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Autunno-inverno 2021. Fashion news

A CURA DI FIORENZA BARIATTI E LUCA ROSCINI

IL RACCONTO DELLA QUOTIDIANITÀ TECH

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Il fotografo Ramak Fazel documenta il nuovo capitolo del progetto Tod’s No_Code attraverso immagini inaspettate della California, lontano dal «Stay hungry, stay foolish».

E SI DIGITA Silicon Valley su Google Maps l’area

Sè localizzata in un incrocio tra due autostrade in California: in realtà la Silicon Valley è un «non luogo», non ci sono cartelli stradali che la definiscano, non ha veri confini. Il suo nome fu creato dal giornalista Don Hoefler che nel 1971 chiamò così l’area dove s’incontravano alcuni giovani californiani che tentavano di togliere dalle mani delle società texane il controllo sui microchip per proporre la loro idea degna di una rivoluzione: il computer. Cinquanta anni dopo, quello che è l’Eldorado della ricerca hi-tech è al centro del libro fotografico Silicon Valley. No_Code Life, edito da Rizzoli International e progetto di ricerca d’immagine che risponde a domande tanto innocenti quanto lecite: in quali case vivono i suoi abitanti? Quali automobili guidano? In quali ristoranti mangiano i magnati del tech? Dove s’incontrano per parlare dei loro affari? Come passano il tempo libero? Le risposte stanno in 192 pagine raccontate attraverso l’obbiettivo del fotografo persiano-americano Ramak Fazel, definito anche «un antropologo con la macchina fotografica al collo», che ha percorso con la sua Rolleiflex analogica la Silicon Valley per dieci giorni consecutivi alla ricerca di quei valori originari che sono gli stessi del progetto No_Code di Tod’s, interpretare cioè la tradizione locale attraverso la tecnologia d’avanguardia internazionale.

Momenti quotidiani nei luoghi dove Steve Jobs rimane ancora un’icona assoluta, ripresi attraverso una macchina fotografica Rolleiflex.

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SEMBRA FACILE MA NON LO È

La ricerca che sta dentro i capi.

TUDIARE tessuti e trattamenti, bilanciare volumi

Se pesi… E, per questa collezione, «interpretare gli archetipi militari che per natura soddisfano i bisogni del quotidiano»: ecco l’autunno-inverno secondo Stone Island. Prendiamo un capo, il giubbotto David Light-Tc con cappuccio: per ottenerlo si utilizza una tela leggera realizzata da fili di poliestere/poliammide giapponese a sezione stellare; si assembla e poi si tinge sotto pressione a 130°C, con l’aggiunta di un agente anti goccia; durante il processo di tintura in capo, il calore trasforma radicalmente la «mano», ossia come risulta la superficie al tatto, e la struttura del materiale. Ma questo non è l’unico trattamento particolare: Stone Island usa Paclite, prodotto traspirante di Gore-Tex: la faccia esterna di questo tessuto a due strati è realizzata con filati di poliestere ultraleggeri su telai Dobby. E, ancora, adotta stampe Reflective visibili quando il capo viene colpito dalla luce, mentre per gli anfibi ecco le suole ergonomiche in cui viene iniettato un liquido poliuretanico ammortizzante che fonde insieme tomaia e suola, creando un legame integrale tra le parti. Detto fatto...

Giubbotto con cappuccio in tela leggera e fodera in micropile.

STIVALI VEGANI

Rainproof a chilometro zero.

L MARCHIO Hunter richiama ai Windsor

Iin brughiera perché l’intera Royal Family indossa i suoi classici stivali in gomma (il modello Wellington perlopiù). Oggi il brand si fregia del merito di realizzare stivali (Wellington, Chelsea boots, Clog) pienamente «vegani» perché realizzati in gomma naturale da piantagioni in Cina, Indonesia, Thailandia e Vietnam. La scelta di appoggiarsi a queste coltivazioni è dettata da due ragioni, come spiegano, ossia «dallo straordinario livello di qualità della gomma prodotta e dalla vicinanza delle piantagioni agli stabilimenti, che contribuisce alla riduzione del consumo di carbonio».

Due modelli del brand antipioggia made in UK.

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LUSSO PIÙ COMFORT

Uniscono due concetti diversi, così come differenti, ma complementari, sono i due protagonisti di questa collaborazione.

RENDI due direttori creativi e avvicinali

Pa un marchio che fa sandali da una vita. Metti un brand del lusso, moderno e sofisticato, con un antico e ormai diffuso nome di lifestyle radicato nella creazione del plantare. Unisci Lucie e Luke Meier di Jil Sander a Birkenstock ed ecco che prende forma Jil Sander+, ossia quattro modelli di sandali unisex. Il motivo della collaborazione è presto detto: «Abbiamo sempre indossato le Birkenstock da quando ne abbiamo memoria. Sono comode e fanno stare bene. Ci hanno accompagnato in alcuni luoghi del cuore, dagli accampamenti nella selvaggia natura canadese ai caminetti crepitanti delle alpi svizzere. Tuttavia, la qualità e integrità di Birkenstock è ciò che ci ha convinti a lavorare con loro». Serietà tutta tedesca.

I tre modelli, Arizona, Milano e Berlin (sopra), sono stati ripensati con una silhouette dal profilo arrotondato più largo e alto e suole più grandi. Il nuovo modello è Velan con cinturini alle caviglie.

+ NDER SA JIL

STILE SHARING

L’eleganza si trasforma in stile urbano: ecco l’evoluzione dell’abito.

AL PROSSIMO inverno potrebbe non

Dstupire vedere un capo Boggi Milano indossato da uno dei partecipanti a Critical Mass (per chi non lo conoscesse è quel giro urbano in bici nato a San Francisco nel 1992 che si fa ormai in tutte le metropoli del mondo al fine di sensibilizzare le coscienze sul problema del traffico automobilistico). L’azienda di formale maschile, infatti, nelle prossime stagioni cambierà «pelle» per abbracciare l’abbigliamento anche, e soprattutto, casual. Uno dei risultati di questo nuovo approccio è la Guru Bycicle Blazer, giacca dall’identità classica ma in realtà realizzata in materiale tecnico con funzionalità antivento e waterproof. Il nuovo capo per il ciclista urbano (ma anche per i fruitori di monopattino) è parte della collezione Commuter, concept che punta sulle performance: tessuti traspiranti e ultraleggeri concepiti per accompagnare la rivoluzionata mobilità urbana. Altro capo di punta è il giubbotto Block in tessuto scuba elasticizzato idrorepellente al quale è stata applicata una lamina di pile sul lato interno.

La rivoluzione tech di Boggi Milano parte da capi studiati per la mobilità in città.

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COMBINAZIONI DI REALTÀ INDIVIDUALI

Fay Archive continua l’esplorazione estetica del capo cardine del suo Dna: il 4 Ganci s’ispira allo spirito degli anni Settanta.

OB DYLAN, 1976: l’artista è catturato

Bin un’immagine di un servizio fotografico diventata poi copertina dell’album Desire. L’occhio cade sul suo abbigliamento: invece della solita giacca nera o del blouson in pelle diventati divisa imprescindibile per cantautori country-rock americani, Dylan indossa un peacoat patchwork colorato con collo in pelliccia, un cappello grigio a falda larga e una sciarpa stampata. Cinquant’anni dopo Alessandro Squarzi, direttore creativo di Fay Archive (è nota la sua passione e curiosità per ciò che ruota intorno all’universo del vintage e del workwear), attualizza questa immagine e trasforma il capospalla nell’ultima versione del pezzo icona del brand marchigiano: il 4 Ganci. Un viaggio in edizione limitata e numerata (i pezzi realizzati sono solo 42) che attraversa il passato senza fatica: dagli anni Settanta di Bob Dylan agli scampoli d’archivio degli anni Ottanta impiegati per la fattura dei primissimi capi di Fay, fino a oggi. L’attualizzazione del modello 4 Ganci sta non solo nella sua vestibilità ma anche nel percorso di sostenibilità intrapreso dal brand: la giacca è infatti prodotta a impatto zero riutilizzando materiali esistenti in archivio secondo la tendenza green dell’upcycling. Il modello 4 Ganci Patchwork è disponibile sull’e-commerce di Fay e presso gli store di Milano e Roma.

Il modello 4 Ganci di Fay Archive che si rifà a un’immagine di Bob Dylan del 1976, diventata poi copertina dell’album Desire.

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AMY AL

CONTAMINAZIONI DI ESPERIENZE

Il debutto nella moda di Ferrari.

ORMARE un lifestyle utilizzando la riconoscibilità

Fglobale di Ferrari. Non solo auto da corsa e Gran Turismo, non più mito dei motori e dei circuiti di F1, non più solo la mistica del «Cavallino rampante» ma un concentrato di valori: estetica, etica e italianità. Con questa missione nasce la prima collezione di moda Ferrari con la direzione creativa di Rocco Iannone che sovraintende anche alla creatività di tutta la Brand Diversification che prevede i negozi monobrand progettati dallo studio londinese Sybarite, i ristoranti in collaborazione con lo chef stellato Massimo Bottura (quello di Maranello è ridisegnato da India Mahdavi). Su tutto domina la moda perché, dice Iannone, «Ferrari ha bisogno di contaminarsi con altre esperienze per acquisire una voce autorevole nella cultura pop dell’oggi e lo fa usando la moda per acquisire quel linguaggio di inclusione necessario alla convivenza con la contemporaneità». La collezione è senza stagione e senza genere perché, spiega Iannone, «le auto non hanno sesso, così i vestiti». (m.c.)

Due look della collezione Ferrari Style by Rocco Iannone che ha sfilato a Maranello il 13 giugno 2021.

Zaino e borsa a tracolla con il logo del brand made in Japan.

PELLETTERIA CO-BRANDING

La collezione che abbina l’iconico design Montblanc all’estetica gentile di Maison Kitsuné.

UEL «SAPORE» tutto particolare, attuale

Qe disinvolto, un po ’ parigino e un po ’ giapponese che già il nome, Maison Kitsuné, suggerisce si accompagna a Montblanc, Casaicona assai nota di strumenti per la scrittura, soprattutto grazie alle stilografiche con la stellina. Il plus derivato dalla collaborazione? La possibilità di associare due Maison con storie e filosofie molto diverse ma con mentalità complementari. Ed ecco il risultato: articoli di pelletteria tradizionali «investiti» dallo stile di tendenza proprio del brand plurispecializzato in moda, musica (Kitsuné Musique) e lifestyle (caffetterie, torrefazioni, bar e ristoranti con Café Kitsuné).

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LIBERTÀ DI COMMUNITY

Studenti del college che vestono PIOMBO in OVS; in attesa della collezione donna.

C’ È VOGLIA di creare una community o per lo meno raccontarla (o vestirla) nelle parole di Massimo Piombo, direttore creativo di OVS: «Accosto prodotti diversi per trasformare la moda in affermazione della propria individualità, facendo combaciare universi magari differenti, dimostrando l’appartenenza a un gruppo ma lasciando la libertà a ognuno di fare incursioni personali, per decidere in autonomia il suo stile. È questa la moda che mi piace di più». La nuova «comunità» di PIOMBO in OVS si afferma attraverso un linguaggio semplicemente creativo ma orgoglioso di quei codici estetici del mondo college: camicie in flanella di cotone biologico con motivo tartan oltre a quelle Oxford in tinta unita, alle righe e a quelle in denim, a cui si aggiunge anche la maglieria a coste inglesi e con pattern a losanghe che riporta all’universo di Eton. La «confraternita» di PIOMBO in OVS si amplia poi questo settembre grazie al lancio della collezione donna che riprende i dettami del mondo di Massimo Piombo anticipando un autunno pieno di british glam.

Immagine evergreen per l’autonomia di stile suggerita da Massimo Piombo.

I grandi tennisti del passato sono il punto di partenza estetico per la collezione sportswear di Guess.

IL GRANDE SLAM

La moda spazia dai campi da tennis europei alle montagne dei parchi californiani.

ROBABILMENTE non ne erano consapevoli quando giocavano

Pla finale del Roland Garros o sollevavano la coppa di Wimbledon negli anni Ottanta e Novanta: Boris Becker, Andre Agassi, John McEnroe, Björn Borg mentre s’impegnavano in una volée segnavano anche i canoni di un’estetica ben determinata ora riaffiorata nelle collezioni sportswear e diventata tendenza. Si chiama Retro Games, infatti, una delle sezioni più importanti di Guess Uomo per il prossimo inverno: l’acetato come materiale principale, dettagli tecnici e rifiniture atletiche insieme a righe, toni contrastanti e palette di verdi, blu e bianco. Il resto della collezione? Ispirata sempre all’aria aperta ma per gli avventurieri che fanno dell’inverno la propria condizione ideale come l’arrampicatore Alex Honnold noto per aver scalato il monolite di El Capitan nel Parco di Yosemite in California; i pezzi a lui ispirati prendono il nome di Free Solo, ossia l’arrampicata senza corda.

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EROTISMO AUTOIRONICO

Giovani parigini alla ricerca di identità.

NA COMUNITÀ, un gruppo di amici affiatati nella

UParigi di oggi. È questa l’ispirazione di Ludovic de Saint Sernin per il suo omonimo marchio di abbigliamento, nato come underwear divertente e gentilmente sexy per diventare poi abbigliamento fuori dagli schemi, uscendo dal cliché dell’armadio da sexy shop di classe. «Questa stagione mi sono immaginato quelli che chiamo e-boys ed e-girls con un’estetica un po ’ più dark, pronti a uscire la sera lasciando il proprio smartphone a casa». Ogni pezzo è concepito per stupire con accenti glam-rock immaginando varie situazioni: «Ad esempio può essere una cena romantica di coppia o un appuntamento tra sconosciuti o un party a casa di un amico» continua de Saint Sernin, «o addirittura un rave nel bel mezzo di una foresta... Tutte occasioni in cui indossare canottiere ricoperte di Swarovski o minigonne genderless di lurex può sembrare assolutamente naturale». Esperimenti da fuga glamour post-lockdown.

I tessuti dei capi unisex sono in materiali preziosi e spesso arricchiti da decorazioni glam.

Esaltazione del gioco

Sneakers: di mattoncini da collezionare e in pelle da indossare.

Una la costruisci mattoncino su mattoncino, l’altra l’indossi. Sono le sneakers adidas Originals Lego Superstar per chi vuole sbandierare ai quattro venti quanto ha giocato, e forse ancora rimpiange, con i pezzetti di Lego. Le sneakers (quelle da calzare) sono realizzate con la classica costruzione in pelle bianca e nera con tre strisce personalizzate, la punta a conchiglia e la linguetta sul tallone, in modo da ripetere perfettamente il modello a mattoncini Lego (in più hanno anche inserti in lamina d’oro).

Champagne coperto (per mantenersi freddo)

La custodia imbottita si può portare anche a tracolla. Snobismi chic: 15

anni fa Veuve Clicquot, Maison de champagne a Reims, «inventa» la sua custodia isotermica hightech; non paga della già elegante silhouette, ora ci mette mano con l’aiuto di K-Way che ci aggiunge gli elementi originali tipici del design dello stra conosciuto marchio registrato (dal cappuccio alla cerniera lunga). Il risultato è il giallo marsupio Ice Jacket Veuve Clicquot x K-Way. Dentro neoprene, fuori nylon e per 90 minuti la bottiglia sta fresca.

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UTILITÀ VERSATILE

Le tecnologie per i nuovi capispalla.

COLOGICWARM, Amphibiox, Aerantis…

ENomi difficili per le tecnologie importanti di Geox Respira. La prima consiste in una nuova imbottitura: EcologicWarm è un materiale sintetico riciclato che assicura efficienza termica anche alle temperature più basse ed è utilizzato per il bomber in nylon laqué con bretelle interne staccabili; per il bomber in fantasia quadrettata con cappuccio; per la giacca lunga in nylon laqué e soft shell in color block a contrasto lucido/opaco; e per il parka in twill. Altra tecnologia viene usata dal brand trevigiano per il parka con dettagli luminosi Amphibiox XLed: due strisce led blu sul davanti, all’altezza delle spalle, e una rossa dietro, alla vita, alimentate da una batteria interna. Amphibiox anche per la giacca con cappuccio in twill termonastrato, per il parka medio dalle linee semplici e rigorose e per la giacca imbottita e trapuntata con cappuccio rimovibile. Ventilazione e termoregolazione garantiti dalla tecnologia Aerantis, anzi potenziati dall’imbottitura in Thermore Ecodown Fibers 2.0, materiale sostenibile ricavato dal riciclo delle bottiglie in Pet, sono prerogative della giacca navy in twill con cappuccio staccabile e reversibile. Aerantis anche per il bomber trapuntato.

Anche questa collezione si fa forte di tre principi: traspirabilità, termoregolazione e impermeabilità.

Un modello di espadrillas in tessuto indiano Dhurrie in versione intrecciata.

VERSO ORIENTE

Cercare la materia prima in India per l’evoluzione del modello espadrillas.

L DHURRIE è, in India e più genericamente in Asia,

Iun tessuto utilizzato per la biancheria da letto o per i tappeti: sottile, riporta spesso strisce colorate cucite a mano. Manebì, che i materiali particolari li va sempre a cercare, lo ha scelto per l’ultima collezione presentata, appunto, con un particolare tessuto ottenuto tramite un processo di riciclo di scampoli recuperati da tappeti indiani e poi filati insieme. E il risultato ottenuto è una tomaia effetto color mix e sfilacciato. Una nuova tappa per il marchio di espadrillas che, finora, ha scelto tessuti e pelli perlopiù dai mercati italiani e francesi per farne ricercate calzature di nicchia. Per questo motivo, anche quando si parla di riciclo, punta a essere speciale. Arrivando fin nella magica India.

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SULLE TRACCE DI FITZGERALD & CO.

L’atmosfera della Cote d’Azur nelle sneakers da running (ma per tutti) dal brand creato dal designer francese.

ULLA bella costa della riviera francese, «S a mezza strada tra Marsiglia e il confine italiano, sorge un albergo rosa, grande e orgoglioso. Palme deferenti ne rinfrescano la facciata rosata, e davanti a esso si stende una breve spiaggia abbagliante (…)». Inizia così uno dei capolavori di Francis Scott Fitzgerald, Tenera è la notte, e quello descritto è l’Hotel du Cap di Antibes. D’altra parte in Costa Azzurra lo scrittore di tempo ne ha passato, e come lui anche Joseph Conrad, Pablo Picasso, Man Ray e diversi altri artisti che hanno scelto Antibes come luogo prediletto. Al fascino pittoresco di questa cittadina a picco sul mare, dalle strette strade piene di colori e fiori, Philippe Model Paris dedica in questa stagione (in vendita dal primo agosto) le sneakers da running (ovvio: non possono che chiamarsi Antibes). In pratica una combinazione di diversi stili e materiali: finiture in nylon (le atmosfere della costa del Sud della Francia), un’attitudine giocosa (come suggeriscono le feste, le orchestre jazz e le danze dei quegli anni Venti), e i contrasti di colore (il blu cobalto del mare e il giallo energico del sole).

A fianco e sopra, il modello Antibes: nascono come sneakers da running ma raggiungono un pubblico trasversale; in vendita dal primo agosto. In alto, uno scatto ambientato sulla costa francese negli anni Trenta.

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IMA GES TY GET

CARTOLINE DALL’ESTATE

La celebrazione di mezzo secolo di beachwear e non solo.

UESTA del marchio Vilebrequin è una

Qstoria di pantaloncini da bagno iniziata 50 anni fa in Senegal, Paese in cui monsieur Fred Prysquel, francese di Nîmes, lavorò alcuni anni nell’esercito. Da lì Prysquel riportò in patria un souvenir che gli cambiò la vita perché prese con sé il tessuto cerato, un materiale conosciuto in Africa come boubou, con cui facevano i costumi per nuotare. Il marchio, Vilebrequin, venne poi depositato nel 1971 da Fred e dalla moglie Yvette, con successo: il taglio shorts dei costumi era nuovo (allora in spiaggia si usavano gli slip stretti), realizzato con tessuti ancora inusuali (ad esempio un mix di lino e cotone a strisce colorate con cui nei Paesi Baschi si proteggevano le mucche dall’umidità, o addirittura tovaglioli o tela di spinnaker). Dunque oggi è arrivato il momento di celebrare l’anniversario e per farlo sono stati riaperti gli archivi e rieditato un solo modello per anno; a volte la stampa è stata ripresa in modo assolutamente fedele all’originale mentre altre volte è servita come punto di partenza per una libera reinterpretazione. Con un plus: il 62 per cento dei costumi da bagno per uomo di questa collezione esclusiva è in materiale riciclato oppure riciclabile. Segno dei tempi.

Per i suoi 50 anni Vilebrequin ha rieditato 50 stampe, una per ciascun anno di vita del brand dal 1971 al 2021 sopra Yvette e Fred Prysquel negli anni Settanta.

Recuperare la storia con la svolta green

Gli archivi sono un vero tesoro per qualsiasi azienda con un po’ di storia alle spalle; quelli del settore moda spesso e fortunatamente diventano musei, altre volte si limitano a essere fonte di ispirazione per i creativi che disegnano le collezioni. Ad esempio le Hogan Hyperlight sono realizzate con tessuti e pellami recuperati dagli archivi del marchio inserite all’interno della capsule collection #SpecialMadeUpcycled.

Due varianti colore del modello Hyperlight.

Yacht Club Maine

Senza tempo, elegante, contemporaneo, fatto a mano e durevole. Sebago punta su questi cinque termini per raccontare il suo ultimo progetto internazionale, Sebago Yacht Club. Per farlo coinvolge persone estranee al mondo della moda ma che si ritrovano nell’estetica delle tre label del brand: Citysides, Docksides e Campsides; sono donne e uomini «che amano la vita e sono veramente appassionati del proprio lavoro o hobby e credono in quello che fanno».

La felpa colorata che cita lo Stato più a Nord-Est degli Stati Uniti.

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TENDENZA CRASH TEST

Dai materiali di airbag dismessi gli zaini estensibili upcycled.

ONOSCIAMO la storia del successo del marchio

CFreitag: zaini, borsoni e valigie realizzati con teloni di camion abbandonati, utilizzati per la loro caratteristica di resistenza e trasformati poi in accessori iconici frutto di patchwork creativi e upcycled ante litteram (il marchio nasce nel 1993 grazie alla creatività dei fratelli Daniel e Markus Freitag, a una macchina per cucire in cucina e a una vasca da bagno trasformata in lavanderia). L’evoluzione del riciclo ha ora portato il brand di Zurigo a riutilizzare un altro oggetto proprio della vita «di strada» di camion e automobili: l’airbag. Il risultato finale è uno zaino denominato F707 Stratos, la cui peculiarità sta nella possibilità di duplicare la misura e quindi la capacità contenitiva svolgendo semplicemente il tessuto di quello che era, in una vita precedente, un «cuscino salvavita».

Dall’airbag: il modello i denominato F707 Stratos.

Novità americana su icona tedesca

L’immagine delle classiche sneakers Suede è ispirata agli anni Settanta. Rhuigi Villaseñor,

creative director di RHUDE, brand di Los Angeles che unisce minimalismo a streetwear, mette le mani sulle classiche sneakers Suede di Puma nelle versioni Lo e Mid. Per la prima ha utilizzato tomaie in pelle e suède, formstrip a contrasto, applicazioni in finta pelle di coccodrillo sui talloni, mentre per Mid ci sono dettagli e sovrapposizioni in pelle. In più: tute, magliette, top e shorts che presentano un washed look in colori neutri. Riproposte di stile.

La strana (profumata) coppia

Incontri e fragranze. Apertura agrumata: note di pompelmo, arancia amara, bergamotto e vetiver per un avvolgente fondo di legno di cedro e sandalo. La proposta arriva da Culti Milano, marchio della profumazione d’ambiente, e da Lamborghini, produttore di automobili tra le più desiderate. La confezione è in color bronzo Zenas presentato dalla Casa bolognese al Salone di Ginevra nel 2019.

Dialogo di design e made in Italy tra fragranze e motori di eccellenza.

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MARCIAPIEDI FREE STYLE

Un video (e una coreografia sperimentale) per raccontare le sneakers culto.

LI ELEMENTI fashion ci sono tutti perché

Gdiventino un bestseller: il brand giapponese Comme des Garçons, le sneakers da città Converse modello Chuck 70, il retailer più sofisticato Dover Street Market. Il risultato sono i due nuovi modelli di Converse x Play Comme des Garçons proposte nei colori quarzo blu e grigio acciaio. L’immagine di queste nuove sneakers è interpretata attraverso un video da Sean Lew, regista, ballerino e coreografo di base a Los Angeles divenuto molto famoso grazie a un video virale in cui interpreta danzando alcune canzoni di Lady Gaga. Da allora è stato protagonista di alcune trasmissioni televisive dove intratteneva il pubblico anche in veste di cuoco. Attraverso questa performance Lew vuole manifestare l’unione tra danza e moda, un connubio che da sempre permette di intercomunicare emozioni e tendenze.

Il regista, coreografo e ballerino californiano Sean Lew, ambassador creativo del nuovo modello di Converse.

Metallo non metallo

Si chiama Action l’ultima collezione di gioielli firmati Bikkembergs: bracciali e collane per uomo in acciaio proposti in tre colorazioni (silver, black e rose gold) e con dettagli (i diamanti bianchi o neri) capaci di impreziosire. Tre le caratteristiche stilistiche che contraddistinguono le «famiglie»: legno d’ebano per Wild, spiga quadrata per Spin e Hammer e, infine, catene per Skin. Sempre presente, invece, l’esclusiva chiusura a moschettone con diamante.

L’acciao rimane il materiale pricipale per la collezione invernale.

Beachwear in tessuto ottenuto dal riciclo di bottiglie in plastica.

Rainbow riciclato

È arrivato anche per

Sundek il momento di tradurre nella pratica la sostenibilità e per farlo si affida a Repreve, azienda che lavora fibre riciclate già dal 2009 trasformando le bottiglie in plastica prima in «flakes», poi in «chips» e, infine, in filato. Il tessuto che deriva dalle bottiglie riciclate viene scelto da Sundek per produrre il suo modello di maggior successo, ossia il pantaloncino M504 conosciuto per il motivo rainbow.

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