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Imballaggi confezioni - L’alleanza del sistema packaging per una rivoluzione green e una sostenibilità comune (M. Barboni) - Opportunità di crescita per gli imbal laggi a parete sottile - In ottima salute il settore delle bioplastiche - Cresce ancora in Europa l’imballaggio in vetro

L’alleanza del sistema packaging per una rivoluzione green e una sostenibilità comune

Il 20 e il 21 febbraio a Bologna presso la sala congressi di Fico Eataly World si è svolta la prima edizione del Packaging Speaks Green, il forum internazionale dedicato alla sostenibilità nel settore dell’imballaggio

Individuare la strada per costruire una filiera del packaging sostenibile a livello globale. È all’insegna di questo traguardo che il 20 e

il 21 febbraio a Bologna si è tenuta la prima edizione del Packaging Speaks Green: il forum internazionale dedicato alla sostenibilità nel settore dell’imballaggio organizzato da UCIMA e Fondazione FICO. Nella sala congressi di Fico Eataly World esperti di sostenibilità e brand internazionali sono intervenuti davanti ad un folto pubblico di oltre 500 persone, con l’obbiettivo di tracciare un percorso condiviso e rispondere a un’istanza di sostenibilità globale e alla realizzazione di una reale economia circolare. “Il packaging che parla green fa già parte di un percorso delineato dalle Nazioni Unite – ha spiegato nell’introduzione al Forum Andrea Segré, Presidente Fondazione Fico – l’agenda ONU 2030 e il Green New Deal sono obiettivi di sostenibilità che ci devono riguardare in ogni passaggio della filiera: dalla produzione al fine vita dei prodotti in chiave di riciclo o riutilizzo”.

La sensibilità del consumatore verso il packaging green

Per guardare il futuro e costruirlo occorre sempre partire da una fotografia del presente. Alla situazione attuale è stata, dunque, dedicata la prima parte dei lavori (Legislation and Society) che ha analizzato il rapporto fra consumatore e packaging attraverso gli interventi di Silvia Zucconi, Market Intelligence Manager Nomisma e Nicola De Carne, Retailer Client Business Partner Nielsen. Silvia Zucconi ha presentato i dati 2020 dell’Osservatorio Packaging del largo consumo, attivato da Nomisma in collaborazione con Spinelife, fornendo indicazioni importanti a tutti gli operatori del settore. L’indagine ha dimostrato come l’impatto ambientale del pack sia un fattore determinante, capace di influenzare il 46% dei consumatori nella scelta dei prodotti per la persona e la casa e il 43% nella scelta dei prodotti alimentari. Il 48% ha dichiarato di aver smesso di acquistare prodotti con eccesso di imballaggi, il 22% di aver diminuito l’acquisto di prodotti con imballaggio in plastica, il 23% di aver aumentato l’acquisto di prodotti sfusi. A fronte di questa sensibilità però si inserisce un importante dato di fatto. “Il consumatore italiano – ha spiegato Silvia Zucconi – non è disposto a pagare di più per un packaging sostenibile”. Secondo il 99% dei partecipanti al sondaggio sono le imprese e retailer a doversi fare carico della produzione di packaging a minor impatto ambientale, senza scaricare i costi sul consumatore finale. Rimane però in dubbio come l’attenzione per la sostenibilità e l’ambiente rappresenti una costante che orienta e guida il consumatore, spingendolo a sacrificare anche le proprie preferenze. A confermarlo è l’indagine Nielsen presentata da De Carne. Nonostante design e packaging rappresentino la principale fonte di attrazione per il consumatore, quest’ultimo è disposto a rinunciarvi, anche cambiando marca, in favore di confezioni green (40% consumatori italiani, 46% media europea).

Il futuro del settore

A fronte della crescente sensibilità nei confronti della tutela ambientale sono molteplici le sfide che il settore del packaging dovrà affrontare nei prossimi anni e di conseguenza i trend. Alcune di esse sono in corso, altre invece rimandaprotezione del prodotto contenuto”. Il futuro del packaging, infatti, è strettamente correlato alla sua funzione primaria e quindi a un’altra importante tematica, quella della sicurezza alimentare. A spiegarlo è stata Rosa Rolle, team leader di Food Loss and Wate Nutrition and Food System Divison, (FAO). L’esperta ha offerto una panoramica di alcuni mercati del Sud-Est Asiatico, come per esempio Bangladesh, dove la scarsa qualità degli imballaggi determina perdite di cibo e ricadute negative sull’economia. “Se pensiamo che da qui al 2050 il pianeta dovrà garantire la sicurezza alimentare per 10 miliardi di persone – ha sottolineato la manager della Fao – è

no a scenari ancora inediti. Johannes Bergmair, Secretary General del WPO, ha ricordato a tutti l’obiettivo di diminuire il peso e le dimensioni degli imballaggi, evidenziando allo stesso tempo la necessità di trovare un equilibrio. Tale processo di riduzione deve essere ponderato anche con altre esigenze. “Deve tendere a ridursi – ha spiegato – ma se ridotto troppo il packaging rischia di non svolgere più la sua funzione di inevitabile dovere intervenire anche sul packaging che è un elemento strategico nella catena di fornitura per garantire una riduzione degli sprechi”. L’intervento di Paolo Spranzi invece si è concentrato sulle evoluzioni che caratterizzeranno i prossimi dieci anni e vedranno l’avvento di un packaging interconnesso (con Qr Code, per esempio), digitale, intelligente, ottimizzato e in contatto con l’utilizzatore finale.

L’esperienza dei produttori e dei retailer

Dagli esperti del settore la parola è poi passata ai veri protagonisti della filiera dell’imballaggio. Produttori e retailer si sono confrontati in due sessioni distinte, presentando progetti e pratiche virtuose volte a ridurre l’impatto ambientale del packaging e a realizzare le condizioni per un’economia circolare effettiva. “Crediamo fortemente in questo traguardo – ha spiegato Roman Manthey, Global Supply Chain Engineering & Infrastructur Director di Coca-Cola Bottling, il nostro obiettivo è che tutte le nostre bottiglie di plastica siano riciclabili al 100%. Stiamo già eliminando dalla nostra gamma tutto il packaging non necessario o non facilmente riciclabile”. Riduzione del materiale per il pack, scelta di imballaggi riciclabili, utilizzo di materiali provenienti da foreste gestite responsabilmente rappresentano anche la base del programma di sostenibilità di Barilla che come ha spiegato Giacomo Canali (Packaging Research Manager), mira nel lungo periodo ad azzerare l’impatto ambientale derivante dal packaging. Interessante il contributo di Enrico Dolce di Procter & Gamble che ha auspicato una collaborazione tra le imprese per il monitoraggio del ciclo degli imballaggi e, infine, ha presentato un progetto pilota sulla digitalizzazione del packaging basato su un sistema di codici leggibile e identificabile dai lettori ottici di macchinari per la differenziazione dei materiali. Sul versante retailer, invece, è intervenuta Chiara Faenza, Quality Management di Coop che ha presentato alla platea il percorso virtuoso del brand iniziato nel 2006 con Coop for Kyoto, dedicato inizialmente alla riduzione delle emissioni di gas serra e poi ampliato negli anni successivi ad altre tematiche come lotta allo spreco di risorse, packaging ed elementi di economia circolare.

Le conclusioni

“Dopo il successo di questa prima edizione – ha annunciato Enrico Aureli, Presidente di Ucima chiudendo il convegno – ripeteremo il forum con una cadenza annuale. Ucima organizzerà anche un osservatorio permanente sui materiali innovativi e sulle tecnologie più adatte per utilizzarli, aperto al contributo di tutti i player pubblici e privati”. Matteo Barboni

Opportunità di crescita per gli imballaggi a parete sottile

Una recente indagine condotta dall’analista del settore plastiche AMI Consulting definisce e dimensiona l’industria globale degli

imballaggi a parete sottile, al fine di sostenere lo sviluppo di solide strategie di partecipazione fornendo agli operatori del comparto una piena comprensione delle potenzialità per il futuro, delle dinamiche di crescita, dei driver di mercato e delle pressioni concorrenziali.

Gli imballaggi a parete sottile rappresentano il 12% della produzione globale di imballaggi, pari a 18 milioni di tonnellate. È un mercato con una chiara definizione in Europa, ma non a livello globale, e AMI Consulting ha contribuito a favorire il processo di segmentazione, quantificazione e sviluppo strategico del settore.

Ciascuna delle regioni del mondo mostra un diverso livello di maturità del mercato, influenzato da fattori socio-economici. Le applicazioni regionali guidate dalla cultura locale e le idiosincrasie del mercato hanno determinato la preferenza di formati di confezionamento a parete sottile diversi nelle varie regioni, ad esempio tazze d’acqua in Indonesia, vasetti di yogurt in Turchia o confezioni per i datteri in Arabia Saudita. Tuttavia, esiste un alto livello di standardizzazione per quanto riguarda materiali e tecnologie di processo.

Stimolato dalla domanda dei consumatori di soluzioni di imballaggio pratiche e attraenti, il mercato sta aumentando la sua penetrazione rispetto ai prodotti tradi-

zionali e alla plastica flessibile. La crescita è facilitata dall’espansione della distribuzione al dettaglio centralizzata, dai formati pratici on-the-go e dal progresso tecnologico nell’ingegneria delle materie plastiche, nella lavorazione degli alimenti e nell’imballaggio.

L’offerta globale di imballaggi a parete sottile è molto frammentata, con i primi 25 produttori a livello globale che rappresentano solo il 25% dell’offerta. La frammentazione del mercato varia in base alla regione: il NAFTA è quella più consolidata con i primi 10 operatori che rappresentano il 56%, mentre in Asia i primi 10 player coprono solo il 3%. Il settore si sta attivamente consolidando e i leader hanno tentato di ridefinire e strutturare le loro attività per massimizzare la competenza tecnica e creare una piattaforma di negoziazione più solida. Giganti globali come Berry Global (che ora incorpora il gruppo RPC), Paccor o Klöckner Pentaplast hanno cambiato le dinamiche del settore.

Solo indagando sull’attività di produttori grandi e piccoli è possibile illustrare adeguatamente le dimensioni e la struttura della domanda ed evidenziare le variazioni in base all’applicazione finale. Questa profondità di analisi serve a evidenziare opportunità e minacce mediante l’applicazione d’uso finale e fornisce informazioni sulle strategie vincenti dei fornitori. Una chiara definizione aziendale e una strategia di portafoglio sono fondamentali nello sfruttamento delle opportunità future, sulla base della valutazione dell’entità della domanda, della comprensione del potenziale di crescita, dello sfruttamento delle competenze interne e della valorizzazione delle dinamiche competitive e il grado di minaccia.

In ottima salute il settore delle bioplastiche

L’ultimo studio dell’analista Ceresana esamina per la quinta volta il mercato mondiale delle bioplastiche, un settore che promette uno sviluppo dinamico nel prossimo futuro e che nel 2026 dovrebbe raggiungere un valore di circa 4,4 miliardi di dollari.

Gli acidi polilattici, le miscele di amido, la cellulosa e altre bioplastiche mostrano infatti tassi di crescita significativamente più elevati rispetto alle plastiche convenzionali derivate da oli minerali o gas naturali e possono essere utilizzati in un numero crescente di applicazioni.

Si definiscono bioplastiche due gruppi di materiali, sebbene non siano necessariamente identici: ci sono materie plastiche biodegradabili che possono essere compostate, ma anche materie plastiche a base biologica ricavate da fonti rinnovabili ma non biodegradabili. Le materie plastiche biodegradabili, come gli acidi polilattici (PLA) e i polimeri a base di amido di mais, hanno raggiunto una quota di mercato del 56% del mercato totale delle bioplastiche nel 2018 e per questo gruppo di prodotti Ceresana prevede una crescita in volume del 7,1% all’anno fino al 2026. La crescita delle materie plastiche

a base biologica come polietilene, PET o PA di canna da zucchero, che non sono biodegradabili, dovrebbe invece essere più debole, con un +5,1% all’anno.

Il packaging è l’applicazione principale

Questo studio di Ceresana analizza in dettaglio lo sviluppo dell’uso delle bioplastiche in svariati mercati. La domanda è suddivisa nelle categorie: imballaggi rigidi e flessibili, beni di consumo, settore automobilistico ed elettronico e altre applicazioni. Il settore più importante per le vendite di bioplastiche nel 2018 è stata l’industria dell’imballaggio, con oltre il 60% delle bioplastiche trasformato in sacchi, sacchetti e altri tipi di imballaggi, anche se gli analisti prevedono un aumento percentuale più elevato in futuro nei settori dell’automotive e dell’elettronica, con l’8,4% all’anno. Produttori e trasformatori di bioplastiche devono affrontare grandi sfide: prezzi, disponibilità e qualità devono poter competere con prodotti di origine fossile. In alternativa, devono offrire un valore aggiunto al fine di giustificare la differenza di prezzo per i consumatori. Il riciclaggio e il compostaggio rappresentano un vantaggio in molte applicazioni. A questo proposito, tuttavia, le infrastrutture esistenti delle aziende di smaltimento svolgono un ruolo decisivo, dal momento che sorgono problemi quando gli impianti non sono progettati per separare le bioplastiche o quando non sono in grado di biodegradarle. Le temperature neces-

sarie per il compostaggio rapido dei sacchetti in bioplastica, ad esempio, non vengono mai raggiunte.

Il primo capitolo dello studio fornisce un’analisi completa del mercato globale delle bioplastiche, comprese le previsioni fino al 2026, presentando per ogni regione lo sviluppo della domanda, dei ricavi e della produzione. Inoltre, vengono esaminate le singole aree di applicazione delle bioplastiche, distinguendo tra imballaggi rigidi, imballaggi flessibili (sacchetti e sacchi), altri imballaggi flessibili, beni di consumo, settore automobilistico ed elettronico e altre applicazioni.

Il capitolo 2 esamina gli otto principali Paesi per le vendite di bioplastiche: Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Spagna, Stati Uniti, Cina e Giappone. Vengono presentati domanda e ricavi, suddividendo la domanda per singole aree di applicazione e tipologia di prodotto (PLA, a base di amido, altre materie plastiche biodegradabili, materie plastiche non biodegradabili da fonti rinnovabili).

Infine, il terzo capitolo fornisce i profili aziendali dei più importanti produttori di bioplastiche, con informazioni su ricavi, profitti, gamma di prodotti, siti di produzione e contatti. Sono elencati i profili completi di 75 produttori, tra cui, ad esempio, Agrana Beteiligungs-AG, BASF SE, Braskem SA, Far Eastern New Century Corporation (FENC), NatureWorks LLC, Novamont SpA, Rodenburg Biopolymers BV, Solvay SA, Teijin Limited e Vegeplast SAS. Produzione semestrale di contenitori in vetro per alimenti e bevande in Europa, in migliaia di tonnellate (Fonte: FEVE). Cresce ancora in Europa l’imballaggio in vetro Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Federazione europea dei contenitori in vetro (FEVE) la produzione di imballaggi per alimenti e bevande nel Vecchio Continente continua a crescere (1). L’aumento del 2,0% in tonnellate e dell’1,9% in unità (pari a un incremento di 748 milioni di pezzi) registrato nel primo semestre 2019 corrisponde alla migliore performance degli ultimi 4 anni, dove dal 2016 al 2019 la produzione semestrale è aumentata del 3,5%. Il ritmo di crescita è particolarmente incoraggiante se confrontato con l’anno precedente in cui l’aumento era stato inferiore (1%).

Secondo il consulente Vivid Economics che ha analizzato i dati di FEVE, la forte crescita è particolarmente degna di nota viste le tendenze macroeconomiche più ampie nell’UE, considerato che il 2019 è stato un anno difficile per molte grandi economie europee. Invece, le cifre relative alla produzione e alle vendite di vetro per contenitori sono testimonianza di un settore sano, robusto e dinamico che continua a crescere perché risulta ancora attraente per clienti e investitori, essendo il vetro un materiale da imballaggio fondamentale per un’economia circolare e sostenibile. Oggi è un dato di fatto che la sostenibilità influenzi il comportamento di acquisto dei consumatori. Secondo un rapporto curato da Nielsen, nell’ambito dei beni di consumo fast moving (FMCG), è ormai prassi comune per gli acquirenti cercare prodotti buoni per loro, ma anche per l’ambiente. Ad esempio, l’81% degli intervistati in tutto il mondo ritiene che sia “estremamente” o “molto” importante che le aziende portino avanti programmi di sostenibilità.

Michel Giannuzzi, Presidente di FEVE, ritiene che oggi le opportunità di crescita per i marchi risiedano nella capacità di tenere insieme questi due fattori, e la crescente domanda di vetro riflette la ricerca da parte del consumatore di uno stile di vita sano e sostenibile anche quando si tratta di scegliere un imballaggio. Il vetro è il materiale leader indiscusso in molti settori, ad esempio per il confezionamento di birra, vini fermi, spumanti e alcolici, e sta recuperando costantemente quote di mercato nei mercati di prodotti alimentari, acqua e bevande analcoliche. 2016 2017 2018 2019 11,000 10,750 10,500 10,250 10,000 Thousand Tonnes

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