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Mercati consumi - Le tendenze che animano il settore dolciario e degli snack - Gli italiani sempre più green nella spesa - Il cibo nei media italiani
Le tendenze che animano il settore dolciario e degli snack
Un report curato da Euromonitor International in occasione del salone dei prodotti dolciari e degli snack di Colonia ISM riferisce che il mercato globale degli snack ha raggiunto nel 2019 un valore delle vendite di 540 miliardi di dollari e dovrebbe crescere annualmente del 5% fino al 2023. Questo sviluppo è trainato soprattutto dalle vendite di prodotti dolciari al cioccolato che l’anno scorso hanno coperto il 20% dell’intero mercato degli snack.
Riguardo all’attitudine al consumo di spuntini, questa risulta un’abitudine in aumento, soprattutto fra le giovani generazioni (Millenials e Generazione Z), molto meno ancorate ai pasti tradizionali e più inclini a diluire i momenti di alimentarsi in diverse tappe durante la giornata, in modo più slegato dagli orari.
Sono fondamentalmente tre i trend che andranno a delineare il mercato degli snack nel prossimo futuro. Il primo è rappresentato dalla maggiore attenzione alla salute e quindi dalla ricerca di alimenti dal profilo nutrizionale più salutistico (ridotto contenuto di zucchero o di sale, assenza di dolcificanti artificiali, grassi trans, oli idrogenati e ingredienti OGM, minor tenore in grassi) che si evidenzia anche nel maggior dinamismo degli snack vegetali (ad esempio a base di frutta a guscio e semi) rispetto al cioccolato. I produttori rispondono a questo trend proponendo innovazioni riguardo ai formati, agli ingredienti e al posizionamento, ad esempio facendo leva su gamme “biologiche”, con etichetta pulita, senza glutine o arricchite.
Il report di Euromonitor sottolinea inoltre come i consumatori siano in generale meno frequentemente inclini a concedersi
un “coccola” golosa, ma quando lo fanno scelgono prodotti di maggiore qualità. Per questo la seconda tendenza di interesse, comunque legata alla precedente, è la “premiunizzazione”, un fattore fondamentale per la crescita di un comparto come quello degli snack che registra un lento progresso dei volumi, ma una notevole tenuta nel valore delle vendite proprio perché i consumatori tendono a scegliere prodotti di alta gamma o salutistici a valore aggiunto. La premiunizzazione, comunque, non vuol dire semplicemente prezzi maggiori, ma è un processo complesso che coinvolge canali di vendita, ingredienti e tipologia di imballaggio come leve a disposizione dei produttori per innovare.
Terzo ed ultimo elemento da tenere presente secondo Euromonitor è che i prodotti alimentari confezionati sono sempre di più, aumentando la concorrenza fra i produttori. Diventa quindi fondamentale riuscire a distinguersi dagli altri per generare nuove vendite anche spostandosi nell’ambito della ristorazione piuttosto che rimanere solo nella distribuzione tradizionale. Proprio considerando che si è fatto molto più labile il legame con i pasti tradizionali, l’opportunità nasce dal saper promuovere nuovi formati adatti ad un consumo pratico sul posto, stimolando i consumatori a concedersi una gratificazione estemporanea che, accanto all’aspetto alimentare, possa anche soddisfare quello di “fare un’esperienza”.
Gli italiani sempre più green nella spesa
Dai dati diffusi dall’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy emerge che il valore della sostenibilità entra in modo deciso e sfaccettato nelle case degli italiani e nelle loro scelte d’acquisto in super e ipermercati, rendendoci più inclini all’acquisto di prodotti biologici o da filiera controllata, ottenuti nel rispetto degli animali e dei diritti dei lavoratori, con meno sprechi e riducendo l’impatto ambientale.
Sono almeno 20 le “sfumature” di verde dei prodotti di largo consumo che finiscono nel nostro carrello della spesa degli italiani, un numero che identifica
LE QUATTRO AREE TEMATICHE DELLA SOSTENIBILITÀ
Management sostenibile delle risorse Agricoltura e allevamenti sostenibili Responsabilità sociale Rispetto degli animali % Prodotti %Vendite in valore Trend % vendite Pressione promo in valore A.T.* A.T.* Giugno 2019 Giugno 2019 vs A.T.* Giugno 2018
5,5 8,0 3,9 44,7 9,7 6,3 5,7 24,4 4,0 6,0 1,4 32,9 0,9 1,2 2,3 49,5
*A.T. = anno terminante. Tutte le quote fanno riferimento al mondo dell’Osservatorio Immagino (106 mila prodotti) Fonte: Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy, ed. 2, 2019
i claim riferiti alla sostenibilità rilevati sulle etichette dei prodotti venduti in supermercati e ipermercati di tutta Italia. Indicazioni che sottolineano un ampio ventaglio di caratteristiche ecologiche, a conferma del fatto che la sostenibilità è un tema ampio, complesso e sfaccettato.
Rilevando ed elaborando i dati di vendita e di trend relativi a tutti i 106 mila prodotti del nostro paniere che presentano sulla confezione un claim dedicato alla sostenibilità, GS1 Italy ha scoperto che l’eco-carrello è composto da oltre 19 mila prodotti che, nell’anno finito a giugno 2019, hanno sfiorato i 7 miliardi di euro di vendite, in crescita di +3,4% rispetto ai 12 mesi precedenti.
Dall’analisi dell’Osservatorio Immagino emerge che il 18,0% dei prodotti a scaffale e il 19,4% del giro d’affari dei punti vendita rientra nel mondo “green”, perché presenta sul packaging almeno un claim che ne comunica e valorizza l’impegno sul fronte della sostenibilità.
I claim rilevati dall’Osservatorio Immagino fanno riferimento alle quattro macro-aree tematiche illustrate in tabella. La più affollata, in termini di numero di prodotti a scaffale, è quella dell’agricoltura e degli allevamenti sostenibili: accomuna il 9,7% dei prodotti rilevati con una quota sul sell-out del 6,3%. L’insieme di questi prodotti, accompagnati da claim come “100% naturale”, “filiera”, “senza antibiotici” o “biologico”, è anche il più performante nei 12 mesi analizzati, grazie ad una crescita di +5,7% delle vendite, che sono arrivate a 2,2 miliardi di euro.
Il paniere più significativo per giro d’affari è quello dei prodotti ottenuti con una gestione sostenibile delle risorse, con oltre 2,8 miliardi di euro di sell-out nell’anno finito a giugno 2019. Questi prodotti generano l’8,0% delle vendite dei 106 mila prodotti monitorati dall’Osservatorio Immagino e nell’anno considerato hanno sfiorato il +4,0% di crescita. Numericamente rappresentano il 5,5% dell’offerta di supermercati e ipermercati e riportano in etichetta un ampio range di claim, come “meno sprechi” o “ridotto impatto ambientale”, “meno plastica” o “senza fosfati”, oppure sono dotati di certificazioni ecologiche come Ecolabel o il Sustainable Cleaning.
Il terzo eco-paniere rilevato dall’Osservatorio Immagino è quello dei prodotti realizzati nel rispetto dei valori della responsabilità sociale, attestati dalla presenza dei loghi di una delle principali certificazioni di questo settore (Fairtrade, UTZ e FSC Forest Stewardship Council). Rappresentano il 4,0% di tutti i prodotti dell’Osservatorio Immagino e generano il 6,0% delle vendite in supermercati e ipermercati. Tra giugno 2018 e giugno 2019 hanno guadagnato +1,4% a valore raggiungendo i 2,1 miliardi di euro di vendite.
L’ultimo “green basket” è quello dei prodotti realizzati nel rispetto degli animali, attestato da certificazioni come Friend of the sea o da claim come “cruelty free”: comprende lo 0,9% dei prodotti rilevati e vale 437 milioni di euro di vendite (1,2% di quota a valore). Nei 12 mesi rilevati è cresciuto del 2,3%.
Su ciascuno di questi quattro “carrelli della spesa” l’Osservatorio Immagino ha condotto un’analisi per misurare il trend di ogni claim e la sua penetrazione nelle singole categorie merceologiche del food e del non food (cura casa e cura persona).
shop.chiriotti editori.it
Il cibo nei media italiani
In occasione della V edizione del Festival del Giornalismo Alimentare di Torino sono stati presentati i risultati del primo report sulla presenza del cibo sui media, realizzato da L’Eco della Stampa, da cui risulta che nel corso del 2019, stampa, web, tv e radio italiani si sono occupati 1.373.312 volte del cibo (web: 729.357; stampa: 524.488; radio: 88.555; tv: 30.912).
Il Report ha analizzato 350.000 fonti e 1 milione di contenuti al giorno, con l’obiettivo di misurare l’impatto dei temi alimentari sui media, intercettare i temi più discussi e analizzare le modalità di informazione. Se per radio e televisione l’andamento nel corso dell’anno è stato costante, il picco di informazione sul cibo su web e stampa si è registrato nel mese di ottobre (rispettivamente: 74.546 e 58.782 pubblicazioni): in questo periodo si sono concentrate numerose pubblicazioni relative al Rapporto Unicef 2019 su Bambini, cibo e nutrizione (molto presente sul web) e alla mostra di Steve McCurry dedicata al food a Forlì, che ha ottenuto molto spazio sulla stampa. Nel 2019 il cibo ha rappresentato il 13,5% dell’informazione legata al tema del Made in Italy, che ha prodotto in totale quasi 300mila pubblicazioni. Nell’ambito del dibattito, oltre 200mila pubblicazioni riguardano le denominazioni di origine: in testa le DOC (oltre 90mila), cui seguono DOP (oltre 62mila), IGP (oltre 36mila) e DOCG (oltre 27mila).
Il Festival, che si occupa anche e soprattutto di informazione legata alla salute – la frequenza consente l’acquisizione dei crediti formativi per l’aggiornamento continuo in medicina, oltre che per l’aggiornamento obbligatorio dell’Ordine dei Giornalisti – ha voluto far emergere dal report anche i dati relativi al binomio alimentazione – salute. Analizzando le pubblicazioni relative alle patologie citate più volte in relazione all’alimentazione, sono state quasi 94mila quelle che coniugavano il cibo con “diabete”, “tumore” e “obesità”. Il report ha messo in luce anche quale tipologia di cibi sia stata associata in modo più ricorrente alle stesse patologie (frutta e verdura, carne, latticini e pesce).
Infine, il Festival è strettamente impegnato sui grandi temi di attualità che riguardano contenuti alimentari. Nel cor- ©copyright L’Eco Della Stampa
©copyright L’Eco Della Stampa
so del 2019, complice una generale crescente sensibilità verso i temi della sostenibilità, il tema dello spreco alimentare ha iniziato a farsi spazio tra i contenuti: ne è un esempio la petizione lanciata su Change.Org per rendere obbligatorio l’uso della “Food Bag”, la scatola che ogni ristoratore dovrebbe consegnare ai clienti per portare a casa il cibo pagato e non consumato. Un tema non ancora così sentito: di “doggy bag” si è parlato 321 volte in Italia, a fronte di oltre 1.000 nel mondo.
Di cibo sui media si parla tantissimo, una vera e propria bulimia informativa che caratterizza la stampa come il web, la radio e la tv. I dati emersi da altre ricerche condotte da l’Eco della Stampa, confrontate con questo nuovo report, ci dicono che si parla molto più di cibo che di politica, anche considerando un periodo come quello delle elezioni europee tenutesi nel 2019. Molto spazio viene dedicato al tema della sicurezza e delle malattie legate al cibo o che l’alimentazione può risolvere. Va registrato, però, che al grande attivismo dei media del nord fa riscontro la poca attenzione del centro Italia. Così come temi quali l’alimentazione vegana e vegetariana, largamente diffuse tra la popolazione, vengono sottaciuti a favore della dieta mediterranea. Una conversazione a cavallo tra “info” e “tainment”, un equilibrio difficile su un tema così ricco di aspetti sociali, culturali e anche etici.
I dati del primo report su cibo e media sono stati commentati da Guia Beatrice Pirotti, docente SDA Bocconi e coordinatore del Master of Management in Food & Beverage “Un primo aspetto socialmente interessante è che il cibo si vive, diventa esperienza, fa parte della vita di tutti i giorni, non più come consumo semplicemente funzionale – il doversi nutrire – ma anche e soprattutto come bene esperienziale, in grado di aggregare le persone. E si ha una compartecipazione sempre più vissuta tra utente finale e aziende, fino alla co-creazione di cibi e bevande. Il consumatore vuole dire la sua, non sta più solo a guardare cosa fanno le aziende del food&beverage. Sempre di più vuole esprimere un parere, essere coinvolto già nella fase di ideazione del prodotto. Diventa consum-attore e le aziende utilizzano i social o le community online per promuovere nuove idee e nuovi prodotti ascoltando quello che il consumatore dice”.