Chiasso Letteraria 2022 "Porti"

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16°FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA 11–15 MAGGIO 2022

/ CHIASSO

David ABULAFIA (GB) Cristina Ubah ALI FARAH (Somalia,I) Miguel BONNEFOY (Venezuela, F) Roberto CASATI (I) Gianluca D’ANDREA (I) Marco FERRI (I) Christoph GEISER (CH) Amitav GHOSH (India) Renato GIOVANNOLI (CH) Anne HAUG (CH) Franca MANCINELLI (I) Stefano MARELLI (CH) NARCISSE (CH) Giulia NATALE (I) Alessandra NOVAGA (I) Bruno PELLEGRINO (CH) Djaimilia PEREIRA DE ALMEIDA (Angola, Portogallo) Claudio PIERSANTI (I) La PP (CH) Barbara PRENKA (KOSOVO) Carola Rackete (D) Usama al SHAHMANI (Iraq, CH) Marina SKALOVA (F) Hannah SILVA (GB) Jón Kalman STEFÁNSSON (Islanda) Peter STAMM (CH) Peppe VOLTARELLI (I)


16°FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA

I PORTI SONO CULLE DI CIVILTA': CI INSEGNANO CHE NON ESISTE CIVILTA' CHE NON SIA METICCIA ChiassoLetteraria è pronta a salpare. GLI OSPITI DELLA SEDICESIMA EDIZIONE: La sedicesima edizione di CHIASSOLETTERARIA UN ARCIPELAGO LETTERARIO, si svolgerà dall’ 11 al 15 maggio 2022 a Chiasso Un’edizione a vocazione cosmopolita. (Svizzera) e avrà come titolo “PORTI”. I porti sono luoghi fisici e metaforici, di partenze, approdi, incontri. Ogni essere umano anela a un suo porto, da raggiungere, a cui tornare, a volte, da abbandonare. I porti sono luoghi letterari, teatri d’avventura, salvezza e perdizione. Nei porti i destini confluiscono, si mischiano, si scontrano. I porti sono luoghi liminari, dedali di vicoli dove brulicano vite smarginate, sempre in cerca di un altrove. Ma, oltre a farsi romanzo e poesia, i porti sono anche crocevia delle merci mondiali – nonluoghi dell’economia globale, antiluoghi di sfruttamento e di traffici loschi. Per secoli i porti sono stati stazioni di scambio: di merci innanzitutto, ma anche di idee, musiche, lingue e culture. Nei porti sono divampate rivoluzioni e utopie. I porti sono metafora dell’intrecciarsi dei popoli e delle culture. I porti sono culle di civiltà e ci insegnano che non esiste civiltà che non sia meticcia. Dopo il dittico dedicato al mondo incombente, ChiassoLetteraria, respirando l’aria dei mari, tende l’orecchio al verso dei gabbiani e al richiamo delle sirene e dedica la sua sedicesima edizione ai porti. Porti fisici, economici, storici, letterari, metaforici. Una trentina di autori, tra scrittori, poeti, saggisti, attivisti e musicisti – capaci e impavidi navigatori – ci condurrà alla scoperta di storie, paesaggi e personaggi. Non vediamo l’ora di sciogliere le vele! In fondo, non è forse un libro, con le sue pagine da sfogliare, un veliero che si apre al vento per condurci lontano? E non è forse un festival un porto a cui approdare e da cui salpare arricchiti d’umanità?

Mai come quest’anno, ChiassoLetteraria appare come un intreccio – vero e proprio “porto letterario” – di scrittrici e di scrittori da tutto il mondo e soprattutto di autori, che incarnano nella loro stessa biografia, l’incontro e la mescolanza, a volte subita, a volte anelata, a volte semplicemente vissuta, tra popoli e culture. Se i porti sono metafora dell’intrecciarsi dei popoli e delle culture, ChiassoLetteraria salperà ufficialmente dai porti d’Islanda con il grande e amatissimo Jón Kalman Stefánsson e concluderà la sua rotta nei porti dell’Oceano Indiano con Amitav Ghosh, tra gli scrittori di maggiore rilievo letterario e sociopolitico. Tra due potenziali candidati al Premio Nobel per la letteratura si andranno a incontrare alcuni degli esponenti più interessanti della scena letteraria internazionale e nazionale. Dapprima va però segnalato l’incontro imperdibile con Carola Rackete, ambientalista, attivista e capitana di nave, che il 29 giugno 2019 attraccò senza autorizzazione al porto di Lampedusa per salvare la vita di 42 migranti, dando avvio a un caso giuridico e politico internazionale, in cui la Corte di cassazione alla fine respinse la decisione del pubblico ministero contro la sua liberazione. Particolare attenzione verrà dedicata alla situazione in Ucraina e alle conseguenze umane e geopolitiche a livello mondiale e locale attraverso uno Speciale Ucraina oggi. Con il celebre storico dell’Università di Cambridge David Abulafia, autore di quel capolavoro che è Il grande mare, si attraverseranno vertiginosamente i mari e i porti che nel corso dei secoli hanno generato il succedersi delle civiltà. Il talento francovenezuelano Miguel Bonnefoy ci porterà con Eredità nel cuore della grande narrativa latinoamerica, di cui ormai fa

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parte. Con la portoghese d’origine angolana Djaimilia Pereira de Almeida e con l’italo-somala Cristina Ubah Ali Farah incontreremo i destini di donne forti alle prese con le conseguenze del colonialismo. La grande letteratura europea sarà abbordata grazie a due scrittori pluripremiati come l’italiano Claudio Piersanti e lo svizzero Peter Stamm, nelle cui opere il porto assume significati metaforici ed esistenziali. La poesia di autori di città marinare come Fano e Messina sarà protagonista della Carta bianca a Fabio Pusterla con tre poeti affermati quali Franca Mancinelli, Gianluca D’Andrea e Marco Ferri. Il significato più recondito dell’Oceano verrà investigato in compagnia dei filosofi Roberto Casati e Renato Giovannoli. La letteratura svizzera verrà sondata con due duplici incontri. Il primo, sul significato del vivere in porti stranieri, con due autori residenti nel nostro paese quali l’irakeno Usama al Shahmani e la scrittrice e drammaturga francese d'origine russa Marina Skalova. Il secondo vedrà incontrarsi due autori attenti alle tematiche sociali ma dallo stile prodigioso come il giovane Bruno Pellegrino e l’affermato Christoph Geiser. Una finestra speciale verrà dedicata alla letteratura nella Svizzera italiana grazie alla presentazione de I nuovi Sillabari, una produzione di Rete Due con una ventina di scrittori della Svizzera italiana che omaggiano Goffredo Parise. I porti saranno anche quelli della lingua franca dello spoken word, che avrà ospiti in una serata speciale due big internazionali quali lo svizzero Narcisse e la britannica Hannah Silva, nonché l’autrice e attrice svizzera Anne Haug. Spazio anche alla canzone d’autore con Peppe Voltarelli (tre volte premio Tenco), alla danza con la compagnia La PP, all’arte con l’artista kossovara Barbara Prenka e la musicista Alessandra Novaga, nonché agli atelier per docenti, genitori e allievi con Giulia Natale e alla cucina d’autore con la serata gastronomica dedicata a Jean-Claude Izzo con lo scrittore italo-ticinese Stefano Marelli.

PROGRAMMA DI MASSIMA (Aggiornamenti al sito www.chiassoletteraria.ch dal 9 aprile) venerdi' 13 maggio 18.30

SABATO 14 maggio 10.00–18.30

domenica 15 maggio 10.00–18.30

Jón Kalman Stefánsson

Gentilezza in azione Claudio Piersanti Carola Rackete Roberto Casati Renato Giovannoli Usama Al Shamani Marina Skalova Djaimilia Pereira De Almeida Bruno Pellegrino Christoph Geiser Miguel Bonnefoy Stefano marelli

I Nuovi Sillabari David Abulafia Marco Ferri Franca Mancinelli Gianluca D’Andrea Peter Stamm Ubah Cristina Ali Farah Anne Haug Amitav Ghosh


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11–15 MAGGIO 2022 / CHIASSO

EVENTI SPECIALI MERCOLEDI’ 11 MAGGIO 20.45, Cinema Excelsior PEPPE VOLTARELLI, Recital “PLANETARIO” concerto di teatro-canzone

Peppe Voltarelli, chitarra voce e fisarmonica Luigi Cioffi, pianoforte Massimo Garritano, chitarra elettrica Gabriele Albanese, sax soprano Peppe Voltarelli, dal 1990 al 2005 è stato il cantante del Gruppo folk-rock sperimentale Il Parto delle Nuvole Pesanti. Dal 2006 conduce carriera solista. Lavorando sul linguaggio e sulle tradizioni della sua terra d’origine, la Calabria, costruisce una narrazione ironica, pungente e critica della quotidianità, al di fuori degli stereotipi. Distratto ma però, il primo lavoro discografico da solista, è prodotto da Alessandro Finazzo (Finaz della Bandabardò) e vede la partecipazione di Roy Paci, Sergio Cammariere e Pau dei Negrita. Vince la Targa Tenco a tre riprese: miglior album in dialetto 2010 per Ultima notte a Mala Strana; migliore interprete 2016 per Voltarelli canta Profazio, omaggio al grande cantastorie calabrese Otello Profazio; migliore inteprete 2021 per il suo Planetario. Compone le colonne sonore dei film di Giuseppe Gagliardi (La vera leggenda di Tony Vilar eTatanka). È inoltre attore in diversi film e spettacoli teatrali. A Chiasso, presenterà Planetario, viaggio nella musica d’autore da Jacques Brel a Bob Dylan, da Leo Ferré a Vladimir Vysotskij, da Sergio Endrigo a Modugno, che Voltarelli intepreta con grande riuscita passando dalla canzone intimista al canto di protesta. Planetario è anche un viaggio per città portuali: Ostenda, Rotterdam, Amsterdam, Napoli…“È una mappa sentimentale di incontri e grandi amicizie raccontate da canzoni senza tempo.”. Un artista autentico da conoscere senza indugio. Entrata: fr. 15.-. Senza prenotazione.

GIOVEDI’ 12 MAGGIO 18.30 Spazio Lampo, Via Livio 16 Installazione artistica e concerto DRIFTING ON THE ECHOES

A cura di Giulia Guanella, Associazione Grande Velocità. Alle 20.30 concerto di Alessandra Novaga. In occasione di ChiassoLetteraria 2022, l’associazione Grande Velocità ospiterà a Spazio Lampo un dialogo tra l’artista kosovara Barbara Prenka e la musicista italiana Alessandra Novaga. La materia pittorica si arricchisce, nel lavoro di Barbara Prenka, di un’energia che agisce in relazione all’ambiente che la circonda e allo stesso tempo la rende autonoma rispetto ad esso. Carichi di intuizione e spontaneità, di progetto e imprevisto, i suoi gesti delicati donano al colore una forma e una tridimensionalità che si modella in relazione a quella dello spazio espositivo, seguendo e avvolgendo i suoi pieni e i suoi vuoti. Con l’aspetto di una trapunta minuziosamente confezionata dalle mani dell’artista, la pitturaoggetto di Barbara Prenka si spiegherà a Spazio Lampo in un morbido fluire di sfumature, avvolgendolo di una patina familiare e accogliente, un porto sicuro in cui trovare agio e conforto, in cui riconciliarsi con la dimensione domestica che negli ultimi mesi è stata campo di forti contraddizioni. Lasciandosi ispirare da questo ritmo cromatico, Alessandra Novaga, trasformerà le morbidezza e fluidità del lavoro di Prenka in suggestioni sonore, creando una traccia che si avvolgerà all’opera come un riverbero per tutta la durata della mostra. Durata esposizione: 12 maggio – 12 giugno 2022.

18.00–20.30 Vicolo dei Chiesa 1

(Sede Biennale dell’Immagine) gruppi di 1-5 persone, a intervalli di 10 minuti

DÉDICACE

Spettacolo di danza su musica richiesta dallo spettatore. A cura della compagnia La PP – Romane Peytavin e Pierre Piton (coreografi e interpreti). In collaborazione e nell’ambito della Festa Danzante Ticino. A cura di Tiziana Conte. “Dédicace” è una performance di danza, in cui i ballerini danzano improvvisando sui ritmi della canzone scelta dallo spettatore. Ogni ballo è così dedicato espressamente allo spettatore presente. Lo spettacolo si vuole accessibile a tutte le età e a tutte le persone, in modo ludico e artistico al contempo, in una sorta di “juke-box maratona” in cui ogni spettatore contribuisce a creare lo spettacolo.

20.30 Spazio Officina SPECIALE UCRAINA OGGI

Conferenza sulla situazione della guerra in Ucraina e sulle sue ricadute geopolitiche e umane. Ospiti da definire.

da GIOVEDI’ 12 MAGGIO A DOMENICA 15 MAGGIO GiovedI’ 12: 17.00–19.00 / venerdI’ 13: 16.00–20.00 sabato 14: 14.00–20.00 / domenica 15: 14.00–19.00 OPEN STUDIO, Via Dante Alighieri 9

Affiancando Chiassoletteraria, a mo’ di porticciolo, Bajdir Shatrolli, Antonia Boschetti, Yuri Bedulli e Valerio Abate aprono il loro studio al pubblico. Un’occasione per passare da un luogo dove protagonista non è la parola, ma l’immagine, o meglio, il luogo dove l’immagine si forma tra l’odore di vernice e le dita sporche d’inchiostro. Informazioni: +41(0)76.344.63.92

VENERDI’ 13 maggio 21.00 Cinema Teatro

Serata speciale COOP Cultura. SPOKEN WORD NIGHT con Narcisse (CH) e Hannah Silva (GB). Presenta il poeta Marko Miladinovic (CH). Dopo anni in cui ha ospitato il concorso di poetry slam, ChiassoLetteraria invita, festival nel festival, due protagonisti della scena spoken word internazionale che si esibiranno in due performance poetico-musicali distinte, ma accomunate da una medesima inimitabile carica espressiva. Dottore in musicologia, Narcisse rimane folgorato nel 2006 dal mondo del poetry slam, ma anche il mondo del poetry slam rimane folgorato da Narcisse. Partecipa a varie competizioni slam e diventa nel 2013 campione di Francia, si laurea quindi nel 2017 nel torneo internazionale a Cipro. Avvia un’intensa collaborazione con Marc Smith di Chicago, il fondatore del poetry slam. A partire dal 2009, crea degli spettacoli basati sulla commistione di poesia, musica e video. Nel 2020 il suo slam dal titolo Ils soignent, dedicato al personale curante attivo durante la pandemia, fa il giro del mondo (visionato oltre un milione di volte). A Chiasso presenta Toi Tu Te Tais, sua ultima creazione poeticomusicale visionaria. Hannah Silva è una scrittrice e performer britannica nota per le sue innovative esplorazioni di forma, voce e linguaggio. Total Man è stata selezionata per il Ted Hughes Award for New Work in Poetry ed è stata presentata sulla rivista Wire e su BBC Radio 3. Per la BBC, ha curato diversi radiodrammi di grande impatto, sia di contenuti che di forza espressiva, con i quali si è aggiudicata i principali riconoscimenti radiofonici anglofoni. Il suo disco di debutto Talk in a Bit è uscito con Humankind Records (inserito nella Top 25 Albums del 2018 di Wire). Entrata 15 franchi/euro. Entrata gratuita per i soci di ChiassoLetteraria. Senza prenotazione.

SABATO 14 MAGGIO 10.00 Spazio Officina GENTILEZZA IN AZIONE

Premiazione della seconda edizione del Concorso Letterario della Scuola media di Chiasso Conduzione: Lucero Schafer e Mary Bordoni. Presiede la giuria lo scrittore e poeta Alberto Nessi. Con lettura delle opere premiate.

20.00 Ristorante Mövenpick CENA MARSIGLIESE CON JEAN-CLAUDE IZZO

Annotazioni dello scrittore Stefano Marelli. Interventi musicali di Marc Novara (fisarmonica) e Simone Mauri (clarinetto basso) ispirati alle atmosfere francesi dei romanzi di Izzo. Jean-Claude Izzo è stato uno dei giallisti e degli scrittori più amati. Marsiglia è il teatro urbano e umano in cui si svolgono le sue storie. Molte delle vicende narrate nei suoi libri hanno come scenario il vecchio porto. Anche la cucina è una sorta di “collana culinaria” che fa da contrappunto agli accadimenti narrati. ChiassoLetteraria, in collaborazione con lo Chef e la direzione del Ristorante Mövenpick, gli dedica una serata. Il menu, a base di pesce, è tratto rigorosamente dai suoi romanzi. La figura umana e letteraria di Izzo sarà evocata dallo scrittore svizzero italiano Stefano Marelli. Prenotazioni direttamente al ristorante: tel. +41(0)91.682.53.31.

21.00–02.00 Murrayfield Pub oltre l'orizzonte. circumnavigazioni musicali (soul, funk, hip hop, elettronica, world)

In plancia i djs: Katzuma (aka Deda), Alan Alpenfelt, Costa (Big Bang Family). Qui si balla. Entrata libera.

SABATO 14 MAGGIO e DOMENICA 15 MAGGIO Sala multiuso, Centro professionale commerciale, Via V. Vela 7, Chiasso BUON APP! Tra tecnologia e manualità, come stimolare la creatività dei bambini utilizzando le nuove tecnologie

A cura di Giulia Natale, studiosa di app e tecnologie, formatrice e blogger. In collaborazione con Bibliomedia Svizzera italiana e Istituto svizzero Media e Ragazzi.

SABATO 14 MAGGIo dalle ore 13.30 alle 15.00 CONOSCERE LE APP

Workshop per docenti, educatori, animatori e genitori. Conoscere, analizzare, utilizzare le app insieme ai bambini e ai ragazzi è uno dei modi possibili, oggi, per entrare in relazione con loro, in famiglia, a scuola, in biblioteca. L'incontro ha lo scopo di presentare una selezione di app interattive, di condividere materiale di riflessione sul linguaggio narrativo supportato dalle moderne tecnologie e, infine, di indagare la possibilità, centrale e delicata, di riconoscere alle risorse digitali dignità letteraria.

SABATO 14 MAGGIo Dalle ore 15.00 alle 17.00 Vivere e animare un porto

Atelier per bambini da 4 a 7 anni Narrazione, gioco interattivo e lavoro manuale. Con merenda.

DOMENICA 15 MAGGIO Dalle ore 15.00 alle 17.00 Navigare per mare e per terra

Atelier per bambini da 7 a 10 anni Narrazione, gioco interattivo e lavoro manuale. Con merenda. La tecnologia nei laboratori per bambini… no, no, per carità! Invece, sperimentare storie con tablet, colla, cartoncini, forbici, tappi e cordini si può ed è bello, fra tecnologia e manualità. La tecnologia è un aiuto, ma da sola non basta, sono le persone a fare la differenza. Giulia Natale dal 2011 ricerca e valuta app e storie digitali per l’apprendimento e il divertimento. È docente per la formazione dei bibliotecari delle Biblioteche del Piemonte e per gli insegnanti nell’ambito del progetto “Riconnessioni”; scrive per riviste specializzate (wired.it, mamamò ecc.), è consulente, formatrice, divulgatrice e curatrice di contenuti interattivi per bambini. Entrata libera, ma su iscrizione (max. 20 posti per il workshop e 15 per gli atelier dei bambini) Informazioni e iscrizioni: serena.giudicetti@bluewin.ch; +41(0)76.505.14.01

DOMENICA 15 MAGGIO 10.00 Spazio Officina I NUOVI SILLABARI

Rete Due e gli scrittori della Svizzera italiana omaggiano Goffredo Parise. Un piccolo gioiello della letteratura contemporanea, sconosciuto a molti e, al contempo, caro a quanti lo abbiano letto. Goffredo Parise, romanziere, sceneggiatore e giornalista, pubblica nel 1972, primo volume del suo capolavoro, la raccolta di racconti Sillabari. Attraverso queste “poesie in prosa” Parise illustra i sentimenti umani partendo dalla A di Amore e arrivando alla S di Solitudine. “Gli uomini d’oggi secondo me hanno più bisogno di sentimenti che di ideologie. Ecco la ragione intima del sillabario”. Lo scriveva 50 anni fa il grande autore e con il progetto I nuovi sillabari, ideato e curato da Sandra Sain, Rete Due ne recupera il lavoro ponendolo in dialogo con un contemporaneo non meno problematico. 20 tra scrittrici e scrittori svizzeri di lingua italiana hanno firmato 20 racconti inediti e originali che riscrivono alcune delle 54 voci di quella straordinaria cartografia dei sentimenti per regalarci dei ritratti in miniatura di come siamo cambiati e di ciò che resta immutabile al cuore dell’esperienza umana. I racconti saranno ascoltabili online (www.rsi.ch/nuovisillabari) e su Rete Due letti e interpretati dagli stessi autori: Fabiano Alborghetti, Fabio Andina, Daniele Dell’Agnola, Pietro De Marchi, Andrea Fazioli, Anna Felder, Begoña Feijoó Fariña, Massimo Gezzi, Virginia Helbling, Pierre Lepori, Max Lobe, Gerry Mottis, Alberto Nessi, Fabio Pusterla, Sergio Roic, Anna Ruchat, Carlo Silini, Tommaso Soldini, Vincenzo Todisco, Maria Rosaria Valentini.


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Donne in transito tra le culture di Prisca Agustoni

Cosa possono avere in comune due voci come quelle di Ubah Cristina Ali Farah, di nazionalità italiana e somala, nata a Verona nel 1973 e cresciuta a cavallo tra l’Italia e la Somalia (con permanenze anche in paesi quali l’Ungheria e il Belgio), e quella di Djaimilia Pereira de Almeida, nata a Luanda, in Angola, nel 1982 e cresciuta in Portogallo, oggi molto letta, pubblicata e apprezzata anche in Brasile? Ci è parso interessante parlarne incrociando le letture dei loro romanzi, nonostante siano scrittrici con un percorso diverso e originale, ma visto che condividono una biografia in parte simile, contraddistinta da un legame diretto con la realtà socioculturale di un paese africano, la Somalia di Ubah Cristina Ali Farah e l’Angola di Djaimilia Pereira de Almeida, e con i rapporti di forza e tensione che questi paesi intrattengono con l’Europa (l’Italia e il Portogallo, rispettivamente), intrinsecamente legata agli eventi storici del continente africano. Al di là quindi delle scelte estetiche e dei percorsi letterari intrapresi dalle due autrici, in rapporto alla tradizione letteraria europea con la quale si confrontano e nel cui mercato editoriale sono inserite, è evidente che nella loro scrittura sia presente l’influenza della realtà africana che conoscono dall’interno, la cui eredità culturale, linguistica, etnica e sociopolitica ha forgiato in loro uno sguardo non lineare sul mondo. C’è quindi un filo invisibile e molto interessante che avvicina la loro letteratura (così come quella di tante altre voci femminili che condividono l’appartenenza a più realtà socioculturali), e l’ascolto delle due conferenze durante il festival può aiutarci a capire in quale misura l’esperienza femminile di autrici migranti – o che comunque si muovono tra contesti geografici e culturali plurali, con rapporti di forza politici contrastanti – ci rivela la complessità di un mondo le cui frontiere nazionali non sono per forza frontiere della cultura e dell’identità, soprattutto quando in una stessa lingua confluiscono memorie collettive o in-

dividuali molto diverse tra loro. Nel suo romanzo Le stazioni della luna (66thand2nd, 2021), Ubah Cristina Ali Farah ci presenta la complessa relazione coloniale tra la Somalia e l’Italia come sfondo delle vicissitudini di due personaggi femminili, Ebla e Clara, unite da eventi personali che s’intrecciano inesorabilmente con la storia dei due paesi lungo tre decenni, dagli anni Trenta fino alle lotte per l’Indipendenza della Somalia, avvenuta nel 1960. Il romanzo vede come protagonista Clara, italiana cresciuta a Mogadiscio, nella Somalia italiana, una delle tante rimpatriate in Italia durante gli anni Quaranta dopo che la Somalia passa ad essere occupata dal Regno Unito; e Ebla, somala, la donna che allattò Clara (una pratica molto comune nelle società colonizzate, anche nelle Americhe). La vicenda comincia quando, mossa da un sentimento di vergogna e di profondo turbamento nei confronti dell’azione coloniale italiana in Somalia, Clara decide di tornare nella sua terra natale e cercare Ebla. Siamo negli anni Cinquanta, quando il paese torna ad essere “affidato” all’Italia dall’ONU. Uno degli aspetti rilevanti del romanzo è la forza di queste due donne, Clara e Ebla, che si rifiutano di accettare la storia “così com’è” o il destino a loro riservato dalla tradizione, facendo prova di gesti e movimenti in favore dell’autonomia, in un mondo violento e autoritario che non considera affatto la voce dell’individuo (quanto meno della donna), e nemmeno la volontà di un popolo che desidera la libertà. D’altro canto, troviamo con Djaimilia Pereira de Almeida, un approccio alla storia da una prospettiva rovesciata: partendo dall’individuo e dalle sue inquietudini, risaliamo pian piano allo sguardo più collettivo, alla messa in discussione dei processi storici. Il suo primo romanzo tradotto in Italia, Questi capelli (La Nuova Frontiera, 2022, trad. Giorgio de Marchis) costitu-

SABATO 14 maggio, 16.15, Spazio Officina

Incontro con la scrittrice Djaimilia Pereira de Almeida Intervista e traduzione dal portoghese di Prisca Agustoni, poetessa e docente universitaria

isce un’originale lettura in chiave metaforica, attraverso l’elemento centrale dei capelli crespi, di un personaggio femminile che cresce in una città ai margini dell’Europa e si interroga sulla sua storia famigliare e sulla sua appartenenza a più territori e diverse radici culturali (africana e europea). Attraverso il cambiamento dei suoi capelli crespi e indomabili nel corso degli anni – corti, amati, lunghi, odiati, ecc. – intuiamo anche il processo di scavo alla ricerca della propria identità e l’accettazione della pluralità costitutiva del personaggio - una metafora, forse, anche della nostra appartenenza sempre traballante a valori mai immutabili. Tutti e due i romanzi s’interrogano dunque sui rapporti di tensione legati ai dolorosi processi coloniali avvenuti tra l’Europa e l’Africa, e lo fanno descrivendo personaggi femminili sfaccettati, mai scontati o dipinti in modo lineare. La stratificazione di valori e di narrative storiche nate in queste società (ai due margini del mare) ci impedisce di realizzare una lettura semplificata degli elementi in gioco, ed è anche forse un ruolo della letteratura – non un obbligo, ma un contributo – rendere visibili le trame meno ovvie, meno prevedibili, meno dette. Quelle che rimangono addosso ai protagonisti anonimi della storia, sia attraverso lo sguardo che una giovane ragazza lancia ai propri capelli crespi, sia grazie all’inquieta ricerca da parte di una giovane italiana di un passato (individuale e collettivo) in una terra attraversata da conflitti. I personaggi di Ubah Cristina Farah e di Djaimilia Ribeiro rendono visibili le ferite e le contraddizioni di chi vive in bilico tra due culture, senza di fatto poter dire o scegliere di appartenere completamente a nessuna di esse, una condizione esistenziale comune a tanti esseri umani, da sempre, nel corso di una storia che tende a ripetersi ancora e ancora, con protagonisti dai volti diversi ma con uno stesso unico sentimento di umano smarrimento e ricerca della libertà.

DOMENICA 15 maggio, 16.20, Spazio Officina Incontro con la scrittrice Ubah Cristina Ali Farah Intervista di Mia Lecomte, poetessa e scrittrice In italiano


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LA PIUMA CADENDO IMPARA A VOLARE di Usama Al Shahmani Traduzione di Sandro Bianconi (di prossima pubblicazione per Marcos y Marcos, 2022)

A metà marzo 2008 giunse il momento. Non avevo dormito bene e avevo osservato lo spettacolo scintillante delle stelle. Ora splendeva il sole, il vento soffiava in alto l’umidità delle piantagioni, in cielo vagavano alcune nuvole. Dalla strada giungevano i rumori mattutini dei vicini e dei passanti. Avevamo appena finito di fare colazione e qualcuno bussò alla porta. Era Amina che ogni venerdì mattina ci portava alcune bottiglie di latte fresco. Poi Noshe e io andammo con lei nei campi. Non parlavamo molto. Amina preparò l’abbeveratoio, il babbo aveva comprato una nuova macchina per pompare l’acqua dal torrente. Si rese conto che i miei pensieri erano altrove, ma non fece domande. “Quali sono le tre cose più belle della tua vita, Amina?” “Strana domanda” disse ridendo “come quelle che si sentono alla TV. Vuoi dire le più belle adesso?” “Sì”. Si appoggiò al trogolo e rifletté. “La famiglia, il lavoro nei campi e la copertura totale delle gambe e delle mani quando lavoro”. “Perché copri le mani e le gambe?” “La nonna ha detto che le mani e le gambe di una donna devono essere lisce, ma il lavoro nei campi provoca il risultato opposto. Voglio essere bella, sposarmi ed essere amata da mio marito” rispose con una risata timida. “Ti amerà sicuramente, è importante che lo ami anche tu” le disse Noshe guardandomi. “Mia madre era dell’idea che l’amore nasce dopo il matrimonio” disse Amina e si rituffò nel lavoro. Dopo un po’ ricomparve e mi chiese se mi piaceva la vita al villaggio. Non risposi. Amina finì di lavorare poco prima di mezzogiorno e andò a casa, noi le dicemmo che saremmo tornate più tardi. “Posso abbracciarti?” le chiesi prima che se ne andasse.

Ne fu piacevolmente sorpresa. “Sì” rispose. Sentii il suo calore. Mi riempì l’anima come se abbracciassi il sole. Poi Noshe e io ci avviammo sulla strada principale. Eravamo vestite di nero come tutte le donne del villaggio. Alcuni bambini giocavano in un cortile, era bella la loro parlata irachena, la capivo senza problemi. Di colpo desiderai essere uno di loro. Prendemmo un taxi per Najaf, distante una ventina di chilometri dal villaggio. Quella città è un luogo sacro per gli sciiti, perché ci sono i sepolcri dell’Imam Ali e di altri sapienti sciiti. Non portavamo niente con noi che potesse farci prendere per viaggiatrici. Prima di salire sul taxi, Noshe chiamò la mamma e le disse che a mezzogiorno saremmo rimaste a casa del nonno. Lui a quell’ora sarebbe stato con mio padre alla moschea per la preghiera del venerdì. Era una specie di rito che si ripeteva con regolarità ogni venerdì. Dopo la preghiera mangiavano dallo zio, che abitava nei pressi della moschea. Il venerdì mio padre tornava di rado a casa prima di sera. Mia madre volle sapere quando saremmo rientrate. “Stasera, e se dovessimo rimanere fuori la notte ti richiamiamo” rispose Noshe. Quando il taxi partì, le invocazioni delle preghiere risuonavano ovunque. Guardammo un’ultima volta l’Eufrate, aveva poca acqua e le onde sulla riva assomigliavano alle rughe sul viso del nonno. Avevo pensato che il rapporto con i genitori fosse qualcosa di indistruttibile. La vita con loro in Iraq mi aveva chiarito che il mio amore non bastava per condividerne l’esistenza. “L’Occidente ha cominciato a corrompervi, ora è tempo di ricominciare da capo prima che sia troppo tardi” ci avevo detto il babbo, perché volevamo vedere film europei. La mamma non ci aiutò, la sua unica preoccupazione era trovare al più presto un marito per Noshe.

VENERDÌ 13 MAGGIO 9.45, SALA DIEGO CHIESA

Incontro con lo scrittore e il traduttore USAMA AL SHAHMANI e SANDRO BIANCONI Intervista degli allievi delle quarte della Scuola media di Chiasso Incontro aperto al pubblico

Nel taxi il silenzio era opprimente. Ci eravamo messe d’accordo di non parlare. Se qualcuno ci avesse chiesto qualcosa, avrebbe risposto Noshe. Se l’auto fosse stata fermata a un posto di blocco, avremmo detto che volevamo recitare la preghiera del venerdì nella moschea dell’Imam Ali e in seguito visitare la tomba della nonna. La fuga è un’arte, ci aveva ripetutamente ricordato Beyan nell’ultima telefonata, che richiede coraggio e la capacità di mantenere l’apparenza della normalità. È essenziale non farsi prendere dal panico. Il taxi attraversò villaggi, nelle mie orecchie soffiava il vento di un paesaggio sempre più vasto, il cielo azzurro si faceva sempre più chiaro. Sprofondai nel mio sedile, con la sensazione di essere inghiottita dalla paura. Provai a distrarmi, e pensai a cosa potesse essere stato della nostra casa di Frauenfeld, dove avevamo vissuto nove anni.

Usama al Shahmani

Nato a Bagdad nel 1971, si è dedicato alla letteratura e alla poesia araba, pubblicando alcuni saggi. Rifugiato in Svizzera anche a causa di una pièce teatrale che criticava aspramente il regime iracheno, ha tradotto in arabo pensatori del calibro di Schleiermacher e Habermas. Pubblicato a Zurigo nel 2018, In terra straniera gli alberi parlano arabo è stato ristampato ben dieci volte e si è conquistato la menzione speciale dell’Associazione librai quale uno dei migliori libri dell’anno. Di prossima pubblicazione per Marcos y Marcos, con traduzione di Sandro Bianconi, il romanzo La piuma cadendo impara a volare, di cui vi anticipiamo un estratto per gentile concessione dell’editore. A ChiassoLetteraria interverrà assieme alla scrittrice francese, nata a Mosca e residente in Svizzera, Marina Skalova.

SABATO 14 MAGGIO 14.30, SPAZIO OFFICINA Terra straniera Incontro con gli scrittori

Usama al Shahmani e Marina Skalova

Intervista di Sebastiano Marvin, giornalista e operatore culturale Traduzione in italiano di Laura Spertini


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SPOKEN WORD DUE VOCI, INFINITI SUONI di Fabiano Alborghetti e Mara Travella

La poesia non è solo scritta; è anche scritta. La tradizione della poesia orale è infatti molto ben documentata in ogni cultura e tempo del mondo. Volendone fare un impreciso e grossolano riassunto, ecco gli aedi greci, che utilizzavano la lirica recitata durante i giochi olimpici; i Griot dell’Africa occidentale sub-sahariana tramandare la tradizione orale degli avi (ed esistono ancora); nella società medioevale gaelica, gallese e più in generale celtica, si avevano i bardi; nella Napoli del Re d’Aragona (1442-1504) la presenza della poesia orale gioca un ruolo determinante. Dante nel De vulgari eloquentia ci dice che un tal Gotto, poeta mantovano, gli fa conoscere “le sue canzoni”. Quale uso della voce nelle epoche è stato fatto? Lettura? Recitazione? Salmodia? Canto? Cosa intende Petrarca quando scrive «Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono»? La poesia orale trova una nuova forma nella prima metà del Novecento: artefici ne sono i musicisti blues negli anni ’20 e – molto dopo – la poesia beat degli anni ’60. È nata la Spoken Word. Nella forma a noi nota, si configura alla fine degli anni ’80, a Chicago, grazie a Marc Smith (di fatto, l’inventore dello Slam) varcando presto l’oceano e diffondendosi capillarmente. Alla sua estensione geografica corre di pari passo la sua poliedricità: diventerà Rap (uno stile musicale emerso dall’hip hop), diventerà Jazz Poetry (una forma di recitazione poetica che del Jazz ricalca ritmi e improvvisazioni), diventerà Poetry Slam (una competizione a voto, con regole molto definite) oppure resterà semplicemente Spoken Word, poesia recitata che trova la sua migliore espressione nella sola oralità (un esempio su tutti: l’apertura delle Olimpiadi invernali di Vancouver del 2010 è affidata a Shane Koyczan che ha recitato in uno stadio in visibilio). Anche in Svizzera ne abbiamo ottimi esempi: la maggior parte in area germanofona, come il collettivo Bern ist überall o Christian Uetz oppure Etrit Hasler. Il Ticino ha il suo capostitipite in Marko Miladinovic. La Svizzera romanda, dal canto suo, origina una star: Narcisse. Nato Jean-Damien Humair nel 1967 a Porrentruy, capofila dello “slam lausannois”, scopre la Spoken Word e lo Slam nel 2006 e già nel 2009 è in tour con lo spettacolo Regardez-vous dove miscela slam, musica e video. Diventerà la sua firma e cifra. Nel 2009 pubblica il primo disco

slam della Svizzera romanda, Comme je les aime, che diventa un vero caso editoriale. Nel 2013 sono tre le tappe segnanti della sua carriera: abbandona l’impiego fisso da informatico; vince il campionato di Francia di Slam e, invitato da Marc Smith, l’inventore dello Slam, vola a Chicago dove crea uno spettacolo bilingue. Instancabile, costantemente in tournée, non si limita ad essere solo poeta (o slammer, o artista di spoken work): il suo impegno morale e civile lo portano in Burkina Faso (per il progetto Une chanson pour l’éducation) oppure verso l’associazione losannese Boulimie-Anorexie (per il progetto Bouche à oreilles dove gestisce laboratori di scrittura con nove persone affette da disturbi alimentari). La sua vena creativa lo vede inoltre compositore di colonne sonore per film, tappeti sonori per spettacoli, album per altri artisti. Dal 2016 racconta settimanalmente la cronaca (in versi) sia in radio per Espace2 che per RTS-Culture in video. Nel 2014 crea lo spettacolo Cliquez sur j’aime, declinato anche in un libro e un cd (editions d’en bas). Nel 2018 nasce lo spettacolo Toi tu te tais: ogni spettacolo registra il tutto esaurito. Funambolo delle parole che declina in tenerezza e nostalgia, crudeltà o cronaca, fustigatore delle convenzioni e del conformismo, del mondo iper-connesso e del puritanesimo, dei benpensanti e della censura, di molti aberranti tabù o dell’ipnosi data dall’immagine senza contenuto, la sua snella figura si staglia sul palco come una lama che disseziona la contemporaneità con gesti precisi e misurati. Narcisse è cantore dell’umanità ma non un moralizzatore; un navigatore di versi dalla lingua ritmica, avvolgente e molto spesso intrisa di umorismo, ma con una risata non ci seppellirà: sarà invece quella mano tesa per guidarci alla riflessione. Oltre le parole devono restare, in noi, le idee e forse, un futuro migliore. Dalla Gran Bretagna sarà invece nostra ospite l’autrice Hannah Silva, poeta, drammaturga, performer, docente universitaria di poesia e di scrittura teatrale. Nella sua raccolta dal titolo eloquente: Form of protest (Penned in the Margins, 2014) l’autrice britannica ha riunito le sue riflessioni sulla potenza e i limiti del linguaggio, in una serie di esperimenti che spaziano tra il collage, sense e nonsense, il rimpasto del linguaggio politico, sessuale e sessualizzante. Su questo libro è stato scritto, non a caso,

VENERDI’ 13 maggio, 21.00, Cinema Teatro Serata speciale COOP Cultura

SPOKEN WORD NIGHT

con Narcisse (CH) e Hannah Silva (GB) Presenta il poeta Marko Miladinovic (CH)

«you can feel the blood pulsing». Hannah Silva tasta le barriere e prova a superarle, così nelle sue pièce teatrali, come The Disappearance of Sadie Jones, la storia di una giovane donna che prova a scomparire, un’opera dal linguaggio non lineare, una messa in scena del viaggio nel subconscio della protagonista. Alcuni premi hanno riconosciuto l’importanza della sua produzione artistica: la sua opera teatrale, Gagged, ha vinto il Leslie Scalapino Award for Innovative Women Playwrights; al radiodramma Marathon Tales (scritto con Colin Teevan per la BBC Radio 3) è stato assegnato il Tinniswood Award for Best Radio Drama Script e Jump Blue (produzione Afonica per BBC Radio 3) – basato sulla vita della pluripremiata apneista russa Natalia Molchanova – ha ricevuto la menzione speciale come Best Single Drama category nel 2017, della BBC Audio Drama Awards, o ancora, il suo spettacolo Total Man è stato selezionato per il Ted Hughes Award for New Work in Poetry. Artista poliedrica, nelle vesti di performer sarà a ChiassoLetteraria per trasportare il pubblico nelle sue sonorità, nel suo arguto e potente utilizzo della lingua poetica, tra spoken word e teatro, con una forte impronta di quello che oseremmo chiamare beatboxing e con l’ausilio di alcune tecniche quali il talking backwards e il ‘double tonguing’. Hannah Silva maneggia la parola con un’arte inedita, la rielabora e la propone sul palco; digerisce il testo, denudandolo o rivestendolo. A volte duri, spezzettati, potenti come un grido, martellanti o malinconici, i suoi testi sono giocati sulla capacità d’isolare una parola nell’istante del suono, di un sussurro, o di reiterarla come un mantra. Silva usa la voce e la impasta con la sua musicalità, crea una ritmica con versi capaci di interrogare la forma del linguaggio, il rapporto saussarriano tra significato e significante, accompagnando chi l’ascolta in un viaggio sul potere, sul corpo, sulla femminità. E – piccolo spoiler – per farvi un’idea di quello che vi attenderà date un ascolto a Talk in a bit, disco di debutto dell’autrice pubblicato con l’etichetta Human Kind Records di Alan Alpenfelt nel 2018. Lavoro realizzato con il percussionista svizzero Julian Sartorius, il compositore italiano Luca Martegani e con il violoncellista svizzero Zeno Gabaglio.

Dopo anni in cui ha ospitato la manifestazione Ticino Poetry Slam, ChiassoLetteraria presenta in esclusiva, festival nel festival, due protagonisti della scena spoken word internazionale che si esibiranno in due performance poetico-musicali distinte, ma accomunate da una medesima inimitabile carica espressiva: Hannah Silva, scrittrice e performer britannica, esploratrice delle possibili modulazioni della lingua e del linguaggio, e Narcisse, con una riduzione dello spettacolo Toi tu te tais. In inglese e francese. Entrata: 15 franchi/euro. Entrata libera per i soci di ChiassoLetteraria. Senza prenotazione.


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E SE DI ICARO CONOSCESSIMO SOLTANTO L’ASCENSIONE? L’Eredità franco-sudamericana di Miguel Bonnefoy di Nicolò S. Centemero

Volendo analizzare la parola «Eredità»* partendo da come ci viene riportata dal vocabolario italiano Treccani e sbarazzandoci in fretta della più evidente definizione di mera successione di beni materiali, è interessante notare che, sia l’utilizzo che se ne fa in senso figurato, sia in senso biologico, risultino, nella realtà dei fatti, indissolubilmente legati. È indubbio che molto del nostro vissuto familiare ci trasmetta – anche se poi sta a noi vedere cosa farne – tutto quel sistema di valori etico-morali che, a partire da quando siamo piccoli, coltiveremo incessantemente per tutta la vita. Ma non possiamo nemmeno dimenticare che ogni cellula da cui è composto il nostro organismo custodisce, all’interno di una meravigliosa microscopica struttura a doppia elica, meglio nota con l’acronimo DNA, un patrimonio ereditario di geni – i «mattoncini» della vita – che ci proviene, in egual misura, da uno spermatozoo e da un ovulo. In altre parole, tutto quello che ereditiamo determina una buona parte di quello che siamo. Eredità è anche il titolo dell’ultimo libro dello scrittore Miguel Bonnefoy. Classe 1986, parigino di nascita ma da padre cileno e madre venezuelana, Bonnefoy, con questo suo terzo romanzo, prosegue il percorso iniziato con i due precedenti (Il meraviglioso viaggio di Octavio (2015) e Zucchero nero (2018)), caratterizzato da opere di qualità letteraria elevatissima – prova ne è la vittoria di Eredità in Francia del prestigioso Prix des Libraires 2021 – che fanno della commistione di elementi del romanzone sudamericano (descrizioni raffinate ed evocative dei luoghi, grandi amori, famiglia e realismo magico), di aspetti autobiografici e di tematiche etico-sociali la loro cifra distintiva. Nel libro si racconta l’epopea di due famiglie che si intrecciano, quella dei Lonsonier e dei Lamarthe, i cui primi

membri, il vignaiolo giurassiano Lazare «[…] era fuggito dalla Francia con trenta franchi in tasca e un ceppo di vite nell’altra» e il musicista Etienne «[…] lasciò la fanfara del suo paese per andare a suonare dall’altra parte del mondo» arrivano sul finire dell’Ottocento, via nave, dalla Francia al Cile, dove si stabiliscono e fanno fortuna. Da questi primi viaggi – trans-atlantici, trans-continentali e trans-emisferici – comincia la narrazione di quell’«eredità», di quei lasciti, che, come tanti fili rossi, cuciono insieme le generazioni successive. Due grossi rischi aleggiavano su un’operazione di scrittura di questo tipo. Il primo, quello di ripetere – si sa quanto è difficile stare sulle spalle dei giganti senza impigrirsi! – opere già lette (mi riferisco ai Gabriel Garcia Marquez, agli Alejo Carpentier, ai John Steinbeck, per citarne soltanto alcuni). Il secondo, quello di proporre un romanzo storico di fatti, dove i personaggi risultano comparse stereotipate in balia degli eventi. Bonnefoy è stato abilissimo a evitarli entrambi. Scegliendo sapientemente di dedicare ciascuno dei capitoli da cui il libro è composto a un unico personaggio (Thérèse, Margot, El maestro, Michel René ecc.), l’attenzione in Eredità va tutta a concentrarsi sull’umano. Donne e uomini le cui vite, in bilico costante tra benevolenza e tragedia, sono frutto – ecco qui l’eredità – e sono fatte di scelte difficili, consapevoli e che ci appaiono così veri e credibili da farci emozionare per i loro successi e struggerci per le loro sconfitte. Eppure, la grandezza di questa opera non sarebbe tale se non ci fosse un altro elemento, del quale ci si rende subito conto dalle prime righe, capace di rendere tutto magico e di farci «stare bene» tra le pagine di questa storia: la prosa.

* Eredità s. f. [dal lat. heredĭtas -atis]. – 1. a. Successione a titolo universale nel patrimonio e in genere nei rapporti attivi e passivi di un defunto: la chiamata all’e.; accettare l’e., rinunziare all’eredità. In senso oggettivo, l’universalità o la quota dei beni nel possesso dei quali si succede: ricca, grossa, cospicua, esigua, magra, meschina e.; e. paterna, materna; ha lasciato in e. ai figli un ricchissimo patrimonio; entrare in possesso dell’eredità. In diritto, e. giacente, quella che l’erede non ha ancora accettato e di cui non è in possesso; e. vacante, quella di cui non vi sono eredi testamentarî o legittimi (o sono tutti rinunciatarî). b. In araldica, armi di e., armi inquadrate in altra arme per diritto di eredità. c. fig. Trasmissione di valori morali, di beni non materiali, ai proprî discendenti o anche a discepoli o in genere a quanti ne possono essere i depositarî e continuatori; i beni stessi o valori trasmessi: lasciare un’e. di gloria, di dottrina; ha lasciato in e. ai figli un grande nome, una fama intemerata; lasciare, trasmettere un’e. d’affetti (originariam. espressione del Foscolo, Sepolcri, v. 41: Sol chi non lascia e. d’affetti Poca gioia ha dell’urna). Anche con riferimento a periodi storici, a movimenti di cultura, a correnti di pensiero: l’e. del Rinascimento, dell’Illuminismo, del Risorgimento. Più genericam., ogni patrimonio ideale che si riceve dai proprî predecessori, o insieme di compiti, di attività che i successori sono tenuti a svolgere per continuarne l’opera, o, talora, per riparare e correggerne gli errori: raccogliere una pesante e.; la triste e. lasciata dal passato regime. 2. In biologia, l’insieme dei geni o fattori ereditarî trasmessi (più comunem. indicati con l’espressione patrimonio ereditario); e. legata al sesso, trasmissione ereditaria di alcuni caratteri, che non si distribuiscono indifferentemente tra i figli maschi e femmine, in quanto i geni relativi a tali caratteri sono localizzati nella coppia dei cromosomi sessuali o eterocromosomi.

Bonnefoy, con l’utilizzo di termini raffinati ma mai distanti e oscuri, è capace di costruire frasi che sembrano avere sempre il giusto ritmo ed essere sempre della giusta misura; frasi che ci invogliano, non di rado, a soffermarci e rileggere interi paragrafi… magari a voce alta. E allora eccoli, le donne, gli uomini e la voce di Eredità: «A vederla seduta nella sua cabina, con il viso e le spalle granitici, il corpo dritto e le mani strette sui comandi, era impossibile non scorgere in lei un concentrato di potenza. Sempre inchiodata al suo posto, non conosceva la fatica. Volava sette giorni su sette, dalle nove alle dieci ore al giorno, concedendosi brevi pisolini tra uno spostamento e l’altro. Lontana da qualsiasi forma di eroismo e relegata a un compito marginale, riusciva comunque a spiccare. Sopra le nuvole aveva la pazienza dei condor che, a testa bassa, aspettano che smetta di piovere» «A diciotto anni aveva adottato l’atteggiamento tipico degli esistenzialisti, una sigaretta perennemente tra le labbra, l’aria convinta, un cappotto di feltro a quadri e l’alito amareggiato dagli immancabili diciassette caffè giornalieri. Era capace di soffermarsi ore sul dettaglio di una storia senza mai perdere il filo e si rivelò essere un pozzo inesauribile di colpi di scena. Era ammaliante come un tribuno, astuto come un indovino». Se la letteratura ha il diritto e forse il dovere di trascendere le spiegazioni, i messaggi e le lezioni e condurci in una dimensione superiore, a ChiassoLetteraria, con Miguel Bonnefoy, possiamo giocare a trasformarci in Margot, la splendida aviatrice di Eredità, che «Di Icaro conosceva unicamente l’ascensione, perché chiudeva sempre il libro prima della caduta». Miguel Bonnefoy Nato a Parigi nel 1986 da madre venezuelana e padre cileno, è cresciuto tra Francia, Venezuela e Portogallo. La sua scrittura, che unisce Europa e Sud America, si ispira al realismo magico ed è stata accostata a quella di Gabriel García Márquez e Alejo Carpentier. Si è aggiudicato alcuni dei premi letterari più importanti della francofonia - con Il meraviglioso viaggio di Octavio il Prix des Cinq Continents – Menzione Speciale, Eredità il Prix des Libraires 2021 – e viene considerato tra i più promettenti autori under 40.

SABATO 14 MAGGIO alle 17.30, Spazio Officina Incontro con Miguel Bonnefoy. Modera Stefano Knuchel, regista, autore e giornalista culturale Traduzione in italiano di Romana Manzoni Agliati


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16°FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA

David Abulafia

(Twickenham, Regno Unito, 1949), storico britannico. David Abulafia, considerato uno dei massimi storici contemporanei, è stato professore di Storia del Mediterraneo all’Università di Cambridge (dal 2000) e membro del Gonville and Caius College di Cambridge (dal 1974), nonché membro dell’Academia Europaea (2002) e della British Academy (2013). Tra i suoi libri in edizione italiana ricordiamo l’acclamato Federico II. Un imperatore medievale (Einaudi, 1990), I regni del Mediterraneo occidentale dal 1200 al 1500 (Laterza, 1999), La scoperta dell’umanità. Incontri atlantici nell’età di Colombo (Il Mulino, 2010), la monumentale opera Il grande mare. Storia del Mediterraneo (Mondadori, 2013), infine la recente e splendida Storia marittima del mondo. Quattro millenni di scoperte, uomini e rotte (Mondadori, 2020) che enfatizza il ruolo della politica marittima nella storia politica, culturale ed economica dell’umanità. Quest’opera ha vinto il prestigioso Wolfson History Prize assegnato annualmente ad opere destinate al grande pubblico che promuovono e incoraggiano standard di eccellenza in ambito storico. Insignito della prestigiosa Medaglia dell’Accademia Britannica nel 2013 per il suo capolavoro storiografico Il grande mare e del titolo di Commendatore dell’Ordine della Stella della Solidarietà Italiana nel 2004 per i suoi studi sulla storia italiana e mediterranea.

Ubah Cristina Ali Farah

(Verona, 1973), scrittrice e poetessa somala e italiana. Nata da padre somalo e madre italiana, si è spostata all’età di tre anni con la famiglia a Mogadiscio, in Somalia, dove è rimasta fino allo scoppio della guerra civile nel 1991. Fuggita dal paese, dopo alcuni anni trascorsi a Pécs (Ungheria), è tornata in Italia e si è stabilita a Roma. Attualmente vive a Bruxelles. È autrice di tre romanzi, Madre piccola (Frassinelli, 2007; in riedizione da 66thand2nd), Il comandante del fiume (66thand2nd, 2014) e Le stazioni della luna (66thand2nd, 2021). Ha svolto un dottorato di ricerca di africanistica all’Università l’Orientale di Napoli sul teatro popolare somalo. Ha partecipato a numerosi programmi internazionali di scrittura creativa tra cui L’International Writing Program della University of Iowa e quelli della Civitella Ranieri Foundation e dello Stellenbosch Institute for Advanced Study. Nel 2006 si è aggiudicata il premio Lingua Madre e nel 2008 il premio Vittorini. Attualmente sta lavorando al progetto Oral history for peace building con l’UNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo) in Somalia.

Djaimilia Pereira de Almeida

(Luanda, 1982), scrittrice e saggista portoghese di origine angolana. Nata a Luanda, in Angola, è cresciuta vicino a Lisbona. Ha completato un dottorato di ricerca in teoria letteraria presso l’Università di Lisbona. È autrice di alcuni romanzi: Esse Cabelo (Teorema, 2015; recente edizione italiana: Questi capelli, La Nuova frontiera, 2022), Luanda, Lisboa, Paraíso (Companhia das Letras, 2018), As Telefones (Relógio D’Água, 2020), A visão das plantas (Relógio D’Água, 2019), Maremoto (Relógio D’Água, 2021) e Três histórias de esquecimento (Relógio D’Água, 2021). Tra i suoi saggi segnaliamo: Ajudar a cair (FFMS, 2017), Pintado com o pé (Relógio D’Água, 2019) e Regras de isolamento, con Humberto Brito (FFMS, 2020). Ha ricevuto nel 2018 una sovvenzione nazionale per la scrittura, assegnata dal Ministero della Cultura portoghese, e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il Premio letterario della Fondazione Inês de Castro 2018, il Premio Oceanos 2019 e quello della Fondazione Eça de Queiroz Premio 2019. È pure stata finalista del Premio Oceanos 2020. Dal luglio 2021, e per la durata di un anno, scrive una lettera fittizia mensile per il quotidiano brasiliano “Folha de S.Paulo” sul sentimento di isolamento e sugli altri effetti causati dalla pandemia. I suoi libri sono pubblicati in Portogallo, Brasile e Stati Uniti e saranno presto disponibili in tedesco, arabo, catalano, spagnolo, danese, slovacco, italiano e mandarino.

Miguel Bonnefoy

(Parigi, 1986), scrittore francese di origini venezuelane (da parte materna) e cilene (da quella paterna). È cresciuto tra Francia, Venezuela e Portogallo. La sua scrittura, divisa tra Europa e Sud America, si ispira al realismo magico e ai surrealisti, ed è stata accostata a quella di Gabriel García Márquez e Alejo Carpentier. Eredità (66thand2nd, 2021), con il quale si è aggiudicato il Prix des libraires 2021, è il suo terzo romanzo dopo Il meraviglioso viaggio di Octavio (2015; finalista Prix Goncourt) e Zucchero nero (2018; finalista al Prix Landerneau des lecteurs e al Prix Femina), anch’essi pubblicati dall’editore 66thand2nd. Ha ottenuto numerosi altri riconoscimenti, tra cui il Prix Edmée de la Rochefoucauld e la menzione speciale al Prix des cinq continents de la Francophonie. Bonnefoy viene inserito dalla critica nella grande tradizione letteraria latinoamericana.

Roberto Casati

(Milano, 1961), filosofo italiano. Filosofo delle scienze cognitive, è direttore di ricerca del CNRS all’Institut Nicod a Parigi. Ha insegnato in diverse università europee e statunitensi e collabora regolarmente all’inserto domenicale del “Sole 24 Ore”. Tra le sue pubblicazioni: Buchi e altre superficialità (con Achille Varzi; Garzanti, 1996), La scoperta dell’ombra. Da Platone a Galileo la storia di un enigma che ha affascinato le grandi menti dell’umanità (Mondadori, 2000, tradotto in sette lingue), Semplicità insormontabili. 39 storie filosofiche (con Achille Varzi; Laterza, 2004, tradotto in otto lingue), Il pianeta dove scomparivano le cose. Esercizi di immaginazione filosofica (con Achille Varzi; Einaudi, 2006), Il caso Wassermann e altri incidenti metafisici (Laterza, 2006) e Prima lezione di filosofia (Laterza, 2011), in cui difende una concezione della filosofia come arte del negoziato concettuale. Seguono, in tempi più recenti, Contro il colonialismo digitale. Istruzioni per continuare a leggere (Laterza, 2013), un volume che ha suscitato un ampio dibattito sull’uso ragionato delle nuove tecnologie, quindi, Semplicemente diaboliche. 100 nuove storie filosofiche (con Achille Varzi; Laterza, 2017), La lezione del freddo (Einaudi, 2017), un mémoire, quest’ultimo, che nasce da un lungo soggiorno in una casa nei boschi del New Hampshire. Ha infine pubblicato con il neurofisiologo Patrick Cavanagh The visual World of Shadows (MIT Press, 2019), una sintesi di vent’anni di ricerche sulle regole che il sistema visivo usa per costruire oggetti. Nell’inverno 2016 ha attraversato l’Atlantico in barca a vela inaugurando un progetto di ricerca, ”Cognition in the Wind”, sulla navigazione low tech. Esperienza che è alla base del recentissimo Oceano. Una navigazione filosofica. (Einaudi, 2022), che verrà presentato a ChiassoLetteraria.

Gianluca D’Andrea

(Messina, 1976), poeta e critico letterario italiano. Ha pubblicato le raccolte Il laboratorio (Lietocolle, 2004), Distanze (lulu.com, 2007), Canzoniere I (L’arcolaio, 2008), Chiusure (Manni, 2008), Evosistemi (L’arca felice, 2010), Ecosistemi (L’arcolaio, 2013), Transito all’ombra (Marcos y Marcos, 2016) e recentemente Nella spirale. (Stagioni di una catastrofe) (Industria&Letteratura, 2021). Con Vincenzo Della Mea ha curato l’antologia Verso i bit. Poesia e computer (Lietocolle, 2005). Suoi testi, interventi critici e traduzioni figurano in antologie, numerose riviste italiane e sul web. Come critico collabora con il quotidiano culturale on-line “Alfabeta2” e con la rivista “Doppiozero”. Vive a Treviglio (BG), dove insegna nelle scuole medie.

Marco Ferri

(Fano, provincia di Pesaro e Urbino, 1950), poeta e traduttore italiano. Ha pubblicato diversi libri di poesia, tra i quali: Nero il bianco (Stamperia dell’Arancio, 1994; postfazione di Massimo Raffaeli), Dove guardi (Pequod 2001; premio “Carlo Bo” per la poesia 2002; nota di Enrico Capodaglio), Discorsi in cucina (Aragno 2007; postfazione di Niva Lorenzini), Corpus (L’Obliquo, 2008;

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nota di Emanuele Zinato), Esercizi spirituali per cosmonauti (Di Felice edizioni, 2013; nota di Peter Kammerer). Nel febbraio di quest’anno è uscita la sua importante antologia Come è passato il tempo. Poesie 1980-2020 (Marcos y Marcos, 2022). Ha tradotto L’invito di Claude Simon (L’Obliquo, 1993), I miserabili di Victor Hugo (Frassinelli, 1997) e Per un’arte poetica di Raymond Queneau, (L’Obliquo 2013). Ha infine al suo attivo due raccolte di racconti: Vecchi scemi, (Italic, 2017) e Uscita secondaria (Manni, 2018).

Christoph Geiser

(Basilea, 1949), scrittore svizzero di lingua tedesca. Cresciuto a Basilea, figlio di un pediatra e di un’attrice, ha studiato sociologia presso le università di Friburgo in Brisgovia e di Basilea. Studi che ha presto interrotto, lavorando in seguito come giornalista. Nel 1970 trascorre diversi mesi in prigione per obiezione di coscienza. Dal 1978 vive, soprattutto a Berna (ma anche nell’amata Berlino), come scrittore freelance pubblicando essenzialmente romanzi. La prosa di Christoph Geiser inizialmente influenzata da Kafka e Brecht si occupava principalmente di relazioni familiari travagliate. Dalla metà degli anni Ottanta, con la confessione pubblica della propria omosessualità, si è spostato su temi quali la rimozione di tabù in relazione alla sessualità. Più recentemente ha sviluppato, in chiave letteraria, vicende storico-culturali, come ad esempio, la vita del pittore Caravaggio o il confronto immaginario tra il marchese de Sade e Goethe. Tra le sue opere più significative: Brachland. Roman (Benziger, 1980; traduzione italiana: Gerbidi. Romanzo. Casagrande, 1984), Das Gefängnis der Wünsche. Roman (Nagel & Kimche, 1992), Kahn, Knaben, schnelle Fahrt. Eine Fantasie (Nagel & Kimche, 1995), Die Baumeister. Eine Fiktion (Nagel & Kimche, 1998), Über Wasser. Passagen (Ammann Verlag, 2003), Grünsee; Brachland. Zwei Romane (Ammann, 2006), Wenn der Mann im Mond erwacht. Ein Regelverstoss (Ammann, 2008), Der Angler des Zufalls. Schreibszenen. (Männerschwarm Verlag, 2009), Schöne Bescherung. Kein Familienroman. (Offizin-Zürich-Verlag, 2013), Da bewegt sich nichts mehr. Mordsachen (Spiegelberg Verlag, 2016), Verfehlte Orte. Erzählungen (Secession Verlag für Literatur, 2019). Per la sua attività letteraria ha ricevuto numerose borse di studio e riconoscimenti, tra i quali il Gran premio di letteratura della Città e del Cantone di Berna nel 2018. È membro del Centro P.E.N. della Svizzera tedesca, nonché membro corrispondente della Deutsche Akademie für Sprache und Dichtung di Darmstadt. Nel 2020 gli è stato conferito un importante riconoscimento (Premi svizzeri di letteratura) per la raccolta di racconti Verfehlte Orte.

Amitav Ghosh

(Calcutta, 1956), scrittore, giornalista e antropologo indiano di lingua inglese. È ritenuto uno dei maggiori esponenti della letteratura indiana contemporanea. Nel suo universo romanzesco i personaggi sono spesso viaggiatori, esuli, rifugiati, per i quali i confini fisici sono solo immaginari e che, in qualche modo, esistono per essere violati. Figlio di un diplomatico, è cresciuto tra l’attuale Bangladesh, lo Sri Lanka, l’Iran e l’India. Ha frequentato il prestigioso St Steven’s College di Delhi, dove ha studiato storia (BA) per poi passare all’antropologia sociale per il biennio di specializzazione (MA). Dopo la laurea ha proseguito gli studi a Oxford, grazie a una borsa di studio in antropologia presso il St Edmund Hall. La sua tesi di dottorato verteva sui rapporti di invidia in un villaggio egiziano dell’Alto Delta, poi descritto nello Schiavo del manoscritto (Einaudi, 1993; nuova ed.: Neri Pozza, 2009). Per lungo tempo ha insegnato scrittura creativa alla Columbia University di New York ed è stato corrispondente per il “New Yorker”. Nel 2018 ha ricevuto il Premio Jnanpith, tra i più importanti riconoscimenti letterari indiani. Tra le sue opere narrative, in traduzione italiana, segnaliamo: Il cerchio della ragione (Garzanti, 1986; Il poligrafo, 2009), Le linee d’ombra (Einaudi, 1990; BEAT 2018),


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Lo schiavo del manoscritto (Einaudi, 1993; Neri Pozza, 2009), Il cromosoma Calcutta (Einaudi, 1996; BEAT, 2013), Il Palazzo degli specchi (Einaudi, 2001; BEAT, 2017), Il paese delle maree (Neri Pozza, 2005; BEAT, 2019), Mare di papaveri (Neri Pozza, 2008; BEAT, 2020), Il fiume dell’oppio (Neri Pozza, 2011; BEAT, 2020), Diluvio di fuoco (Neri Pozza, 2015; BEAT, 2020), L’Isola dei fucili (un romanzo) (Neri Pozza, 2019; BEAT, 2021) e Jungle nama. Il racconto della giungla (Neri Pozza, 2021). Tra i saggi vanno almeno menzionati: Danzando in Cambogia (1993) (Linea d’ombra, 1994), Estremi orienti. Due reportage (Einaudi, 1998), Circostanze incendiarie. Cronache del mondo che viene (Neri Pozza, 2006) e La grande cecità. Il cambiamento climatico e l’impensabile (Neri Pozza, 2017).

Renato Giovannoli

(Cervia, 1956), scrittore e saggista italo-svizzero, residente dal 1983 nel Canton Ticino. Si è laureato a Bologna nel 1979 con una laurea in semiotica (docente Umberto Eco). Alla fine degli anni Settanta ha iniziato ad occuparsi di semiotica della cultura e nell’81 ha creato e curato per “Linus”, insieme ad Omar Calabrese, la prima rubrica italiana dedicata ai videogiochi. È arrivato in Ticino nel 1983 dove ha lavorato come bibliotecario nelle scuole medie del Cantone e dal 2007 come docente di filosofia nei licei di Mendrisio prima, di Lugano poi. Tra il 1990 e il 2007 ha collaborato, come giornalista culturale, alla Radio della Svizzera italiana (Rete 2). Ha scritto anche alcuni romanzi d’avventura per ragazzi pubblicati da Piemme, esordendo nel 1995 con il romanzo I Predoni del Santo Gral, con il quale si è aggiudicato il Premio Battello a Vapore. In seguito, sempre nell’ambito della narrativa per ragazzi, ha pubblicato Il mistero dell’isola del drago (Piemme, 1998) e Quando eravamo cavalieri della tavola rotonda (Piemme 2000). Ha inoltre riproposto, con un apparato storico-filologico, il volumetto Fiabe del Duemila. Scritte nel Millenovecento (Edizioni svizzere per la gioventù, 2007) di Antonio Rubino. È noto come autore di numerosi e raffinati saggi di semiotica e “morfologia” della cultura, tra i quali segnaliamo: La scienza della fantascienza (Bompiani, 1982; 3a ed. del 2015, rinnovata e notevolmente aumentata) e La Bibbia di Bob Dylan (tre volumi, Àncora, 2017-2018). Con le edizioni Medusa ha pubblicato Elementare, Wittgenstein! Filosofia del racconto poliziesco (2007), Il vampiro innominato. Il “Caso Manzoni-Dracula” e altri casi di vampirismo letterario (2008), Jolly Roger. Le bandiere dei pirati (2011), Come costruire la Biblioteca di Babele, a dispetto degli errori di Borges (2015), La farfalla e il Leviatano. Indagini filosofiche su Lewis Carroll (2017) e, recentemente, I vortici di Van Gogh (2021). Ha in cantiere uno studio su Montale e la fantascienza. Ha collaborato con importanti periodici culturali italiani, da “Linus” ad “Alfabeta”. Risiede a Bedigliora.

ANNe Haug

(Basilea, 1984), attrice e autrice svizzera. Lavora soprattutto in Germania e in Svizzera per il cinema e il teatro. Ha studiato arte drammatica presso l’Universität der Künste di Berlino. Dopo varie esprienze teatrali (tra l’altro al Deutscher Theater Berlin, al Maxim Gorki Theater e al Theaterhaus di Jena) è passata al cinema con Männer zeigen Filme & Frauen ihre Brüste di Isabell Šuba, il suo primo ruolo da attrice protagonista. Sono quindi seguiti altri lavori come Rakete Perelman di Oliver Alaluukas, Lux – Krieger des Lichts di Daniel Wild e la serie televisiva svizzero-tedesca Seitentriebe di Güzin Kar. Accanto a varie esibizioni sulle scene teatrali in Germania e in Svizzera, ha creato dal 2013 con il duo Projekt Schooriil l’omonima serie teatrale. Nel 2019 ha prodotto, insieme ad Antú Romero Nunes, la sua prima pièce teatrale Neverland per il Thalia Theater di Amburgo. A partire dalla stagione 2020/21 è stata nominata membro dell’ Ensemble ed autrice di sede del Theater Basel. Vive a Basilea e a Berlino.

Franca Mancinelli

(Fano, provincia di Pesaro e Urbino, 1981), poetessa italiana. È inclusa in diverse antologie, tra cui Il miele del silenzio. Antologia della giovane poesia italiana, a cura di Giancarlo Pontiggia (interlinea, 2009), La generazione entrante. Poeti nati negli anni Ottanta (Ladolfi editore, 2011). Una silloge di suoi testi è compresa in Nuovi poeti italiani 6 (Einaudi, 2012) e, con introduzione di Antonella Anedda, in Poesia contemporanea. Tredicesimo quaderno italiano (Marcos y Marcos, 2017). È autrice di quattro libri di poesia: Mala kruna (Manni, 2007; premio opera prima Laudomia Bonanni e Giuseppe Giusti), Pasta madre (Nino Aragno, 2013; premio Alpi Apuane, Carducci, Ceppo-giovani), Libretto di transito (Amos Edizioni, 2018), e Tutti gli occhi che ho aperto (Marcos y Marcos, 2020 - premio Europa in versi 2021), che contiene alcuni testi dedicati ai migranti sul Mediterraneo. Partecipa al progetto Versopolis promosso dall’Unione Europea. Traduzioni di suoi testi sono apparse su riviste e antologie straniere. Ha partecipato ad alcuni progetti internazionali, tra cui Refest – Images and Words on Refugee Routes (2018) da cui è nato Taccuino croato, ora in Come tradurre la neve (AnimaMundi Edizioni, 2019). Con traduzione inglese di John Taylor sono usciti per The Bitter Oleander Press, The Little Book of Passage (2018) – traduzione di Libretto di transito –, At an Hour’s Sleep from Here: Poems (2007-2019), una raccolta dei suoi primi due libri con alcuni inediti, e un libro di prose inedito in Italia, The Butterfly Cemetery. Selected Prose (2008-2021). Collabora con riviste e periodici letterari tra cui «Poesia». Vive a Fano. È considerata tra le maggiori figure della poesia italiana contemporanea.

Stefano Marelli

(Cantù, 1970), scrittore e giornalista ticinese di origine italiana. Cresciuto a Chiasso, ha svolto diversi mestieri: il benzinaio, il barista, l’educatore, l’autista e il giornalista. Ha esordito con il romanzo-rivelazione Altre stelle uruguayane (Rubbettino, 2013) che ha riscosso un grande successo di pubblico e qualificati consensi critici. Ha quindi pubblicato la raccolta di racconti, di argomento calcistico, Pezzi da 90. Storie mondiali (Rubbettino, 2014) e A dime a dozen (Rubbettino, 2016), romanzo on the road sulle tracce di Hemingway. Numerosi suoi racconti sono apparsi su quotidiani e riviste. È stato insignito di diversi premi letterari tra cui “Un libro per lo sport” (2013), “Selezione Bancarella Sport” (2014) e una menzione speciale al “Premio letterario del CONI” (2014), tutti in relazione al suo romanzo d’esordio Altre stelle uruguayane. Vive a Sagno con i suoi due figli e lavora per Teletext.

Narcisse

(Porrentruy, 1967), pseudonimo di Jean-Damien Humair, musicista, compositore e poeta orale (nella modalità del “poetry slam”). Dottore in musicologia, lavora dapprima nel settore informatico e compone musiche per film poi, nel 2006, scopre a Losanna il mondo del poetry slam: una folgorante rivelazione. Nel 2013 decide di dedicarsi esclusivamente a questa forma d’arte. Partecipa a varie competizioni slam e diventa nel 2013 campione di Francia; nel 2017 si impone nel torneo internazionale a Cipro. Ha quindi avviato un’intensa collaborazione con Marc Smith di Chicago, il fondatore del poetry slam. A partire dal 2009, crea degli spettacoli basati sulla commistione di poesia, musica e video che presenta in Francia, in Svizzera, ma anche fuori d’ Europa, dal Madagascar al Burkina Faso. La figura e l’opera di Narcisse vengono approfondite nella Histoire de la littérature en Suisse romande e nel volume l’Anthologie filmée de la poésie suisse. Le sue cronache settimanali per la Radio Télévision Suisse (canale romando) spopolano su internet; tra i pezzi più acclamati segnaliamo: Ils soignent, La culture est acculée, Un milliardaire ne sert à rien. Nel 2020 il suddetto slam, Ils soignent, dedicato al personale curante attivo durante la pandemia, fa il giro del mondo (è stato visionato oltre un milione di volte).

Giulia Natale

(Torino, 1972), narratrice e formatrice italiana per l’infanzia. Laureata in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Torino, si è successivamente occupata di narrazioni originali per l’infanzia, anche di natura interattiva. Ha promosso e animato numerosi corsi e laboratori di scrittura creativa, corsi di scrittura di fiabe e corsi sugli albi illustrati, altrettanti momenti formativi aperti sia ai genitori che agli insegnanti. Dal 2001 al 2003 ha collaborato, nella revisione di testi e nella costruzione di progetti editoriali, con la Lapis Edizioni, una casa editrice romana specializzata nella letteratura per bambini e ragazzi. Dal 2011 gestisce il suo blog “paddybooks”, dedicato alla scoperta di storie digitali per bambini, collabora con la rivista online “wired.it” e il portale “mamamò”. Ha pure realizzato, con un gruppo di amici, una serie di ebook e app per bambini.

Alessandra Novaga

È una chitarrista profondamente creativa, fuori dagli schemi, tra le più interessanti nel panorama italiano legato all’improvvisazione. Ha suonato in Festival come Angelica, Donaueschinger Musiktage, Himera Festivaali, Festival dei Due Mondi, a Cafè OTO (London), ISSUE Project Room (New York). Lavora spesso con il teatro collaborando con Elena Russo Arman e Elio De Capitani del Teatro dell’Elfo di Milano. Suona spesso in solo ma le sue collaborazioni passate e correnti includono artisti come Elliott Sharp, Massimo Falascone, John Colpitts (aka Kid Millions), Tribe of Colin, Gianni Gebbia, Sandro Mussida, Roberto Del Piano, Patrizia Oliva, Pat Moonchy, Francesco Gagliardi, tra gli altri. In solo ha pubblicato Movimenti Lunari, La Chambre des jeux sonores, Fassbinder Wunderkammer e I Should Have Been a Gardener. Elliott Sharp l’ha invitata a registrare un suo brano per la collana da lui prodotta I never Metaguitar III. Vive e lavora a Milano. Tra minimalismo chitarrista e scarnificati ritmi blues, i brani della Novaga sono delle ottime alternative a chi cerca “altro” dal suono dello strumento più classico e più vecchio del rock tradizionale.

Bruno Pellegrino

(Morges, 1988), scrittore svizzero di lingua francese. Scrittore romando, figlio di madre svizzera e padre italiano, immigrato dalla Basilicata e arrivato a Losanna negli anni Sessanta. È cresciuto a Poliez-Pittet (VD) e vive a Losanna. Studi in lettere e scienze politiche a Losanna, Evansville (Stati Uniti), Berlino e Venezia. Ha collaborato con la rivista letteraria romanda “Le Passe-Muraille” e successivamente con il quotidiano “24 Heures”. Esordisce con il racconto L’Idiot du village (Buchet/Castel 2011; vincitore del Prix du jeune écrivain). Pubblica quindi Atlas nègre (Tind, 2015). Il secondo romanzo, Là-bas, août est un mois d’automne (Éditions Zoé, 2018; Laggiù, agosto è già autunno, A. Dadò, 2018) è liberamente ispirato alla vita del poeta e fotografo Gustave Roud (1897-1976) e di sua sorella Madeleine, un intenso romanzo biografico che ha ottenuto importati riconoscimenti, tra i quali il Prix des Libraires Payot 2018 e il Prix Alice Rivaz. Il suo terzo e recente libro, Dans la ville provisoire (Éditions Zoé, 2021,) ha ricevuto i premi Michel-Dentan et Paysages écrits. È membro fondatore del collettivo AJAR.

Claudio Piersanti

(Canzano, provincia di Teramo, Abruzzo, 1954), scrittore e sceneggiatore italiano. Laureato in Filosofia all’Università di Bologna con Luciano Anceschi, vive tra Roma e le Marche. Ha pubblicato quasi tutti i suoi libri (romanzi e racconti) con la Feltrinelli. Il suo primo romanzo, Casa di nessuno, è uscito nel 1981 (nuova ed.: Sestante, 1993). Alcuni, più volte ristampati in Italia, sono stati tradotti in molti paesi. Tra questi: L’amore degli adulti (Feltrinelli, 1989; edizione ampliata in UE, 1998), Luisa e il silenzio (Feltrinelli, 1997; premi Viareggio Rèpaci per la narrativa, Vittorini-Siracusa, “diario della settimana”), L’appeso (Feltrinelli, 2000), Comandò il padre (peQuod, 2003), Il ritorno a casa di Enrico Metz (Feltrinelli, 2006;


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premi Napoli, Selezione Campiello, Alassio 100 libri - Un autore per l’Europa, Frontino Montefeltro), I giorni nudi (Feltrinelli, 2010), Venezia, il filo dell’acqua (Feltrinelli, 2012), Stigmate (Einaudi, 1999; un libro a fumetti realizzato con Lorenzo Mattotti) e La forza di gravità (Feltrinelli, 2018). Recentemente ha cambiato editore, e il suo ultimo libro, Quel maledetto Vronskij, (Premio Mastercard Letteratura) è uscito nel marzo 2021 presso Rizzoli. È stato a lungo anche sceneggiatore lavorando per il cinema (soprattutto con Carlo Mazzacurati) e la televisione. Ha diretto per anni “La rivista dei Libri” (edizione italiana della “New York Review of Books”). Figura tra i maggiori esponenti della letteratura italiana contemporanea ed è vincitore di numerosi premi.

Barbara Prenka

(Gjakova, Kosovo, 1990) diplomata con il professor Carlo Di Raco all’Accademia di Belle Arti di Venezia, vive e lavora tra Venezia, Bolzano e Berlino. Nel 2022 partecipa alla collettiva Venice Time Case, curata da Luca Massimo Barbero presso Galerie Italienne, Parigi. Nel 2021 partecipa alla collettiva Make me a coffee make me a sandwich curata da Natalija Vujosevic presso la Galeria17, Prishtina; alla collettiva presso la galleria Sans Titre (2016) curata da Romain Sarrot, Parigi; alla collettiva Venice Time Case a cura di Luca Massimo Barbero presso la galleria Tommaso Calabro, Milano; alla mostra personale Shelter Lines a cura di Edoardo Monti a Palazzo Monti; alla residenza artistica a Palazzo Monti Brescia, a cura di Edoardo Monti. Nel 2020 partecipa a Whatever It Takes presso A plus A gallery a cura di Curatorial School Venice ed a Pesi Massimi presso Spazio Punch a cura di Augusto Maurandi. Nel 2019 partecipa alla residenza artistica Bocsart Cosenza, a cura di Giacinto Di Pietrantonio. Nel 2018 partecipa ad Artissima stand n.30, Fiera di Torino - Charming Encounters a cura di Dionisio Gavagnin e Marina Bastianello.

Carola Rackete

(Preetz, presso Kiel, 1988), ambientalista, attivista e comandante di nave tedesca. Si è laureata in scienze nautiche nel 2011 all’università di Jade, in Bassa Sassonia, e nel 2018 ha conseguito un master in Conservazione dell’ambiente all’Università di Edge Hill in Inghilterra con una tesi sulle caratteristiche dei nidi degli albatros. Parla correntemente quattro lingue straniere oltre al tedesco. Nel 2011, a soli 23 anni, era già capitana al timone di una nave rompighiaccio al Polo Nord per l’Alfred Wegener Institute, uno dei maggiori istituti oceanografici tedeschi. Nel 2013 diventa secondo ufficiale della nave Ocean Diamond. Nel 2014 lavora in un parco naturale della Kamchatka come guida turistica e con compiti tecnici. L’anno successivo è di nuovo secondo ufficiale sulla Arctic Sunrise di Greenpeace. In seguito guida imbarcazioni per escursioni alle isole Svalbard, nel Mare Glaciale Artico, un ambiente molto amato. Ha quindi lavorato per l’organizzazione di ricerca e soccorso Sea-Watch. È diventata nota a livello internazionale quando, al comando della nave da salvataggio Sea-Watch 3, nel giugno del 2019 decise di forzare la chiusura del porto di Lampedusa, non rispettando il divieto di ingresso stabilito dal governo italiano. Aveva a bordo 42 migranti in condizioni drammatiche provenienti dalla Libia. Fu memorabile in quella occasione lo scontro con l’allora ministro degli interni Matteo Salvini. Arrestata con l’accusa di resistenza a una nave da guerra e tentato naufragio, fu dapprima posta agli arresti domiciliari, quindi prosciolta dopo 3 giorni dal giudice per le indagini preliminari che ha infine archiviato il caso non ravvisando elementi di colpevolezza. Nel gennaio 2020 la Corte suprema di cassazione italiana ha stabilito che il rilascio da parte del Gip era legittimo e che Rackete non avrebbe dovuto essere arrestata. Carola Rackete è anche sostenitrice di Extinction Rebellion, un movimento non violento attivo nella lotta contro i cambiamenti climatici. Sul suo unico profilo social (Linkedin) si è definita con tre concetti: “Conservazione della natura, azione umanita-

ria e un po’ di scienza polare”. Nel 2019 ha pubblicato Handeln statt Hoffen: Aufruf an die letzte Generation (edizione italiana: Il mondo che vogliamo. Appello all’ultima generazione (Garzanti, 2019) che ha pure avuto un’edizione inglese nel 2021.

Usama al Shahmani

(Bagdad, 1971), scrittore di lingua tedesca e di origine irachena rifugiatosi in Svizzera. Cresciuto in Irak, ad Qalat Sukar (Nasiriya), si è laureato in lingua e letteratura araba moderna. Ha pubblicato tre libri sulla letteratura araba prima di dover fuggire in Svizzera nel 2002 a causa di una sua opera teatrale che criticava aspramente il regime iracheno. Ha tradotto in arabo pensatori quali Schleiermacher e Habermas. Nel 2018 a Zurigo esce il suo primo romanzo In terra straniera gli alberi parlano arabo (Marcos y Marcos, 2021; titolo originale: In der Fremde sprechen die Bäume arabisch, 2018) che è stato ristampato ben dieci volte e si è conquistato la menzione speciale dell’Associazione dei librai della Svizzera tedesca quale uno dei migliori libri dell’anno. Si tratta di una delicata narrazione in bilico tra due culture in cui gli alberi della terra d’esilio sembrano parlare “una lingua che salva e ricongiunge alle radici”. Ha pubblicato nel 2020 il suo secondo romanzo Im Fallen lernt die Feder fliegen (Limmat Verlag) di cui è prossima la traduzione italiana, La piuma cadendo impara a volare (Marcos y Marcos, 2022). Attualmente lavora come scrittore indipendente, traduttore letterario verso l’arabo e mediatore culturale. Vive con la famiglia a Frauenfeld.

Hannah Silva

Poetessa, drammaturga e interprete britannica. Nata nel Dorset, è cresciuta nel Suffolk e ora vive a Birmingham. I testi e le performance di Silva giocano ai confini delle forme d’arte, attingendo al suo background in musica (Conservatoriam van Amsterdam), coreografia (Dartington College of Arts) e teatro (MFA Exeter University). La sua ultima esibizione Schlock! unisce Cinquanta sfumature di grigio con un romanzo di Kathy Acker, celebrando “la scivolosità delle parole, reinventandole in modo che nessuna di esse sia al sicuro” (The Guardian). Total Man è stato selezionato per il Ted Hughes Award for New Work in Poetry. È apparsa sulla rivista “Wire” e su BBC Radio 3. La sua raccolta di poesie Forms of Protest (Penned in the Margins) è stata molto apprezzata nei Forward Prizes. Il suo disco di debutto Talk in a Bit è stato pubblicato da Humankind nel 2018. Silva ha vinto il Tinniswood Award per la migliore sceneggiatura drammatica radiofonica con la sua commedia in versi Marathon Tales (scritta insieme a Colin Teevan per BBC Radio 3); Jump Blue, una produzione Afonica per BBC Radio 3, sull’apneista russa Natalia Molchanova ha ricevuto un encomio speciale nella categoria Best Single Drama ai BBC Audio Drama Awards 2017, con Fiona Shaw nella rosa dei finalisti come migliore attrice. Il suo ultimo lavoro per la radio include The Music Lesson (Sparklab Productions, BBC Radio 4) e Solitary , su una donna in isolamento in una prigione britannica (Afonica, BBC Radio 3).

Marina Skalova

(Mosca, 1988), scrittrice e poetessa di lingua francese; traduttrice dal tedesco e dal russo (sua lingua madre). È emigrata in Francia, al seguito dei suoi genitori, ancora bambina, prima di trasferirsi in Germania. Vive attualmente a Ginevra. Dopo un master in lettere e filosofia, conseguito tra Parigi e Berlino, si è trasferita nel 2013 in Svizzera per diplomarsi presso l’Haute école des arts a Berna. Nonostante la sua lingua madre sia il russo, scrive in francese e, più occasionalmente, in tedesco. I suoi testi sono apparsi in varie riviste e antologie in Svizzera, Francia e Germania, parzialmente adattati alla radio. Ha ottenuto nel 2016 il “Prix de la Vocation en Poésie” per la raccolta bilingue Atemnot (souffle court) (Cheyne éditeur, 2016). Pubblica in seguito Amarres (L’Age d’Homme, 2017), Exploration du flux (Seuil, 2018) e la pièce teatrale La chute des comètes et des cosmonautes (L’Arche, 2019), tradotta anche in tedesco. Nel

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2020 esce Silences d’exils (Éditions d’en bas), libro nato in collaborazione con la fotografa Nadège Abadie e con persone esuli coinvolte in un laboratorio di scrittura. La scrittura della Skalova attraversa differenti generi letterari (poesia, prosa poetica, teatro) e affronta temi quali l’esilio, il sentimento di straniamento e il passaggio delle frontiere con il loro impatto sulle persone.

Peter Stamm

(Scherzingen, Canton Turgovia, 1963) scrittore e giornalista svizzero di lingua tedesca. Figlio di un contabile è cresciuto con tre fratelli a Weinfelden, nel Canton Turgovia. Dopo aver vissuto a lungo a Parigi e a New York, risiede dal 1990 a Winterthur. Qui ha lavorato principalmente come giornalista, circostanza che gli ha permesso di pubblicare per la prima volta i suoi testi. Tra le altre testate ha lavorato per la “Neue Zürcher Zeitung”, il “Tages-Anzeiger,” la”Weltwoche” e la rivista satirica “Nebelspalter”. Dal 1997 è inoltre editor della rivista letteraria “Entwürfe für Literatur”. Dopo il successo del suo primo romanzo, nel 1998, il celebrato Agnes (Neri Pozza, 2001; adattato al cinema nel 2016), il suo lavoro di giornalista è passato in secondo piano rispetto all’attività letteraria, su cui ora Stamm ha concentrato le sue energie. È diventato un prolifico autore di racconti, pièces teatrali e romanzi di successo internazionale. Le sue opere narrative tradotte in italiano sono: Agnes (2001), Una vita incerta (2002), Quello che sappiamo fare (2003), Un giorno come questo (2009) e Sette anni, (2011), tutte edite da Neri Pozza. Nel 2013 è stato finalista al Man Booker International Prize per l’insieme della sua opera e nel 2014 è stato insignito del prestigioso premio Friedrich Hölderlin. La dolce indifferenza del mondo (Casagrande, 2020), il cui titolo richiama un passaggio finale dello Straniero di Albert Camus, ha vinto il Premio svizzero del libro 2018. È stata annunciata la prossima pubblicazione, sempre per le Edizioni Casagrande, della versione italiana di Weit über das Land (Fischer, 2016), finalista al Deutscher Buchpreis 2016. Nel semestre autunnale del 2018 Peter Stamm ha conseguito la cattedra Friedrich Dürrenmatt presso l’Università di Berna nel ruolo di Visiting Professor per la letteratura mondiale.

Jón Kalman Stefánsson

(Reykjavik, 1963), scrittore islandese. Ex insegnante e bibliotecario, esordisce come poeta prima di passare alla narrativa, distinguendosi subito per una lingua di singolare ricchezza evocativa e diventando uno dei più amati scrittori scandinavi. Attraverso potenti affreschi dell’Islanda di ieri e di oggi, i suoi romanzi affrontano le grandi domande dell’uomo, la vita, l’amore, il senso ultimo dell’esistenza, il potere dell’arte e della letteratura. Più volte nominato al Premio del Consiglio Nordico, con Luce d’estate ed è subito notte (Iperborea, 2013) ha ricevuto il Premio islandese per la letteratura. La casa editrice Iperborea ha pubblicato la trilogia Paradiso e inferno (2011; finalista al Premio Internazionale Bottari Lattes Grinzane), La tristezza degli angeli (2012) e Il cuore dell’uomo (2014). Seguono I pesci non hanno gambe (2015), Grande come l’universo (2016), una saga famigliare che spazia da un capo all’altro dell’Islanda attraverso il Ventesimo secolo, Storia di Ásta (2018), un romanzo corale, e Crepitio di stelle (2020), che narra di memoria e amore. Recentemente è apparsa la silloge poetica La prima volta che il dolore mi salvò la vita: poesie (1988-1994) (Iperborea, 2021). Nel 2017 è stato candidato al Premio Nobel per la letteratura, dimostrand così di essere uno dei più apprezzati scrittori islandesi del panorama letterario contemporaneo.


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11–15 MAGGIO 2022 / CHIASSO Situazione COVID

Il FESTIVAL

Il festival si svolgerà in presenza (con possibilità di essere seguito anche in live-streaming) nel rispetto delle misure preventive richieste da Confederazione e Cantone.

È organizzato dall’omonima associazione ChiassoLetteraria con la consulenza di un comitato scientifico e il sostegno di: Comune e Centro culturale di Chiasso, Cantone Ticino, Pro Helvetia, Coop Cultura, Hupac S.A., AGE S.A. e diversi sponsor privati e pubblici. Media-partner: Rete Due - RSI, AgendaSette e Corriere del Ticino. Può contare inoltre sul contributo (e l’affetto!) di oltre 400 soci.

A testimonianza del desiderio di apertura e di accessibilità, l’entrata è gratuita per tutto il Festival ad eccezione del concerto di mercoledì 11 maggio e dello spettacolo poetico-musicale di venerdì 13 maggio. Biglietti a 15.- franchi. Senza prenotazione. Programma, informazioni e aggiornamenti al sito: www. chiassoletteraria.ch; dove pure saranno visionabili in diretta streaming e registrati gli incontri dei giorni 13-15 maggio 2022.

organizzazione VIA LIVIO 7 / 6830 CHIASSO +41 (0)76.794.83.59 CHIASSOLETTERARIA@GMAIL.COM CHIASSOLETTERARIA.CH facebook/chiassoletteraria instagram/chiassoletteraria twitter/chiassolett Coordinamento e programmazione letteraria: Marco Galli, coordinatore Franco Ghielmetti, immagine Sebastiano Marvin, giornalista e operatore culturale Amministrazione: Nicoletta De Carli Programmazione letteraria: Prisca Agustoni, poeta e docente universitaria Fabiano Alborghetti, poeta Nicolò Centemero, medico e organizzatore culturale Silvia Colombo, libraia Françoise Gehring, giornalista Rolando Schärer, bibliotecario e animatore culturale Mara Travella, dottoranda in lettere Consulenza scientifica: Renate Amuat, formatrice e mediatrice culturale Fabrizio Ceppi, giornalista Christian Marazzi, economista Liaty Pisani, scrittrice Fabio Pusterla, poeta Segreteria: Bianca Coltro Bizzotto Logistica: Cristian Bizzotto Guido De Angeli Ufficio stampa per la Svizzera e per l’Italia: Laboratorio delle parole, Francesca Rossini

Relazioni pubbliche: Maurizia Magni Revisione: Accordia Fiduciaria revisioni S.a.g.l. Sonorizzazione e illuminazione: Emme SA Flavio Zoppi Grafica: Studio CCRZ Web Master e social media: Vanessa Viganò SOCIAL MEDIA E LOGISTICA: Cristiano Zanoni, coordinatore Traduzione consecutiva: Benedicta Froelich Romana Manzoni Agliati Laura spertini Riprese video e streaming: Centro di risorse didattiche e digitali CERDD Sacha De Nardo Interviste streaming: Françoise Gehring, caporedattrice Tatjana Boehm, redattrice Blog letterario: Mara Travella, coordinatrice Sofia Perissinotto Elisabeth Sassi Sezione letteratura per l’infanzia: Serena Giudicetti, coordinatrice Samanta bianco Carla Piras

Manifestazioni e enti partner

Media partner

Spazio Lampo: Aline D’Auria Giulia Guanella Libreria: Libreria del Corso Chiasso Enrico e Stefania Rota Tipografia: Progetto Stampa 2000 SA Documentazione fotografica: Omar Cartulano, responsabile Michela Di Savino Marta Panzeri Produzioni video: Gioele Amos Viganò Dj Costa (colonna sonora) Catering: Luisito Coltamai Matteo Cavadini Casa anziani Chiasso BIBITE E PANINI: Francesco Capizzi, Capichurri Food Collaboratori all’organizzazione: Anna Allenbach Rudy Bächtold Bex Bedulli Manuela Bobbià Fernando Buzzi Salvatore Caltagirone simonetta candolfi Roberta Canonico Antoine Casabianca Maria Silva Ceppi Labinot Dautaj Silvia Fera Federico Formenti

Ferruccio Frigerio Andrea Gianinazzi Maurizio Giorgi Arianna Imberti Dosi Marko Miladinovic Alessandra Montorfano Loris Ostini Daniele Stival Giuseppe Valli Jamal Zandi In collaborazione con gli Uffici Cultura e Servizi e attività sociali del Comune di Chiasso: Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice m.a.x. Museo Armando Calvia, direttore Cinema Teatro Andrea Bianchi, responsabile Servizi e attività sociali Lucia Ceccato, coordinatrice Chiasso, culture in movimento Davide Onesti, Anna Martano, Cristina Moro, Cinema Teatro

Sponsor

SPEEDWHEEL

Partner organizzativi: ABi Associazione Biennale dell’immagine, Chiasso Accademia di Architettura di Mendrisio ASSI Associazione scrittori Svizzera italiana Associazione Grande Velocità Bibliomedia svizzera, Biasca Biblioteca cantonale e del Liceo di Mendrisio Centro giovani Chiasso Cineclub del Mendrisiotto Collana CH Croce Rossa Svizzera – centro richiedenti l’asilo minorenni non accompagnati Frequenze Festa danzante Ticino Istituto svizzero media e ragazzi ISMR La Filanda Literaturhaus, Zurigo Murrayfield pub Pizziga Scuola media di Chiasso Spazio Lampo, Chiasso Stile Libero SA, Balerna Viceversa Letteratura Ufficio federale della cultura, Berna

Sponsor principali


16°FESTIVAL INTERNAZIONALE DI LETTERATURA

contatti CHIASSOLETTERARIA VIA LIVIO 7 / 6830 CHIASSO +41 (0)76.794.83.59 CHIASSOLETTERARIA@GMAIL.COM CHIASSOLETTERARIA.CH facebook/chiassoletteraria instagram/chiassoletteraria twitter/chiassolett

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