Un arcobaleno, mille gocce e...
...qualche r uota di Livia Trigona illustrazioni di
Chiara Lorenzini
sociale Centro Servizi per il Volontariato Perugia Terni
CESVOL EDITORE
Quaderni del volontariato 2015
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Edizione 2015
Cesvol Centro Servizi Volontariato della Provincia di Perugia Via Campo di Marte n. 9 06124 Perugia tel 075 5271976 fax 075 5287998 www.pgcesvol.net pubblicazioni@pgcesvol.net Edizione Ottobre 2015 Coordinamento editoriale di Stefania Iacono Stampa Digital Editor - Umbertide
tutti i diritti sono riservati ogni produzione, anche parziale, è vietata ISBN 9788896649398
Ci sono tanti modi per raccontare l’impegno e la cittadinanza attiva. Anche chi opera nel volontariato e nell’associazionismo è ormai pienamente consapevole della potenza e della varietà dei mezzi di comunicazione che il nuovo sistema dei media propone. Il Cesvol ha in un certo senso aderito ai nuovi linguaggi del web ma non ha mai dimenticato quelle modalità di trasmissione della conoscenza e dell’informazione che sembrano comunque aver retto all’urto dei nuovi media. Tra queste la scrittura e, per riflesso, la lettura dei libri di carta. Scrivere un libro per un autore è come un atto di generosa donazione di contenuti. Leggerlo è una risposta al proprio bisogno di vivere il mondo attraverso l’anima, le parole, i segni di un altro. Intraprendendo la lettura di un libro, il lettore comincia una nuova avventura con se stesso, dove il libro viene ospitato nel proprio vissuto quotidiano, viene accolto in spazi privati, sul comodino accanto al letto, per diventare un amico prezioso che, lontano dal fracasso del quotidiano, sussurra all’orecchio parole cariche di significati e di valore. Ad un libro ci si affeziona. Con il tempo diventa come un maglione che indossavamo in stagioni passate e del quale cerchiamo di privarcene più tardi possibile. Se poi i contenuti parlano di impegno, di cittadinanza attiva, di solidarietà, allora il piatto si fa più ricco. Diventa come altri grandi segni che provengono dal passato recente o più antico, per consegnarci insegnamenti e visioni. Quelle visioni che i nostri cari autori di questa collana hanno voluto donare al lettore affinché sapesse di loro, delle vite che hanno incrociato, dei sorrisi cui non hanno saputo rinunciare. Il Cesvol propone la Collana dei Quaderni del Volontariato per contribuire alla diffusione e valorizzazione della cittadinanza attiva e dei suoi protagonisti attraverso la pubblicazione di storie, racconti e quant’altro consenta a quel mondo di emergere e di rappresentarsi, con consapevolezza, al popolo dei lettori e degli appassionati. Un modo di trasmettere saperi e conoscenza così antico e consolidato nel passato dall’apparire, oggi, estremamente innovativo. Salvatore Fabrizio
Un arcobaleno, mille gocce e‌ qualche ruota di Livia Trigona disegni di Chiara Lorenzini
Un arcobaleno, mille gocce e... qualche ruota
Premessa Un arcobaleno, mille gocce e… qualche ruota è un racconto illustrato che nasce con l’idea di poter rappresentare in uno spettacolo lo svolgersi della vita in due realtà diverse ma non per questo inconciliabili. La capacità di adattamento insita in ogni ragazzo e l’ambientazione tra realtà e sogno permettono il susseguirsi delle azioni dei protagonisti: né la lingua, né il clima, né le diverse tradizioni e la cultura sono da ostacolo alla scoperta di una diversa quotidianità. Il racconto è stato ispirato alle esperienze vissute durante un viaggio solidale svolto in alcuni villaggi della foresta del Camerun e finalizzato allo studio del territorio per avviare il progetto idrico pilota “Prime gocce d’acqua”. Tale progetto rientra nella sezione “Acqua per tutti” dell’Associazione “Omnes…oltre i confini onlus” e si prefigge di avviare la realizzazione di un acquedotto per la fornitura idrica di alcuni villaggi rurali ancora oggi privi di acqua potabile ed energia elettrica. La “Omnes… oltre i confini” intende fornire con Prime gocce d’acqua l’avvio concreto di un programma di formazione (che si affiancherà alla realizzazione pratica delle opere) come sostegno per lo sviluppo delle competenze tecniche necessarie agli abitanti, per la creazione autonoma dell’acquedotto.
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I colori dell’arcobaleno Quel giorno pioveva così forte, che gli alberi della foresta sembravano piegarsi in una danza sul ritmo delle gocce… esse percuotevano la terra rossa e scorrevano vorticosamente creando ampie fratture nelle quali si insinuavano, trasformando le strade in corsi d’acqua… Yannik, sull’uscio della sua casa di fango e legno, osservava la forza della natura in silenzio e i suoi pensieri si confondevano al frastuono crescente che le stesse gocce creavano urtando sul tetto di lamiera. A migliaia di chilometri di distanza, Natasha guardava fuori dalla finestra della sua camera; all’interno risuonavano le note di una delle canzoni del suo cantante preferito ma la sua attenzione era concentrata sul rumore che facevano le gocce colpendo i vetri, ne seguiva con gli occhi il percorso mentre scivolavano rincorrendosi… All’improvviso, ipnotizzati dai rumori che li circondavano, i loro occhi assistettero ad uno spettacolo meraviglioso: (forse nella fantasia o forse nella realtà non è possibile dirlo) un enorme, brillante, variopinto arcobaleno si aprì dinnanzi a loro… Seguendo ancora il ritmo dell’ultima pioggia, entrambi i ragazzi cominciarono a salire sopra al fantastico ponte dai colori iridescenti!
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Un fantastico viaggio Ad ogni passo, ad ogni pressione del piede, un colore si faceva più intenso… Yannik si guardava attorno e quando il bagliore dei colori si attenuò… davanti ai suoi occhi si aprì un panorama che sembrava in parte familiare… infatti, da quando aveva conosciuto alcuni bianchi nel suo villaggio, aveva iniziato ad immaginare il loro mondo e, adesso, era sicuro di riconoscerlo in quello che si apriva davanti ai suoi occhi. Il bagliore obbligava Natasha a tenere gli occhi socchiusi, quando finalmente riuscì ad aprirli riconobbe quei posti che, grazie ai racconti, alle foto e ai video più volte visti e ascoltati, aveva immaginato, fino al punto di credere quasi di essere veramente stata in quei piccoli e lontani villaggi africani… Sul punto centrale dell’arcobaleno, per un attimo, i due ragazzi si incontrarono, i loro occhi si fissarono e si sorrisero… poi ripresero il cammino in discesa, ognuno curioso di avvicinarsi a quel sogno così reale…
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Passi nella foresta È mattina nella casa di fango, la luce esterna filtra dalla tenda che divide la camera da letto dalla sala centrale; poggiare il piede a terra, da un letto così basso, è molto semplice e sorprende sentire il tepore del terreno battuto così diverso dal freddo pavimento… si guarda intorno, Natasha, per cercare di capire dove può trovare il bagno e lavare il viso pima di iniziare la giornata… sente che c’è movimento nella saletta accanto, scosta la tenda e si accorge che l’uscio di casa è socchiuso… sono già tutti fuori…! Si infila l’abitino leggero bianco, ombrato dal rosso della terra, che trova poggiato ai piedi del letto e si dirige verso l’esterno della casa, spinge la porta di legno e davanti a lei si apre il cortile illuminato dal sole; l’aria calda dei primi giorni d’estate è tornata dopo il temporale, il vociare dei bambini e dei ragazzi ricorda che il giorno è già iniziato. Si avvicina ad un gruppo di ragazzini che stanno sistemando sulla testa alcune stoffe sulle quali, ad uno ad uno, poggiano un secchio… “Dove andate con questi secchi?” chiede ad una bambina dai corti capelli. “Andiamo a prendere l’acqua, per lavarci prima di andare a scuola… forza… prendi un secchio e vieni con noi!” Natasha li osserva… prende un secchio dal manico… e decide di seguirli… hanno un passo rapido e deciso, non è facile riuscire a tenere il ritmo; si guarda intorno, Natasha, e si lascia sorprendere 16
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dal paesaggio… osserva la strada, ancora umida, sterrata, piena di dossi e buche scavati dalla forza dell’acqua del temporale… cerca di trascinare, a fatica per non perderle, le infradito di plastica colorate… I ragazzini che la precedono, invece, tengono le ciabatte in mano e camminano scalzi più spediti di lei, prova a togliere le infradito ma la sensazione della terra semi umida che si attacca alla pianta del piede e il terreno scosceso le fanno cambiare subito idea; accelera per non perdere il gruppo e si accorge che il sentiero si stringe e che si stanno inoltrando nella foresta… Il cuore batte più forte, un po’ perché comincia a stancarsi e un po’ perché avverte una certa sensazione di timore tra quegli alberi altissimi che per vederne la cima gli occhi si perdono e la testa gira… e poi intorno tutto quel verde… e i suoni della natura e il panorama tutto uguale…
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È allo stesso tempo affascinata, curiosa ed ha un po’ di paura… controlla la distanza che la separa dai suoi nuovi amici e cerca di raggiungerli per non sentirsi sola… con un po’ di affanno arriva di fianco alla ragazzina dai corti capelli e in modo concitato: “Ma dove andiamo? - le chiede- non dovremmo allontanarci così tanto da soli, come facciamo a tornare indietro? A casa saranno preoccupati… non dovevo seguirvi!” la ragazzina la guarda e sorride: “Non preoccuparti, andiamo al pozzo, prendiamo l’acqua e torniamo a casa… conosciamo benissimo la strada, non ci perderemo…!” Le sorride e riprende a ridere e a scherzare con gli altri… un po’ cantano, un po’ saltano le buche, si rincorrono e un po’ camminano… L’aria si comincia a scaldare e aumenta l’umidità ma i suoi nuovi amici non sembrano accorgersi di tutto questo! Natasha decide di fidarsi e di fare come dicono, d’altra parte non oserebbe mai tornare indietro da sola… sa di non poter ritrovare la sua casa… è strano: più cammina, più si sente sicura!... Uno dei ragazzini poggia il secchio per terra e lascia la strada, due lo seguono e gli altri si fermano ad aspettarli… “Siamo arrivati al pozzo? Dove vanno?” chiede Natasha, le rispondono con un’altra domanda: “Non hai fame? Mangiamo qualcosa… e poi proseguiamo…” pochi minuti e i tre tornano con in mano tantissime banane… le distribuiscono e cominciano a mangiarle: “Ma dove le avete prese? Chi ve le ha vendute, c’è un negozio qua vicino?” “Non le abbiamo comprate, le abbiamo raccolte dagli alberi!” Natasha sbuccia il frutto giallo, più piccolo delle banane che mangia di solito… dà un primo morso e con pochi altri finisce quella delizia, dolce e matura al punto giusto… guarda 19
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i suoi amici che gliene porgono ancora… “Ti piacciono?” “Non ho mai fatto una colazione con le banane… e poi così dolci… sono buonissime!” All’improvviso lo stridere forte del motore di una motosega attira l’attenzione della ragazzina e dopo qualche minuto un tonfo sordo fa voltare il gruppo… la terra sobbalza e davanti ai loro occhi un enorme albero sbarra la strada, si guardano divertiti… “forza scavalchiamo!” e in fila come formiche raggiungono l’enorme tronco e si arrampicano; tenendo con una mano il secchio sulla testa, uno dietro l’altro si alzano in piedi e saltano dall’altra parte; anche Natasha agilmente si arrampica trascinando il suo secchio che sbatte a destra e a sinistra, si ferma un istante sulla parte alta del tronco, respira, si guarda intorno e senza problemi salta anche lei…
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La ruota In fondo al sentiero si apre uno spiazzo di terra battuta, qualche casa intorno e molta gente in fila, una struttura metallica con una grande ruota si innalza davanti a Natasha… “Ecco il pozzo, siamo arrivati!” “Il pozzo? Ma questa è una ruota!” esclama a voce alta Natasha, che quando sentiva parlare di pozzo immaginava i pozzi visti nei giardini delle case del suo quartiere! I ragazzi si avvicinano, poggiano i secchi a terra e aspettano che chi è già lì finisca, poi di corsa salgono sulla piattaforma e tutti insieme cominciano a girare la grande ruota, Natasha sta in piedi davanti a loro, in silenzio, e osserva curiosa… dopo qualche secondo dal tubo di metallo sotto alla ruota comincia ad uscire l’acqua: “Presto riempi il tuo secchio!...” Natasha solleva il suo secchio si avvicina al tubo e lo riempie, ad uno ad uno tutti gli altri ragazzini ripetono la stessa operazione... “Vuoi girare anche tu la ruota?” Natasha posa il secchio pieno vicino alla piattaforma e sale il gradino, si attacca alla ruota e gira con forza insieme agli altri… tutti ridono “questo è il pozzo più divertente, perché ha la ruota, l’acqua è più buona e si fatica di meno a farla uscire… altri pozzi hanno una leva che va spinta su e giù; il pozzo della scuola ha la leva, è divertente spingerla ma molto più faticoso!” racconta la bambina dai corti capelli “lo vedrai quando dopo andremo a scuola!”
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A turno tutti hanno riempito i secchi e adesso ricomincia la strana operazione che Natasha ha visto fare alla partenza: con le mani i ragazzi arrotolano delle stoffe che poggiano sulla testa e uno con l’altro si aiutano a posarvi sopra il secchio pieno, “Vuoi farlo anche tu?” “No!” risponde Natasha “Io lo porto tenendolo dal manico, con le mani!” “Come vuoi!” risponde la ragazzina “Ma è più scomodo!” Si uniscono al gruppo altri due bambini, avranno circa quattro o cinque anni, hanno già riempito i loro secchi un po’ più piccoli e li poggiano sulla testa senza la stoffa sotto, per ultimo un bimbo di circa due anni che riempie la bottiglietta di plastica e, per imitare i ragazzini più grandi, la poggia sulla testa tenendola con la mano. Ripartono per tornare a casa… il passo rapido e il terreno dissestato fanno cadere da un lato e dall’altro un po’ d’acqua dai secchi sulle teste dei bambini… che si bagnano ma non ne sono infastiditi: è piacevole e l’aria calda li asciugherà presto. Natasha non riesce a tenere il ritmo, sollevare il secchio pieno è più faticoso, la strada è lunga e se accelera perde l’acqua… passa continuamente il secchio da una mano all’altra e sente i muscoli delle braccia che le fanno male... rimane indietro e si agita, i più piccoli sono leggermente più avanti di lei, per fortuna… così almeno è sicura di non rimanere da sola! La ragazzina dai corti capelli si ferma ad aspettarla… le si avvicina e le chiede “Sei sicura di non voler provare a portare il secchio sulla testa come facciamo noi?” Natasha la guarda e decide di ascoltarla “Va bene, farò come dici tu!” la ragazzina toglie il secchio dalla sua testa, lo poggia per 23
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terra, prende il pezzo di stoffa arrotolato e lo mette sulla testa di Natasha poi la aiuta a posarvi sopra il secchio, “ma adesso tu come fai senza stoffa?” chiede Natasha “Non preoccuparti io sono abituata a portare il secchio anche senza niente!” lentamente, per non versare l’acqua, pone nuovamente il suo secchio sulla testa, “adesso andiamo, raggiungiamo gli altri!” Cominciano a camminare e Natasha si rende conto che in questo modo è più facile controllare il secchio aiutandosi con entrambe le braccia, si vede meglio anche la strada e si cammina più rapidamente… certo sente il collo un po’ appesantito e deve tenere la schiena rigida e dritta… Per fortuna il taglialegna ha già aperto un varco nel tronco dell’albero caduto sulla strada, attraverso il quale i ragazzi possono passare senza dover nuovamente scavalcare l’ostacolo… risparmiando tempo e acqua!… Passano ancora vicino ai banani ma nessuno si ferma questa volta… c’è ancora da camminare per arrivare a casa e il tempo scorre. Arrivati al villaggio i bambini si dividono dirigendosi ognuno verso la propria casa, posano i secchi, si lavano e si sistemano ed eccoli di nuovo tutti pronti nello spiazzo per ripartire ed andare a scuola, ognuno con i libri tra le mani o nella sacca, alcuni hanno in mano il macete altri dei pezzi di legno rigorosamente poggiati sulla testa… Anche Natasha si è sistemata ed esce dalla sua casa… sente la schiena indolenzita e le gambe stanche, si guarda intorno e vede la sua nuova amica, le si avvicina e le chiede: “Passa il pulmino per andare a scuola o qualche adulto ci accompagna con la macchina?” La ragazzina non trattiene una risata e le dice: “Cosa?... Un pulmino?... Qui le macchine non possono camminare, hai visto le strade? Ci sono solo le moto 24
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taxi ma a scuola si va a piedi da soli senza gli adulti… loro sono già a lavoro nei campi, al fiume, nella foresta o tra le piantagioni di cacao. Forza andiamo!” Un po’ stordita e preoccupata afferra la sua sacca con i libri e la segue… ancora strada, ancora chilometri a piedi… La scuola media è una sola e i bambini devono raggiungerla tutte le mattine dai nove villaggi, la strada per raggiungerla è lunga in alcuni tratti piuttosto ampia in altri meno, salite e discese si susseguono e la terra asciugata dal sole diventa sempre più polverosa… ogni tanto passa una moto-taxi accanto a loro impolverandoli tutti… i loro vestiti assumono tutti un colore omogeneo sul rosso. C’è un via vai di gente lungo il percorso, donne con grandi ceste piene di frutta che vanno a vendere, uomini con caschi di banane grandi e verdi… si incontrano e si salutano. All’improvviso di fronte a loro compare un grande camion, si mettono tutti in fila sul ciglio della strada; con un forte rumore e continui sobbalzi il camion passa davanti ai loro occhi trascinando un rimorchio pieno zeppo di tronchi dalla circonferenza enorme… “Portano via la legna fino al porto dove delle grandi navi la trasporteranno aldilà del mare!” 25
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La polvere sollevata toglie il respiro e i bambini tossiscono un po’ passandosi la mano sul viso… è caldo e ancora la scuola non si vede… sente il bisogno di bere, Natasha, ma nessuno ha una bottiglia d’acqua e le fontanelle non esistono… si ricorda delle parole della sua amica, davanti alla scuola troverà un pozzo con una leva e lì potrà bere un po’ d’acqua. Cammina sperando di vederlo presto comparire davanti ai suoi occhi. Ed ecco finalmente su una traversa laterale un piccolo spiazzo con un albero ed un pozzo con la leva, sullo sfondo un caseggiato lungo, sopra ogni porta una scritta fatta con il gesso bianco indica la classe, un paio di finestre senza infissi separano una porta dall’altra… è la scuola. Gli insegnanti sono davanti alle porte e li aspettano… ma Natasha si avvicina al pozzo, guarda la leva, la solleva e la spinge giù… l’acqua non esce, riprova ancora e ancora: niente! I suoi amici corrono ad aiutarla e in men che non si dica esce l’acqua dal tubo metallico, avvicina le mani e sorseggia, l’acqua non è limpida ma la sete prende il sopravvento!
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Rumori, velocità e… ruote …Rorrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr… peeeeeeeeee... ihhhhhhhhhhh”… nel frattempo una serie di forti rumori fa sobbalzare dal letto Yannik… “Cosa succede? Cosa sono questi rumori?” Il ragazzino salta giù dal letto e poggia i piedi sul pavimento… “brrrrr… che freddo!”, vicino al comodino ci sono due morbide pantofole;... le infila velocemente, poi lentamente segue la luce che filtra dalla serranda e la apre, si guarda intorno: nel cortile davanti al suo, un uomo sta tagliando della legna con la motosega e tante automobili sfrecciano sulla strada vicina, suonando i clacson come avessero tutti una gran fretta… “Yannik… alzati… o farai tardi a scuola. Presto lavati e vestiti, la colazione è pronta!” sente gridare dall’altra stanza. Apre la porta e segue lungo il corridoio il profumo del caffè che proviene dalla cucina; tutti gli altri sono già seduti intorno al tavolo: i biscotti nel latte, una tazza di caffè, la crema al cioccolato sulla fetta di pane. Si avvicina al tavolo… “Buongiorno” sussurra e mangia un biscotto poi si taglia una fetta di pane sulla quale, anche lui, comincia a stendere la crema al cioccolato, “Prendi una tazza di latte?” ... “Non so… non l’ho mai bevuto!” pensa… “C’è della frutta?” chiede “Un succo di frutta?” … “No… - risponde – vorrei un frutto, una banana o una fetta di ananas o… non so!” …aprono il frigorifero e gli passano una banana, nel frattempo la televisione è accesa e squilla il telefono… “Vai a prepararti, presto, ti aspetto di sotto, intanto tiro fuori la macchina dal garage!” 29
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Yannik finisce di mangiare e va a lavarsi… si avvicina al lavandino, alza lo sguardo e vede il suo volto riflesso nello specchio “ahhhahhh!” esclama “Ma quello sono io!” e comincia a fare delle smorfie e a ridere di cuore… proprio come quando i suoi amici bianchi nei villaggi giravano lo schermo della telecamera e gli facevano vedere il suo volto ripreso! Riabbassa lo sguardo che cade sui rubinetti, gira quello con la linea blu e osserva l’acqua limpida scorrere e perdersi nel foro di scarico… poi apre quella con la linea rossa e si bagna le mani… è calda, è piacevole… sorride e pensa alla strada che portava al pozzo e ai suoi amici e alle corse e alle avventure nella foresta… sorride ancora e beve un po’ dell’acqua… “…si gira un rubinetto, una piccola ruota, ed esce l’acqua, si apre lo sportello del frigorifero e trovi la frutta e la crema al cioccolato!…” pensa ad alta voce.
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Si veste, non c’è più nessuno, apre la porta di casa, esce e la chiude dietro di sé, si ricorda che deve girare la chiave; intanto un bambino viene fuori con la madre dalla porta dell’appartamento accanto, si dirigono verso l’ascensore e lo invitano ad entrare, lui ringrazia ed entra, si guarda intorno… il bambino schiaccia il pulsante 0, le porte si chiudono e l’ascensore parte; un po’ sorpreso, Yannik, ascolta il rumore metallico che sembra provenire da sopra il tetto, pochi secondi e si riapre la porta… “Prego, siamo arrivati!” dice la donna, esce ringraziando e augurando buona giornata ai suoi vicini, si dirige verso il portone… e sorridendo sotto voce: “… schiacci un bottone e spariscono le scale!” “Presto sali in macchina, dobbiamo evitare il traffico altrimenti faremo tardi: tu a scuola ed io a lavoro!”, il ragazzino apre la portiera, sale e la richiude. L’automobile parte e il viso di Yannik si attacca al vetro del finestrino come a voler fermare nella sua mente tutte le immagini che scorrono davanti a lui troppo velocemente per comprenderle… qualche minuto e in fondo ad una corta via la strada si allarga, di fronte un ampio cortile recintato accoglie tantissimi ragazzini che parlano, gridano, ridono; alle loro spalle un grande caseggiato in muratura pieno di finestre con infissi tutti dello stesso colore bianco, è la scuola! “Perché non posso venire a scuola a piedi da solo? È vicina!” chiede Yannik, “La strada è molto trafficata e tu sei ancora piccolo… fra qualche anno potrai provare a venire in bicicletta, quando non sarà freddo!” Sobbalza il cuore di Yannik… la bicicletta, quante volte ha sognato di averne una tutta sua! Scen33
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de dalla macchina, saluta, e si accorge che alcuni ragazzi arrivano proprio in bicicletta, infilano la ruota anteriore in alcuni oggetti metallici e poi fermano con un lucchetto una piccola catena, si avvicina e chiede perché mettono la catena alla bici “Per evitare che ce la rubino!” gli rispondono; si ferma ritto davanti alla fila di biciclette con lo sguardo fisso alle ruote anteriori tutte vicine e parallele, leggermente sollevate da terra…
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Scoperte “schermate” Un gruppo di cinque ragazzi va a comprare la pizza per la merenda delle dieci, anche Yannik ha avuto i soldi per scegliere la sua colazione e si unisce a loro… pochi passi dalla scuola e la scia del profumo della pizza, appena sfornata, li accoglie sul ciglio della porta del locale; in tempo, anche se di fretta, ritornano nel cortile al suono della campanella e lentamente si avviano ognuno nelle proprie classi, tra una chiacchiera e l’altra, tutti con i telefoni in mano o l’iPod sulle orecchie… Li osserva incuriosito Yannik, si guarda intorno mentre va a sedersi al suo posto, piacevolmente sorpreso dalla luminosità della classe…
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Le lezioni si susseguono fino all’intervallo di metà mattina quando esplode l’incontenibile energia dei ragazzi, che in quel quarto d’ora danno sfogo alla loro immaginazione scattando selfie e facendo scherzi… poi si riprendono le lezioni fino alle tredici e quindici. Al suono di questa campanella la sorpresa di Yannik cresce, infatti i compagni di classe adesso si alzano e rapidamente si dirigono alla porta: “Dove andiamo?” chiede “A casa” risponde il compagno di banco... “Così presto?!” Fuori dal cortile già lo aspettano, le strade sono congestionate dal traffico, un via vai di persone frettolose caratterizza il rientro. A casa, il pranzo è quasi pronto. Già è strano un pasto ricco e lungo a metà giornata, figuriamoci anche la merenda nel pomeriggio!... Ma quello che in realtà fa sentire veramente strano Yannik è questo stare a casa dopo aver fatto i compiti… a guardare la televisione, a giocare con il computer e la play station… si rivolge al suo amico che con lui ha studiato e passerà il pomeriggio: “Andiamo a giocare fuori e a correre?” “Non è una bella giornata e tra poco andiamo a calcio!” gli risponde. La sera dopo cena, in camera sua con la luce e la televisione accese, steso sul letto, Yannik ripensa alla giornata quasi finita. E’ stata impegnativa: la scuola, i compiti, il pomeriggio con l’amico, l’allenamento… effettivamente si sente un po’ stanco… guarda le immagini del film che si accavallano a quelle che crea la sua mente semi addormentata… E’ una strana stanchezza… arriva lentamente dopo una giornata scandita dalla fretta: orari fissi, impegni, appuntamenti da rispettare, regole e immagini, tante immagini: televisione, telefono, computer, play station… schermi e ancora schermi… Ha la sensazione di aver incontrato tantissima gente… aver visto tante cose ed averne scoperte mille altre, vicine e lontane! 37
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Intensi colori Sono da poco passate le otto e l’insegnante spiega e scrive con un gesso bianco su una lunga lavagna, Natasha sta seduta al suo banco e si guarda intorno… la classe è piena ed anche un po’ buia, i muri delle pareti sono color della terra e la luce del sole non filtra all’interno, però la sensazione è quella di un luogo fresco. Nella tarda mattinata l’insegnante fa uscire tutti nell’assolato cortile a correre e scherzare, a bere al pozzo e a giocare… poi con un grido ricorda che è l’ora del rientro. Le lezioni continuano fino al pomeriggio, Natasha è sorpresa che la scuola duri così a lungo, alcuni ragazzi si appisolano sui banchi, e anche lei sente arrivare un po’ di sonnolenza. Alle sedici tutti i ragazzi escono dalle classi e si avviano verso casa in gruppo, camminando senza fretta, si dividono un bâton de manioc che la madre di uno dei tanti, incontrata lungo la strada, ha dato loro e giocano rincorrendosi. Due ragazzi si staccano dal gruppo perché la loro casa è più vicina alla scuola e sono arrivati, tutti approfittano per fare una pausa e mentre uno dei due si toglie l’uniforme, l’altro prende un cerchione ed un bastone e comincia a correre, Natasha riparte con il gruppo ed il secondo ragazzo li raggiunge con un altro cerchio facendo a gara con l’amico mentre loro sono ancora sulla strada del ritorno. 38
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Finalmente arriva a casa, Natasha, e nell’ampio cortile tra le galline e le caprette trova i più piccoli che giocano spingendo un’asticella di legno all’estremità della quale è legata una piccola automobile creata con una serie di oggetti di recupero… la scatoletta del pesce è diventata l’abitacolo della macchina, le gomme rotonde azzurre, quelle che cancellano l’inchiostro, sono diventate delle utili ruote. Insieme alla ragazzina dai corti capelli si ferma a giocare con loro, nel frattempo gli adulti stanno rientrando dai campi e le donne con il carico di cibo raccolto si accingono a preparare la cena… Vengono accesi dei fuochi fuori dalla casa, nel retro o di fianco, dove si trova l’area della cucina, buoni profumi si propagano nell’aria mentre il giorno se ne va e i colori si fanno prima intensi e poi sempre più delicati. Il tempo scorre lentamente, Natasha osserva come cambia il cielo. Piano piano si riforma la carovana dei ragazzi che vanno a procurare l’acqua per la cena e per la notte, anche Natasha riprende il suo secchio, lo poggia sulla testa e, raggiungendo gli altri, si incammina verso il pozzo, sorridendo e chiacchierando… Mentre osserva i suoi passi e sente la stanchezza, il pensiero corre al rubinetto e a quel semplice movimento della mano che permette di far scorrere quel prezioso liquido.
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Al rientro il cibo è pronto, Natasha si siede con gli altri fuori dalla casa, tutti mangiano senza guardare l’ora… mentre la natura scorre come un film davanti a loro… tra racconti e risate e qualche grido di bambini… con calma assaporando ogni boccone anche le prime lampade a petrolio vengono accese… la luce tremolante allunga le ombre e la stanchezza comincia a farsi sentire! Dopo aver mangiato e aiutato a sistemare tutto, Natasha si stende sul suo lettino, cerca di tenere gli occhi aperti fissando il tetto di lamiera nel totale buio della casa. Vuole ripensare alla sua giornata ma lentamente la sua mente e i suoi occhi si assopiscono… le lunghe e lente immagini delle ore trascorse diventano sogni…
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Tra sogno e realtà
Tra sogno e realtà Yannik e Natasha si ritrovano sulla parte alta di quel brillante arcobaleno, si guardano ancora, si sorridono… una porta sbatte…, la musica del cd finisce…, la pioggia ha smesso di cadere…, le lampade a petrolio sono accese…, il profumo della cena si propaga nel corridoio buio…, il secchio dell’acqua è pieno vicino all’uscio…, la ruota smette di girare…, la mamma chiama: “la cena è pronta!”
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