Poste Italiane spa - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 MBPA NORD OVEST - n. 8/2021 1/2021 - IP - ISSN 0019-901X
anno 60 - n. 626 settembre 2021 CON IL PATROCINIO DI
ALIMENTARI INDUSTRIE
10064 PINEROLO - ITALIA Tel. +039 0121393127 info@chiriottieditori.it
A. D’ANSELMO1 - R. PICCIONI1* Medico Veterinario Servizio Veterinario Igiene degli Alimenti di Origine Animale Azienda USL N. 4 Teramo 1
*email: rolando.piccioni@aslteramo.it
Efficacia delle sanzioni differite per il ripristino della conformità: studio di prevalenza ◾ PAROLE CHIAVE non conformità, sanzione differita, sanzione diretta, sicurezza alimentare
RIASSUNTO La conoscenza della norma non tecnica è un’esigenza pregnante: diritto penale, civile e amministrativo riguardano tutti i cittadini e sebbene indirettamente incidono sulla sfera professionale del medico veterinario. Il ricorso è strumento facile e diffuso, a volte anche come semplice azione deterrente e di rivalsa, e pone sempre più spesso il medico veterinario di fronte alla legge. L’applicazione della sanzione costituisce un importante momento di verifica e valutazione dei programmi di controllo e vigilanza nonché di pianificazione dell’attività di coordinamento e tutte queste funzioni di indirizzo e promozione non possono essere compromesse da interpretazioni diversificate. Il presente studio sul controllo ufficiale in materia di tutela degli alimenti di origine animale nel territorio della ASL n. 4 Teramo nel periodo 2015-2017 confronta le sanzioni differite risoltesi con il ripristino della conformità e quelle esitate nell’applicazione di una sanzione. Il 99,29% delle 575 non conformità accertate nel periodo di osservazione è stata risolta dall’operatore, per le restanti 5, corrispondenti allo 0,71%, è stata applicata la sanzione trascorso inutilmente il termine per porre rimedio alla situazione. L’istituto della sanzione differita appare efficace per il rapido ripristino della conformità e il controllo dei livelli accettabili di sicurezza alimentare.
Effectiveness of deferred sanctions for restoring conformity: prevalence study
◾ KEYWORDS n-compliance, deferred sanction, immediate sanction, food safety
SUMMARY Knowledge of the non-technical standard is a significant requirement: criminal, civil and administrative law concern all citizens and, although indirectly, affect the professional sphere of the veterinarian. Recourse is an easy and widespread tool, sometimes even as a simple deterrent and revenge action, and increasingly places the veterinarian before the law. The application of the sanction constitutes an important moment of verification and evaluation of control and supervision programs as well as planning of coordination activities and all these functions of direction and promotion cannot be compromised by diversified interpretations. This study on official control regarding the protection of food of animal origin in the territory of the ASL n. 4 Teramo in the 20152017 period compares the deferred penalties resolved with the restoration of compliance and those hesitated in applying a penalty. Of the 575 non-compliances ascertained in the observation period, 99.29% was resolved by the operator, for the remaining 5, corresponding to 00.71%, the penalty was applied after the deadline to remedy the situation unnecessarily. The institute of deferred sanctions appears effective for the rapid restoration of compliance and the control of acceptable levels of food safety.
Grafico 3 - Non conformità stratificate per tipologia.
l’8% riguarda le GHP e infine il 7% riguardano inadeguatezze non riferibili alle categorie di NC individuate. I risultati illustrati in forma grafica permettono di apprez-
zare le differenze di prevalenza qualitative nell’intero periodo di osservazione (Grafico 3) e come si stratificano per ciascun anno (Grafico 4).
Grafico 4 - Non conformità stratificate per tipologia e anno.
Le sanzioni immediate elevate in base alla normativa violata registrano la prevalenza delle violazioni al regolamento CE 852/2004 sull’igiene con il 53,6% dei casi (172), seguono: quelle al regolamento CE 178/2002 riferite ai sistemi di tracciabilità/ritiro e richiamo con il 26,6% (87); con percentuali minori le violazioni al regolamento CE 853/2004 sui requisiti specifici per i prodotti alimentari di origine animale (8%), al regolamento CE 1760/2000 (4%), al regolamento CE 1069/2009 (1%) e al regolamento CE 1/2005 (0,66%) (Tab. 4). La rappresentazione grafica degli andamenti osservati rispetto alle norme violate è fornita dal Grafico 5. Stratificando i provvedimenti afflittivi elevati immediatamente per anno si osserva che: - nell’anno 2015 la maggior parte delle sanzioni erogate (60%), riguardano la mancata applicazione dei requisiti generali previsti dal Reg. CE 852/2004 (artt. 4-5-6): - requisiti relativi a: strutture (pulizia e manutenzione, aerazione, ecc.), attrezzature (pulizia, manutenzione, ecc.), alimenti (protezione da contaminazione e infestazione, conservazione, ecc.), personale (pulizia, abbigliamento, formazione, ecc.); - omissione delle procedure di autocontrollo basate sui principi del sistema HACCP;
Tabella 4 - Provvedimenti sanzionatori suddivisi in base alla norma violata.
ANNO SANZIONI
2015 2016 2017
129 113 74 316
REG. CE REG. CE REG. CE REG. CE REG. CE REG. CE 178/2002 852/2004 853/2004 1760/2000 1/2005 1069/2009 40 33 14 87
31% 29% 20% 26,6%
industrie alimentari - lx (2021) - settembre
77 59 36 172
60% 52% 49% 53,6%
5 4% 12 11% 7 9% 24 8%
0 0 3 3
0 0 4% 4%
0 1 1 2
0 1% 1% 0,66 %
0 2 1 3
0 2% 1% 1%
ALTRO
7 5% 7 5% 10 16% 24 8,66%
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CONVEGNI
L’innovazione per perseguire gli obiettivi di sostenibilità Un quarto di tutte le startup attive nel settore agroalimentare a livello mondiale ha fra i propri obiettivi la sostenibilità. Il dato emerge dall’Osservatorio Food Sustainability del Politecnico di Milano, che a luglio ha presentato la ricerca Dai semi dell’innovazione, ai frutti della sostenibilità!, la nuova edizione dell’indagine che il team guidato da Alessandro Perego (docente di Logistics management nello stesso ateneo e fondatore degli Osservatori Digital Innovation a cui fa capo questa iniziativa) sta portando avanti da qualche anno in tema di innovazione per lo sviluppo sostenibile. L’analisi si basa su un campione di 1.808 startup agrifood (su un totale di 7.120 nate tra il 2016 e il 2020) che perseguono almeno uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals,
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Fig. 1 - Gli obiettivi di sviluppo sostenibile inclusi nell’Agenda 2030 dell’ONU.
SDGs) inclusi nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite (Fig. 1). Fra i target SDGs che queste startup si prefiggono, il più ricorrente è relativo allo sviluppo di modelli di consumo e produzione responsabili (SDG 12), con una attenzione
particolare all’uso efficiente delle risorse. Anche l’accesso al cibo (SDG 2) e la dignità dei lavoratori (SDG 8) specialmente nei Paesi in via di sviluppo sono risultati prioritari nelle imprese oggetto della ricerca.
industrie alimentari - lx (2021) - settembre
macchine accessori
L’innovazione passa anche dal risparmio energetico Liberare risorse importanti grazie all’efficientamento e al risparmio energetico assicura un ammortamento degli investimenti tecnologici anche mediante il contenimento dei costi gestionali. L’adozione di sistemi green è un bene per l’ambiente, ma anche per i bilanci delle imprese. Questa la soluzione proposta da Mingazzini che, con quasi un secolo di storia e uno dei parchi macchine più importanti a livello internazionale, con oltre 10.000 impianti realizzati, rappresenta un punto di riferimento nel settore dei generatori di vapore a uso industriale, sia per la qualità dei prodotti forniti che per la consulenza che accompagna ogni fase del processo, dall’ideazione alla progettazione, fino alla messa in funzione degli impianti. Il risparmio energetico, inteso come minor consumo, ma anche maggiore disponibilità di risorse da investire su fronti più strategici in uno scenario altamente competitivo, è un’istanza espressa con forza dal mercato globale. L’ecosostenibilità è una tematica a cui Mingazzini risponde con sistemi sempre più evoluti e performanti nel risparmio energetico e nel rispetto per l’ambiente, con la massima concentrazione nell’incremento di sistemi esclusivi di recupero energetico, flessibili e su misura per le esigenze dei singoli clienti e dei comparti industriali. Oltre allo sviluppo dei più innovativi sistemi di combustione con progressiva riduzione delle emissioni in atmosfera. Su tale versante l’azienda negli ultimi anni ha condotto nu-
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Centrale termica composta di 3 generatori di vapore serie PB completi di sistema di recupero (Mingazzini).
merosi interventi di successo, lasciando così un segno tangibile del proprio in importanti realtà del settore produttivo nazionale e internazionale, con particolare riferimento a quello alimentare, tessile, cartario, pet food, chimico-farmaceutico, solo per citarne alcuni. A testimoniare il livello di efficientamento e risparmio energetico è il caso applicativo di Latteria Soresina, primo produttore al mondo del rinomato Grana Padano e leader in altre delizie del gusto italiano. Se già 10 anni fa la verifica in diretta della combustione, un utilizzo performante dei recuperatori e l’installazione di dispositivi per il controllo finale dei fumi di combustione, avevano portato a un risparmio netto pari circa al 10%
di elettricità e un 5% di gas metano su tutta l’azienda, l’evoluzione tecnologica nell’ottica del concetto Industry 4.0 ha portato all’interconnessione delle centrali e l’analisi in tempo reale dei dati. Ponendo i generatori di vapore in rete e centralizzando tutti gli impianti è stato reso possibile il monitoraggio costante dei sistemi, delle prestazioni, dei consumi, dei livelli e di tutti i parametri per garantire il massimo risultato. Con questa interfaccia è possibile comandare i generatori di vapore anche da remoto, regolando ciascun impianto in base ai flussi produttivi e alle necessità di performance giornaliere richieste anche da un comune dispositivo, come computer, cellulare, tablet, abbattendo sprechi e
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macchine accessori
Conche veloci La Tecno 3 ha scelto di applicare la tecnologia del concaggio fluido nella lavorazione del cioccolato per avere sempre un controllo accurato delle temperature nella massa, in modo da preservare il profilo aromatico legato alla scelta del cacao e ridurre drasticamente i consumi energetici. Le conche veloci della serie CV, con una gamma di capacità produttiva da 200 a 6.000 kg per batch, rispondono perfettamente alle richieste della moderna industria del cioccolato, che lavora paste raffinate di qualità in tempi relativamente brevi con risposte reologiche ottimali. Questi risultati sono conseguenza di un approfondito studio di progettazione e tecnologia, che ha portato alla realizzazione di un impianto che unisce il sistema di lavorazione tradizionale alle attuali esigenze produttive. Le caratteristiche costruttive salienti sono rappresentate dal corpo della macchina, in cui ruota un monoalbero ad aspi per garantire una intensa miscelazione, e dalla torre evaporativa, che favorisce una rapida eliminazione dell’umidità e delle sostanze volatili indesiderate del cacao mediante un trattamento in strato sottile. Di conseguenza i tempi di lavorazione risultano molto limitati e sicuramente comparabili a quelli ottenuti con il concaggio a secco. Le conche veloci sono costruite in acciaio inox AISI 304, sono conformi alla direttiva 2006/42/ CE e con programma di concaggio gestito interamente da PLC.
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Conca veloce della serie CV (Tecno 3).
Lavorazione di oli d’oliva ad alta purezza Ai sensi del Regolamento UE 2020/1322, da gennaio 2021 sono in vigore nuovi tenori massimi di 3-MCPD e glicidolo nell’olio d’oliva e in altri oli vegetali. Grazie a una speciale tecnologia di raffinazione, Nutriswiss è in grado di minimizzare tali contaminanti legati ai processi di lavorazione. L’azienda esperta leader negli oli alimentari speciali e biologici lavora con un procedimento mediante il quale gli oli vengono raffinati in modo particolarmente delicato ed efficace a basse temperature di lavorazione, per cui è possibile ottimizzarne il profilo organolettico e aumentarne la resa, soddisfacendo nel contempo i requisiti di legge. In particolare, il Regolamento della Commissione Europea fissa
dal 1° gennaio 2021 valori limite di 1.250 μg di 3-MCPD e 1.000 μg di glicidolo per kg di olio alimentare, mentre per l’alimentazione dei bambini e dei neonati si scende a 15 μg /kg di 3-MCPD e 6,0
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FINE LINEA
Torna ai livelli del 2019 il fatturato delle macchine per packaging Il Centro Studi di Ucima-Mecs ha fornito i dati relativi al settore delle macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio, che chiude il primo semestre del 2021 con un solido +21% rispetto allo stesso periodo del 2020. Tra gennaio e giugno l’export ha segnato un +19,3%, mentre il mercato domestico ha fatto registrare un +31,2%, sempre in confronto al fatturato del primo semestre 2020. Con questi dati l’intero comparto torna ai livelli pre-pandemia, con una differenza del solo -1,8% rispetto al primo semestre del 2019 (anno del record con il superamento a fine anno degli 8 miliardi di fatturato). Un risultato frutto del cumulato fra il primo trimestre (concluso con un +9,2%) e il secondo trimestre, nel quale le imprese associate hanno aumentato la variazione di fatturato rispetto a un anno fa al +29,4%. La crescita è simile sia sul mercato domestico (+34%), sia su quello estero (+28,4% in rapporto all’anno scorso). Buoni anche i dati sugli ordini, cresciuti del +10,9% nel secondo trimestre e del +10,7% se si considera l’intero primo semestre. Lo stesso Centro Studi ha poi fornito i risultati del 2020, riportati nella nona Indagine Statistica Nazionale che ogni anno foto-
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grafa l’andamento del comparto. L’anno scorso i costruttori italiani di macchine automatiche per il packaging hanno sostanzialmente confermato il giro d’affari dell’anno precedente: dopo il record del 2019, il comparto registra infatti un calo contenuto su base annua pari al -2,9%, assestandosi su 7,81 miliardi, in linea con il risultato del 2018 (7,9 miliardi). L’anno alle spalle ha visto
inoltre aumentare sia il numero delle aziende censite (635 in totale, +3,1%), sia il numero degli occupati, salito a 35.630 addetti, con una crescita del 7%.
I mercati In linea con il 2019 il fatturato estero pesa per il 78%, pari a 6,08 miliardi, ma subisce un
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fine linea
Confezionamento ecosostenibile per lattiero-caseari Le normative e le aspettative dei consumatori cambiano e i produttori si confrontano con una crescente domanda di imballaggi più rispettosi dell'ambiente e sostenibili. Con gli strumenti brevettati della gamma Zero Technology Ima Dairy & Food offre la soluzione perfetta per l'utilizzo di monomateriali come PET, PP e PLA perfettamente adattabili alle macchine FFS dei marchi Erca, Hassia e Intecma. La caratteristica saliente è il punzone brevettato e quindi unico per PET, PP e PLA, una soluzione tecnica per il taglio e il pretaglio di alta qualità di questi materiali che consente di realizzare confezioni multiple facilmente separabili realizzate con essi. L'utilizzo del PET trasparente, in particolare, consente ai consumatori di vedere il prodotto, il che lo rende più attraente a scaffale. Inoltre il vasetto può avere un coperchio e un'etichetta in PET, per una confezione completamente riciclabile. Ulteriori elementi della gamma Zero Technology includono speciali piastre di preriscaldamento, facilmente smontabili e progettate per una semplice manutenzione. Ulteriori risparmi di materiale possono essere realizzati utilizzando in aggiunta gli speciali stampi termoformatura, che consentono l'utilizzo di materiali più sottili. Grazie alla tecnologia Zero i costi di manutenzione sono ridotti e le prestazioni e la durata degli utensili risultano notevolmente aumentate rispetto a quelli presenti sul mercato.
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Particolare dell’uscita dei vasetti della confezionatrice per monomateriali (Ima Dairy & Food).
Etichettatura full-wrap per prodotti da forno in vassoi incernierati Multivac presenta la nuova etichettatrice a nastro L 310, una soluzione efficiente per sigillare con etichetta in modo sicuro vaschette incernierate su uno o entrambi i lati, oltre ad offrire una soluzione più sostenibile rispetto alla tradizionale fascetta in cartone, riducendo fino al 70% il materiale di confezionamento e migliorando l’impronta ecologica in termini di logistica e di trasporto. L’etichettatrice a nastro L 310 consente di raggiungere velocità fino a 120 confezioni al minuto, con etichette di larghezza fino a 500 mm. Oltre alla possibilità di applicare una semplice etichetta superiore, la
L 310 può applicare anche etichette a C su tre lati della confezione o a D su tutti e quattro. Inoltre, è possibile sovrapporre l’etichetta sulla parte inferiore del pacco. Sia l’etichettatura a C che a D offrono il vantaggio di chiudere e sigillare contemporaneamente la confezione. Per facilitarne l’apertura è poi disponibile un’ulteriore funzione di perforazione. Le confezioni vengono etichettate automaticamente durante il loro passaggio in linea, provenienti sia da alimentazione manuale che automatica. La L 310 può anche essere dotata di una stampante integrata, nonché della funzione “zero tempi di fer-
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IMBALLAGGI CONFEZIONI
Il mondo del packaging dopo il Covid-19 I dati emersi dal secondo Osservatorio Out-of-the-Box, realizzato da Nomisma e Glaxi per l’azienda di imballaggi Ghelfi Ondulati, rivelano che dopo il Covid-19 il packaging è sempre più visto come strumento per garantire la sicurezza del consumatore, comunicare la tracciabilità degli alimenti, creare un filo diretto tra consumatore e produttore, ma anche come mezzo per trasmettere l’autenticità del brand, infondere positività, esprimere l’attenzione dell’azienda ai temi della sostenibilità. Un packaging, dunque, che si allontana sempre di più dall’idea di mero contenitore e che diventa un veicolo di emozioni per il consumatore. La ricerca evidenzia anche gli aspetti più razionali legati alla confezione, ma fa emergere soprattutto il suo lato più sottile, quasi di conforto. Un ruolo che ha rivestito in particolare durante la
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pandemia, soprattutto sulle fasce più fragili. Secondo il rapporto Nomisma, dopo il Covid-19, quindi, gli italiani si dimostrano più oculati nelle spese e, pensando allo shopping futuro, il 61% sostiene che risparmierà e che valuterà con attenzione gli acquisti da effettuare. Il risparmio, tuttavia, non sarà l’unico elemento importante. Tra gli aspetti su
cui il consumatore si focalizzerà maggiormente, infatti, ci sarà il packaging: in particolare, il 55% sostiene che, nel selezionare un alimento confezionato, opterà per quello che presenta in modo chiaro e immediato le caratteristiche del prodotto, mentre il 53% quello con il packaging più sostenibile. Un’altra importante percentuale di italiani (il 40%) tenderà a orientarsi verso pro-
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imballaggi confezioni
Alla ricerca di nuove fonti di materie prime per carta e cartone Un approfondimento del salone dell’imballaggio di Norimberga Fachpack dedicato al settore della carta e del cartone rivela come la pandemia di Covid-19 abbia dimostrato quanto siano fragili le catene di approvvigionamento globali di materie prime per gli imballaggi. Tuttavia, esistono alcune opportunità per ovviare almeno un po’ alla dipendenza dal commercio globale. Dalla fine dello scorso anno, infatti, in alcuni casi i prezzi delle materie prime per il packaging sono aumentati a passi da gigante. Il livello dei prezzi per tutti i tipi di carta calcolato dall’Associazione tedesca dell’industria del cartone ondulato (Verband der Wellpappen-Industrie, VDW) sulla base dei dati EUWID è aumentato del 16,2% nel febbraio 2021 rispetto allo stesso mese del 2020. Per i tipi più comuni di carta da pacchi a base di carta riciclata, i dati di EUWID indicano un aumento del prezzo di 110 euro per tonnellata fra settembre 2020 e febbraio 2021. Anche il mercato globale della carta ha continuato a crescere nel 2021, trainato dall’aumento dei prezzi del cartone ondulato sia in Cina che nell’UE. Secondo l’analista di mercato Mintec, la forte domanda di cartone ondulato e cartone, derivante principalmente dal boom del commercio online, unita alla pandemia e ai lavori di manutenzione programmata nelle cartiere, ha portato a colli di bottiglia nell’offerta e ad ulteriori aumenti dei prezzi. Inoltre, i lockdown nella maggior parte dei Paesi europei hanno causato una
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carenza di materiali riciclati, che è stata solo aggravata dalla Brexit.
Anche la plastica risente dell’aumento dei prezzi L’aumento dei prezzi della carta e di macchinari e materie prime esercita quindi una pressione crescente sull’industria dell’imballaggio, che ha dovuto affrontare anche un calo dei ricavi. Il fatto che sempre più aziende stiano passando a imballaggi più sostenibili, tuttavia, significa che viene utilizzata più carta, per cui i produttori ora devono riuscire a coniugare sostenibilità ed economicità. Ma il passaggio alla plastica non è per molti un’alternativa, non solo per ragioni di sostenibilità ma anche perché sono aumentati pure i prezzi delle materie prime utilizzate in questo settore. I prezzi per il film piatto in HDPE, così come in PE-LD, PE-LLD e PP,
sono aumentati notevolmente. Secondo l’Industrieverband Papier- und Folienverpackungen (IPV) – l’associazione tedesca che rappresenta i produttori di imballaggi in carta e film plastici – a seconda del materiale, i prezzi in casi isolati sono aumentati fino al 100% rispetto al terzo e quarto trimestre del 2020.
Come possono rispondere i produttori all’aumento dei prezzi delle materie prime? Secondo l’IPV, c’è una chiara domanda di prodotti a base di fibre in sostituzione degli imballaggi in plastica, e questa è stato un trend importante negli ultimi anni. Quasi l’89% dei membri dell’IPV sta osservando una pressione forte o molto forte da parte dei clienti per più soluzioni basate sulla fibra. Il passaggio a materie
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imballaggi confezioni
CONAI gioca un ruolo fondamentale il lavoro svolto con i Comuni italiani, grazie all’Accordo Nazionale con ANCI. Nel 2020 sono stati oltre 7.400 quelli che hanno stipulato convenzioni con il sistema consortile, affidando quindi gli imballaggi provenienti dalle loro raccolte differenziate a CONAI: una copertura della popolazione italiana che raggiunge il 97%.
Per coprire i maggiori costi che i Comuni sostengono nel ritirare i rifiuti in modo differenziato (affinché smaltirli tutti in discarica), nel 2020 CONAI ha riconosciuto alle amministrazioni locali italiane 654 milioni di euro. 452 milioni, invece, sono stati destinati dal sistema al finanziamento di attività di trattamento, riciclo e recupero. Sono queste risorse che provengono dalle azien-
de consorziate perché, quando diventano rifiuti, gli imballaggi non finiscano in discarica con un enorme impatto ambientale. I 654 milioni trasferiti ai Comuni italiani coprono una percentuale significativa della spesa sostenuta per la raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio: questi rappresentano il 28% dei rifiuti urbani e assimilati e il 7% dei rifiuti totali prodotti nel nostro Paese.
La pandemia influenza il mercato delle cassette in cartone per prodotti freschi Una recente indagine dell’analista statunitense Freedonia ha analizzato come la pandemia di Covid-19 abbia inciso sull’utilizzo di scatole di cartone ondulato per prodotti freschi nel 2020, negli Usa. Se da un lato si è rilevato un buon aumento della domanda nella vendita al dettaglio, in particolare di alimentari online, dall’altro i mercati della ristorazione sono stati frenati dalla riduzione delle vendite a ristoranti e mense. Nel complesso, l'industria ortofrutticola si è dimostrata resiliente, dove la produzione di frutta e verdura fresca ha registrato un calo di appena l'1% circa rispetto all'anno precedente. Il settore della ristorazione dal canto suo, nonostante sia stato duramente colpito dalla pandemia e abbia vissuto una drastica riduzione dei clienti, ha visto il passaggio dei ristoranti, sia tradizionali che fast food, ad un modello basato sull’asporto e ad un'espansione delle possibilità di consegna.
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I prodotti pronti al consumo trainano la domanda di scatole Secondo Freedonia la domanda di scatole di cartone ondulato utilizzate per confezionare prodotti freschi aumenterà del 3,3% annuo fino a raggiungere, nel 2024, il valore di 2,4 miliardi di dollari, soprattutto in virtù di modesti incrementi della produzione di prodotti nazionali e di un maggiore utilizzo di scatole a
valore aggiunto, come quelle con caratteristiche specifiche per la vendita al dettaglio progettate per ridurre i costi di manodopera. Se si prevede che queste ultime registreranno forti progressi, altri tipi di scatole continueranno a vedere la loro quota di mercato erosa dai contenitori di plastica riutilizzabili (RPC), sempre più utilizzati da Walmart e altre catene di supermercati alimentari, sia nelle applicazioni logistiche che nelle aree espositive di vendita.
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imballaggi confezioni
Lo Yogurt Yomo Granarolo nel nuovo vasetto di carta.
naturalità degli ingredienti e la specificità di ogni gusto. Lo storytelling unico e distintivo di Yomo coinvolgerà ogni parte del pack, compresa la capsula, con informazioni per il consumatore direttamente nel momento del consumo. Inoltre, Yomo propone una ricetta migliorata per essere più cremosa con solo ingredienti naturali: alle classiche Ricette ori-
ginali di Yomo (bianco naturale, caffè, biscotto ai 4 cereali, malto e miele) e Ricette golose di Yomo (cocco, nocciole, vaniglia, pistacchio e stracciatella) si affiancano le formulazioni rinnovate con solo ingredienti naturali alla frutta, ancora più cremose (fragola, mirtilli neri, frutti di bosco, agrumi di Sicilia, albicocca, banana, ananas, ciliegia e amarena).
Impatto del confezionamento in bag-in-box sugli attributi di qualità del cavolo cappuccio Il cavolo cappuccio (Brassica oleracea var. capitata) è uno degli ortaggi più coltivati, commercializzati e consumati al mondo, pertanto, è fondamentale mantenerne la qualità dopo il raccolto, e in particolare è importante contrastare la perdita d’acqua. In uno studio giapponese pubblicato su Packaging Technology and Science, si è studiato l’effetto di un imballaggio bag-in-box sulla perdita d’acqua nei cavoli per 15 giorni di conservazione a 10°C e al 90% di umidità relativa. L’imballaggio bag-in-box era costituito da un sacchetto di polietilene a bassa densità e da una scatola di cartone ondulato, mentre per il controllo si è utilizzata una scatola di cartone ondulato non impermeabile. Le variazioni del colore verde, del contenuto di solidi solubili e di acido ascorbico del cavolo sono state valutate come qualità fondamentali. Dopo lo stoccaggio, la perdita d’acqua dai campioni di controllo è stata valutata pari al 6%; tuttavia, l’imballaggio bag-in-box ha ridotto la perdita d’acqua allo 0,3%. Inoltre, il confezionamento in bag-in-box
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non ha intaccato le qualità fondamentali testate nonostante un ritardo nel processo di raffreddamento, per cui potrebbe essere efficacemente impiegato per mantenere la qualità dei cavoli e delle altre verdure a foglia durante lo stoccaggio e la distribuzione per 15 giorni.
Packaging attivo biodegradabile per la carne di pollo Gli imballaggi attivi innovativi sono in grado di mantenere la qualità del cibo e preservare la sicurezza alimentare per un perio-
do prolungato. Lo scopo di questo studio norvegese pubblicato su Foods, era scoprire l’effetto di film attivi basati su miscele di acido polilattico (PLAb) disponibili in commercio e componenti attivi naturali sulla durata di conservazione e sulle proprietà organolettiche dei filetti di pollo e capire in che misura possano essere utilizzati in sostituzione dei tradizionali materiali di imballaggio. Del PLAb disponibile in commercio è stato combinato con citrale e
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mercati consumi
Il mercato semestrale degli agrumi nell’Unione Europea
In Dipartimento statunitense dell’Agricoltura, USDA, ha curato un rapporto dedicato al mercato agrumicolo nell’Unione europea durante il primo semestre di quest’anno, che vede una produzione concentrata nella regione mediterranea. Spagna e Italia rappresentano i principali produttori di agrumi dell'UE, seguiti da Grecia, Portogallo e Cipro. Per l'anno di commercializzazione (MY) 2020/21 (ottobre/settembre), il documento statunitense prevede che la produzione di agrumi aumenterà del 10,4% rispetto alla stagione precedente, arrivando a 11,7 milioni di tonnellate, grazie alle condizioni meteorologiche favorevoli e al rimbalzo della produzione principalmente in Spagna e in Italia dopo il calo significativo registrato nel 2019/20. Si tratta di un aumento della produzione superiore del 2,65% rispetto alle stime precedenti. Il consumo di agrumi nell'UE potrebbe continuare a crescere in risposta alla pandemia di Covid-19 e alla riapertura del settore dell'ospitalità. Durante il 2019/20, il consumo europeo di agrumi è aumentato nella stagione agrumicola, in ragione di una maggiore domanda dei consumatori che cercavano alimenti immunostimolanti. La scorsa stagione, un consumo più elevato, associato ad una minore offerta di agrumi nell'UE, ha portato ad un’impennata dei prezzi. Una tendenza importante che ha interessato il settore agrumicolo europeo è l’imballaggio sostenibile. Inoltre, si prevede che le esportazioni di agrumi dell'UE si manterranno dinamiche, mentre le importazioni potrebbero diminuire in virtù della crescita stimata dell'offerta locale.
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Un anno nel segno della ripresa Per la stagione 2020/21, si prevede che la produzione di arance europea sarà superiore del 5,2% rispetto alla precedente, arrivando a 6,5 milioni di tonnellate, ma inferiore dello 0,4% rispetto alle stime precedenti. Di conseguenza, la produzione di succo d'arancia nell'UE dovrebbe aumentare di quasi il 25% rispetto al periodo precedente, a 89.228, e con un +1,4% rispetto a quanto stimato in precedenza. Questa previsione è in linea con il volume previsto di arance dell'UE destinate alla trasformazione nella campagna annuale 2020/21, campagna nella quale la produzione europea di mandarini dovrebbe aumentare del 21% rispetto all'anno precedente, arrivando a 3,4 milioni di t. Si tratta di una previsione del 10% superiore alle stime precedenti, dovuta soprattutto alla forte crescita della produzione spagnola. Allo stesso modo si prevede che la produzione di limoni nell'UE per la stagione 2020/21 aumenterà di quasi l'11,7% rispetto alla precedente, fino a 1.654 milioni di t, lo 0,8% in più rispetto alle stime precedenti. Si stima che la produzione europea di pompelmi aumenterà dell'8% rispetto alla stagione precedente, raggiungendo le 103.000
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mercati consumi
zanti delle filiere italiane DOP IGP, che vale 260 milioni di euro e supera il miliardo di euro per l’industria e l’artigianato alimentare. I risultati parlano di un 68% Consorzi di tutela “attivi” che hanno concesso l’autorizzazione all’uso della IG come ingrediente. Nel complesso si contano 13.000 autorizzazioni rilasciate negli anni dai Consorzi e dal Mipaaf, di cui 4.600 attive nel 2020 che coinvolgono circa 1.600 imprese della trasformazione. Le DOP IGP sono usate soprattutto in condimenti (42% delle IG coinvolte) e primi piatti (41%), salumi (33%) e dolci (31%), seguono poi formaggi e gelati (25%), marmellate, pizze e bevande (23%). L’analisi rileva un quadro normativo europeo frammentato e un “primato” italiano in termini di regolamentazione, con l’Italia unico Paese ad aver introdotto un meccanismo di autorizzazione – in capo ai Consorzi riconosciuti – per conferire una maggiore tutela alle IG. La ricerca ha anche analizzato i principali usi illeciti delle IG come ingredienti riscontrati sul mercato, quali lo sfruttamento indebito della notorietà, l’evocazione, le indicazioni false ed ingannevoli sulle qualità essenziali, la mancanza dell’autorizzazione, la violazione del requisito minimo convenuto sulla quantità, lo sfruttamento indebito dell’identità visiva o della reputazione. Alla luce dei risultati emersi, la ricerca riporta delle linee guida operative con indicazioni puntuali sull’iter da seguire e sulle attività da considerare da parte dei Consorzi di tutela per l’utilizzo delle DOP IGP nei prodotti trasformati: uno strumento pratico per la gestione delle procedure di autorizzazione e delle partnership con le aziende per una coerente valorizzazione e tutela delle IG. La ricerca evidenzia anche un’ampia gamma di opportunità per le DOP IGP nel settore dei trasformati: diffusione più ampia su scala nazionale e internazionale, aumento dei canali distributivi, ingresso in nuovi settori merceologici, possibilità di destagionalizzazione, aumento della notorietà, rafforzamento della reputazione, vantaggi in termini di packaging, di export e di sviluppo sul mercato web. Infine, in ambito normativo emerge la necessità di un confronto costruttivo fra le parti per delineare un intervento più in linea con le potenzialità del settore da parte dei decisori politici, al fine di regolare la materia in modo uniforme e garantire certezza giuridica agli operatori della filiera DOP IGP.
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Come evolvono i consumi ittici in tempi di pandemia Secondo Ismea, per il comparto ittico italiano il bilancio a fine anno è in positivo per tutte le categorie, seppure nel complesso inferiore alla media del totale agroalimentare. A incidere negativamente sono state le oscillazioni del segmento del fresco sfuso che in alcuni mesi (aprile e luglio) ha segnato anche delle flessioni rispetto al 2019, dovute anche alla discontinuità
dell'offerta. Fortemente condizionato nel primo periodo da problematiche di tipo logistico e dalle misure di mitigazione adottate (riduzione delle giornate di pesca, chiusura dei mercati ittici, difficoltà di rifornirsi dai mercati esteri) e nei mesi estivi dalla maggior richiesta da parte dei ristoranti, il segmento del fresco ha avuto poi una importante ripresa nella fase finale dell'anno (+21% a dicembre) che ha riportato l'intero comparto in terreno positivo. Il segmento del pesce fresco che rappresenta quasi il 50% dell'offerta, a causa delle dinamiche sopra esposte, ha messo a segno solo un +2%, a fronte di una crescita del 16% del prodotto congelato (che rappresenta circa il 20% del totale). Il recupero dei consumi domestici non sembra quindi essere stato sufficiente a compensare i mancati introiti presso i canali dell'Ho.Re.Ca. Secondo quanto emerge dal report sull'Andamento dell'Economia agricola nel 2020 reso noto dall'Istat, il settore ha visto un deciso ridimensionamento tanto della produzione (-8,8%) che del valore aggiunto (-5,3%).
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ricerca applicata
Sfruttare i polifenoli delle foglie di olivo per migliorare la conservabilità degli alimenti Le foglie di olivo rappresentano uno scarto dell'industria dell'olio riutilizzabile come fonte di polifenoli. Il composto fenolico più rappresentativo delle foglie di olivo è la secoiridoide oleuropeina, seguita da verbascoside, apigenina-7-O-glucoside, luteolina-7-O-glucoside e fenoli semplici. L'attenzione verso questi composti deriva soprattutto dal gran numero di studi che ne dimostrano l’effetto benefico sulla salute; infatti le foglie di olivo sono state ampiamente utilizzate nella medicina popolare nelle regioni mediterranee. Inoltre, la crescente richiesta da parte dei consumatori di sostituire gli antiossidanti sintetici ha indotto i ricercatori a condurre studi sull'aggiunta di sostanze bioattive vegetali negli alimenti per migliorarne la conservabilità
e/o per ottenere prodotti funzionali. Uno studio condotto presso la Sezione di Scienze e Tecnologie Alimentari dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro e pubblicato sul Journal of the Science of Food and Agriculture ha passato in rassegna le scoperte sugli effetti dell'aggiunta di estratto di foglie di olivo ricco di polifenoli (OLE) agli alimenti. In particolare, è stato esaminato l'effetto dell'aggiunta di OLE sulle proprietà antiossidanti, microbiologiche e nutrizionali di diversi alimenti. La maggior parte degli studi ha evidenziato l'effetto antiossidante dell'OLE in diverse matrici alimentari, come oli, carne, prodotti da forno, verdure e latticini. Inoltre, l'attività antimicrobica dell'OLE è stata osservata negli alimenti a base di carne e vegetali, evidenziandone il po-
tenziale in qualità di alternativa ai conservanti sintetici. Diversi autori, infine, hanno studiato l'effetto dell'aggiunta di OLE con l'obiettivo di migliorare le proprietà nutritive di prodotti vegetali, tè, latte, carne e biscotti. Lo studio discute i vantaggi e gli svantaggi del diverso utilizzo di OLE.
Effetti del congelamento sulla qualità della carne bovina La conservazione in condizioni di surgelazione preserva la sicurezza e la qualità della carne, dove i requisiti di temperatura sottozero per la conservazione congelata dipenderanno dal mercato finale. L’Unione Europea richiede che la carne bovina sia mantenuta a -12°C mentre la carne australiana è convenzionalmente tenuta a -18°C. Lo stoccaggio in condizioni di congelamento prolungato può fornire vantaggi logistici e ampliare
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l’accesso al mercato delle esportazioni. L’impatto delle diverse temperature sui periodi di conservazione sottozero fino a 2 anni non è mai stato considerato per la carne bovina australiana. Su Animal Production Science è stato pubblicato un lavoro, presentato alla 33ª conferenza biennale dell’Associazione australiana di scienze animali, mirato a colmare questa lacuna. Si sono scelti in modo casuale pezzi del muscolo
longissimus lumborum di manzo (controfiletto), sono stati porzionati, confezionati sottovuoto e frollati per cinque settimane. Gli 8 campioni assegnati al gruppo di controllo, senza trattamento di congelamento, sono stati analizzati immediatamente, mentre quelli assegnati alla conservazione sottozero sono stati conservati a temperature di -12° e -18°C all’interno di congelatori replicati (totale: 8). I campioni sono stati analizzati per la qua-
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