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Una Cartolina da Bolzano
by #cheauto!
In
questi ultimi anni sul mercato e nell’attenzione degli appassionati si è assistito al prepotente ritorno del marchio Abarth, sinonimo di vetture di impronta sportiva, derivate dalla grande produzione di serie.
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Carlo Abarth, pilota, imprenditore e geniale costruttore merita un posto importante nel pantheon dell’automobilismo mondiale e per questo motivo la 6° Modena Motor Gallery, che si è tenuta il 22 e 23 settembre a Modena Fiere, ha dedicato a Karl Albert Abarth un appassionante e ricco percorso espositivo.
Nato a Vienna il 15 novembre 1908 (esattamente 110 anni or sono), dopo il secondo conflitto mondiale, Carlo Abarth si trasferì dal padre a Merano, nei pressi di Bolzano, per cercare lavoro nel campo delle competizioni automobilistiche e dare così sfogo alla sua smisurata passione e alla sua grande competenza in materia.
Pochi sanno che Abarth incrociò e collaborò anche con Nuvolari, nell’ultimo periodo della carriera del mantovano.
Infatti, poco dopo il suo trasferimento in Italia, da Bolzano partì una cartolina all’indirizzo di Tazio Nuvolari, che prontamente rispose e convocò a Mantova Carlo Abarth, mettendolo successivamente in comunicazione con Piero Dusio, proprietario della nascente Cisitalia.
Nacque un formidabile così connubio, ricostruito nella mostra modenese, che portò Tazio Nuvolari ad ottenere l’ultima vittoria della sua formidabile carriera il 10 aprile 1950, in occasione della gara in salita Palermo-Monte Pellegrino, al volante di una Cisitalia 204 Abarth Spider Corsa.
Altro momento particolarmente ricordato con la mostra di Modena è il record di accelerazione che Carlo Abarth ottenne a 57 anni all’autodromo di Monza, a bordo di una Abarth classe E. Va detto che non fu semplice per il costruttore austro/italiano calarsi nell’abitacolo della monoposto da lui stesso concepita. In ossequio alle esigenze dell’aerodinamica, la vettura era decisamente troppo stretta per la sua mole… e fu soltanto dopo aver perso 30 chili di peso, grazie ad una ferrea dieta a base esclusivamente di mele del Trentino Alto Adige, che Abarth riuscì a entrare nella sua affusolata creatura… e a stabilire il record.
Nella mostra gli appassionati, tra le tante, hanno potuto ammirare anche la rarissima Abarth 750 Alemanno Spider, di proprietà del collezionista Bertolero e la preziosa Fiat Ritmo Abarth 85 appartenuta ad Enzo Ferrari e certificata Abarth Classiche. “Per noi è un motivo di grande orgoglio poter esporre all’interno della mostra “Carlo Abarth e le auto della passione” la nostra Abarth 750
Alemanno Spider – spiega Simone Bertolero – si tratta di un esemplare da competizione, certificato Abarth Classiche, piuttosto raro, destinato al mercato americano, dove partecipò a parecchie competizioni.”
Come dimenticare poi la A112 Abarth? Presentata al Salone di Torino nell’ottobre 1969, l’Autobianchi A112 era una piacevole utilitariasportiva, ideale per la città grazie alle dimensioni compatte. Fu un grande successo, soprattutto tra i giovani di allora che ne fecero un’icona della sportività a buon mercato.
Molto interessante era lo schema meccanico: il motore, anteriore e disposto trasversalmente, era derivato dal 4 cilindri ad aste e bilancieri della Fiat 850; la trazione era anteriore e le sospensioni a ruote indipendenti. Nel 1971 debuttò la A112 Abarth, versione sportiva studiata in collaborazione con la Casa dello Scorpione, che beneficiò di un aumento di cilindrata, potenza e coppia. Le prestazioni, ovviamente, ne risentono positivamente: la A112 Abarth superava i 150 km/h e accelerava da 0 a 100 km/h in poco più di 12 secondi. Anche l’estetica della vettura venne modificata per darle una connotazione più sportiva.
La grintosa A112 (protagonista a Modena di un riuscito mega-raduno curato dal Club Motori Modena) ricorda l’ingresso di Abarth nel Reparto Corse Fiat, dopo l’acquisizione della Casa dello Scorpione nel 1971.