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Viva la Liberta'

“La

passione per il fuoristrada nasce sostanzialmente da un’esigenza di libertà, dalla possibilità di esplorare luoghi e paesi diversi ma anche, in un contesto più domestico, di approfondire la conoscenza del territorio dove si è nati e dove si vive che, inevitabilmente, conosciamo solo attraverso le arterie asfaltate, e soltanto da quel “punto di vista”. In un certo senso il fuoristrada permette di scoprire un’altra faccia della viabilità e nel momento in cui la si scopre… scatta la passione!“

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A parlare così è Marco Pacini.

Toscano verace, venuto su a pane e off road, Pacini è da qualche tempo dinamico presidente della Federazione Italiana Fuoristrada (FIF) e, come tale, partner insostituibile e affidabilissimo nell’organizzazione di 4x4Fest, la kermesse che ad ogni autunno concentra su Carrara decine di migliaia di appassionati italiani e non. Ed è proprio in occasione della fiera toscana che lo abbiamo voluto incontrare per fare il punto sul fuoristrada in Italia.

“Da passione scaturiscono poi una serie di “effetti collaterali”, che permettono di vivere il fuoristrada come sport o semplicemente come momento di aggregazione e condivisione di una passione comune. La FIF oggi rappresenta ben 230 Club con 8.500 tesserati, in un contesto di 12/13.000 praticanti in totale. Ciò significa che c’è ancora una larga fetta di appassionati che ancora utilizza il proprio mezzo fuoristrada “in navigazione solitaria”, senza condividere con altri le proprie esperienze. Invece i Club per noi sono estremamente importanti in quanto , sui vari territori, rappresentano un baluardo per il rispetto delle regole e soprattutto il mezzo per trasmettere l’essenza vera della nostra passione: il fuoristrada non è un “fine” ma è un “mezzo” e quindi non si tratta di avere il veicolo superpreparato o nuovissimo… “.

Certo, ma senza un buona vettura non si va da nessuna parte…

“Vero. Ma fare fuoristrada non significa acquistare un veicolo e prepararlo, non si è fuoristradista solo in virtù del possesso di un veicolo. Essere fuoristradista è soprattutto un modo di pensare e non significa affrontare, sempre e comunque, ostacoli sempre più difficili; questa semmai è una conseguenza ma non la vera natura della “passione”. I Club sono importanti proprio per questo: perché sono una scuola, permettono ai giovani di avvicinarsi, condividere esperienze, educare la propria passione e imparare ad essere un vero fuoristradista”.

Il fuoristrada però per migliaia di italiani, ormai non è più solo una passione ma è

divenuto un vero lavoro.

“Si per molti è un lavoro ma questo aspetto non riguarda la FIF. Noi siamo riusciti (e sono passati 45 anni dalla nostra fondazione) a rimanere su un piano di assoluto volontariato. Tutti i membri della FIF, dai dirigenti agli istruttori, agli organizzatori, prestano volontariamente e gratuitamente il loro tempo e la loro competenza. La struttura della FIF è grande e importante e a disposizione tesserati ci sono una serie di servizi che vengono ovviamente ricompensati. Un altro aspetto rilevante (e strettamente commerciale) della nostra attività si rivolge alle Case automobilistiche, a Enti, Organizzazioni e Aziende per le quali organizziamo apprezzati corsi di guida off road. La FIF è nata nel 1973 e nel 1982 è sorta la nostra Scuola Federale, ormai la più importante e qualificata a livello europeo. Ad oggi abbiamo 180 istruttori, iscritti ad un albo, affidabili e costantemente aggiornati attraverso corsi specifici.”

Qual è il sogno segreto del presidente della FIF?

“Il sogno è quello di riuscire a far capire al grande pubblico che il fuoristrada non è devastazione. Purtroppo c’è la tendenza (anche da parte dei mass media) di identificare l’eventuale malcostume del conducente con la tipologia del veicolo. Spesso ci capita di leggere “SUV travolge…” ecc. . Al di la del fatto che spesso si fa confusione tra SUV e fuoristrada, resta di fondo una criminalizzazione di questo tipo di automobili. … quando in realtà anche una Panda ti può uccidere! Io spero che tutte queste iniziative della FIF possa servire. Noi siamo molto attivi sul fronte dell’istruzione e della educazione e approfitto dell’occasione anche per ribadire alle Case automobilistiche, e alle loro reti commerciali, che andrebbe ben specificato che un fuoristrada è un veicolo che consente molto ma che può nascondere delle insidie. E’ molto pesante, è molto alto da terra… e quindi necessita di competenza e di corsi di guida appropriati. Altrimenti si rischia di innescare un meccanismo pericoloso: se io compro un fuoristrada pensando che potrò andare a sciare in tutta tranquillità poi (se non ho un’adeguata preparazione) mi ritrovo in situazioni, anche pericolose, che non so gestire”.

Lei ha spesso accennato al fatto che la passione per il fuoristrada è tuttora una “nicchia”. Ma in Italia abbiamo migliaia di chilometri di catene montuose e migliaia di utenti usano i mezzi 4x4 per lavoro e per gli spostamenti quotidiani su territori impervi. Come mai allora il fuoristrada in Italia è ancora una “nicchia”?

“Perché ciò che rema contro sono le disposizioni legislative, in quanto frutto del

tentativo da parte delle Amministrazioni di tamponare un fenomeno che non conoscono. Scontiamo la mancanza di una profonda promozione nel tessuto sociale e l’incapacità di farsi ben comprendere da chi poi legifera. Ad esempio: l’arco Alpino è un mondo bellissimo, che potrebbe essere ancora più conosciuto e apprezzato attraverso le auto fuoristrada, ma che è quasi totalmente inibito al traffico veicolare. Resta la catena degli Appennini, che costituisce la nostra palestra principale, e le due isole maggiori, che sono molto importanti dal nostro punto di vista perché meno cementificate e con zone dove si può praticare il fuoristrada con grande libertà. E collegato a questi aspetti arriva il secondo sogno”.

Che sarebbe?

“Realizzare un viaggio, una grande avventura a cui stiamo lavorando da un po’ di tempo. Facendo leva su tutti i nostri club, ben radicati nei loro rispettivi territori, vorremmo organizzare un viaggio in carovana che attraversi tutta la penisola, utilizzando soltanto percorsi sterrati, la cosiddetta viabilità alternativa. E’ un’iniziativa che oltretutto potrebbe portare un po’ di turismo specializzato nel nostro Paese e al contempo valorizzare territori e paesaggi splendidi e mai toccati dagli itinerari tradizionali”.

E in attesa di questa grande “cavalcata italiana” per ora godiamoci il 4x4fest di Carrara. Quest’anno sono stati oltre 33.000 gli appassionati che hanno raggiunto Carrara da ogni parte d’Italia, con un’alta percentuale di persone che hanno visitato 4x4Fest per la prima volta. Secondo un’indagine effettuata da Carrara Fiere, un’alta percentuale è stata rappresentata da visitatori storici, a cui si è aggiunta un’importanti fetta di pubblico giovane, che si è avvicinato per la prima volta al mondo dell’off road.

Sono stati registrati il 37% di visitatori provenienti dal Nord Italia, il 47% dal Centro e il restante 14% dal Sud Italia. E poi parecchi visitatori esteri, soprattutto di provenienza inglese, svizzera e francese.

Con 52.000 mq. totali (di cui 20.000 adibiti all’area pista esterna per test drive e show) e con 200 marchi presenti (di cui 169 diretti e 31 indiretti), l’edizione 2018 della 4x4Fest 2018 ha letteralmente fatto il botto !

17 le regioni italiane rappresentate (in testa Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Lazio) ma numerose anche le presenze estere (USA, Gran Bretagna, Australia, Bulgaria, Croazia, Francia, Germania, Malaysia, Olanda, Sud Africa, Spagna, Svizzera, Taiwan e Thailandia).

Suzuki, Toyota e Jeep sono state le Case presenti direttamente mentre erano rappresentate attraverso la rete Dacia-Renault, Land Rover, Mazda, Mercedes e Mitsubishi.

Tre infine le anteprime nazionali: Mercedes Classe G, la nuova Vitara Suzuki e Hilux Executive+ di Toyota.

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