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Libro. Le cangianti regole del lusso
«apparenza e vita quotidiana dal medioevo all’età moderna»
Le cangianti regole del lusso
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RAPPRESENTARE L’APPARTENENZA (O ASPIRAZIONE) SOCIALE IN MODO ETICO, ESTETICO E SOSTENIBILE? SAGGIO STORICO TRA ALTI E BASSI. DI PAOLO BELTRAMIN
DINANZI A CERTE «SCIURE» milanesi che incedono alla prima della Scala come neanche la foresta in movimento del Macbeth, può venire il sospetto: si tratta di attentati al buon gusto? Idea legittima, ma poco originale. Dal Medioevo all’età moderna, non c’è Comune o Signoria che non abbia approvato norme per regolamentare le mise dei propri cittadini. Si chiamavano «leggi suntuarie»: Maria Giuseppina Muzzarelli, storica dell’Università di Bologna, le ha studiate e ne ha tratto un saggio originale e gustoso, Le regole del lusso (il Mulino), che ha molto da insegnare. Queste leggi potevano punire la lunghezza eccessiva degli strascichi, i tessuti a righe o a scacchi, i colori troppo appariscenti (rosso in primis), fino all’ampiezza del décolleté. Per arrivare all’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro il quale, a pranzo in una trattoria romana, inorridito di fronte a una scollatura troppo audace, si alzò da tavola e pretese che venisse immediatamente coperta da un tovagliolo.
Le regole del lusso, saggio (pagg. 300, euro 24) edito da Il Mulino. L’autrice, Maria Giuseppina Muzzarelli, è docente di Storia medievale, Storia e patrimonio culturale della moda e Storia delle città all’Università di Bologna.
LUSSO EVOCA VIZIO e peccato: come la parola inglese «luxury». Già nella Bologna del XIV secolo nessuna donna, meretrici a parte, poteva portare vesti che toccassero terra, pena multa da 25 lire (il doppio se sposata). A Siena soltanto i cavalieri potevano indossare farsetti e giubbe di mussolina senza rischiare una contravvenzione. Anche la Serenissima Repubblica di Venezia proibiva le spese eccessive per il guardaroba, «universal danno dei nostri zentilhomeni et citadini». Solo a Milano, guarda caso, avevano già capito che «abiti et ornamenti» portavano bei quattrini. E lasciavano fare. Cultori di costumi e moda troveranno qui curiosità a bizzeffe. Ma anche riflettere su verità più profonde. Per distinguersi in società, a volte bisogna sfidare le regole; come scrive l’autrice, «le apparenze hanno sostanza». E gli abiti hanno molto da dire. Oggi non certo meno di ieri.
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