L’occhio e il cuore
Unitre San Venanzo
L’occhio del cuore
Poesie, foto, Racconti
UNITRE SAN VENANZO
Poesie Racconti Foto a
3 Edizione - Anno 2013-2014 CESVOL EDITORE
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L’Unitre ringrazia tutti gli autori delle opere perché hanno reso possibile la realizzazione della presente antologia. Un sentito ringraziamento va all’ Amministrazione Comunale e all’Associazione Turistica Pro Loco di San Venanzo per la collaborazione ed il sostegno economico al Concorso”L’occhio e il cuore”. Si ringrazia, ancora una volta, l’Amministrazione Comunale, nella persona del Sindaco, sig. Marsilio Marinelli, e dell’ assessore alla cultura, Samuele Codetti che, sensibili alla promozione della cultura in tutte le sue espressioni, hanno sovvenzionato la pubblicazione del libro. Un ringraziamento va, poi, alla Commissione esaminatrice, (prof.ssa Giuditta Forasiepi, prof.ssa Maria Ripiccini, Prof. Giancarlo Busti, Massimo Musicanti, Fiorenzo Lo Grasso, Agnese Vescovo), che si è resa disponibile dedicando gran parte del suo tempo alla selezione delle poesie, delle foto e dei racconti ed anche al pubblico che ha dimostrato sempre tanto interesse ed entusiasmo nell’ esprimere con una votazione le sue preferenze riguardo alle foto. Si ringrazia, infine, il CESVOL di Perugia che ha curato la pubblicazione del libro con tanta creatività e fantasia…… 3
“I libri sono i migliori amici: parlano quando si ha bisogno, tacciono quando si vuole silenzio. Fanno compagnia senza essere invadenti. Danno moltissimo senza chiedere nulla”. (Tiziano Terzani)
Antologia di Poesie, Racconti e Foto del Concorso “L’Occhio e il cuore” dell’ anno 2013 e dell’ anno 2014
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PREFAZIONE Gli sforzi che l’ Amministrazione Comunale compie, soprattutto in un momento di difficoltà economica come questa che stiamo vivendo in questi anni, vanno nella direzione di valorizzare tutto ciò che promuove il nostro territorio e le sue ricchezze paesaggistiche, culturali, storiche ed anche eno-gastronomiche. L’ Unitre di San Venanzo con questo ulteriore lavoro di raccolta di poesie, racconti e fotografie va anche essa in questa direzione e pertanto va ringraziata sentitamente per aver voluto produrre questo volume che può essere considerato a pieno titolo strumento utile che permette una approfondita conoscenza del nostro territorio riscoprendone e valorizzandone i bisogni e i legami sociali. In un contesto che si trasforma rapidamente ed in cui assistiamo ad una individualità esasperata meritano attenzione tutte quelle iniziative che favoriscono l’ identità collettiva nella riscoperta dei luoghi e delle radici. Il Sindaco di San Venanzo Marsilio Marinelli
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INTRODUZIONE Il presente volume raccoglie tutte le opere degli autori che hanno partecipato al Concorso “L’Occhio e il cuore” nell’anno 2013 e nell’anno 2014. Tutte le opere raccolte ci trasmettono forti emozioni e sentimenti nuovi. Le poesie e i racconti presentano un’ampia panoramica di argomentazioni: da spaccati di vita quotidiana a sentimenti legati ai valori più alti dell’animo umano che come fotogrammi dell’anima, scoprono l’essenza più profonda della vita facendoci riflettere sul suo valore. Anche la fotografia, come tutte le forme di espressione, possiede un proprio linguaggio. Una fotografia dice più di mille parole; ci racconta la sua storia, ci trasmette l’amore per il creato, sviluppa la nostra immaginazione e suscita ricordi. Sfogliando le pagine di questo volume possiamo, infatti, osservare le belle e significative immagini di animali e piante che sembra che ci parlino e ci dicano di non distruggere la natura. Il tempo trasforma ogni cosa e uno dei modi efficaci per conservare le opere ed averne un ricordo duraturo è il libro. I buoni libri arricchiscono le nostre menti. Secondo il matematico e filosofo francese, Blaise Pascal, le 8
persone sono “canne pensanti”. E leggere è essenziale per pensare. Come il corpo ha bisogno di cibo per vivere, così la mente trae sostentamento dalla lettura. La lettura sviluppa la nostra immaginazione e la capacità di pensare. I libri sono stati i primi mezzi di aggregazione e di diffusione di idee nel tempo e nello spazio ed hanno quindi rappresentato il primo passo verso il progresso. Quando ancora non esistevano né radio, né televisioni, c’erano i nostri genitori e i nostri nonni che, la sera, dopo aver sistemato la casa, sedevano accanto al camino e leggevano storie fantastiche per allietare le lunghe serate invernali a noi bambini. I libri, che oggi stanno perdendo la loro importanza in favore della moderna tecnologia, rappresentano un patrimonio mondiale immenso di cui, tutti noi, dovremmo averne la massima cura. Ogni libro che leggiamo ci permette di catturare qualcosa ed immagazzinarlo per sempre nella nostra mente e nei nostri cuori, ogni pagina che sfogliamo è il frutto di una mente generosa che ha voluto condividere con noi i suoi pensieri ed ogni parola, ogni frase è uno spunto per riflettere. Con la tecnologia di oggi siamo portati a scrivere e a leggere sempre meno. Non si scrivono più le lettere perché tramite i cellulari ed altri mass-media si mandano i messaggi ed in forma abbreviata. 9
La lettura, pertanto, è uno dei pochi mezzi che ci permette ancora di emozionarci e di riflettere sui valori della vita. Spero che questa terza antologia di poesie, racconti e foto possa soddisfare le richieste di tutti. Buona lettura ! Il Presidente dell’ Unitre Gina Ubaldini
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CONCORSO ANNO 2013
POESIE SEZIONE RAGAZZI
“La poesia è l’espressione sublime del senso della vita, in una personale fusione di stupore infantile e di saggezza senile”. (Rosangela Pietrosi)
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LA FILASTROCCA DEL NOSTRO ORTO
Anche quest’anno, nella “casina delle piante” abbiamo seminato, per farla ritornare verdeggiante! Insieme ai maestri Lucio, Mirella e Sabrina abbiamo piantato piselli, borragine, pomodori e insalatina! Ogni venerdì abbiam, poi, osservato se, dalla terra, qualche germoglio era spuntato! Nascosto tra i vasconi abbiam anche ritrovato un coleottero rinoceronte che qui, dal sole, si era riparato! La cosa che di lui ci ha meravigliato il suo lungo corno indietro rigirato! 13
Dei maschi, lui, è il rappresentante e di notte cerca il lampione abbagliante! Spera di trovare una splendida compagna buona, gentile e che non faccia troppa lagna! Oggi, nell’orto fuori, siam tornati a lavorare perché le piantine di pomodoro dovevamo trapiantare! “Armati” di guanti, rastrello e zappette ci siamo divertiti a scavare le buchette! Tutte le piantine nelle buchette abbiamo sistemato e, visto che ben, bene abbiamo poi innaffiato, speriamo che con tanti pomodori il nostro lavoro 14
venga ripagato!!!! Questa esperienza è, per noi, molto importante perché, divertendoci, scopriamo il mondo degli animali e delle piante!
A chi ci legge e a chi ci ascolterà, diciamo convincenti “Sol chi conosce questi mondi, la NATURA salverà”!!!! Classe 2° Scuola Primaria – San Venanzo (Terni) – 1° classificato
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LA SCUOLA AL TEMPO DEI NONNI….
Nonno mi racconti quand’eri bambino? Certo che sì o mio piccino…. A scuola a piedi andavo e molto camminavo, la maestra severa era e tutti zitti si rimaneva. Chi troppo parlava con le ginocchia sui ceci andava; la bacchetta lesta agitava sulle mani di chi non cantava. La preghiera tutte le mattine si diceva e il segno della Croce si faceva. Il Crocefisso al muro stava sopra la cattedra che ci guardava. Il lei era d’obbligo dare e alla cattedra un gradino da fare. Grembiule nero e un bel fioccone ogni mattina con la borsa di cartone. Quaderno nero a righe o a quadretti, lettere e numeri perfetti. Ortografia e calligrafia eran materie come la filosofia! A fine anno la pagella ci davano, e come oggi i voti ci mettevano. In seconda e in quinta gli esami avevo e studiare tanto dovevo. I miei studi qui son terminati 16
….tanti anni ormai son passati. Classe 4° Scuola Primaria – San Venanzo (Terni) – 2° classificato
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LA NATURA IN MUSICA
Stiam fermi tutto il giorno piantati qui per terra noi formiamo un bel boschetto per giovani come voi che siete proprio bravi come questi fiori pieni di colori freschi come l’acqua di un ruscello al mattino grandi come il sole vento di calore quando stai tra noi ci tratti bene sempre. Da un piccolo germoglio cresciuto in un tronchetto io pian piano crescerò e in mezzo a voi starò solo se tutti quanti più ricicleranno carta, vetro, stagno cassonetti colorati accolgono il rifiuto tutta la natura sana e duratura potrà regalarci le sue meraviglie. Sporcando in lungo e in largo cattivo odore e fango questo nutrimento a noi non ci sta bene, 18
vi diamo aria pulita oh che bella vita! Solo se rispetti il verde cristallino bravi come questi fiori pieni di colori freschi come l’acqua di un ruscello al mattino grandi come il sole vento di calore quando stai tra noi ci tratti bene sempre. Ora, riciclando ancora, musicando ogn’ora rispettiamo il creato e quello ricevuto mondo più pulito canto appena udito con il nostro impegno salveremo il mondo, con l’impegno ci saranno risultati….. NA-TU-RAAAAA! Classe 3° Scuola Primaria – San Venanzo (Terni) – 3° classificato ex aequo
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PRIMA MEDIA
La prima dei miei sogni non ha banchi né lavagne né professori. La prima dei miei sogni non ha temi né problemi né punizioni. La prima dei miei sogni è colorata è divertente è un’ interminabile ricreazione. La prima dei miei sogni resterà addormentata nei pensieri della mia testa come un bruco nel suo bozzolo. Ludovica Spaccino – 3° classificato ex aequo
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CONCORSO ANNO 2013
FOTO SEZIONE RAGAZZI
“La fotografia è cogliere l’attimo ed immortalarlo per poi riviverlo nel tempo” (Helmut Newton)
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Mare in burrasca Mattia Carloni – 1° classificato ragazzi
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Pericolo in agguato Mario Sargentini – 2° classificato ragazzi
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La vita è dura Ignacio Anaya Paz – 3° classificato ragazzi ex aequo
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Sole di primavera Gaia Mariotti – 3° classificato ragazzi ex aequo
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Un mare di tarassaco Mattia Carloni – ragazzi
CucĂš Mattia Carloni - ragazzi 27
Daini al pascolo Mario Sargentini – ragazzi
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CONCORSO ANNO 2013
POESIE SEZIONE ADULTI
“La poesia è come l’acqua nelle profondità della terra. Il poeta trova l’ acqua anche nei luoghi più aridi e la fa zampillare”. (Alberto Moravia)
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CONTROTEMPO
Vorrei trattenere il colore prima che sbiadisca, l’acqua dal suo passare, la sabbia che dal pugno si lascia scivolare ! Di quell’acqua il momento, del colore il pigmento, la scoperta incipiente, del nuovo lo smalto brillante! Cogliere il bello prima che sfiorisca... così l’anima prima che appassisca! Non voglio pensare al poi quando troppo familiare per me sarai! Del vagito che dà alla luce la fine trarre l’eternità, 31
della foglia eludere l’affanno della caducità! Sottrarti al morso ghiacciato del tempo vorrei, così come una pietra angolare che sostenga i pensieri miei: separare l’arcobaleno dall’idea che svanisca è affacciarsi al conforto di un alba sterminata. Lucio Fringuelli - 1° classificato
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VITA NEGATA
Un candido sorriso si rispecchia timidamente nelle stelle, pulito e delicato come il suo languido sguardo che volto all’orizzonte cerca incessante un segno d’amore in quei dolci occhi che non vedrà…. Si culla abbandonato sulle ondeggianti nuvole e gioca fra il chiaro-scuro donato dalla luce dorata degli ultimi raggi di sole e le tenebre ombre dei sogni evanescenti come la scia argentata che lascia una triste luna… Un soffio di vita senza speranza…… piccolo e innocente cuore che non batte …..per un tenero abbraccio mancato… Anita Solari Stultz – 2° classificato
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E SE UN GIORNO …..
…..E se un giorno ti alzerai felice sarà, anche, per quel tenero sorriso di bimbo che, fiducioso, ha ricercato te e il calore della tua mano!!!! Mirella Petrocchi - 3° classificato
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Memorie in viaggio Mi accomodo sulla memoria e mi lascio trasportare. Salgo i ripidi gradini del ricordo senza nessun lamento occupato come sono a cercare l’ inganno. Senza convenevoli si para davanti la concretezza di paure insormontabili, schegge infette di un passato inglorioso: in quelle foto la mestizia dei natali; nelle pose la torpida volontà; nell’espressione l’imminenza del castigo. Bello... vedersi la luce alle spalle vivida e dorata! E’ come se si aprissero tante minuscole valvole nel petto! ma...del tutto inutile al futuro degli eventi 35
come togliere ombre da un oggetto! Altre scene scagliate contro come ghiaia risalgono dall’oscurità degli scavi: nessun fuggevole momento di nostalgia, solo il loro peso sulla nuca che scompagina la testa. Realtà e sogno si scontrano producendo imprevedibili illuminazioni: tutto all’improvviso sa di terre lontane dove celi plumbei ronzano minacciosi sui cantieri dell’io.
Non c’è nessuno che lavori laggiù, perchè... “l’animale è pago soltanto del suo corpo sazio!” Un’unica figura, sfocata, si aggira incerta sul da farsi: all’incuria sferzante, 36
ghermisce affetti incolori; alle raffiche impietose dell’abbandono, si aggrappa, senza artigli, alla sua fragile colonna. Ha già conosciuto il mormorio del dolore ma disconosce il canto sinistro del vento che... in eterno, sarà lì a sussurrare le frasi oscene di quelle paure. Un giorno... chissà? Si affaccerà dai muri sghembi della sua stessa sostanza per seguire la scia dell’infido Borea ...alla ricerca di certe dolci speranze che non siano soltanto rovine nell’erba alta. Lucio Fringuelli
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NON SEI SOLA
Sentirsi parte di un tutto, sentirsi compresa, ascoltata, apprezzata ti aiuta ad affrontare, serena, problemi e progetti comuni, che fanno di un triste tran tran quotidiano, un giorno speciale da vivere! Mirella Petrocchi
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ATTESA
…….e solo quando il sole avrà squarciato l’intricato velo nebbioso della buia notte (e dell’infinita attesa)…. quel raggiante trattenuto sorriso sboccerà ad illuminare il mio volto e la mia vita!!!! Mirella Petrocchi
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CONCORSO ANNO 2013
RACCONTI SEZIONE ADULTI “Il racconto è uno dei modi più spontaneo e fondamentale dell’ espressione umana ed ha un fascino ed un’ attrazione emozionale perché ci comunica momenti di vita vissuti, storie vere o fantastiche”. (Italo Calvino)
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GIULIA E IL SUO GATTO (STORIA PER CHI AMA GLI ANIMALI) Giulia ha soli 8 anni ma già conosce il significato della parola solitudine. I suoi genitori lavorano freneticamente e lei rimane in casa tutto il giorno con l’anziana nonna a farle compagnia. A scuola le compagne la considerano diversa solamente perché non è come loro, non pensa come loro, non veste come loro, non ha gli stessi sogni e per questo viene sempre messa in disparte ogni volta capita loro l’occasione . Nonostante tutto Giulia è felice. Ha un suo mondo in cui rifugiarsi ed un’amica del cuore poco più piccola di lei che l’adora e la considera la sorella che non ha mai avuto, con cui passa le giornate a leggere, dipingere e scrivere. Il suo ottimismo, la sua passione per la vita e per le semplici cose che la circondano non le hanno mai fatto pesare questo suo isolamento e non le hanno mai fatto pensare che magari, un giorno, sarebbe successo un piccolissimo episodio che avrebbe cambiato la sua routine per sempre. Quando Giulia incontrò il suo nuovo amico era una giornata d’autunno. Stava uscendo da scuola, il cielo era pieno di nuvole grigie, tirava un vento fortissimo ed all’improvviso iniziò un forte temporale. È strano come, alla sua giovane età le giornate grigie e piovose avessero segnato dei momenti positivi. Sua nonna le racconta sempre che la pioggia serve a togliere la polvere dalla staticità della vita e a creare nuove possibilità. 43
Ama ricordarle che anche Giulia era nata in un giorno di pioggia, in pieno inverno, che aveva pronunciato la prima parola una mattina in cui un forte temporale si era abbattuto sulla città e che aveva iniziato a camminare un giorno mentre, da sola in giardino, aveva avvertito un tuono e dalla paura aveva iniziato a correre a più non posso. La bambina ha sempre creduto che la pioggia avesse un qualcosa di speciale, per questo ama moltissimo ascoltare il suono delle gocce d’acqua mentre, cadendo sulla terra, invadono tutto con la loro forte leggerezza. Quel giorno, proprio nel pieno del temporale Giulia si trovava alla fermata dell’autobus. Ad un tratto venne colpita da una scatola di cartone sotto un lampione. Subito le venne in mente sua madre, che le ripete sempre di moderare la curiosità, di non lasciarsi incantare da tutto ciò che vede, ma lei è una bambina troppo vivace ed è difficile non farsi sedurre da una scatola che si muove. Così anziché salire sull’autobus decise di rimanere sola con il suo nuovo oggetto del desiderio, quella scatola dal contenuto misterioso, la prese in mano e l’aprì. All’interno scoprì, come per magia, che essa conteneva la cosa più dolce dell’universo, un piccolo gattino rosso che stava miagolando di paura. In quell’ istante fu come se Giulia si specchiasse in quello sguardo smarrito, in quegli occhi così profondamente bisognosi di ascolto, quel gatto aveva qualcosa di speciale. Tirò fuori il felino, lo strinse a se per proteggerlo e farlo sentire sicuro, lo accarezzò e si commosse. Poi, sicura che l’animale l’avrebbe capita, si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò che da oggi in poi non doveva più temere nulla perché lei 44
si sarebbe occupata di lui, ormai Giulia aveva trovato quella parte di sé che le mancava. Tornata a casa decise di nasconderlo in camera sua finchè non avesse ottenuto l’autorizzazione dei suoi genitori, i quali ovviamente non accettarono l’idea di avere un nuovo ospite sotto lo stesso tetto ma poi si lasciarono intenerire e lo accolsero con loro. La più felice del nuovo arrivato oltre a Giulia fu la nonna, tanto che decisero insieme pure il nome del loro amico, Oscar, come il nonno ormai scomparso. Da quel giorno Giulia e Oscar diventarono una cosa sola. È strano come un animale possa comprendere le persone più di quanto le persone si capiscano tra loro. Il linguaggio di Oscar, fatto di gesti, sguardi e movimenti repentini, riusciva a parlare al cuore di tutti in casa; bastava qualche carezza per dimostrare protezione incondizionata, amore e per dare gioia a Giulia come nessuno aveva mai saputo fare prima d’ora. La bambina e il felino passarono degli anni meravigliosi insieme e mentre Giulia diventava una giovane donna, Oscar continuava a trasmetterle un amore incondizionato per la vita. Le insegnò ad apprezzare la bellezza di correre in giardino tra i fili d’erba del loro prato, a buttarsi in terra e vedere le cose da quella prospettiva meravigliosamente inusuale, le fece capire quanto è bello annusare le cose prima di vederle e le insegnò a ridere incondizionatamente per qualsiasi piccola cosa buffa le potesse capitare. Giulia grazie ad Oscar non era più sola. Purtroppo il tempo scorre inesorabile e se Giulia cresce, Oscar diventava sempre più vecchio. 45
Giulia ha finito le scuole e da qualche mese ha iniziato ad andare al liceo, a fare nuove amicizie, sta prendendo in mano la sua vita, mentre Oscar di giorno in giorno sembra indebolirsi, non ha più l’energia di un tempo tanto che, capita sempre più spesso, che la ragazza debba lasciarlo a casa invece di portarlo con lei ovunque come era solito fare. Un giorno Giulia decise di portarlo da un veterinario, il quale visitandolo lo trovò piuttosto debole e le consigliò un bel periodo di riposo, lontano dalle corse dietro a qualche lucertola in giardino o a qualche topolino furbo nascosto in qualche zona remota del garage. Giulia era consapevole che ormai Oscar aveva più poco tempo da condividere insieme ma per lei era rimasto sempre quel piccolo gatto indifeso alla fermata dell’autobus, il suo sguardo non era mai cambiato e nemmeno il loro legame, ed avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarlo. Così da quel giorno Giulia si dedicò ad Oscar e lo curò come lui aveva fatto con lei tanti anni prima. Non avrebbe mai accettato di vederlo in quello stato senza fare nulla, in quanto quel gatto era il fratello che non aveva mai avuto, l’amico che non aveva mai conosciuto, l’amore che per ora non aveva mai cercato. Ma purtroppo il nostro destino, per quanto ci sforziamo di cambiarlo e di lottarci contro, non lo decidiamo noi ed un giorno d’ inverno arrivò qualcosa a cambiare per sempre la vita dei due. Fu una sera che Giulia era stata invitata ad uscire da un ragazzo che le piaceva molto. All’inizio la ragazza non voleva accettare l’invito visto che ormai da tempo non usciva, sapendo che Oscar sarebbe rimasto solo in casa. Poi improvvisamente il 46
gatto, come se avesse letto nella mente della giovane i suoi dubbi, iniziò a tirarle fuori dall’armadio tutti i vestiti, come se volesse spingerla ad indossarli per l’appuntamento, e così decise di accettare l’invito. Chiamò i genitori per avvisarli di badare ad Oscar per poche ore, ma avevano già un impegno. Non sapendo cosa fare, decise di lasciare Oscar in salotto con tutto l’occorrente che poteva servirgli per stare qualche ora in sua assenza. Lo mise sulla sua poltrona preferita e lo accarezzò. Oscar quella sera la guardava con degli occhi strani, sembrava avesse lo stesso sguardo spaventato e meravigliato di quel giorno di tanti anni prima quando Giulia lo vide per la prima volta nella scatola. Era da tempo che Giulia guardando Oscar non riusciva a non pensare a quante cose belle avevano fatto insieme, a tutta la loro storia e sembrava perdersi nei loro ricordi. Aveva tanti pensieri legati a quel momento, ma ad un tratto il campanello suonò e Giulia uscì. Era una bellissima serata, le ore passarono veloci ed ella riuscì a divertirsi come una ragazza della sua età innamorata della vita e del suo accompagnatore. Ma ad un certo punto iniziò a piovere e il rumore dell’ acquazzone la fece tornare alla realtà, guardò l’orologio e si rese conto che era molto tardi e doveva tornare. Si fece riportare velocemente a casa perché sentiva dentro di sé una strana sensazione che aumentava poi con l’idea che aveva lasciato solo Oscar con questa pioggia. Entrò nel salotto e chiamò subito il gatto ma non ricevette nessun segno di risposta. Accese la luce e lo vide ancora sulla sua poltrona preferita ma si accorse che non aveva mangiato 47
nulla, non si era mosso, non era mai sceso. Allora piano piano si avvicinò al suo amico ma già sentiva che quello che avrebbe scoperto non le sarebbe piaciuto. Si piegò su di lui e lo prese in braccio come di solito faceva per farlo svegliare ma Oscar non si mosse, era lì, fermo tra le sue mani e con grande dolore si accorse che non respirava più. Se ne era andato e fuori pioveva sempre più forte. Giulia non riuscì a trattenere la lacrime e scoppiò in un pianto di disperazione. Il temporale lo aveva condotto quel giorno da lei e il temporale se lo era ripreso. La ragazza solo in quell’istante, con il suo amico senza vita tra le braccia, riuscì a capire che nessuno avrebbe mai penetrato i suoi pensieri più di quanto li avesse conosciuti il suo gatto, quel gatto che aveva sconfitto le mille paure che aveva, che le aveva insegnato a crescere, a credere in se stessa, a vivere. Oscar se ne era andato quella sera, fiero di vedere la sua Giulia diventare grande. Da quel giorno non c è mattina che la ragazza non passi vicino all’aiuola in cui riposa il suo amico, con un lieve sorriso lo saluta e se ne và a vivere la sua vita pur sapendo che da qualche parte, magari dentro ad una goccia di pioggia, ci saranno sempre gli occhi del suo Oscar a guardarla vivere. Giorgia Marcacci – 1° classificato
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C’ ERA LA COLONIA Prima che arrivasse la RAI, al Monte Peglia c’era la colonia che ospitava i ragazzi delle scuole elementari. Si facevano quattro o cinque turni nei mesi estivi e si godeva dell’aria salutare delle nostre pinete. Tutti erano felici e contenti dopo le scuccagnate fatte al refettorio della nostra colonia. Era uno svago e un passatempo per tutti quelli che andavano a riposarsi e rinfrescarsi sulla nostra montagna. Lì lavoravano alcune delle nostre giovani e la vita sembrava scorrere felice. Dopo è arrivata la guerra, e ha devastato il nostro ambiente. Sulla vetta del Peglia impiantarono un comando tedesco e la nostra colonia andò quasi completamente distrutta: tutto ciò che vi si trovava fu bottino dei reparti tedeschi e di quanti vi si intromettevano, perciò ne rimase solo il rude fabbricato. Passato il fronte nel giugno del 1944, qualche buon pensante cercò di riattivarla, ma non fu facile poter riorganizzare tutto come quando era nel suo pieno splendore, così, nel giro di pochi anni, andò nel più totale declino. Qualche buon pensante e anche qualche amministratore del Comune di San Venanzo, nel tempo ha anche proposto di volerla ristrutturare. Certo la popolazione del nostro territorio, e io personalmente, saremmo molto orgogliosi se una mano gentile, o di fata, riuscisse a farla funzionare di nuovo, questa colonia. Teodoro Paolo Corradini – 2° classificato
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LA PASQUA DI RESURREZIONE ( La più grande festa del Cristianesimo ) Gli Ebrei festeggiavano la Pasqua fin da quando il profeta Mosè li liberò dalla schiavitù d’Egitto. Questo popolo laborioso e virtuoso era arrivato in terra d’Egitto per miseria e per fame. Passarono molti anni dai primi arrivati fino al tempo di Mosè; la gente si era moltiplicata e faceva ogni sorta di lavoro manuale e pesante, così questo popolo incominciò a sentire la nostalgia e la voglia di ritornare nella propria terra, la Palestina, che era la loro patria. Ma, a capo dell’Egitto, c’era il faraone e gli Ebrei erano uomini laboriosi: agli Egiziani faceva comodo averli come schiavi. Mosè, che era stato allevato alla corte del faraone e si considerava un egiziano, in verità non lo era e la sua mamma stessa glielo rivelò. Mosè aveva avuto l’ispirazione da Dio sul fatto che doveva liberare il suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto e portarlo in Palestina, perché quella era la loro patria. Dopo tante prove, anche dolorose a causa del faraone, Mosè riuscì a liberare gli Ebrei dall’oppressione e dalla schiavitù che l’avevano reso infelice per molti anni. La Pasqua di Mosè fu quando il popolo ebreo attraversò il Mar Rosso per recarsi nella Terra Promessa, la terra dei loro padri, dove, con tanta nostalgia, questa massa di gente si stabilì. Questo evento fu chiamato Pasqua, che vuol dire “passaggio”. Così gli Ebrei festeggiarono questo giorno per avere ottenuto la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto. Ora la nostra Pasqua è invece il ricordo della Risurrezione di Gesù Cristo il quale, dopo la sua morte e la sua sepoltura, la mattina del terzo giorno apparve a Maria di Magdala e agli apostoli. L’ora esatta della Risurrezione nessuno la conosce, ma una cosa è certa: Gesù è 50
risorto con il suo proprio corpo e per quaranta giorni è vissuto sulla terra in una forma diversa da come era prima di morire. La nostra Pasqua ha avuto la sua storia dopo Risurrezione di Gesù. Con questa festa il mondo cristiano e tutta l’umanità hanno acquistato il loro primato e la loro maggiore grandezza perché la Pasqua ha superato in lungo e in largo tutte le feste che l’umanità ha avuto nella sua storia. Questa è la Pasqua di cui il mondo e l’umanità godono sulla terra. La Pasqua è per chi crede e anche per chi non crede: Gesù è risorto e vive sempre con noi, suoi amici di ieri, di oggi e di domani, fino alla fine del mondo. Teodoro Paolo Corradini
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CONCORSO ANNO 2013
FOTO SEZIONE ADULTI
“La fotografia imbalsama il tempo che tutto trasforma e cancella” (Litte Word)
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Eleganza Anita Solari Stultz – 1° classificato adulti
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Pop Leaves Luca Marcacci - 2째 classificato adulti
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Danza primaverile Maurizio Madonia Ferraro - 3째 classificato ex aequo adulti
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Complicità Camila Anaya Paz - 3° classificato ex aequo adulti
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Armonia Anita Solari Stultz
ImmobilitĂ dinamica Maurizio Madonia Ferraro 59
Riflettore Maurizio Madonia Ferraro
E’ mio Eleonora Margutti 60
Cascata di luce Mario Cotana
Brucare insieme Rita Baldini 61
Alle sorgenti Rita Baldini
Limpide acque Rita Baldini 62
Padroni di casa Corrado Rellini
Il taglio del bosco Corrado Rellini 63
Rapace al riposo Corrado Rellini
Connubio naturale Simone Vinti 64
Risveglio Simone Vinti
Alito Simone Vinti 65
Al risveglio Orietta Zaffera
Lo spettacolo di un giorno Orietta Zaffera 66
Scent Of Dew (Profumo di rugiada) Marta Grilli
Aspettando Morfeo Marta Grilli 67
Dolci sogni a Dubrovnik Gabriella Spaccino
Fiori sull’ oceano Gabriella Spaccino 68
Piene d’ estate Lucio Fringuelli
Fine di un agave Lucio Fringuelli 69
Giochi d’ ombre sull’ acqua dolce Lucio Fringuelli
Come sono bello ! Irene Rellini 70
Tramonto sul ruscello Irene Rellini
Un pasto nel bosco Irene Rellini 71
Vestito da sposa per fata offresi Camila Anaya Paz
Infinito Camila Anaya Paz 72
Famiglia Massimo Meucci
La ballerina del fuoco Massimo Meucci 73
Oltre la fisica Massimo Meucci
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CONCORSO ANNO 2014
POESIE SEZIONE RAGAZZI
“La poesia è il dipingere il mondo con colori nuovi”. (Vinicio Rodano)
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LA SCUOLA DI IERI E……ANCHE QUELLA LONTANA a scuola tanti progetti noi facciamo cosi tante cose impariamo. intercultura e’ iniziata ormai da tempo e quest’anno analizziamo la scuola di un tempo. i genitori abbiamo intervistato e tante informazioni ci hanno dato. tante cose della romania e macedonia abbiam saputo e noi tutti abbiam temuto: le bambine non si toccavano ma i maschi si bacchettavano. se la maestra facevi arrabbiare nessuno ti poteva aiutare. gli insegnanti potevano menare e con le ginocchia sui ceci ti facevan stare. i bambini venivano picchiati e dai genitori non erano aiutati. tanta strada si doveva fare a piedi bisognava andare! banchi alti, e su lunghe panche si stava con i pennini e l’inchiostro si scriveva. se sbagliavi, il bianchetto non avevi, solo la carta assorbente possedevi. il patronato scolastico agli alunni bisognosi pensava ed economia domestica si insegnava. inglese e informatica non si imparava ma il voto di bella scrittura si dava. quando l’insegnante entrava tutti ci si alzava, buongiorno signora maestra si diceva 77
e sull’attenti ci si metteva. unghie e orecchie ti controllava e olio di merluzzo ti somministrava. la gita scolastica non si organizzava ma in colonia estiva si andava. questa e’ la scuola che ci hanno raccontato: le testimonianze ci hanno emozionati e tutti insieme ci siam divertiti. Classe 5° - Scuola Primaria- San Venanzo ( Terni) – 1° classificato
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CONCORSO ANNO 2014
RACCONTI SEZIONE RAGAZZI
“I racconti sono la Terra dove poter far stare bene i lettori”. (Andrea Camilleri)
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LA LUNA E LA STELLA L’aereo atterrò di prima mattina. Da molti giorni immaginavo quel pelo lucente, quella muscolatura fiera e potente e ora respiravo tutta l’ansia dell’evento imminente. La guida attendeva il nostro piccolo gruppo con un gippone a sette posti. Mentre percorrevamo Riyad provai un leggero senso di delusione. Le auto, le luci e i colori non rendevano l’idea di un tipico luogo arabo. Tutto sembrava avere un forte influsso occidentale. Grandi palazzi di cemento e vetro si stagliavano alti lungo le vie e il tassista parlava un inglese perfetto. Indubbiamente il petrolio aveva cambiato l’economia del paese. Usciti dalla città piombammo immediatamente nel silenzio e nella desolazione del deserto. Ci accingevamo a compiere un viaggio attraverso il Nafud, verso quella mèta tanto desiderata: l’oasi dei beduini, allevatori dei puri cavalli arabi. Un mare di sabbia rossastra lambiva la strada asfaltata e, in lontananza, si scorgevano dune alte fino a un centinaio di metri. Il deserto mostrava tutta la sua paurosa aridità. In questo mare di nulla ho compreso veramente il significato profondo del simbolo islamico della mezza luna e la stella. Infatti solo la conoscenza delle stelle può guidare il cammino dove la terra non offre nessun punto di riferimento. Abbandonammo la strada asfaltata e ci addentrammo per una via battuta, dove il deserto si alternava a zone in cui qualche arbusto aveva la forza di sopravvivere. Il caldo si stava facendo insopportabile. La ricchezza del petrolio non poteva cambiare la forza dirompente della natura. Dopo un breve tratto comparvero davanti a noi alte palme, intorno ad una pozza d’acqua chiarissima. C’erano tendoni colorati di rosso e marrone, greggi di pecore e beduini affac81
cendati intorno ad essi. Questi pastori nomadi avevano dei vestiti lunghi fino ai piedi, larghi e tondeggianti. Sulla testa avevano dei copricapo, anch’essi tondeggianti, legati con una corda. I volti erano scuri e aridi come la terra a cui appartenevano. Gli occhi però erano di un nero lucente, pieni di vitalità e orgoglio. Eravamo lontani dalla civiltà occidentale e da quella occidentalizzata. Eravamo nel cuore della cultura araba, dove la ricchezza era ed è ancora la vera fonte della vita: l’acqua. Lo stupore, che mi lasciò a bocca aperta, fu soppiantato da una spasmodica ricerca dei recinti: era arrivato il momento di mangiare con i miei occhi quelle creature tanto ammirate attraverso lo schermo del p.c. Mi avvicinai in un calmo e rispettoso silenzio. Dietro i tendoni, splendidi esemplari di pura razza araba mostravano tutta la loro potenza. Quindici tra i più importanti cavalli arabi del mondo, portatori di un gene che si perde nelle notte dei tempi, erano lì, davanti a me. Alzarono la testa con uno scatto fulmineo, percependo immediatamente la mia presenza di estraneo al loro ambiente. La testa era di una bellezza inconfondibile: il profilo camuso, la fronte larga e bombata, gli occhi grandi ed espressivi, le narici dilatate, il muso piccolo con labbra sottili. Il collo possente sosteneva la posizione ben dritta verso di me. Gli arti, muscolosi e scattanti, testimoniavano la loro fierezza e il loro impeto. Vedendoli così da vicino, puri nella loro discendenza, immersi nel loro habitat, comprendevo appieno il profondo motivo delle loro caratteristiche fisiche, il perché di tutto quel coraggio nelle viscere. Solo la loro eccezionale resistenza e velocità 82
poteva farli vivere in questi spazi sconfinati e duri, dove la ricerca di acqua era una priorità assoluta. Una vita ai limiti della sopravvivenza, nella quale solo i più forti possono cavarsela. Il loro corpo sembrava plasmato dalla mano invisibile del deserto. Il deserto aveva forgiato questa razza e gli aveva concesso una straordinaria forza spirituale, un’infinita volontà di correre, di andare avanti, di non fermarsi mai, fino allo sfinimento. Un animale da cui dipendeva la vita del beduino, sempre in lotta per conquistare nuovi spazi. Il cavallo è il suo amico, il suo confidente, le sue gambe. Un’amicizia oltre i confini della realtà, un’affidarsi reciproco oltre i limiti del concepibile. Una lacrima mi scivolò lungo la guancia. Il maschio del branco era nero come l’inferno. Dal suo sguardo emanava una potenza quasi sovrannaturale. Desideravo toccarlo, saltare sopra la sua groppa e cavalcare verso il nulla, oltre le dune. Chiusi gli occhi. Sentivo il mio corpo formare un tutt’uno con lui, sentivo le sue gambe affondare nella sabbia e risollevarsi veloci verso una corsa senza mèta, percepivo il suo respiro che cercava l’aria tra l’arsura. Eravamo entrambi guerrieri, in lotta contro il mondo alla ricerca del nostro spazio vitale, spinti in avanti dall’istinto della sopravvivenza in un mondo duro e crudele, guidati da quelle stelle del cielo che forse hanno già segnato la nostra via lungo il cammino della vita. Aprii gli occhi e capii che qualsiasi sia l’ambiente in cui viviamo, fatto di deserto di sabbia o di città, la sopravvivenza è determinata soltanto dalla volontà di andare avanti. “La volontà” ripetei a voce bassa. Avevo trovato la mia luna e la mia stella che mi guiderà per sempre nel buio della notte. Matteo Cavalletti – I° classificato 83
NUOVE AMICIZIE… In una calda mattina di agosto e, al Campo dei Fiori, a Roma c’era una deliziosa topolina, Perfet Tina, che lavorava in un ufficio, invece gli altri piccoli animaletti che popolavano il bosco in lavori altrettanto faticosi: le formiche portavano nella loro case delle minuscole molliche, le lucciole ripulivano le loro “ lampadine. Era impegnata al computer quando sentì uno strano suono. E, quando il suono si ripeté per l’ennesima volta Tina andò fuori e chiese : <<Si può sapere chi sta facendo tutto questo baccano??>> Tutti gli abitanti si guardarono e poi un topolino brasiliano di nome Tomas disse: <<Questo baccano?>> e percosse un tamburello in pelle. Tina esclamò :<<Esattamente questo!>> Il topo quasi stupefatto disse : <<Ma cosa dici questo non è baccano ma è pura melodia!!!>> <<A me questa melodia non piace!>> Tomas dopo aver sospirato, disse :<<Questa è musica delle mie parti e non voglio che tu la offenda!>> Tina lo guardò e disse:<<Tu chi sei!>> <<Hai ragione, ancora non mi sono presentato sono Tomasso el Cabaleros dei prati! Ma per gli amici Tomas.>> Tina esclamò <<Tomas, potresti smettere di battere quel coso !>> Arrivò l’ora di pranzo per tutti e come sempre gli animali si riunirono in una lunga tavolata. I topolini stavano uno difronte all’altro e iniziarono a mangiare. Tina aveva portato un pranzo tipicamente estivo : pasta al basilico, insalata di prato, macedonia e gelato. Tomas aveva invece portato due enormi peperoncini uno pic84
cante ed uno non e poi una porzione di torta con chiodi di garofano e arachidi.Tina come fosse disgustata esclamò: <<Cosa sono quei grumi sul tuo dolce ?!!>> <<Arachidi e chiodi di garofano ne vuoi un po’??>> Tina accettò, titubante, allungò la mano e assaggiò: <<Ma cos’è!>>esclamò. Il topolino Tomas rispose <<Beijinho. Un dolce tipicamente brasiliano con arachidi e chiodi di garofano>>. Tina disse:<<Ah ok, certo che voi brasiliani siete proprio strani!>>. Tomas mortificato partì. Tina aveva compreso di aver offeso il topo con quelle parole; allora corse in tutta fretta con la sua fogliamobile al supermercato e comprò un barattolo di chiodi di garofano e di arachidi. Andò a comperare anche un nuovo “bonghetto” per il suo amico. Tornò a casa e preparò, con la ricetta presa da un enorme libro di ricette sud-occidentali, molti Beijinho per poi incartarli e portarli dal suo amico. Andò da Tomas, gli porse le scuse e, a ritmo del bonghetto, diventarono amici. Chiara Marchetti – 2° classificato
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I MISTERI DELLA FANTASIA OLTRE L’IMMAGINAZIONE… In un angolo sperduto del mondo dove al mattino la candida aurora tinge il cielo con le sue dita di rose, sorgeva un villaggio incantato. In questo paradiso all’alba le tenere foglie di ogni deliziosa pianta venivano inumidite dalla fresca e trasparente rugiada che con i primi raggi di sole, rifletteva tutti i colori dell’arcobaleno avvolgendo quel luogo in un’atmosfera magica. Qui abitava una moltitudine di folletti, con il loro naso rosso all’insù e i vestiti di un verde acceso e sgargiante che infondeva speranza. Questi dolci folletti avevano la loro piccola casa o dentro una rosa profumata appena sbocciata, oppure in qualche tenero fungo spuntato con le prime piogge. In questo villaggio senza tempo le creature regnavano in pace e serenità. Arricchiva quel luogo di mistero il fatto che i folletti avevano un segreto irrivelabile, nessuno oltre a loro lo poteva sapere; alla sorgente del limpido ruscello si adagiava la base dell’arcobaleno Millefiori che era un ponte. Infatti collegava i folletti al Regno delle Nuvole che galleggiava sopra al cielo vellutato. In questo mondo regnavano ninfe dagli occhi azzurri e dai capelli biondi raccolti in una morbida treccia che si adagiava sull’esile spalla bianca. Esse controllavano lo scorrere del tempo grazie alle Gocce del Tempo che cadevano da una fontana su un piatto d’ argento. Le ninfe adoravano i folletti perché quest’ultimi lodavano e apprezzavano ogni cosa buona, anche se piccola, esistente nell’universo governato dal sacro Dio Pan. Egli amava i folletti come loro lo amavano e faceva tutto il possibile purché avessero una vita spensierata e confortevole. Nel villaggio fra tutti i folletti maschi c’era una graziosa femminuccia dai capelli biondi come la luna che so86
migliavano a mille e mille fili di seta. Si chiamava Giada. Lei viveva in una rosa dai petali profumati e soffici come cotone che non appassiva mai, che ogni inverno rimaneva rigogliosa e ammirabile, che ogni primavera sbocciava come la prima volta. Lei era amata da tutto e tutti e al suo passare gli uccellini cinguettavano e il sole splendeva più forte, come per annunciare l’arrivo di una nuova stella. In una notte, mentre passeggiava per la radura, sentì come un fioco grido proveniente dall’interno di una magnolia vicina al lago. Si avvicinò incuriosita e scostò delicatamente i petali del fiore. Vide une creatura piccola ed esile sopra ad un petalo che piangeva come se cercasse aiuto. La dolce Giada la prese in braccio e la avvolse nel suo vestito rosa profumato mentre, coccolandola, la portava al villaggio. Appena arrivata andò dal folletto più saggio del paese; era come un nonno per tutti i folletti. Giada chiese al Saggio cosa fosse quella creatura che aveva trovato nella magnolia del lago, perché aveva sembianze differenti da quelle di loro folletti, eppure … aveva un paio di occhi verdi fatti col pennello, un naso leggermente all’insù ed una sottile bocca rosea che ad ogni parola sembrava emettesse una melodia proveniente da chissà quale strumento. Il Saggio sentenziò infine compiaciuto che quella creatura era una Fata della Primavera, nata con la prima risata di un bambino. Infatti il folletto raccontò a Giada che sembrava incredula la storia delle fate: “ Le fate sono creature alate che nascono ogni volta che un bambino compie la sua prima risata. Volano dalla culla del bambino sottoforma di un petalo di soffione fino a giungere nel Regno delle Fate. Lì vengono vestite di abiti morbidi tessuti con la rara Polvere di Fata e vengono riconosciute nella loro classe, perché esistono quattro ordini di fate. Questi ordi87
ni sono comandati dalle quattro fate più sagge del regno, le Quattro Sorelle. Sono Cristallo, la fata dell’inverno, Foglia, la fata dell’autunno, Rugiada, quella della Primavera e Stella, la fata dell’estate. Loro dirigono i preparativi per le stagioni e ordinano ad ogni classe di fatine il preciso compito da svolgere. Ora ci tengo a dirti che la nostra fatina è una Fata della Primavera e la Primavera è la stagione più importante, perché non è troppo caldo né troppo freddo e ci si prepara per l’estate lasciando alle spalle i faticosi preparativi per l’inverno. Noi folletti siamo i migliori amici delle fate perché le aiutiamo e inoltre le nostre abitudini si rispecchiano con le loro.” Giada era affascinata, perché durante il racconto le era parso veramente di essere in mezzo a tutte quelle aggraziate creature che si affrettavano per preparare l’inizio di una nuova stagione. Poi volse lo sguardo verso quella fatina e si accorse che stava dormendo. Il Saggio sorrise a Giada e le sussurrò di portarla a casa e di trovarle un posto vicino al suo letto, raccomandandosi che nel caso la fata si fosse svegliata affamata, Giada avrebbe dovuto darle il latte che scorre nel fiume aggiungendoci magari qualche petalo di orchidea. Giada accettò e si avviò nel sentiero che portava alla sua rosa. L’indomani venne a farle visita Bella la Coccinella e quando vide la fatina, la prese e la strinse al petto amorevolmente, chiedendo a Giada dove mai l’avesse scovata. Lei le raccontò tutto, compreso l’incontro con il Saggio, poi la Coccinella la convinse ad andare con lei dal Saggio, portando la fatina. Il Saggio le accolse felice e spiegò che era giunto il momento di riportare la fata al suo regno. Giada ci rimase un po’ male, perché si era affezionata a quella creatura che era così diversa da lei, ma che era dolce e graziosa. Accettò comunque la decisione, perché agli ordini del Sag88
gio non si doveva disubbidire ed ogni cosa che lui diceva era giusta. Così Giada e il Saggio prepararono un buffet per le fate e partirono insieme alla fatina per condurla nel suo mondo. Arrivarono dopo aver percorso La Valle dei Sussurri e La Foresta Incantata. All’ingresso del Regno delle fate trovarono Messaggio, la fata che riceveva gli ospiti, che li accolse calorosamente. I due folletti chiesero dove avrebbero potuto trovare le Quattro Sorelle e Messaggio, appena vide la fatina e sentì quelle parole, capì al volo ogni cosa e li diresse alla corte delle Quattro Sorelle. Giada era affascinata da quel mondo, ma allo stesso tempo timorosa perché non sapeva come comportarsi davanti alle Quattro Sorelle e non conosceva quel regno molto bene. Il Saggio la tranquillizzò con una risata paterna e aggiunse che le fate erano molto cordiali con gli ospiti, con i folletti in particolare si comportavano come se vivessero sotto lo stesso tetto, li trattavano come fratelli e amici. Entrarono nel Palazzo dei Ricordi, sede delle Quattro Sorelle e quando esse videro i due folletti si alzarono dalle loro postazioni regali e gli andarono incontro avvolgendoli in un affettuoso e profumato abbraccio. Giada si sentì finalmente a suo agio e dopo che il Saggio ebbe finito di conversare con le sue amiche da sempre, presentò alle Quattro Sorelle la fatina che aveva trovato nella magnolia. Le quattro fate rimasero commosse dal racconto e dalla premurosità che Giada aveva avuto nei confronti della fatina. Presero in braccio la piccola fata e la portarono da Camomilla, la fata che tesseva i vestiti per le piccole fate e Rugiada, la più saggia delle Quattro Sorelle, disse contenta che la piccola fata era una della sua classe, una Fata della Primavera appunto. Poi si ricordò di Giada e le chiese amorevolmente cosa avesse voluto in cambio di quel gesto di carità 89
che aveva compiuto nei confronti della fatina. Giada rispose timidamente ma con un accenno di decisione nella voce che non voleva essere ripagata in nessun modo per la sua azione, lo aveva fatto solo perché il suo cuore glielo aveva comandato, non di certo per ricevere premi. Rugiada ammirò tali parole e volle sdebitarsi lo stesso con la ragazza. Chiese al Saggio se sapeva qualcosa su Giada e a lui venne un’illuminazione; al momento della partenza per portare la piccola fata nel suo regno, aveva colto negli occhi di Giada un’espressione di tristezza mentre una lacrima le rigava le morbide guance. Evidentemente Giada sentiva un forte affetto, qualcosa che la legava molto alla fatina, perché in quella notte in cui l’aveva trovata la luna carezzava il viso di quella piccola fata indifesa e il luogo era avvolto in un tranquillo e sano silenzio. Quando sentì quel gridolino e trovò la fatina, subito trasportata dall’istinto la prese e la strinse al proprio petto, mentre quella creatura aveva smesso di urlare e si era abbandonata ad un sonno profondo, finalmente tranquilla perché consapevole di trovarsi nelle mani di un essere amico. E’ da questa esperienza che Giada si era legata così tanto alla piccola e per questo non voleva separarsene. Mentre parlava così il vecchio e provato Saggio si abbandonò ad un pianto che aveva trattenuto oramai troppo a lungo. Rugiada non riuscì a trattenersi perché per il suo piccolo grande cuore di fata quella storia aveva toccato il più profondo lato di lei, facendola tornare bambina e scoppiare in un pianto. Così insieme al saggio decise che la fatina sarebbe rimasta affidata a Giada e che giada stessa avrebbe deciso il suo nome. Le diedero la notizia e Giada, incredula, anche lei scoppiò in un pianto, ma di gioia. La notizia di questa semplice ragazza che aveva salvato una fata non per 90
premio ma semplicemente per istinto era sulla bocca di tutti i regni del mondo e quando qualcuno incontrava Giada era riconoscente e voleva seguire il suo esempio, con magari anche piccole azioni quotidiane che però possono fare la differenza. La fatina venne chiamata Ariel e anche lei fu molto contenta, dimostrandolo a modo suo, di essere potuta rimanere con Giada, che oramai vedeva coma una mamma, come la sua salvatrice, colei che aveva provato pietà per una creatura bisognosa di aiuto. Sofia Fattorini - 3° classificato
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CONCORSO ANNO 2014
POESIE SEZIONE ADULTI
“Poesia è pensier che manifesta e stringe il vero in simboli profondi. E’ luce e sinfonia di mondi”. (Arturo Graf)
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UN FILO DI COTONE Un filo di cotone verde brillante sottile e di infinita lunghezza per ricucire gli strappi di antiche ferite ti dono, puoi usarlo tra gli spazi del cielo aquilone messaggero di ricordi e, senza nodi, negli intrecci più oscuri del profondo buio. Un filo d’amore che ci unisce ma non lega perché nel verde c’è la libertà, quella delle corse a perdifiato nei campi assolati e delle risate spettinate tra un bacio e l’altro. Un filo nella distanza che ci separa e ci avvicina, sospeso tra le ansie e le attese, i sorrisi e i sospiri. Un filo di cotone verde brillante sottile e d’infinita lunghezza 95
ti dono, vero come noi.
Rosa Ausilia Tomarelli – 1° classificato
MEMORIE QUOTIDIANE Agile e forte apparivi agli occhi miei, quando in gioventù il mio sguardo su di te devotamente era proiettato, quando desideravi per me un avvenire mai avveratosi. Ma il sorriso mai hai celato, con orgoglio la mia vita girava tra le vie del paese. Hai condiviso, partecipato, gioito…. traguardi raggiunti, dolori superati e la consapevolezza di essere sempre e nonostante tutto il tuo amore…. Brividi scorrono lungo la schiena, il cuore esultante di emozione…. Grazie per aver compreso tutto, papà! Maurizio Madonia Ferraro - 2° classificato
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CALDA FANTASIA C’è un angolino, con una composizione fatta da due alari. Tre o quattro ciocchi di legno, qualche bastoncino, un foglio di giornale accartocciato, una scatolina con tanti bastoncini bianchi con una testolina colorata: sembra un quadro di natura morta. Ma basta prendere un bastoncino con la testolina, strofinarlo e immediatamente prende vita la fiamma, e danza come una piccola ballerina. Aumentano: due, tre, quattro… tante fiammelle vivaci, sempre più forte, con un crescendo musicale come nel Bolero di Ravel: ballerine ritmate e fiammanti. Il rosso dei ciocchi mentre bruciano ti fa pensare all’ amore, alla passione: sembrano due persone abbracciate. Piano piano la fiamma si calma e si sente un tepore che riscalda. Aggiungi altri ciocchi 97
perché quel calore non diminuisca, ma continui, come una calda carezza che ti tiene compagnia nelle fredde sere invernali, con calda allegria. Giuseppa Gonnellini – 3° classificato IO ESISTO Voglio parlarti del mio amore quello senza tempo, scisso tra rivoli d’insidie trascinato lungo discariche e convulso in anguste strettoie. L’amore negato da sguardi di passanti ignari dei sussulti della mia anima intrisa di stracci e polvere di vicoli, seppellita da brividi e tremori in cartoni ispessiti dai ricordi. Voglio parlarti del mio amore che ogni mattina ricomincia a vivere, disperato e lucido, tra le fitte nebbie dell’indifferenza e si muove nel sottobosco della città. L’amore che mi sveglia con le sue ali e mi accompagna nei lenti giri del giorno, mentre la fretta infuriata mi circonda e non risponde ai miei perché. 98
Voglio parlarti del mio amore che esiste nella mia pelle, nelle mie ossa esplode in lacrime di rabbia e rassegnazione, perché è vivo e di notte si arrotola sotto una coperta per difendersi dalla cattiveria umana. Voglio parlarti del mio amore che è solitudine sconfinata e nuota, passo dopo passo, negli abissi di chi finge e gira la testa. Ti parlo del mio amore perché io esisto. Rosa Ausilia Tomarelli DENTRO AI TUOI OCCHI I tuoi occhi mi accolgono ed io scalza vi entro su un tappeto di muschio mi rotolo capriole di pioggia e furia di tempesta, senza veli dal vento sospinta nel verde bosco del tuo sguardo ricevo pennellate d’autunno sulla pelle e appagata dal tuo amore distendo il respiro nel profondo silenzio che è in te. 99
Rosa Ausilia Tomarelli
MIRTILLA La mia cagnetta è di madre nobile, un Golden Retriever . Di padre sconosciuto, multietnico. Ma è bellissima, dolce, allegra, graziosa, affettuosa, vivace. Le dico: “Calma, bella, non sei più una cucciola, hai qualche pelo bianco”. Mi siedo, viene accanto, con il suo musetto dolce mi cerca le mani. Resterebbe per delle ore a farsi accarezzare. Da un po’ abbiamo un amico, un gattone, serio, austero. Subito hanno capito di dover convivere tranquillamente. Lei lo annusa, vorrebbe giocare. Lui, dal suo alto rango nobile di certosino con un semplice “miao” le fa capire che deve stare calma. Lei intuisce, e si allontana subito. Tempo fa, mia nipote mi disse: “E’ abituata male, ubbidisce solo a te. Vuole bene solo a te”. 100
Io allegramente le risposi: “Chi mi vuole più bene di lei”? Mia nipote si fece seria, e rispose: “Zia, io ti voglio molto bene, ma quanto può volertene lei non lo so”. Giuseppa Gonnellini CARNEVALE Arriva Carnevale con lo scherzo mai uguale con varie burle dispettose e grulle. Con Arlecchino e Balanzone il Capitan Uncino. Poi Brighella, Colombina e il triste Pulcinella. Clown baldanzosi con giochi furbi allegri e festosi. Mangiar si vuole tante frappe e castagnole. 101
Cantare, saltare e tanta musica da ascoltare. Coriandoli a iosa per una festa strepitosa. LA RADURA Su per il bosco dal tortuoso viottolo là dove le querce si aprono, là scoperta sotto il cielo sta la radura. Dalla luna nascente pallida luce ivi si rovescia, sospesa nella sera come l’odore di verde incalzato dal fresco. Nel bianco riverbero la notte in erba è placido incanto, s’ode appena il gorgogliare del ruscello che accompagna l’ ode di cespugli inquieti. 102
Solo per me, spettatore in fiamme, placido si dischiude un paesaggio in chiaro-scuro, gravidi campi e boschi esitanti prodighe siepi e orti invitanti, tutti, sapientemente edulcorati, variegati d’argentee luminosità come d’ombre profonde. Nel mio lago virente, immerso fino al collo, guizzo fuori in estatiche inclinazioni verso il cielo ...ascolto il lento suono della campagna che si dissolve nell’aria... e aspetto il giro del vento perchè spenga le mie braci ancora calde. Come assorbito dal risucchio torno a ponderare sulla calca di idee, ognuna rema per sé e una contro tutte “ il domani è un pensiero acceso pronto ad esplodere tra le mani!” Ma nella notte ferma i tremuli brillii sussurrano auspici. Nel cuore del silenzio 103
i toni placanti delle foglie sollevano il fardello. Nel quieto regno del chiaro di luna le mie aspirazioni fervide ali aprono verso una terra di profetiche visioni pronte a gratificare il mio occhio interiore. Lucio Fringuelli VERO PER LA VITA Canea di voci travolge come torbida timide isole di tregua. Punta i piedi la volontĂ e risale controcorrente flussi di pensieri esacerbati, accelerati dal ricordo del disaccordo perpetrato. Schiva crucci spigolosi risale abissi di cavernosa paura... La volontĂ si trasforma dove luna muove maree di tranquillitĂ , dove quelle voci 104
si perdono sulla distanza e anche nel silenzio vuoto che segue il lampo, lâ&#x20AC;&#x2122;odore di sventura, sembra navigare lontano.
Lucio Fringuelli
IN MEMORIA DI TE Sintesi di generazioni di donne contadine che, nel quotidiano duro lavoro, senza lamento alcuno, a malapena, il lunario sbarcavano, oh, NONNA, sei stata portatrice di robusto e tenace coraggio. Hai generato un futuro fiero di TE, in tua figlia e nella figlia di tua figlia che perpetuano il tuo insegnamento, egregiamente. Una smorfia contraffatta di dolore, visibile, appena, nello stanco sguardo di mia zia 105
eâ&#x20AC;Ś..Ti rivedo. Il tuo volto, da profonde rughe, solcato, delle tue fatiche mi racconta; il tuo sorriso, complice nella compassionevole espressione, comprensione mi regala; le tue laboriose mani, dal passare degli anni indurite si muovono lente ma decise su quellâ&#x20AC;&#x2122;impasto farinoso che, come per incanto, agli increduli occhi di una bimba, in sottilissima, impalpabile sfoglia si trasforma. Vellutate ali di vento le tue dita le umide gote mi accarezzano, donandomi un benessere etereo, eppur tangibile e concreto, 106
asciugandomi l’ ultima lacrima per TE versata. Il tempo delle emozioni, in intimità vissute da ogni fibra del mio corpo, il tempo del ricordo, con diligenza custodito in ogni particella della mia anima, il tempo della tristezza, corrosivo fino al midollo delle ossa, nella nera nera solitudine, hanno, come per miracolo, portato alla luce queste parole: parole per TE e in memoria di TE. Su profonde fondamenta saldamente costruite, cariche di significato, ora di fronte alla tua foto s’ inchinano: parole, senza le quali, a dirti: “ Grazie! ” non sarei riuscita. E… ancora, ti rivedo! 107
Il corpo statuario, nel severo e indaffarato portamento di mia cugina, nelle sue movenze molteplici dell’operoso fare mi rinnovano la tua essenza. “Bastone fedele e saldo vincastro, guida sicura nell’ arduo cammino, luce nella valle oscura”: tutto ciò CARA NONNA per me sei stata ! Quell’ infame male che, brutalmente ti ha portata via, non ha ucciso ciò che, inalterabile, oltre il beffardo spazio-tempo: rimarrà: LA MEMORIA DI TE!
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Anna Maria Treccioni
IN CERCA DI PREDE In alto non c’è più pianura e dopo la strada tortuosa m’attende una pineta sofferente rifugio naturale di gazze e di cinghiali. Lassù nelle notti d’estate erra per l’aere il belar dell’agnello, e con pesante battito d’ali e un verso crudele, il gufo plana sulle vallate scure. Lì per tre mesi abita il mio cuore che sente di giorno il dolce passar delle ore e nel tempo più alto della notte il soffio crudele della morte in cerca di prede, come nella città da cui sempre fuggo nella calda stagione. Ermanno Ubaldi DESTINO …..NON DESTINO Né lassù fra stelle ammiccanti né quaggiù in un sito nascosto ho mai incontrato il destino. Niente m’ha costretto alla guerra ne alcunché era scritto in cielo, riguardo alla trama della vita, che in un attimo non avrei potuto cambiare. La mia esistenza e le vostre, amici, sono parte d’un espediente misterioso ed infinito che di continuo le varia senza mai concludere. Io, per parte mia, ogni cosa ho valutato 109
sempre chiedendomi il perché del tutto addivenendo infine a quest’impulso solitario. Nulla che ci riguardi è stabilito prima affinché non si dica poi che non abbiamo colpe da farci perdonare in Terra. Ma in pari tempo intravedo, tra un respiro e l’altro, che il mondo gioca le sue carte mentre il passato e l’avvenire sono il nostro ansimare in bilico tra un vivere breve ed una morte certa e tutto ciò nella sorpresa più completa. Ermanno Ubaldi
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CONCORSO ANNO 2014
RACCONTI SEZIONE ADULTI
“I racconti sono una fonte infinita di bevanda immortale che cola per noi dal cielo”. ( John Keats)
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SFUMATURE DI UN VOLTO Una faccia scarna e rugosa, a volte pallida, altre volte rossa nella tensione che la timidezza gli impone di apparire al di fuori il contrario di ciò che dentro si sente ed è: serio, intelligente, onesto, dignitoso. I contorni dei suoi occhi miopi, un po’ sporgenti, color verde acceso, disturbati da lievi linee rugose che vagano qua e là senza mai guardarti direttamente, sono testimoni della sua inquietudine pacifica dell’ erranza. Un giorno il piano della sua vita, per uno scherzo beffardo e tragico del destino si è inclinato ed ora Ernesto non fa più parte di quelle persone che lui chiama i “regolari”, quelli che vivono nel recinto della società cosiddetta civile, organizzata e benpensante. Loro trascorrono le giornate in un precario equilibrio come fossero sopra una linea retta, lui vive i suoi giorni in un precario equilibrio su di una linea obliqua. Ernesto è diventato uno dei tanti senzatetto. E’ un vagabondo e vaga per le strade della sua città come un puzzolente come randagio, tanto che se qualche conoscente o ex- amico lo riconosce, appollaiato ai margini di un angolo di marciapiede, con aria sprezzante ed altera, lo umilia nel passargli vicino, indifferente, senza alcun cenno di saluto, anche furtivo. Allora i lineamenti del suo volto si contraggono, la fronte si stringe stretta in se stessa, le labbra livide e sottili si chiudono come una serranda, in un’espressione di rabbia mista ad amarezza e mortificazione. In questi casi gli vedi scendere delicatamente dall’occhio sinistro una tenera lacrima che pare voglia accarezzarlo in segno di consolazione; con tale volto trasformato Ernesto sembra 113
subire passivamente la sua “diversità”. Ma poi esplode il suo vero io, in un’altra, più intensa, più autentica, alacre consolante realtà: quella della discesa interiore. Si, è nella discesa interiore del suonare che l’uomo errante vive momenti di elevata, sublime estasi. Allora vedi Ernesto svolgere il solito rituale: prende con estrema delicatezza il suo violino come fosse un neonato, lo tira fuori da una specie di valigetta, fatta di duro cartone chiazzato da macchie scure in più parti, poi lo pulisce con un panno bianco che ogni tanto inumidisce immergendolo in quella preziosa acqua pulita da una bottiglia di plastica. A questo punto osserva attentamente il suo angelo custode, con le dita delle mani callose, indurite dalla vita di strada, tocca le onde del suo strumento con una tale delicatezza come avesse mani di fata. Dopo aver accordato il suo gioiello si alza in piedi elegantemente, assume una posizione eretta, decisa, fiera di sé; appoggia ………… sulla spalla ….. il mento ricade…… gli occhi diventano due piccole fessure, le gote prima pallide diventano d’improvviso rosee, gli zigomi in modo quasi impercettibile si alzano e si abbassano al ritmo della melodia e così inizia a suonare come fosse al centro del palcoscenico di un teatro. Ora vive da autentico protagonista! La musica: questo è stato ed è il suo lavoro e la sua passione nella quale Ernesto ha sempre trovato e trova benessere, appagamento e gioia. Quando Ernesto fa vibrare le corde del violino ed il groviglio di note mentali delle partiture scritte da lui, le note delle sue melodie si elevano nell’ aria con notevole livello artistico e tecnico ed intorno a lui scompaiono i rumori della città. 114
La successione di suoni animata dal ritmo e regolata dalle leggi ……….. scritte da lui, conquista magicamente lo spazio circostante e le anime degli ascoltatori attenti vengono rapite dall’ armoniosa soavità emessa da quell’ umile, insolito usignolo di strada. Così, suonando, con maestria e dolcezza, il volto di Ernesto si illumina di forza vitale e gioia. Non vede più…… Non sente più…. Vive soltanto la sua favola! Anna Maria Treccioni - I° classificato A CASA Ero nel sedile posteriore dell’auto, con il lato destro della testa appoggiata al finestrino. Le voci che provenivano dai posti anteriori erano rese lontane dalla musica di sottofondo della radio e il paesaggio correva veloce sotto il sole primaverile. Mi pervadeva un profondo senso di lontananza dal mondo circostante. Le braccia cadevano lungo i fianchi e le mani stringevano le imbottiture del sedile: l’esiguo spazio mi avvolgeva come un comodo e sicuro nido. Giungemmo a casa. Mio padre era seduto sul terzo scalino della rampa che porta al piano di sopra. La mano sinistra era appoggiata alla ringhiera e la gamba destra era allungata fino al primo. Era la solita posizione che assumeva quando era stanco e si riposava prima di intraprendere la salita delle scale. Il giaccone allacciato a metà e i pantaloni macchiati tradivano la durezza del 115
lavoro della giornata. La mamma, affacciata sul terrazzo, guardava papà fumando con la mano sinistra, non perché fosse mancina ma per l’abitudine che aveva assunto a non perdere tempo mentre lavorava con la destra. Anche lei si appoggiava sulla ringhiera e ogni tanto toglieva la cenere in eccesso dalla sigaretta sbattendo la mano sulla coscia. Era la solita immagine, quella che mi faceva sentire veramente a casa. Ero in uno stato di assoluta calma, seppure stanca del duro viaggio. “Dove sei stata” mi chiese papà, con la sua voce carica di una durezza piena d’amore. “Da nessuna parte” risposi io. Quando aprii gli occhi l’auto procedeva ancora la sua corsa verso il mare; fuggiva ancora dalla stancante quotidianità. Capii che non avevo sognato ma semplicemente desiderato di essere veramente serena e tranquilla. Sapevo infatti, in cuor mio, che nessun luogo di quelli che scorrevano veloci, nessun raggio di sole di quelli che mi accarezzavano il viso potevano farmi sentire più vicina a me stessa di quanto potessero fare i miei affetti più cari. Samuela Mattei – 2° classificato
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UN SOGNO INDIMENTICABILE Sono una bambina e mi trovo vicino al muraglione e prima di entrare nell’arco dell’ingresso del mio paese dove c’è anche una bella pianta di acacia, mi guardo intorno e vedo dalla parte del Monte Peglia il cielo che si sta oscurando; le nuvole alcune sono più chiare, altre più scure. Alzo poi gli occhi nella parte del cielo sopra di me e vedo tante scritte bianche: non sono parole ma alcune lettere dell’alfabeto ed alcuni numeri. Leggo bene la lettera G, la lettera B e la lettera S e poi i numeri 1 e 5. Queste lettere e questi numeri diventano sempre più grandi e più vicini, poi iniziano a cadere per terra, intorno a me. Io incomincio ad aver paura e cerco di scappare, ma non so dove andare. Giro intorno alla pianta e ci appoggio le spalle e sento la corteccia ruvida. Mentre sto ferma appoggiata alla pianta vedo cadere il numero 5 che è l’ ultimo dei segni a cadere. Mi sveglio tanto agitata e ripenso allo strano sogno. Lo stesso sogno si è ripetuto più volte in diversi anni. Ho chiesto la spiegazione del sogno ad alcune persone ma nessuna di queste mi ha saputo dare una spiegazione plausibile. Giuseppa Gonnellini – 3° classificato
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CONCORSO ANNO 2014
FOTO ADULTI
“La fotografia è la nostra memoria nel tempo, quando i nostri ricordi iniziano a perdersi”. ( Silvana Stremiz)
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Sfumature d’arancio Valeria Tangocci – 1° classificato
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Solitudine Luca Marcacci – 2° classificato
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Bocca di rosa Marta Grilli - 3째 classificato
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Piccoli di storno Tito Mariotti
Pullo Gheppio Tito Mariotti 124
I Gheppi sono cresciuti Tito Mariotti
Assorto tra felini pensieri Maurizio Madonia Ferraro 125
A un petalo da te Maurizio Madonia Ferraro
Riflessi di rugiada Simone Vinti 126
Aspettandoti Simone Vinti
Lottatori di sumo Corrado Rellini 127
Natura viva Corrado Rellini
Triturus Carnifex ( Tritone crestato ) Corrado Rellini 128
Freedom Francesca Cesarini
Freedom Francesca Cesarini 129
Freedom Francesca Cesarini
Gocce di rugiada Stefano Mencacci 130
Piume al vento Lucio Fringuelli
Frutti con le ali Lucio Fringuelli
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……..Altri due minuti……poi mi alzo Lucio Fringuelli
Attesa Paolo Marchioni 132
Attesa Paolo Marchioni
Attesa Paolo Marchioni 133
La vita in una spiga Fabio Matera
La vita in una spiga Fabio Matera
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La vita in una spiga Fabio Matera
Alti e bassi Mario Cotana 135
CuriositĂ Mario Cotana
La grande bellezza Marta Grilli
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La nebbia Federico Farnesi
L’albero dice: “Che nebbia”! Federico Farnesi
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Cavalli del Gran Sasso Ermanno Ubaldi
La fine del fagiano maschio Ermanno Ubaldi
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Vecchio castagno Ermanno Ubaldi
Nelle terre selvagge Alessandra Amori
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La grazia del risveglio Alessandra Amori
Chianine al pascolo Alessandra Amori 140
Upupa che nutre i piccoli Fuori concorso
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INDICE DEGLI AUTORI DEL CONCORSO DELL’ ANNO 2013 POESIA SEZIONE RAGAZZI ALUNNI CLASSE SECONDA DELLA SCUOLA PRIMARIA DI SAN VENANZO (TERNI) La filastrocca del nostro orto - ( 1° classificato ) ALUNNI CLASSE QUARTA DELLA SCUOLA PRIMARIA DI SAN VENANZO (TERNI) La scuola al tempo dei nonni - ( 2° classificato) ALUNNI CLASSE TERZA DELLA SCUOLA PRIMARIA DI SAN VENANZO (TERNI) La natura in musica - ( 3° classificato ex aequo ) SPACCINO LUDOVICA - San Venanzo (Terni) Prima media ( 3° classificato ex aequo) FOTO SEZIONE RAGAZZI CARLONI MATTIA - San Venanzo (Terni) Mare in burrasca (1° classificato ) Un mare di tarassaco Cucù SARGENTINI MARIO - San Venanzo (Terni) Pericolo in agguato (2° classificato) Daini al pascolo ANAYA IGNACIO – Santiago - Cile 143
La vita è dura ( 3° classificato ex aequo) MARIOTTI GAIA - San Venanzo (Terni) Sole di primavera ( 3° classificato ex aequo ) POESIA SEZIONE ADULTI FRINGUELLI LUCIO – Marsciano (Perugia) Controtempo (1° classificato ) Memorie in viaggio SOLARI STULTZ ANITA - San Venanzo (Terni) Vita negata ( 2° classificato) PETROCCHI MIRELLA – San Venanzo (Terni) E se un giorno (3° classificato) Attesa Non sei sola RACCONTI SEZIONE ADULTI MARCACCI GIORGIA - Collepepe (Perugia) Giulia e il suo gatto ( 1° classificato) (Storia per chi ama gli animali) CORRADINI TEODORO PAOLO - San Venanzo (Terni) C’era la colonia ( 2° classificato ) La Pasqua di Risurrezione
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FOTO SEZIONE ADULTI SOLARI STULTZ ANITA - San Venanzo (Terni) Eleganza (1° classificato) Armonia MARCACCI LUCA - Collepepe (Perugia) Pop LeavesAVES ( Foto – 2° classificato ) ANAYA CAMILA PAZ – Santiago - Cile Complicità ( 3° classificato ex aequo) Infinito Vestito per fata offresi MADONIA FERRARO MAURIZIO - Marsciano (Perugia) Danza primaverile (3° classificato ex aequo ) Posizione orizzontale Riflettore BALDINI RITA - Marsciano (Perugia) Alle sorgenti Brucare insieme Limpide acque COTANA MARIO - Marsciano (Perugia) Cascata di luce FRINGUELLI LUCIO - Marsciano (Perugia) Piene d’ estate Fine di un agave Giochi d’ombre sull’ acqua dolce GRILLI MARTA - Nocera Umbra (Perugia) Aspettando Morfeo 145
Scent of Dew (Profumo di rugiada) MARGUTTI ELEONORA - Marsciano (Perugia) E’ mio MEUCCI MASSIMO - Terni Oltre la fisica La ballerina del fuoco Famiglia RELLINI CORRADO - San Venanzo (Terni) Padroni di casa Rapace al riposo Il taglio del bosco RELLINI IRENE - San Venanzo (Terni) Come sono bello! Tramonto sul ruscello Un pasto nel bosco SPACCINO GABRIELLA - San Venanzo (Terni) Dolci sogni a Dubrovnik Fiori sull’oceano VINTI SIMONE - Marsciano (Perugia) Alito Connubio naturale Risveglio ZAFFERA ORIETTA - San Venanzo (Terni) Al risveglio Lo spettacolo di un giorno
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INDICE DEGLI AUTORI DEL CONCORSO DELL’ ANNO 2014 POESIA SEZIONE RAGAZZI ALUNNI CLASSE QUINTA DELLA SCUOLA PRIMARIA DI SAN VENANZO (TERNI) La scuola di ieri e…. anche quella lontana (1° Classificato) RACCONTI SEZIONE RAGAZZI CAVALLETTI MATTEO - San Venanzo (Terni) La luna e la stella ( 1° classificato ) MARCHETTI CHIARA - San Venanzo (Terni) Nuove amicizie ( 2° classificato) FATTORINI SOFIA - San Vito in Monte (Terni) I misteri della fantasia oltre l’immaginazione ( 3° classificato) POESIA SEZIONE ADULTI TOMARELLI ROSA AUSILIA - Osimo (Ancona) Un filo di cotone (1° classificato) Io esisto Dentro ai tuoi occhi MADONIA FERRARO MAURIZIO - Marsciano (Perugia) Memorie quotidiane (2° classificato) 147
GONNELLINI GIUSEPPA - San Venanzo (Terni) Calda fantasia ( 3° classificato) Mirtilla Carnevale FRINGUELLI LUCIO - Marsciano (Perugia) La radura Vero per la vita TRECCIONI ANNA MARIA - Perugia In memoria di te UBALDI ERMANNO - Terni In cerca di prede Destino……..non destino RACCONTI SEZIONE ADULTI TRECCIONI ANNA MARIA - Perugia Sfumature di un volto (1° classificato) MATTEI SAMUELA - San Venanzo (Terni) A casa ( 2° classificato) GON NELLINI GIUSEPPA - San Venanzo (Terni) Un sogno indimenticabile ( 3° classificato)
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FOTO SEZIONE ADULTI TANGOCCI VALERIA - Castel del Piano (Perugia) Sfumature d’arancio ( 1° classificato) MARCACCI LUCA - Collepepe (Perugia) Solitudine ( 2° classificato ) GRILLI MARTA - Nocera Umbra (Perugia ) Bocca di rosa – (3° classificato) La grande bellezza AMORI ALESSANDRA - Monteleone d’Orvieto (Terni) Nelle terre selvagge Chianine al pascolo La grazia del risveglio CESARINI FRANCESCA - Ponte San Giovanni (Perugia) Freedom Freedom Freedom COTANA MARIO - Marsciano (Perugia) Alti e bassi Curiosità FARNESI FEDERICO - San Venanzo (Terni) La nebbia L’albero dice: “Che nebbia!” FRINGUELLI LUCIO - Marsciano (Perugia) Altri 2 minuti ….poi mi alzo 149
Piume al vento Frutti con le ali MACCHIONI PAOLO - Roma Attesa Attesa Attesa MADONIA FERRARO MAURIZIO - Marsciano (Perugia) Assorto tra felini pensieri A un petalo da te MARIOTTI TITO - San Venanzo (Terni) Pullo Gheppio I gheppi sono cresciuti Piccoli di storni MATERA FABIO - Panicale (Perugia) La vita in una spiga La vita in una spiga La vita in una spiga MENCACCI STEFANO - Fratta Todina (Perugia) Gocce di rugiada RELLINI CORRADO - San Venanzo (Terni) Natura viva Triturus carnifex ( tritone crestato) Lottatori di sumo UBALDI ERMANNO - Terni Vecchio castagno Cavalli del Gran Sasso 150
La fine del fagiano maschio VINTI SIMONE - Marsciano (Perugia) Aspettandoti Riflessi di rugiada
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INDICE DI TUTTI GLI AUTORI DEL CONCORSO DELL’ANNO 2013 E DELL’ANNO 2014 1) ALUNNI CLASSE SECONDA DELLA SCUOLA PRIMARIA DI SAN VENANZO (TERNI) 2) ALUNNI CLASSE TERZA DELLA SCUOLA PRIMARIA DI SAN VENANZO (TERNI) 3) ALUNNI CLASSE QUARTA DELLA SCUOLA PRIMARIA DI SAN VENANZO (TERNI) 4) ALUNNI CLASSE QUINTA DELLA SCUOLA PRIMARIA DI SAN VENANZO (TERNI) 5) AMORI ALESSANDRA - Monteleone d’Orvieto (Terni) 6) ANAYA CAMILA PAZ – Santiago - Cile 7) ANAYA IGNACIO – Santiago - Cile 8) BALDINI RITA - Marsciano (Perugia) 9) CARLONI MATTIA - San Venanzo (Terni) 10) CAVALLETTI MATTEO - San Venanzo (Terni) 11) CESARINI FRANCESCA - Ponte San Giovanni (Perugia) 12) CORRADINI TEODORO PAOLO - San Venanzo (Terni) 152
13) COTANA MARIO - Marsciano (Perugia 14) FARNESI FEDERICO - San Venanzo (Terni) 15) FATTORINI SOFIA - San Vito in Monte (Terni) 16) FRINGUELLI LUCIO - Marsciano (Perugia) 17) GONNELLINI GIUSEPPA - San Venanzo (Terni) 18) GRILLI MARTA - Nocera Umbra (Perugia) 19) MACCHIONI PAOLO - Roma 20) MADONIA FERRARO MAURIZIO - Marsciano (Perugia) 21) MARCACCI GIORGIA - Collepepe (Perugia) 22) MARCACCI LUCA - Collepepe (Perugia) 23) MARCHETTI CHIARA - San Venanzo (Terni) 24) MARGUTTI ELEONORA - Marsciano (Perugia) 25) MARIOTTI GAIA - San Venanzo (Terni) 26) MARIOTTI TITO - San Venanzo (Terni) 27) MATERA FABIO - Panicale (Perugia) 28) MATTEI SAMUELA - San Venanzo (Terni) 153
29) MENCACCI STEFANO - Fratta Todina (Perugia) 30) MEUCCI MASSIMO - Terni 31) PETROCCHI MIRELLA – San Venanzo (Terni) 32) RELLINI CORRADO - San Venanzo (Terni) 33) RELLINI IRENE - San Venanzo (Terni) 34) SARGENTINI MARIO - San Venanzo (Terni) 35) SOLARI STULTZ ANITA - San Venanzo (Terni) 36) SPACCINO GABRIELLA – San Venanzo (Terni) 37) SPACCINO LUDOVICA - San Venanzo (Terni) 38) TANGOCCI VALERIA - Castel del Piano (Perugia) 39) TOMARELLI ROSA AUSILIA - Osimo (Ancona) 40) TRECCIONI ANNA MARIA - Perugia 41) UBALDI ERMANNO - Terni 42) VINTI SIMONE - Marsciano (Perugia) 43) ZAFFERA ORIETTA - San Venanzo (Terni)
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