1. MAGGIO 2016
27 APRILE 2016
UNDICESIMA EDIZIONE
FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA
⁄ CHIASSO
MERCOLEDI
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APRILE
GIOVEDI
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APRILE VENERDI
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APRILE SABATO
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APRILE DOMENICA
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MAGGIO
FACEBOOK.COM/CHIASSOLETTERARIA
WWW.CHIASSOLETTERARIA.CH
11A EDIZIONE
IL TEMA DELL’ 11A EDIZIONE
Il titolo “Seconda classe” intende richiamare il tema delle disuguaglianze socio-economiche e al contempo quello dell’accessibilità ai diritti fondamentali e dell’equità delle condizioni di vita minacciate. L’inseguimento del massimo profitto ad ogni costo, lo scollamento da ogni principio etico, lo smantellamento dei più elementari diritti stanno provocando una pericolosa divaricazione sociale che porta il mondo allo strappo socio-economico, politico e culturale, nonché al collasso ecologico. Tra i bonus d’uscita milionari a top manager licenziati e le migliaia di profughi morti in mare si fatica a riconoscere l’appartenenza ad un unico disegno di comunità umana. Contro le logiche dell’esclusione (per molti) e la retorica dell’eccellenza (per pochi), a mancare sembra proprio essere lo spazio condiviso, portatore di garanzie e promesse, della “seconda classe” (per il maggior numero di persone). Se il concetto di “seconda classe” rimanda inequivocabilmente ad un mondo fondato sulle disuguaglianze, d’altro canto, in esso, proprio per la sua dimensione d’accessibilità e d’equità, possiamo riconoscere i germogli di un possibile progetto di società più degna e giusta. Per riferirci anche all’ambito letterario, l’accezione “seconda classe” viene utilizzata di regola con accenti dispregiativi, nel caso di letterature così dette minori o di genere, o nei confronti di autori invisi al potere o semplicemente fuori dagli schemi. Interrogarsi sulle ragioni che sottendono a tali classificazioni spesso infondate o sorrette da motivazioni che nulla hanno a che vedere con la qualità letteraria acquista un significato critico rilevante, a cui un festival non può sottrarsi. Gli spazi del festival saranno allora per alcuni giorni un “grande scompartimento di seconda classe” dove scoprire letture (e letterature) significative, assaporare il piacere della condivisione, lasciare libera la mente. Perché la lettura è sempre e comunque uno dei viaggi più belli e autentici. Signore e Signori, in carrozza!
Il festival è organizzato a titolo di volontariato dall’omonima associazione ChiassoLetteraria suppportata da un apposito comitato scientifico e il sostegno del Comune e del Centro culturale
di Chiasso, del Cantone Ticino, dell’Hupac S.A., dell’AGE S.A e di diversi sponsor privati e pubblici nonché del media-partenariato della Rete DUE della RSI, che sarà presente al Festival con una
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FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA
postazione “live”, di Extra e del Corriere del Ticino. Il festival è a entrata gratuita (ad eccezione dell’itinerario chiassese “Speciale Chiasso 2” di domenica 1° maggio, degli
UN PROGRAMMA ALL’INSEGNA DELLA SCOPERTA E DELL’APPROFONDIMENTO Tra la ventina di autori invitati che verranno appositamente per la nostra manifestazione: lo scrittore grigionese Arno Camenisch, in un incontro con le classi di quarta media di Chiasso; lo scrittore e reporter Domenico Quirico, capo servizi esteri al quotidiano “La Stampa”, che presenterà il recente saggio Esodo sulla Grande Migrazione che sta sconvolgendo il mondo, con riferimenti anche alla prigionia ad opera di un gruppo jihadista in Siria riportata nel lancinante Il Paese del male; Francesco Abate, scrittore cagliaritano autore di dieci romanzi (due assieme a Massimo Carlotto e uno con l’attore Valerio Mastandrea), tra cui Mi fido di te e Chiedo scusa e che a Chiasso presenterà la sua ultima pubblicazione, una divertente e toccante cronaca familiare, Mia madre e altre catastrofi; lo scrittore-biologo svedese Fredrik Sjöberg autore dell’inclassificabile e cult L’arte di collezionare mosche; Irena Brežná, premio svizzero di letteratura 2012, autrice del caso letterario Straniera ingrata presenterà a Chiasso, in anteprima in lingua italiana, una raccolta di suoi reportage letterari Le lupe di Sernovodsk; Roberto Vecchioni, uno dei nomi storici del cantautorato italiano e autore di diversi romanzi di successo tra cui Il mercante di luce e che presenterà il suo ultimo autobiografico La vita che si ama; Hoda Barakat, scrittrice e giornalista libanese, che vive a Parigi ed è considerata tra i grandi autori della letteratura araba contemporanea (Prix Naguib Mahfouz nel 2000 per L’uomo che arava le acque e finalista al Man Booker International Prize 2015); Massimiliano Verga, sociologo, autore di Zigulì. La mia vita dolceamara con un figlio disabile, a proposito della sua esperienza di padre di un bambino che si chiama Moreno, a cui fa seguito Un gettone di libertà, lucida e compartecipata riflessione sulla paternità; Marco Balzano, uno degli autori emergenti della letteratura italiana (premio Campiello 2015 per L’ultimo arrivato), che sarà, intervistato dalla classe opzionale di letterature italiane e internazionali del Liceo 1 di Lugano (a cura dello scrittore Massimo Gezzi, premio svizzero di letteratura 2016); la consueta “carta bianca” al poeta Fabio Pusterla, con il poeta italo-svizzero Fabiano Alborghetti e i poeti italiani Mariagiorgia Ulbar e Sebastiano Gatto; una lectio magistralis della saggista romanda Christine Le Quellec Cottier su Blaise Cendrars; Maria Dueñas, la celebrata scrittrice spagnola autrice del best-seller La notte ha cambiato rumore e che a Chiasso presenterà il nuovo romanzo Un sorriso tra due silenzi e, per finire, lo scrittore congolese In Koli Jean Bofane, in esilio in Belgio dal 1994, tra gli autori più interessanti della letteratura africana contemporanea (Prix des 5 continents 2015). L’inaugurazione del festival avrà luogo venerdì 29 aprile, alle 18.30 allo Spazio Officina, alla presenza delle autorità e degli scrittori ospiti con un'intervista a Domenico Quirico di Roberto Antonini.
UNA RIVISTA IMMAGINIFICA PER UN FESTIVAL PULSANTE E APERTO Organizzato dall’omonima associazione, supportata da un comitato scientifico, il festival si propone quale momento di incontro e di condivisione di letteratura di qualità, in un ambiente attento e rilassato al contempo. Non una semplice vetrina di autori più o meno noti, ma bensì un progetto articolato attorno a principi quali: la presentazione di autori di spessore spaziando attraverso generi, stili e forme espressive; la valorizzazione degli spazi del centro culturale, ma anche di luoghi inusuali come tipografie, gallerie d’arte, bar, aree di lavoro condiviso; il coinvolgimento di un pubblico eterogeneo, intergenerazionale e transfrontaliero. A testimonianza del desiderio d’apertura e accessibilità, l’entrata è rigorosamente gratuita. Quello che avete tra le mani, appassionato viaggio attorno al tema “Seconda classe”, vuole porsi quale avvicinamento emozionale al festival e alle sue atmosfere. È un progetto ideato da ChiassoLetteraria con lo studio grafico CCRZ nato con l’intento di valorizzare l‘interazione creativa tra testi e immagini, tra informazione e impatto visivo. Si ringraziano gli autori e gli editori per la gentile concessione dei testi.
spettacoli al cinema teatro e dei percorsi per ragazzi). Maggiori informazioni e documentazione al sito: WWW.CHIASSOLETTERARIA.CH
FACEBOOK.COM/CHIASSOLETTERARIA
È stato attivato il BLOG, dove il pubblico è invitato a partecipare accedendovi dal sito del festival. Il blog è curato da Manuela Fulga con la partecipazione di RadioGwen e Radio Lime del Liceo di Mendrisio.
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27 APRILE—1. MAGGIO 2016 ⁄ CHIASSO
MERCOLEDI
VENERDI
APRILE
APRILE
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18.00 Fondazione Rolla, Via Municipio, 6837 Bruzella
Inaugurazione della mostra dedicata all’artista cecoslovacco Miroslav Tichý (1926-2011), composta da 39 fotografie e 5 disegni appartenenti alla collezione di Philip e Rosella Rolla. Tichý, tra il 1960 e il 1985, con macchine fotografiche autocostruite utilizzando cartone, lattine e altri materiali di recupero, ha scattato migliaia di fotografie per lo più di donne nella sua città natale, Kyjov. Gli scorci fugaci, sfuocati, macchiati e stampati male - a causa delle limitazioni del suo equipaggiamento primitivo e una serie di errori di elaborazione intenzionali - raggiungono imperfezioni poetiche. Le fotografie sono rimaste in gran parte sconosciute fino alla prima mostra personale del 2005 presso il Kunsthaus di Zurigo. — 27 aprile 2016 – 28 agosto 2016. Entrata libera. Aperture programmate: sabato 30 aprile e domenica 1° maggio dalle 11 alle 18. Ogni seconda domenica del mese dalle 14 alle 18 e su appuntamento. Info: +41 77 4740549 / www.rolla.info
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21.00 Spazio Lampo, Via Livio 16, Chiasso ANTEPRIMA POESIA NELLA SVIZZERA ITALIANA
Presentazione della raccolta di poesie Gabbie per belve (Casagrande, 2016) di Daniele Bernardi, poeta residente in Ticino e attore. Introduce lo scrittore Sebastiano Marvin. Spazio Lampo è uno spazio di lavoro e di idee condivise. Oltre alle attività delle singole persone e associazioni vi si organizzano incontri, esposizioni, concerti, visioni, ascolti e workshop. Nei suoi locali trova sede Radio Gwen. — Entrata libera
SABATO
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APRILE
14.00-16.00 / 16.30-18.30 Centro Giovani comunale, Testi da L’altra verità di Alda Merini letti dall’attrice Via Dante Alighieri 10, Chiasso Maddalena Crippa. Musiche di Marais, Castiglioni, per bambini e ragazzi 20.45 Cinema Teatro Chiasso “FOLLIA” Lettura-concerto
Schubert, Portera. Improvvisazioni di YekNur Siringo. Interpreti: Mario Ancillotti, flauto; Claude Hauri; violoncello; Antonino YekNur Siringo, pianoforte. Cosa hanno in comune la follia psichica e la Follia musicale? La Follia è un tema musicale, fra i più antichi della storia europea, di origine portoghese ma divulgatasi dappertutto. Con il suo ritmo ossessivo e le sue ripetizioni tormentose, che invocano l’improvvisazione, seppur prigioniera dentro schemi rigorosi, con il suo aspetto multiforme, ora lento, statico, solenne, ora rapido, rutilante, nervoso, fu da sempre chiamato Follia. Un tema che fu usato, trasformato, distorto da innumerevoli compositori: da Frescobaldi a Corelli, da Haendel a Bach, da Rachmaninoff a Vangelis. Dalla giustapposizione tra la Follia musicale e la delicata e commovente voce poetica di Alda Merini sgorgano emozioni profonde, inaspettate. Così la descrizione dell’abisso del manicomio è accompagnata dalla Follia di Marais fino all’alienazione di Castiglioni e all’improvvisazione musicale dolorosa. L’idillio, l’intimità e l’essenzialità dell’amore non potevano essere affiancati che da Schubert. Così come il mistero dell’incognito, l’anelito verso lo spazio e il pensiero libero sono rappresentati musicalmente dalla sensibilità di Andrea Portera. Ecco che allora la musica e l’arte diventano sublimazione della solitudine, dell’estraneità e del mistero della follia. Non è forse l’artista - poeta o musicista - la voce più autentica della Follia, il suo interprete più intimo? — Prenotazione e acquisto biglietti alla cassa del Cinema Teatro, aperta da martedì a sabato, dalle 17.00 alle 19.30, scrivendo a cassa.teatro@chiasso.ch. / Biglietti: chf. 25.-; chf. 15.- (per soci ChiassoLetteraria, carta studenti, pensionati)
GIOVEDI
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APRILE 18.30 Sala Diego Chiesa, Chiasso
In occasione di ChiassoLetteraria, la neocostituita Associazione Biennale dell’immagine (ABi) inaugura la sua attività e organizza un incontro con Francesco Zanot di CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia di Torino. Il curatore presenterà il libro Boris Mikhailov – Diary, pubblicazione coedita da CAMERA e da Walther König, realizzata in occasione della retrospettiva dell’autore intitolata Ukraine. Non un catalogo, bensì un percorso a ritroso sulla propria carriera, dagli esordi sino a oggi: viaggio fotografico e giornale intimo incentrato sul complesso rapporto, conflittuale e allo stesso tempo lirico, tra sé e la sua patria. — Entrata libera
Chiasso_culture in movimento propone due laboratori per bambini e ragazzi a cura de I Ludosofici. I Ludosofici progettano eventi e percorsi didattici utilizzando gli strumenti che provengono dal mondo della filosofia e della didattica dell’arte. Amano lavorare con i bambini perché pensano che i bambini siano molto più filosofi dei filosofi stessi, perché bambini non si vergognano di fare domande. Fanno tante domande e spesso gli adulti non sanno dare una risposta. Anche i Ludosofici non danno risposte ma fanno nuove domande. Per cercare le risposte, mettono da parte le parole e si fanno ispirare dall’arte, dalla musica, dai film, dalle stampanti 3D, dai colori, dalle foglie, dai palazzi, dalle fabbriche e dalle altre persone. Tu chi sei? Piacere mi presento! È difficile descrivere sé stessi a parole, anche perché spesso ci vediamo non attraverso il nostro sguardo ma attraverso quello degli altri. Per superare questa difficoltà, perché non ispirarsi alle tavole tattili di Marinetti e Munari e provare a guardarsi non con gli occhi ma con le mani e, invece delle parole, usare foglie, chiodi, spugne?! —
20.30 Cinema Teatro Chiasso
Roberto Vecchioni, concerto. Con Lucio Fabbri pianoforte, violino, chitarre, Massimo Germini chitarra, Roberto Gualdi batteria, Marco Mangalli batteria Torna a Chiasso uno dei cantautori più amati. Sarà l’occasione per ascoltare brani che hanno fatto la storia della musica d’autore italiana, nonché alcuni brani del nuovo album in uscita. — Prenotazione e acquisto biglietti alla cassa del Cinema Teatro, aperta da martedì a sabato, dalle 17.00 alle 19.30, scrivendo a cassa.teatro@chiasso.ch. Biglietti Primi posti: Chf/Euro 40.- / 35 Secondi posti: Chf/Euro 35.- / 30 Soci ChiassoLetteraria: CHF 35.-
DOMENICA
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MAGGIO 09.00 -13.00 Diversi luoghi urbani e pranzo in comune.
“Speciale Chiasso 2 – letteratura, storie e Storia, alcuni aneddoti e poesia” A ChiassoLetteraria sono giunti negli ultimi dieci anni autori da tutto il mondo ed hanno incontrato un pubblico interessato, aperto, disponibile all’incontro e alla scoperta. In molti si sono chiesti e ci hanno chiesto come ciò fosse possibile in una cittadina con poche migliaia di abitanti. Forse un genius loci? O forse ha qualcosa a che fare anche con la forte presenza della ferrovia, che crea legami fra nord e sud, fra gente che arriva e che parte. Dopo il successo del percorso letterario della scorsa edizione, quest’anno si va alla scoperta della Chiasso dei binari e del mondo che li circonda, fra ricordi, pagine di storia quotidiana, architetture, incontri ravvicinati del secondo tipo. Con la partecipazione di Cito Steiger, Flavio Stroppini, Fabio Pusterla, Gianni Ferrazzini, Rachele Bianchi Porro, Enrico Sassi, Remigio Ratti, Valeria Masoni Fontana, Giancarlo Dionisio e altri. A cura di Tiziana Mona e Rolando Schärer. — Iscrizione e pagamento del biglietto direttamente al Bar Binario 07 a partire dalle 8.30 alle 09.45 domenica 1. maggio 2016 Numero massimo di 70 partecipanti Costo: CHF 25.-(CHF 15.- per i membri di ChiassoLetteraria) che comprende la gita guidata, il caffé + gipfel al bar Binario 07, Pasta e fagioli o pasta con melanzane (bevande non incluse) al Ristorante Carlino.
Bambini dai 6 ai 10 anni / Dalle 14.00 alle 16.00, con merenda finale aperta ai genitori
Tutta un’altra storia: un viaggio tra possibile, realtà e immaginazione. Quando si sfoglia l’album di famiglia, si apre un nuovo scenario su quello che è il regno del possibile. Aprire l’album di famiglia e guardare le foto di lontani parenti è sempre un momento magico perché apre uno spiraglio sul regno della possibilità, su ciò che è stato e, soprattutto, su quello che sarebbe potuto o non potuto accadere. A partire da queste suggestioni, un laboratorio dove, a partire dalle fotografie proprie e della città, si darà vita ad un nuovo album di famiglia dove i se e i ma occuperanno un posto d’onore. Verrà chiesto ai partecipanti di portare foto dei luoghi in cui si sentono più se stessi. — Ragazzi dagli 11 ai 15 anni / Dalle 16.30 alle 18.00, con aperitivo finale aperto ai genitori
Costo: Frs 15.- a partecipante, non è richiesta la presenza dei genitori. Partecipazione su iscrizione a Chiasso_culture in movimento, lucia.ceccato@chiasso.ch oppure 079 5898637 L’iniziativa è promossa da Chiasso_culture in movimento, Comune di Chiasso, con il finanziamento dell’Ufficio del Delegato cantonale all’Integrazione degli stranieri in ambito PIC (2014-2017)
20.00 Ristorante Mövenpick, Chiasso “Seconda classe”, cena alla presenza degli scrittori e delle scrittrici ospiti e con interviste a cura della giornalista Moira Bubola. —
Prenotazione direttamente al ristorante: tel. 091.682.53.31; hotel.touring@moevenpick.com
GIOVEDI
VENERDI
SABATO
APRILE
APRILE
APRILE
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Il Murrayfield pub di Chiasso verrà appositamente trasformato nel Club BARBIS, spazio culturale e musicale temporaneo con dj-set, performances, proiezioni, vivande e bibite d’autore e i concerti di Mimosa (I), Roter Riese (CH) e Jarava (F). Seguici su facebook o al sito del festival. —
Entrata libera
11A EDIZIONE
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FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA
. Non riesci ancora a distinguere i rumori. Sedie impertinenti che sfregano il parquet, bambini le cui tibie scricchiolano con il passare dei mesi, macchie d’umidità nel muro che sgretolano la calce e la pazienza, giorno dopo giorno. Difficile risalire ad un qualsiasi punto d’origine quando si tratta di un rumore o di un’infiltrazione nella parete che ritaglia ed erode il perimetro del tuo regno. Lontani dalla luce, nei tubi del lavandino, frammenti di vita scivolano nelle arterie silenziose dell’edificio che si alimenta dei tuoi residui fino a depositarli nello stomaco pulsante della città. Le fogne. Resti leggeri come ciglia o angoli smangiati di un sogno scorrono via nei tubi invisibili della tua dimora e s’incontrano con quelli degli altri, altrettanto precari, per scendere come un gomitolo che s’ingigantisce con filamenti anonimi verso un basso che nessuno sa dove finisce. E ti piace immaginare che le anime sperdute di chi occupa questa giungla di cemento e vetro vaghino sole la notte da un appartamento all’altro, da un sogno all’altro, mosse dalla stessa forza che conduce la vita dei vicini dei quali conosci solo il nome inciso sulla cassetta della posta. Perché di certo ti piace credere che esiste un’altra vita dove le loro voci non suonino così strane ed i loro corpi così stranieri.
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27 APRILE—1. MAGGIO 2016 ⁄ CHIASSO Domenica
01.05 ore 17.30
Spazio Officina In Koli Jean Bofane Incontro con
Prisca Agustoni
Scrittrice e professoressa universitaria. In francese con traduzione in italiano
401.
**
Sono le nuove vicine di porta.
Il giorno dopo, vi incrociate in ascensore.
Vivono qui da poco, non le hai viste il giorno del trasloco. Nessun rumore, né campanello né mobili trascinati sul parquet appena incerato. Nulla di nulla. D’improvviso, una sera, le voci. Due donne, una mora e una bionda. Parlano una lingua sconosciuta ma musicale. Ti è subito piaciuta questa sensazione di condividere qualcosa di inatteso senza l’obbligo dell’intimità. È piacevole sapersi attorniati, seguiti, osservati, in un certo senso curati, per una sorta di concubinaggio inoffensivo e lecito senza per forza dover dividere scaffali, lenzuola, scarpiera e bollette della luce. Un vincolo senza legami di sangue, di sesso o di colpa. Quasi una relazione clandestina senza parole. Di notte ne ascolti i sospiri, le risate, le solitudini. Con un po’ di sforzo riesci a coglierne persino il pulsare dei cuori, dall’altra parte della parete, e l’eco attutito del loro battito rischiara il buio della stanza, il tuo silenzio in agguato come chi vuole e non vuole ascoltare.
Non lo sapevi, lo avessi preveduto, avresti preferito di certo scendere i cinque piani a piedi. In perfetta solitudine. Meglio evitare le occasioni, congedare il caso, tuffarsi quasi vergini in strada.
E scopri così una nuova e strana forma di stare in famiglia.
402. Dall’altra parte, la stessa scena si ripete. È il terzo episodio questo mese. Lei si chiama Rachel, lui, non lo sai e non vuoi saperlo. Triste Rachel che grida piange minaccia dice che se ne va per davvero ma non si muove di un centimetro. Questa notte ti sorprende il frastuono dei piatti infranti contro il muro. Intuisci i cocci sparpagliati per terra, come degli indizi lasciati sul luogo della tragedia. Spaventata, interrompi la lettura. Davvero impossibile concentrarsi sulle frasi del romanzo. Hai perso di vista i personaggi, ingarbugliato le loro storie, stropicciato un amore appena nato. Tieni il fiato per capire cosa succederà. Adesso o tra poco. Dei colpi secchi, alcune grida, un pianto soffocato, poi delle parole sussurrate, infine lei che sospira. Hai la nitida percezione che stiano facendo l’amore, ma è impossibile, inconcepibile, ti dici. D’improvviso, un nuovo rumore, più basso questa volta. Netto. Come di corpo che cade. Non lo sai se è l’ultimo rumore, stasera, non lo vuoi sapere. Preferisci andare in terrazzo a fumare le tre sigarette che ti restano. Prima di uscire però spegni la luce, per evitare che il chiarore della tua stanza disturbi i vicini. Quando ritorni, mezz’ora dopo, solo il silenzio minaccia il buio della tua camera.
Nel piccolo cubo dell’ascensore, nessuno si guarda. Non hai il coraggio di alzare gli occhi. Sai che cercheresti i segni della notte precedente. Le macchie dell’oscurità. Le pareti che tremano, seguiresti gli indizi seminati lungo il muro che assorbe la vita degli altri per osmosi, frontiera bianca di gesso, mattoni e calce a separare il loro mondo dal tuo. I suoni attutiti dei vicini si mischiano con i tuoi, rimbalzano sulle pareti della tua camera, quasi una seconda pelle la tappezzeria inglese con le rose sempre in fiore anche in pieno inverno. Rachel e il suo viso che ti fa pensare ai sentieri umidi di rugiada dove cercavi da bambina le fragole di bosco, in compagnia del fratello. Qui no, un po’ più un là, vieni Stefano !, un po’ più in basso, laggiù, dove nessuno lo sospetta, eccole lì nascoste, le preziose pepite rosse. Un fregio scarlatto ed indelebile nel midollo dell’infanzia. L’amore è rosso e raro come le fragole di bosco, pensi mentre l’ascensore scende lentamente. Sospiri quando finalmente arrivi al pianterreno, ma non osi guardare la mano dell’uomo che ti tiene gentilmente la porta perché tu esca. Lo ringrazi di corsa ma prima di andartene, cedi alla tentazione. La guardi in viso, Rachel, e ti pare più serena che mai. Rachel e l’ombra, Rachel e le mura che ci separano, Rachel e le fragole di bosco che forse non sono ancora mature. Ormai in strada, pensi che dovresti comprare delle fragole, proprio oggi, aggiungerle alla lista della spesa, per rendere omaggio a questo ricordo di famiglia, tu sola nella stanza, con le rose artificiali appese alle pareti come uniche testimoni della celebrazione. Poi incroci le dita perché questa sera il mondo in vitro attiguo al tuo sia bianco e morbido come la panna da versare su questa delizia che sa di rosso e d’infanzia.
403. Affittasi. Interessati prego rivolgersi al numero (41) 76 472 01 01 orari d’ufficio.
404. Primo pomeriggio, sfondarono la porta. Lo trovarono seduto, composto nella sedia a dondolo in cucina, le sue mani ancora chiuse sulla radio che gli teneva compagnia. L’abat-jour era acceso nonostante il sole avesse invaso ogni angolo del locale, il suo corpo dolcemente curvato all’indietro. Pareva stesse dormendo. In quel momento la radio stava passando le previsioni del tempo, “durante il giorno venti moderati provenienti da nord, di notte brusco calo della temperatura e domani piogge previste fino in pianura, frammiste a leggere nevicate. Si raccomanda l’uso delle gomme da neve nei centri urbani durante i prossimi giorni, l’uso delle catene resta obbligatorio per i passi alpini”. "Sembrava proprio un uomo felice."
** C’è soprattutto la vita degli altri che ti imprigiona dentro, che getta ombre nel quotidiano, una moltitudine tutta pigiata nel tuo piccolo appartamento. La vita degli altri ti rincorre, ti cerca nella stanza, ti segue in cucina, ti raggiunge sotto la doccia, ti intrappola in balcone, occupa ogni piega ogni crepa ogni cassetto della stanza, ti accompagna quasi con delicatezza lungo il corridoio poi ti abbandona sulla porta di casa, al primo raggio di luce, sul punto di gridare aiuto. Quando se ne vanno le ombre della folla che vive con te, si lasciano dietro delle impronte, come minuscoli grumi di terra schiacciati sotto la suola delle scarpe. Urge comprare un tappetino da lasciare in bella mostra all’entrata di casa, quasi dentro.
** Da giorni ci si osserva vivere dalle finestre. Questi rettangoli all’orizzonte, specchi appesi a pareti d’aria, in fila indiana come soldati in attesa del saluto. O come degli schermi sempre accesi, dove nulla o quasi accade. Adesso un uomo migra lentamente dalla prima alla seconda finestra, un oggetto metallico sottile e brillante tra le mani gli illumina il viso. La luce artificiale della reliquia rischiara i suoi occhi, penetra nei pensieri, riesci quasi ad intuirli, con un po’ di fantasia e d’impegno, ce la puoi fare. Ma non sarà forse la sua mano che emana direttamente la luce? Questa possibilità, pur se remota, pur se assurda, ti commuove... D’improvviso pensi a quanti secoli sono dovuti trascorrere prima che l’uomo potesse dominare l’oscurità, o potesse semplicemente vedere le fattezze del proprio viso riflesse su una superficie di vetro. Al piano inferiore, dietro le tende, si scorgono due ombre che si avvicinano, si sfiorano, si allontanano, sinuose come anguille in un acquario. Alzi gli occhi al cielo e respiri profondamente. Non sai spiegartelo ma queste visioni di vetro ti fanno sentire viva. Poi ti giri verso le finestre interne, dove è solito fare capolino il tuo mondo. Anche da qui le persone si scrutano e si fanno degli accenni, veloci, cercano invano di toccarsi, di recitare la loro parte. In esilio su queste isole sparpagliate nell’immenso oceano virtuale, incrociamo pensieri e desideri come vicini che prendono in prestito mezza tazzina di caffé. Qualcuno manda un saluto, una poesia, una fotografia. Altrove, lontano, dove non sai, qualcun altro ha appena chiuso le persiane, lo scopri perché si spegne la spia verde del suo esserci, vigile, appeso all’onda invisibile che ci tiene sospesi e vicini. Complici, nonostante tutto. Ci si guarda anche da qui, da queste provette sterili dove si sta relativamente bene al caldo, in pieno inverno. Nascosti agli occhi del mondo, eppure insidiosi come batteri da sconfiggere. Le finestre di fronte a te si spengono, poco a poco, inghiottite dalla notte, mentre le tue, restano accese, come fari che avvistano la costa. Ti affacci alla tua finestra, dentro, dove sai che c’è sempre chi è sveglio in un qualche punto cardinale e disposto a spedire un segno di vita. In un’isola fragile tra palme di cemento, un amico bussa alla tua porta, accende una candela o forse, a modo suo, chiede solo aiuto.
11A EDIZIONE
FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA
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Boris Mikhailov si affaccia al mondo dell’arte alla metà degli anni Sessanta. È il periodo delle grandi rivoluzioni, che protetto dall’opaca atmosfera della seconda città ucraina, Charkiv, dov’è nato nel 1938, può soltanto fiutare in lontananza. Ciò che accade nella sua vita, tuttavia, corrisponde a tutti gli effetti a un tumulto improvviso. Impiegato come ingegnere in una fabbrica di armamenti, è congedato da un giorno all’altro con una motivazione infamante: pornografia. Si tratta di un carico pesante da sopportare, ma per nulla raro in Unione Sovietica all’epoca, quando per liberarsi di qualcuno allo scopo di arricchirsi o fare carriera si utilizzavano sostanzialmente due accuse: follia oppure, appunto, pornografia. Nei fatti, la colpa di Mikhailov era stata quella di riprendere a casa propria alcune fotografie di nudo della compagna e utilizzare la camera oscura della ditta per svilupparle e stamparle.
27 APRILE—1. MAGGIO 2016 ⁄ CHIASSO
Niente di particolare, ma evidentemente il suo allontanamento avvantaggiava altri, dunque non c’era via di scampo: licenziato! Per una fortuita vicenda biografica Mikhailov è scaraventato fuori dai circuiti più convenzionali della società e risucchiato dentro quelli dell’alternativa artistica. È una partenza inedita che si riverbera in due caratteristiche fondamentali della sua intera opera. Innanzitutto l’approccio critico. Mikhailov prende posizione contro tutto ciò che non gli piace. Contro il sistema istituzionale politico in particolare. In fotografia un simile atteggiamento si traduce spesso in denuncia e corrisponde alla pratica del reportage. Non è questo il caso. Il fotogiornalismo qui non c’entra nulla. Il lavoro di Mikhailov non ha alcuno scopo riformativo. È un atto distruttivo e beffardo. Al di là di qualsiasi eroismo, Mikhailov lancia il sasso e nasconde la mano.
Boris Mikhailov, nato a Kharkiv nel 1938, inizia a fotografare dalla metà degli anni Sessanta, dopo una laurea in ingegneria e un impiego presso una fabbrica sovietica di missili. Espone il suo lavoro in Occidente dalla fine degli anni Ottanta, ottenendo presto importanti riconoscimenti internazionali e partecipando a
Senza vigliaccheria: è semplice istinto di sopravvivenza. Così facendo può scagliare un altro sasso. E un altro ancora. Fino a costituire una sorta di fenomenologia dell’insolenza, sulla scia del ruolo che storicamente apparteneva al buffone di corte: Triboulet in Le Roi s’amuse (non a caso fra le opere più censurate della storia del teatro) prende a schiaffi i potenti infiltrandosi nei gangli del potere. In secondo luogo Mikhailov mette al centro della propria ricerca esclusivamente ciò di cui ha una conoscenza intima e approfondita. Se stesso, l’umanità che lo circonda e le vicissitudini della sua nazione sono gli unici soggetti che affronta, lasciandosi alle spalle un corpus autoriale leggibile sia in termini formali e iconografici, sia come autobiografia. — Tratto da Lo Scorpione e la Coca-Cola: Autopsia dell’homo Sovieticus di Francesco Zanot
mostre collettive e personali in prestigiosi musei di tutto il mondo, fra cui il MoMA di New York, la Tate Modern di Londra, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, lo Sprengel Museum di Hannover e Palazzo Grassi a Venezia. Vincitore del Kaiserring Kunstpreis di Goslar nel 2015, vive e lavora tra Berlino e Kharkiv.
Le foto che illustrano il giornale sono tratte dalla pubblicazione Boris Mikhailov - Diary (Walther König, 2015)
Giovedì
28.04
18.30
Sala Diego Chiesa — Francesco Zanot In occasione dell’undicesima edizione di ChiassoLetteraria, ABi – neo costituita associazione Biennale dell’Immagine – inaugura la sua attività e organizza un incontro con Francesco Zanot di CAMERA - Centro italiano per la fotografia di Torino. Il curatore presenterà il libro Boris Mikhailov – Diary, pubblicazione coedita da CAMERA e da Walther König, realizzata in occasione della retrospettiva dell’autore intitolata Ukraine. Non un catalogo, bensì un percorso a ritroso sulla propria carriera, dagli esordi sino a oggi: viaggio fotografico e giornale intimo incentrato sul complesso rapporto, conflittuale e allo stesso tempo lirico, tra sé e la sua patria.
11A EDIZIONE
Vita e lavoro in Cendrars sono inscindibili e formano ciò che Henry Miller ha definito «una scintillante materia poetica, dedicata all’arcipelago dell’insonnia», fonte di una creazione che ne ha fatto lo scrittore del secolo. Eppure l’opera del poeta è stata «presa in considerazione distrattamente», si rammaricava André Malraux nel 1959, troppo spesso ha prevalso l’immagine del bourlingueur, che lo stesso Cendrars si era cucito addosso. L’autore ha proposto uno specchio deformante, facendo dimenticare di essere stato nel contempo poeta, saggista, editore, cineasta, romanziere, reporter, memorialista e collaboratore radiofonico; ha lasciato che emergesse unicamente il volto profondamente segnato dell’av-
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venturiero pronto a raccontare i suoi viaggi. È pur vero che l’avventura è presente fra le righe, perché prendere in mano la penna è senza dubbio il miglior modo di prendere il largo. Tutta l’opera di Cendrars gioca con il tempo e lo spazio, in un processo di dilatazione che lo mette prima di tutto sotto il segno della partenza, dell’allontanamento, dell’inafferrabilità. Ma quest’arte della fuga si sdoppia in un movimento contrario di condensazione, articolandosi intorno alla domanda cruciale «Chi sono io?». Immerso in questo «arcipelago dell’insonnia», il lettore costeggia le identità multiple di un io che si designa Cendrars, nel contempo autore, narratore e anche personaggio. L’autore-pseudonimo ha dissemi-
nato la sua vita nei testi di «memoria», una vita vissuta come rappresentazione differita di sé stessa. Così l’opera è il luogo di una ricostruzione di sé, uno spazio che coniuga realtà e finzione per eludere la materialità autobiografica. Quindi, di chi parlare? Per seguire quest’uomo «in partenza» importava cogliere la metamorfosi che fu la condizione necessaria per la nascita dell’opera. Per diventare Cendrars bisognava che Frédéric Sauser, nato a La Chaux-de-Fonds il 1° settembre 1887, sparisse: che fuggisse. Svizzero di nascita, Cendrars muore a Parigi, cittadino francese naturalizzato il 21 gennaio 1961.
Domenica
01.05 15.30
Cinema Teatro — Christine Le Quellec Cottier alla scoperta di “Blaise Cendrars – Un uomo in partenza” In francese, con foto, video e letture in italiano
Le Panama ou les aventures de mes sept oncles le prime cinque pagine traduzione di Rino Cortiana, in Blaise Cendrars Dal mondo intero (Guanda, 1980)
Libri / Ci sono libri che parlano del Canale di Panama / Non so cosa dicono i cataloghi delle biblioteche / E non ascolto i giornali finanziari / Benché i bollettini della borsa siano la nostra preghiera quotidiana Il Canale di Panama è intimamente legato alla mia infanzia.../ Giocavo sotto la tavola / Sezionavo le mosche / Mia madre mi raccontava le avventure dei suoi sette fratelli / Dei miei sette zii /E quando riceveva delle lettere / Stupore! / Quelle lettere con i bei francobolli esotici che portano come motto i versi di Rimbaud / Non mi raccontava niente quel giorno / Ed io rimanevo triste sotto la tavola È sempre in quel periodo che ho letto la storia del terremoto di Lisbona / Ma credo proprio / Che il crac di Panama ha un’importanza più universale / Perché ha sconvolto la mia infanzia. Avevo un bel libro illustrato / E vedevo per la prima volta / La balena / La grande nuvola / Il tricheco / Il sole / Il grande tricheco / L’orso il leone lo scimpanzè il serpente a sonagli e la mosca / La mosca / La terribile mosca / – Mamma, le mosche! le mosche! e i tronchi d’albero! /– Dormi, dormi, piccino. Asvero è stupido Avevo un bel libro illustrato / Un grande levriero che si chiamava Durak / Una bambinaia inglese / Banchiere / Mio padre perse i 3/4 della sua fortuna / Come tante altre persone per bene che persero il loro denaro in questo crac, / Mio padre / Meno stupido / Perdeva quello degli altri, / Colpi di pistola. / Mia madre piangeva. / E quella sera mi mandarono a dormire con la bambinaia inglese Poi alla fine di un buon numero di giorni ... / Avevamo dovuto traslocare / E le poche stanze del nostro piccolo appartamento erano stipate di mobili / Non abitavamo più la nostra villa in riviera / Ero solo per giorni interi / Tra mobili accatastati / Potevo anche rompere le stoviglie / Spaccare le poltrone / Far fuori il piano.../ Poi alla fine di un buon numero di giorni / Arrivò la lettera di un mio zio Fu il crac di Panama a far di me un poeta! / È incredibile / Tutti quelli della mia generazione sono così / Giovani / Che hanno subìto i più strani contraccolpi / Non si gioca più con i mobili / Non si gioca più con cose vecchie / Si rompono i piatti sempre e dappertutto / Ci s’imbarca / Si va a caccia di balene / Si uccidono i trichechi / Si ha ancora paura della mosca tsé-tsé / Poiché non ci va tanto dormire.
Le prime tracce di questa poesia risalgono al 1914. È stata pubblicata nel 1918. Ha una copertina disegnata da Raoul Dufy, piegata in due nel senso dell’altezza come un volantino delle ferrovie americane, e le sequenze del testo sono scandite da pause tipografiche occupate dai piani delle ferrovie: le parole circolano fra i binari, alla ricerca di un mondo abitato dai fantasmi, quelli degli zii in fuga, scomparsi per sempre.
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di Christine Le Quellec Cottier
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27 APRILE—1. MAGGIO 2016 ⁄ CHIASSO Sabato
30.04 16.30
Sala Diego Chiesa — Irena Brežná Incontro con
Tiziana Mona
In tedesco con traduzione in italiano di Roberta Gado
L’articolo è inserito nel libro Le lupe di Sernovodsk (Keller, 2016), che verrà presentato in anteprima a ChiassoLetteraria
Il viaggio verso Groznyj è stato come quello tra le foto di Dresda dopo la seconda «Non vi consegnerò i miei figli, li ho messi al mondo e cresciuti io». guerra mondiale, immagini di rovine in bianco e nero con la colonna sonora delle Un soldato le aveva strappato i figli dalle braccia e l’aveva scariche di fucileria. L’aria puzzava di gas. Guidavamo attraverso un sobborgo colpita con il calcio del fucile, buttandola a terra. industriale e passammo oltre un labirinto di condutture del gas arrugginite spostate Le rifugiate formavano anelli attorno a me e le loro voci casul terreno, una sull’altra. Alcune erano crivellate di colpi, e le fiamme sgusciavano devano al centro del cerchio, lì dove tenevo il registratore fuori dalle falle. Fiamme alte sette metri circa tremolavano sopra la strada. come un amuleto contro il frastuono degli elicotteri sopra «Ci passiamo sotto?» chiesi terrorizzata alla mia guida. Poi vidi che sotto alle fiamme di noi. Nella calca, un corpo morbido si strinse a me. Non si erano messi comodi dei soldati russi. «Congelano» disse asciutta la mia guida, diedi nemmeno un’occhiata, misi solo il braccio sinistro, come se non ci fosse nulla di sorprendente. Due soldati erano seduti su un materasso, quello libero, sulle spalle della bambina, cercai la mano che mi porgeva e la accarezzai col pollice. Il legame segrei passamontagna sul viso. «Perché si camuffano?».«Per non essere riconosciuti. to con questa bambina mi permise di non piangere, di riTemono che ci vendicheremo». I soldati controllavano i documenti di una donna che teneva una bambina per mano. Una giornata come tante, a Groznyj. La mia guida mi infilò sopra la giacca un giubbotto antiproiettile che pesava 12 chili “Made in Great Britain” e affermò: «Un giubbotto di lusso, bene. Ottimi il bavero alto e la protezione aggiuntiva sull’addome. Quando i soldati ti vedranno, penseranno che sei una persona importante, ti porteranno rispetto, non ti spareranno ». Mi piegai all’estetica della guerra, che gravava pesante su di me. La guerra è pesante, pensai. In auto ascoltavamo canzoni underground in ceceno e in russo: «Russia, non insegnarci come vivere, seminare e morire». A Groznyj, un paio di bambini giocavano a calcio con le scariche di fucileria serali in sottofondo. La mia guida chiese loro: «Giocate mai alla guerra?». «No». «E perché no?». «Perché nessuno vuole fare il russo». Erano questi bambini che correvano eccitati per le strade distrutte dal fuoco, mentre i combattenti rompevano l’assedio di Groznyj per un paio di giorni. «I combattenti, ci sono i combattenti!» gridavano i bambini saltellando, e alzavano i pugni contro i carri armati che li oltrepassavano, su cui sedevano truci soldati russi coi kalashnikov in resta. Giochi di bambini a Groznyj. Nel viaggio di ritorno in Inguscezia incrociammo camion aperti. Donne e bambini si stringevano l’un l’altro nella pioggia. Ancora non sapevamo cosa fosse successo, ma quando vedemmo il fiume di rifugiati, le persone a piedi, alcune ancora in pantofole, scoprimmo che questa volta era Samaški il villaggio sotto tiro.
I fatti di Samaški si sono svolti come di routine, per queste azioni punitive. Il paese è stato preso d’assalto con l’artiglieria pesante, gli alti graduati russi hanno chiesto agli anziani armi e denaro e hanno imposto un ultimatum per la consegna dei presunti combattenti nascosti nel villaggio. Secondo le testimonianze dei rifugiati, il villaggio avrebbe pagato 50 milioni di rubli (20.000 marchi tedeschi) per evitare il bombardamento. Eppure, alle otto del mattino del 15 marzo, i militari hanno annunciato l’attacco imminente e hanno concesso agli abitanti solo due ore per l’evacuazione. Mentre a migliaia si mettevano in strada, i militari hanno aperto il fuoco. La folla si è divisa, una metà è riuscita a fuggire in Inguscezia, l’altra è tornata a rifugiarsi nelle cantine. I membri dell’associazione moscovita per i diritti umani di Sergej Kovaliov hanno stilato una lista degli oltre 300 uomini ceceni deportati da Sernovodsk e Samaški, in buona parte tra i 17 e i 25 anni, ma anche meno. È la routine, perché tutti gli uomini ceceni sono sospettati di essere combattenti. Gli attivisti per i diritti umani dell’organizzazione russa Memorial hanno stilato una lista di 103 uomini arrestati a Samaški, ammassati in una cava di sabbia e costretti a passare la notte lì, con temperature al di sotto del punto di congelamento, prima che molti di loro fossero trasportati in una località ignota.
manere stabile come si confà al grande straniero. Quando i ceceni parlano della morte, non allontanano i bambini. Nella loro lingua soffia il puzzo della decomposizione, che per i bambini è diventato il profumo dell’infanzia. Quando si avvicinò un camion con altri rifugiati, persi la bambina. Vidi un bambino di circa dieci anni, gli diedi i miei guanti di lana e lui mi chiese piano, con lo sguardo abbassato: «Cosa sono?». Più tardi scoprii che i ceceni non portano i guanti. Ogni giorno e ogni notte sentivamo fino in Inguscezia i boati delle bombe. Questa volta le detonazioni erano più violente e arrivavano a intervalli sempre più brevi. Tutte le case di Slepcovskaâ si aprivano a una decina, a volte trenta rifugiati. Ogni giorno il personale della Croce Rossa Internazionale se ne stava senza fare niente presso gli avamposti russi. Non gli davano il permesso di far evacuare la gente assediata, di curare i feriti, di seppellire i morti. L’emittente presidenziale Pervyj Kanal tacque per tre giorni, poi i fatti vennero commentati con la formulazione di routine: «Ripristino dell’ordine nel villaggio di Samaški». Quando decollammo dall’aeroporto di Slepcovskaâ, diretti a Mosca, una decina di elicotteri volteggiavano su Samaški. L’ultima cosa che udimmo fu un aereo che sganciava una bomba di mezza tonnellata. Ho quel boato in testa da allora. A casa, mostrai a mio figlio di nove anni i disegni dei bambini e lui si meravigliò: «Come sono precisi nel disegnare aerei ed elicotteri. Io li disegno di lato, loro li disegnano dal davanti».
Ogni giorno tornavo sulla strada principale di Slepcovskaâ, stavo lì tra occhi e bocche urlanti. Era come guardare dentro tanti buchi scuri. Stavo lì tra madri costernate, i cui bambini erano rimasti sotto la gragnuola delle bombe nel villaggio di Samaški o che si erano viste strappare i figli dalle braccia. Una donna scivolò svenuta tra le braccia del- [...] le altre, una giurava vendetta, una gridava «Allah». Una fissava davanti a sé, il volto una maschera pallida con le Riproduzione parziale del reportage apparso sulla «Frankfurter Rundschau», labbra strette. Una raccontava di aver stretto a sé i figli, di 24 agosto 1996 (intitolato Der verschluckte Tod; Mandar giù la morte) e su «Die Weltwoche», 5 settembre 1996 (intitolato Unerwartete Zärtlichkeiten 16 e 18 anni, e di aver detto ai soldati: inmitten des Schreckens; Carezze inattese nel pieno del terrore).
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Sabato
30.04 15.15
Spazio Officina — Fredrik Sjöberg — Incontro con
Stefano Salis
Estratti dal libro omonimo, traduzione di Fulvio Ferrari (Iperborea, 2015)
[...]
Il libro consiste unicamente in una lista, nient’altro. Un elenco di tutti i libri e artiIl teatro era il mio secondo tentativo di coli conosciuti riguardanti gli insetti delle fuga dall’entomologia. Il primo erano stati isole lungo le coste britanniche, da Jersey, viaggi senza meta. E sono ovviamente, e a sud, alle Shetland, a nord. Più di mille titristemente, consapevole di quanto possa toli. apparire povera una materia che si lascia Cos’ hanno cercato di afferrare questi due abbordare solo dalla prospettiva della de- esseri umani? Di certo non solo insetti. fezione. Ma così è. Non vedo alternativa. Nessuna persona sensata si interessa alle [...] mosche, in ogni caso nessuna donna. Non ancora, continuo a ripetermi, anche se in Molti anni fa, prima dell’isola e del teatro, fondo sono abbastanza contento che nes- risalii l’immenso fiume Congo su una suno se ne interessi. Non si può dire che ci chiatta che faceva servizio passeggeri. Ah, sia una concorrenza spietata. E a ben ve- che avventura! Che racconto poteva venirdere, io volevo diventare il migliore in ne fuori! Sulla libertà! E invece niente: non qualcosa, non nell’urinare in faccia al pub- sono mai riuscito a dire nient’altro che le blico - per questo non ho i nervi abbastan- foreste erano grandi e il fiume largo come za saldi - ma in qualcos’altro, chiaro che il lo stretto di Kalmar. Che c’ero stato. È quemio talento andava nella direzione delle sto che capita quando si viaggia per avere mosche. qualcosa da raccontare. Si perde la capaciÈ un destino cui bisogna rassegnarsi, in un tà di vedere. In compenso avrei potuto esmodo o nell’altro. sere inesauribile sul tema della nostalgia. I sirfidi, del resto, sono solo accessori di Meglio non dire niente. scena. No, non solo, ma entro certi limiti. Il Ma con il Ladängså, il nostro fiumiciattolo, racconto tratta anche di altro, qua e là. sarà tutt’altra cosa, dicevo tra me ad alta Esattamente di cosa non saprei. Certi gior- voce una mattina, in mezzo ai fiori di cilieni mi persuado che il mio scopo sia dire gio selvatico. Poi accadde qualcosa di molqualcosa sull’arte di limitarsi e sulla sua to strano. eventuale felicità. E anche sulla leggibilità Ero intento a sistemare la mia grande trapdel paesaggio. Altri giorni sono più cupi. pola californiana per mosche tra due rigoSpecchi dappertutto. Come se me ne stessi gliosi arbusti di salicone sulla riva del fiuin coda sotto la pioggia fuori dal campo nu- me — manovra molto complicata — quandisti intellettuali della letteratura autobio- do un perfetto sconosciuto parve spuntare grafica. Livido di freddo. fuori dal nulla. Sbucò semplicemente dal Ma siccome adesso vivo su un’isola e l’uni- fogliame lussureggiante e mi rivolse la paca cosa di cui sono esperto sono i sirfidi, rola, scusandosi cortesemente in inglese. possiamo in tutta semplicità partire da qui. Un luì verde spiegava il suo canto argentiChi lo desiderasse, o volesse anche solo no nella vibrante chioma di un pioppo tremostrarsi gentile, potrà poi cercare di ri- mulo e un luccio guizzava nell’acqua bassa mettere insieme tutto quanto nell’ambito del fiume. Le zanzare si accanivano all’omdel genere — pressoché ignoto nel panora- bra. Poi lo sconosciuto disse che mi stava ma svedese — amorosamente coltivato dai cercando. coniugi Ken e Vera Smith nel magnifico li- “I’m looking for you.” Furono le sue esatte bro A Bibliography of the Entomology of parole. the Smaller British Offshore Islands. Sarà Cercai di vedere la cosa come se fosse del difficile, temo, ma in fondo è il pensiero tutto naturale. Come se ci fosse da aspetquello che conta. tarselo che degli sconosciuti mi venissero Nella mia biblioteca, abbastanza fornita a cercare in qualsiasi posto e in qualsiasi da poter sostenere un assedio russo, que- momento. Ma non ci riuscii molto bene. sto libro occupa un posto a parte. È piutto- Rimasi piantato lì a bocca aperta come un sto piccolo, poco più di cento pagine, di cretino tra i cespugli di carice. colore azzurro chiaro, e forse non mi ha Quel tizio era — ed è rimasto — l’unico esinsegnato molto di più del fatto che gli in- sere umano che avessi mai incontrato sulglesi sono matti, ma ogni volta che lo guar- le rive di quel fiumiciattolo. Se uno vuole do, lo tengo tra le mani e ne leggo il titolo, starsene ín pace è lì che deve andare. Gli provo una sensazione di beatitudine, come isolani non ci vanno mai e i villeggianti nese bastasse quel libro a giustificare in qual- anche sanno che quel posto esiste. I senche modo la mia esistenza. La quarta di co- tieri che in passato portavano lì sono canpertina spiega come gli scrittori si erano cellati. Il nome del fiume non c’è neanche incontrati e innamorati nel 1954, quando sulla carta. Chiamarlo fiume poi è già un’eerano entrambi studenti all’Università di sagerazione: non è che un fossato, coperto Keele, e come avevano poi iniziato a stu- di vegetazione, riempito di fango e a volte diare insieme le mosche e a raccogliere la in secco. I fienili di legno che un tempo bibliografia sugli insetti delle isole minori. pare ci fossero sono ormai spariti, e anche C’è anche la foto di entrambi, e posso ga- i prati da cui veniva il fieno. Lentamente, rantire che hanno un’aria molto simpatica. ma inesorabilmente, sono stati invasi da Ken, i capelli radi, abito intero con gilet e abeti, pioppi tremuli, betulle e ontani. Cocravatta, sembra nascondere un sorriso munque è un gran bel posto, rigoglioso e ironico sotto la barba ben curata, mentre spazioso come una cattedrale, e la calta paVera, con quelle sue guance rosee, pare ap- lustre vi fiorisce in primavera. Sulla riva si pena svegliata, o persa nei suoi pensieri. Si incontrano caprioli, a volte anche alci, ma capisce che lui la ami. mai esseri umani. Tranne quel giorno.
In inglese con traduzione in italiano
Nel Medioevo il Ladängså era la via di navigazione che permetteva alle imbarcazioni di raggiungere il villaggio in fondo alla baia, finché il progressivo innalzamento del terreno l’ha trasformato in un lago d’acqua dolce. Il villaggio esiste ancora. È lì che abitiamo. Quanto sia antico non lo sa nessuno, ma pare che ci fosse stanziata una comunità già in epoca vichinga. L’interno della lunga baia, dove le acque, ora rese brunastre dall’humus, sono molto profonde, doveva rappresentare un porto ideale, un rifugio in cui i navigatori con losche intenzioni non osavano avventurarsi. Le rive sono a strapiombo, era facile difendere il villaggio da attaccanti che venivano dal mare aperto, a est. Quali navi gettavano l’ancora davanti alla mia finestra? Chi risaliva a remi quel fiume in cui ora fatica a nuotare anche un luccio? “I’m looking for you.” Chi gli aveva detto che mi trovavo lì? Che strano. Perché prima non mi aveva telefonato, come fanno tutti, o almeno non mi aveva mandato una lettera o un’ e-mail per dirmi che desiderava incontrarmi? Un appassionato di mosche, ovviamente. Le notizie corrono veloci per il mondo nel nostro ramo. La Criorhina ranunculi non è ancora stata localizzata in Inghilterra e la Blera fallax è una rarità, un animale favoloso che i collezionisti sognano la notte. Qui invece è piuttosto comune. Non mancavano le ragioni, dunque. Forse — mi venne in mente — i miei sette esemplari di Doros profuges spiegavano come mai mi trovassi faccia a faccia con un inglese perfettamente equipaggiato, con tanto di giubbotto di tela cerata del colore indefinibile delle tute mimetiche militari. Di mezza età, calvo, incautamente privo dí cappello. Agitava le braccia come un vigile urbano. Le zanzare erano fastidiose, come ho già detto. In questo caso però — feci in tempo a pensare — è arrivato troppo presto: il Doros non compare fino alla prima settimana di luglio. Se si ha fortuna, intendo, perché altrimenti non compare del tutto. L’inglese avviò poi una conversazione che dissipò via via i miei interrogativi. Ma al primo momento fu ancora più bizzarro. Mi venne incontro nel fango con in mano un libro che si rilevò subito essere una copia consunta di Stockholmstraktens växter, una guida alla flora e di Stoccolma pubblicata nel 1912. Come se si trattasse della più naturale prosecuzione della sua misteriosa frase di approccio, mi si avvicinò con il libro aperto a una pagina in cui si affermava che il tasso cresce qui sull’isola. “In diversi luoghi.” Solo allora compresi che non era me che cercava. Vergognandomi della mia presunzione mi ricordai che il tasso in inglese si chiama yew, che a orecchie non avvezze suona più o meno come you. “I’m looking for yew.” Di botanici stravaganti ne ho incontrati parecchi, nel corso degli anni. Il più delle volte arrivano qui in cerca di orchidee: scarpetta di Venere, calafantera rossa, elleborina palustre. E si perdono. Soprattutto se sono alla ricerca della Malaxis mono-
phyllos, per non parlare dell’orchidea a un bulbo, che sull’isola non è stata più vista dal 1910, quando ne trovò un esemplare Sten Selander*. Io rispondevo a qualche loro domanda, magari in modo un po’ evasivo, ma questo era un caso inedito. Così, dopo aver spiegato al personaggio dove crescono i tassi sull’isola, mi sono azzardato a chiedergli come mai i suoi interessi avessero preso una direzione così inconsueta in quella dolce mattina d’estate. “Why yew?” “Well, you see”, iniziò, spiegandomi poi senza indugio che lavorava come libero professionista per un’industria farmaceutica francese e andava in giro per il Nord Europa esplorando le possibilità di produrre taxolo, sostanza estratta dalla corteccia interna del tasso che si è dimostrata sorprendentemente efficace per diverse forme di cancro. Conoscevo il taxolo piuttosto bene grazie a un libro che avevo tradotto e di conseguenza ne sapevo abbastanza per essere in grado di sostenere una vivace conversazione sul tema. Inoltre potevo affermare con cognizione di causa che i tassi dell’isola erano assolutamente troppo pochi e troppo esili per essere di qualche utilità. Lui ne cercava grandi quantità, e qui non ce n’erano. Forse valeva la pena di provare nei paesi baltici, proposi. Tiravo a indovinare, così a casaccio. L’uomo mi ascoltava con attenzione continuando ad agitare le braccia. Sì, in effetti era diretto da quelle parti, passando per Gotland, se capivo bene. Continuammo ancora un po’ a parlare di traghetti e del tempo, dopodiché mi ringraziò e se ne andò dirigendosi a sudest, verso le piatte rocce calcaree alla foce del fiume. Uno strano tipo. E l’ultima cosa che disse fu bizzarra quanto la prima: “By the way, it’s a large one, your Malaise trap.” Si dica quel che si vuole degli inglesi, ma spesso hanno un alto livello di cultura. Durante la nostra breve conversazione non avevamo fatto cenno a quel che stavo facendo in quel momento tra i cespugli in riva al fiume. Non avevamo detto una parola sugli insetti. Di certo aveva notato il retino, ma, a differenza di tutti i miei connazionali, riteneva evidentemente naturale che facesse parte dell’attrezzatura che un gentiluomo porta con sé nelle sue escursioni per boschi e campagne. Non si era sentito in dovere di fare domande. Che simpatico! Il commento sulla trappola non faceva che confermarlo. Non domandò cosa fosse, nemmeno se si trattasse davvero di una trappola Malaise. Notò soltanto che era grande, come strizzandomi l’occhio. Furono le sue ultime parole. Come ho già detto, rimasi lì a bocca aperta in mezzo alla carice. [...] * Sten Selander (1891-1957), scrittore, critico letterario e botanico svedese, membro dell’Accademia di Svezia dal 1953. (N.d.T.)
11A EDIZIONE
Francesco Abate
(Cagliari,1964) scrittore, giornalista e disc jockey italiano. Il suo esordio come scrittore è del 1996 con L'Oratorio - Vietato ai minori di 14 anni, breve racconto, inserito nella collettiva Racconti di Celluloide (Alambicco). Da allora ha scritto 10 romanzi (due con Massimo Carlotto, uno con Saverio Mastrofranco ovvero l’attore Valerio Ma sta ndrea) per le case editrici Castelvecchi, Il Maestrale, Frassinelli, Edizioni Ambiente ed Einaudi. Ha partecipato a 9 raccolte di racconti, scritto pièce teatrali, testi per la televisione e sceneggiature cinematografiche. Alcuni suoi libri sono tradotti in Francia, Germania, Olanda, Belgio e Grecia. Nel 1999 ha vinto il miglior soggetto al Premio Solinas con Ultima di campionato; con Mi fido di te ha vinto il Premio del Libraio Città di Padova 2007 e con il romanzo Chiedo scusa (Einaudi, 2010), nel 2011 ha vinto il Premio Alziator. Con il romanzo Un posto anche per me (Einaudi, 2013) ha vinto Il Premio Lawrence nel 2014. Dal 2013 cura la collana Freschi per Caracò Editore. Il suo ultimo romanzo, Mia madre e altre catastrofi (Einaudi, Stile Libero) nelle librerie dal 1 marzo 2016, verrà presentato a ChiassoLetteraria. Si tratta di una tragicommedia che racconta il rapporto tra una madre e un figlio, dall’infanzia a oggi, scritta con grazia, ma senza sconti. Giornalista professionista dal 1986, lavora al quotidiano cagliaritano «L'Unione Sarda».
30.04 / 14.00 Fabiano Alborghetti
(Milano, 1970) poeta e operatore culturale italo-svizzero. Oltre a svariate edizioni d’arte e plaquette ha pubblicato le raccolte Verso Buda (LietoColle, 2004), L’opposta riva (LietoColle, 2006), Registro dei fragili, 43 Canti (Casagrande, 2009), la suite Supernova (L’Arcolaio, 2011) e L’opposta riva, dieci anni dopo (La Vita Felice, 2013). Sue poesie sono state tradotte, per riviste, antologie o in traduzione integrale, in più di dieci lingue. Come promotore di poesia, è stato direttore artistico per la Svizzera (e co-direttore per l’Italia) del festival Poesia Presente, ha scritto di critica letteraria per riviste e sul web, ha fondato riviste letterarie, creato rubriche, programmi radio, progetti in carceri, scuole e ospedali. Collabora con diverse case editrici ed è direttore editoriale della rivista di letteratura, poesia e critica Atelier. Recentemente ha coordinato, per il festival di traduzione Babel di Bellinzona, la pubblicazione di una antologia di poeti ticinesi in Polonia e due quaderni antologici di poesia ticinese per la rivista svedese Staden. Il suo ultimo libro è il romanzo in versi Maiser (l’uomo del mais) di prossima pubblicazione per Marcos y Marcos. Vive a Rancate.
01.05 / 14.00 Marco Balzano
(Milano, 1978) insegnante liceale, poeta e scrittore italiano. Vive e lavora a Milano come insegnante di Liceo. Ha esordito nel 2007 con la raccolta di poesie Particolari in controsenso (Lieto Colle; Premio Gozzano). Nel 2008 è uscito il suo saggio I confini del sole. Leopardi e il Nuovo Mondo (Marsilio; Premio Centro Nazionale di Studi Leopardiani). Il suo primo romanzo è Il figlio del figlio (Avagliano, 2010; finalista Premio Dessì 2010; menzione speciale della giuria Premio BrancatiZafferana 2011; Premio Corrado Alvaro Opera Prima 2012). Il secondo, Pronti a tutte le partenze (Sellerio 2013), ha ottenuto un ampio riconoscimento critico e di pubblico e ha vinto il prestigioso Premio Flaiano. Con il recente L’ultimo arrivato (Sellerio, 2014), un romanzo di formazione ambientato negli anni Cinquanta del Novecento che narra la storia di un piccolo emigrante che abbandona la Sicilia e si reca a Milano, ha vinto il Premio Campiello 2015.
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Hoda Barakat
(Bsharre, Libano, 1952) scrittrice e giornalista libanese attualmente residente a Parigi. Nata da una famiglia cristianomaronita originaria del Libano settentrionale. Nel 1975 si è laureata in letteratura araba a Beirut, città dove ha vissuto fino al 1989. Tra le più note e brillanti scrittrici libanesi, vive dal 1989 a Parigi, città dove è stata per oltre un decennio responsabile della redazione giornalistica di «Radio Orient», una delle emittenti più ascoltate tra i francesi di origine araba. Ha pubblicato cinque romanzi - scritti in arabo e tradotti in francese da Actes Sud - di grande fascino e potenza narrativa, di cui in Italia sono stati tradotti Malati d’amore (Jouvence, 1997), L’uomo che arava le acque (Ponte alle Grazie, 2003) e la raccolta di articoli usciti sul giornale arabo «aI Hayat», Lettere da una straniera (Ponte alle Grazie, 2006) sulla sua esperienza di esilio volontario. Il suo ultimo romanzo, Le Royaume de cette terre (Actes Sud, 2012) non è ancora disponibile in italiano. Le sue opere più famose trattano il periodo della guerra civile libanese (1975-1990) e la fase immediatamente successiva. Profonda conoscitrice dell’opera di Marcel Proust e Robert Musil, ma anche dei poeti arabi del IX e del X secolo, indaga da sempre i simboli e la storia del suo paese mediorientale, restituendo della crisi di quella parte del mondo un’interpretazione che mette al primo posto la ricerca della libertà rispetto alle appartenenze comunitarie, religiose e di genere. Finalista al Man International Booker Prize 2015, ha ottenuto numerosi premi letterari, tra i quali il prestigioso Premio Naguib Mahfouz nel 2000 e le sono state conferite le onorificenze di Chevalier de l'Ordre des Arts et des Lettres (2002) e di Chevalier de L'Ordre du Mérite National (2008).
30.04 / 18.00 Daniele Bernardi (Lugano, 1981)
poeta e attore svizzero di lingua italiana. Ha pubblicato delle plaquette di poesia con le case editrici Alla chiara fonte e LietoColle. Alcuni suoi testi sono inoltre apparsi su antologie e riviste. Collabora con la trasmissione «Il segnalibro» della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana - Rete Due, con la rivista «Cenobio» e i settimanali «Azione» e «Ticino 7». Nel 2013 ha curato l'antologia di scritti giornalistici di Antonio Porta Abbiamo da tirar fuori la vita (Edizioni Cenobio). È attore professionista e lavora tra Svizzera e Italia. Di recente pubblicazione, la raccolta di poesie Gabbie per belve (Casagrande, 2016) verrà presentata in anteprima a ChiassoLetteraria.
29.04 / 21.00 In Koli Jean Bofane
(Mbandaka, Repubblica democratica del Congo, ex Zaire, 1954) scrittore congolese di lingua francese, attualmente residente in Belgio. Come la maggioranza degli scrittori del suo paese ha scelto l’esilio per poter continuare a svolgere la sua attività letteraria. Nel 1993, infatti, decide di lasciare il suo Congo natale per il Belgio, dove vive tuttora. Nel 1996 pubblica Pourquoi le lion n’est plus le roi des animaux (Gallimard Jeunesse), tradotto in diverse lingue che gli varrà il Prix de la critique de la communauté française de Belgique. Nel 2000 pubblica Bibi et les Canards, mentre nel 2008 esce il suo primo romanzo Mathématiques congolaises (Actes sud; Matematica congolese, 66thand2nd, 2014), a metà tra il polar e la fantapolitica orwelliana, con il quale ottiene, l’anno successivo, il Prix littéraire de la SCAM e il Grand prix littéraire d'Afrique noire (ADELF). Al suo ultimo romanzo Congo Inc. Le Testament de Bismarck (Actes Sud, 2014; Congo Inc. Il testamento di Bismarck, 66thand2nd, 2015), un’esilarante e dirompente commedia umana sulla crudele realtà del Congo contemporaneo, sono stati conferiti il Grand prix du roman métis nel 2014 e il Prix des cinq continents de la Francophonie nel 2015. I suoi libri sono stati tradotti anche in Germania, Slovenia, Stati Uniti, Brasile e in Corea.
01.05 / 17.30
14
FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA Irena Brežná
(Bratislava, Slovacchia, 1950) scrittrice e giornalista svizzera di lingua tedesca, di origine slovacca. È cresciuta a Trenčín (nell‘attuale Slovacchia) e ha conseguito la maturità a Bratislava. In seguito all’invasione sovietica, che nel 1968 stronca la Primavera di Praga, ripara con la famiglia in Svizzera. Nel 1975 si è laureata in slavistica, filosofia e psicologia presso l’Università di Basilea. Ha quindi lavorato come traduttrice nei servizi federali di assistenza ai rifugiati, come professoressa di russo e in istituti di ricerca psicologica a Basilea e Monaco. Si è nel contempo impegnata in Amnesty International e a favore dei diritti delle donne in diversi progetti in America centrale e in Cecenia. Con il suo unico romanzo tradotto in italiano Straniera ingrata (Keller, 2015; tit. orig.: Die undankbare Fremde, 2012) ha ottenuto il Premio svizzero di letteratura 2012. Presenterà a Chiasso, in anteprima in lingua italiana, una raccolta dei suoi reportage letterari Le lupe di Sernovodsk (Keller, 2016).
30.04 / 16.30 Arno Camenisch
(Tavanasa, Canton Grigioni, 1978) romanziere, poeta e drammaturgo svizzero bilingue. Nato e cresciuto a Tavanasa nei Grigioni, scrive in tedesco e in retoromancio sursilvano. Ha studiato all’Istituto svizzero di letteratura di Bienne, città in cui vive e lavora. Ha brillantemente esordito con Sez Ner, (Engeler, 2009; Sez Ner, Casagrande, 2010), tradotto subito anche in francese. Ha quindi pubblicato Hinter dem Bahnhof (Engeler, 2010; Dietro la stazione, Keller, 2013) e Ustrinkata (Engeler, 2012; Ultima sera, Keller, 2013). I testi di Camenisch sono tradotti in diciotto lingue. Ha ricevuto molteplici riconoscimenti, tra cui il Premio Hölderlin (sezione esordienti) nel 2013, il Premio federale di letteratura nel 2012, il Premio bernese di letteratura nel 2011 e nel 2012, nonché il Premio Schiller ZKB nel 2010. Il suo ultimo romanzo Die Kur (Engeler, 2015) non è ancora disponibile in italiano.
29.04 / 09.30 Maddalena Crippa
(Besana Brianza, 1957) attrice teatrale e cinematografica italiana. Debutta diciassettenne al Piccolo Teatro di Milano nel Campiello di Goldoni con la regia di Giorgio Strehler, lavora poi con i più importanti registi italiani e stranieri: Squarzina, Ronconi, Castri, Vitez, Stein, Carsen, De Simone, Marcucci, Calenda, Navello, Pezzoli, Giordano, Rifici, Nicosia. Si divide tra il teatro classico e il teatro musicale. Interpreta, tra gli altri, i ruoli di Lady Macbeth, Medea, Pentesilea, Tamora, Nora, Jelena Andreevna, Ada Mariglia, Varvara Petrovna, Marcolina. Inizia il suo personale percorso di attrice cantante in Canzonette Vagabonde, cantando in tedesco e in italiano le canzoni tra le due guerre, prosegue poi con Sboom canti e disincanti degli anni ’60, costruisce il suo manifesto umano in A Sud Dell' Alma, attraverso le parole dei poeti e le atmosfere musicali del Sudamerica. È la prima donna ad interpretare il teatro canzone di Giorgio Gaber con E Pensare che c'era il pensiero. Luciano Berio le offre sia il ruolo Polli che quello di Jenny nell' Opera Da Tre Soldi con l'orchestra di Santa Cecilia a Roma. In Schönberg Cabaret affronta in lingua tedesca sia Pierrot Lunaire che i Brettl- Lieder. Riceve diversi premi tra cui il Duse ed il Flaiano. Partecipa ai Demoni di F. Dostoevskij, riduzione teatrale dal romanzo, della durata di 12 ore, di Peter Stein che ne cura anche la regia. Debutta a Roma con Italia Mia Italia, lo spettacolo di canzoni e parole dedicato all' Italia con la regia di Peter Stein. Debutta a maggio 2015 a Roma al Teatro Argentina in Der Park di Botho Strauss nel ruolo di Titania, regia di Peter Stein.
27.04 / 20.45
Maria Dueñas
(Puertollano, Spagna, 1964) scrittrice e docente universitaria spagnola. È stata per anni titolare della cattedra di Filologia e Letteratura inglese all’Università di Murcia, ha insegnato anche in alcune università americane. Nel 2009 ha esordito con El tiempo entre costuras (La notte ha cambiato rumore, Mondadori, 2010), un avvincente romanzo storico ambientato in Spagna e in Marocco durante gli anni della Guerra civile spagnola. Tradotto in più di venticinque lingue, è diventato un bestseller da cinque milioni di copie ed ha ispirato una serie televisiva di grande successo per l’emittente spagnola Antena 3. Dueñas ha successivamente pubblicato altri due romanzi storici, subito tradotti in italiano, Un amore più forte di te (Mondadori, 2013) e il recente Un sorriso tra due silenzi (Mondadori, 2015), un’avventura epica che si svolge nella seconda metà dell’Ottocento tra il Messico, Cuba e la città vinicola spagnola di Jerez de la Frontera. Per l’ormai celebre romanzo d’esordio ha ricevuto molti premi, tra i quali il prestigioso Premio Ciudad de Cartagena de Novela Histórica (2010) e il Premio de Cultura 2011 (sezione letteratura).
01.05 / 16.15 Sebastiano Gatto
(Mestre, 1975) poeta e traduttore italiano. Vive a Venezia. È scrittore e traduttore. Ha pubblicato i libri di poesia Padre Vostro (Campanotto, 2000), Horse Category (Il Ponte del sale, 2009), la plaquette Strada lavoro (Nervi, 2015) e Voci dal fondo (LietoColle - Pordenonelegge, 2015). Per Amos Edizioni ha curato e tradotto Memoria della neve e Poesie complete di Julio Llamazares, Abel Sánchez di Miguel de Unamuno e Ritornerai a Región di Juan Benet. Per Il Ponte del sale, assieme a Ianus Pravo, Peter Pan non è che un nome di Leopoldo María Panero. Ha inoltre pubblicato i romanzi Le sette biciclette di César (Amos, 2012) e Blues delle zucche (Amos, 2015).
01.05 / 14.00 Massimo Gezzi
(Sant'Elpidio a Mare, 1976) poeta e docente di italiano. Ha pubblicato tre raccolte di poesia: Il mare a destra (Edizioni Atelier, 2004), L’attimo dopo: 20042009 (Sossella, 2009) e recentemente Il numero dei vivi (Donzelli, 2015). Sue poesie sono incluse in Poesia contemporanea. Nono quaderno italiano, a cura di Franco Buffoni (Marcos y Marcos, 2007). Sempre in ambito poetico nel 2011 è uscito il volumetto In altre forme / En d'autres formes / In andere Formen. Dieci poesie in tre lingue (Transeuropa). Ha curato il volume L'autocommento nella poesia del Novecento. Italia e Svizzera italiana (Pacini, 2010), l’edizione commentata del Diario del ’71 e del ‘72 di Eugenio Montale (Mondadori, 2010) e gli apparati dell’Oscar Poesie 1975-2013 di Franco Buffoni (Mondadori, 2012). Collabora con «il manifesto» e ha tradotto saggi e romanzi dall’inglese. Insieme e Guido Mazzoni e Gianluigi Simonetti nel 2011 ha fondato il sito letterario Le parole e le cose (www.leparoleelecose.it). Recentemente ha pubblicato Tra le pagine e il mondo. Dieci anni di incontri, dialoghi, letture (Italic, 2015), un’importante raccolta di interviste a poeti e recensioni. Vive a Lugano, dove insegna italiano presso il Liceo cantonale 1. Figura tra i sette vincitori dei Premi svizzeri di letteratura 2016.
01.05 / 11.00 Christine Le Quellec Cottier
(Losanna, 1965) docente universitaria e ricercatrice svizzera di lingua francese. Insegna letterature francofone all’Università di Losanna ed è esperta di letteratura africana francofona, tema sul quale ha curato diverse pubblicazioni in riviste letterarie. Direttrice del Centre d’études Blaise Cendrars che, in collaborazione con gli Archivi letterari svizzeri di Berna, si propone di far conoscere l’opera del grande scrittore francese di origine svizzera. Ha recentemente pubblicato in italiano Blaise Cendrars. Un uomo in partenza (Dadò, 2015). L’autrice fa rivivere Cendrars, figura leggendaria della modernità poetica, separando l’uomo dal mito e ricostituendo un percorso fedele e al contempo affascinante. Lo spirito di ribellione e il continuo bisogno di rinnovamento che lo contraddistinguono, spiegano perché Cendrars continua a sedurre le giovani generazioni.
01.05 / 15.30
Autori
15
Fabio Pusterla
(Mendrisio, 1957) poeta, saggista e traduttore svizzero di lingua italiana. Docente presso il Liceo di Lugano 1 e presso l'Istituto di Studi Italiani (ISI) dell'Università della Svizzera italiana. Si laurea a Pavia con Maria Corti. La prima raccolta di poesie, Concessione all’inverno, esce da Casagrande nel 1985 e suscita il consenso immediato di critici e poeti. Tra le sue opere più recenti ricordiamo l'antologia d'autore Le terre emerse. Poesie 1985-2008 (Einaudi, 2009), l’ampia raccolta poetica Corpo stellare (Marcos y Marcos, 2010) e Argéman (2014). Da segnalare inoltre il volume di saggi sulla poesia contemporanea Il nervo di Arnold e altre letture (Marcos y Marcos, 2007) e la raccolta di prose poetiche e saggistiche Quando Chiasso era in Irlanda e altre avventure tra libri e realtà (Casagrande, 2012). Numerose le traduzioni poetiche, soprattutto dell’opera di Philippe Jaccottet. Ha ricevuto importanti premi letterari, tra i quali il Premio Gottfried Keller (2007), il Premio svizzero di letteratura (2013), il Premio Napoli (2013) e il Premio della Fondazione Iside e Cesare Lavezzari (2013). Fabio Pusterla vive ad Albogasio, sulla frontiera fra Italia e Svizzera.
01.05 / 14.00 Domenico Quirico
(Asti, 1951) giornalista e scrittore italiano. È giornalista de «La Stampa», responsabile degli esteri, corrispondente da Parigi e ora inviato. Ha seguito in particolare tutte le vicende africane degli ultimi vent’anni dalla Somalia al Congo, dal Ruanda alla primavera araba. Ha vinto i premi giornalistici Cutuli e Premiolino e, nel 2013, il prestigioso Premio Indro Montanelli. Ha scritto quattro saggi storici per Mondadori: Squadrone bianco. Storia delle truppe coloniali italiane (2002), Adua. La battaglia che cambiò la storia d'Italia (2004), Generali. Controstoria dei vertici militari che fecero e disfecero l'Italia (2006), Naja. Storia del servizio di leva in Italia (2008) nonché Primavera araba. Le rivoluzioni dall'altra parte del mare (Bollati Boringhieri, 2011). Più recentemente ha pubblicato: Gli ultimi. La magnifica storia dei vinti (Neri Pozza, 2013), Il Paese del male. 152 giorni in ostaggio in Siria, con Pierre Piccinin da Prata (Neri Pozza, 2013) - potente narrazione della sua terribile e drammatica prigionia - e infine Il Grande Califfato (Neri Pozza, 2015). Durante la sua attività di inviato di guerra fu rapito ben due volte: la prima, nell’agosto del 2011, in Libia e liberato dopo 2 giorni; la seconda, in Siria, dal 9 aprile all’8 settembre 2013. Durante quest’ultimo sequestro - durato 5 mesi e di cui si narra nel citato Paese del male - venne liberato grazie a un intervento dello stato italiano e riportato a casa. A Chiasso, presenterà Esodo. Storia del nuovo millennio (Neri Pozza, 2016), intenso racconto in presa diretta sulle grandi migrazioni che stanno mutando il mondo.
29.04 / 18.30 Fredrik Sjöberg
(Västervik, Svezia, 1958) entomologo, scrittore e giornalista culturale svedese. Dopo gli studi di biologia a Lund ha passato due anni viaggiando intorno al mondo e ha lavorato al Teatro Reale di Stoccolma. Dal 1986 vive con la famiglia sull’isola di Runmarö, un paradiso naturale di quindici chilometri quadrati al largo di Stoccolma, dove studia le mosche, di cui è diventato uno dei maggiori esperti. La sua collezione di sirfidi (vasta famiglia di insetti dell’ordine dei Ditteri) è stata esposta alla Biennale d’Arte di Venezia nel 2009. L’originalità della sua scrittura, che fonde letteratura, riflessione e divulgazione con umorismo e poesia, ha ottenuto successi e riconoscimenti a livello internazionale. L’arte di collezionare mosche (Iperborea, 2015), il suo primo e finora unico libro pubblicato in italiano, è stato tradotto in tutta Europa e nominato dal «The Times» “Nature Boook of the Year”. Per molti lettori, un cult.
30.04 / 15.15
27 APRILE—1. MAGGIO 2016 ⁄ CHIASSO Mariagiorgia Ulbar
(Teramo, 1981) poetessa italiana. Mariagiorgia Ulbar è nata a Teramo e ora vive tra Roma e l’Abruzzo. Insegna e traduce dal tedesco e dall’inglese. Ha pubblicato la raccolta I fiori dolci e le foglie velenose (Maremmi, 2012), la silloge Su pietre tagliate e smosse all’interno dell’Undicesimo quaderno italiano di poesia contemporanea (Marcos y Marcos, 2012), le plaquette illustrate in edizione limitata Osnabrück e Transcontinentale (Collana Isola, 2013), la raccolta Gli eroi sono gli eroi (Marcos y Marcos, 2015), Un bestiario (Nervi Edizioni, 2015) e le poesie del libro di illustrazioni Metamorphosis di Elisa Talentino (La Grande Illusion, 2016). Ha fondato la Collana Isola, che pubblica libriccini di poesia e illustrazione di autori contemporanei. Insieme al fotografo Gaetano Bellone ha creato il progetto di poesia e fotografia Il tempo qui non vale niente, che si sviluppa on line al sito lightpo.tumblr. com.
Sponsor principali
Sponsor Fondazione UBS per la cultura
01.05 / 14.00 Roberto Vecchioni
(Carate Brianza, 1943) cantautore, scrittore e insegnante italiano. È uno dei padri storici della canzone d'autore in Italia. Ha vinto i quattro premi più importanti della musica italiana: il Premio Tenco nel 1983, il Festivalbar nel 1992, il Festival di Sanremo e il Premio Mia Martini della critica, entrambi nel 2011; ha vinto inoltre il Premio Lunezia Antologia 2013. È considerato fra i cantautori italiani più importanti, influenti e stilisticamente eclettici. Nella sua opera, è ricorrente l'intrecciarsi del proprio essere con i più svariati miti della storia, della letteratura o dell'arte, quest’ ultimi presi in prestito, non tanto per descriverne le gesta, quanto piuttosto come espediente per rappresentare una parte di sé. Per Einaudi ha pubblicato Viaggi del tempo immobile (1996), Le parole non le portano le cicogne (2000), Parole e canzoni (2002), Il libraio di Selinunte (2004 e, con una nuova prefazione in forma di racconto, 2007), Diario di un gatto con gli stivali (2006), Scacco a Dio (2009 e 2011) e Il mercante di luce (2014). Per Frassinelli è uscito il libro di poesie Di sogni e d'amore (2007). Professore di greco e latino per tanti anni, è attualmente docente di “Forme di poesia in musica” presso l'Università di Pavia.
30.04 / 16.45 / 20.30 Massimiliano Verga
(Milano, 1970) docente universitario. Laureato in Scienze politiche all'Università degli studi di Milano, ha conseguito il dottorato di ricerca in "Sociologia del diritto" presso la medesima università. Dal 2006 è ricercatore in Sociologia del diritto presso l'Università di Milano-Bicocca, dove insegna Sociologia dei diritti fondamentali ed è Referente per la disabilità del Dipartimento di Giurisprudenza.. Si occupa prevalentemente di diritti umani, bioetica e usi medici di sostanze illegali. Autore di numerosi articoli su riviste e volumi collettanei, ha pubblicato la monografia La droga espiatoria. Un'analisi critica del proibizionismo (Guerini, 2004) e, con Roberta Dameno, Garantire i diritti. Le innovazioni biomediche e biotecnologiche e le opinioni degli operatori (Guerini, 2008). Ha inoltre curato i volumi L'innovazione biotecnologica e la tutela dei diritti fondamentali (Guerini, 2009) e, sempre con Roberta Dameno, Finzione e utopie. Diritto e diritti nella società contemporanea (Guerini, 2001). Nel 2012 pubblica con Mondadori Zigulì. La mia vita dolceamara con un figlio disabile, a proposito della sua esperienza di padre di un bambino che si chiama Moreno, a cui fa seguito Un gettone di libertà (Mondadori, 2014), lucida e compartecipata riflessione sulla paternità.
30.04 / 11.00 Francesco Zanot
(Milano, 1979) critico fotografico e curatore. Ha curato mostre e pubblicazioni su alcuni fra i maggiori fotografi della scena internazionale, come Alec Soth, Takashi Homma, Linda Fregni Nagler, Guido Guidi, Vincenzo Castella, Luigi Ghirri, Boris Mikhailov e molti altri. Direttore del “Master in Fotografia e Visual Design” organizzato da NABA, Milano, è inoltre associate editor di Fantom. Dal 2015 è curatore di CAMERA Centro italiano per la fotografia, Torino.
28.04 / 18.30
Partner organizzativi ABi Associazione Biennale dell’immagine ADS, Autrici e autori della Svizzera ASSI Associazione Scrittori Svizzera Italiana Associazione Archivi riuniti Donne Ticino Biblioteca cantonale e del Liceo di Mendrisio Centro di risorse didattiche e digitali Centro Giovani comunale, Chiasso Chiasso_culture in movimento Fondazione Rolla, Bruzella Murrayfield Pub, Chiasso Spazio Lampo, Chiasso Media partner
Manifestazioni e enti partner
11A EDIZIONE
FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA
27 APRILE—1. MAGGIO 2016 ⁄ CHIASSO
ORGANIZZAZIONE COORDINAMENTO E PROGRAMMAZIONE LETTERARIA Marco Galli coordinatore Franco Ghielmetti immagine Rolando Schärer redazione
CONSULENZA SCIENTIFICA
Prisca Agustoni poeta e docente universitaria Renate Amuat formatrice e mediatrice Museo Nazionale Svizzero Zurigo Goffredo Fofi saggista, critico letterario, cinematografico e teatrale Chiara Macconi giornalista, Archivi riuniti donne Ticino
Christian Marazzi economista Sebastiano Marvin scrittore, Associazione Autori Svizzeri, Antenna Svizzera Italiana Tiziana Mona giornalista Liaty Pisani scrittrice Fabio Pusterla poeta Nina Pusterla docente Fabio Zucchella traduttore, consulente editoriale
AMMINISTRAZIONE
WEB MASTER
SEGRETERIA
BLOG LETTERARIO
Nicoletta De Carli
Bianca Coltro Bizzotto
LOGISTICA
Guido de Angeli
UFFICIO STAMPA PER LA SVIZZERA E PER L’ITALIA Laboratorio delle parole, Francesca Rossini
Vanessa Viganò Manuela Fulga, coordinatrice Libreria Libreria del Corso Chiasso
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
Françoise Gehring
Omar Cartulano, responsabile Michela Di Savino Marta Panzeri
REVISORE
BAR
REDAZIONE
Alice Snozzi
SONORIZZAZIONE E ILLUMINAZIONE Luminaudio
GRAFICA
Studio CCRZ
Cristian Bizzotto Antoine Casabianca Andrea Gianinazzi Francesco Lombardo Giovanni Mantovani Angelo Tomada
COLLABORATORI ALL’ORGANIZZAZIONE Anna Allenbach / Alessia Antonini Rudy Bächtold / Valérie Barattolo Adriano Bazzocco / Bex Bedulli Manuela Bobbià / Tatjana Boehm Galli / Fernando Buzzi Roberta Canonico / Silvia Colombo Danilo Forini / Giulia Fratini Arianna Imberti Dosi / Maurizia Magni / Michela Quadri / Monica Thaler / Giuseppe Valli
IN COLLABORAZIONE CON GLI UFFICI CULTURA E SERVIZI E ATTIVITÀ SOCIALI DEL COMUNE DI CHIASSO
Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice m.a.x. Museo Armando Calvia, direttore Cinema Teatro Andrea Banfi, responsabile Servizi e attività sociali Lucia Ceccato, coordinatrice Chiasso_culture in movimento Davide Onesti, Cinema Teatro
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