IB gennaio 2019

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GENNAIO/FEBBRAIO 2019

ANNO 48 - N. 279

INDUSTRIE

Poste Italiane spa - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 MBPA NORD OVEST - n. 1/2019 - IP - ISSN 0390-0541

DELLE

BEVANDE

tanks for the food industry caisrl.it CHIRIOTTI

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RUBRICHE

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Fiere Intervitis Interfructa, il mondo della viticoltura e frutticoltura a Stoccarda - Presse enologiche - Filtrazione tangenziale - Regolazione di O2 e CO2 nelle bevande - Produzione di succhi di frutta - Monoblocco riempitricetappatrice - Monitoraggio dell’Alicyclobacillus Pack Expo, nuovi record a Chicago - Etichettatrici per tutte le esigenze - Sistemi di visione - Confezionatrice automatica in continuo Depalettizzatori automatici - Etichette termoretraibili a tutto corpo - Soluzione per l’ispezione totale delle bottiglie - Riempitrici flessibili Confezioni flessibili e personalizzabili Macchine strumenti Industria 4.0: dalla produzione alla gestione dell’energia - Sistema twist di movimentazione di lattine e barattoli - Catene portacavi con perni dinamici - Riempitrice per bottiglie in vetro sempre più performante Impianti per la produzione di bevande Analisi controllo Strumenti flessibili e affidabili per il controllo del colore Contenitori tappi Produzione di stampi a iniezione in Italia e in Francia - O-I: Expressions si aggiudica il World Beverage Innovation Award 2018 - Corona elimina la plastica dalle confezioni da sei lattine - La tecnologia termocromatica con l’inchiostro “reveal” fa il suo debutto con Coca-Cola - Gestione delle etichette basata su cloud pubblico Prodotti Nuova edizione da record per il Merano WineFestival - Un omaggio alla tradizione che si veste di modernità - I vini Freienfeld reinterpretano la tradizione - La prima line extension dell’amaro tedesco nel mercato premium - Alta Langa e Metodo Classico, la nuova drink beauty - Dalla natura un supporto concreto contro gli insetti (M. Barboni) - Birra artigianale in una capsula - Succhi di frutta a ridotto contenuto zuccherino - Un modo pratico per dissetarsi - Vino bianco di punta della Cantina Andriano Energia sostenibilità (F. Fantozzi) Digestione anaerobica di scarti della produzione di soft drink e fanghi di depurazione Mercati consumi Le 5 tendenze più caratteristiche del mercato delle bevande nel 2018 - La birra crea valore per l’Italia - Bilancio positivo per la vendemmia nonostante il maltempo - Gli spumanti trainano i mercati interno ed estero Leggi Modifica modalità di applicazione del Reg. 834/2007 relativo alla produzione biologica - Aggiornamento sulle materie plastiche a contatto alimentare Notizie dal mondo Diversità e internazionalizzazione alla Bulk Wine di Amsterdam - Cevico, fatturato cresciuto del 63% in sette anni - Bilancio di fine anno per il Prosecco DOC - Federvini, Università Cattolica del Sacro Cuore e Liquigas insieme per la sostenibilità delle cantine italiane - Donatella Cinelli Colombini confermata presidente nazionale delle Donne del Vino - 2018: 1.300.000 bottiglie di Alta Langa DOCG - Nuovo consiglio nazionale della Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori

GENNAIO/FEBBRAIO 2019 anno 48 - n. 279

ARTICOLI 3. Valorizzazione della birra artigianale attraverso l’analisi statistica multivariata della componente aromatica V. Giannetti - M. Boccacci Mariani - P. Torrelli 14. Massa volumica del tappo in sughero naturale monopezzo. Contributo alla conoscenza S. Zaninotto

CONTENTS 3. Valorization of craft beer by multivariate statistical analysis of the aromatic profile V. Giannetti - M. Boccacci Mariani - P. Torrelli 14. Volumic mass of natural cork stopper. Contribution to knowledge S. Zaninotto

DEPARTMENTS 20 EXHIBITIONS (INTERVITIS PACK EXPO) 30 MACHINES & EQUIPMENT 36 ANALYSIS 38 CONTAINERS & CLOSURES

Agenda Appuntamento a Rimini per la fiera delle tecnologie per birre e bevande II edizione per l’unico evento B2B in Italia dedicato alla produzione di birra artigianale - Una nuova edizione di Save Milano - Con Tuttowine il vino conquista uno spazio innovativo a Tuttofood 2019 - Calendario - Londra ha il suo salone del processo e confezionamento per il food & beverage - Il settore vitivinicolo si dà appuntamento in Grecia a giugno

42 PRODUCTS

Recensione libri

78 BOOKS

Le aziende

50 ENERGY & SUSTAINABILITY 56 MARKETING 62 LAWS 70 NEWS 74 AGENDA 80 ADVERTISERS’ LIST & COMPANIES’ ADDRESS


Bimestrale - ISSN 0390-0541 January/February 2019 Year 48 nr. 279

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Valorizzazione della birra artigianale attraverso l’analisi statistica multivariata della componente aromatica

Valorization of craft beer by multivariate statistical analysis of the aromatic profile

• PAROLE CHIAVE birra artigianale, aroma, marker di qualità, autenticità • KEYWORDS craft beer, flavour, quality markers, food authenticity • RIASSUNTO Il riconoscimento in Italia della birra artigianale, unito all’aumento esponenziale del numero di microbirrifici, rivela un settore dalle grandi potenzialità di sviluppo. In tale contesto, potrebbe rivelarsi necessario individuare strumenti oggettivi in grado di contribuire a tutelare e valorizzare il prodotto artigianale in termini di qualità superiore e di fornire al consumatore elementi per distinguere sul mercato un prodotto che realmente rispetti la normativa in materia di artigianalità. L’analisi strumentale del flavour di campioni di birra accoppiata all’analisi statistica multivariata fornisce, attraverso l’individuazione di specifici composti riconducibili alle fasi del processo produttivo adottate per la loro realizzazione, utili informazioni per caratterizzare e classificare birre appartenenti alle due tipologie analizzate (industriale vs. artigianale). L’aroma ha una grande influenza sull’accettabilità del prodotto da parte dei consumatori, dunque potrebbe essere considerato come fattore discriminante nella valutazione della qualità del prodotto sul mercato. I risultati ottenuti evidenziano che l’individuazione di nuovi markers potrebbe rappresentare un valido strumento per valutare l’autenticità di prodotti ottenuti con metodo artigianale.

• SUMMARY In Italy, the acknowledgement of craft beers together with the exponential increase in the number of microbreweries, shows a sector with huge potential for growth. In this context, it may become necessary to identify new markers that can contribute in valorizing and protecting artisanal products, both in terms of superior quality, and to provide the consumer with the basics, in order to be able to identify a product on the market, which actually complies with artisan legislation. The HS-SPME/GC-MS procedure of the aromatic samples of beers, coupled with multivariate statistical analysis, provides useful information for the characterization and classification of samples belonging to the two types of beer samples analyzed (industrial vs. craft products). Aroma has a great influence on the acceptability of a product by consumers and therefore can be considered as a discerning factor in the evaluation of the quality of the product on the market. The good results obtained from this, highlights the fact that targeted analysis of flavour markers, could be used to assess the authenticity of products obtained by using artisanal methods.

V. Giannetti* - M. Boccacci Mariani P. Torrelli Università di Roma Sapienza Facoltà di Economia Dipartimento di Management Via del Castro Laurenziano 9 00161 Roma *email: vanessa.giannetti@uniroma1.it

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La birra artigianale La birra è un prodotto caratterizzato da una storia millenaria che negli anni, grazie alle innovazioni tecnologiche e alla continua ricerca di nuove tendenze, ha subìto notevoli trasformazioni sia nel processo produttivo che nella ricetta originale. Una delle sue peculiarità è la capacità di assumere forme e stili anche molto differenti tra loro, rendendola un prodotto apprezzato da consumatori di ogni Paese dai gusti e background sociali e culturali più diversi; cosicché nel tempo è diventata una tra le bevande più consumate al mondo. Agli inizi del XX secolo, la “birreria tradizionale” si trasforma in un’impresa industriale che punta ad aumentare e ottimizzare la sua produttività cercando di mantenere prezzi bassi per affrontare una concorrenza globale sempre più forte. L’espansione del mercato mondiale favorisce la nascita dei primi colossi dell’industria birraia, prima negli Stati Uniti e a seguire in tutto il mondo, provocando così una rilevante scomparsa delle piccole birrerie tradizionali. L’industrializzazione dei metodi di produzione, unita alle scelte dell’industria di preferire un marketing di massa, ha portato necessariamente alla diffusione di birre sempre più standardizzate e all’impoverimento delle attitudini sensoriali della popolazione, relegando a pochi produttori e microbirrifici la produzione del vero prodotto tradizionale in grado di mantenere inalterata l’eterogeneità dei gusti, oltre alle proprietà nutrizionali e organolettiche. Solo negli anni ’70, la tendenza oligopolistica del settore, la standardizzazione dei consumi tipica dell’auto-

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mazione industriale e il ruolo attivo del consumatore nella ricerca di prodotti slegati dagli schemi dell’industria e della grande distribuzione per rivalutare “prodotti autentici”, hanno costituito la base per la nascita di nuove tipologie d’imprese specializzate nella produzione di birra con metodi tradizionali. In altri termini, nel settore brassicolo è maturata la consapevolezza di un “ritorno alle origini” per valorizzare stili produttivi che privilegiano la diversificazione e l’eterogeneità, che progressivamente sono stati sommersi dall’egemonia di quella birra adatta a tutti i palati. La riscoperta dell’artigianalità dei metodi di produzione è da considerarsi un valore aggiunto che mira a riavvicinare la produzione ad un prodotto di qualità e il consumo ad una responsabilità maggiore. Il fenomeno della birra artigianale, esploso negli Stati Uniti inizialmente come “movimento culturale”, cresce esponenzialmente, diffondendosi nel mondo come “la produzione di birra di qualità ottenuta con metodo tradizionale in cui il gusto e l’aroma degli ingredienti siano il fulcro del prodotto stesso”, ma con specificità differenti secondo la cultura birraia del Paese. I primi ad elaborare criteri specifici per stabilire cosa s’intenda per birra artigianale (o craft beer) sono gli Stati Uniti; la sua definizione si ritrova, infatti, nello statuto della Brewers Association, ma non è mai stata inclusa in una legge nazionale. In Italia, il fenomeno ha impiegato un periodo più lungo per diffondersi, tuttavia negli ultimi quindici anni si è assistito ad un’esplosione di attività d’impresa finalizzate alla produzione di birra artigianale capace di diffondere cultura e attirare sempre più consumatori. Secondo Assobirra (Associazione dei Birrai e Maltatori, Annual Report 2016), la filiera artigianale rappresenta anco-

ra un settore di nicchia, infatti, degli oltre 14 milioni di ettolitri prodotti annualmente in Italia, solo il 3.4% della produzione totale è di tipo artigianale. Tuttavia, il dato dal quale si evince la possibilità di sviluppo del settore è rappresentato dall’aumento esponenziale del numero di microbirrifici artigianali che sono passati dai 75 del 2007 a più di 700 del 2016, alcuni dei quali hanno già raggiunto dimensioni di piccola azienda, mentre altri sono stati già acquisiti da grandi brand. Il fenomeno della birra artigianale sta avendo nel nostro Paese una risonanza importante e l’Italia, pur non avendo una vera e propria tradizione brassicola, punta all’impiego di materie prime di alta qualità e processi produttivi che concorrono a fornire al prodotto proprietà ottimali, caratterizzando così la domanda di mercato e rivestendo un ruolo non solo per la competitività del settore, ma anche per le aspettative del consumatore.

La legislazione nazionale Il panorama legislativo nazionale vede la produzione e il commercio di birra regolati dalla Legge n. 1354 del 1962 e s.m.i. che ne disciplina le condizioni igieniche [1]. La denominazione “birra” è riservata al “prodotto ottenuto dalla fermentazione alcolica con ceppi di Saccharomyces cerevisiae o di Saccharomyces carlsbergensis di un mosto preparato con malto di orzo (anche torrefatto) o frumento o di loro miscele ed acqua, amaricato con luppolo, suoi derivati, o entrambi”. La denominazione è inoltre attribuita in base al contenuto zuccherino del mosto (grado Plato superiore a 10.5), prevedendo una tassazio-


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ne crescente man mano che i gradi Plato aumentano, e al titolo alcolometrico superiore a 3.5%v/v. La legge, seppur assicuri il controllo della sicurezza igienica del prodotto, non adotta criteri specifici riguardo la qualità delle materie prime utilizzate, né tantomeno le fasi del processo di produzione; tuttavia, le caratteristiche della birra sono strettamente correlate ad entrambi questi fattori che influenzano sia le proprietà nutrizionali che organolettiche del prodotto finale. Con l’esplosione anche in Italia del fenomeno artigianale, l’assenza di una definizione per il riconoscimento della birra artigianale ha generato negli anni numerosi malcontenti, sia tra i produttori che tra i consumatori. Ma, nel luglio 2016, con l’approvazione del Collegato Agricoltura contenuto nel DDL S.1328-B, all’art. 35 è stata definita per la prima volta la “birra artigianale” come “la birra prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e di microfiltrazione. Ai fini del presente comma s’intende per piccolo birrificio indipendente un birrificio che sia legalmente ed economicamente indipendente da qualsiasi altro birrificio, che utilizzi impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio, che non operi sotto licenza di utilizzo dei diritti di proprietà immateriale altrui e la cui produzione annua non superi 200.000 ettolitri, includendo in questo quantitativo le quantità di birra prodotte per conto di terzi” [2]. La proposta di un modello che pone l’accento sull’artigianalità del metodo di lavorazione è in linea con l’attuale tendenza del mercato agroalimentare europeo che vede una domanda sempre maggiore di prodotti artigianali e ad alto profilo qualitativo. Infatti, la birra artigianale si prefigge di

ristabilire un approccio qualitativo alla produzione e al consumo di birra che con l’avvento dell’industrializzazione del processo produttivo è andato perduto. Tuttavia, l’artigianalità di un prodotto non può essere intesa come garanzia di qualità, ma è solo ciò che è strettamente definito dalla legge, perché come ribadito dalla Circolare Ministeriale n. 168 del 2003 del Ministero delle Attività Produttive “la qualità di un prodotto non dipende dalla qualifica artigianale o industriale del produttore e del metodo produttivo, ma dalle oggettive caratteristiche organolettiche, chimico-fisiche e nutrizionali del prodotto” [3]. In sostanza, la qualifica giuridica è legata alla struttura organizzativa dell’azienda e non può essere automaticamente trasformata in elemento di qualità dei prodotti finiti. Pertanto, affermare che “la birra artigianale sia di qualità superiore rispetto ad una birra industriale” non corrisponde a verità. Oltre alla qualifica di prodotto artigianale o meno, altri fattori orientano la scelta del consumatore verso una tipologia di prodotto o l’altra al momento dell’acquisto, come il prezzo di vendita o l’abitudine a preferire una certa marca con la convinzione che sia meglio di altre. Se però si cerca conferma di alcune caratteristiche del prodotto in etichetta, non sempre è possibile trovare elementi davvero significativi: anche in questo caso, infatti, la normativa in materia di etichettatura non adotta criteri specifici. Ad esempio, quando viene fatto riferimento all’“utilizzo di cereali selezionati” o all’“utilizzo di grani italiani”, seppur le loro caratteristiche vadano a definire la qualità del prodotto finito, si tratta solo di un’informazione generica e di nessun significato reale poiché non comporta, automaticamente, una migliore qualità delle materie prime. Sce-

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gliere “italiano” ha sicuramente altre valenze da non sottovalutare, come per esempio quella di favorire la nostra agricoltura, ridurre gli spostamenti delle merci con conseguente riduzione di emissioni e con notevole risparmio di carburanti, e tanto altro, ma non necessariamente rappresenta un elemento per definire una qualità superiore. In tale contesto, secondo la nuova normativa in materia di birre artigianali è possibile dedurre che le fasi del processo di produzione, in particolare pastorizzazione e microfiltrazione, che incidono sulle proprietà organolettiche e nutrizionali del prodotto finito, possano rappresentare i fattori tecnologici su cui puntare per caratterizzare, qualificare e dare valore aggiunto alle birre artigianali presenti sul mercato.

La composizione della birra Le materie prime che costituiscono la birra sono malto d’orzo (ma è consentito l’uso di fonti amidacee e/o zuccherine diverse, i c.d. succedanei, come mais, riso, sorgo, ecc. fino ad una percentuale definita dal Paese di produzione), acqua, lievito e luppolo; mentre, dal punto di vista della composizione chimica, è possibile far riferimento alle Tabelle di composizione degli alimenti del CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria) [4]. La Fig. 1 mostra uno schema semplificato della composizione chimica e del valore energetico per 100 g di prodotto (birra chiara cod. 404010). I minerali disciolti nel prodotto sono riferiti a potassio, fosforo e calcio (circa 35, 28 e 1 mg per 100 g di prodotto, rispettivamente); mentre le vitamine presenti sono ri-

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Fig. 1 - Schema della composizione media di una birra chiara. I valori si riferiscono a 100 mL di prodotto. Fonte: Tabelle di composizione degli alimenti CREA.

conducibili unicamente alla vitamina C, in concentrazione pari a circa 1 mg per 100 g di prodotto. Durante il processo di fermentazione alcolica ad opera dei lieviti, si osserva la produzione di una serie di metaboliti secondari, tra cui i più importanti sono esteri, alcoli superiori, acidi organici, composti carbonilici (aldeidi e chetoni) e composti dello zolfo, responsabili del carattere e del sapore della birra [5]. Queste sostanze, classificabili in base alle loro proprietà aromatiche, positive o negative, sono state definite come descrittori olfattivi. Tuttavia, l’aroma post-fermentativo continua

ad evolversi durante la maturazione e l’invecchiamento del prodotto, arricchendo la birra di nuove fragranze che conferiscono alla componente aromatica del prodotto finale caratteristiche positive o negative. L’influenza di fattori esterni, quali ad esempio l’azione della luce o la presenza di ossigeno, possono, infatti, generare una serie di reazioni chimiche che influiscono sulla composizione aromatica del prodotto. Anche il luppolo, storicamente utilizzato per bilanciare la dolcezza del malto ed esplicare una serie di funzioni secondarie (come p.e. prevenzione antibatterica, favorire la coagulazione delle proteine, fungere da conservante naturale e agente stabilizzante) è responsabile grazie ai suoi acidi (in particolare gli α-acidi, e in misura minore i β-acidi) dell’amaro della birra, e il contenuto in oli essenziali, costituiti da composti volatili a base di esteri, resine e terpeni, contribuisce in modo deciso alle note aromatiche del prodotto. Di conseguenza, le materie prime e le tecnologie adottate nel processo di produzione, conservazione e stoccaggio, giocano un ruolo significativo nella realizzazione del prodotto e nel conferimento delle peculiarità intrinseche di ciascuna tipologia di birra, attribuendo ad ogni prodotto specifiche caratteristiche qualitative.

Il processo di produzione La produzione della birra prevede diverse fasi che possono essere riassunte molto sinteticamente come riportato in Fig. 2. La legislazione in materia di “birra artigianale” prevede l’esclusione dal processo di produzione delle fasi di pastorizzazione e microfiltrazione, adottate invece per la produzione di birra in impianti industriali. Entrambe queste fasi intervengono al termine del processo di lavorazione, ossia prima di procedere al confezionamento del prodotto e si tratta di processi tecnologici che probabilmente hanno influito maggiormente sull’espansione del mercato globale. Da un lato, infatti, la pastorizzazione ha permesso ad un prodotto facilmente deperibile di allungare i tempi di conservazione del prodotto finito, facilitando così la produzione di massa e il trasporto su grandi distanze; dall’altro, la filtrazione che, consentendo l’eliminazione totale dei lieviti vivi, ha permesso di realizzare un prodotto con caratteristiche tali da essere apprezzate da un numero sempre maggiore di consumatori, come limpidezza, leggerezza e assenza di depositi sul fondo.

Fig. 2 - Schema semplificato del processo di produzione della birra. Fonte: Rielaborazione di singole immagini prese da http://www.birrificioangeloporetti.it/it/il-processo-di-produzione-della-birra

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birra

Una birra industriale, generalmente, al termine del processo di fermentazione alcolica subisce un trattamento di filtrazione (separazione fisico-meccanica) necessario per eliminare la maggior parte delle cellule di lievito presenti in sospensione, che altrimenti andrebbero incontro a processi degradativi (lisi) con formazione di sostanze dal caratteristico sentore di crosta di pane e fermento; mentre, a livello visivo, con la filtrazione la birra si caratterizza per l’assenza totale di torbidità e residui. Le moderne tecniche consentono anche di effettuare filtrazioni (c.d. microfiltrazioni) così spinte da sterilizzare quasi completamente il prodotto. Una volta filtrata, la birra viene imbottigliata sotto pressione e le bottiglie avviate ai pastorizzatori, nei quali ha luogo il trattamento a temperatura di circa 60°-65°C per una durata di circa 30 minuti. Affinché la pastorizzazione abbia successo, occorre che la temperatura aumenti e diminuisca gradualmente (senza sbalzi termici) e che la temperatura massima sia mantenuta accuratamente stabile. Tale trattamento termico, elimina completamente i residui di lievito ancora presenti e blocca lo sviluppo di microrganismi indesiderati, estendendo così la stabilità biologica e aumentando la durata di conservazione del prodotto. Questo processo, se da un lato rende il prodotto più resistente anche a condizioni di conservazione non ottimali, dall’altro può causare la denaturazione di elementi in grado di apportare benefici alla salute dell’organismo, come proteine, vitamine e sostanze ossidanti presenti nella birra, determinando così la riduzione del valore nutritivo del prodotto finale (p.e. temperature troppo elevate o condizioni termiche non controllate). Durante il trattamento termico, inoltre, in-

tervengono reazioni chimiche e/o biologiche che possono determinare cambiamenti di composizione rilevanti anche sul piano organolettico, tali da uniformare le caratteristiche aromatiche della birra e rendere in molti casi estremamente difficile l’identificazione di un prodotto rispetto a quello di un altro birrificio, oltre a favorire la formazione di composti talvolta indesiderati. In base a quanto detto, si comprende il perché le fasi dell’intero processo di produzione, e lo step di pastorizzazione in modo particolare, dovrebbero essere impostate tenendo conto di tutte le modifiche dei vari componenti, in modo da limitare al minimo il danno termico-nutrizionale e preservare, allo stesso tempo, le proprietà organolettiche delle materie prime nel prodotto finito, senza provocare un sensibile appiattimento delle caratteristiche sensoriali. Non va comunque sottovalutata l’importanza della qualità delle materie prime e degli aspetti tecnologici legati al loro trattamento; per esempio, la tostatura del malto d’orzo (sicuramente l’ingrediente più utilizzato) influisce in modo netto su molti aspetti sensoriali della birra. Nel caso di condizioni di riscaldamento drastiche e in condizioni di bassa attività dell’acqua, s’innesca, infatti, una serie complessa di reazioni chimiche, indicate come “Reazione di Maillard”, che vede coinvolte due importanti categorie di macronutrienti, i glucidi e i protidi, portando in talune condizioni allo sviluppo di composti indesiderati dal punto di vista organolettico anche potenzialmente tossici. In base alla nuova normativa, l’assenza dei processi di pastorizzazione e microfiltrazione porta alla produzione di birre adatte ad una distribuzione più limitata, con una shelf life più breve e condizioni

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di stoccaggio più restrittive (luoghi bui, temperature fresche e stabili). Il termine minimo di conservazione per un prodotto artigianale va in genere da circa 90 giorni a un anno, fatta eccezione per le birre da invecchiamento. Questo rappresenta proprio il periodo entro il quale il produttore assicura il mantenimento della qualità organolettica ottimale, in linea con il metodo di produzione artigianale che assicura l’eterogeneità dei gusti delle differenti tipologie di prodotto e dei numerosi stili brassicoli.

Le birre “Lager Pilsner” Le birre Lager rappresentano le birre, cosiddette a bassa fermentazione, per la cui produzione si utilizzano ceppi di lieviti particolarmente attivi nell’intervallo di temperature intorno agli 8°-10°C. Tradizionalmente, le birre erano prodotte dalla fermentazione degli ingredienti a temperatura ambiente, il prodotto così ottenuto mostrava una certa instabilità agli sbalzi termici e per questo si cominciò a stoccarlo in luoghi molto freddi. Le basse temperature favorivano, al termine del processo fermentativo, la precipitazione dei lieviti garantendo al prodotto una maggiore stabilità. Da questo processo di lagerung – in tedesco “immagazzinamento” – si ottennero le birre Lager. Nel tempo, l’avvento dei moderni sistemi di refrigerazione per la fermentazione a basse temperature (fermentazione primaria, seguita o meno da un processo di lagerizzazione o fermentazione secondaria) ha consentito la diffusione nel mercato globale di queste birre, caratterizzate da un basso grado alcolico (leggere e beverine), limpide

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e solitamente chiare, con un sapore amarognolo e poco fruttato, relegando così il prodotto artigianale a uso e consumo di un numero sempre più ristretto di consumatori. Attualmente, si stima che esse detengano la quasi totalità del mercato mondiale (circa il 90%) e comprendono molteplici sottocategorie di birre diverse, classificabili in base allo stile brassicolo, provenienti da Europa (principalmente Lager Tedesche, Ceche, Inglesi e Austriache), America e Asia. Tra le birre lager più diffuse, il cui stile produttivo è stato praticamente esportato e imitato in tutto il mondo, troviamo la Pilsner (o Pils) originaria della città di Plzeň in Repubblica Ceca, caratterizzata da una colorazione paglierina molto tenue e chiara e un aroma marcato.

Composti volatili come nuovi markers molecolari Alla luce della nuova normativa italiana, per caratterizzare una birra artigianale e valutarne l’autenticità potrebbe essere necessario definire nuovi indicatori oggettivi, ossia strumentalmente misurabili, da utilizzare per attribuire una qualità superiore al prodotto non sottoposto alle fasi di pastorizzazione e microfiltrazione durante il processo di lavorazione. In questo modo, si cerca di tutelare sia il prodotto sul mercato che produttori e consumatori interessati, per motivi diversi, all’artigianalità del metodo produttivo. In ambito merceologico, lo studio dei composti strettamente connessi con il flavour è di grande importanza poiché fornisce informazioni utili per la caratterizzazione e la valorizzazione del prodotto finito. In particolare, l’assenza di trattamenti termici può risultare discriminante, poiché rappresenta una del-

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le cause di cambiamento delle proprietà organolettiche e nutrizionali in grado di influire sulle caratteristiche qualitative dell’alimento/bevanda. Lo studio del profilo aromatico, dunque, potrebbe risultare interessante per legare le caratteristiche intrinseche del prodotto finito alle tecnologie utilizzate per il processo produttivo. In tale contesto, s’inserisce il presente lavoro di ricerca che, analizzando la componente aromatica di birre industriali e artigianali presenti sul mercato e appartenenti allo stesso stile brassicolo, si prefigge di individuare nuovi markers molecolari. Lo sviluppo di tali indicatori ha un duplice scopo: da un lato, contribuire a valorizzare il prodotto artigianale in termini di qualità superiore differenziando i prodotti premium price (che occupano una nicchia di mercato fidelizzando i consumatori più attenti al rapporto qualità/prezzo) rispetto a quelli commerciali a più basso costo; dall’altro, ampliare il quadro di strumenti oggettivi, oltre a quelli già noti (ad esempio certificazioni di qualità), da fornire al consumatore per distinguere un prodotto che realmente rispetti la normativa in materia di artigianalità. Da un’attenta analisi bibliografica, emerge che gli studi effettuati sul profilo aromatico della birra si concentrano principalmente sulla caratterizzazione delle diverse varietà di luppolo utilizzate [6], che indubbiamente influenzano l’aroma del prodotto finito; sulle caratteristiche dei diversi stili brassicoli [7]; sull’origine geografica del prodotto [8] o sulla determinazione di specifici composti presenti o meno nelle birre [9,10]. Tuttavia, sono ancora limitate le ricerche che pongono l’attenzione sull’influenza del metodo di produzione sulla componente aromatica della birra. Il presente lavoro di ricerca mira, attraverso lo screening median-

te analisi HS-SPME/GC-MS (Head Space-Solid Phase Micro Extraction/ Gas Chromatography-Mass Spectrometry) del profilo aromatico di un consistente numero di campioni di birra, ad individuare specifici composti volatili da utilizzare come possibili indicatori del processo di produzione o di qualità del prodotto finito. Le informazioni ottenute dall’analisi strumentale dei campioni sono state in seguito elaborate mediante statistica multivariata per tentare di correlare le caratteristiche chimiche del campione con le tecnologie adottate durante la loro produzione. Essendo il metodo analitico-chemiometrico basato sull’analisi chimica del prodotto finito è indipendente da quanto riportato in etichetta e, pertanto, potrebbe consentire il riconoscimento di un prodotto ottenuto realmente con metodo artigianale; in altre parole, predire l’appartenenza di un campione incognito alla categoria “birre artigianali” o “birre industriali”.

Selezione dei campioni sul mercato e procedura d’analisi Per il campionamento sono state selezionate 77 birre, tutte appartenenti alla tipologia Lager Pilsner, acquistate presso la rete della GDO (catene di supermercati e discount) e negozi specializzati in prodotti artigianali (beer shop). I campioni consistevano in 36 birre industriali formato “largo consumo” che si posizionano come brand e costo medio/ basso, presumibilmente ottenute con procedimento industriale, quindi sottoposte a pastorizzazione/microfiltrazione, ma per le quali il dettaglio del processo non è riportato in etichetta; e in 41 birre artigianali ottenute secondo metodi tradizionali e selezionate per fascia di prezzo medio/alta, per le quali le condi-


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Fig. 3 - Confronto dei profili cromatografici di due campioni di birra: industriale in rosso, artigianale in verde. TIC (total ion current) = 2.87x109.

zioni di processo definite per legge non sempre sono riportate in etichetta. I campioni sono stati trattati in modo da evitare eventuali perdite dei composti volatili durante la fase di pretrattamento e in modo da ottenere una matrice omogenea garantendo così una superficie di rilascio dei composti volatili costante (tenendo per esempio in considerazione la formazione di schiuma). Considerando la necessità di rilevare sostanze che, se pur presenti in tracce, impattano significativamente l’aroma del prodotto finito, la ricerca ha previsto lo sviluppo e l’ottimizzazione di un metodo di analisi gascromatografico basato sulla fingerprint aromatica del prodotto, sfruttando l’elevata sensibilità della spettrometria di massa e la capacità di arricchimento del campione propria della tecnica di microestrazione in fase solida. Una volta acquisiti i profili cromatografici di tutti i campioni, grazie alla libreria spettrale in dotazione allo strumento (software d’identificazione qualitativa, NIST), è stato possibile identificare un elevato numero di composti aromatici presenti nei campioni. Successivamente, per individuare eventuali relazioni esistenti tra i composti

identificati e i trattamenti adottati in fase di produzione, ai dati grezzi costituiti dalle aree dei picchi cromatografici, sono state applicate tecniche di analisi statistica multivariata elaborate mediante software UnscramblerX (CAMO).

Identificazione delle componenti del profilo aromatico Da una valutazione preliminare ottenuta unicamente dal confronto dei profili cromatografici di campioni sottoposti a metodo industriale e campioni prodotti con metodo artigianale è stato possibile cogliere immediatamente notevoli differenze, sia in termini qualitativi (picchi con tempi di ritenzione differente sono attribuibili ad aromi differenti) che quantitativi (a parità di tempo di ritenzione varia l’intensità del picco) della componente aromatica. La quasi totalità dei campioni riconducibili a birre artigianali ha mostrato un profilo cromatografico più ricco in composti volatili; pertanto, l’assenza dei processi di pastorizzazione e microfiltrazione potrebbe giustificare il classico appiattimen-

to dell’aroma delle produzioni industriali. La Fig. 3 mostra i cromatogrammi di una “birra industriale”, per la quale in etichetta non è riportata nessuna indicazione riguardante il processo produttivo, e di una “birra artigianale”, per la quale in etichetta è presente la dicitura “birra non microfiltrata, non pastorizzata”. Acquisiti i cromatogrammi dei 77 campioni in esame (tutte le analisi sono state eseguite in duplicato), sono stati identificati 116 composti (molti dei quali presenti in tracce) riconducibili principalmente al processo di fermentazione, a reazioni di degradazione della frazione glucidica e protidica, e reazioni di ossidazione della componente terpenica e lipidica. Di questi, lo studio ancora preliminare ha previsto di selezionarne 30 come potenziali markers della frazione volatile, utilizzando come criterio di scelta un indice Rmatch superiore a 920. La Fig. 4 mostra, per i 30 markers selezionati, il confronto tra i campioni “industriali” e quelli “artigianali” analizzati. Trattandosi di un’analisi semiquantitativa, il contenuto è riferibile al valore medio delle aree di ciascun composto volatile espresso in unità arbitrarie.

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Fig. 4 - Confronto tra i valori medi delle aree espresse in unità arbitraria: birre industriali in grigio vs. birre artigianali in nero.

Analizzando la composizione della componente aromatica si osserva che gli esteri, anche se presenti in tracce, costituiscono la classe di composti più abbondante; essi svolgono un ruolo rilevante nella caratterizzazione del flavour poiché responsabili del carattere fruttato delle bevande fermentate. Studi mostrano che la loro produzione è influenzata da una serie di fattori, come per esempio la composizione del mosto, la quantità di ossigeno a cui sono esposti i lieviti, o ancora le condizioni di conservazione: essi sono considerati caratteristici dei “prodotti giovani” in quanto la loro concentrazione può diminuire durante il periodo di conservazione [11]. Di conseguenza, potrebbero essere considerati indicatori di prodotti che non hanno subito pastorizzazione? In tutte le birre analizzate, gli esteri sono stati osservati a diversi livelli di concentrazione mostrando maggiore intensità nei campioni artigianali. In particolare, l’isobutil isobutirrato e il 2-metilbutil isobutirrato, caratteristici per il loro aroma fruttato, non sono stati rilevati in nessun prodotto industriale. Il carattere fruttato delle birre è conferito anche dalla presenza di li-

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velli ottimali di alcoli; gli alcoli superiori sono infatti importanti precursori degli esteri [12]. Tuttavia, un’elevata concentrazione di determinati alcoli può conferire al prodotto il tipico gusto di “solvente”. L’isobutanolo, per esempio, prodotto durante il naturale metabolismo dei lieviti, se presente sopra una determinata soglia (p.e. per scarso inoculo dei lieviti) diventa un difetto della birra; stesso discorso vale per l’alcool isoamilico o l’alcool propilico. L’isobutanolo è stato identificato in tutti i campioni analizzati, ma l’intera categoria delle birre industriali ha mostrato concentrazioni maggiori rispetto alla categoria di quelle artigianali. Potrebbe quest’alcool rappresentare un marker per discriminare i due gruppi di birre considerati? Altro alcool indesiderato nella birra è il 2-furanmetanolo dal caratteristico aroma di bruciato, solitamente generato quando i prodotti, in determinate condizioni chimiche di pH, umidità, ecc., subiscono trattamenti termici drastici; seguendo, infatti, il suo processo di formazione, questo composto potrebbe rappresentare un marker di processo. Anche per quanto riguarda gli acidi, la letteratura riporta che la loro presenza è accettabile a bassi livelli, dal momento che i loro

caratteri aromatici possono essere piuttosto aggressivi (sapore affumicato e pungente) nel prodotto finale [13]. Acido acetico, acido ottanoico e acido esanoico sono risultati gli acidi principali delle birre analizzate, mostrando contenuti maggiori nei prodotti di tipo industriale. Per quanto riguarda i composti carbonilici, essi se presenti in quantità rilevanti influiscono negativamente sull’aroma e sul sapore della birra perché considerati i responsabili del sapore “stantio” [9]. Le aldeidi, infatti, come per esempio il furfurale o il 5-idrossimetil furfurale, sono considerate importanti markers del deterioramento aromatico della birra, sebbene non riconducibili a prodotti off-flavours alle concentrazioni in cui sono presenti nei prodotti finali [14,15]. Le analisi effettuate sui campioni hanno mostrato che il furfurale, presente in quantità più elevate nei campioni di tipo industriale, mostra anche una correlazione significativa (P value < 0,05) con l’isobutanolo, mentre il 2-undecanone, un chetone aromatico responsabile di un aroma fruttato, è stato identificato esclusivamente nei campioni di tipo artigianale. Infine, le birre artigianali, nel loro complesso, mostrano un contenuto in terpeni supe-


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riore rispetto ai prodotti industriali. Queste sostanze derivano principalmente dai luppoli utilizzati e, infatti, si ritrovano in quantità significativamente differenti nei diversi campioni analizzati. L’assenza di pastorizzazione e microfiltrazione, processi che come noto appiattiscono il profilo aromatico, potrebbe giustificare la maggiore ricchezza di questi composti nelle birre artigianali. In particolare, il β-cariofillene e l’umulene non sono presenti in nessuno dei campioni industriali, mentre il β-mircene e il β-linalolo presentano livelli nettamente inferiori rispetto ai campioni artigianali e potrebbero pertanto essere utilizzati per distinguere le due categorie di birre.

(birre industriali e birre artigianali), mentre le colonne rappresentavano le aree normalizzate dei 30 markers selezionati. I dati sono stati pretrattati mediante algoritmo autoscaling, in modo da assegnare lo stesso peso a tutte le variabili. Il numero di Componenti Principali (PC) in grado di descrivere correttamente il set di dati è stato determinato sulla base degli autovalori e sulla percentuale di varianza totale spiegata (5 PC con autovalori > 1 hanno rappresentato il 70,5% della varianza totale). Lo studio dei loading (che indica-

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no l’abilità nel differenziare o meno i campioni in gruppi) è stato eseguito sulle prime due PC, che spiegano il 47% della varianza totale (Fig. 5b). Come si osserva dallo scores plot, la disposizione dei campioni di birra nello spazio costituito dalle prime due PC evidenzia una separazione fisica quasi netta tra le due categorie considerate, e alcune variabili, quelle con i loading più lunghi, contribuiscono significativamente a tale differenziazione. Infatti, la quasi totalità dei campioni appartenenti alla categoria “industriale” sono raggruppati (a)

Analisi esplorativa e classificazione dei dati I dati ottenuti dall’analisi dei campioni prelevati dal commercio sono stati elaborati mediante tecniche di pattern recognition (riconoscimento dei gruppi) e di classificazione che consentono di ottenere elaborazioni grafiche in grado di mostrare in modo immediato come i campioni analizzati si dispongono nello spazio delimitato da un numero elevato di variabili e di mettere in evidenza eventuali similitudini tra i campioni in esame. A tal fine, le aree dei picchi cromatografici relative ai composti volatili selezionati sono state elaborate mediante PCA (Principal Component Analysis), ottenendo così la visualizzazione dei dati in un grafico bidimensionale [16]. La Fig. 5a evidenzia una separazione tra i campioni di birra prodotti con metodi artigianali e quelli prodotti con approccio industriale. Il set di dati era costituito da una matrice 77×30, dove le righe rappresentavano i 77 campioni analizzati e appartenenti alle due categorie

(b)

Fig. 5 - Elaborazione dei dati mediante PCA. (a) Scores plot: in rosso i campioni di birra industriali (IND: industrial), in verde i campioni di birra artigianali (CRA: craft). (b) Loadings plot.

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nella parte negativa della PC1, mentre la maggior parte dei campioni della categoria “artigianale” si trova nella parte positiva della stessa componente. La categoria “industriale” è caratterizzata principalmente da elevati valori di isobutanolo e bassi valori di terpeni, raggruppati nel quadrante in basso a destra del loadings plot. Inoltre, si osserva che i campioni appartenenti a questa categoria si dispongono a formare un gruppo circoscritto che lascerebbe dedurre che si tratti di campioni con caratteristiche aromatiche molto simili tra loro, riconducibile probabilmente ad una maggiore standardizzazione dovuta al processo industriale. Al contrario, le birre artigianali mostrano un andamento più dispersivo, risultato che non sorprende data la forte disomogeneità del gruppo dovuta al fatto che si tratta di campioni con molte più fonti di variabilità (sia per quanto riguarda le materie prime, in particolare le tipologie di luppoli, sia per le condizioni adottate per il processo produttivo). Analizzando la distribuzione dei campioni lungo le componenti principali, si osserva che le birre artigianali mostrano valori di PC1 più alti rispetto alle industriali; mentre, lungo la PC2 mostrano una variabilità sulla base dei loadings (Fig. 5b): a bassi valori di PC2 si posizionano i campioni caratterizzati da una prevalente componente terpenica, ad alti valori di PC2 campioni caratterizzati da una maggiore presenza di acidi carbossilici e alcoli. In particolare, il furfurale si trova ad alti valori di PC2, il 2-undecanone a bassi valori di PC2; mentre, la classe degli esteri, caratterizzanti principalmente le artigianali (alti valori di PC1), è distribuita omogeneamente lungo la PC2. I risultati ottenuti con la PCA hanno incoraggiato la ricerca, ed hanno condotto lo studio alla costruzione di un modello di classificazione attraverso LDA (Linear Discriminant Analy-

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sis). Il set di dati è stato così elaborato ulteriormente per determinare il confine lineare ottimale tra le due categorie di birra nello spazio 30-dimensionale definito dai loading. Per convalidare la regola di classificazione, in modo da prevedere l’autenticità dei campioni di birra attraverso l’analisi mirata del profilo aromatico, sono stati utilizzati un sistema di validazione incrociata (cross-validation) basato su 5 gruppi di cancellazione e un set di dati esterno (test set). La LDA è stata eseguita sui dati pretrattati (sempre mediante autoscaling) includendo sia il training set (campioni utilizzati per costruire il modello) che il set esterno (17 campioni). Il grafico ottenuto, mostrando i campioni nello spazio definito dalla funzione discriminante, ha evidenziato una chiara tendenza dei campioni a raggrupparsi in due classi distinte, sia per il training set sia per il set esterno di convalida. L’affidabilità del modello di classificazione è stata studiata sia in termini di capacità di classificazione (cioè la percentuale di campioni del training set classificata correttamente), sia di capacità di previsione (cioè la percentuale di campioni del set esterno classificata correttamente utilizzando i criteri con cui è stato costruito il modello basato sul solo training set). Le percentuali medie di corretta classificazione sono pari a 100 per la categoria delle birre industriali, ossia tutti i campioni di questa classe sono stati correttamente classificati nel gruppo appropriato, e pari a 83,3 per la categoria delle artigianali. Semplificando, è possibile affermare che il modello, in termini di abilità di classificazione, su un set di campioni incogniti (test set), ha una probabilità di predire l’appartenenza di un campione ad una delle due categorie pari ad una percentuale che varia da 100 a 91,7; in altre parole, potrebbe sbagliare la classificazione di 1 campione su 10. Per quanto riguarda la capa-

cità predittiva, ovvero la percentuale di successo di predizione di classificazione del test set (utilizzando il modello sviluppato nella fase di training), il modello ha mostrato una media totale pari al 74,5% (ovvero il modello potrebbe predire in modo errato 1 campione su 4). I risultati ottenuti sono in accordo con quelli forniti dalla PCA, in cui è stata osservata una discreta separazione tra le due categorie, mostrando però una disomogeneità nella disposizione spaziale dei campioni artigianali. L’ottima abilità di classificazione e la buona capacità predittiva su campioni incogniti del modello statistico così ottenuto, suggeriscono che la composizione della frazione aromatica delle birre potrebbe rappresentare uno strumento oggettivo per classificare le birre in base al processo adottato per la loro produzione, oltre a rappresentare un approccio valido per la verifica di eventuali frodi. Inoltre, lo studio della componente aromatica potrebbe fornire indicatori, rappresentati da specifici markers volatili, in grado di caratterizzare, in termini di qualità superiore, quei prodotti che non hanno subito pastorizzazione/microfiltrazione durante il processo di produzione.

Conclusioni Benché studi scientifici relativi alla componente aromatica di alimenti/bevande confermino che le qualità nutrizionali e organolettiche del prodotto finito siano fortemente influenzate dalle condizioni utilizzate durante le fasi produttive, allo stato attuale, la nuova legge italiana pur definendo le fasi del processo di produzione non attribuisce specifiche caratteristiche qualitative alla denominazione “birra artigianale”. Il presente studio, basato sulla caratterizzazione del profilo aromatico


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di campioni di birra attraverso analisi strumentale HS-SPME/GC-MS accoppiata all’analisi statistica multivariata, potrebbe mettere in luce i legami esistenti tra le fasi di produzione e/o le modifiche sui composti volatili che ne derivano. Si potrebbe, in altre parole, confermare o meno l’influenza della pastorizzazione/microfiltrazione sulle caratteristiche sensoriali e nutrizionali del prodotto finale. L’individuazione analitica di specifici composti volatili (definibili in termini di markers di processo) potrebbe consentire il riconoscimento di quei prodotti sottoposti intenzionalmente a processi di pastorizzazione e venduti però sotto la falsa denominazione di “birra artigianale”, tutelando i produttori più onesti e, naturalmente, i consumatori. Il ricorso a tali indicatori potrebbe, altresì, rappresentare un valido strumento per diffondere la cultura delle birre artigianali sia tra i consumatori meno esperti, le cui scelte di acquisto sono caratterizzate da un minor grado di consapevolezza, sia all’interno delle stesse catene distributive. Da un punto di vista merceologico, l’uso di tali markers specifici avrebbe anche un significato economico, sia nel giustificare eventuali premium price da applicare alle birre artigianali, sia in termini d’incremento della domanda – attuale e prospettica – vista la crescente attenzione verso gli aspetti salutistici e sensoriali dei prodotti che consumiamo. Questa ricerca si confronta con altri recenti studi che dimostrano come i consumatori siano alla continua ricerca dell’“autenticità del gusto”: la birra artigianale incontra le loro preferenze proprio per i particolari aromi che aumentano la percezione che il prodotto artigianale sia di qualità superiore rispetto a quello industriale [17,18,19]. In questo contesto, la birra artigianale ottenuta senza pastorizzazione e microfiltrazione, che modificano le ca-

ratteristiche del prodotto finale impoverendolo delle sue proprietà organolettiche e nutrizionali, potrebbe diventare simbolo di qualità nel panorama brassicolo italiano, poiché allo stato attuale la qualità della birra si realizza in azienda, in base proprio alle materie prime e alle tecnologie di produzione adottate.

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Massa volumica del tappo in sughero naturale monopezzo

Contributo alla conoscenza Volumic mass of natural cork stopper. Contribution to knowledge

Premessa Negli ultimi 10 anni si è generata una corsa da parte degli utilizzatori dei tappi in sughero naturale monopezzo, per individuare parametri di qualità oggettivi che si potessero svincolare dai fattori legati all’emotività dell’acquisto o al semplice aspetto estetico del tappo. In questa ottica e nel concetto più volte ribadito che il vino è il solo prodotto alimentare privo della data di scadenza, si è presa in considerazione la possibilità di utilizzare il peso o la densità per poter valutare la qualità intrinseca della fornitura di tappi in sughero naturale monopezzo, e che tale parametro sia fattivamente importante per la capacità del sughero

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di sigillare e al contempo di permettere una evoluzione maggiormente omogenea delle singole bottiglie di vino nel tempo. Se il concetto in sé si può considerare molto importante, ci si dimentica però che la densità del tappo di sughero va valutata nel complesso del sistema chiuso tappo-bottiglia-vino-ambiente. A questo riguardo è fondamentale considerare come ogni singola parte del sistema appena visto presenti delle specifiche e definite tolleranze che sono legate alla produzione industriale, al controllo e alla complessità dei singoli processi, come il riempimento e la tappatura. Per finire, ad uno dei parametri che difficilmente risulta controllabile per tutta la durata della vita della bottiglia di vino dalla fase

S. Zaninotto Rappresentante Italiano Federlegno presso CE Liege (confederazione europea del sughero) Responsabile tecnico di Amorim Cork Italia


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di confezionamento alla fase di consumo e fine vita: l’ambiente. È quindi piuttosto evidente che definire la massa del tappo di sughero come unico fattore essenziale per ipotizzare l’evoluzione del vino appare una soluzione piuttosto semplicistica, considerate le “variabili” che possono essere presenti nel sistema ed impattare sullo stesso. A questo proposito il reparto R&D del gruppo Amorim ha effettuato delle prove sperimentali con lo scopo essenziale di verificare quanto sia importante nella conservazione del vino il peso del tappo di sughero naturale monopezzo

e la relativa Massa Volumica Apparente (MVA).

Per ricordare Al fine di facilitare la lettura di questo articolo ricordiamo alcuni semplici concetti legati all’argomento. - DENSITÀ: quantità di materiale solido e massiccio privo di spazi vuoti o interstizi interni; - MASSA VOLUMICA APPARENTE: volume totale occupato dal solido, ovvero il suo ingombro esterno compresi gli

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interstizi e gli spazi vuoti interni - CALCOLO DELLA DENSITÀ: peso/volume - VOLUME DEL CILINDRO: Area di base * altezza= (r*r*3,14) *h

Le prove effettuate Lo scopo dei test era comprendere se i tappi di sughero monopezzo con differente Peso e MVA potessero avere un comportamento fisico meccanico simile o dipen-

Tabella 1 - Tappi Classe AA.

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Tabella 2 - Distribuzione peso tappi Classe A.

dente dai due valori e se questo potesse avere impatto sulla trasformazione del vino nel corso della sua vita in bottiglia.

Metodologia - Sono stati preparati dei tappi di sughero partendo da 4 differenti calibri di produzione e specificatamente: Calibro 12-14 Calibro 13-15 Calibro 15-20 Calibro 20-24

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- Sono stati quindi selezionati 500 tappi per la classe “AA” e 500 per la classe “A”. - Si è quindi verificato il peso e la conseguente densità dei singoli tappi. Tale operazione ha generato una curva di distribuzione con 3 differenti classi di densità (Tabb. 1 e 2) - Su questi tappi si sono quindi verificati: Forza di serraggio Assorbimento di liquido Forza di compressione Velocità di resilienza Recupero dimensionale Questa prima indagine ha evi-

denziato come alcuni dei parametri fisico-meccanici siano in diretta correlazione con il peso e quindi con la densità, come si evidenzia nei grafici di Tab. 3. Una maggiore densità sembra essere correlata a un minore assorbimento e a una minore cessione di sostanze coloranti, ma ad una maggiore forza di compressione e resilienza. Per contro sembra non esservi relazione tra il peso ed il recupero dimensionale del tappo in sughero naturale (Tab. 4). Un altro importante test è stato svolto per verificare sia la cinetica che la trasmissione dell’ossigeno. Si è utilizzata


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Tabella 3 - Rapporto di proporzionalità diretta con forza di compressione, cessione di coloranti, assorbimento e rilascio.

Tabella 4 - Mancata proporzionalità tra densità e recupero dimensionale.

la medesima metodologia vista in precedenza. Per la lettura dei dati del passaggio di ossigeno e della sua cinetica di ingresso si è adoperato il sistema colorimetrico al “carminio d’indaco” messo a punto dall’università di Bordeaux. Anche in questo caso i risultati tendono a smentire una vecchia convinzione che considerava il diametro del tappo come garanzia di una maggiore chiusura e sigillo tra l’interno e l’esterno della bottiglia (Tab. 5). I risultati sono coerenti con quanto già riportato in specifici lavori scientifici sul passaggio di ossigeno (Tabb. 6-7).

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Tabella 5 - Cinetica di ingresso e quantità di ossigeno traslata da 0 a 36 mesi.

Tabella 6 - Passaggio di ossigeno nel primo mese con calibro 12-14 e 20-24.

Quantità di ossigeno dei tappi in sughero naturale in fuzione del tipo di tappo, del diametro e della densità nel 1° mese di conservazione.

Tabella 7 - Passaggio di ossigeno dal 2° al 36° mese di test.

Quantità di ossigeno dei tappi in sughero naturale in fuzione del tipo di tappo, del diamentro e della densità tra 2 e 36 mesi di conservazione.

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Tabella 8 - Andamento di aroma/gusto/tannicità con 3 differenti densità di sughero.

Tabella 9 - Evoluzione aromatica del vino tempranillo con 3 differenti densità con il medesimo tappo.

ziato nessuna differenza significativa né in termini analitici né in termini organolettici (Tabb. 8-9).

Conclusioni

Nella prima fase, indipendentemente dal calibro del sughero, dalla densità e dal diametro dei tappi, si ha una quantità di ossigeno trasmesso piuttosto elevata, che nel periodo successivo ai 30 gg rimane molto contenuta, fino alla chiusura del test dopo 36 mesi. Questa prova ci ha inoltre permesso di identificare situazioni completamente ignote, atipiche e non giustificabili all’attuale stato delle conoscenze che riguardano proprio l’ingresso di ossigeno in uno dei campioni in prova.

L’ultimo test sviluppato, sempre partendo dalla metodologia riportata all’inizio, è stata l’indagine sul comportamento del medesimo tipo di tappo con differenti densità su di un vino Tempranillo nell’anno 2012. La prova si è svolta utilizzando 150 tappi di dimensione 49x24 e classe Fiore, con 3 differenti densità comprese tra: - 120-140 gr/cm3 - 160-175 gr/cm3 - 200-230 gr/cm3 I risultati nel lungo periodo (su 88 mesi) non hanno eviden-

L’indagine svolta dal reparto Ricerca e Sviluppo del gruppo Amorim ha evidenziato che il comportamento fisico-meccanico del tappo in sughero naturale è in relazione con il suo peso e conseguentemente con la sua densità, ma ha per contro evidenziato che sia la cinetica di ingresso che il passaggio di ossigeno, nel tempo, risultano indipendenti dal calibro e dalla densità del sughero naturale monopezzo, cosi come la conservazione e la trasformazione nel tempo del vino in bottiglia. È pensabile quindi, alla luce di questi test, che il sistema composto da imballaggio/vino/ambiente presenti una variabilità intrinseca difficile da controllare, in relazione anche e soprattutto con l’assunto più volte ricordato che il vino è l’unico prodotto alimentare privo di data di scadenza.

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Il mondo della viticoltura e frutticoltura a Stoccarda

17.684 visitatori da 50 Paesi hanno visitato lo scorso anno l’Intervitis Interfructa Hortitechnica dal 4 al 6 novembre 2018 a Stoccarda. La Top 5 dei Paesi internazionali con maggior numero di visitatori, considerati singolarmente, vede Austria (35%), Svizzera (14%), Francia (11%),

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Italia (5%) e Lussemburgo (4%). La manifestazione si è svolta all’insegna del futuro tecnologico, che si è rispecchiato nelle numerose sessioni del 63° Congresso Internazionale della DWV (Associazione dei viticoltori tedeschi), la cui prima giornata è stata dedicata alle conseguenze

del cambiamento climatico e alla cooperazione internazionale. Alla fine del Congresso, in un comunicato comune, sono state formulate l’importanza della viticoltura nei Paesi del bacino del Danubio e la necessità di organizzare una gestione dei rischi efficace. La Fiera internazionale delle tecnologie per vino, succhi di frutta e colture speciali ha permesso ai visitatori di dare uno sguardo al futuro. Nella seconda giornata si è discusso in sessioni parallele del tema digitalizzazione in tutte le sue sfaccettature, dalla coltivazione alla raccolta, passando per la lavorazione e i processi per la produzione, fino all’organizzazione, l’imballaggio e la vendita. Tema sul quale vi sono state anche dimostrazioni live in mostre speciali e grazie ai prodotti e alle soluzioni degli espositori. La piattaforma è stata utilizzata da 302 espositori provenienti da 13 nazioni. A livello nazionale, l’In-


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tervitis Interfructa Hortitechnica continua a costituire un importante punto d’incontro fra viticoltori e agricoltori. Infatti, nel programma della fiera di settore si sono susseguiti numerosi incontri, come la riunione dei membri dell’Associazione degli enologi tedeschi, dell’Associazione Vinissima - Frauen & Wein (Donne & Vino) nonché uno scambio vivace tra i membri della DWV e della DLG (Società tedesca per l’agricoltura). Nella zona degustazioni – Technik schmecken (gustare la tecnologia) – si sono presentati 14 istituti di ricerca e formazione da Germania, Austria, Lussemburgo e Francia con vini particolari, pigiati ed elaborati sulla base di nozioni moderne. Nelle dimostrazioni “Vinificazione/Campus 4.0”, gli espositori hanno presentato nuovi sviluppi già testati con successo e quelli impiegati nelle aziende nel prossimo futuro. Nel Brenner-Forum, inoltre, sono state condivise le più recenti nozioni sulla distillazione di acquaviti di frutta, liquori e gin. Altre attrazioni sono state il Young Professionals Day, organizzato dalla DWV e dalla DLG in collaborazione con l’Associazione tedesca della Landjugend, il premio per i giovani enologi, la consegna del premio Meininger per il vino rosso, l’assegnazione

del premio internazionale PIWI per la viticoltura e la premiazione nazionale del vino della DLG. Le delegazioni di visitatori da Italia, Spagna, Portogallo e Unghe-

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ria hanno utilizzato l’Intervitis Interfructa Hortitechnica per avere uno scambio con i colleghi tedeschi e per analizzare la vetrina dell’offerta tedesca per i propri investimenti. Il 73% dei visitatori è coinvolto in decisioni di investimento e il 63% ha affermato di voler investire. Gli espositori e i visitatori hanno discusso in maniera critica dei tempi e dell’intervallo della più importante manifestazione per i produttori e coltivatori tedeschi. Di conseguenza, gli organizzatori, insieme al comitato consultivo della fiera e del settore, vogliono tornare all’intervallo di tre anni e pianificare per la primavera. Inoltre, sarà necessario uno stretto coordinamento con altri organizzatori e fiere internazionali.

Presse enologiche La gamma di presse JP a cilindro aperto, costruite integralmente in acciaio inox da Defranceschi, ha il cilindro di pressatura costruito secondo norme PED compatibile per i recipienti a pressione. La macchina è lucida all’interno e satinata all’esterno, con estremità convesse, prive di spigoli. È provvista di spirali convoglitrici sotto la membrana; quadro comandi a PLC dei

cicli di pressatura (cremant, misto, sequenziale o tradizionale); ampia superficie drenante asolata sul cilindro e massimizzata su 180°; barra di lavaggio esterna cilindro; rotazione cilindro mediante motoriduttore a trazione diretta; membrana in PVC/Poliuretano; porta di carico uva e scarico vinaccia e valvola caricamento assiale ad azionamento manuale/pneumatico. Una pressa della linea JP (Defranceschi).

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Filtrazione tangenziale La serie FTS di filtri per microfiltrazione a flusso tangenziale di Meccanica Spadoni è in grado di garantire in un’unica operazione filtrazione, brillantatura e stabilizzazione microbiologica, senza impiego di coadiuvanti di filtrazione né di additivi con l’eliminazione delle conseguenti problematiche di smaltimento. Il cuore dell’impianto è costituito da membrane filtranti a struttura capillare a fibra cava con diametro dei capillari di 1,8 mm; queste membrane sono alloggiate in moduli in acciaio inox. Sono disponibili in versione semiautomatica con ciclo di filtrazione e contro-lavaggio gestiti in automatico, oppure completamente automatizzati in tutte le fasi dal riem-

Il modello semiautomatico FTS-SA (Meccanica Spadoni).

pimento fino allo scarico e lavaggio. Una semplice rigenerazione con acqua calda permette di passare da un ciclo di filtrazione a un altro, mentre la sanitizzazione avviene con i comuni prodotti alcalini in commercio. La gamma comprende anche le versioni per prodotti frizzanti che per prodotti con alta concentrazione di solidi sospesi.

Regolazione di O2 e CO2 nelle bevande

Produzione di succhi di frutta La pressa a nastro ad alta capacità MKSP 600 di Maurer Gép è stata progettata per l’estrazione del succo dalla frutta in modo completamente automatico. Una spazzola rotante e un getto ad alta pressione puliscono la macchina. La capacità produttiva è di 600 kg/ora.

Il CO2 Membrane System di K+H Armaturen utilizza una membrana idrofobica, ma permeabile ai gas, che consente la dissoluzione di questi ultimi nei liquidi. La CO2 si discioglie completamente e le bolle di gas non sono visibili, mentre i gas carrier, quali O2 o N2, sono rimossi in un passaggio successivo. Questo sistema funzionale e versatile trova applicazione per la regolazione accurata del contenuto di CO2 nelle bevande o di O2 nei vini, per la degassificazione dell’acqua e per la riduzione del contenuto alcolico. Il CO2 Membrane System (K+H Armaturen).

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La pressa a nastro MKSP 600 (Maurer Gép).


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Monoblocco riempitrice-tappatrice Il monoblocco realizzato dall’azienda tedesca Stroh è caratterizzato da una conduttura senza saldatura che conduce il liquido da imbottigliare dal serbatoio di riempimento fino alla bottiglia senza collari di scivolamento. Altra sua peculiarità è il cilindro di sollevamento fissato al piano di lavoro: il collo della bottiglia è pressato contro il sigillo conico della valvola di riempimento al fine di centrare il contenitore e mantenerlo nella giusta posizione. Il controllo esterno del condotto di riempimento è fornito da un semplice sistema meccanico montato sul serbatoio di riempimento. L’unità tappatrice è costituita da una macchina con teste rotanti in grado di utilizzare i tappi in sughero, quelli a vite e quelli a corona.

Monoblocco riempitrice-tappatrice (Stroh).

Monitoraggio dell’Alicyclobacillus Gli aliciclobacilli presenti nei succhi e nelle bevande a base di frutta sono i microrganismi responsabili del deterioramento che causano odori e sapori sgradevoli. Siccome le loro spore sono resistenti ai normali metodi di pastorizzazione, la loro presenza in un lotto di produzione potrebbe avere un impatto economico molto elevato. Vermicon ha sviluppato un sistema di rilevamento automatico altamente specifico che consente un controllo qualità veloce e affi-

dabile. Flow Vit Alicyclobacillus rileva tutti i membri del genere Alicyclobacillus e in parallelo la specie A. acidoterrestris. Il flusso di analisi è rapido e semplice e permette il rilevamento dei microrganismi vitali in soli tre minuti grazie alla lettura con il citometro a flusso compatto da banco per l’analisi di cellule e particelle CyFlow Cube 6.

Il CyFlow Cube 6 con il kit per il test Flow Vit Alicyclobacillus (Vermicon).

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Nuovi record per il Pack Expo di Chicago

Pack Expo, il salone internazionale dell’imballaggio di Chicago svoltosi a ottobre dello scorso anno, ha registrato un’altra edizione da record, con quasi 45.000 partecipanti e 2.500 espositori – di cui 457 nuovi – distribuiti su una superficie di oltre 116.000 m2. Grande successo ha registrato il fitto programma di eventi collaterali, come gli Innovation Stages, spazio all’interno del quale sono stati affrontati i temi di punta dell’industria dell’imballaggio, e il Forum, al debutto, con 15 sessioni interattive alternatesi nei quattro giorni del salone. Un’altra novità dell’ultima edizione del salone organizzato dall’associazione nordamericana per le tecnologie di imballaggio e processo, che evidenzia il costante impegno di PMMI a investire nella forza lavoro futura, è CareerLink,

Sacmi a Chicago.

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una piattaforma per le aziende associate che cercano posizioni di ingresso e stage per entrare in contatto con studenti che desiderano acquisire esperienza e impiego nel settore dell’imballaggio e dei processi. Anche il premio Technology Excellence Awards, al suo debutto, è stato un successo, e ha visto fra i vincitori Volpak, per le soluzioni di confezionamento per bevande e prodotti caseari.

Altre iniziative di rilievo sono state la partecipata colazione del Packaging & Processing Women’s Leadership Network (PPWLN), per discutere del potenziamento del ruolo femminile nei luoghi di lavoro di produzione, e il programma Insider Advantage, con un numero record di partecipanti (oltre 1.500) di 23 aziende di beni confezionati che hanno approfittato delle sale riunioni private gratuite, presentazioni di tenden-

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ze personalizzate e ultime iniziative commerciali di PMMI e OpX Leadership Network. Il prossimo evento nel portfolio di Pack Expo, organizzato in collaborazione con Anuga e l’International Dairy Foods Association (IDFA), è ProFood Tech, dal 26 al 28 marzo 2019, sempre al McCormick Place di Chicago, che rappresenta il principale evento sul processo alimentare e delle bevande in Nord America.

Etichettatrici per tutte le esigenze Il Pack Expo di Chicago è per Altech un appuntamento imperdibile a cui partecipa ormai abitualmente esponendo con successo le ultime novità nel settore delle macchine etichettatrici. Attraverso la sua sussidiaria (Altech US) con sede a Cincinnati (OH), ha esposto una vasta rassegna di etichettatrici innovative in grado di applicare, tracciare, verificare e codificare etichette autoadesive su qualsiasi tipologia di prodotto. In particolare, sono state esposte le seguenti soluzioni di etichettatura: un sistema print&apply in tempo reale ALcode P per l’applicazione di etichette (formato A5) su due lati di un pallet, e l’applicatore di etichette ALritma, a Chicago all’opera su un simulatore, top della gamma delle testate Altech che può raggiungere una cadenza di 1.000 etichette al minuto mantenendo allo stesso tempo una assoluta precisione anche a velocità variabile (particolarmente indicato per etichettatrici rotative). Nello stand erano anche presen-

ti un sistema di etichettatura ALline E per l’applicazione fronte e retro di prodotti cilindrici, ellittici e rettangolari; il nuovo modello della testa etichettatrice ALcode, per la stampa e applicazione in tempo reale di etichette (comprende un pannello touch scre-

en a colori con una nuova interfaccia grafica); la testa etichettatrice economica ALstep con cassetta comandi dotata di un nuovo involucro in profilo d’alluminio, e un’etichettatrice semiautomatica ALmatic C per l’etichettatura di prodotti cilindrici.

Lo stand di Altech a Chicago.

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Sistemi di visione Intellect + Vision è un sistema di visione altamente configurabile e la più recente tecnologia di visione proposta da Filtec, le cui capacità di ispezione consentono un’ampia gamma di configurazioni per soddisfare le esigenze in continua evoluzione delle moderne linee di confezionamento. La macchina rileva, in un’ampia gamma di contenitori, il riempimento insufficiente o eccessivo, la mancanza di capsula o tappo a corona o il loro non corretto posizionamento sul collo della bottiglia, l’assenza o la rottura della fascetta antimanomissione, il colore e il modello degli imballaggi, la presenza

dell’etichetta sul vetro, del codice a barre e della data. Il sistema si caratterizza per la configurazione, messa a punto e funzionamento intuitivi, il cambio automatico, la modularità e scalabilità, il processore all’avanguardia per la visione artificiale fino a 12 GHz in totale e le fotocamere da 2,3 megapixel con profondità di 12 bit. Questo modulo, adatto alle linee di confezionamento esistenti, senza alcun contatto con i contenitori, si avvale della tecnologia di visione diretta, della connettività ethernet e per il controllo della linea ed è compatibile con l’accesso da remoto.

Il sistema di visione Intellect + Vision (Filtec).

Confezionatrice automatica in continuo SMI Pack ha presentato la sua confezionatrice automatica della HS500 che, come gli altri modelli della stessa serie, si caratterizza per l’eccellente rapporto qualità prezzo e per la propria modularità. Tutti i modelli di questa gamma, infatti, possono essere forniti con o senza tunnel di termoretrazione. La serie HS con

Confezionatrice automatica in continuo HS500 Servo (SMI Pack).

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saldatura in continuo a ciclo intermittente o box motion è utilizzabile con poliolefina e polietilene, polipropilene monopiega o foglia piana con piegatori PX, e può soddisfare produzioni fino a 7.200 e 9.000 pacchi/ora con soluzioni personalizzate. In particolare, la confezionatrice automatica in continuo HS500 Ser-

vo è una macchina a tre tappeti (box motion), per capacità produttive fino a 7.200 confezioni/h di altezza massima di 200 mm ed è dotata di 5 servomotori, controllo automatico del passo dei prodotti e sistema motorizzato di centratura della saldatura. Come optional può montare un tappeto aspirante.


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Depalettizzatori automatici Il modello MT 565 di Emmeti è un depalettizzatore automatico dal basso che può scaricare gli strati a livello delle linee di riempimento. Ha una velocità di produzione fino a 4 strati al minuto con l’uscita del prodotto dalla macchina dal basso. La macchina è equipaggiata con componenti di alta qualità che la rendono affidabile e ne riducono le operazioni di manutenzione.

Il depalettizzatore automatico MT 565 (Emmeti).

Etichette termoretraibili a tutto corpo SleeveSeal costruisce etichettatrici robuste e veloci per l’applicazione di etichette termoretraibili a tutto corpo in dieci colori in un’unica operazione (i quattro fondamentali, oltre a tinte piatte e lucide, con finiture opache e/o perlate), per ottenere in modo rapido ed efficiente effetti visivamente sorprendenti per la differenziazione a scaffale. Queste macchine, caratterizzate da velocità, lunga durata e costruzione in acciaio inox e materiali di saldatura di ottima qualità, sono dotate di automazione Allen Bradley e progettate per fornire un’etichettatura di qualità con cambi formato semplici e senza bisogno di attrezzi, mentre un gruppo brevettato di taglio a lame multiple facilmente sostituibili semplifica la manutenzione. In abbinamento alle etichettatrici, SleeveSeal propone tunnel

di termoretrazione, disponibili in un’ampia gamma di modelli, per risultati rapidi e ripetibili, mentre le sigillatrici di tappi, anch’esse operanti per termoretrazione, utilizzano gli stessi sistemi di trazione delle etichettatrici verticali per cambi formato veloci e semplici.

Esempio di etichetta applicata con le etichettatrici SleeveSeal.

SOLUZIONE PER L’ISPEZIONE TOTALE DELLE BOTTIGLIE Il sistema di controllo integrato TBIS sviluppato da Alps combina il test per la determinazione delle perdite, l’ispezione visiva, il controllo dell’opacità e altre tecnologie in un’unica soluzione in linea per il controllo della qualità. Il concetto è stato applicato a telai multipli per creare una linea completa di macchine in grado di soddisfare le esigenze delle industrie manufatturiere. TBIS-S è una soluzione lineare a testa singola compatta; TBIS-M è una soluzione lineare indipendente multi-testa per un migliore rilevamento delle dimensioni dei fori; TBIS-R opera ad alte velocità e combina la visione e altre tecnologie d’ispezione per garantire i più elevati standard richiesti.

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Riempitrici flessibili NiMCO, da oltre 50 anni, realizza sistemi per il confezionamento di bevande e alimenti liquidi affidabili e versatili per rispondere alle esigenze dell’industria con confezioni dei volumi compresi tra 120 mL e 5 L e capacità produttiva da 4 a 125 cartoni al minuto. Il riempimento dei cartoni Tetrapak o Purepak può avvenire con diverse tecnologie e tutte le macchine sono disponibili con il sistema opzionale di applicazione del beccuccio CAP PAC e il sistema UltraClean ESL per garantire un più elevato livello d’igiene al fine di assicurare una prolungata shelf life dei prodotti refrigerati.

Confezioni flessibili e personalizzabili Le buste flessibili Fres-co sono una soluzione intelligente per il confezionamento di liquidi.

Occupano poco spazio in magazzino, riducono i costi di trasporto, sono in grado di stare in

Esempio di prodotto confezionato con riempimento ultra clean (Fres-co).

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piedi e possono essere completate con una vasta gamma di opzioni, quali tappi innovativi, sigilli antimanomissione, apertura facilitata o valvole di degassificazione. Diverse le tipologie di materiali utilizzati a seconda dell’effetto barriera richiesto contro l’ossigeno e l’umidità: alluminio, poliestere metallizzato, poliestere rivestito di ossido di silicone o ossido di alluminio, barriera brevettata contro l’ossigeno e EVOH. Differenti anche i processi e le tecnologie di riempimento: sottovuoto, in atmosfera modificata, asettico a bassa o alta acidità, a caldo, ad alta pressione, con pastorizzazione, ultra clean e a temperatura ambiente



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Industria 4.0: dalla produzione alla gestione dell’energia Gai Macchine Imbottigliatrici, azienda leader nel settore della produzione di macchinari per l’imbottigliamento con sede a Ceresole d’Alba (CN) ha scelto le tecnologie Schneider Electric abilitate dalla piattaforma EcoStruxure, per trasformare processi produt-

Immagine interno stabilimento.

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tivi, data center e gestione dell’energia. Ogni anno Gai realizza in media 750 macchine imbottigliatrici, destinate al mercato nazionale e internazionale, in grado di gestire – nella fascia più alta – fino a 20.000 bottiglie/ora. Il fattore distintivo dell’of-

ferta è dato dal fatto che ciascuna di esse è completamente pensata e costruita in azienda, in funzione delle esigenze del cliente finale, con un approccio che unisce innovazione e assoluta qualità. L’attenzione alla sostenibilità, il costante investimento in ricerca e sviluppo e la valorizzazione delle persone, vero cuore pulsante della crescita aziendale – unite a un modello commerciale e distributivo che garantisce una presenza capillare in tutto il mondo – sono gli ingredienti che completano la ricetta del successo. L’azienda ha scelto di esplorare tutte le opportunità della digitalizzazione e di farne una leva non solo per l’innovazione dell’offerta e dei suoi processi produttivi, ma anche per portare avanti il suo percorso di crescita sostenibile. Per soddisfare le necessità di Gai, Schneider Electric ha proposto di operare secondo l’approccio EcoStruxure, basato su una piattaforma ad ar-


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chitettura aperta, abilitata dall’IoT, pronta all’uso e sicura. Oggi Gai può produrre per i suoi clienti macchine sempre connesse, che permettono di offrire un miglior servizio al cliente e di generare nuove fonti di ricavo e di innovazione.

Una macchina imbottigliatrice in costruzione.

Impianti intelligenti per la fabbrica del futuro Gai utilizza soluzioni Schneider Electric per i PLC, i dispositivi di interazione tra uomo e macchina, gli inverter e le componenti elettromeccaniche delle macchine innovative che propone al mercato; macchine che fin dalla progettazione sono concepite in ottica intelligente, per consentire ai clienti finali di sfruttare al meglio le opportunità dell’Internet of Things industriale. Le imbottigliatrici ottengono, grazie all’integrazione di tecnologie digitali e operative, maggiore efficienza e flessibilità, ma soprattutto sono in grado di raccogliere dati, di trasmetterli, di riceverli; comunicano in modo sicuro e bidirezionale con i sistemi centrali di controllo dell’impianto, basandosi su protocolli e standard aperti.

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Sistemi intelligenti per la sostenibilità e la gestione energetica Non sono solo le macchine imbottigliatrici ad avere tecnologia Schneider Electric nei centri nevralgici dell’automazione. Gai, con la collaborazione del system integrator Albasystem, si è resa protagonista di un progetto che permette l’autoproduzione del 93% dell’energia necessaria al suo fabbisogno da fonti alternative e rinnovabili e che le ha permesso una riduzione stimata delle emissioni di CO2 di circa 1.600 tonnellate l’anno, per un risparmio di circa 600.000 euro/anno. Albasystem ha progettato e allestito in Gai un sistema intelligente (ASPEC) che analizza i comportamenti energetici di tutti gli impianti presenti nello stabilimento e, in una logica di miglioramento continuo, gestisce la generazione di energia alternativa assicurando la continuità di servizio e la stabilità dei parametri elettrici richieste dalle lavorazioni di precisione e dai processi produttivi, in cui sono impiegate macchine CNC e lavora-

Sistema gestione fonti energetiche.

zioni galvaniche. Al centro di questo sistema è stato inserito il controller programmabile PAC Modicon M580 di Schneider Electric, che consente la gestione intelligente dell’energia per un elevato livello di affidabilità e qualità, mettendo al riparo l’intera produzione da disturbi di rete e cali di tensione. Tecnologie Schneider Electric ad alta disponibilità sono adottate anche per la distribuzione elettrica; inoltre, il data center, cuore del business digitalizzato di Gai, adotta soluzioni di climatizzazione e gruppi di continuità APC by Schneider Electric.

Quadro distribuzione elettrica impianto.

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Sistema twist di movimentazione di lattine e barattoli Magnoni, azienda di Modena che dal 1956 produce e commercializza in tutto il mondo sistemi di movimentazione su misura per l’industria alimentare, per la movimentazione di lattine e barattoli propone il “Twist Automatico vuoti”, soluzione che introduce un nuovo ed efficace concetto di rovesciamento di 180° per lattine e barattoli vuoti, in grado di gestire tutti i formati presenti sul mercato attuale. L’innovativo sistema consente di effettuare automaticamente il cambio formato, in maniera semplice e istantanea, per mezzo di un PLC e di attuatori elettrici, abbattendo drasticamente i tempi di fermo linea e i relativi costi di mancata produzione. In più, sono stati ulteriormente facilitati sia l’ispezio-

Sistema twist di movimentazione di lattine e barattoli (Magnoni).

nabilità che l’accesso della macchina. Anche sul fronte della produttività, la proposta di Magnoni ha raggiunto livelli d’eccellenza: il “Twist Automatico” può infatti raggiungere una velocità fino a 130.000 cph. Con un solo sistema Magnoni garantisce quindi la gestione di tutti i formati lattina in uso (con diametro da 52 a 66 mm e con altezza da 87 a

180 mm). Il Twist multiformato, evitando lunghi e costosi fermi linea, è quindi la soluzione ideale per quelle aziende di imbottigliamento che hanno in produzione diversi formati di lattine. Un PLC può essere fornito per gestire automaticamente i cambi di formato. Si tratta di un sistema utile per diversi usi quali ad esempio riempitrice, pre e post rinser.

Catene portacavi con perni dinamici Per soddisfare i particolari requisiti industriali di flessibilità, sicurezza e costo nelle applicazioni high-tech o low-tech, Igus ha recentemente sviluppato lokchain, un nuovo modello di catena portacavi con perni dinamici e canale di guida compatto. La movimentazione in costante sicurezza della catena portacavi nel canale di guida permette di impiegare il sistema in applicazioni sospese, in verticale o su di un lato, con e senza accelerazioni trasversali. Anche corse lunghe con movimentazione del tratto inferiore sono gestibili grazie al possibile fissaggio della lokchain nel tratto superiore del canale di guida. Il sistema può essere installato anche

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in applicazioni rotatorie, sia orizzontali che in verticale. La lokchain è perfettamente adatta, ad esempio, per un utilizzo nello spazio ridotto di un apparecchio a raggi X con arco a C. La flessibilità della catena portacavi offre all’utente la possibilità di sviluppare progetti e modelli di macchine assolutamente nuovi. Il principio alla base della lokchain è semplice: nelle parti laterali sono integrati dei perni che bloccano la catena portacavi nel canale di guida. Quando la maglia della catena entra nel raggio, i perni rientrano automaticamente, liberando la catena dalla guida. Quando la maglia lascia il raggio e

Catena portacavi Lokchain con perni dinamici e canale di guida compatto (Igus).


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rientra nel canale, i perni fuoriescono nuovamente e tornano a incastrarsi nel canale in modo automatico. Un meccanismo autobloccante semplice e straordinariamente efficace che elimina la necessità di impiegare canali di guida complessi consentendo un risparmio per il cliente. Inoltre, la particolare struttura della lokchain mi-

nimizza l’attrito e l’usura, con conseguente aumento della durata d’esercizio della catena portacavi. Un altro vantaggio fondamentale del nuovo sistema per catene portacavi è la mobilità delle maglie. Grazie a queste ultime, la catena portacavi scorre in modo sicuro e silenzioso anche con raggi di curvatura ridotti e su corse lunghe.

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Attualmente la nuova catena portacavi è in fase di prototipizzazione, pertanto i clienti possono contribuire alla scelta delle dimensioni desiderate e del design. Richieste speciali ed esigenze individuali possono essere valutate e gestite rapidamente, dalla realizzazione di prototipi a piccole e grandi serie.

Riempitrice per bottiglie in vetro sempre più performante KHS ha fornito a Badische Staatsbrauerei Rothaus un’imbottigliatrice Innofill Glass DRS con molti nuovi accorgimenti tecnici. La macchina ha 132 stazioni di riempimento per una capacità produttiva di 50.000 bottiglie/ora con bassi consumi di CO2 e prodotto. Rothaus riempie bottiglie da 330 mL e da 500 mL: un rapido cambio formato, grazie al sistema di bloccaggio rapido Quicklock di KHS, assicura un alto livello di flessibilità durante la pianificazione della produzione ed efficienza della linea. Per prevenire la rottura delle bottiglie, la macchina è stata dotata del sistema Softstop in attesa di brevetto: un flusso luminoso misura la distanza tra le bottiglie all’ingresso della riempitrice e un freno ne rallenta delicatamente il flusso in modo da garantire una resa costante e una qualità uniforme di riempimento. Non sono necessarie regolazioni con il cambio formato. Durante il riempimento, il sistema di assistenza diagnostica DIAS monitora con attenzione il processo. Sensori di pressione in ogni valvola controllano pressione, tempo e sequenza dei passaggi senza interruzioni in modo da riconoscere immediatamente ogni deviazione

Le 132 stazioni di riempimento dotate del sistema di assistenza diagnostica DIAS (KHS).

dai valori target. Inoltre, sono tenuti sotto controllo anche i processi di evacuazione e purificazione della CO2 per assicurare un basso ingresso di O2. Un’altra innovazione della macchina è il sistema di controllo Opticam HPI: la schiuma generata da HPI rimuove l’ossigeno residuo dalla bottiglia, fattore di grande

importanza per la qualità della birra. Siccome la schiuma dipende da diversi parametri, il nuovo sistema consente di monitorare costantemente la testa della schiuma evitando le perdite di birra causate da una schiuma eccessiva e individuando, e di conseguenza allontanando, le bottiglie con schiuma insufficiente.

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Impianti per la produzione di bevande

Una sala sciroppi (Sap Italia).

verse fasi produttive (dissoluzione dello zucchero, dosaggio e miscelazione di acqua, concentrati, aromi e purea) e impiegano processi di deaerazione, pastorizzazione e sterilizzazione con metodo manuale o automatizzato. Questi impianti sono realizzati garantendo tutte le norme igienico sanitarie alimentari. Le sale sciroppo sono ad alto grado di automazione con sistemi intelligenti per la supervisione e il monitoraggio completo di tutte le variabili di processo; inoltre, la miscelazione in continuo ad alta precisione di acqua e zucchero può essere completata con sistemi di deaerazione e omogeneizzazione per la preparazione della bevanda finale.

SAP Italia progetta e costruisce con approccio personalizzato impianti per la preparazione e la produzione di bevande, sciroppi e succhi di frutta. La gamma di servizi offerta, assicura la completa copertura delle esigenze del cliente: da studi di fattibilità approfonditi alla progettazione personalizzata in base a specifiche esigenze, fino alle fasi esecutive di sviluppo, installazione software, collaudo, training del personale e manutenzione preventiva. In ogni fase del processo, il cliente può, inoltre, contare su assistenza e supporto di un team di tecnici specializzati. In base alla tipologia del prodotto, gli impianti comprendono le di-

Gli impianti di dosaggio possono essere a batch e in continuo. Gli impianti di pastorizzazione sono dotati di scambiatori di calore a piastre o tubolari con controllo programmato di tutti i parametri di produzione e di processo. Montati su un basamento compatto, per una facile e rapida installazione presso il cliente. Sono forniti anche i gruppi di microfiltrazione a stadio singolo oppure multistadio e soluzioni per lo stoccaggio degli ingredienti e dei prodotti finiti. Avanzati sistemi di controllo permettono di gestire in modo centralizzato e flessibile programmi, ricette e fasi dei processi.

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analisi controllo

Strumenti flessibili e affidabili per il controllo del colore Gli strumenti di misura del colore trovano applicazione nel controllo di numerosi alimenti e bevande: infatti il colore è un fattore estremamente importante nella scelta alimentare ed è fondamentale la sua ripetibilità da un lotto all’altro e la stabilità nel tempo. Konica Minolta Sensing Europe è un’azienda leader nella misurazione del colore nel settore alimentare e delle bevande grazie ai colorimetri e agli spettrofotometri forniti da oltre 30 anni, non solo a questo ambito industriale. Le soluzioni disponibili sono flessibili, semplici da utilizzare e affidabili. Perseguendo una politica di costante evoluzione piuttosto che di rivoluzione, l’azienda fornisce soluzioni che assicura-

Renato Figini, sales manager e responsabile della filiale italiana di Konica Minolta.

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no la perfetta aderenza alle normative vigenti e garantiscono all’utilizzatore la compatibilità dei dati fra vecchi e nuovi strumenti. Renato Figini, sales manager e responsabile della filiale italiana di Konica Minolta, ci ha illustrato lo stato dell’arte delle tecnologie nel settore ottico e nel trattamento delle immagini con particolare riferimento alle applicazioni nel settore delle bevande. I colorimetri, il primo portatile dell’azienda nipponica risale ai primi anni ’80, sono macchine pratiche e robuste, strumenti sensibili alla luce che misurano la quantità di colore che viene assorbito da una sostanza e determinano il colore in base ai componenti rosso, blu e verde di luce assorbita dal campione oggetto. Con gli spettrofotometri, però, si è in grado di garantire una versatilità superiore e risposte più complete in quanto misurano l’intensità di qualsiasi lunghezza d’onda della luce visibile anche se richiedono una ricalibratura regolare. L’impiego storico di colorimetri e spettrofotometri all’interno delle università e dei centri di ricerca ha determinato una condizione di vantaggio per Konica Minolta Sensing, che ha visto fidelizzare negli anni i propri utenti, passando dai laboratori accademici alle real-

Lo spettrofotometro da banco CM5 (Konica Minolta Sensing).

tà produttive industriali e che continuano a trovare nell’offerta dell’azienda strumenti semplici ed estremamente versatili in grado di gestire tutti i tipi di campioni, solidi, polveri, granuli, paste o liquidi.

Misurazione del colore in linea Oggi, i colorimetri Konica Minolta Sensing rappresentano uno standard di mercato. I più utilizzati per applicazioni nel food & beverage sono gli apparecchi della serie CR-400, evoluzione dei precedenti CR-100, CR200 e CR-300, estremamente robusti e versatili e, grazie ai numerosi accessori, adatti a effettuare misure cromatiche su ogni tipo di materiale e svariate superfici, dagli ingredienti ai prodotti finiti. Sono dotati di un elaboratore dati di nuova concezione; di una nuova funzione “indici utente”, che permette d’inserire fino a sei diverse equazioni tipiche dell’utente, oltre alla memorizzazione di 100 colori target e 2.000 misurazioni; di display retroilluminato e


analisi controllo

tasti funzionali, oltre alla stampante termica integrata ad alte prestazioni.

Strumentazione da laboratorio Per la misurazione del colore in laboratorio, Konica Minolta Sensing propone, invece, il colorimetro da banco CR-5 e lo spettrofotometro da banco CM-5, apparecchi molto versatili e di facile utilizzo per misurare il colore di campioni solidi, in pasta, granulati e liquidi, sia in riflettanza che in trasmittanza. Consentono la misurazione di quasi tutti i tipi di campioni e di lavorare in autonomia grazie all’ampio schermo a colori, alla tastiera e al vasto firmware che offre tutti i maggiori sistemi colorimetrici, inclusi gli indici specifici per misurare liquidi trasparenti e

non, con una fase solida in sospensione, e campioni semiliquidi. La routine di lavoro molto intuitiva è garantita da funzioni quali la calibrazione automatica e il tutorial per l’utilizzo dello strumento disponibile in sette lingue. Inoltre, questi apparecchi permettono di creare indici specifici costruiti dagli utilizzatori, con scale ad hoc a seconda dell’applicazione.

Servizi di consulenza e assistenza Accanto alla qualità degli strumenti, Figini sottolinea che il grande plus di Konica Minolta Sensing è l’esperienza raccolta in oltre mezzo secolo di attività che consente oggi all’azienda di fornire le soluzioni più

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appropriate e un servizio di consulenza per la messa a punto dei protocolli più efficaci. Il servizio di consulenza, oltre a rispondere alle domande riguardanti il funzionamento del prodotto e il suo utilizzo, si esplica anche attraverso seminari, corsi di formazione ed eventi volti all’approfondimento delle conoscenze dei partecipanti sui principi di misura di base e avanzate, i metodi di controllo della qualità e gli standard applicabili. Inoltre, l’azienda propone un servizio di assistenza e supporto capillare grazie alla presenza di 26 centri principali di assistenza a livello mondiale, con tecnici altamente qualificati che offrono il controllo, la calibrazione e la riparazione degli strumenti per garantire la massima precisione e affidabilità.

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contenitori tappi

Produzione di stampi a iniezione in Italia e in Francia Gli stampi a iniezione sono la principale forma di produzione di confezioni in Italia e in Francia, secondo i dati raccolti da AMI su 2.000 siti: nel 2017 rappresen-

tavano rispettivamente il 47% e il 51% dell’utilizzo di polimeri. Questi dati mostrano che 304 aziende italiane e 239 francesi sono coinvolte nella produzione delle confezio-

Il più grande mercato per lo stampaggio a iniezione è l’industria del confezionamento che rappresenta il 47% dei polimeri utilizzati nel 2017.

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ni con produttori italiani e francesi di preforme in PET che forniscono la grande industria delle acque minerali. Sono comprese sia le aziende che producono in casa, quale la Des Eaux Minérales D’évian in Francia, che i fornitori di preforme, quali Plastipak Packaging, operante sia in Francia che in Italia. Il polipropilene e il PET rappresentano circa il 55% di tutto l’utilizzo di polimeri in Italia, per il confezionamento e il settore automotive, mentre in Francia raggiungono il 62%. Il database di AMI sullo stampaggio a iniezione in Francia e in Italia contiene informazioni dettagliate e qualificate sull’attività dei produttori di stampi a iniezione per fornitori, distributori e acquirenti. Per esempio, è possibile trovare dati sui polimeri acquistati e sui prodotti realizzati di 884 siti in Francia e 1.128 in Italia, dati ottenuti per contatto diretto con ciascuna azienda.


contenitori tappi

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O-I : Expressions si aggiudica il World Beverage Innovation Award 2018 Il riconoscimento di “Best Bottle in Glass” è stato consegnato a O-I per la tecnologia O-I Expressions nel corso della cerimonia conclusiva degli Awards che si è tenuta il 14 novembre a Norimberga nell’ambito di Brau Beviale. I World Beverage Innovation Awards celebrano l’eccellenza e l’innovazione di marchi, prodotti e fornitori in ogni categoria dell’industria beverage globale. O-I : Expressions (www.disco verexpressions.com) è una tecnologia che consente, attraverso la stampa digitale, di trasformare il packaging in vetro in una base comparabile a una tela pittorica, rispondendo all’esigenza crescente delle aziende di differenziare il proprio prodotto anche in fasi di produzione molto avanzate. O-I: Expressions offre l’opportunità di creare packaging in vetro altamente personalizzati e su misura, con volumi e tempi di produzione flessibili, a costi accessibili e con una vasta gamma di colori e design. La nuova tecnologia O-I è particolarmente adatta nel caso d’imballaggi sviluppati per campagne lampo come promozioni stagionali o limited edition. Quest’innovazione permette ai produttori di rafforzare il brand engagement, la soddisfazione dei propri clienti e la fedeltà al marchio, oltre a mettere in luce il valore premium dei prodotti. Queste funzionalità sono ampliate da una versione premium del servizio, OI: Expressions Relief, che permette di aggiungere con velocità e facilità effetti tattili stampati digitalmente tra cui l’embossing

che può essere realizzato anche a colori. O-I : Expressions Relief porta i brand un passo oltre tutto ciò che in passato era ritenuto possibile in termini di personalizzazione e di premiumization. O-I : Expressions è il risultato di un investimento dell’azienda nella stampa digitale industriale direct2glass. L’uso di inchiostri UV consente una polimerizzazione rapida e affidabile, mentre il modello CMYK apre le porte allo spettro dei colori Pantone. Tutti gli inchiostri utilizzati da O-I : Expressions sono biologici e tutto il vetro è riciclabile e pienamente sostenibile.

I servizi O-I : Expressions saranno disponibili entro la metà del 2019 in Europa e poco dopo negli Stati Uniti.

CORONA ELIMINA LA PLASTICA DALLE CONFEZIONI DA SEI LATTINE Corona ha annunciato la prossima sperimentazione di anelli senza plastica per le proprie confezioni di 6 lattine presenti in alcuni mercati, nell’ambito dell’impegno assunto dal brand in collaborazione con Parley for the Oceans per essere all’avanguardia del settore nel packaging eco-compatibile. Con circa 8 milioni di tonnellate di plastica disperse ogni anno negli oceani, è necessario affrontare il problema su molteplici fronti, motivo per il quale Corona ha adottato la strategia A.I.R. messa a punto da Parley non solo per “evitare” e “intercettare” quanta più plastica possibile, ma anche per contribuire a “ridisegnare” le soluzioni che prevedono l’utilizzo di questo materiale. Nonostante Corona ricorra principalmente a vetro e cartone di fibra per le proprie confezioni, il brand vede l’opportunità di contribuire a riprogettare un elemento che nel settore è normalmente in plastica: gli anelli per le confezioni da sei lattine. Gli anelli privi di plastica in via di sperimentazione sono prodotti da fibre vegetali biodegradabili con un mix di scarti di sottoprodotti e materiali compostabili. Se dispersi nell’ambiente, questi anelli si scompongono in materiale organico non dannoso per l’ambiente, mentre i normali anelli in plastica sono realizzati con una tipologia fotodegradabile di polietilene che, se non riciclata, si riduce semplicemente in pezzi di plastica sempre più piccoli. Il progetto inizia presso la sede principale del brand, in Messico, a Tulum, dove la fase di sperimentazione degli anelli plastic-free ha preso il via.

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La tecnologia termocromatica con l’inchiostro “reveal” fa il suo debutto con Coca-Cola Con l’intensificarsi della concorrenza per l’attenzione e la fedeltà dei consumatori, i marchi si rivolgono sempre più al packaging per ottenere una differenziazione sugli scaffali e migliorare l’impegno. Per offrire un’esperienza interattiva ai consumatori prima, durante e dopo il consumo, Coca-Cola ha distribuito lattine di Coca, Coca Zero, Fanta e Sprite in Lituania, Lettonia ed Estonia con inchiostri sensibili alla temperatura Reveal. Frutto della collaborazione tra Crown Bevcan Europe & Middle East e Chromatic Technologies Inc. (CTI), gli inchiostri Reveal consentono di modificare la grafica per “rivelare” immagini e messaggi specifici durante il consumo. Due inchiostri termocromatici compaiono contemporaneamente quando la lattina è fredda, ma man mano che il prodotto freddo viene consumato, un inchiostro scompare. Questa tecnologia fornisce un’immagine “originale” a temperatura ambiente, un’immagine a “freddo” e quando il consumatore beve il contenuto della lattina, appare una terza immagine, che of-

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fre il mezzo perfetto per nascondere un messaggio. Coca-Cola ha presentato quattro messaggi specifici – uno per marchio – per coinvolgere i propri clienti in modo divertente e unico. Le lattine sono decorate per includere una persona o un animale in stile cartone animato, da cui proviene una nuvoletta per contenere

il messaggio termocromatico che appare quando la lattina è raffreddata. Un codice interattivo di risposta rapida (QR) al di sotto collega l’immagine a contenuti video esclusivi, che guidano il traffico verso il sito web del marchio. L’applicazione rappresenta il primo uso commerciale degli inchiostri Reveal.

Gestione delle etichette basata su cloud pubblico NiceLabel, leader mondiale nello sviluppo di software per la progettazione e soluzioni di gestione delle etichette, presenta il primo sistema di gestione delle etichette su cloud pubblico al mondo, sviluppato per consentire alle aziende la trasformazione digitale del processo di etichettatura in fabbrica e nel magazzino. Label Cloud è una soluzione software-as-a-service (SaaS) basata sul Sistema di Gestione delle Etichette di NiceLabel. Consente agli utenti di gestire centralmente la progettazione delle etichette, i dati di prodotto e il controllo qualità permettendo anche alle filiali, ai fornitori e ai partner di accedere a tali informazioni nel cloud e di stampare le proprie etichette localmente. La soluzione cloud offre vantaggi per gli utenti, tra cui riduzioni dei costi in quanto non è necessario investire in infrastrutture IT, facilità

d’uso, il che significa che l’IT non è più necessario per la progettazione e la distribuzione delle etichette, e una maggiore agilità e un time-to-market più rapido. L’aspetto più importante è la digitalizzazione del controllo qualità, che elimina i processi manuali, riduce la richiesta e i costi di manodopera e limita al minimo i rischi e gli errori. La soluzione è ideale per l’uso nell’etichettatura di produzione, etichette per allergeni e informazioni nutrizionali, re-ticketing e re-tagging nei punti vendita, ri-etichettatura a livello locale ed etichettatura da parte dei fornitori. Label Cloud non richiede alcuna installazione ed è facile da configurare, con un ritorno sull’investimento in meno di sei mesi. Si basa sulla collaudata piattaforma cloud Microsoft Azure, con API per garantire l’integrazione con altri sistemi aziendali cloud e on-premise, come ERP e MES.


I TA L I A

Ideas, solutions and plants for the food and beverage industry

UHT Sterilization Plants

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Pasteurization Plants

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Syrup Rooms


prodotti

Nuova edizione da record per il Merano WineFestival

La 27a edizione di Merano WineFestival registra l’8,5% in più di visitatori rispetto all’edizione precedente con una carrellata di eventi e novità che hanno reso brillante e sempre più di qualità questa manifestazione. Il patron Helmuth Köcher festeggia così con il suo staff le oltre 11.000 presenze distribuite in maniera omogenea nei cinque giorni della manifestazione meranese; l’affluenza maggiore nelle giornate di sabato e domenica e lunedì, e un incremento di interesse per le giornate della bio&dynamica di venerdì con la selezione di vini biologici, biodinamici e PIWI (varietà di vite resistenti alle crittogame) e di Catwalk Champagne il martedì con show-cooking sul palco del Kursaal dello chef stellato Karl Baumgartner. Chiuso il sipario della kermesse enogastronomica più glamour in Italia e nel mondo, il WineHunter Helmut Köcher dà appuntamento alla prossima edizione che si terrà dall’8 al 12 novembre

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2019; l’attesa è di un anno, ossia di 12 mesi di “caccia” dedicati alla ricerca, alla scoperta e all’attenta valutazione di etichette di vini e prodotti gastronomici selezionati per qualità.

L’edizione 2018 ha presentato nel Kurhaus la Official Selection con oltre 950 case vitivinicole tra le migliori in Italia e nel mondo e oltre 120 artigiani del gusto; grande focus sui vini rosè con Rosè – Vino in


prodotti

futuro, la degustazione guidata dal sommelier Costantino Gabardi e il percorso che ha affrontato lo stile italiano del vino rosato attraverso i suoi luoghi più vocati. Ai Giardini di Castel Trauttmansdorff si è svolto il convegno Naturae&Purae curato e ideato da Helmuth Köcher e Angelo Carrillo con l’intervento di specialisti come Andrea Paternoster, Carlo Nesler, Mario Pojer, Gae Saccoccio e il dottor Lucio Lucchin, esperti nell’ambito del vino, dei cibi fermentati e dell’alimentazione e dove è emerso che il vino è un alimento che può ancora concorrere al benessere dell’uomo. Merano WineFestival 2018 si è distinto, inoltre, per la varietà di appuntamenti di altissimo livello dedicati al mondo enogastronomico con l’aggiunta di un tocco di intrattenimento musicale e di incontri culturali fino a oltre la mezzanotte con la novità del fuori salone The Circle – People, Lands, Experiences in piazza della Rena, dove sabato sera si è esibito Joe Bastianich con Vino Veritas spettacolo da lui ideato con musica e racconti di vita vissuta, il tutto in compagnia di un calice di vino. Di grande interesse il Wild Cooking, appuntamento dedicato ai cibi fermentati con show cooking e preparazioni di piatti stellati. Evento clou della manifestazione, la premiazione dell’Award Platinum, il massimo riconoscimento assegnato dal WineHunter Helmuth Köcher nelle categorie Wine, Wine Ante 2010, Culinaria e Aquavitae e attraverso la guida The WineHunter Award consultabile gratuitamente sul sito award.winehun ter.it Non solo presentazioni di eccellenze food & wine, ma anche discussioni aperte come la tavola rotonda al Teatro Puccini sul futuro del vino tra cambiamenti climati-

ci, nuove opportunità nella produzione e aspettative dei consumatori alla presenza di esperti come Stevie Kim, Luca Gardini, Luciano Ferraro, Oscar Farinetti, Joe Bastianich, Luigi Moio, Matilde Poggi, Walter Massa, Adua Villa, Luciano Pignataro e Andrea Gori moderati da Franz Botrè, con la presenza autorevole del climatologo meranese Georg Kaser che ha invitato tutta l’umanità a cambiare drasticamente le proprie abitudini: “Il mondo si sta indirizzando sul peggiore delle due proiezioni con impatti devastanti per la nostra vita e in particolare per la viticoltura. Anche un aumento di temperatura di 1,5 gradi avrebbe delle conseguenze gravi sulla coltivazione della vite e sulla qualità del vino, e non solo” ha sottolineato il professore. Ricca di gustosi prodotti gastronomici da tutta Italia la GourmetArena, e tra le novità di quest’anno grande successo di affluenza Spirits Experience Area dedicata al mondo della mixology con cocktail bar, tasting e seminari tematici.

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Amorim Cork Italia Al Merano Wine Festival, l’azienda ha consegnato il riconoscimento Eticork al progetto solidal-enologico “Vendemmia solidale del Raboso Piave” della cantina trevigiana Cecchetto Giorgio. A riceverlo con emozione sul palco alcuni ragazzi dell’Associazione Italiana Persone Down (AIPD) - Sezione Marca Trevigiana. Un’iniziativa che vede questi ragazzi trasformarsi in vignaioli ed enologi, producendo il Raboso del Piave, che con orgoglio presentano in primavera presso lo stand della Regione Veneto al Vinitaly di Verona. L’iniziativa è realizzata nell’ambito del Progetto Autonomia Sociale, che li vede coinvolti in tutte le fasi della produzione del vino: dalla vendemmia alla torchiatura e pigiatura, fino alla sigillatura. Una produzione da 1.500 bottiglie all’anno numerate, ognuna con la propria etichetta disegnata a mano e firmata dal ragazzo che l’ha creata.

Il premio Eticork (Amorim Cork Italia).

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Vinibuoni d’Italia 2019

1.724 le aziende recensite, per oltre 5.700 vini, frutto di selezioni rigorose tutte a bottiglia coperta, su una campionatura ricevuta di oltre 26.000 etichette, svolte a livello territoriale dai coordinatori regionali. La squadra, oltre a confermare i coordinatori delle edizioni passate, quest’anno si arricchisce di nuove firme quali Pasquale Carlo in Campania, Fabrizio Russo in Umbria,

Vinibuoni d’Italia – Touring Club Italiano ha presentato la Guida nell’ambito del Merano WineFestival. Nella nuova edizione Vinibuoni d’Italia conferma la sua vocazione storica alla promozione dei vini da vitigni autoctoni italiani, un

La guida Vinibuoni d’Italia 2019

patrimonio ineguagliabile nel mondo, affiancati come d’abitudine, da alcuni anni, dalla sezione Perlage Italia, una selezione di spumanti Metodo Classico italiani. Cresce la foliazione, che passa da 752 a 774 pagine, segno di una qualità media tra i produttori che si eleva ogni anno e che quindi necessità di più spazio, pressoché in ogni regione. Sono infatti

Riccardo Margheri e Riccardo Gabriele in Toscana. Vinibuoni d’Italia 2019 è anche app: giunta al terzo anno, l’applicazione permette di scaricare gratuitamente i contenuti della guida cartacea direttamente sui propri dispositivi, per avere tutte le informazioni sui vini e sulle aziende sempre a portata di mano. La presentazione della guida è anche l’occasione per la premiazione dei 441 vini che hanno ottenuto il massimo riconoscimento della Corona nel corso delle finali nazionali di Buttrio.

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Un omaggio alla tradizione che si veste di modernità L’acqua oligominerale Recoaro presenta la sua nuova bottiglia in vetro dedicata al canale HoReCa: grazie a un restyling completo ispirato direttamente alla raffinata estetica degli anni Venti, l’eleganza della nuova Vanity riafferma la forte storicità del marchio, sottolineando al contempo lo spirito innovativo di un brand dinamico e in continua evoluzione, proiettato verso il futuro. Acqua Recoaro, che vive nei ristoranti d’Italia da quasi un secolo, torna sulle tavole con un desi-

gn che rende la bottiglia una vera e propria icona di stile senza tempo. Un profilo semplice ed elegante, con un’etichetta minimal che lascia più spazio possibile alla protagonista della storia centenaria di Recoaro: l’acqua. Raffinata e dalle linee sinuose, la nuova bottiglia da 0,75 litri è disponibile nelle tre varianti naturale, frizzante e leggermente frizzante, ciascuna associata a una nuance di colore differente: rosa cipria, azzurro carta da zucchero e verde salvia.

I vini Freienfeld reinterpretano la tradizione Freienfeld, la prima sede di Cantina Kurtatsch dal 1900 al 1923, è la tenuta che oggi ospita le barrique e l’archivio enologico. Nella sala per le degustazioni nel cuore della tenuta, si possono ammirare affreschi che risalgono al 16° secolo, tra cui spicca una scena tratta da “Le Metamorfosi” di Ovidio, meglio nota come la leggenda di Piramo e Tisbe. La leggenda narra come i due bellissimi giovani si fossero innamorati perdutamente l’uno dell’altra già dal primo incontro, ma la fiamma del loro amore venne soffocata dai rispettivi genitori, che proibirono ai giovani di vedersi di nuovo. Piramo e Tisbe decisero di fuggire insieme, ma morirono l’uno per l’altra a causa di uno sfortunato equivoco.

Cantina Kurtatsch ha realizzato il Cabernet Sauvignon Riserva Freienfeld 2015 e lo Chardonnay Riserva Freienfeld 2016: i due vini non sono legati solamente dal nome e dall’etichetta, che trova ispirazione dagli affreschi stessi. Sia il Cabernet Sauvignon che lo Chardonnay appartengono alle varietà di uva più rinomate a livello mondiale. Per poter competere con le eccellenze internazionali la cantina ha deciso di produrre i vini Freienfeld unicamente nelle annate che si dimostrano essere eccezionali ed è per questo che sono utilizzate solamente le uve raccolte dai vigneti migliori e più vecchi. Alcune di queste vendemmie eccezionali sono state proprio la 2015 per i vini rossi e la 2016 per i bianchi.

Il Cabernet Sauvignon Riserva Freienfeld 2015 e lo Chardonnay Riserva Freienfeld 2016 (Cantina Kurtatsch).

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La prima line extension dell’amaro tedesco nel mercato premium Jägermeister Manifest, la prima referenza super-premium della gamma, è un liquore alle erbe che si basa sulla ricetta segreta di Jägermeister, ma contiene ulteriori ingredienti botanici, abilmente miscelati in cinque processi di macerazione, anziché quattro. Corposo e robusto, con 38% vol, gradazione più alta rispetto all’originale, Jägermeister Manifest presenta accenni di anice e frutta secca che lasciano spazio a sottili

spezie e aromatici amari e che terminano in note distintive di vaniglia e quercia, provenienti dal doppio processo di maturazione in piccole botti di rovere, in cui il liquore riposa più di un anno prima dell’imbottigliamento. L’inconfondibile bottiglia verde di Jägermeister lascia il posto alla nuova ed elegante bottiglia in vetro trasparente di Manifest, che si tinge di un caldo bronzo scuro, colore del liquore premium che con-

La bottiglia dello Jägermeister Manifest.

tiene. L’etichetta, che presenta il famoso cervo con un crocefisso tra le corna, è applicata a mano.

Alta Langa e Metodo Classico, la nuova drink beauty F.lli Gancia rivendica il primato di aver prodotto il primo spumante Metodo Classico in Italia e si propone con una nuova immagine che recupera solo il meglio del passato e rappresenta un elogio a tutto ciò che di più bello c’è nel nostro Paese. La nuova veste, frutto del re-

styling e della nuova brand identity Drink Beauty, avvolge le bottiglie di spumante di Metodo Classico con una capsula di alluminio colorato e cangiante. La gamma Alta Langa di Gancia si arricchisce di due new entry: il prestigioso Brut Riserva 2006 120

La gamma di Alta Langa con la nuova identity Drink Beauty (F.lli Gancia)

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mesi e il Pas Dosé 36 mesi, che si aggiungono agli Alta Langa DOCG Brut 36 mesi e Brut Riserva 2009 60 mesi. Gli altri Metodo Classico Gancia sono il 18 mesi Metodo Classico Brut, il 18 mesi Metodo Classico Brut Rosé e l’Asti DOCG Metodo Classico 24 mesi, in onore del primo spumante realizzato da Carlo Gancia nel 1865. F.lli Gancia, nel 2018, registra un attivo di 4.635.000 € (nel 2013, -13.045.000 €) e nel 2017 il fatturato ha superato i 60 milioni di €. La produzione è passata dal 2014 al 2018 da 19.234.689 a 28.050.000 bottiglie, con una crescita in termini di volumi prodotti di circa 8.800.000 pari al 46% in più (il comparto spumanti copre quasi il 90% della produzione). Incoraggiante si rivela il dato sull’export, che nel 2017 ha rappresentato il 55% delle vendite in volume (45% mercato Italia) trainato dai mercati USA, Russia e Regno Unito.


prodotti

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Dalla natura un supporto concreto contro gli insetti La Zeolite Cubana di Bioagrotech come soluzione efficace per potenziare le difese naturali della vite e proteggerla in ogni fase dello sviluppo. In un settore sempre più orientato verso formule naturali, biologiche e biodinamiche, per fortificare e proteggere la vite in ogni sua fase di sviluppo, la Zeolite Cubana, corroborante a base di roccia vulcanica purissima, si dimostra un supporto davvero efficace contro gli infestanti della vite, come la Botrytis Cinerea, la tignoletta, le cocciniglie e l’Oidio. A presentarla nel mercato per la prima volta è stata Bioagrotech, azienda della Repubblica di San Marino specializzata nella produzione e commercializzazione di fertilizzanti e trattamenti organici per l’agricoltura biologica. In generale, la Zeolite Cubana Bioagrotech mostra sempre un’atti-

vità utile contro i funghi della vite: contribuisce a rendere l’ambiente meno ospitale per i microrganismi dannosi, potenzia l’effetto di altri trattamenti ed è efficace contro le scottature, permettendo di asciugare e cicatrizzare le ferite sugli acini. Inoltre, non lascia residui e permette di utilizzare gli altri trattamenti in dosi minori. Questo prodotto, all’insegna della sostenibilità e del rispetto delle risorse naturali, è consentito nell’agricoltura biologica e tutela la salubrità del patrimonio agricolo italiano e le produzioni enologiche, che rendono l’Italia famosa in tutto il mondo. Matteo Barboni

Birra artigianale in una capsula LG lancia HomeBrew, una macchina capace di produrre birra a partire dalle capsule monouso contenenti malto, lievito, olio di luppolo e aromi. Una volta inserita la capsula, basterà premere un tasto e attendere che venga prodotta la birra. Proprio come il caffè, permetterà di scegliere il tipo di birra a partire da 5 tipologie differenti: American IPA, American Pale Ale, English Stout, Witbier e Czech Pilsner. Già vincitrice del CES Innovation Awards 2019, HomeBrew è in tutto e per tutto simile a una macchina del caffè, solo che fa la birra. La macchina permette, grazie a una tecnologia molto sofisticata, di ot-

La HomeBrew di LG.

tenere fino a 5 litri di birra di qualità in circa due settimane. Alla base di tutto c’è un algoritmo intelligente che controlla il processo di fermentazione e testa continuamente temperatura e pressione.

Infine c’è il controllo tramite smartphone. Con l’app Android e iOS si può controllare lo stato di LG HomeBrew che, tra le altre cose, si pulisce da sola con l’acqua calda.

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Succhi di frutta a ridotto contenuto zuccherino Better Juice ha sviluppato un’innovativa tecnologia enzimatica, in attesa di brevetto, per ridurre il carico di zuccheri semplici nel succo d’arancia, che utilizza solo ingredienti naturali per convertire mono- e disaccaridi in prebiotici e altre fibre non digeribili mantenendo il sapore, ma riducendo l’indice glicemico e il valore calorico della bevanda. Questa tecnologia è stata sviluppata in collaborazione con la Hebrew University di Rehovot, Israele. I succhi d’arancia e di mela hanno circa 25 g di zucchero in 250 mL (1 porzione) e sebbene contengano vitamine e minerali, con i meto-

di tradizionali di spremitura è prevista l’aggiunta di fibre per aumentare il senso di sazietà e i benefici salutistici. Il nuovo processo, con una riduzione del 30-80% degli zuccheri, diminuisce leggermente la dolcezza del succo esaltando l’aroma della frutta.

Un modo pratico per dissetarsi Acqua Minerale San Benedetto ha lanciato l’acqua minerale in lattina sleek da 330 mL. Nelle versioni naturale e frizzante, l’innova-

La lattina sleek da 330 mL dell’acqua naturale (Acqua Minerale San Benedetto).

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tivo formato in lattina ha un look elegante, dal design essenziale che esalta gli elementi iconici del brand: in primo piano, i ghiacciai delle montagne dolomitiche che richiamano la purezza e la leggerezza dell’acqua. Realizzata completamente in alluminio, la lattina sleek da 330 mL è sicura, pratica, funzionale e 100% riciclabile. Con la lattina sleek “Single serve” 330 mL, Acqua Minerale San Benedetto amplia la gamma di prodotti con formati studiati per rispondere all’importante richiesta di acqua minerale in lattina soprattutto all’estero, mercato in cui San Benedetto si sta sempre più affermando.

Vino bianco di punta della Cantina Andriano Gli Chardonnay più rinomati ancora oggi provengono dalle zone della Côte-d’Or e dello Chablis, in Borgogna. Ma esistono anche altre zone dove la coltivazione della varietà risulta estremamente interessante: in Alto Adige, per esempio, lo Chardonnay trova le condizioni ideali per esprimersi al meglio e Andriano, nel cuore dell’altoatesina Val d’Adige, ne è la prova tangibile. Le particolari caratteristiche del territorio di Andriano hanno convinto la Cantina a produrre per la prima volta un vino bianco di punta: lo Chardonnay Doran 2016. Un vino che, insieme ai rossi Tor di Lupo, Gant e Anrar va a completare la rosa delle Selezioni di Cantina Andriano. Le uve utilizzate per la produzione di Doran crescono su un terreno calcareo ad un’altitudine tra i 300 Lo Chardonnay Doran 2016 e i 450 metri. La maturazione avviene per un (Cantina Andriano). anno in tonneaux di rovere di media tostatura, una parte di primo passaggio e una parte di secondo passaggio. L’uso del legno è discreto e delicato e allo stesso tempo il vino mantiene una spiccata acidità e un aroma interessante di frutta esotica. Doran è disponibile in un’edizione limitata di sole 4.000 bottiglie.


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Digestione anaerobica di scarti della produzione di soft drink e fanghi di depurazione Referee: Prof. Francesco Fantozzi

INTRODUZIONE Gli scarti della produzione delle bevande disponibili nelle aree urbane sono una fonte importante di sostanza organica e un substrato interessante per la co-digestione dei fanghi di depurazione. Tali scarti sono composti principalmente da acqua e da zuccheri disciolti, che possono arrivare fino ad una percentuale del 10-12% in peso [1]. Il volume annuale degli scarti di produzione dei soft drink è notevole. Lo smaltimento di tali scarti spesso avviene per diluizione nelle acque reflue cittadine, per trattamento sul sito di produzione o spargimento su terreni. Tutte queste modalità di smaltimento prevedono una perdita di materiale e un mancato recupero di energia, a cui si aggiunge anche un aumento dell’impatto ambientale.

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Il lavoro di Wickham et al. 2018 [2] focalizza perciò l’attenzione sul rapporto ottimale fra scarti della produzione, di soft drink e fanghi di depurazione al fine di massimizzare la produzione di biometano e garantire una stabilità del sistema. Lo studio cerca anche di analizzare i fenomeni di inibizione che possono verificarsi in caso di eccessivo impiego di scarti della produzione di soft drink in co-digestione. Particolare attenzione è posta sull’analisi dell’impatto della codigestione sulle caratteristiche finali del digestato e sugli odori generati.

MATERIALI E METODI I fanghi usati nello studio di Wickham et al. 2018 [2] sono stati presi da un impianto di depurazione urbano e sono usati come ino-

culo in co-digestione. Le bevande gasate sono state ottenute da una ditta trasportatrice di rifiuti e rappresentano bevande non adatte ad essere commercializzate (es. perchè scadute, perchè il packaging è danneggiato, perchè contaminate). Sia i fanghi che i soft drink sono stati stoccati a 4°C e al buio. Nello studio in questione si sono usati tre digestori anaerobici in parallelo, ciascuno del volume di 28 L, di forma conica e realizzati in acciaio. La strumentazione impiegata è costituita da una pompa peristaltica (DULCO Flex from Prominent Fluid Controls, Austrialia), un misuratore di biogas (MilliGascounter, prodotto da Ritter) una termocoppia e un sistema di campionamento del biogas. Altri dettagli sui digestori anaerobici sono proposti in [3].


energia sostenibilità

Il volume di lavoro di ciascun reattore è stato fissato a circa 20 L. All’inizio dello studio tutti e tre i digestori sono stati inoculati con il digestato di un impianto di trattamento acque e sono stati flussati con azoto per 5 minuti, al fine di inertizzare l’ambiente. Il tempo di ritenzione idraulico è stato fissato a 20 giorni. Ogni giorno è stato rimosso un litro di digestato dal reattore ed è stato rimpiazzato con 1 L di substrato (che poteva essere costituito o da fanghi primari o da una miscela di fanghi primari e soft drink). La sperimentazione è stata condotta in tre fasi, che sono riportate in Tab. 1. Nella fase 1 tutti e tre i reattori sono stati alimentati con fanghi primari per 7 settimane per stabilire condizioni stazionarie di base. Nelle fasi successive, il reattore 3 è stato usato come sistema di controllo (stesse condizioni operative della fase 1), mentre i reattori 1 e 2 sono stati impiegati per valutare la codigestione di fanghi e soft drink. Nella fase 2, in aggiunta al fango primario, sono stati alimentati anche scarti della produzione di soft drink al reattore 1 e 2, rispettivamente nelle proporzioni del 20 e del 10% in volume del contenuto totale. Nella fase 3 la proporzione di soft drink alimentata nel Reattore 1 e nel Reattore 2 è aumentata fino a raggiungere il 30% e il 20% in volume rispettivamente. Si può notare che il tempo di ritenzione idraulico del reattore 2 è stato ridotto di 15 giorni per raggiungere un tasso di alimentazione di sostanza organica simile in entrambi i reattori. I solidi totali (TS), i solidi volatili (VS), l’alcalinità, il COD totale, il COD solubile, il pH e gli acidi organici totali del digestato sono stati misurati settimanalmente. Il fango primario alimentato e gli scarti di soft drink sono anche stati ca-

ratterizzati su base settimanale. Il COD è stato misurato usando uno spettrofotometro Hatch DR3900 e seguendo il metodo US-EPA 5220. L’analisi della composizione del biogas è stata condotta su base settimanale usando un misuratore portatile (GA5000 Geotechnical Instruments, UK Ltd.). La misura olfattometrica è stata condotta basandosi su una tecnica ad incubazione riportata in [4]. Questo metodo permette la misura del solfito di idrogeno e di altri sei solfuri, che sono responsabili della produzione di odori. In breve il digestato è stato separato dalla frazione acquosa usando una centrifuga. Quindi 25 g di panello di biosolidi sono stati messi in una bottiglia di PET da

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500 mL. La botiglia è stata conservata usando un tappo di gomma a tenuta alla temperatura di 28±1°C. Lo spazio di testa è stato estratto usando una siringa ed è stato immesso in un GC-MS. I risultati sono stati espressi come concentrazione volumetrica nello spazio di testa della bottiglia messa ad incubare.

RISULTATI Le proprietà chiave dell’inoculo e degli scarti di soft drink sono proposte in Tab. 2. Gli scarti di bevande contengono una frazione significativa di sostanza organica, nella maggior parte rappresentata da zuccheri dissolti. D’altra parte il

Tabella 1 - Condizioni operative dei tre digestori anaerobici nelle tre fasi della campagna sperimentale [2]. Reattore 1

Reattore 2

Reattore 3

Fase 1

COV* (kg COD/m /d) Scarti di bevande (%) TRI** (d) Durata (d)

1,12 0 20 52

1,12 0 20 52

1,12 0 20 52

Fase 2

COV* (kg COD/m3/d) Scarti di bevande (%) TRI** (d) Durata (d)

3,03 20 20 31

2,08 10 20 31

1,12 0 20 31

Fase 3

COV* (kg COD/m3/d) Scarti di bevande (%) TRI** (d) Durata (d)

3,80 30 20 25

3,88 20 15 25

1,12 0 20 25

3

*COV = Carico Organico Volumetrico; **TRI = Tempo di Ritenzione Idraulica

Tabella 2 - Caratteristiche dell’inoculo, dei fanghi primari e degli scarti di soft drink (media ± deviazione standard di almeno 5 campioni) [2]. TS (%) (peso fresco) VS (%) (peso fresco) VS/TS (%) pH COD (mg/L peso fresco)

Inoculo

Fango Primario

Scarto di soft Drink

0,85 0,56 65 6,6 8.300

1,7 ± 0,2 1,3 ± 0,1 78 ± 1 6,1 ± 0,5 22.300 ± 1.750

4,73 ± 0,5 4,59 ± 0,5 92 ± 1 3,3 ± 0,1 204.000 ± 27.000

industrie delle bevande

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contenuto di sostanze volatili degli scarti di bevande è solo di poco più alto di quella del fango primario. Dato l’elevato contenuto di carbonio e di sostanza organica facilmente degradabile (a causa dell’alto contenuto di zucchero) degli scarti delle bevande, la loro co-digestione con fanghi ricchi di nutrienti, che possono esercitare anche un’azione tampone, può avere effetti benefici sul processo. La codigestione è necessaria per raggiungere un bilancio tra il contenuto di sostanza organica e i nutrienti e prevenire l’inibizione derivante dal pH a causa della rapida formazione di prodotti intermedi, in particolare acidi grassi volatili. Nella fase 1 i tre reattori sono stati precondizionati usando le stesse condizioni operative. Come ci si poteva aspettare, la produzione di biometano da tutti e tre i reattori in questa fase è stata identica (Fig. 1A).

Nella fase 2 si osserva una produzione stabile di metano durante la co-digestione dei fanghi con scarti di bevande in rapporto del 10 e del 20%, con un aumento del Carico Organico Volumetrico rispettivamente dell’86% e del 171% e un aumento della produzione totale di biogas del 86 e del 171% rispettivamente. Durante la prima parte della fase 2 si è misurato un elevato contenuto di metano, pari a circa il 70% del volume di biogas prodotto dal reattore 1 e dal reattore 2, nel reattore 3 si è ottenuto un valore di baseline pari al 60% (Fig. 1B). Comunque alla fine della fase 2 il contenuto di metano nel biogas prodotto dal reattore 1 e dal reattore 2 è ritornato a un valore pari a quello della baseline. La brevità temporale di questo aumento nel contenuto di metano suggerisce che l’aumento di produttività sia dovuto all’apporto di zuccheri dovuto all’impiego di scar-

Fig. 1 - Produzione di biometano, (A) produzione giornaliera di biometano nelle diverse fasi della sperimentazione, (B) contenuto di metano nel biogas nelle diverse fasi sperimentali (temperatura = 35±1°C, le altre condizioni sperimentali sono descritte in Tab. 1) [2].

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ti della produzione di bevande. Jang et al. 2016 hanno osservato che l’aumento della concentrazione del metano durante la co-digestione di scarti di cibo e fanghi attivi è direttamente correlabile alla concentratione degli scarti di cibo impiegata. Oltre alla concentrazione del metano nel gas prodotto, anche la resa di metano per grammo di COD è influenzata dalla tecnica di codigestione dei fanghi con scarti della produzione di bevande. Durante tutta la campagna sperimentale le rese di metano dei fanghi di depurazione sono state pari a 284 mL/g COD aggiunto. Questo valore risulta essere maggiore rispetto ad altri valori di letteratura, che spesso variano da 188 a 214 mL CH4/g COD [6]. Ciò può suggerire il fatto che i fanghi siano altamente degradabili. Si può notare che nella fase 2 le rese specifiche di metano del controllo (Reattore 3) diminuiscono leggermente da 300 mL CH4/g COD a 275 mLCH4/g COD. D’altra parte la resa specifica di metano dei reattori 1 e 2 rimane stabile nonostante l’aggiunta di scarti di bevande (Fig. 2). L’inibizione dei due reattori di codigestione è stata osservata durante la fase 3, in cui si ha un Carico Organico Volumetrico di 3,8-3,9 kg COD/m3/d. Durante la fase 3, sia il volume che il contenuto di metano nel biogas diminuiscono notevolmente nel reattore 1 e nel reattore 2. Di solito i fenomeni inibitori sono accompagnati da una perdita di alcalinità (eg. da 2300 mg/L a 1000 mg/L) e dell’accumulo di acidi grassi volatili (che possono raggiungere valori simili a 1500 mg/L). L’efficienza di rimozione di VS e COD è costante durante la fase 1 e la fase 2 della campagna sperimentale, ciò indica che la co-digestione non impatta significativamente sulle performance della digestione anaerobica (Fig. 3).


energia sostenibilità

Fig. 2 - Rese Specifiche di Metano al variare del Carico Organico Volumetrico (temperatura = 35±1°C; altre condizioni sperimentali sono descritte in Tab. 1) [2].

Ciò nonostante è stato misurato un lieve aumento della concentrazione dei solidi volatili (VS) e del COD nel digestato prodotto dal reattore 1 e dal reattore 2, durante la fase 2. Una volta raggiunte le condi-

zioni stazionarie nella fase 2 la riduzione del contenuto medio di solidi volatili nel digestato dei reattori 1 e 2 è pari a 21 e 27% rispettivamente. Allo stesso modo il COD medio del digestato del reattore 1 e 2

Fig. 3 - Stabilizzazione dei biosolidi, (A) Efficienza di rimozione dei volatili, (B) Efficienza di rimozione del COD al variare del COV (Carico Organico Volumetrico), temperatura = 35±1°C, altre condizioni sperimentali sono indicate in Tab. 1 [2].

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aumenta del 18 e del 23%, rispetto alla fase 1. Tale aumento è di entità ridotta se si considera che il Carico Organico Volumetrico nel reattore 1 e nel reattore 2 è aumentato rispettivamente del 171% e dell’86%. Il piccolo aumento dei VS e del COD nel digestato può quindi essere attribuito ad un aumento del Carico Organico Volumetrico. Durante la fase 2 il rapporto tra VS e TS nel digestato è relativamente costante nei reattori 1, 2 e 3, con rapporti pari a 63, 65 e 62% rispettivamente. Gli scarti delle bevande contengono solo zuccheri e aromi. Perciò, come ci si può aspettare, la loro codigestione con i fanghi non ha effetti negativi per quanto riguarda la generazione di odori. Allo stesso modo dei solidi volatili e del COD, anche gli odori, nelle condizioni stazionarie della fase 2, mantengono un comportamento identico nei tre reattori presi in considerazione (Fig. 4). Si deve inoltre notare che tra i sette composti odorigeni che contengono zolfo (principalmente H2S, CH4S, C2H6S, C2H6S2, CS2, (CH3)2S, COS), generati dai biosolidi monitorati nello studio di Wickham et al. 2018 [2], solo il solfuro di idrogeno è prevalente in tutti i campioni. Nella maggior parte dei casi la concentrazione di H2S nello spazio di testa dei campioni di biosolidi del reattore 3 è maggiore rispetto alla concentrazione riscontrata nel reattore 1 e nel reattore 2 (cioè nei casi di co-digestione). La stabilità del processo è stata valutata tramite la misura del COD solubile, dell’alcalinità, della Acidità Organica Totale (TOA) e del pH. Una co-digestione stabile è stata osservata in ogni parametro durante la fase 1 e 2 (Fig. 5). Si osserva un leggero declino dell’alcalinità nei reattori 1 e 2, rispetto al controllo (reattore 3). Comunque ciò non è stato seguito da

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Organico Volumetrico tipici di questi reattori provocano un accumulo rapido di COD nella forma di acidi organici, ciò porta a un rapido consumo dell’alcalinità e ad una importante diminuzione di pH. Infatti nella fase 3 i profili del COD solubile e del TOA nei reattori 1 e 2 sono piuttosto simili.

RICONOSCIMENTI i-REXFO LIFE (LIFE16ENV/ IT/000547) è un progetto finanziato dalla EU nell’ambito del programma LIFE 2016.

Fig. 4 - Generazione di odori nell’arco di 15 giorni dai biosolidi prodotti durante la fase 2, campionamento svolto (A) al giorno 64, (B) al giorno 71, (C) al giorno 78, (D) al giorno 85 (Reattore 1: co-digestione con 20% (v/v) scarti di bevande, Reattore 2: co-digestione con 10% (v/v) scarti di bevande, Reattore 3 digestione di fanghi primari). La temperatura è pari a 35 ±1°C, altre condizioni sperimentali sono come descritte in Tab. 1 [2].

accumulo di TOA o da un abbassamento significativo nel pH, ciò indica che la degradazione degli scarti di bevande genera una alcalinità mi-

nore, rispetto a quella dei fanghi. Un decremento della stabilità dei reattori 1 e 2 si ha invece con l’inizio della fase 3. I maggiori valori di Carico

BIBLIOGRAFIA [1] Isla, M.A., Comelli, R.N., Seluy, L.G., 2013. Wastewater from the soft drinks industry as a source of bioethanol production. Bioresour. Technol. 136, 140-147. [2] Richard Wickham, Sihuang Xie, Brendan Galway, Heriberto Bustamante, Long D. Nghiem, Anaerobic digestion of soft drink beverage waste and sewage sludge, Bioresource Technology, 262, 2018, 141-147, [3] Yang, S., Phan, H.V., Bustamante, H., Guo, W., Ngo, H.H., Nghiem, L.D., 2017. Effects of shearing on biogas production and microbial community structure during anaerobic digestion with recuperative thickening. Bioresour. Technol. 234, 439447. [4] Glindemann, D., Murthy, S.N., Higgins, M.J., Chen, Y.C., Novak, J.T., 2006. Biosolids incubation method for odorous gas measurement from dewatered sludge cakes. J. Residuals Sci. Technol. 3 (3), 153160. [5] Jang, H.M., Ha, J.H., Kim, M.-S., Kim, J.-O., Kim, Y.M., Park, J.M., 2016. Effect of increased load of high-strength food wastewater in thermophilic and mesophilic anaerobic co-digestion of waste activated sludge on bacterial community structure. Water Res. 99, 140-148.

Fig. 5 - Parametri di base impiegati per valutare la stabilità: COD solubile, Alcalinità, TOA e pH (Temperatura = 35±1°C, altre condizioni sperimentali sono riportate in Tab. 1) [2].

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[6] Astals, S., Esteban-Gutiérrez, M., Fernández-Arévalo, T., Aymerich, E., GarcíaHeras, J.L., Mata-Alvarez, J., 2013. Anaerobic digestion of seven different sewage sludges: a biodegradability and modelling study. Water Res. 47 (16), 6033-6043.


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mercati consumi

Le 5 tendenze più caratteristiche del mercato delle bevande nel 2018 Secondo Jonathan Davison, analista presso GlobalData, il mercato delle bevande 2018 è stato caratterizzato dalle seguenti tendenze:

1 - Diversificazione aziendale Per rispondere al cambiamento delle attitudini dei consumatori più attenti a salute e benessere, i giganti dei soft drink gasati hanno cercato di proteggere le vendite in volumi e valore attraverso la diversificazione di categoria. Con l’obiettivo di diventare un’azienda totale nelle bevande, Coca-Cola ha realizzato una serie di acquisizioni in diversi settori dell’industria oltre a rinnovare il mercato della Diet Coke e della Zero Sugar.

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mercati consumi

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2 - Lotta agli scarti delle confezioni La domanda per soluzioni di confezionamento sostenibile è guidata dalla collaborazione tra industrie e dall’innovazione aziendale. Oltre 106 marchi hanno siglato il “Plastic Pact” in Gran Bretagna, mentre PepsiCo collabora con Nestlè, Danone e Original Materials nella NaturALL Bottle Alliance. Il 79% dei consumatori ha dichiarato di cambiare le abitudini di acquisto in caso di una tassa sui prodotti in plastica. In Gran Bretagna, governo e industria hanno riflettuto su diverse azioni, quali un vasto schema di cauzione a rendere per i contenitori per bevande. Starbucks ha introdotto un “latte levy” di 5 centesimi sulle tazze in carta monouso, mentre Cralsberg ha lanciato la sua pionieristica soluzione “snap packs” per tenere insieme le confezioni multiple di lattine senza utilizzare i tradizionali anelli in plastica oltre a diverse innovazioni di lattine richiudibili e riutilizzabili.

3 - Bevande a base di infuso di cannabis Le bevande funzionali continuano a svolgere un ruolo importante nel mercato delle bevande e i benefici percepiti del cannabidiolo sulla salute guidano la crescita tra i giovani consumatori. Questa emergente sub-categoria ha catturato l’attenzione dei principali attori del mercato e Constellation Brands e Molson Coors, per esempio, hanno fatto investimenti significativi in agosto, mentre Coca-Cola e PepsiCo sono ancora in fase di sviluppo.

4 - Fiorente categoria “vegetale” I vegani e i vegetariani rappresentano solo il 7% della popolazione globale, ma il crescente interesse da parte dei consumatori non vegetariani per queste bevande ha fatto crescere i volumi di questo mercato del 5% nel 2018. Gli sviluppi chiave comprendono anche il rilancio da parte di Coca-Cola degli smoothie senza latte a marchio AdeZ e l’introduzione di una gamma di latti vegetali sotto il marchio Innocent oltre ai nuovi lanci di Starbucks e PepsiCo.

5 - Individualismo e personalizzazione Secondo i dati raccolti da GlobalData, i consumatori ricercano esperienze su misura individuali con il 61% che esprime il desiderio di creare i propri prodotti. Nel mercato del fresco, Salt ‘n’ Shake di Walkers fornisce un buon esempio di come lavori questo concetto e alcuni marchi di soft drink stanno ora includendo opzioni simili. Kolibri Drinks ha lanciato una gamma di prodotti che consente ai consumatori di personalizzare l’aroma e la dolcezza utilizzando un dolcificante a base di sciroppo contenuto nel tappo. Questo concetto potrebbe essere adottato dai formato ready-to-drink fornendo ai consumatori una maggiore scelta e la personalizzazione con convenienza.

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La birra crea valore per l’Italia L’Osservatorio Birra di Fondazione Birra Moretti ha presentato il 2° Rapporto “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia” realizzato da Althesys per conto della Fondazione Birra Moretti, costituita nel 2015 da Heineken Italia e Partesa al fine di contribuire alla crescita della cultura della birra in Italia. In due anni, dal 2015 al 2017, il contributo della filiera della birra italiana alla crescita della ricchezza e al benessere del nostro Paese – il cosiddetto valore condiviso – è cresciuto di 1 miliardo di euro (+12,9%), passando da 7.834 miliardi a 8.863 miliardi di euro, equivalente allo 0,51% del PIL italiano.

Se la birra è un fenomeno ormai nazionale, la ricerca mostra che il “motore” della sua produzione è in Lombardia, regione che da sola è in grado di assicurare il 25,5% (pari a 2.269 milioni di euro) del totale del valore condiviso della birra in Italia. Per calcolare il valore condiviso, lo studio ha analizzato tutte le fasi della filiera della birra (approvvigionamento materie prime, produzione, logistica, distribuzione e vendita), considerando gli effetti diretti (valore aggiunto, contribuzione fiscale, occupazione) delle attività dell’industria birraria italiana, quelli indiretti e indotti e le ricadute degli investimenti pubblici.

Lombardia, motore della produzione di birra in Italia Quasi tutti gli indicatori (produzione, valore condiviso, occupazione, salari, contribuzione fiscale) incoronano la Lombardia cuore pulsante di questo comparto: da sola rappresenta circa un quarto della birra in Italia in termini di valore condiviso, di occupati e contribuzione fiscale. I 2.269 milioni di euro di valore condiviso generato dalla birra in Lombardia rappresentano lo 0,62% del PIL regionale e il 25,5% del totale del valore condiviso della birra in Italia. Questa regione può contare infatti sulla presenza di importanti aziende internazionali e sul maggior numero di birrifici artigianali del paese (137 ri-

La birra crea valore per l’Italia.

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Contribuzione fiscale dell’industria della birra in Italia.

spetto agli 80 del Piemonte, ai 74 del Veneto e ai 63 della Toscana), che nel 2017 hanno prodotto complessivamente quasi 4 milioni di ettolitri di birra.

buiti proporzionalmente lungo l’intera filiera.

Quanto vale la birra in Italia: il confronto con altri settori produttivi

Birra anticrisi nell’Horeca: il fuori casa rappresenta i 2/3 del valore condiviso

Nel paragone con altri comparti del Made in Italy, la ricchezza generata dalla birra è di poco superiore al fatturato dei salumi (8 miliardi di euro), equivalenti a quello del sistema moda maschile italiano (9,3 miliardi di euro) e di poco inferiore al business della cosmetica in Italia (circa 10 miliardi di euro). Raffrontato al settore delle bevande in generale (dati Istat), il valore condiviso della birra rappresenta circa la metà (47%) del valore della produzione di bevande nazionale (che ammonta a 18,9 miliardi), pressoché pari alla produzione vinicola (stimata in 9,5 miliardi nel 2017) e rappresenta il 186% del valore produttivo di soft drink e acque minerali (stimato in 4,8 miliardi).

Contributo fiscale: nel 2017 dalla filiera della birra 4,2 miliardi di euro

Nel confronto con la prima edizione del rapporto, si scopre che negli ultimi 2 anni la contribuzione fiscale della filiera della birra in Italia è aumentata a un ritmo ancora più alto del marcato: +17,7%, passando da 3,6 a 4,2 miliardi di euro (+17,7%). La filiera della birra è dunque come una grande azienda che distribuisce salari lordi di quasi 2,5 miliardi di euro (2.471 milioni di euro) e paga allo Stato contributi fiscali pari a 4,2 miliardi di euro. Quasi l’1% (0,92%) delle entrate fiscali complessive del nostro Paese.

In 2 anni 6.000 nuovi posti di lavoro collegati alla birra

In particolare, nel 2017 per ogni addetto alla produzione della birra, il settore è riuscito ad assicurare ben 22 occupati complessivi a livello di filiera. In termini di occupazione la birra assicura lavoro a 92.066 dipendenti distri-

La birra non fa bene e non porta ricchezza solo a chi la produce. Anzi, di questa crescita nel 2017 hanno beneficiato soprattutto le fasi a valle e a monte della filiera. Il valore condiviso relativo alle forniture di materie prime è salito dai 273,3 milioni del 2015, ai 391,3 milioni di euro (+45%). Numeri importanti anche per la fase di distribuzione e vendita, che passa da 6.041 a 6.856 milioni di euro (+13,5%). In questo contesto va sottolineata la performance dell’Horeca che cresce da 4.859 a 5.661 milioni di euro. Il mondo che ruota attorno ai consumi fuori casa di birra è arrivato a rappresentare il 64% (2 anni fa era il 58,5%) del totale del valore condiviso della filiera birra. I valori dell’off-trade, relativi ai consumi casalinghi, si mantengono stabili (1.190,7 milioni nel 2015 e 1.194,5 milioni nel 2017).

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Bilancio positivo per la vendemmia nonostante il maltempo I dati definitivi sulla produzione vitivinicola 2018 regione per regione sulla base dei dati Mipaaft del 2017 (Assoenologi).

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I dati definitivi Assoenologi indicano una produzione di vino e mosto superiore di circa il 24% rispetto al 2017. Tutte le regioni italiane evidenziano consistenti incrementi produttivi. Parlando di valori assoluti, il totale della produzione cambia a seconda se si considerano i dati ufficiali Istat o quelli del Mipaaft del 2017 (tra i due dati si rileva addirittura una differenza di 3,6 milioni di ettolitri). Assoenologi ha deciso di fare riferimento ai dati ufficiali del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e, pertanto, l’Italia nel 2018 fa segnare una produzione complessiva di 52.600.000 ettolitri. L’annata 2018 presenta, pertanto, valori medi di un’annata di piena produzione, che vanno a compensare il forte calo registrato nella passata campagna che è stata tra le più scarse degli ultimi cinquant’anni, dove gli eventi climatici si sono accaniti con un’inusuale ed eccezionale portata. Secondo Federvini, rispetto al 2017, si è registrato un incremento medio del 15%, con una produzione complessiva di 49,5 milioni di ettolitri attenendosi al dato che il Ministero delle Politiche Agricole ha comunicato alla Commissione europea, pur sapendo che ci potranno essere delle ulteriori limature una volta che siano state acquisite ed elaborate le denunce di produzione.


mercati consumi

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Gli spumanti trainano i mercati interno ed estero Nel 2018, l’Italia si conferma primo produttore al mondo di bollicine e il Paese con il maggior numero di vitigni utilizzati per produrre bollicine, oltre a incrementare ancor più la leadership nell’esportazione totale di casse di bottiglie nel mondo. Poco meno di 700 milioni le bottiglie di spumanti made in Italy (esclusi frizzanti) consumate, fra mercato interno e mercati esteri: 670 milioni di bottiglie di metodo italiano e poco meno di 30 milioni di metodo tradizionale, secondo la semplice macro-divisione generalista. L’Italia si conferma un Paese produttore di metodo italiano per il 95,5%. Record assoluto il valore generato all’origine in cantina per spedizioni nazionali ed estere pari a 2,233 miliardi di euro con una media di € 3,2 a bottiglia circa. L’Italia ritorna al consumo pre-crisi (2009-2010) sfiorando i 200 milioni di tappi fatti volare in 365 giorni; mentre quasi 500 milioni sono state le bottiglie con destinazioni estere. Rispetto al 2017, il mercato globale di tutti i vini spumanti italiani registra un +4,5% in volume, con un +6,1% di volumi all’estero, e un +7,1% in valore totale, mentre per il Prosecco Doc l’incremento del valore totale è del +8%. Infatti, la prima stima per l’anno 2018 del fatturato/giro d’affari globale di tutte le bollicine italiane consumate in Italia e nei vari Paesi del mondo ammonta a 4,9 miliardi di euro: un nuovo record, segno che il prezzo della bottiglia al consumo è ben posizionato. Il Regno Unito si conferma il primo Paese al mondo consumatore di bollicine tricolori: 124 milioni di bottiglie di cui 115 di Prosecco, in crescita continua anche a due cifre negli ultimi 7 anni; a seguire gli Usa che segnano un calo di volumi rispetto al 2017 del 4%, ma con un aumento del fatturato dell’8% confermando 105 milioni di bottiglie di cui 79 di Prosecco; stabile la Germania con 35 milioni di bottiglie consumate nel 2018, di cui 25 di Prosecco. Si segnala anche il calo del Canada e difficoltà in Cina, mentre si registra un nuovo exploit in Francia del Prosecco e il trend positivo nei Paesi Scandinavi. Ovse sottolinea ormai da anni che la strada dell’incremento del valore unitario del Prosecco e di tutti i vini italiani, passa in gran parte dalla valorizzazione diretta sul mercato e dal posizionamento su ogni singolo mercato con la scelta del canale di consumo. Verticalità aziendale, soddisfazione della domanda, azione e misura per ogni canale di consumo sono i pilastri per far crescere il valore della bottiglia e di tutto il settore. Occorre lavorare ancora sull’aumento del numero dei Paesi destinatari, su come soddisfare domande diversificate, su un uso più autosufficiente e autonomo delle piattaforme online incrementando la comunicazione e su una presentazione mondiale della qualità del metodo produttivo italiano rispetto ad altri.

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Modifica modalità di applicazione del Reg. 834/2007 relativo alla produzione biologica Sulla gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 264 del 23 ottobre 2018 è stato pubblicato il Regolamento di esecuzione (UE) 2018/1584 della Commissione del 22 ottobre 2018 che modifica il regolamento (CE) n. 889/2008 recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l’etichettatura e i controlli. (…) La Commissione europea ha adottato il presente regolamento: Articolo 1 Il regolamento (CE) n. 889/2008 è così modificato: 1) all’articolo 25, il paragrafo 1 è sostituito dal seguente: «1. Per la pulizia e la disinfezione dei telaini, degli alveari e dei favi, può essere utilizzato l’idrossido di sodio. Per la protezione dei telaini, degli alveari e dei favi, in particolare dai parassiti, sono consentiti soltanto i rodenticidi (da utilizzare unicamente in trappole) e i prodotti elencati nell’allegato II.»; 2) all’articolo 25 terdecies, paragrafo 3, la lettera b) è sostituita dalla seguente: «b) la razione dei gamberi peneidi e di gamberetti di acqua dolce (Macrobrachium sp.) di cui alla se-

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zione 7 dell’allegato XIII bis può contenere al massimo il 25% di farina di pesce e il 10% di olio di pesce derivanti dalla pesca sostenibile. Al fine di assicurare le esigenze nutritive quantitative di detti gamberi e gamberetti, per integrare la loro dieta può essere utilizzato colesterolo biologico. Nei casi in cui quest’ultimo non sia disponibile può essere utilizzato colesterolo non biologico derivante dalla lana, dai molluschi o da altre fonti. L’opzione di integrare la loro dieta con colesterolo si applica sia in fase di ingrasso che nelle prime fasi di vita in incubatoi e vivai,»; 3) all’articolo 27, paragrafo 1, la lettera f) è sostituita dalla seguente: «f) le sostanze minerali (anche oligoelementi), le vitamine, gli aminoacidi e i micronutrienti, a condizione che: i) il loro impiego negli alimenti per il consumo normale sia «direttamente previsto per legge», cioè direttamente previsto da disposizioni del diritto dell’Unione o da disposizioni del diritto nazionale compatibili con il diritto dell’Unione, con la conseguenza che gli alimenti non possano essere immessi sul mercato come alimenti per il consumo normale se tali sostanze minerali, vitamine, aminoacidi o micronutrienti non sono stati aggiunti; o

ii) per quanto concerne gli alimenti immessi sul mercato come alimenti dotati di caratteristiche o effetti particolari in relazione alla salute o all’alimentazione o in relazione alle esigenze di gruppi specifici di consumatori: — nei prodotti di cui all’articolo 1, paragrafo 1, lettere a) e b), del regolamento (UE) n. 609/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, il loro impiego sia autorizzato da detto regolamento e dagli atti adottati sulla base del suo articolo 11, paragrafo 1, per i prodotti in questione, oppure — nei prodotti disciplinati dalla direttiva 2006/125/CE della Commissione, il loro impiego sia autorizzato da detta direttiva, o — nei prodotti disciplinati dalla direttiva 2006/141/CE della Commissione, il loro impiego sia autorizzato da detta direttiva. 4) all’articolo 42, lettera b), la data «31 dicembre 2018» è sostituita dalla data «31 dicembre 2020»; 5) all’articolo 43, il secondo comma è sostituito dal seguente: «La percentuale massima di mangimi proteici non biologici autorizzata nell’arco di 12 mesi per tali specie è pari al 5% per gli anni civili 2018, 2019 e 2020»; 6) all’articolo 92 bis è aggiunto il seguente paragrafo 1 bis: «1 bis. Qualora uno Stato membro rilevi irregolarità o in-


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frazioni inerenti all’applicazione del presente regolamento, per un prodotto proveniente da tale Stato membro e che reca le indicazioni di cui al titolo IV del regolamento (CE) n. 834/2007 e al titolo III del presente regolamento o all’allegato XI del presente regolamento, e se tali

irregolarità o infrazioni hanno implicazioni per uno o più altri Stati membri, ne informa quanto prima lo Stato membro o gli Stati membri interessati, gli altri Stati membri e la Commissione, tramite il sistema di cui all’articolo 94, paragrafo 1, del presente regolamento.»;

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7) l’allegato I è sostituito dal testo che figura nell’allegato I del presente regolamento; 8) l’allegato II è sostituito dal testo che figura nell’allegato II del presente regolamento; 9) l’allegato VIII bis è sostituito dal testo che figura nell’allegato III del presente regolamento.

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Aggiornamento sulle materie plastiche a contatto alimentare Sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 9 dell’11 gennaio è comparso il Regolamento (UE) 2019/37 della Commissione del 10 gennaio 2019 che modifica e rettifica il regolamento (UE) n. 10/2011 riguardante i materiali e gli oggetti di materia plastica destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari. […] L’allegato I del regolamento (UE) n. 10/2011 della Commissione stabilisce un elenco dell’Unione delle sostanze autorizzate che possono essere utilizzate nella fabbricazione dei materiali e degli oggetti di materia plastica destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari. L’allegato III di tale regolamento assegna i simulanti alimentari da utilizzare nelle prove volte a dimostrare la conformità dei materiali e degli oggetti di materia plastica non ancora a contatto con prodotti alimentari ai limiti di migrazione di cui agli articoli 11 e 12 del medesimo regolamento. Successivamente all’ultima modifica del regola-

mento (UE) n. 10/2011 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha pubblicato ulteriori pareri scientifici su determinate sostanze che possono essere utilizzate nei materiali a contatto con i prodotti alimentari («MCA»), nonché sull’utilizzo consentito delle sostanze precedentemente autorizzate. Sono stati inoltre individuati alcuni errori di redazione e ambiguità nel testo. Al fine di garantire che il regolamento (UE) n. 10/2011 rispecchi le più recenti conclusioni dell’Autorità e dissipare ogni dubbio sulla sua corretta applicazione, il regolamento è stato opportunamente modificato e rettificato. Le variazioni riguardano nello specifico la sostanza 1,2,3,4-tetraidronaftalene-2,6-dicarbossilato di dimetile, il coadiuvante [3-(2,3-epossipropossi)propil] trimetossisilano – utilizzato come componente di agenti plastificanti per l’apprettatura di fibre di vetro incorporate in materie plastiche a bassa diffusività come il polietilene tereftalato (PET), il policarbonato (PC), il te-

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reftalato di polibutilene (PBT), i poliesteri termoindurenti e la resina vinilestere epossidica di tipo bisfenolo destinata all’uso singolo o ripetuto con stoccaggio prolungato a temperatura ambiente, contatto ripetuto sul breve termine a temperatura aumentata o elevata e per tutti gli alimenti – e poi il copolimero biodegradabile poli[(R)-3-idrossibutirrato-co(R)-3-idrossiesanoato), ottenuto per fermentazione microbica e utilizzato nella fabbricazione di articoli per l’imballaggio destinati a venire a contatto con prodotti ortofrutticoli interi; la sostanza dimetilcarbonato, impiegata come monomero nella fabbricazione di materie plastiche destinate a venire a contatto con i prodotti alimentari; e infine l’isobutano, impiegato come agente schiumogeno per materie plastiche destinate a venire a contatto con i prodotti alimentari. Il Regolamento prevede che i materiali e gli oggetti di materia plastica conformi al regolamento (UE) n. 10/2011 nella versione applicabile prima dell’entrata in vigore di quello presente possono essere immessi sul mercato fino al 31 gennaio 2020 e rimanere sul mercato fino a esaurimento delle scorte.

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Diversità e internazionalizzazione alla Bulk Wine di Amsterdam Il 26 e 27 novembre 2018 si è svolta ad Amsterdam la X edizione del World Bulk Wine Exhibition che ha coinvolto 250 espositori da 22 Paesi e 6.500 visitatori professionisti da 75 nazioni che hanno avuto la possibilità di assaggiare l’80% dei vini delle vendemmie mondiali. In quest’edizione erano presenti non solo i grandi operatori nel settore del vino sfuso, ma anche piccole-medie aziende con nuove opportunità per marchi privati, confezioni alternative o responsabilità ambientale. Il vino sfuso non è più sinonimo di grandi volumi e un sempre maggior numero di professionisti trova prodotti di qualità in questa fiera diventata un’opportunità di business consolidata in questi dieci anni. Anche in questa edizione si è svolta l’International Bulk Wine Competition, l’unico contesto internazionale che promuove e premia la qualità dei vini sfusi a livello globale e che quest’anno ha registrato la citazione di quasi 200 vini da 11 Paesi: Georgia, Spagna, Argentina, Cile, Italia, Uruguay, Francia, Sud Africa, Australia, Romania e Stati Uniti. I vini di Georgia, Spagna, Italia e Francia hanno raggiunto i punteggi più alti e alcuni sono stati premiati con la “grand gold medal”.

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Cevico, fatturato cresciuto del 63% in sette anni La gestione 2017/2018 di Terre Cevico vede la crescita del patrimonio netto a 69,7 milioni di euro con un utile di 625.000 euro, e soprattutto dell’export che ha raggiunto la cifra di 42,9 milioni di euro (+28%). Cinque i mercati al top del Gruppo: Cina, Giappone, Russia, Francia, Regno Unito. Bene anche la posizione finanziaria netta che oltrepassa i 22 milioni di euro. Tutto questo in un trend di crescita di lungo periodo che ha vi-

sto salire il fatturato di Terre Cevico oltre i 103 milioni. Il fatturato consolidato (Terre Cevico, Le Romagnole, Colli Romagnoli, Le Romagnole Due, Due Tigli, Rocche Malatestiane, Sprint Distillery, Winex, Tenuta Masselina e Medici Ermete & Figli) nella gestione 2017/2018 è stato di circa 164 milioni. Il plusvalore rispetto a quanto mediamente pagato dai mercati e riconosciuto ai soci supera i 6,8 milioni di euro.


notizie dal mondo

Bilancio di fine anno per il Prosecco DOC Il risultato della vendemmia 2018 è molto soddisfacente; 3.600.000 gli ettolitri che – come da previsioni – corrispondono al +10,8% rispetto alla vendemmia 2017, più che sufficienti ad arrivare alla prossima vendemmia. Il 2018 presenta un +6% d’incremento, superando così la soglia dei 460 milioni di bottiglie, dei quali il 75% destinato all’export e il resto al consumo interno. Segue il mercato inglese che ha visto, nonostante una leggera diminuzione del volume venduto, un aumento di valore pari al +1,3%. Un dato interessante è l’ulteriore crescita della Francia che con il suo +14%

si conferma essere il quarto mercato per il Prosecco DOC a livello mondiale. La parola d’ordine per il 2018 è stata “Promozione” e lo sarà anche per il 2019. Degne di nota in

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tal senso sono le attività svolte presso le ambasciate italiane, tra le quali Londra, New Delhi e Canberra, e le tante iniziative culturali. Il Consorzio di Tutela della DOC è, inoltre, impegnato con orgoglio e soddisfazione nel sostegno allo sport. In questi anni, il Consorzio di tutela della DOC Prosecco ha lavorato con accelerazione costante permettendo al Prosecco di crescere affondando solide radici. Dal 2017, il Consorzio ha introdotto sistemi che premiano la scelta del biologico: 1.124 di ettari garantiscono almeno il 5% di siepi, creando un primo boschetto di quasi 60 ettari. Questo è il motivo che spinge oggi il Consorzio a inserirsi nel progetto “Campagna Mosaico Verde”, ideato da AzzeraCO2 e Legambiente, atto a riqualificare il

FEDERVINI, UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE E LIQUIGAS INSIEME PER LA SOSTENIBILITÀ DELLE CANTINE ITALIANE Il Progetto VIVA, programma iniziato nel 2011 con il Ministero delle Politiche Agricole e Federvini per migliorare le prestazioni di sostenibilità dell’intera filiera vitivinicola, prevede un approfondimento degli impatti energetici sulla sostenibilità delle aziende coinvolte dallo stesso VIVA, attraverso programmi di monitoraggio e mappatura delle esigenze energetiche del settore. La partnership con Università Cattolica del Sacro Cuore e Liquigas, leader in Italia nella distribuzione di GPL e GNL per uso domestico, commerciale e industriale, nello specifico, ha lo scopo di indagare le necessità in materia di energia delle imprese vinicole e allo stesso tempo promuovere soluzioni a basso impatto ambientale, quali GPL e GNL, in tutta la filiera di produzione, con particolare riferimento alle realtà non servite dalla rete del metano. Molte cantine infatti si trovano in zone di campagna e collina incluse nei 1.400 i comuni italiani non allacciati alla rete del metano. Il progetto prevede la costruzione di un gruppo di lavoro congiunto finalizzato all’ela-

borazione di un documento che funga da “Linee Guida” di supporto al Protocollo VIVA. La collaborazione rappresenta un ulteriore contributo alla sostenibilità di un comparto che negli ultimi anni ha visto crescere fortemente i progetti finalizzati a minimizzare l’impatto sull’ambiente delle proprie attività, andando ad interessare un aspetto, quello energetico, che contribuisce in maniera chiave alla difesa dell’ambiente. Il GPL e il GNL sono soluzioni energetiche caratterizzate da emissioni ridotte di sostanze inquinanti, non comportano rischi di contaminazione del suolo, del sottosuolo e delle falde acquifere sotterranee e non producono rifiuti dannosi. Si tratta quindi di fonti in grado contribuire in modo importante al raggiungimento dell’obiettivo UE di riduzione delle emissioni di CO2 del 20% entro il 2020 e del 40% entro il 2030, un risultato a cui puntano i molti Comuni che hanno aderito al Patto dei Sindaci. GPL e GNL consentono inoltre di ridurre in modo drastico la presenza nell’aria di polveri sottili, PM10 e PM2,5, molto dannosi per la salute umana.

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territorio adattandolo ai cambiamenti climatici. La Campagna prevede un obiettivo ambizioso: piantumazione di 300.000 nuovi alberi e tutela di 30.000 ettari di boschi già esistenti. Le Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, su proposta del Consorzio, assegneranno le idoneità ai nuovi vigneti della DOC Prosecco attraverso un bando, al fine di premiare le aziende maggiormen-

te virtuose. Tra i criteri di selezione è richiesto di realizzare e mantenere una superficie a siepe o boschetto di almeno il 5% di quella destinata a vigneto. Tale iniziativa, mantenendo l’attuale trend di crescita, porterà alla costituzione di un’area arborea arbustiva, nel triennio 2018-2020, di almeno 180 ettari, così che il Consorzio di Tutela rientrerà a pieno titolo nel progetto.

Donatella Cinelli Colombini confermata presidente nazionale delle Donne del Vino Imprenditrice del vino della Toscana e presidente nazionale delle Donne del Vino dal 2016, è stata rieletta dal nuovo Consiglio direttivo per guidare per altri tre anni l’associazione. «L’esperienza di guidare le Donne del Vino – commenta Cinelli Colombini – è stata più faticosa di quanto immaginassi, ma anche più

Donatella Cinelli Colombini.

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entusiasmante perché ho scoperto un patrimonio di talenti, di voglia di fare e di altruismo che poche associazioni possiedono, specialmente dopo trent’anni di vita. Le Donne del Vino sono oltre 800 meravigliose persone. Negli scorsi tre anni, io ho chiesto loro un impegno e uno sforzo supplementari e i risultati sono stati straordinari. Siamo la più grande organizzazione femminile mondiale del settore enologico, la più organizzata e la più attiva». Nel 2018 per la prima volta le Donne del Vino hanno rinnovato il loro Consiglio direttivo e Collegio dei Probiviri votando on line. Anche le candidature sono state raccolte via internet. Un nuovo metodo di votazione che ha riscontrato il parere positivo del 100% delle associate. Donatella Cinelli Colombini sarà affiancata dal nuovo Consiglio direttivo composto da tre vice presidenti: Antonella Cantarutti (produttrice, Friuli Venezia Giulia); Daniela Mastroberardino (produttrice, Campania) e Paola Longo (enotecaria –

Lombardia). Lo completano le consigliere: Pia Donata Berlucchi (produttrice, Lombardia); Sabrina Soloperto (produttrice, Puglia); Gilda Guida Martusciello (produttrice, Campania); Marilisa Allegrini (produttrice, Veneto); Lorella Di Porzio (ristoratrice, Campania); Cinzia Mattioli (ristoratrice, Liguria); Cristiana Cirielli (pr e comunicatrice, Friuli Venezia Giulia); Marina Ramasso (ristoratrice, Piemonte). Nel Collegio dei probiviri, Elena Walch (produttrice, Trentino Alto Adige); Francesca Poggio (produttrice, Piemonte) e Michela Guadagno (sommelier, Campania). Nel prossimo futuro le Donne del Vino hanno nuove importanti sfide: «La prima e la più importante – continua la presidente - quella di internazionalizzarsi creando una rete mondiale basata sullo sharing; subito dopo quella di accrescere le opportunità per le socie, puntando sul networking cioè trasformando i rapporti in trasferimento di conoscenze, business, opportunità di stage o di lavoro». Cinelli Colombini pensa soprattutto alle giovani donne under 30 che si affacciano, o vorrebbero, al settore vino. Per loro l’associazione sta predisponendo il progetto Future ovvero un archivio telematico con tutte le opportunità formative in cantine, enoteche, ristoranti, agenzie giornalistiche e di pr, studi di consulenza enologica, cioè in ogni segmento della filiera del vino. Un’idea di Alessandra Boscaini, delegata del Veneto. Nel 2019 ci sono già molte iniziative in calendario: a ProWein 2019 (17-19 marzo) ci sarà una degustazione al femminile; sabato 2 marzo è Festa delle Donne del Vino in tutta Italia; a Milano, a novembre 2019, in occasione di SIMEI, salone delle macchine per l’enologia, si terrà un Forum mondiale di Donne del Vino.


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2018: 1.300.000 bottiglie di Alta Langa DOCG La vendemmia della scorsa estate ha soddisfatto in pieno le aspettative dei 103 soci del Consorzio Alta Langa (78 vigneron
 e 25 case spumantiere): 1.500 quintali di uva Pinot Nero e Chardonnay raccolti per una produzione pari a 1 milione e 300 mila bottiglie di Alta Langa Docg millesimo 2018, che uscirà in commercio nel 2021. Intanto prosegue la crescita del vigneto di Alta Langa che raggiungerà i 350 ettari nel prossimo biennio rispetto agli attuali 280 ettari, tra la provincia di Asti (130), quella di Cuneo (130) e quella di Alessandria (20). Dal punto di vista delle attività svolte, il Consorzio è stato impegnato nei mesi scorsi come Official Sparkling Wine alla Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba e all’evento Slow Food Ter-

ra Madre - Salone del Gusto. Inoltre, il 2018 è stato l’anno dell’apertura delle Terrazze Alta Langa (la prima all’interno del Castello di Moasca, in collaborazione con il ristorante Tra la Terra e il Cielo, e la seconda ad Alba, al “100 VINI caffè la brasilera” inaugurato di recente): esperienze che mettono al centro della carta dei vini dei locali aderenti proprio l’Alta Langa Docg di tutti i produttori del Consorzio.
 Rilevante anche il risultato del primo Alta Langa Bar avviato nella pizzeria gourmet astigiana [cRust], una piccola realtà di successo in cui, in un solo anno, a fronte di una quarantina di coperti e della sola apertura serale del locale, sono state stappate oltre mille bottiglie di Alta Langa Docg. Il Consorzio ha anche creato, alla

fine dell’inverno, un proprio evento dedicato al mondo dell’horeca e a giornalisti di settore e opinion leader: “La Prima dell’Alta Langa”, grande degustazione di tutte le cuvée del Consorzio, ha avuto luogo al Castello di Grinzane Cavour e ha registrato il tutto esaurito. Si lavora alla prossima edizione dell’evento, che si terrà nel marzo 2019.

NUOVO CONSIGLIO NAZIONALE DELLA FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER ALBERGATORI E RISTORATORI Fisar, la Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori, ha scelto Roma come sede simbolica per l’inizio di un percorso di avvicinamento ai 12.000 soci suddivisi in oltre 60 delegazioni territoriali sparse in Italia. Il nuovo presidente Luigi Terzago, in carica dal 1° gennaio 2019, ha vinto le elezioni a fine ottobre. La festa d’insediamento ha rinsaldato il rapporto fra Delegazione di Roma e Castelli Romani, guidata dallo scorso aprile da Angela Maglione e giunta ormai al 25° anno di attività, e la Fisar Nazionale. Durante la serata si è tenuta anche la consegna di una targa da parte del Consiglio Nazionale al De-

legato storico e fondatore della sede di Roma Filippo Terenzi. Una serata ricca di spunti, durante la quale Luigi Terzago ha sottolineato alcune delle prerogative del suo mandato: “La mia missione – ha detto il Presidente Nazionale FISAR – è quella di fare riconoscere il ruolo del sommelier in Italia. In un Paese che è ormai solidamente il primo produttore di vino al mondo non è concepibile che non esista la figura lavorativa del nostro settore. La cosa mi sta a cuore e vorrei portarla avanti, sperando di riuscire nell’intento, collaborando con le strutture politiche preposte”.

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Appuntamento a Rimini per la fiera delle tecnologie per birre e bevande Dal 16 al 19 febbraio Italian Exhibition Group presenta alla Fiera di Rimini, in contemporanea con Beer Attraction e con International Horeca Meeting di Italgrob, l’evento per il fuoricasa italiano, la seconda edizione di BBTech Expo, la fiera professionale delle tecnologie, attrezzature e accessori per la produzione e il confezionamento di birre e bevande che espone l’intera filiera del settore con i marchi leader, in Europa e nel mondo. Prende così forma un vero e proprio polo del settore beverage e Ho.Re.Ca., con un orizzonte marcatamente internazionale. Tutti i comparti della filiera sono rappresentati in fiera con le aziende leader, a partire dalle materie prime, il processing, per passare ai numeri uno del filling, del comparto tappi e giungere al fine linea. Confermati anche espositori importanti nei sistemi di spillatura, aziende produttrici di bicchieri e di bottiglie. Un’importante new entry è rappresentata da Mapei, che presenterà a BB Tech tutte le sue novità nell’ambito dei pavimenti per i locali. Crescono anche gli eventi del BBTech Lab, l’area dedicata a workshop, approfondimenti e meeting di formazione. Confermata la collaborazione con il Cerb, Centro di ricerca per l’eccellenza della birra, che organizza importanti slot di aggiornamento per i professioni-

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sti: ‘La maltazione dei cereali alternativi’, il ‘Troubleshooting sul processo di produzione’, ‘L’importanza del controllo qualità sul processo di produzione’ ‘Linee guida per una corretta gestione del processo di produzione di un microbirrificio’ e ‘Trends in brewing’ sono gli ar-

gomenti trattati negli incontri, oltre ai workshop a cura dell’Università di Udine, che vede la presentazione degli enti di formazione e il convegno sulle ‘Alterazioni della birra e i principali difetti’. Nel carnet di BBTech Expo anche iniziative collaterali: mostre e concorsi, come il nuovo contest dedicato al packaging più innovativo, che punta a valorizzare ricerca e design in un settore dove il made in Italy è protagonista.

Seconda edizione per l’unico evento B2B in Italia dedicato alla produzione di birra artigianale Dal 27 al 28 marzo, presso il MiCo Lab di Milano, Craft Beer Italy metterà a disposizione degli operatori del settore craft due strumenti imprescindibili al giorno d’oggi: una mostra su tutte le fasi di produzione, analisi, packaging e vendita, nell’area espositiva di 4.000 m2, e un programma di conferenze altamente professionali. L’esposizione offrirà ai visitatori l’opportunità di aggiornarsi sulle novità ed entrare in contatto con aziende internazionali difficilmente incontrabili altrove. La seconda edizione vedrà un numero di espositori italiani e internazionali maggiore rispetto alla prima. Accanto alla presenza di molte aziende leader italiane, Craft Beer Italy è anche orgogliosa di ospitare

grandi aziende internazionali che coprono l’intera filiera. Il catalogo online completo è visionabile sul sito ufficiale della manifestazione www.craft-beer-italy.it Oltre alla ricca area espositiva, cuore pulsante della manifestazione sarà anche il programma di conferenze, a cura dei due istituti europei più importanti in ambito di formazione e aggiornamento brassicolo: Doemens e VLB Berlino. Proprio in questa direzione va l’accordo che Craft Beer Italy ha stretto con Doemens, VLB e Arte Bier: durante le due giornate sarà possibile prenotare alcuni corsi Doemens e Arte Bier con uno sconto del 5% e lo European MicroBrew Symposium di VLB Berlin con uno sconto del 10%.


agenda

Gli incontri si terranno in due grandi sale situate al piano seminterrato del MiCo Lab, con accesso al centro dell’area espositiva. Tutti gli interventi saranno in italiano e in inglese grazie alla traduzione simultanea. Grandi novità saranno presenti anche nel programma collaterale con 4 aree degustazione, gestite da Doemens e da Unionbirrai, il primo concorso per etichette di birra artigianale Best Craft Beer Label

e la finale del Campionato Italiano dei Beer Sommelier Doemens, durante la quale i partecipanti daranno il loro meglio nella descrizione approfondita delle caratteristiche sensoriali di una birra e nelle proposte di abbinamenti gastronomici. L’ingresso all’area espositiva è gratuito previa registrazione solo online. La conferenza è acquistabile online: http://www.craft-beer-italy.it/biglietti/.

Una nuova edizione di Save Milano Dopo il successo raccolto dall’edizione veronese di Save dello scorso ottobre, che ha registrato oltre 7.400 operatori specializzati, il prossimo 18 aprile una nuova edizione dell’evento verticale di riferimento per le soluzioni e applicazioni di Strumentazione, Automazione e Sensoristica tornerà a Milano, riproponendosi come momento fondamentale di aggiornamento professionale, di confronto diretto aperto a esperti, azien-

de, enti, istituzioni, per offrire la più completa rassegna di tecnologie e soluzioni nell’ambito della strumentazione e dell’automazione, oltre che punto d’incontro per sviluppare business. Strumentazione Smart, Big Data, sensoristica, monitoraggio e controllo impianti, asset management, sistemi di visione, efficienza energetica, raccolta dati e analisi, e molto altro ancora, sono alcune delle tematiche attorno a cui si svilupperà

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l’importante giornata, per comprendere le sfide e le opportunità (anche in chiave Industry 4.0) che siano punto di riferimento per l’innovazione e per la competitività per i differenti mercati industriali. Save, per massimizzare le sinergie e le opportunità, si svolge inoltre in concomitanza con MCM Milano, evento leader per la manutenzione industriale, e insieme a mcT Alimentare / Visione e Tracciabilità, manifestazione di riferimento per il settore Food & Beverage e la connessa logistica e tracciabilità industriale. L’appuntamento meneghino è organizzato da EIOM e può contare sul supporto e la collaborazione con le più importanti associazioni e istituzioni del settore, tra cui ricordiamo G.I.S.I. (Associazione Imprese Italiane di Strumentazione) che riconosce la mostra quale evento di riferimento per l’automazione e la strumentazione di processo, PLC Forum (la principale associazione italiana online per la promozione dell’automazione), e ANIPLA (Associazione Nazionale per l’Automazione) che ne cura gli aspetti scientifici.

CON TUTTOWINE IL VINO CONQUISTA UNO SPAZIO INNOVATIVO A TUTTOFOOD 2019 Grazie all’accordo siglato tra Fiera Milano e UIV, Unione Italiana Vini, nasce Tuttowine, una formula originale e innovativa che presenta le opportunità di business specifiche del comparto ai target professionali italiani e internazionali nel contesto più ampio di Tuttofood, che si terrà a Fieramilano dal 6 al 9 maggio, una manifestazione che fa della compresenza dei diversi settori del food & beverage una delle sue principali carte vincenti. Un appuntamento centrato su tre punti di forza: selezione degli operatori, strategie di incoming mirate alla moderna distribuzione e un’innovativa area-evento dove, sotto l’insegna “l’enoteca di Tuttowine”, le aziende espositrici potranno promuovere i propri prodotti in un calendario di degustazioni e incontri, dedicati anche a temi di marketing.

Animeranno gli incontri le testimonianze dei principali giornalisti del vino italiani e stranieri, esperti di mercato e opinion leader, valorizzando una proposta espositiva realmente diversa perché pensata e realizzata insieme a chi, tutti i giorni, vive la moderna dimensione del mercato del vino. I visitatori di Tuttowine potranno così godere di un’ampia selezione di aziende vitivinicole, imbottigliatori e distributori di vino, mentre per l’incoming, in linea con la strategia di Tuttofood, verranno selezionati top buyer italiani e internazionali altamente profilati per il comparto nelle categorie importatori e distributori, grossisti, dettaglianti, HoReCa, negozi di specialità e gastronomie, distribuzione moderna, compagnie aeree, navali e ferroviarie e, ultimo ma non meno importante, l’e-commerce.

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calendario

In rosso, le manifestazioni alle quali potete trovare le nostre riviste in distribuzione

IN ITALIA 16-19 FEBBRAIO 2019 - Beer Attraction e BBTech Expo - Salone int. della birra - Rimini - www.beerattraction.it

17-19 MARZO 2019 - Prowein - Salone int. del vino Düsseldorf (Germania) - www.prowein.com

27-28 MARZO 2019 - Craft Beer Italy - Mostra della birra artigianale - Milano - www.craft-beer-italy.it

18-20 MARZO 2019 - Pro2Pac - Salone int. del processo e confezionamento - Londra (Inghilterra) www.pro2pac.co.uk

10-11 APRILE 2019 - Cibus Connect - Salone int. dell’alimentazione - Parma - www.cibus.it 18 APRILE 2019 - Save - Salone int. dell’automazione Milano - www.exposave.com 6-9 MAGGIO 2019 - Tuttofood + Tuttowine - Salone int. dell’alimentazione - Milano - www.tuttofood.it 28-30 MAGGIO 2019 - SPS IPC Drive - Salone int. dell’automazione - Parma - www.spsitalia.it 17-20 GIUGNO 2019 - SLIM - Convegno int. sulla shelflife degli alimenti - Napoli - www.gsica.net/slim-2019 22-25 OTTOBRE 2019 - Cibustec - Salone dell’industria alimentare - Parma - www.cibustec.it 16-19 NOVEMBRE 2019 - Foodnova - Salone int. dei nuovi alimenti - Rimini - www.foodnova.eu 19-22 NOVEMBRE 2019 - Simei - Salone int. macchine per enologia e imbottigliamento - Milano - www.simei.it

26-29 MARZO 2019 - Auspack - Salone int. delle tecnologie per alimenti e bevande – Melbourne (Australia) - www.auspack.com.au 12-15 GIUGNO 2019 - Propak Asia - Salone int. dell’imballaggio - Bangkok (Tailandia) - www.propakasia. com 23-28 GIUGNO 2019 - GiESCO - Convegno int. sulla vitivinicoltura - Salonicco (Grecia) - giesco2019.gr 23-26 OTTOBRE 2019 - E-Pack Tech - Salone int. dell’imballaggio - Shangai (Cina) - www.fieramilano.it/epack-tech 3-5 DICEMBRE 2019 - Food ingredients Europe Salone int. degli ingredienti alimentari - Parigi (Francia) - www.figlobal.com/fieurope 9-11 DICEMBRE 2019 - Pacprocess MEA - Salone int. dell’imballaggio - Cairo (Egitto) - www.pacprocess-mea. com

ALL’ESTERO 29 GENNAIO-1 FEBBRAIO 2019 - Upakovka - Salone int. dell’imballaggio – Mosca (Russia) - www.upakovkatradefair.com 13-16 FEBBRAIO 2019 - Biofach - Salone int. del biologico – Norimberga (Germaia) - www.biofach.de

industrie delle bevande

26-28 MARZO 2019 - ProFood Tech - Salone dell’industria alimentare e bevande - Chicago (USA) www.profoodtech.com

- xlviii (2019) - febbraio

15-19 FEBBRAIO 2020 - Intergastra - Salone int. dell’alimentazione – Stoccarda (Germania) - www. messe-stuttgart.de/intergastra/ 7-13 MAGGIO 2020 - Interpack - Salone mondiale dell’imballaggio - Düsseldorf (Germania) - www. interpack.com


agenda

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Londra ha il suo salone del processo e confezionamento per il food & beverage Dal 18 al 20 marzo 2019 il centro conferenze e mostre ExCeL di Londra ospiterà Pro2Pac, l’evento completo per il processo e il confezionamento nell’industria alimentare e delle bevande che si terrà contestualmente ad IFE (The International Food & Drink Event). Dedicato agli operatori dell’intera filiera del food & beverage, alimenti e bevande, il salone rappresenta un’interessante occasione a cadenza biennale di incontro fra produttori, tecnici e specialisti di design. All’edizione di quest’anno sono attesi oltre 120 fornitori leader di macchinari e soluzioni, ed è previsto uno stimolante programma di seminari per scoprire il futuro del packaging.

Il settore vitivinicolo si dà appuntamento in Grecia a giugno Dopo l’ultimo “Convegno Internazionale GiESCO “International Academy of Vine and Wine” - PAV giudicato il più libero, democratico e qualificato gruppo internazionale scientifico, culturale, formativo, informativo e tecnico del settore viticolo e vitivinicolo, tenutosi in Argentina nel 2017, dal 23 al 28 giugno 2019 a Salonicco (Grecia) si terrà il 22o Congresso Biennale. I convegni si tengono ogni due anni alternativamente nei due emisferi: sono, infatti, in programma i seguenti appuntamenti in Nuova Zelanda e Australia nel 2021 e in Cina nel 2023. Ai congressi GiESCO partecipano ricercatori, tecnici, imprenditori, nonché della formazione e dell’assistenza tecnica da tutto il mondo e al GiESCO appartengono la maggioranza delle pubblicazioni del settore.

PROCESSING

PACKAGING

LABELLING

END-OF-LINE

LOGISTICS

industrie delle bevande

SAFETY

INGREDIENTS

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recensione libri

Leggi CODICE DELLA VITE & DEL VINO – LE DISPOSIZIONI UE, LE NORME NAZIONALI, LE CIRCOLARI A. Rossi - 2.272 pagg. - Edito da Unione Italiana Vini - Confederazione Italiana della vite e del Vino - 2018 - 290,00 € - ISBN 9788894134049.

La legislazione vitivinicola è in continua evoluzione e, per fornire agli addetti ai lavori uno strumento aggiornato e completo utile a facilitare la consultazione dell’elevato numero di norme nazionali ed europee che regolano il settore, come ogni anno, Unione Italiana vini ha dato alle stampe il nuovo “Codice della Vite e del Vino”, giunto alla quattordicesima edizione, curato da Antonio Rossi (responsabile del Servizio giuridico di UIV). All’interno delle oltre 2.000 pagine, suddivise in diciotto capitoli, il volume contiene la rielaborazione e l’aggiornamento dell’intero panorama legislativo nazionale, significativamente mutato dopo l’emanazione del Testo Unico del Vino (legge n. 238 del 12 dicembre 2016) e l’approvazione di gran parte dei corrispettivi decreti attuativi. Sono altresì presenti le disposizioni nazionali che disciplinano

industrie delle bevande

- xlviii (2019) - febbraio

l’attività di produzione e commercializzazione delle bevande, anch’esse parte della complessa realtà legislativa nella quale si inserisce il lavoro quotidiano degli operatori vitivinicoli. Nelle sezioni dedicate alle normative europee, sono riportati anche i nuovi regolamenti Ue di esecuzione n. 273 del 2018 e delegato n. 274 del 2018, che hanno sostituito e aggiornando le precedenti norme del sistema autorizzativo degli impianti viticoli, dello schedario viticolo, dei documenti di accompagnamento e della certificazione, del registro delle entrate e delle uscite e delle dichiarazioni obbligatorie. Inoltre, sono illustrati i regolamenti comunitari collegati all’OCM Vino (reg. 1149/16 e 1150/16) e tutte le disposizioni statali applicative collegate alle misure di sostegno. Nel testo viene poi dato ampio spazio alla disciplina italiana e

comunitaria in materia di sistema autorizzativo degli impianti vitati, in particolare ai recenti aggiornamenti al decreto attuativo nazionale e le relative circolari interpretative. Accanto al volume, UIV mette a disposizione il servizio di consultazione legislativo online e la newsletter legislativa, strumenti forniti all’operatore professionale per ricevere tempestivamente le ultime news sulla pubblicazione di nuovi provvedimenti nazionali ed europei.


Il viaggio continua...

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- xlvii (2018) - febbraio


Indice inserzionisti AB Energy - Orzinuovi www.gruppoab.it . ........... sett./ott. Akomag - Soragna www.akomag.com............ nov./dic. All4Pack - Parigi (F) www.all4pack.com........... lug./ago. Amorim Cork Italia - Conegliano www.amorimcorkitalia.com ...... 14

China Brew Shangai (CHN) www.cbb.drinktech.com........lug./ago. Chiriotti Editori - Pinerolo www.chiriottieditori.it.................55-79 Cibustec - Parma www.cibustec.com............................. 77 CMP - Saluzzo www.cmp-plast.it................sett./ott.

BBM Packaging Solutions S. Pellegrino Terme www.bbmpackaging.com.....nov./dic.

Colombin - Trieste www.colombin.com ........ gen./feb.

BBTech Expo - Rimini www.bbtechexpo.com ....nov./dic.

FDT Africa - Johannesburg (ZA) www.fdt-africa.com........ mag./giu.

B&R Automation Passirana di Rho www.br-automation.com.....nov./dic.

Fillpack - Canelli

Bericap - Melzo www.bericap.com .................cop. 2

www.fillpack.it ..................nov./dic. Fimer - Canelli www.fimer.it........................... cop. 3

Gai - Ceresole d’Alba www.gai-it.com.............................49

R-Biopharm Italia Melegnano

Hi Europe - Francoforte (D) www.hieurope.com/2018.... mag./giu.

www.r-biopharm.com .....nov./dic.

Igus - Robbiate www.igus.it........................ nov./dic. Intervitis Interfructa - .Stoccarda (D) www.ivifho.de.......................sett./ott. Ipack Ima - Rho www.ipack-ima.com......... mar./apr. Magnoni - Modena www.magnonisrl.it........... sett./ott. Marking Products - Settimo T.se www.marking.it................. sett./ott. Marmoinox - Canelli www.marmoinox.it . .........nov./dic. Metalnova - Parma www.mnmetalnova.it...................29

Fispal Tecnologia San Paolo (BR) www.fispaltecnologia.com.br. .nov./dic.

Nimax - Bologna www.nimax.it..................... sett./ott.

www.caisrl.it............................cop. 1

Flavor Chimica - Gardolo www.flavorchimica.com............... 37

Parker - Corsico www.parker.com.............. mag./giu.

Cavagnino & Gatti - Canelli www.cavagninoegatti.com........ cop. 4

Foodexecutive.com www.foodexecutive.com ...lug./ago.

ProFood Tech - Chicago (Usa) www.profoodtech.com ...nov./dic.

Brau Beviale - Norimberga (D) www.braubeviale.de.............. sett./ott. Cai Industries - Andria

Sacmi Imola - Imola www.sacmi.com.................nov./dic. Sap Italia - Melegnano www.sapitalia.it.............................41 Sirec - Colorno www.sirec.it........................sett./ott. SPS IPC Drives Italia - Parma www.spsitalia.it................ mar./apr. Sulzer Pumps - Casalecchio di Reno www.sulzer.com ...............sett./ott. Tecnomeco - Fidenza www.tecnomeco.it............sett./ott. Thaifex - Bangkok (TH) www.worldoffoodasia.com... mar./apr. Vinitech-Sifel - Bordeaux (F) www.vinitech-sifel.com ..sett./ott. Wolhfarth - Sordio www.wolhfarth.eu ......................35 Xylem Water Solutions Italia Lainate www.xylemwatersolutions.com nov./dic.

Aziende citate Gai Macchine Imbottigiatrici www.gai-it.com...................................................30

NiMCO - www.nimco.com.................................28

Amorim Cork Italia www.amorim.com..............................................43

Igus - www.igus.it.................................................32

Sap Italia - www.sapitalia.it ...............................34

K+H Armaturen - www.kh-tec.com.................22

Better Juice - www.better-juice.com................48

KHS Italy - www.khs.com...................................33

Schneider Electric www.schneider-electric.it................................30

Bioagrotech - www.bioagrotech.com..............47

Konica Minolta Sensing Europe www.konicaminolta.eu.....................................36

SleeveSeal - sleeveseal.com...............................27

Alps - www.alpsleak.com....................................27 Altech - www.altech.it.........................................25

Crown Bevcan Europe & Middle East www.crowncork.com........................................40

O-I - www.o-i.com................................................39

SMI Pack - www.smipack.it................................26

Magnoni - www.magnonisrl.it...........................32

Defranceschi - www.defranceschi.sacmi.it.....21

Stroh - www.stroh-sterima.de...........................23

Maurer Gép - www.maurergep.com.................22

Emmeti - www.emmeti-spa.it............................27

Meccanica Spadoni - www.spadoni.it..............22

Sysmex Partec Italia www.sysmex-partec.it.......................................23

Filtec - www.filtec.com.......................................26

NiceLabel www.nicelabel.com/label-cloud.....................40

Vermicon - in Italia: Sysmex Partec Italia www.sysmex-partec.it.......................................23

Fres-co - www.fresco.com..................................28

industrie delle bevande

- xlviii (2019) - febbraio




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