ “Ma no possiamo restare con voi, noi stiamo bene qui” “No – disse lo gnomo – il nostro mondo appartiene a noi e voi dovete tornare nel vostro,ma saremo sempre amici e ci potremo vedere per la festa della grande luna ogni primavera!” I due partirono sui loro cavalli alla ricerca di un posto dove andare e lungo il cammino trovarono diversi ostacoli :dovettero attraversare un torrente in piena, affrontare un branco di lupi affamati, attraversare una pietraia piena di serpenti e scorpioni. Ma la forza del loro amore era tale da superare 53


C’era una volta...

tutte le difficoltà e poi il Grande Gnomo aveva dato loro una scatola magica che li avrebbe sempre protetti! E così fu, trovarono un bel paesino, ridente e tranquillo dove vivere e dove si fecero tanti amici nuovi senza mai dimenticare i vecchi. Quando giunse il periodo della festa della grande luna tornarono dagli gnomi. Grandissima fu la gioia nel rivedersi e stare di nuovo insieme era meraviglioso. Lucindoro ringraziò il Grande Gnomo per i saggi consigli che gli aveva dato e che gli erano stati molto utili e per la scatola magica che li aveva protetti dai pericoli e gli chiese che cosa ci fosse dentro “C’è tutto quello che sei che puoi e potrai essere solo che tu lo voglia” Durante la festa della grande luna Arabella scopri di aspettare un bambino e fu felicissima di questa fortunata coincidenza e decise che se fosse stata una bambina l’avrebbe chiamata Luna e se invece fosse stato un maschio lo avrebbero chiamato come il Grande Gnomo, Elio e così i due mondi sarebbero stati più vicini. S. R.

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C’era una volta...

Autobiografia

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C’era una volta...

L

a vita scorreva con i soliti piccoli problemi quotidiani per una piccola famiglia, quando un brutto giorno viene diagnosticata una malattia ad uno dei componenti. La mamma aveva un cancro alla mammella, ma con la sua volontà di guarire e con l’aiuto delle medicine tutto si risolse per il meglio. Rimane dentro di lei una gran rabbia perché forse una piccola percentuale di tutta questa sofferenza era stata causata dal tipo di lavoro che svolgeva, infatti per dieci anni è stata in una sala operatoria con il rischio di radiazioni e se anche lei chiedeva ripetutamente di avere dei controlli come li avevano i suoi colleghi, questi le venivano sempre rifiutati con motivazioni banali come per esempio si è persa la domanda o ora deve essere rivisto tutto l’organico... . La rabbia aumenta sempre di più quando si accorge che anche dopo tutto quello che è successo, il direttore e i responsabili del suo servizio seguitano a dire falsità perché lei non abbia la tanto desiderata giustizia. Ma per fortuna la mamma frequenta un gruppo di donne che come lei hanno dovuto lottare con la stessa malattia e queste insieme alla psiconcologa le hanno dato la forza di seguitare la sua battaglia per lei e per tutte quelle persone che lavorano in posti rischiosi per la saluta senza avere un minimo di protezione e in più sono presi in giro dai datori di lavoro. La lotta durò per molti anni, ma poi la giustizia arrivò. V. P.

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C’era una volta...

Primo Finale Una mattina mentre la mamma era da sola in casa sentì bussare alla porta, andò ad aprire e si trovò di fronte un uomo con una grossa valigia. La mamma, convinta che l’uomo le volesse vendere qualche cosa lo anticipò dicendo che non le serviva nulla, ma lui le disse se poteva entrare che le avrebbe fatto vedere una cosa molto bella. La mamma sentì dentro di lei come una vocina che le diceva di farlo entrare, così lo fece accomodare e l’uomo,una volta entrato, aprì la valigia e tirò fuori un macchinario lo accese ed invitò la mamma a guardare. La mamma da un piccolo schermo, come per magia, potè vedere tutti i pensieri belli e brutti che passavano nella mente dei suoi cari in quel momento e uno in particolare la colpì: si vedevano i suoi figli insieme a lei felici e gioiosi perché erano scomparsi dal mondo malattie ed ingiustizie. La mamma si girò verso l’uomo per dirgli che questo era solo un sogno, ma come per magia non c’era più né l’uomo né lo strano macchinario. V. P.

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C’era una volta...

Secondo Finale C’era una volta una ragazza, Gioia, che viveva in un paese come tanti, con una vita come tante altre e amici e conoscenti intorno a lei. Una persona anonima e senza ambizioni? No solo una ragazza che non aspirava a chissà quali traguardi, ma sognava da sempre una vita serena con forti punti di riferimento e certezze che niente e nessuno avrebbe potuto scalfire. Ma Gioia, a dispetto del suo nome, non riusciva a vivere una vita serena a causa di diversi ostacoli e problemi. Decise allora di farsi aiutare da un gruppo di nuove amiche che nella vita avevano dovuto affrontare le sue stesse difficoltà. Parlando con loro e tirando fuori i suoi problemi riuscì in parte ad elaborare il tutto e piano piano a ritrovare un po’ di serenità. Ma a differenza delle sue nuove amiche Gioia doveva affrontare anche altri ostacoli, l’indifferenza del ragazzo che aveva sposato e che da sempre era stato la sua roccia, il pilastro a cui appoggiarsi. Piano piano però riuscì a riconquistare l’affetto e la stima del suo amore, dimostrando di essere in grado di muovere piccoli passi da sola. La speranza più forte nel cuore di Gioia ora è tornare ad avere una vita serena con suo marito e passo dopo passo scoprire l’amore forte e totalitario che li aveva legati quando erano ancora ragazzini e li aveva fatti crescere insieme, ma che poi le vicende della vita e le tentazioni facili e allettanti avevano offuscato. R. R.

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C’era una volta...

Terzo Finale La famiglia era contenta perchÊ nonostante tutto vedeva una luce di speranza alla risoluzione del problema burocratico che avrebbe messo fine alla dolorosa vicenda. Soprattutto i ragazzi, vedendo piÚ spesso la mamma, avevano modo di costatare lo spessore e la forza della donna che aveva dato loro la vita e che affrontava con coraggio, non solo il male che l’aveva colpita, ma difendeva i suoi diritti sapendo le strade giuste da percorrere e affidandosi al conforto di persone che, come lei, avevano conosciuto e lottato lo stesso male. Quante cose stava insegnando ai suoi figli senza volerlo, le circostanze della vita avevano deciso per lei ed erano emersi vari pregi della donna che mai sarebbero stati scoperti senza questa esperienza dolorosa. Finalmente e prima del previsto si ebbero notizie dall’avvocato che aveva in carico la causa della mamma e nel giro di qualche settimana si concluse la vicenda come meglio non si poteva. Tutti insieme decisero di fare un viaggio, sempre rimandato per un motivo o per un altro, si imbarcarono in una nave della MSC crociere per fare il giro del Mediterraneo, dieci giorni di evasione da godersi fino in fondo! P. R.

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C’era una volta...

Quarto Finale Una notte di luna piena il cielo era pieno di piccole e visibili stelline luminose, una di queste era molto curiosa e guardava sempre tutti i movimenti degli esseri viventi sulla terra, già in altre notti come questa aveva tentato di trasformarsi in un uccello e precisamente un falco e quella notte, chissà come il suo desiderio venne avverato. Inizia a volteggiare e volare verso la terra, trascorsa la notte arriva finalmente la luce del giorno che lei non aveva mai visto, era felicissima gli sembrava tutto così bello, molto più bello di quando stava in cielo, ma con il passare dei giorni si accorse che la vita da falco non era così facile, doveva procurarsi il cibo e aveva visto gli altri falchi che per vivere uccidevano altri esseri viventi e a lei questa cosa non piaceva per niente, però qualcosa doveva mangiare, così si mise a beccare piccoli semi su un campo, ma gli altri falchi la prendevano in giro e le dicevano – “Ma che razza di rapace sei, da dove ne vieni?”– . Era così scoraggiata da questi compagni che una notte di luna piena inizia a guardare il cielo, esprime alla luna il desiderio di ritornare stella, anche per questa volta la sua richiesta venne avverata. Chissà forse in un’altra notte di luna piena questa stellina ritornerà ad esprimere qualche altro desiderio, questa volta magari di trasformarsi in ragazza! S. D.

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C’era una volta...

Quinto Finale La nostra protagonista Gina, turbata da mille angosce, una mattina si svegliò e si accorse che tutto quello che aveva vissuto era stato solo un brutto sogno, all’improvviso si sentì liberare da tutte le paure, le ansie e soprattutto da quella rabbia furibonda che le avvelenava la vita. Da quel momento si era riconciliata con il mondo esterno, era una splendida giornata di sole e il sole splendeva anche dentro di lei, provava un senso di pace interiore, di serenità. Era cordiale con tutti ed aveva perdonato tutti, ma in fondo in fondo alla sua anima quel brutto sogno le aveva lasciato un senso di amarezza, aveva, seppure nel sogno, provato la sofferenza ed aveva imparato che la vita a volta e per alcuni è una lotta e si chiese perché fosse così,per lungo tempo cercò una risposta alle sue domande ed infine la trovò nella fede. S. D.

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C’era una volta...

Sesto Finale C’era una volta, in un paese molto molto lontano, una principessa. Quest’ultima sin da piccola aveva vissuto in uno splendido castello insieme alla sua famiglia e tanta servitù. Passava abitualmente le sue giornate aiutando i genitori a gestire il reame, ma tutte le sere abitualmente si allontanava con il suo cavallo Righetto, verso il paese. Domitilla, la principessa, aveva un piccolo segreto che sin da tempo si teneva dentro di sé. In una piccolissima casetta vicino alla chiesa del paesino ci viveva una bambina Frasia, che a causa di un brutto incidente aveva perso entrambi i genitori. Frasia da allora non uscì più di casa e passava le sue giornate insieme al suo gatto Birba. Domitilla, sensibile e preoccupata per la povera bambina, sapendo di non poter accoglierla a palazzo reale tutte le sere passava con lei un po’ di tempo portandole cibo e bevande. Il re e la regina non avrebbero mai ospitato la piccola Frasia perché figlia di mendicanti. Domitilla, conoscendo il parere dei genitori, ritenne opportuno tenere nascosto questo legame. Ma più passava il tempo e più la principessa desiderava portare Frasia al castello. Un giorno ideò un piano: fece indossare alla piccola fanciulla una straordinaria parrucca grazie alla quale nessuno la poteva riconoscere. Frasia riuscì ad entrare a far parte del reame senza che nessuno la riconoscesse. Ma come poteva vivere, secondo voi,

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C’era una volta...

tutti i santi giorni indossando quel “gattaccio” che nascondeva la sua vera identità? P. C.

Settimo Finale C’era una volta, tanto tempo fa in un paese lontano, lontano una ragazza che non poteva sopportare le ingiustizie che venivano puntualmente commesse dai notabili della città che avevano tutto il potere e facevano il bello e cattivo tempo. La ragazza, che si chiamava Maria Stella, non era vista di buon occhio perché era sempre lì a protestare, a difendere i deboli, a denunciare soprusi e malefatte. Era conosciuta da tutti ed alcune ragazze la guardarono con ammirazione e rispetto. Lei se ne accorse e ciò le fece immensamente piacere perché non era più sola. All’inizio erano tutte un po’ guardinghe poi sempre più fiduciose fintanto che finalmente riuscirono ad incontrarsi, di nascosto da tutti, in una vecchia capanna nel bosco. Ognuna aveva storie di soprusi e di ingiustizie da raccontare. Decisero così che dovevano fare qualcosa per liberarsi dagli odiati tiranni. Si procurarono delle spade e delle armature luccicanti. Una notte in cui non c’era la luna penetrarono nel castello quatte quatte e uccisero i loro notabili e i loro scagnozzi. Così giustizia era fatta e il paese tornò ad essere un paese libero e felice. S. R. 63


C’era una volta...

La bambina scomparsa

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C’era una volta...

C

’era una volta una bambina molto amata dai genitori che l’avevano tanto attesa e desiderata! Era la gioia di qualsiasi persona si mettesse in contatto con lei; le persone adulte ne apprezzavano la simpatia e i modi educati, i più piccoli coetanei erano felici di stare in sua compagnia perché sapeva inventare sempre giochi curiosi che coinvolgevano tutti. La mamma le raccontava spesso delle favole prima di andare a letto, ma la piccola Maria era più felice di sentire le storie antiche che le raccontava la nonna paterna che viveva in casa con loro, insieme al nonno con il quale a volte usciva per delle lunghe passeggiate. Era una bambina serena...ma un giorno persone che sembravano amiche le tesero un tranello, mentre era a passeggio con il nonno,la presero e la portarono via . Il nonno gridava disperato e la bambina urlava e piangeva, ma quelle persone malvagie non ebbero alcuna pietà... . Maria era come sparita nel nulla e a nulla servirono le ricerche accurate per ritrovarla e ancora dopo tanti anni molti si chiedono dove sarà? P. R.

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C’era una volta...

Primo Finale Ho conosciuto Maria, era una mia compagna di giochi e in questi anni ho sempre un po’ pensato a lei. Siamo cresciute in modi diversi, mi piace pensare che in qualche parte dell’universo abbia realizzato la sua vita come desiderava. Mi piacerebbe incontrarla, per raccontarle le mie esperienze e confrontarmi con lei, ma poi penso che se dopo tutti questi anni non ha dato notizie di sé può desiderare di essere dimenticata. Mi piace immaginarla viva, anche se avendo conosciuto le persone che le hanno rubato l’infanzia apparentemente serena, ammetto che è difficile credere che l’abbiano risparmiata. Queste persone sono rimaste impunite, perché con gli appoggi influenti di cui disponevano sono risultate insospettabili e le colpe sono ricadute su ignoti. Allora inseguendo questi pensieri immagino Maria in altra dimensione che non è quella terrena,dove veramente c’è pace insieme ad altre persone scomparse e riceve amore senza paura di essere rapita. P R.

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C’era una volta...

Secondo Finale Dopo un lungo e faticoso cammino la piccola Maria fu portata dai malviventi in un campo rom e fu costretta a chiedere l’elemosina. La povera bambina, ormai lontana dal suo paesino e dai suoi affetti, cercò di adeguarsi e di adattarsi alla nuova vita e grazie alle sue capacità organizzative e alla sua simpatia divenne amica di tutti i bambini del campo rom. Le giornate trascorrevano e Maria, insieme ad alcuni bambini, un giorno decisero di allontanarsi verso il boschetto che costeggiava la baraccopoli. Cammina, cammina i fanciulli, come per magia, si ritrovarono in una verdeggiante ed incantevole foresta abitata da giganteschi gorilla. Maria, Lussy e Serafino, impauriti nel vedere questi animali, decisero di costruirsi un rifugio sul tronco di un grande albero dalla cima del quale era possibile osservare il giaciglio dei gorilla. Passarono alcuni giorni e Maria stupita e meravigliata dal gruppo dei gorilla decide di scendere dall’albero e di prendere confidenza con questi meravigliosi animali. Non appena poggia i piedi per terra le si avvicina Marella una gorilla che, a causa di un fulmine aveva perso il suo cucciolo. Maria un po’ impaurita rimane immobile, ma Marella inizia ad annusarla e a stringerla a sé, da lì Maria prova una fortissima emozione e decide di passare il resto della sua vita tra tanto calore,amore e soprattutto tra tanta natura e lontana dalla malvagità degli uomini. P. C. 67


C’era una volta...

Terzo Finale Erano passati tanti anni da quel brutto giorno e la piccola Maria era cresciuta ed era diventata una bellissima ragazza, viveva in un circo, era diventata una bravissima trapezista, girava da una città all’altra, gli spettacoli erano frequenti. Maria aveva ogni tanto dei ricordi di quando era piccola e anche di quel brutto momento quando era stata portata via dai suoi cari, ma tutto sommato non gli era andata così male. La gente del circo le aveva voluto bene e lì aveva trovato una grande famiglia e allora perché ricercare il passato! Forse un giorno chissà andrà alla ricerca dei suoi genitori, ma per il momento le piace la vita che fa. S. D.

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C’era una volta...

Quarto Finale La nostra Maria venne portata via da uomini incappucciati e venne condotta in un bosco dentro ad un vecchio castello freddo e lussuoso. Il bosco si trovava in Transilvania. In questo luogo Maria fu tenuta prigioniera per tre mesi, la sua vita dentro il castello era agiata non le mancavano gli alimenti e neanche i giochi ed era circondata dalla servitù che la riempiva di attenzioni. In realtà era ostaggio di un conte, personaggio losco e malvagio che si era arricchito con il commercio dei bambini, perciò Maria era lì in attesa di essere venduta a quella famiglia desiderosa di bambini,che avrebbe pagato il prezzo più alto,pur di soddisfare la propria mancanza. Il nonno di Maria era disperato, passarono giorni e giorni senza aver notizie e non sapeva più che cosa fare. Egli era stato da giovane un cacciatore ed aveva ancora oggi alcuni amici che coltivavano questo hobby. Un bel giorno un gruppo di cacciatori suoi amici lo invitò, per farlo distrarre un po’, a partecipare ad una partita di caccia in Romania. Egli decise di andare e così partirono e si trovarono proprio in quel bosco della Transilvania dove c’era quel castello bellissimo. Bussarono incuriositi ,venne ad aprire una domestica e mentre erano sull’uscio della porta, il nonno vede saltellare dietro le spalle della domestica proprio Maria. Così chiamò subito la polizia, denunciò l’accaduto e potè finalmente riabbracciare la sua adorata nipotina. S. D. 69


C’era una volta...

Quinto Finale Tutta la famiglia aiutata da parenti, amici e da tante persone che si presero a cuore la storia, iniziarono a cercarla per lungo e per largo. Passarono i giorni, i mesi, gli anni ma della piccola Maria nessuna traccia. Molti anni erano passati da quel brutto giorno e la famiglia non riusciva a dimenticare, ma un giorno, precisamente la domenica di Pasqua, mentre tutta la famiglia era a pranzo, suonarono alla porta. La mamma andò ad aprire, ma non c’era nessuno, vide solo un grandissimo uovo ben incartato con un bellissimo fiocco e un biglietto per il nonno con scritto: “Scusa, so che hai sofferto, perdonami.” La mamma chiamò subito il nonno che, stupito, non aspettò neppure di portare l’uovo in casa e iniziò a scartarlo e non aveva neanche finito quando uscì fuori la sua cara nipotina. La gioia fu tanta e riaverla in famiglia era tutto e nessuno mai le chiese dove era stata e cosa le era successo. V. P.

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C’era una volta...

Sesto Finale Gli uomini che l’avevano rapita la portarono in una grotta ben nascosta in un grande e folto bosco di castagni, erano dei briganti e l’avevano portata con loro perché avevano bisogno di qualcuno che cucinasse per loro, lavasse i loro vestiti. Per Maria iniziò una vita molto dura e faticosa, era costretta ad alzarsi molto presto al mattino per preparare la colazione ai briganti e il resto della giornata lo passava a sfacchinare per loro. La trattavano come una serva, erano bruschi e violenti, se provava a ribellarsi la picchiavano selvaggiamente. Era disperata e passava la notte a piangere abbracciata a Veleno, il cane dei briganti che, contrariamente al nome, era dolcissimo e quando piangeva le asciugava le lacrime con la linguetta. Era il suo unico amico e la sua unica gioia. Un pomeriggio dovette andare nel bosco a raccogliere le fragole perché i briganti le avevano ordinato di fare una torta. Mentre era intenta a cogliere le fragole, Veleno, che era andato con lei, si allontanò, lei lo seguì. Veleno gironzolò un po’ poi si fermò vicino ad un cespuglio di bacche velenose, Maria, che conosceva la pianta, gridò: “Fermo non mangiarle altrimenti muori”. Di colpo capì che Veleno le aveva indicato la strada che forse poteva salvarla! Colse le bacche poi a casa le mischiò con le fragole e fece una bella torta. 71


C’era una volta...

I briganti la mangiarono tutta e dopo un po’, senza quasi accorgersene, morirono tutti. Allora Maria e Veleno scapparono. Maria però ogni tanto lasciava dei segnali. Camminarono tutta la notte e alle prime luci dell’alba arrivarono in paese dove incontrarono una guardia notturna che tornava a casa. Maria gli raccontò tutto e lui l’accompagnò alla polizia che immediatamente avvisò la sua famiglia. Finalmente, dopo tanti anni, Maria potè tornare nella sua casetta circondata dall’amore dei suoi e con in più un grande amico “Dolce Veleno” come si chiamò da quel giorno in poi il cagnolino. S. R.

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C’era una volta...

Il Barbone

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C’era una volta...

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n giorno, mentre camminavo per la città, mi soffermai ad osservare le persone e notai che tutta questa gente era diretta verso determinate mete, era indaffarata e presa da mille impegni e tra queste c’ero anch’io perfettamente integrata nel contesto. Ad un certo punto fui attratta da un a barbone che, in contrasto con tutto il mondo, era fermo, adagiato su una panchina e assorto nel contemplare il mondo. Gli chiesi che cosa facesse e quale fosse il motivo della sua condizione d’indigenza, lui mi disse che la sua vita era frutto di scelte e che lui in origine era una persona benestante, ricca di averi e conduceva una vita irrequieta e non s’era mai soffermato sul senso di essa. Quando un giorno decise di cambiare e si disse che si sarebbe dovuto fermare. Così mi invitò a fare un viaggio nel suo mondo ed io, molto titubante ed incerta, andai. Mi condusse in tanti luoghi, mi fece ammirare paesaggi dalle campagne ai mari ed insieme conoscemmo anche gli abitanti dei vari paesi, dei vari posti con le loro lingue, le loro tradizioni ed usanze e dal confronto con questi soggetti dalle più disparate origini imparai molte cose. Poi tornammo a casa ed ognuno riprese la sua strada, io ero diventata un’altra persona ed avevo imparato tanto da quell’ esperienza e precisamente che il mio essere finora aveva vissuto in uno stato molto limitativo e nell’illusione del benessere e che occorreva guardare il mondo con gli occhi del barbone per poterla godere fino in fondo senza pregiudizi o condizionamenti di qualsiasi sorta. S. D.

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Primo Finale Tornati dal viaggio, arricchita dall’esperienza vissuta, decisi che la mia vita doveva cambiare e non poteva riprendere il suo corso come se nulla fosse accaduto. Il viaggio mi aveva fatto capire che non bisogna farsi sfuggire niente, che occorre gustare e vivere coscientemente ogni momento e anche ogni luogo di questo mondo. Per questo decisi di fare la pittrice. Da ora in poi il mio compito principale doveva essere di fare ogni anno un viaggio e poi tornare a casa e riprodurre, attraverso bei quadri, ciò che avevo ammirato, in maniera da rendere tutti partecipi delle sensazioni e delle emozioni che nei percorsi avevo provato. S.D.

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Secondo Finale La nostra cara Simona era rimasta veramente estasiata da questa bellissima esperienza anche perché fino al giorno in cui aveva incontrato quel personaggio strano che noi solitamente chiamiamo barbone, conduceva una vita impegnatissima e stressante. Il lavoro la impegnava tutta la giornata. Da questa esperienza imparò tantissime cose, specialmente iniziò a ritagliarsi spazi di tempo libero che dedicava solo per se a fare tante cose belle. La sua vita cambiò e la nostra Simona era finalmente serena e felice. S.D.

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Terzo Finale Mi sentivo felice come non ero mai stata, i giorni passavano veloci ed io, anche se ero sempre in movimento girando da una città all’altra, non ero mai stanca e il desiderio di conoscere nuova gente e nuovi posti visti con questi nuovi occhi mi dava tanta forza. Il viaggio era quasi arrivato alla fine così una sera il barbone mi chiese come era stata questa esperienza e se avrei seguitato quella vita o sarei tornata a quella caotica. Io risposi che quell’esperienza era stata bellissima, che avevo imparato che nella vita ci sono cose molto più importanti da raggiungere, che non serve a nulla correre tanto per raggiungere degli obiettivi futili se nel frattempo perdi i sentimenti più importanti come l’amore, la famiglia e la gioia di vivere. Così tornai a casa e la mia vita cambiò totalmente, mi sembrava di viverla al rallentatore, gustandomi attimo dopo attimo ed ora i barboni erano i miei migliori amici che giorno dopo giorno seguitavano ad insegnarmi le cose migliori della vita. V. P.

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Quarto Finale Non potevo più essere la stessa persona, lo sentivo in profondità. Questa esperienza insieme al barbone mi aveva dato l’opportunità di vedere nuovi luoghi ma anche di sondare con più consapevolezza la mia interiorità e l’importanza che ha per me l’assenza della casa. Avevo per tanto tempo creduto di poter accettare, anzi di dover accettare, le situazioni altrui solo per il beneficio altrui. Ebbene dopo questa avventura capii che mi sbagliavo, che non potevo ribellarmi a ciò che la vita aveva in serbo per me, ma riservare uno sguardo più attento ai miei desideri, ai miei sogni con la speranza di realizzarli. Una sera in tutta tranquillità decisi di cambiare vita! Era giunto il momento di cambiare aria, quindi volevo andarmene per raggiungere un luogo meraviglioso: Cefalù che tanto mi aveva affascinato andando in viaggio con il barbone. Forse sarei tornata, forse no, l’importante era trovare l’amore per me stessa. P. R.

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Quinto Finale Dopo tutto questo viaggiare il barbone mi disse “Ora ti farò vedere un posto meraviglioso che nessuno ha mai visto!” Ci incamminammo così verso una montagna, attraversammo boschi, ruscelli, radure e più salivamo e più mi sembrava irraggiungibile la meta. Ma avevo fiducia nel barbone che mi aveva insegnato tante cose e quindi continuavo a salire curiosa ed impaziente. Dopo giorni e giorni di lungo cammino finalmente arrivammo in cima alla montagna. Da lassù il paesaggio era splendido, ma un po’ delusa chiesi “É per vedere questo che abbiamo fatto tutta questa strada? Si è bellissimo, ma cos’ha di speciale?” “Oh – rispose il barbone – il paesaggio niente, ma il viaggio che tu hai fatto e che ti ha portato ad incontrare te stessa che è speciale e il luogo meraviglioso di cui ti parlavo altro non sei che te!” S. R.

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Vita da Rondine

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’era una volta...tutte le favole cominciano, di solito, così. Anche la mia, parte da questa frase. Dunque dicevo: c’era una volta uno stormo di rondini che festose ripresero i propri nidi dopo aver trascorso il periodo più freddo in luoghi tiepidi. Ciascuna ritrovò il proprio tetto ed una lo ritrovò sopra un balcone vicino al fiume, con tante verdeggianti siepi e fluttuanti pioppi e betulle. Aria pulita, tersa, trasparente ed un continuo va e vieni dal nido con voli ampi e volteggianti sempre più alti nel cielo sconfinato. La rondine sembrava padrona del mondo e libera di muoversi ad ali spiegate. Un giorno però si accorse che il nido era solitario e strinse amicizia con un rondinotto con cui condivise il suo nido. A breve tempo nacquero dei piccoli rondinini e il loro pigolio si udiva da fuori del nido quando la coppia si alternava con voli rapidi e sicuri per catturare cibo da portare agli affamati pigolanti. Passò l’estate il sole caldo illuminava il tramonto su cui si scagliava il profilo delle ali dei giovani uccelli ormai sicuri nel volo come i loro genitori. Tutto appariva lieto e sereno finchè un giorno un rondinotto sbagliò rotta e anziché rientrare nel nido, sbattè contro il parapetto di un balcone e ci cadde dentro. Pronto, nascosto tra un vaso di fiori, un gatto, che felino si fionda sul fragile uccellino incapace di difendersi. Attirato dai lamenti, la mano di un bambino libera il rondinotto dagli 81


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artigli del micio, e lo rende con un lancio incoraggiante a liberarsi nell’aria. I genitori del piccolo volteggiano per consolarlo e fortificarlo. Tutto ritorna lieto e sereno. All’arrivo dell’autunno si riformano gli stormi di tutte le amiche e amici che festosi e cinguettanti in lunghe linee, come pentagrammi, attraverso le nuvole rosse, ripartono per zone calde ed accoglienti. D. M.

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Primo Finale Il povero volatile si dibatteva cercando di riprendere il volo ma era troppo incerto e non sapeva ancora spiegare le ali per mantenere una rotta. Poco alla volta però, saltellando come un passerotto, salì sul vaso di fiori, poi sulla piantina di rosmarino, infine sul davanzale del balcone. Da lì, con un ultimo balzo, si planò nell’aria dove la coppia di rondini lo attendevano per confortarlo e continuare a insegnargli a volare. D. M.

Secondo Finale Il piccolo rondinotto riesce piano piano a scivolare dalla terrazza e cade sul giardino sottostante, disperato e spaventato chiama il papà e la mamma, ma purtroppo non riescono a sentirlo perché lo stanno cercando nel posto sbagliato. Il rondinotto piange piange ma ancora non riesce a volare perché ancora troppo piccolo e poi le rondini riprendono il volo solo su punti molto alti. Attirata da questi pianti si avvicina una signora che raccoglie il piccolo e lo porta dove vengono raccolti e curati tutti i volatili. Il rondinotto verrà curato e appena riuscirà a volare si metterà alla ricerca dei suoi cari. S. D.

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Terzo finale Il povero rondinotto Geremia spaventato e addolorato provò a spiccare il volo per tornare nel suo caldo ed accogliente nido ma, a causa della brutta caduta, si era ferito ad un’ala e non aveva più la forza per volare. Geremia con fatica si avvicinò al finestrone e all’interno vide un grosso gatto nero che ronfava davanti al focolare acceso. Il rondinotto pensò: “se questo gatto uscirà sicuramente mi mangerà! Devo escogitare un nascondiglio che mi faccia sentire al sicuro”. Nonostante aveva poche forze Geremia si nascose svolazzando tra le foglie di un bellissimo glicine e rimase lì per tutta la giornata. Ad un certo punto, prima che il cielo si oscurò, sentì il finestrone aprirsi e vide uscire quatto quatto il gatto Tobia che, come tutte le sere, aveva l’abitudine di recarsi fuori nel balcone. Il rondinotto vedendo Tobia rimase immobile tra le folte foglie in modo tale da non farsi vedere ma, il gattone grazie al suo fiuto felino balzò sulla pianta del glicine facendo cadere giù il rondinotto. Il piccolo Geremia straziato ed impaurito si accasciò a terra fingendosi quasi morto. Tobia prima lo osservò e poi si avvicinò e con la sua zampetta teneramente iniziò a sfiorarlo e si prese così tanto cura di lui che lo leccò finchè Geremia non aprì i suoi occhietti e spiegò le sue aluccie. Il gatto iniziò a miagolare a lungo finchè, Clarissa, la sua straordinaria padroncina uscì fuori nel

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balcone e vedendo stramazzato a terra il povero rondinotto lo prese con sÊ e lo curò tenendolo al calduccio nella sua casa. Tobia e Geremia divennero ottimi amici e da allora il rondinotto capÏ che, un brutto incontro/incidente spesso porta a cambiare la vita ed il modo di vedere le cose. P. C.

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Quarto Finale Spaventato il rondinotto cominciò a guardarsi intorno in cerca di una via di fuga o almeno dell’aiuto di mamma e papà. Ma il gatto era sempre più vicino e per il povero rondinotto sembrava non esserci più scampo. Gli vennero in mente tutti i momenti più importanti della sua vita, i giorni felici nel nido con la sua famiglia, i primi timidi voli...quando tutto sembrava ormai perso, sopra il balcone iniziò a volteggiare mamma rondine. Teneva stretti nel becco dei sassolini da scagliare contro il gatto, che così distolse l’attenzione dal rondinotto per cercare di ripararsi e di catturare mamma rondine. Il giovane uccellino, temendo che il gatto facesse del male alla sua mamma, chiamò a raccolta tutte le sue forze e nonostante il dolore causato dalla brutta caduta e la paura del gatto, riuscì ad alzarsi in volo e a raggiungere mamma rondine. I due volarono sempre più in alto, fino al punto in cui il gatto non sarebbe mai potuto arrivare e una volta in volo, si guardarono negli occhi scoppiando in un pianto liberatorio. Con l’aiuto della mamma il rondinotto riuscì a tornare al nido, dove la rondine lo abbracciò e curò le sue ferite. Alcuni giorni più tardi l’uccellino decise che era ormai giunto il momento di riprovare a volare con le sue ali, sicuro che ovunque si sarebbe trovato, avrebbe avuto sempre il sostegno della madre, pronta a rischiare anche la vita per il bene dei suoi rondinotti.

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E papà rondine? Vi chiederete. Lui si è occupato dei rondinotti solo nei loro primi giorni di vita e poi, lasciando tutto sulle ali di mamma rondine ha cominciato a volteggiare verso nidi sempre più lontani, posandosi di tanto in tanto su nidi che non erano suoi, ma che gli sembravano molto più caldi, comodi ed accoglienti del suo nido affollato di rondinotti. Ma un brutto giorno un cacciatore maldestro... R. R.

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Quinto Finale Il rondinotto non aveva mai visto un gatto e incuriosito si avvicinò e lo guardò con i suoi occhietti dolci e furbi e cinguettò allegramente. Il gatto rimase stupito da questo comportamento che non sapeva se definire coraggioso o incosciente. “Chi sei e cos’hai da cinguettare?” gli disse burbero “mi chiamo Teo e questo posto mi sembra molto bello e anche tu sei bello anche se non so che animale sei. “Cinguetto perché così i miei mi sentono e mi ritrovano… sai mi sono perso” per un attimo il gatto rimase affascinato da tanta grazia, ma poi pensò “ora lo mangio” Ma Teo incurante del pericolo cominciò ad esplorare il balcone emettendo cinguettii di allegria e saltellando in modo così buffo che il gatto non poteva fare a meno di ridere. “Che bello, guarda qui. Oh come mi piace questo posto. Potrei venire a vivere qui con la mia famiglia...ti terremo compagnia e canteremo per te. Oh ti prego. Ti prego.” Il gatto completamente affascinato da questo nuovo amico pensò: “ma perché anche se io sono un gatto e lui un uccellino non possiamo essere amici? Ma si! Chi se ne importa! “in fondo siamo animali tutti e due” e disse a Teo “va bene venite pure”. Così Teo chiamò a gran voce i suoi familiari, costruirono un bel nido e vissero tutti felici e contenti. S.R.

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Sesto Finale Il piccolo rondinotto iniziò a chiedere aiuto cinguettando sempre più forte finchè fu sentito dai suoi genitori che corsero in suo aiuto. Dopo essergli stati vicino per consolarlo e rassicurarlo iniziarono a convincerlo a riprendere il volo e tornare nel loro nido. Il rondinotto però aveva molta paura e non riusciva neanche ad aprire le ali ma poi con la vicinanza della mamma che gli sussurrava cose dolci e rassicuranti riuscì a riprendere il volo e tornare nella sua casa insieme ai suoi genitori e fratelli dove in breve tempo riuscì a dimenticare questa brutta avventura. V. P.

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Settimo Finale Il rondinotto caduto a terra, rimase lì, agonizzante, per diverse ore perché nella casa non c’era nessuno, i proprietari erano partiti per le vacanze. Ad un certo punto mamma rondine che cercava disperatamente il rondinotto si accorse che il suo piccolo era finito in quell’angusto terrazzo ma non riusciva a portarlo in salvo, non sapeva come fare. Intanto passavano ore preziose per la vita del rondinino. Ad un tratto alla madre venne in mente di chiedere aiuto agli amici uccelli. Questi si passarono parola l’uno con l’altro e così si mobilitarono tutti: i passeri, le quaglie, le cornacchie, i piccioni, i gabbiani, i merli, ecc... . Tutti si disposero a gruppi e formarono nel cielo un grande stormo variopinto che si posizionò proprio in corrispondenza del balcone. Da quella posizione iniziarono tutti a cinguettare e richiamarono così l’attenzione degli uomini che attratti da questo meraviglioso stormo tutto colorato furono incuriositi e chiamarono i vigili del fuoco che con le loro attrezzature portarono in salvo il rondinotto. S. D.

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Ottavo Finale Spaventato e disorientato, lì per lì, Carletto non sapeva cosa fare se nascondersi dietro l’annaffiatoio che sembrava abbastanza grande da poterlo riparare. Si sentiva indifeso senza l’appoggio dei suoi genitori per quanto ormai abbastanza grande, nella loro famiglia erano molto uniti e in caso di difficoltà si venivano in aiuto. Provò ad emettere un suono che fosse di richiamo ma non fu udito come sperava dai suoi simili. Il terrazzo era molto grande girava tutto intorno alla casa e Carletto intravide quella che sembrava essere una gabbia. Zoppicando la raggiunse e vide che era abitata da due pappagalli gialli molto vivaci che stavano conversando animosamente. Si interruppero quando videro lo sguardo stupito di Carletto che non capiva i loro discorsi. Si scusarono con lui iniziando a parlare il linguaggio universale di tutti i volatili manifestando interesse e affetto per quanto gli era accaduto e accogliendolo in gabbia in attesa di essere di nuovo in forma. Carletto si sentì di nuovo protetto e accettò l’invito dei nuovi amici. P. R.

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Le mucche pazze alla riscossa

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’era una volta una bellissima mucca bianca a chiazze nere, che aveva un brutto destino. Doveva essere macellata per farci le bistecche. Viaggiava su un camion per il trasporto degli animali tutta pressata, triste, sapeva ormai il suo destino. S. D. Il conducente del camion che portava le mucche al macello, nel percorso ebbe un incidente: il camion si rovesciò e il portellone si aprì facendo uscire tutte le mucche che erano destinate alla macellazione. La mucca Milly cominciò a correre seguita da tutte le altre mucche che erano nel camion. Andò in un bellissimo prato fiorito dove c’erano dei profumatissimi fiori viola. Questo prato era un prato dove c’erano sempre fiori fioriti e uno splendido sole. P. C.

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Improvvisamente Milly vide arrivare di grande fuga un toro. Il toro rimase molto sorpreso nel vedere questa mucca perché non se l’aspettava proprio, perché quello era un prato dove lui era abituato ad andare, ma era in solitudine, un posto così bello era frequentato e conosciuto soltanto da lui. Si innamorò subito della mucca Milly e cercava in tutti i modi di attirare la sua attenzione. Fu amore a prima vista. P. R Ma la mucca Milly non era ancora pronta per una storia d’amore, era ancora troppo spaventata dalla recente esperienza, dall’idea che doveva finire al macello e quindi prese tempo dicendo a Fernando che dovevano conoscersi meglio e che non se la sentiva di stringere un rapporto con lui. R. R . Milly si allontana e incontra le altre amiche mucche ed insieme decidono di trovare un posto altrettanto bello dove poter stare libere e nello stesso tempo insieme e dove poter fare tante belle cose. S. D. Tutte insieme le mucche si allontanano da quel bel prato sempre fiorito con quel sole caldo che le riscaldava e camminando incontrano un lungo viale alberato. Non è bello come il prato, lì non c’è sempre il sole, il tempo varia, lì si vede che è autunno, tutte le foglie in terra, gli alberi quasi tutti spogli, ma seguitano a camminare perché quel luogo gli dà tanta pace e serenità. V. P.

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Percorrendo questo bosco autunnale, con tanti bei colori: rosso, giallo, verde avvistano una casina e decidono, la mucca Milly e le sue amiche, di entrare e di esplorare questa casina dove trovano un camino acceso e decidono di passare la notte lì e di ripartire il giorno dopo e continuare questo viaggio di esplorazione del mondo per gustare questa libertà riconquistata. S. D. La mucca Milly chiede alle altre mucche del branco se sono d’accordo nel rimanere durante la notte in questa casetta nonostante non sapessero di chi fosse. Allora interviene la mucca Casimira e dice alla mucca Milly che, prima di entrare nella casa, dovevano aspettare che rientrasse il proprietario. Passarono il pomeriggio nel giardino che circonda la casetta e lì incontrarono la coccinella Fufetta. P. C. La coccinella Fufetta aveva un messaggio da parte di Fernando, che non si rassegnava assolutamente al fatto che Milly non avesse accettato la sua corte, perché lui era rimasto fulminato dalla bellezza di Milly. Nel suo messaggio pregava Milly e le sue amiche di raggiungerlo al prato fiorito perché lui ha un suggerimento per farle iniziare una nuova vita. P. R.

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Milly parla con le amiche mucche, chiede consiglio anche a loro e insieme decidono di accettare l’invito del toro Fernando e di tornare al prato fiorito. Qui Fernando le stava aspettando con trepidazione e come vide arrivare il gruppo di mucche con a capo Milly tornò ad essere felice e si fece subito verso di loro per accoglierle e dare loro questo suggerimento. R. R . Fernando le presenta altri tori così fanno amicizia e organizzano una festa, una cena. S. D. La festa si svolge nella fattoria dove abitava Fernando e lì le mucche si trovavano bene, avevano trovato tanti nuovi amici, gli altri tori e tutti gli animaletti che c’erano nella fattoria. Stavano veramente bene e quando si fece buio ed era ora di trovare una sistemazione per passare la notte, le mucche si radunarono tutte insieme per decidere cosa fare se allontanarsi e tornare alla casa dove avevano trovato il camino acceso o rimanere lì con Fernando e tutti gli amici. V. P. Alla fine decidono di andare via perché Casimira dice ”Io devo tornare perché non ve l’ho detto, ma io ho dei vitellini che mi aspettano e devo assolutamente tornare a casa da dove mi hanno rapito per la macellazione per dare il latte ai miei vitellini. Tu Milly che fai vieni con me o rimani qui? Io ti direi di venire con me.” Milly decide di seguire Casimira però dice a Fernando “Guarda io ti do l’indirizzo della fattoria di Casimira quindi se tu mi ami davvero domani mattina fatti tro-

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vare davanti alla porta della fattoria di Casimira e potremo parlare del nostro futuro. S. D. La mandria di mucche prende la strada che le conduce alla fattoria di Casimira, ma, lungo il percorso, incontrano il camion con l’autista che le stava portando al macello. Milly avverte le mucche, ma non sanno come nascondersi. Il conducente si ferma e cerca di caricarle nel camion per portarle dove erano inizialmente destinate. P. C. Purtroppo soltanto Milly riesce a scappare via mentre le altre rientrano dentro il camion dirette alla macellazione. Milly disperata per avere perso le amiche con cui si era intrattenuta in quei giorni, ritorna da Fernando. Così iniziano una nuova vita insieme nella fattoria di Fernando che ha molto lavoro e può ospitare anche Milly. P. R. Le povere mucche disperate dirette ormai al macello non vedevano più una soluzione a questa situazione, si vedevano ormai spacciate. Una volta giunte al macello l’autista scende per aprire il portellone e fa scendere le mucche. Quando tutte le mucche erano ormai a terra si avviano al cancello e vedono un grande cartello con su scritto: “Oggi sciopero” R. R

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Nel frattempo arriva Fernando con Milly e tutti gli amici che gli avevano presentato e così liberano di nuovo le mucche e ripartono tutti insieme per una nuova vita. S. D. La mucca Casimira felicissima di vivere questa nuova vita insieme alle sue vecchie amiche e ai suoi nuovi amici. Però le mancano i suoi vitellini. Così parla con loro e la sera dopo l’aiutano a tornare alla sua vecchia fattoria, prendere i suoi vitellini e tutti insieme ora veramente passano una vita felice. V. P.

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SERVIZIO SALUTE IN…FORMA Ce.S.Vol. Perugia “La rivoluzione scientifica e tecnologica che ha caratterizzato questi ultimi cento anni ha permesso a larghissima parte della popolazione di migliorare la qualità della propria vita e di allungarne la durata. Lo strumento principale che ha contribuito alla diffusione dei progressi scientifici è stato essenzialmente il sistema dell’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE. La conoscenza e la possibilità di interagire in tempo reale per rapidi e fruttuosi interscambi costituisce certamente il presupposto indispensabile per lo sviluppo della ricerca scientifica. E specialmente nel campo della SALUTE si rivela essenziale “IL CONOSCERE” per un corretto approccio partecipativo del malato, che tanta importanza ha dimostrato di avere nella risoluzione della malattia. Dove cercare e a chi rivolgersi per ottenere risposte sui temi legati alla salute (conoscere la malattia di cui si è portatori, come la si è contratta, che danni comporta al momento attuale e quali comporterà prevedibilmente in futuro, quali speranze ci sono che possa o meno risolversi, conoscere con chiarezza e con onestà quali sono i percorsi diagnostici e terapeutici che si dovranno affrontare per ottenere i migliori risultati che lo stato delle conoscenze attuali consentono): è questo il progetto SALUTE IN …..FORMA, uno strumento di facile consultazione per chiunque (singoli ed associazioni, medici e pazienti), ed è sulla collaborazione di tutti che contiamo per crescere e migliorare” Internet è attualmente, e lo sarà sempre più diffusamente in futuro, una fondamentale fonte di comunicazioni, un inesauribile dizionario enciclopedico e uno “sportello” accessibile e sollecito per una grande quantità di utenti. Questo crescente ricorso alle informazioni sanitarie disponibili sulla rete internet da parte di persone che non svolgono la professione medica, e che quindi fruiscono del web come di un vero e proprio consulente medico e sanitario, costituisce un fenomeno certamente ampio, anche per la trasformazione del rapporto medico paziente che può configurare.

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La rete si presenta dunque come uno strumento estremamente adatto a fornire informazioni che, per la loro complessità, risultano invece penalizzate da media più limitati sotto il profilo dei tempi e degli spazi di comunicazione; e se da una parte questo fenomeno configura il rischio di una diffusione non controllata di saperi approssimativi, con il pericolo conseguente di comportamenti impropri, d’altra parte la capillarità e la continua disponibilità del web costituiscono un’enorme potenzialità perché i cittadini possano costruire con le istituzioni sanitarie, con il personale medico un nuovo genere di rapporto, caratterizzato da una continuità e da una accessibilità inedite. Con queste premesse è chiaro che i rischi di un’informazione non adeguata sono concreti. La genericità, ed in parte anche la modalità di trattare le patologie, evidenziano il fatto che sussiste un certo numero di siti che forniscono informazioni poco approfondite, senza alcun riferimento a fonti autorevoli, che non esplicitano le loro titolarità e finalità, o non garantiscono agli utenti la tutela della privacy. Si possono riscontrare diversi casi di siti che contengono nella migliore delle ipotesi pubblicità commerciale, sino ad arrivare a siti che offrono rimedi senza nessun fondamento scientifico per risolvere anche gravi patologie. Obiettivi del Servizio Da alcuni anni il Cesvol di Perugia è impegnato in una serie di azioni ed iniziative sul versante della salute in sinergia con le associazioni di volontariato e di promozione sociale del territorio. Il Servizio “Salute In…Forma” è nato nel 2005 su iniziativa del Cesvol Perugia ed è ancora oggi in fase di sviluppo e continuo rinnovamento. Collaborano al funzionamento Emanuele Costantini e Laura Cibeca e si configura principalmente come luogo (fisico e virtuale) di incontro e confronto tra le associazioni della provincia di Perugia impegnate nel settore della SALUTE. In questi anni sono state avviate collaborazioni sui temi della salute, con le istituzioni pubbliche ed in particolare con le associazioni di volontariato che sono attive su questo tema e che quotidianamente si impegnano per promuovere e favorire la tutela dei diritti del cittadino e la promozione della partecipazione. 101


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Una delle finalità cardine che muove l’attività del CeSVol è appunto quella di favorire la rappresentanza e la partecipazione attiva delle Associazioni di Volontariato alla costruzione di percorsi integrati in materia di salute. Si è quindi costituita una Piattaforma Salute In…Forma al fine di avviare un percorso di condivisione confronto e di dialogo continuativo tra le associazioni e di successivo confronto con i rappresentanti della Sanità Regionale. La proposta prende spunto dai “Piani per la Salute”, strumento con cui realizzare quel “Patto di solidarietà per la salute” che lo stesso Piano Sanitario Nazionale propone ai tanti soggetti (Enti locali, professionisti della salute, imprese, volontariato, media, cittadini) che hanno interesse e possono incidere nella promozione e tutela della salute, nella consapevolezza che per difendere questo bene, non basta rendere disponibili buoni servizi sanitari e socio-sanitari. In sintesi, si tratta di realizzare un momento di democrazia nelle scelte che, forse per tutti, sono le più importanti, quelle della salute. Nello specifico il Servizio si focalizza l’attenzione su quattro ambiti: • Documentazione: intesa come raccolta di dati relativi a tutte le attività, le iniziative ed i progetti realizzati; • Informazione: intesa come attività di continuo scambio e collaborazione con le risorse esistenti sul territorio che avviene sia attraverso contatti con gli enti locali, le associazioni, le famiglie, le scuole e quanti operano nel settore della salute, dando vita ad una banca dati omogenea e dinamica per contenuto e forma e sia attraverso strumenti che possano illustrare le azioni del CDS, delle scuole, delle Associazioni e dei Centri Servizi. • Formazione: attraverso seminari, workshop, convegni e corsi di aggiornamento rivolti ad insegnanti, famiglie, operatori, volontari. • Consulenza: espletata da alcune figure di esperti del settore, è rivolta alle famiglie, agli insegnanti, agli operatori e a tutti coloro che hanno necessità di reperire materiale informativo su problematiche specifiche. Inserito all’interno di una rete allargata, il Servizio Salute In…Forma si propone di essere: 102


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• luogo di incontro tra associazioni e persone con bisogni, competenze e professionalità diverse in cui favorire lo scambio, il confronto e la collaborazione • punto di riferimento per una pratica di informazione permanente realizzata in collaborazione con tutte le associazioni, i soggetti e le agenzie che intervengono in questo settore • una struttura ricca di patrimonio documentario caratterizzato da diverse tipologie di materiale, che oltre ad essere disponibile per le singole persone verrà circuitato nella rete territoriale delle associazioni, dei medici di famiglia e delle scuole, per facilitare al massimo il contatto tra utente e informazione • un servizio di informazione e dì collegamento tra persone e associazioni coinvolte sul tema dell’integrazione per la conoscenza delle realtà presenti sul territorio, per elaborare percorsi innovativi, per promuovere ricerche, per sviluppare progetti.

Per contatti: Servizio e Piattaforma Salute In… Forma Via S. Penna 104/106 (c/o Cesvol Perugia) - 06074 - Sant’Andrea delle Fratte (PG) Tel 075 52 71 976 - Fax 075 52 87 998 info@saluteinforma.org - www.saluteinforma.org

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“Le favole non insegnano ai bambini che i draghi esistono (i bambini lo sanno benissimo), ma insegnano loro che i draghi si possono sconfiggere�. Gilbert Keith Chesterton (1874)

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