ANNO IX - N° 1 - Marzo 2010 - Sped. in abb. post. Legge 662/96, art. 2, Comma 20/c D.C./D.D./Asti - Copia Omaggio
Mondo Mond o
Adozione Insieme
Infanzia e partecipazione a pagina 5
Adozione: Colombia e Guatemala a pagina 25
Giocare è una cosa seria... a pagina 31
Perù: la dignità negli occhi dei bambini a pagina 9
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EDITORIALE PRIMOPIANO COOPERAZIONE ADOZIONE RUBRICHE
EDITORIALE: Non è un reality show... PRIMO PIANO: Infanzia, partecipazione e cittadinanza COOPERAZIONE: Perù: istruzione, lavoro e dignità, Indonesia: partner locale ADOZIONE: Colombia e Guatemala, Questi occhi hanno visto... RUBRICHE: Psicologa: giocare è una cosa seria, Letture: Figlia della guerra
EDITORIALE PRIMOPIANO COOPERAZIONE ADOZIONE RUBRICHE
Sommario
Anno IX - N° 1 Marzo 2010 Direttore Editoriale Gianfranco Arnoletti
EDITORIALE
Direttore Responsabile Elena Volponi
Non è un reality show... .....................................pag. 3 PRIMO PIANO
Redattori e Collaboratori Gianfranco Arnoletti, Luigi Bisceglia, Daniele De Florio, Giuseppe De Luca, Barbara Di Cursi, Ambra Enrico, Beatrice Gemma, Paola Gramegna, Pierre Legros, Marco Pastori, Gianpietro Schibotto, Ahmad Sofian.
Infanzia, partecipazione e cittadinanza ...........pag. 5 COOPERAZIONE Istruzione, lavoro e dignità ................................pag. 9 Diario: la metropoli assetata ............................pag. 13 Focus Cambogia ................................................pag. 15 Partner locale: PKPA ........................................pag. 21 Tutti i progetti in corso .....................................pag. 24
Fotografie Ambra Enrico, Tutik Fissore, Michela Fornasero, IFEJANT, Marco Pastori, Marco Scarpati, Taing Thearith, Sok Yuon, Silvio Zagli. Progetto grafico e impaginazione Daniele De Florio
ADOZIONE Colombia e Guatemala ....................................pag. 25 Questi occhi hanno visto... ..............................pag. 29
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RUBRICHE
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L’angolo della psicologa ..................................pag. 31 Letture ................................................................pag. 34
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Autorizzazione Tribunale di Torino n. 3633 del 25/02/1986. Iscrizione al Registro Nazionale della Stampa richiesta in data 27/04/1998. Spedizione in abbonamento postale Legge 662/96, articolo 2, comma 20/c - C.R.P. Asti C.P.O. È vietata la riproduzione anche parziale di testi e illustrazioni.
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La foto di copertina è di Humberto Grovas.
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Non è un reality show...
sità di un processo adottivo internazionale con tutte le sue difficoltà, le attese, l’articolata documentazione da produrre e la gioia inesprimibile di quel momento in cui si forma una nuova famiglia.
Cari amici,
Con tutti i nostri collaboratori abbiamo deciso un anno fa di aderire a questo progetto, mettendo a disposizione degli autori le storie che i protagonisti hanno liberamente deciso di raccontare e la nostra esperienza come ente autorizzato. Questo affinché i contenuti della cosiddetta docu-fiction (da non confondersi con un reality show, come purtroppo molti giornali l’hanno definita), fossero il più possibile attinenti alla realtà.
Come molti di voi avranno visto o sentito, nel mese di Febbraio è iniziato su La7 un programma televisivo che tutti noi speravamo, prima o poi, fosse prodotto: un programma che parlasse di adozioni internazionali, e che affrontasse l’argomento in maniera sincera, approfondita e in tutta la sua complessità. Questo programma, che si intitola “Mamma ha preso l’aereo”, è un format completamente nuovo che non si rivolge solo alle famiglie adottive o a quelle che stanno per diventare tali, ma che ha l’ambizione di rivolgersi ad un pubblico più vasto. Un pubblico che spesso non conosce la comples-
“Un format completamente nuovo che non si rivolge solo alle famiglie adottive o a quelle che stanno per diventare tali, ma ad un pubblico più vasto, che spesso non conosce la complessità di un tema tanto delicato.” 3
Ideato dalla Profile, una casa di produzione romana specializzata in tematiche sociali, “Mamma ha preso l’aereo” ci ha conquistati sin dal primo momento. Posso confermare che nella sue autrici abbiamo
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Editoriale
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la figura del bambino, ma lo rende protagonista nel racconto della sua nuova avventura familiare.
trovato un interlocutore dalla serietà necessaria e indispensabile a trattare un tema tanto delicato.
Aldilà di questo importante appuntamento, il Cifa in questi mesi sarà “In una televisione in cui i bamancora impegnato in una serie di iniziative di ribini sono spesso strumentalizlevo tra cui voglio ricorzati, una docu-fiction che parla dare un convegno a fine aprile a Torino sul tema di adozioni mette sì in risalto la dell’adozione internaziofigura del bambino, ma lo rende nale, a cui parteciperanno numerosi esperti del setprotagonista nel racconto della tore, il consueto appunPerché è il mezzo più sua nuova avventura familiare.” tamento a Cascina San immediato, può raggiunMichele per raccogliere gere un vasto pubblico e fondi a favore dei bambinon soltanto gli addetti ni cambogiani e alcuni altri appuntamenti a livello ai lavori o le famiglie coinvolte in prima persona. locale e nazionale su cui vi daremo maggiori inforPerchè suscita l’interesse mediatico, alimenta il conmazioni attraverso il nostro sito. fronto e se ben utilizzato può fare “cultura”. Crediamo e speriamo, con questo prodotto televisivo, di essere riusciti a sfatare le tante leggende che ancora oggi, purtroppo, circolano sul mondo delle adozioni internazionali. Ma perché abbiamo voluto utilizzare il mezzo televisivo?
In una televisione pubblica e privata in cui i bambini sono spesso utilizzati come veicoli per comunicare prodotti o sentimenti standardizzati, una docu-fiction che parla di adozioni mette sì in risalto
Gianfranco Arnoletti UN SMS PER UN SORRISO: GRAZIE! Vogliamo ringraziare di cuore tutti coloro che hanno offerto il proprio contribuito durante la campagna “1 SMS per 1 SORRISO” lanciata da Cifa tra il 23 Novembre e il 3 Dicembre 2009. Gli operatori telefonici coinvolti (TIM, Vodafone, Wind, 3 e Telecom Italia) hanno infatti registrato una ricezione di diverse migliaia di SMS solidali a favore del progetto di Cifa in Cambogia “Anch’io so leggere e scrivere!” Nell’attesa di ricevere i dati completi, una stima realistica dei proventi della campagna si attesta intorno ai 15mila Euro. Con il Vostro aiuto, tanti bambini di strada sono finalmente tornati a sorridere!
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Infanzia, partecipazione e cittadinanza
ancora il più delle volte nella forma di un superficiale decorativismo di superficie, un minuetto grazioso di finta cittadinanza, patinata nella modalità di un accondiscendente paternalismo.
Una riflessione per i vent’anni della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia, celebrati il 20 Novembre scorso.
Ma la sostanza della proposta di una effettiva e autentica partecipazione dell’infanzia nello spazio pubblico è altra cosa e non è a costo zero, come si illudono tante anime pie o tiepidi riformisti che, mentre aggiustano i tratti delle buone maniere con i bambini, continuano a lasciare inalterati i meccanismi che quegli stessi bambini li violentano, brutalizzano, strumentalizzano, affamano, uccidono.
Il tema della partecipazione dell’infanzia è diventato sospettosamente “di moda”, nei dibattiti colti così come nella “vulgata” del senso comune, fino alle degenerazioni di certi programmi televisivi, dove i bambini vengono indotti a scimmiottare ciò che non sono, violentati da esigenze commerciali, Partiamo allora dai dati di fatto, e non da una prodi “share”, di “esibizioclamazione aleatoria di ne” più che di “partecibuone intenzioni. E i dati pazione”. Insomma, la di fatto ci dicono che la “Pensare alla partecipazione presenza dei bambini e condizione dell’infandegli adolescenti, in quelzia nel mondo continua, dell’infanzia significa rompere drammaticamente, a lo che potremmo chiamacon la stereotipata concezione peggiorare. Peggiora per re il vasto orizzonte dello quanto riguarda le neces“spazio pubblico”, sociadel bambino come essere incomsità primarie dei bambini, le, culturale, massmediopetente e costoso per la società.” l’alimentazione, la salute, logico, politico, si realizza
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Primo piano
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di proposte, di valori, di critiche, di progetti, di domande, di risorse.
la scuola... Ma peggiora anche per quanto riguarda i cosiddetti diritti di seconda o terza generazione, perchè l’infanzia è sempre più vittima di ingranaggi impietosi di emarginazione, sfruttamento, deprivazione affettiva e invisibilità sociale.
Dobbiamo cominciare a concepire l’infanzia, insomma, come un gruppo sociale permanente, capace di inserirsi in un processo attivo di negozazione e rinegoziazione. I bamParlare di partecipazione bini e gli adolescenti non dell’infanzia è dunque sono semplici “macchine una sfida, che ci interpel“Il bambino deve essere visto e triviali” che riproducono la in primo luogo su un valorizzato come autentico inpassivamente il dato sopiano propriamente culciale, ma attori e protagoturale. terlocutore, soprattutto quando nisti di una vera e propria Pensare, infatti, alla parsi tratta e si decide di questioni “riproduzione intepretatecipazione dei bambini tiva”, che è la fondamene degli adolescenti, siche lo riguardano direttamente.” tale conditio sine qua non gnifica rompere con gli schemi mentali di una di ogni discorso e pratica stereotipata concezione relativi alla partecipaziodell’infanzia, basata sul paradigma proprietario, sul ne infantile. paradigma del bambino come essere deprivato, incompetente, prescindibile, quando non decisamenSu questa base è necessario rinnovare il contratto te solo ed esclusivamente “costoso” e pericoloso per sociale con l’infanzia. Non basta infatti un’insiela società. me posticcio di parzialissimi aggiustamenti, non basta nominare tale o quale “difensore dei bambini”, esibire questo o quel parlamento infantile. Si Si tratta di operare nelle nostre coordinate interiori e in quelle pubbliche una vera e propria rivoluziotratta piuttosto di assumere l’infanzia come vero e ne copernicana e cominciare a vedere nei bambini e proprio attore sociale, cui estendere uno statuto di negli adolescenti veri e propri “soggetti”, vale a dire cittadinanza attiva nella prospettiva di una demoidentità private e sociali competenti, imprescindibicrazia di “alta intensità”. In altre parole il bambino li, dotate di caratteristiche che non sono solo “prodeve essere visto e valorizzato come autentico intermesse di una futura realizzazione” ma presenzialità locutore, tanto nelle pratiche discorsive così come TAVOLA ROTONDA - 3 FEBBRAIO RINGRAZIAMENTI Un sentito ringraziamento, da parte di Cifa, a tutti coloro che hanno partecipato alla tavola rotonda del 3 Febbraio a Milano dal titolo: “Cooperazione internazionale e Diritti dell’Infanzia: riflessioni, priorità e sfide per il futuro”. Un particolare ringraziamento va a Fiammetta Casali e Federica Giannotta.
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Tutto questo suppone un superamento delle tradizionali relazioni elitarie, asimmetriche ed eccessivamente sbilanciate a favore delgi adulti, e anche una redistribuzione del potere decisionale, da cui infanzia e adolescenza sono secolarmente esclusi. Non si tratta di costituire una sorta di “tirannia” dell’infanzia, ma più semplicemente di cominciare a riformare realmente l’assolutismo autoritario e monocratico della società adulta nei confronti dell’infanzia, in modo che i bambini e gli adolescenti diventino autentici soggetti di diritto e non semplicemente beneficiari passivi tutelati da altri.
ambiti regionali, nazionali e internazionali, e passando da una semplice visibilità sociale a una vera e propria incidenza politica. Questi bambini e adolescenti lavoratori organizzati sono anche coscienti di costituire non tanto una sorta di avanguardia supponente e autoreferenziale, ma piuttosto una sorta di “anticipazione simbolica” di ciò che potrebbe avvenire in futuro; un’anticipazione della possibilità che la società consideri tutti i bambini come soggetti sociali, capaci, socialmente produttivi, partecipi del processo di superamento delle relazioni discriminanti.
In quest’ottica il tema della partecipazione infantile e adolescenziale è strettamente collegato a quello dell’organizzazione dei bambini e della loro capacità di costituirsi come movimento sociale in grado di incidere nei processi decisionali della nostra società. E da questo punto di vista, forse, l’esperienza più avanzata è quella dei gruppi organizzati di bambini e adolescenti lavoratori in America Latina, in Asia e in Africa.
In altre parole i bambini lavoratori organizzati stanno promuovendo un processo di significativa trasformazione culturale che non offre benefici solo a Da molti anni, ormai, i processi organizzativi loro, ma che per tutta l’infanzia favorisce la radicadell’infanzia lavoratrice sono riusciti a trasformare lizzazione degli statuti democratici e la diffusione una sommatoria di casi individuali nella possibilità pervasiva della cittadinanza, facendo in modo che e nella realtà di un’azio“tutti possiamo riapprenne collettiva che si basa dere la condizione umana nel riconoscimento di per quanto si riferisce alla “L’esperienza più avanzata sul un’identità comune e nelrelazione del mondo adulto la comune appartenenza con il mondo dell’infanzia e tema della partecipazione dei mia uno specifico segmento dell’adolescenza.” (Alejannori e sulla loro capacità di orsociale. In questo modo i dro Cussianovich). bambini e gli adolescenganizzarsi è quella dei gruppi di ti lavoratori diventano Il solo fatto che esistano bambini e adolescenti lavoratori.” autentici attori sociali e movimenti di bambini la loro “partecipazione” e adolescenti lavoratori si trasforma in reale proorganizzati pone le basi tagonismo. Tutto ciò è per un nuovo concetstato gradualmente conquistato in questi decenni, to d’infanzia, dal momento che proprio a partire cominciando con le modeste azioni locali di quartiedall’esperienza accumulata a livello internazionale re e successivamente ampliando lo spazio pubblico in Asia, Africa e America Latina si è consolidata una del loro protagonismo sociale fino a espandersi in critica teorica e pratica al tradizionale, conservatore
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nelle istanze decisionali, soprattutto quando si trattano questioni che lo riguardano direttamente, sia in un contesto individuale sia in quanto membro di un gruppo sociale depositario di proprie rivendicazioni.
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e ancora ampiamente diffuso senso comune degli adulti. Questi movimenti rappresentano una critica a ruoli sociali deterministicamente assegnati, a linguaggi che evidenziano un “pensiero unico” e neocolonizzatore di fronte all’infanzia lavoratrice e anche all’infanzia in generale. “I movimenti
non solo conservatore ma addirittura reazionario. “Partecipazione”, insomma, significa per l’infanzia recuperare l’orizzonte utopico di una società più giusta, se per utopia intendiamo non il sogno impotente di qualche anima candida, ma piuttosto il progetto di ricostruzione del senso storico di una organizzati dei società.
bambini lavoratori ci impediscoE’ in questo senso che i movimenti organizzati Chissà che non sia prono di dimenticare la dimensione dei bambini lavoratori ci prio l’infanzia il luogo politica del discorso sulla partemettono anche in guarsociologico dell’incontro dia contro il rischio di tra realismo e utopia, dal cipazione infantile. Da questo dimenticare e annebbiare momento che i bambini punto di vista, ‘partecipazione’ la dimensione politica del configurano una rivendiscorso e della pratica dicazione sociale per significa recuperare l’orizzonpartecipativi. Spesso, intrasformare ogni sogno, te di una società più giusta.” fatti, si pensa che un’auogni fantasia, ogni utotentica partecipazione si pia in risposte efficaci e possa semplicente otteconcrete. E per questo ci nere con qualche modifiobbligano a un esercizio ca comportamentale, con qualche statuto giuridistorico, permanente e creativo di concretezza polico formale benevolmente concesso, insomma con tica e allo stesso tempo di palpito umano, estetico, qualche elemosina di coloritura democratica. etico, nella ricerca della speranza e della giustizia. E’ invece necessario riaffermare con forza che il tema della partecipazione richiede di affrontare il problema radicale delle ingiuste relazioni elitarie, che hanno origine in un insieme di interessi e rapporti di potere che obbediscono a una logica di dominio, emarginazione e sfruttamento. Qualsiasi “partecipazione” che non si collochi nell’orizzonte della trasformazione sociale diventa una falsità storica, che finisce per giocare un ruolo
Gianpietro Schibotto Gianpietro Schibotto è docente all’Università di Bologna, esperto di diritti dell’infanzia e membro della rete Italia NATs, in appoggio ai bambini e adolescenti lavoratori. Alejandro Cussianovich è pedagogista, docente e fondatore di Ifejant, movimento dei bambini e adolescenti lavoratori del Perù.
LA QUALITÀ DI CIFA VIENE CERTIFICATA Il Cifa ha recentemente ottenuto la certificazione di qualità ISO 9001 / 2008 da parte dell’ente di certificazione internazionale Bureau Veritas. La certificazione è riferita a tutta l’attività di Cifa, comprensiva del settore adozione e cooperazione internazionale, e si estende alle nostre differenti sedi*. La sigla ISO 9001 identifica un sistema di gestione della qualità che si riflette in una maggiore efficienza e trasparenza della nostra organizzazione. Per il Cifa, si tratta di un importante passo in avanti per fornire una piena garanzia ai bisogni e alle necessità di tutti coloro che sostengono i nostri progetti o che intendono intraprendere il percorso di genitori adottivi. “Abbiamo voluto fortemente conseguire questo tipo di risultato – commenta Gianfranco Arnoletti, Presidente di Cifa – come atto di responsabilità verso i nostri sostenitori e le nostre famiglie. Ci tengo a precisare che siamo l’unico ente autorizzato in Italia ad aver ottenuto la certificazione ISO 9001 per tutte le sedi principali.” *Le sedi certificate sono: Torino, Via Luigi Colli 4; Mirano, Via Bastia Fuori 4; Falconara Marittima, Via Galileo Galilei 4.
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Istruzione, lavoro e dignità
zone più povere di Lima hanno oggi delle scuole a loro misura, che permettono loro di continuare ad avere un’istruzione nonostante parte del loro tempo sia dedicato al lavoro.
Da più di due anni Cifa collabora attivamente con un’organizzazione peruviana che sostiene i movimenti dei bambini e degli adolescenti lavoratori (in spagnolo NATs, Niños y Adolescentes Trabajadores). Quest’inverno abbiamo fatto nuovamente visita a questa organizzazione, di nome IFEJANT, per produrre una valutazione complessiva del progetto e preparare la sua seconda annualità. Con Ifejant, Cifa ha creato un programma integrale che coinvolge sette scuole sparse in tutto il Perù. Grazie a questa collaborazione bambini che vivono a Jaen, nella zona amazzonica, bambini che vivono a Puno o Cajamarca, nelle Ande, e bambini che vivono nelle
Questi bambini hanno infatti intrapreso un cammino di formazione, che abbiamo deciso di sostenere, che non comprende solo l’istruzione “classica” come lo studio della matematica e della lingua, ma in cui la loro stessa condizione di bambini lavoratori è considerata un’opportunità, un arricchimento del percorso formativo. In questo cammino, che valorizza qualcosa che altri hanno considerato unicamente come una “Cifa ha deciso di raccogliere una colpa (lavorare mentre si studia) i bambini sono grande sfida: aprire un dialogo seguiti e appoggiati da reale con bambini che vanno dai adulti che li accompagnano, ma che vengono 3 ai 13 anni di età, alimentando considerati dagli stessi il loro protagonismo e ascoltanbambini come dei “collaboratori” nel processo do le richieste con cui vogliono di realizzazione del loro far valere i loro stessi diritti.” progetto di vita.
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Cooperazione
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IL NOME? È UN DIRITTO! “Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto a un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori e ad essere allevato da essi…” (Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia, Art. 7) “Se un fanciullo è illegalmente privato degli elementi costituivi della sua identità o di alcuni di essi, gli Stati parti devono concedergli adeguata assistenza e protezione affinché la sua identità sia ristabilita il più rapidamente possibile” (Art. 8) Tra i diritti fondamentali dei bambini contenuti nella Convenzione del 1989, quello al nome e alla cittadinanza è uno dei più importanti, e sicuramente il primo in ordine...di tempo. Il certificato di nascita è un requisito essenziale per ottenere la cittadinanza: agli occhi dello Stato, un individuo che ne è privo “non esiste”, e quindi non può usufruire legalmente dei privilegi e della tutela offerti dalla nazione. Senza una prova di nascita non si ha diritto a essere vaccinati in 20 paesi, non si può essere curati in un ambulatorio medico in 30 paesi, e quasi ovunque non si è ammessi a scuola.
Nella maggioranza dei casi i bambini non vengono registrati per la carenza di adeguati sistemi per la registrazione delle nascite (soprattutto nelle zone rurali), oppure perché i genitori ritengono costosa o superflua l’iscrizione anagrafica, e a volte perché le regole per essere iscritti sono state elaborate appositamente per impedire alle minoranze etniche di acquisire la cittadinanza e godere dei relativi diritti civili e politici. Grave è anche il problema della registrazione per i figli di genitori apolidi, rifugiati o profughi: spesso a questi bambini è imposta di fatto l’apolidia, ossia la mancanza di una qualunque nazionalità, circostanza che li espone a qualsiasi arbitrio da parte delle autorità dello Stato ospite.
La registrazione anagrafica costituisce inoltre lo strumento fondamentale con cui un governo può calcolare e pianificare scuole, centri sanitari e servizi necessari alla popolazione; è inoltre una indispensabile base statistica per monitorare l’entità del lavoro minorile e di altre forme di sfruttamento dei bambini. Eppure ogni anno nel mondo un terzo dei neonati, circa 40 milioni, non gode di questo diritto. Ci sono paesi, come la Sierra Leone, dove soltanto 1 neonato su 10 viene regolarmente registrato; in Etiopia, Somalia, Afghanistan e Cambogia il sistema anagrafico è semplicemente inesistente.
Il diritto a ricevere un nome e una nazionalità deve valere per tutti i bambini, anche per quelli nati da coppie in cui uno dei genitori è straniero, o quelli nati fuori del matrimonio. Per questo è importante che anche la madre possa trasmettere ai figli il proprio cognome e la propria cittadinanza: ma questo è proibito in molti paesi, ad esempio in quelli in cui vige la Sharia, la legge coranica.
Il problema della mancata registrazione è particolarmente sentito in alcuni paesi dell’America Latina, dove i bambini legalmente “inesistenti” sono in alcuni casi la maggioranza della popolazione infantile. Il fatto che un bambino non sia in possesso di documenti che ne attestino l’abbandono è un ostacolo insormontabile per la sua adozione legale: il gran numero di bambini senza certificati legali ha fatto quindi dell’America Latina un territorio di caccia per i trafficanti di bambini.
Affermare il principio del “superiore interesse del bambino” significa quindi anche eliminare le discriminazioni nei confronti della donna in tema di stato civile.
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loro genitori, né i sistemi di salute pubblica (da cui sono esclusi) sono in grado di fare.
Con Ifejant e altri collaboratori, Cifa ha deciso di raccogliere una grande sfida: parlare con questi bambini (di età variabile tra i 3 e i 13 anni) di Diritti dell’Infanzia e trovare un modo per farglieli “vivere”, e non solo studiare su dei libri.
La pratica virtuosa di questo progetto, che Cifa ha voluto fortemente potenziare, consiste nel formare sempre di più e sempre meglio gli insegnanti locali affinché sappiano dare risposte alle esigenze che solo i piccoli NATs riescono a comunicare. Contestualmente, si cerca di dare ancora più spazio al protagonismo dei bambini peruviani, perché siano loro ad insegnarci a difendere il superiore interesse del bambino in tutti i contesti in cui deve crescere la consapevolezza e l’applicazione di quest’ultimo.
Come ulteriore novità rispetto al progetto pilota, ci si occuperà anche di quei bimbi che, come Carlos, che hanno manifestato ritardi nell’apprendimento o che hanno subito abusi di qualche tipo, dedicando loro un servizio di attenzione psicologica.
“Per la prima volta si è passati dal semplice garantire sussistenza alimentare per i bambini coinvolti nel progetto ad una seria presa in carico delle loro condizioni di salute, fisiche e psicologiche.”
Ecco perchè abbiamo aperto a questi piccoli peruviani tanti spazi di protagonismo come la Defensoria, iniziativa che durante il primo anno di progetto ha dato ottimi risultati: uno spazio presente nelle sette scuole coinvolte nel progetto e in cui i bambini potranno recarsi per parlare di problemi, difficoltà e violazioni dei loro diritti cui possono imbattersi a scuola così come nel proprio ambiente familiare.
Dati i risultati positivi dell’annualità appena trascorsa, il programma integrale di formazione, di alimentazione e di tutela sanitaria e psicologica ripartirà senza indugi agli inizi di Marzo.
Le scuole di Nassae, di Huascar, di San Juan de Lurigancho, di Colibrì Puno, di Colibrì Juliaca e di Villa Alta sono così diventate, con l’intervento di Cifa, degli spazi di protezione per questi bambini ed adolescenti che provengono da strati della popolazioni molto poveri o da famiglie disgregate, e che sono a rischio di abbandono scolastico ma anche a forte rischio sanitario.
Non dobbiamo dimenticarci che i NATs sono bambini che lavorano. La valorizzazione critica di un determinato tipo di lavoro minorile, a certe condizioni e a patto che non pregiudichi mai lo svilup-
Per la prima volta si è passati, dal semplice garantire sussistenza alimentare ai bambini coinvolti nel progetto (con le mense scolastiche che forniscono colazione, pranzo e merenda), a una seria presa in carico delle loro condizioni di salute. Grazie al “Programa de salud integral” elaborato da Ifejant, i piccoli John, Lucy e tanti loro compagni hanno ricevuto una prima visita dentistica e una visita nutrizionale, e saranno curati come né i
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Grazie al progetto di Cifa in fase di implementazione, un gruppo di persone passate sugli altipiani andini, attraverso la selva amazzonica e nei pressi del lago Titicaca, si ritroveranno insieme per creare una nuova scuola, con una programma innovativo che garantisca a più di seicento bambini cibo, acqua ed istruzione per il terzo anno consecutivo, e anche qualcosa in più.
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po dal bambino, è un’idea che questi piccoli amici ci spiegano nella loro quotidianità con pazienza e dignità; potremo leggere la stessa dignità nei loro occhi quando alcuni NATs ci verranno a trovare anche in Italia, per spiegarci quanto sia importante quello che stiamo facendo insieme a loro.
La seconda fase del progetto di Cifa, unitamente all’implementazione del sostegno a distanza, porterà la nostra ONG a sostenere 606 bambini e 35 insegnanti, e ad aiutare le comunità di tre differenti regioni del Perù. Il progetto darà a tutti questi bambini una scuola e un’alimentazione di qualità, permetterà loro di se“Abbiamo deciso di integrare Finalmente, con il progetguire corsi di formazione to NATs, sta avvenendo professionale e sul diritto l’intervento progettuale con il quello scambio di idee alla salute, garantirà loro sostegno a distanza dei singoe di esperienze che un l’accesso alla Defensoria progetto di cooperazione e sosterrà a piccole espeli bambini coinvolti, aiutandoli dovrebbe sempre darci, rienze di microcredito ai a garantire quei diritti che loro per insegnarci a vedere la bambini indirizzandoli realtà da un altro punto verso un futuro migliore. stessi chiedono a gran voce.” di vista. Questa seconda fase sarà l’occasione per far capire Ecco perché noi del Cifa a tutti questi piccoli che abbiamo deciso di investire in questa realtà che non credono nella dignità, nel lavoro e nello sviluppo solo ci permette di garantire acqua, cibo, salute e che qualcuno, da molto lontano, sta dalla loro parte istruzione ai bambini lavoratori, ma anche e soprate crede fermamente nel loro progetto di vita… tutto dignità. Credetemi, in tre anni di esperienza come responsaAbbiamo deciso di credere fino in fondo in questa bile dei progetti di Cifa in America Latina, raramensfida, tanto da integrare la forza di questa esperiente mi sono sentita così piena di energia e sicura di za con un nuovo strumento che ci consentirà di socontribuire a qualcosa di importantissimo: lottare stenere le sette scuole che fanno parte del progetto non solo per la sopravvivenza, ma per i sogni di un e i piccoli NATs che le frequentano: il sostegno a bambino. distanza. Grazie al SAD, tante famiglie italiane potranno fornire un aiuto diretto ai singoli bambini “La vita è il coraggio di sognare, no?” coinvolti, aiutandoli a garantire quei diritti che sono Beatrice Gemma loro stessi a chiedere a gran voce.
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Anzi l’acqua non arriverà mai. Proprio non c’è, non si sa dove andarla a cercare, in mezzo al deserto; e portarla costerebbe troppo. L’acqua si compra e costa cara. E vale un quarto o più delle spese di un mese delle famiglie.
Lima, Perù LA METROPOLI ASSETATA
È la mia prima volta in America latina. Quando incontro il nostro partner locale, quando L’enorme crocifisso luminoso campeggia sulla colattraverso Lima mi sembra una missione diversa lina a strapiombo sul da tutte le altre. Ifejant è mare di Lima. Resto lì a un’organizzazione gioguardarlo quasi intontito. vane, preparata, con una “Ci vogliono decenni prima che, Sono a Barranco, quartiebase teorica solidissima, re di Lima che si affaccia che trasforma la propria oltre alle scale municipali, si possull’oceano, dove converpassione per i bambini e sa avere anche l’acqua nelle perigono molti turisti alla riper i loro diritti in attivicerca di uno degli angoli tà sociale e politica. Lima ferie. L’acqua, anzi, non arriverà più suggestivi della città. non è certo paragonabile mai, perchè non si sa dove andarla alle “mie città”: Phnom La città sconfinata Penh, Addis Abeba. a cercare. L’acqua si compra e coche dall’estremo nord sta cara, vale un quarto o più delall’estremo sud misura 50 Il miglior pisco sour delkm affacciati su un Ocela città si beve al bar del le spese mensili delle famiglie.” ano Pacifico offeso da un Grandhotel Bolivar, a assembramento umano il Lima Centro, in Plaza San cui numero imprecisato di abitanti varia, a seconda delle fonti, tra gli 8 e gli 11 milioni. Offeso dalle fatiche degli uomini e delle donne, offeso dal sudore del loro lavoro, offeso dagli scarichi industriali, dai liquami, dal porto. Oceano Pacifico. Un crocifisso vi campeggia sopra. Simbolo della dominazione che diviene accoglienza per chi giunge dal mare, punto di riferimento per chi percorre 50 km di costa o più. Simbolo di un Paese colonizzato nel nome di Dio. Lima. Assembramento umano. Assembramento di asentamientos humanos. I quartieri più poveri della capitale arroccati sulle colline desertiche del cono nord e del cono sud. Milioni di persone che arrivano in città alla ricerca di cibo, lavoro, dignità. In fuga dalle aree più povere del Paese per finire in luoghi anonimi, grigi, avvolti da una nebbia che pare essere inamovibile, eterna. Rischia di franare tutto in qualsiasi momento. Eppure non ci si può accampare da nessuna altra parte se si vuole diventare cittadini di Lima. Sono i non luoghi che gli immigrati provano a trasformare in luoghi accoglienti. Ma è impresa dura. Dopo anni ed anni di occupazione abusiva del suolo pubblico la Municipalidad de Lima ne riconosce l’esistenza, a volte anche la proprietà delle baracche. Quasi mai del terreno. Ma ci vogliono decenni prima che, oltre alle Escaleras solidares amarillas municipali che agevolano gli spostamenti su terreni scoscesi ed impervi, si possa avere la luce e l’acqua.
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Martin. E qui, per la prima volta dopo cinque giorni che sono a Lima, una bimba prova a vendermi qualcosa. Sono abituato a bambini che mi chiedono o provano a vendermi qualcosa di continuo. Da quando scendo dall’aereo a quando risalgo. Ma quando vado a visitare gli asentamientos humanos insieme a Beatrice tutto torna tristemente al suo posto. Tutto torna ad essere Etiopia, Cambogia, Burkina Faso, Perù. Tutto torna ad essere povertà. I luoghi, la scarsità di lavoro, la mancanza di accesso all’acqua, l’assenza di energia elettrica, la mancanza di accesso alle cure sanitarie di base, le famiglie numerose, le violenze sui bambini e sulle donne, la sporcizia. Tutto tristemente al suo posto. Completando quel puzzle di povertà che insieme a quello della ricchezza smisurata ed ingiusta non manca mai dei pezzi necessari a ricomporsi perfettamente davanti ai nostri occhi. Marco Pastori
CIFA È SOCIO ADERENTE DELL’ISTITUTO ITALIANO DELLA DONAZIONE Oltre alla certificazione di qualità ISO 9001/2008, il Cifa ha appena ottenuto un altro importante riconoscimento che testimonia la totale trasparenza e la qualità del meccanismo delle donazioni effettuate da tutti coloro che, con i loro contributi, aiutano a sostenere i nostri progetti. A seguito dell’esito positivo di un complesso iter certificativo, il Cifa è infatti diventato socio aderente dell’Istituto Italiano della Donazione (IID): un ente che, ispirandosi ai valori della fiducia, trasparenza, correttezza, equità, affidabilità, indipendenza e imparzialità, incentiva una cultura di correttezza gestionale della donazione. L’IID tutela il diritto dei donatori ad “un’informazione precisa e trasparente, che consenta loro di valutare l’efficacia degli interventi e l’efficienza della gestione economica” da parte dell’organizzazione che riceve la donazione. Cifa, inoltre, adotta la “Carta della Donazione” promulgata dall’IID come proprio codice etico. Pubblicata nel 1999, la Carta è il primo codice italiano di autoregolamentazione per la raccolta e l’utilizzo dei fondi nel Nonprofit. E’ questa stessa Carta a sancire un’insieme di regole di comportamento che l’organizzazione nonprofit aderente accetta per conseguire i suoi scopi di solidarietà, promozione sociale e culturale. Per maggiori informazioni puoi consultare il nostro sito www.cifaong.it oppure consultare il sito dell’IID www.istitutoitalianodonazione.it
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dal paese che rende questi giovani prede vulnerabili di abusi, soprattutto da parte dei trafficanti di esseri umani.
La turbolenta storia della Cambogia ha avuto un Alcune delle cause comunemente menzionate per impatto profondamente negativo sullo sviluppo spiegare l’emergere di tali abusi in Cambogia inumano soprattutto per ciò che riguarda donne e cludono l’arrivo dell’Autorità Provvisoria delle bambini. L’alfabetizzazione infantile è la più bassa Nazioni Unite in Cambogia (UNTAC), l’irregolare tra i paesi del Sud Est asiatico. La mortalità da parto sviluppo economico dovuto all’influsso della valuè tra le più alte del monta straniera (la dollarizzado. Le strutture sociali e zione dell’economia), la le tradizioni, segnate da corruzione, la discrimina“L’industria del sesso in Camlunghe guerre e dall’abizione fra gli stessi cambotudine alla violenza, ma giani (tra chi è povero o bogia, in precedenza considerata anche caratterizzate dalla ricco e tra chi ha la pelle un fenomeno marginale, illegale centralità della famiglia, bianca o nera), la mandalla religione buddista e canza sempre più consie criminale, è venuta ad occustente di terreno agricolo dal sacro rispetto per i più pare una posizione strategica e anziani, hanno generato produttivo, la pressione un comportamento sotdei debiti, l’assenza di vie centrale nell’economia di quesicure e legali per la mitomissivo che ha assunto sto paese e nella sua apertura grazione, l’aumento del un ruolo determinante in turismo. questo contesto sociale. verso il capitalismo moderno.” L’industria del sesso, in precedenza considerata un fenomeno marginale, illegale e criminale, è venuta ad occupare una posizione strategica e centrale nell’economia della Cambogia e nella sua apertura verso il capitalismo moderno. Lo sfruttamento sessuale, dunque, è qualitativamente cambiato rispetto alla prostituzione del passato.
Opportunità limitate d’istruzione e di formazione professionale hanno creato un consistente gruppo di giovani in cerca di lavoro non specializzato. La mancanza di lavoro e l’inadeguatezza del settore agricolo a far fronte ai fabbisogni delle famiglie hanno costretto molti giovani a lasciare le campagne e a cercare lavoro altrove; da qui una migrazione irregolare e non uniforme dentro e fuori
Questo fenomeno - che si presenta sotto forma legale nei bar e nei karaoke e sotto forma illegale attraverso il traffico nazionale e internazionale di donne e minori - genera profitti di milioni di dollari e trova l’appoggio legale di ufficiali militari, politici e altri potenti. Pubblici ufficiali, fra cui una grossa maggioranza di funzionari di polizia e dell’esercito, proteggono e legalizzano questi affari con ogni mezzo disponibile. L’industria del turismo, comprensiva di catene di hotel internazionali e compagnie aeree, trae grandi benefici dall’industria del sesso. Il mercato degli scambi sessuali è esploso e migliaia di donne e bambini vulnerabili sono trasformati in merce sessuale e continuamente abusati. I clienti sono divisi in due gruppi. Il primo è quello internazionale, costituito da gente proveniente dai paesi ricchi e comprensivo dei turisti e del personale delle ONG e delle Organizzazioni Internazionali presenti nel paese, che vogliono vivere un esperienza sessuale “esotica” con giovani donne ad un prezzo molto basso. La seconda e più vasta categoria è composta da cittadini cambogiani con un alto reddito, che si possono permettere prostitute a qualsiasi prezzo come e quando vogliono. Il settore sessuale è oggi diversificato, sofisticato specializzato, ovvero può far fronte a tutti i tipi di domanda.
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Il governo cambogiano – in particolare i Ministri dell’Interno e del Turismo, con il supporto delle Nazioni Unite e delle ONG locali - sono impegnati ad attivare leggi che contrastino gli effetti negativi del turismo sessuale e mirino a proteggere le donne e i bambini da ogni tipo di abuso. Tra queste misure prese dal governo, ci sono delle nuove leggi contro il traffico umano. Tuttavia la loro attivazione è incerta e la corruzione dilagante fa sì che la loro applicazione non sia una priorità. Problemi affrontati dai bambini di strada a Phnom Penh Il collegamento tra prostituzione e bambini di strada è diretto. Abbiamo osservato in prima persona come i ragazzi che vivono in strada, specialmente le ragazzine, cadano molto spesso nella rete della prostituzione. Questa realtà è ancora più evidente nelle aree turistiche dove la possibilità di prostituirsi è più alta. I bambini di strada non hanno accesso a beni primari quali cibo, acqua potabile, vestiti, un riparo. Sono affetti da malattie per lo più curabili quali tubercolosi, epatite virale, pidocchi, infestazioni da vermi e tifo, che però spesso sono causa di morte.
uno tra gli attori più importanti in Cambogia nell’organizzazione e gestione di rifugi e altri programmi umanitari che offrono a questi piccoli un’alternativa alla vita di strada.
Soffrono anche di malattie legate alla malnutrizione quali anemia, cecità notturna, rachitismo e scorbuto. Col passare del tempo, questi bambini rischiano Molti di noi combattono tenacemente per la giuanche di contrarre e difstizia e i diritti dei bamfondere malattie sessualbini di strada. Siamo comente trasmissibili quali stantemente presenti sul sifilide, gonorrea e AIDS. campo e incoraggiamo il “Il collegamento tra prostitugoverno cambogiano ad zione e bambini di strada è diQuando cadono vittime avere un ruolo più attivo del traffico umano, poi, e a rafforzare le misure di retto. Quando cadono vittime alcuni sono trasportati protezione dell’infanzia. del traffico umano, inoltre, alall’estero, altri mutilati per guadagnare più soldi. C’è ancora molto da fare, cuni di loro sono trasportaTutte queste realtà hanno ma siamo sulla buona ti all’estero, altri mutilati per anche un collegamento strada. Anche Voi lettori diretto con l’abuso di sopotete fare qualcosa di poter guadagnare più soldi.” stanze stupefacenti. molto importante: informarvi. Documentarsi su I programmi di protezioquanto accade in questi ne e rifugio per il crescente numero di bambini di paesi significa accrescere la propria conoscenza e strada non sono sufficienti; di conseguenza questi la propria consapevolezza sui diritti dei bambini e bambini sono abbandonati a se stessi senza aiuto e su come questi ultimi vengono violati. E conoscere protezione. In realtà, hanno un disperato bisogno un problema a fondo è indispensabile per provare di essere protetti in quanto sono continuo bersaglio a risolverlo. di sfruttamento da parte degli adulti. Assassini di minori, pedofili e negozianti inferociti sono una Pierre Legros minaccia costante per questi bambini e le loro vite Pierre Legros è esperto di lotta al traffico e alla prostitudisperate. zione minorile, ed è consulente di Cifa per i nostri progetti in Cambogia. Di nazionalità francese, da molti anni vive a Phnom Penh.
I bambini di strada hanno un estremo bisogno di programmi e servizi di protezione e aiuto; Cifa è
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SOSTIENI UN BAMBINO CON NOI Attenzione: tutti i versamenti sono da intestare a CIFA Onlus Inserire nella causale: “SAD in ..............................” (inserire il nome del paese) La presente scheda, compilata in ogni parte e firmata, con allegata copia della ricevuta del versamento o del bonifico, deve essere INVIATA VIA FAX al numero 011.4338029 o via e-mail all’indirizzo sad@cifaong.it o a mezzo posta al seguente indirizzo: CIFA Onlus - Programma SAD Via Ugo Foscolo, 3 10126 Torino DEDUCIBILITA’ Le tue donazioni a CIFA Onlus sono deducibili dalle tasse Persone fisiche Art. 14, Legge 80/05: le donazioni alle ONLUS sono deducibili dalle tasse nel limite del dieci per cento del reddito complessivo dichiarato, e comunque nella misura massima di 70.000 euro annui. Art. 15, comma 1, lettera i-bis D.P.R. 917/86: dall’imposta lorda si può detrarre un importo pari al 19 per cento delle erogazioni liberali in denaro, per importo non superiore a 2.065,83 EUR (4 milioni di lire), a favore delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus). Imprese Art. 14, decreto legge n. 35/2005: le liberalità in denaro o in natura erogate dalle persone fisiche e da enti soggetti all’imposta sulle società in favore delle O.n.l.u.s. sono deducibili fino al 10% del reddito complessivo e comunque non oltre 70.000 EUR/anno. Art. 100, comma 2, lettera a) d.P.R. 917/86: sono deducibili le erogazioni liberali a favore di organizzazioni non governative, per un ammontare complessivamente non superiore al 2% del reddito d’impresa dichiarato. Art. 100, comma 2, lettera h) d.P.R. 917/86: sono deducibili le erogazioni liberali in denaro, per un importo non superiore a 2.065,83 EUR o al 2% del reddito d’impresa dichiarato, a favore delle O.n.l.u.s. Art. 27, legge 133/99 e d.p.c.m. 20/06/2000: sono deducibili le erogazioni liberali in denaro (o in natura) in favore delle popolazioni colpite da eventi di calamità pubblica o da altri eventi straordinari anche se avvenuti in altri Stati, per il tramite (anche) delle organizzazioni non governative (non vi sono limiti massimi di deducibilità).
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Nell’ottobre del 2009 un grave terremoto ha colpito l’isola di Sumatra, in Indonesia, causando molte centinaia di morti e distruggendo interi villaggi. A partire dal giorno successivo alle scosse il PKPA, nostro partner locale in Indonesia, si era già attivato per organizzare squadre di soccorso ma soprattutto per andare in cerca di bambini dispersi o rimasti senza genitori, evitando che diventassero preda del traffico di minori. In questo numero di Mondo Cifa, il direttore esecutivo del PKPA ha descritto la sua organizzazione e il modo in cui questa affonda radici sempre più solide nella società indonesiana. Il PKPA ha collaborato con Cifa nella realizzazione del progetto “Scuole contro la marea” a Nias, una delle isole più violentemente colpite dallo tsunami del 2004, occupandosi della ricostruzione di due edifici scolastici. Oggi, insieme a Cifa, collabora a formare gli insegnanti che operano nelle stesse scuole. Uno sguardo complessivo sul PKPA
Anche se il PKPA focalizza i suoi programmi nella sola Indonesia, spostando saltuariamente la propria attività verso i paesi confinanti in relazione ai circuiti del traffico minorile, l’organizzazione coopera costantemente con altre ONG, istituzioni e individui all’estero. Uno sguardo complessivo sull’attività del PKPA si può esplicare nei tre punti che seguono, e su cui procederemo ad una spiegazione più dettagliata:
Il PKPA, acronimo di Pusat Kajian dan Perlindungan Anak (che significa Centro per lo Studio e la Protezione dei Bambini) è un’organizzazione non governativa indonesiana fondata il 21 Ottobre 1996 a Medan, nella Sumatra del Nord (e oggi con uffici secondari ad Aceh, Nias e Jakarta) che si occupa di tutela dell’infanzia e di prevenzione del traffico di minori.
Il PKPA è un’organizza1 - Focalizzazione delle zione ufficialmente ricoaree tematiche d’interven“La ratifica della Convenzione nosciuta in Indonesia, una to ONU sui Diritti dell’Infanzia in vera e propria istituzione 2 - Definizione delle aree locale. geografiche d’intervento Indonesia non ha rappresentato Interrogati sulle sue ori3 - Interventi specifici la fine dei problemi correlati alla gini i fondatori del PKPA, tra cui si annoverano atFocalizzazione delle aree tutela dei bambini, quanto piuttivisti per i diritti umani tematiche d’intervento tosto uno stimolo ad impegnarsi e professori universitari, hanno risposto che la A partire dalla sua fondaancora di più in questo campo.” semplice ratifica della zione nel 1996, il PKPA ha Convenzione per i Diritsempre lavorato con bamti dell’Infanzia da parte bini e con donne in stato di dell’Indonesia non sarebbe bastata a cancellare con difficoltà, focalizzandosi principalmente su: un colpo di spugna tutti i problemi correlati alla tutela dei diritti dei bambini nel paese, ma che piut- Bambini di strada, bambini in condizioni di povertosto costituiva lo stimolo a impegnarsi in questo tà, bambini vittime di abuso e/o coinvolti in traffico campo con uno sforzo ancora più grande. Da questa e prostituzione; consapevolezza alla costituzione del PKPA, il passo - salute riproduttiva e HIV/AIDS in bambini e raè stato breve. gazze incinte;
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Partner locale: PKPA, Indonesia
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- servizi basilari per la tutela della salute e prevenzione della malnutrizione; - riduzione dei rischi causati da disastri naturali e gestione delle scuole in zone disastrate come la Sumatra del Nord, Nias, Aceh e Giava Centrale; - interventi di microcredito e stimoli alle attività generatrici di reddito per le madri e le famiglie dei bambini di strada e attenzione alle questioni concernenti i matrimoni infantili.
gazze indonesiane trafficate verso la Malesia e altri stati del Sud Est asiatico. L’interesse per il problema del traffico minorile ha fatto sì che il PKPA si svincolasse progressivamente dalla pianificazione tradizionale delle aree geografiche di intervento, in modo da poter monitorare più agevolmente i circuiti “transregionali” e “transnazionali” della tratta di bambini, intervenire con maggiore efficacia dove e quando necessario, oltre ad occuparsi in maniera più completa della tutela dei diritti dell’infanzia in Indonesia.
Nato durante il regime dittatoriale di Soeharto, il PKPA ha dovuto superare non poche difficoltà per potersi affermare sul territorio, per superare le pressioni che i militari esercitarono su tutte le ONG indonesiane nel 1998 e per vincere la “crisi di confidenza” che ha fatto chiudere i battenti a numerose organizzazioni dopo la caduta del regime.
Interventi specifici
1. Lobby per le politiche dell’infanzia in Sumatra del Nord. Dopo l’approvazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia in Indonesia, il PKPA è stato Definizione delle aree geografiche di intervento capofila di una serie di campagne di sensibilizzazione sui diritti dell’infanzia. Come già accennato, il PKPA lavora in Indonesia In collaborazione con altre otto organizzazioni dele collabora con istituzioni, la società civile con sedi a ONG e singoli individui Medan, il PKPA ha conall’estero. La sua attività dotto azioni di lobby af“L’attività del PKPA si è proera inizialmente concenfinché l’esecutivo locale trata nella Sumatra del approvasse la Bozza di gressivamente svincolata dalla Nord, ma già in breve Regolamentazione della tradizionale pianificazione deltempo si estese ai distretti Sumatra del Nord sull’Elidi Deli Serdang, Langkat e minazione del Traffico di le aree geografiche dell’interSerdang Bedagai. Donne e Bambini. Per rispondere al forte terremoto e allo tsunami mortale ad Aceh e Nias nel 2004, il PKPA iniziò a lavorare anche in queste due aree.
vento, in modo da occuparsi di questioni ‘transnazionali’ come la tratta dei bambini.”
2. Costruzione di impegni globali. Il PKPA ha partecipato a conferenze e meeting a carattere internazionale sul tema del traffico e dello sfruttamento sessuale dei minori nel Sud-Est Asiatico.
Ad Aceh, il PKPA lavora in alcune zone quali Banda Aceh, Aceh Besar, Maulaboh e l’isola di Simeleue, mentre sull’isola di Nias lavora nei distretti di Nias del Nord e Nias del Sud. Nel 2005, in collaborazione con una ONG malese, il PKPA ha salvato molte ra-
3. Sostegno ai bambini di strada di Medan. Fin dal 1998 il PKPA ha lavorato con i bambini di strada che frequentavano zone “a rischio” di Medan, quali una stazione degli autobus e un mercato tradiziona-
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SOSTIENI UN BAMBINO IN ETIOPIA. COSTRUISCI IL SUO FUTURO CON NOI In Etiopia ci sono 100 bambini che hanno bisogno di te. Cifa ha appena lanciato un nuovo programma di sostegno a distanza indirizzato a bambini di Addis Abeba, la capitale dell’Etiopia. Si tratta di bambini che, oltre a vivere in condizioni di grande povertà, sono costretti a confrontarsi con la piaga del virus dell’AIDS. I farmaci retrovirali potrebbero aiutare questi bambini a condurre una vita normale e prevenire così il rischio dell’emarginazione sociale a cui vanno quotidianamente incontro. I loro genitori, tuttavia, quando sono presenti, non dispongono delle risorse economiche per sostenere il costo delle cure e spesso non hanno nemmeno la possibilità di mandarli a scuola. Insieme a te, il Cifa vuole ridare a questi bambini la speranza di poter vivere come tutti gli altri bambini. Attivando un sostegno a distanza potrai accompagnare un bambino verso l’età adulta, fornendogli il cibo, le medicine necessarie e la possibilità di avere accesso all’istruzione primaria. Per rafforzare l’azione del SAD, inoltre, Cifa ha inserito questi 100 minori nel nuovo progetto di cooperazione “Insieme contro l’AIDS”. In questo modo, i bambini avranno la sicurezza di essere sostenuti a distanza da una famiglia italiana e contemporaneamente di ricevere tutti i benefici dell’azione progettuale attivata in loco. Ora tocca a te. Attiva un sostegno a distanza in Etiopia! Cifa Onlus - SAD, Via Foscolo 3, 10126 Torino www.cifaong.it - sad@cifaong.it - 011 43 44 133
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suali. Il PKPA ha incoraggiato l’adozione di leggi le. All’inizio del programma di intervento, le attivipiù severe per punire gli sfruttatori. tà parascolastiche per i bambini venivano svolte direttamente sulla strada. A seguito dell’alto interesse 5. Missioni umanitarie. A seguito di disastri naturali per l’apprendimento manifestato dagli stessi bamquali lo tsunami del 2004 bini coinvolti, unito al deo il terremoto del 2009, il siderio di rendere l’istruPKPA ha condotto miszione più duratura ed “All’inizio del programma di insioni umanitarie ad Aceh, efficace, nel 2003 il PKPA Nias e Giava Centrale per ha costruito un centro di tervento per bambini di strada a monitorare la situazione accoglienza in cui tra i 50 e Medan, le attività parascolastiche dell’infanzia, distribuire i 400 bambini l’anno ricegeneri di prima necessità, vono l’istruzione di base. si svolgevano direttamente sulla consentire ai bambini distrada. In seguito, è stato costituispersi di ritrovare le pro4. Salvataggio di bambiprie famiglie e impedire ni trafficati e sfruttati nei to un centro di accoglienza dove l’insorgere di fenomeni di bordelli. In collaborazione ogni anno ricevono l’istruzione traffico e sfruttamento. con la Polizia Indonesiana e con altre forze locali e di base tra i 50 e i 400 bambini.” Ahmad Sofian internazionali, il PKPA è intervenuto in operazioni Ahmad Sofian è direttore di salvataggio di bambini esecutivo del PKPA e coordinatore di una coalizione di trafficati verso la Malesia. Tra il 2000 e il 2008, inolorganizzazioni che. in Indonesia, si battono contro lo tre, ha assistito più di 500 ragazze di età compresa sfruttamento sessuale a fini commerciali dei bambini. tra i 7 e i 18 anni che sono state vittima di abusi ses-
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Tutti i progetti in corso
ETIOPIA Insieme contro l’AIDS Il progetto intende migliorare le condizioni di vita di bambini e ragazzi affetti da virus HIV appartenenti a famiglie povere, le quali non possono sostenere le spese per le cure dei figli né tantomeno per la loro istruzione scolastica.
Cifa si è impegnato in 13 Paesi del mondo nella realizzazione di progetti di emergenza, progetti di cooperazione di medio-lungo termine e programmi di sostegno a distanza.
ETIOPIA Sostegno alle ragazze madri Il progetto, realizzato nell’area urbana della capitale Addis Abeba, è finalizzato alla cura e alla tutela di giovani ragazze madri i cui bambini sono frutto di violenze. L’obiettivo è quello di reinserire le ragazze nella società, infondendo la consapevolezza di essere genitori.
Oggi abbiamo progetti e sostegni a distanza in corso in 10 paesi dell’Asia, dell’America Latina e dell’Africa. CAMBOGIA Anch’io so leggere e scrivere! Il progetto assicura l’istruzione primaria a 85 bambini di strada o ad alto rischio di emarginazione sociale. Ai piccoli beneficiari vengono assicurate cure mediche e alimentazione adeguata. Adottando forme di educazione informale, si previene l’abbandono scolastico e si facilita il reinserimento nelle scuole.
FILIPPINE Ogni bambino ha diritto a una famiglia! La presenza di un nucleo familiare è essenziale per la crescita e lo sviluppo di un bambino. Per questo motivo il progetto di Cifa si impegna a trovare genitori affidatari per 115 bambini di strada, oppure a riallacciare i contatti con le loro famiglie d’origine.
CAMBOGIA Via del Campo Il progetto vuole migliorare la condizione dell’infanzia a Poum Thmey, quartiere a luci rosse alla periferia di Sihanoukville. Ai bambini beneficiari verrà garantita protezione, assistenza medica e programmi di educazione alternativa, proteggendoli dal rischio di un ingresso nel mercato della prostituzione minorile.
INDONESIA Scuole contro la marea La popolazione indonesiana non si è ancora ripresa completamente dal violento tsunami del 2004. Centinaia di scuole sono andate distrutte, e il Cifa ne ha ricostruite due nella provincia di Nias. Oggi, in collaborazione con il nostro partner locale, Cifa organizza corsi di aggiornamento per gli insegnanti e attività educative per i bambini. PERÙ Scuola, lavoro, diritti Il progetto offre un percorso educativo informale e di qualità a bambini che non hanno mai frequentato la scuola o che l’hanno abbandonata. Ai bambini è inoltre offerto pieno sostegno alimentare e sanitario. Il Cifa si relaziona con i NATs, vere e proprie organizzazioni di bambini e adolescenti peruviani che si tutelano e sostengono vicendevolmente. THAILANDIA Emergenza Birmania In Thailandia ci sono enormi campi profughi di persone scappate dalla Birmania, che vivono tra mille difficoltà. Il nostro progetto fornisce assistenza alimentare e una prima formazione scolastica a 2000 dei bambini che vivono in tre di questi campi. VIETNAM Aiuto e protezione - Igiene e salute Con l’istituzione di progetti paralleli, il Cifa intende migliorare la condizione di vita di molti bambini che abitano nelle aree rurali del Vietnam, e che risultano esposti al rischio di violenze e abbandono, ma anche di gravi malattie.
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Colombia e Guatemala
sistema di tutela dei minori in Colombia. L’ICBF lavora con 68 enti stranieri di cui 18 italiani e si occupa di 60.000 bambini in varie situazioni, tra cui 28.000 in istituto ma non adottabili e 8.700 con caratteristiche speciali tra cui 3.000 fratelli.
COME È CAMBIATA L’ADOZIONE? Colombia e Guatemala: due paesi separati da tre ore di volo ma due mondi che, per quanto riguarda l’adozione internazionale, non potrebbero essere più lontani.
Questa, in numeri, la situazione dell’ICBF, che all’atto pratico si traduce in tempi di attesa lunghissimi per minori piccoli e sani e tempi più brevi per minori con disabilità recuperabili con interventi (o terapie di recupero) e gruppi di fratelli che vanno Colombia, Instituto Colombiano de Bienestar Familiar, dai 2 ai 12, 13 e anche 14 anni. l’ente centrale da cui dipendono tutte le adozioni, Prima di dichiarare un minore adottabile la madre, nazionali e internazionali, e tutto ciò che ruota ato chiunque ne abbia la tutela, ha quattro possibilitorno al “supremo interesse del minore”, laddove tà di appello e fra ognuna di queste passa un temper supremo interesse si intende anche tre o quattro po imprecisato, ovvero anni per dichiarare adottai bambini crescono in bili dei fratellini abbandoistituto e poi per loro è nati o tolti alla famiglia per “Prima di dichiarare un minosempre più difficile troabuso o maltrattamenti. vare una famiglia che li La stessa responsabile adore adottabile, chiunque ne abbia accolga. zioni, signora Ilvia Ruth, la tutela ha quattro possibilità L’ICBF è un edificio a che incontro nel suo ufficio più piani con decine e all’ICBF, ammette che quedi appello e fra ognuna di quedecine di persone che si sto sta diventando il grave ste passa un tempo imprecisato” occupano di minori, tutproblema che attanaglia il
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Adozione
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ti psicologi e assistenti sociali, tutti con un compito ben preciso e circoscritto; evidentemente, però, questo non è sufficiente. La dott. Ruth ammette: “Le cose ora stanno cambiando ma non abbastanza in fretta… Abbiamo ancora tanta strada da fare…” La Colombia è sempre stata un paese amato dalle coppie per la documentazione affidabile e dettagliata dei bambini che vi si adottano. I minori vengono abbinati in base all’età dei futuri genitori e quindi la coppia giovane sa di poter contare sull’abbinamento di un bimbo piccolo. Questa, almeno, era la prassi fino ad un paio di anni fa. Ora i bambini piccoli sono sempre meno, vanno prioritariamente alle coppie colombiane e la coppia giovane accettata per un minore piccolo, in realtà, invecchia nell’attesa.
numero limitato per ogni Casitas, sono conosciuti uno per uno dal direttore e da tutti coloro che ci lavorano e sembrano vivere una realtà migliore, anche se sempre conseguente ad un abbandono. Qui ci sono sia neonati che bambini grandicelli, ma il leit motiv è sempre lo stesso: “Noi cerchiamo genitori per bambini grandicelli o per gruppi di fratelli” o addirittura “Noi vogliamo solo coppie che adottino bambini grandi, gruppi di fratelli o bambini malati”.
Ogni paese che abbia ratificato la Convenzione dell’Aja sancisce che il minore ha diritto a rimanere nel suo paese e che la coppia locale che vuole adottare un bambino ha diritto alla scelta. La scelta di una famiglia colombiana, come prevedibile, si orienta quasi sempre su bambini piccoli. Se venire in Italia a 13 ”In Colombia è necessario penanni e rimanere in Colombia a 18 mesi sia “nel sare a bambini che hanno fino miglior interesse del mia 8 o 9 anni, bambini adeguanore” è ancora da vedere (e su questo la dott.sa tamente preparati ad incontraRuth conviene) ma quere i loro nuovi genitori anche sto tipo di processo selettivo, tuttavia, avviene in attraverso appuntamenti via quasi tutti i paesi.
Ma quanto sono malati, ci si chiede? La risposta è che si tratta di “bambini con disabilità che possono migliorare ma non guarire”. Se faccio notare che sui forum italiani si scrive ben altro, allora ci si trincera dietro ad un significativo silenzio o diniego.
skype con tanto di telecamera.”
Le Casitas, che in passato sono state demonizzate come luogo di “acquisto” di minori, in realtà mi sono sembrate normali luoghi in cui ci sono dei bambini adottabili, luoghi che svolgono le procedure attraverso l’ICBF e che richiedono in modo trasparente un contributodonazione alla coppia che adotta. Tale contributo viene utilizzato per poter mantenere i bambini, dal momento che la maggior parte di questi enti sono privati e quindi senza contributi dello stato.
Una discriminazione rispetto all’età sarebbe ancora accettabile ma ritengo lo sia meno quando si parla di minori con problemi sanitari o qualche disabilità anche reversibile: in questi casi, le coppie locali spariscono completamente e a quelle straniere si richiede l’accettazione di minori più grandicelli e con diversi problemi. Sono quelli che hanno più bisogno di una famiglia, è vero, ma rimane difficile accettare che questo loro bisogno non sia nemmeno contemplato in patria e debba contare solo per genitori stranieri.
Scorretto adottare nelle Casitas? A me non sembra: anche queste ospitano bambini bisognosi, bambini che aspettano una famiglia e sanno che quest’ultima arriverà da lontano, da un paese in cui la gen-
La Colombia ha anche un’altra realtà che è quella delle Casitas o istituti privati. Qui i bambini sono un
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In Guatemala siamo ancora un passo indietro. Il CNA, Consejo Nacional de Adopciones, è un organismo già costituito ma ancora privo di un regolamento; non ha ancora stabilito come accreditare le agenzie per l’adozione internazionale, ma sembra ben intenzionato a voler lavorare con l’Italia anche se solo con 2 enti. Il dato forse preoccupante è che per questo paese gli enti italiani autorizzati sono dieci.
Anche qui, comunque, è necessario pensare a bambini che hanno più di 5, 6 anni e che arrivano ad avere 8 o 9 anni, bambini adeguatamente preparati ad incontrare i loro nuovi genitori anche attraverso appuntamenti via skype con tanto di telecamera, insomma lontani dallo stereotipo del neonato a cui ancora troppo spesso sono legate le nostre coppie.
Questa, ormai, è la realtà del panorama delle adozioni internazionali in Italia: gli enti autorizzati in ogni paese sono tantissimi e questo genera una vera e propria lotta, senza esclusione di colpi, per ottenere l’accreditamento.
Io ero in un alberghetto frequentato da coppie adottive e con me, in quei giorni, erano presenti: una coppia svizzera che, dopo 5 anni di attesa, era lì da 60 giorni e stava adottando una bimba di 9 mesi con displasia alle anche; una signora americana che adottava un bimbo di 4 anni con una leggera sindrome di down e il cui marito era tornato a casa dopo 15 giorni perché avevano altri due figli biologici e uno russo adottato a cui badare; un’altra cop-
Spesso mi viene chiesto perché in Italia ci sono così tanti enti accreditati (mai nessuno sa veramente quanti sono; quasi sempre, nella testa del mio interlocutore, “tanti” vuol dire 15 o 20, ma cosa penserebbe se sapesse che in realtà sono 76?). Io non so dare una risposta definitiva, e ogni volta la spiegazione che cerco di fornire non sembra soddisfare nessuno. Almeno, non quanto io vorrei.
COLOMBIA: FOCUS SANITARIO a cura di Paola Gramegna In Colombia il sistema sanitario è migliorato notevolmente a partire dagli anni ‘80, ma ancora adesso una grande percentuale di popolazione non riesce ad accedervi. I bambini pagano il prezzo più alto in termini di esclusione dal sistema sanitario: si stima che a più di 3 milioni di bimbi non sia consentito l’accesso alla sanità pubblica. In Colombia la violenza rimane uno dei problemi principali per la salute pubblica dei suoi abitanti, oltre ad essere la prima causa di mortalità. Oltre il 20% degli abitanti si trova sotto la soglia di povertà e più di 1 milione di bambini tra i 5 e i 17 anni sono costretti ai lavori forzati o arruolati nei gruppi armati. A questo si aggiunge l’uso della droga e lo sfruttamento sessuale, anche di minori, oltre all’HIV/AIDS come 5a causa di morte tra la popolazione in età lavorativa. Un’altra piaga del paese è rappresentata dai bambini di strada, un fenomeno sfortunatamente sempre in crescita. Altri gravi problemi sono l’accesso all’acqua potabile e il grado di contaminazione dell’ambiente dovuto all’uso eccessivo di prodotti chimici per le coltivazioni. Sono estremamente diffuse le malattie trasmesse dagli alimenti e dall’acqua, per esempio l’amebiasi, le malattie diarroiche e la brucellosi. È alto il rischio di epatite B (5-20% ), seguono le epatiti A e C. In alcune zone della Colombia la malaria è endemica, si sono visti casi di febbre gialla, dengue, rabbia e lebbra. Altre malattie che si possono riscontrare sono quelle trasmesse dagli artropodi. Malnutrizione, anemia, rachitismo, carenza di iodio e fosforo, malattie infettive respiratorie (anche tubercolari), gastroenteriche e cutanee sono abbastanza comuni nei bambini colombiani.
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pia americana che adottava 4 sorelle di età fra 3 e 10 anni. E questo è quanto.
te è diversa (ma che non sanno quanto e come). E infatti Jose, 8 anni, scuretto, capelli ricci, di origine sicuramente afro-americana, quando mi incontra mi chiede se arrivo dalla Cina. Jose vuole una famiglia cinese “per migliorare la razza”. Perché? “Per mettere insieme la forza dei neri e l’intelligenza dei cinesi”. Purtroppo ho dovuto dire a Jose che non ero cinese, mi ha sorriso e con una leggera alzata di spalle, come a dire “pazienza”, ha proseguito il suo cammino verso l’edifico principale dell’istituto.
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Il Guatemala è stato per tanti anni artefice di adozioni al limite della legalità con gli Stati Uniti. Quando non ha potuto più fare finta di nulla, ha “chiuso” la porta in modo totale. Ora i bambini negli Hogares aumentano, crescono di età e vengono cercate famiglie guatemalteche che li adottino. Non le trovano, o meglio ne hanno trovate 84 in un anno laddove ne servirebbero a centinaia.
del ministro. Potrebbe essere pronto nel momento stesso in cui leggerete questo articolo, dopodiché dovrebbero rendere pubblica la procedura per accreditare gli enti. I bambini adottabili saranno divisi in quattro liste “de espera”: bambini fino a cinque anni, bambini oltre i cinque anni, gruppi di fratelli e bambini con problematiche sanitarie. In questa ultima lista ci saranno tutti i tipi di malattia e/o “L’adozione internazionale non è Credo sia difficile pensadisabilità fisica e mentale, una serie di numeri e di date [...] re alle adozioni nazionali gravi e non gravi. in un paese che non ha il Chiaramente la prima lima comprensione del fatto che il problema dell’infertilità sta sarà prioritariamente figlio adottivo ha una storia pasma semmai quello della per le adozioni nazionali povertà, e quindi l’impose le altre per le adozioni sata che non si può ignorare.” sibilità di dar da mangiainternazionali. Anche in re ai propri figli. questo caso, dunque, si chiede alle coppie straQuest’anno, per esempio, il Guatemala è vittima di niere di accogliere bambini grandi e con problemi una fortissima carestia causata dalla siccità e nella sanitari, risolvibili e non. Si ha la sensazione che il zona sud-est del paese i bambini stanno comincianGuatemala non sia alla ricerca di famiglie, ma di do a morire di fame. Si prevede che il peggio arrivi buoni samaritani per bambini indesiderati non solo il prossimo gennaio, quando si sentiranno gli effetti dai loro genitori ma dall’intero sistema paese. del secondo raccolto mancato. Cosa si può portare a casa da un viaggio così? La conseguenza del malcostume locale e delle azioni degli americani è ora la “paura delle propria Le informazioni necessarie a migliorare la situazioombra”; il CNA non si muove per non sbagliare, e ne in Colombia e a creare un nuovo inizio in Guatenel suo immobilismo sembra aspettare che le cose mala; la consapevolezza che è già stato fatto molto si risolvano da sole. Il regolamento attuativo delper la preparazione delle nostre coppie ma che si la ratifica dell’Aja è pronto e attende solo la firma deve ancora fare tanto per avvicinarsi al concetto basilare dell’adozione internazionale, che consiste in un’“ampia disponibilità ad accogliere un minore” e non in una semplice domanda di adozione. I paesi offerenti sono ancora molto lontani da questo concetto; per loro, il cammino da fare è ancora lungo e non è detto che riescano a percorrerlo, almeno per ora, perché la mancanza di figli biologici è un problema che non riguarda loro stessi ma i paesi industrializzati. Per questo il Cifa deve aiutare sempre di più le sue coppie in questo cammino di disponibilità verso i bambini realmente bisognosi di una famiglia nel mondo. L’adozione internazionale non è una serie di numeri e di date; almeno, non è solo quello, ma è soprattutto comprensione che il figlio adottivo è uguale a quello biologico “solo nell’amore che noi avremo per lui” ma che in tutto il resto è “diverso”... Perché non avrà più bisogno che gli si cambino i pannolini, avrà una storia passata che non si può ignorare, probabilmente non sarà il primo della classe e non farà il medico o il notaio. Sarà però un figlio a cui daremo tanto amore e che ci ricambierà in questo come e quanto saprà, anche in conseguenza di ciò che avrà vissuto prima. Ambra Enrico
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professionisti, dipendenti e collaboratori a vario titolo. Ho avuto modo di appurare che tutti operano con un unico spirito: mettere in atto tutte le azioni e assumere tutte le iniziative possibili finalizzate ad aiutare uno o più bambini bisognosi di aiuto in qualunque modo e forma nel mondo.
ESSERE UN VOLONTARIO DI CIFA
Ho potuto constatare che, molto spesso, tutti all’interno del Cifa prestano la loro attività andando ben oltre al mandato ricevuto (il ruolo di “tesoriere” che mi è stato assegnato mi ha permesso di poter appurare che non è certo l’aspetto economico che stimola questa abnegazione al lavoro).
È da poco più di un anno che ho il privilegio di essere annoverato tra i volontari del Cifa.
In questo lungo anno molti dei nostri amici (miei e di mia moglie) e compagni di avventura durante il percorso adottivo, che abbiamo intrapreso nel 2006 e che abbiamo com“Tutti operano con pletato nel 2008, mi hanno chiesto: “Com’è il Cifa co spirito: mettere in visto dal di dentro?”.
un uniatto tutte le azioni e assumere tutte le iniziative possibili finalizzate ad aiutare uno o più bambini bisognosi di aiuto in qualunque modo e forma nel mondo.”
Non ho mai risposto trincerandomi dietro al fatto che era da troppo poco tempo che operavo all’interno del Cifa. In verità, a volte, ho avuto anche la percezione che dietro la domanda si nascondesse la curiosità di sapere se all’interno dei cosiddetti Enti Autorizzati ci fossero interessi diversi rispetto a quanto pubblicamente affermato.
Spesso il tempo che i vari operatori dedicano al Cifa oltre al normale orario di lavoro per i dipendenti, o a quanto si è convenuto con i professionisti, o a quanto si è ipotizzato con i volontari, viene “rubato” alle rispettive famiglie e alla vita privata.
Il tutto con sacrificio anche dei familiari, a cui occorrerebbe a volte dedicare un pensiero. Il familiare spesso non gode delle gratificazioni che, a volte, un operatore del Cifa ri-
Oggi ritengo di poter rispondere a ragion veduta e lo voglio fare pubblicamente per il tramite del nostro giornale. Inizio con il dire che quanto viene detto durante i corsi di formazione Cifa a tutte le coppie è decisamente riduttivo rispetto a quanto viene effettivamente fatto dall’organizzazione stessa. Ciò accade perchè durante i corsi si tendono a privilegiare gli argomenti che vedono come diretto protagonista “il bambino” e la sua futura nuova famiglia, piuttosto che argomenti finalizzati a mettere in luce i punti di eccellenza che il Cifa può vantare. Nel Cifa operano molte persone tra volontari,
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ceve anche solo nel vedere realizzato un progetto e/o nell’incontrare una famiglia che ha accolto un bambino, o a volte anche solo nel vedere una foto con il sorriso di un bambino. Non posso tuttavia nascondere che non vi siano momenti di confronto in cui non emergano divergenze o nascano contrasti tra i vari soggetti che ope“Spesso si parla rano all’interno del Cifa. E’ altresì vero che questi momenti servono anche a fare in modo che le decisioni che vengono poi assunte risultino equilibrate e soprattutto adeguate alla potenzialità del momento.
Tutto ciò ha permesso al Cifa di diventare in trent’anni di attività un punto di riferimento non solo per i genitori adottivi ma anche per le istituzioni che delegano molte delle loro attività agli Enti Autorizzati e soprattutto un punto di riferimento per molte organizzazioni che nel mondo contribuiscono ad aiutare i bambini e con le quali il Cifa collabora per sostenere iniziative di cooperaziopoco del Cifa ne.
perchè durante i corsi, naturalmente, si tendono a privilegiare gli argomenti che vedono come diretto protagonista il bambino e la sua futura famiglia piuttosto che l’ente in sé.”
Il venire meno di tali contrasti rischierebbe di far assumere decisioni che nel lungo periodo possono poi rivelarsi sbagliate e mettere a rischio la sopravvivenza dell’Ente, con le conseguenze che ne deriverebbero a discapito dei bambini (i quali non potrebbero più beneficiare dell’aiuto derivante dalle iniziative di cooperazione o dell’opportunità di entrare a far parte di una famiglia disposta ad accoglierli.)
necessitino di un aiuto.
Termino questo mio intervento ringraziando tutti coloro che hanno contribuito a rendere il Cifa quello che oggi è diventato ed auspicando di non avere più ragione di esistere, un giorno, perché non ci saranno più bambini nel mondo che
Fino ad allora il Cifa comunque ci sarà, spero anche con il mio modesto contributo e di tutti coloro che desiderino spendersi in questa meravigliosa esperienza, anche se impegnativa, che è il volontariato. Giuseppe De Luca
CONSUNTIVO ADOZIONI - ANNO 2009 Cifa si conferma il primo ente italiano per numero di adozioni internazionali effettuate nell’anno 2009: si tratta di un dato molto positivo pensando anche che, compatibilmente alle nostre vision e mission, abbiamo contribuito a dare una nuova famiglia a tanti bambini che ne erano privi. Il numero di coppie che hanno adottato con Cifa nel 2009 resta pressoché invariato rispetto al 2008: 258 contro le 266 del 2008. In termini di bambini adottati, tuttavia, nel 2009 il nostro ente ha registrato un leggero aumento: 333 bambini contro i 319 dell’anno precedente. Aumenta, in media, il numero di bambini adottati da ogni famiglia: si è passati da 1,20 per famiglia a 1,29 (con un incremento del 7,5%). Aumenta anche l’età media dei bambini adottati (da 4,7 a 5,2 anni): molte più famiglie sono state disponibili ad accogliere un bambino “grande”.
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L’angolo della psicologa
po di esperienza nel quale sperimentare se stesso e i propri limiti. Lo psicologo Jean Piaget, noto per i suoi studi sullo sviluppo cognitivo nell’età infantile, ha riconosciuto nel gioco una funzione importante per la maturazione dell’intelligenza, individuando fasi diverse nel gioco che si accompagnano alla maturazione del bambino:
GIOCARE È UNA COSA SERIA! Mutuo una frase coniata da altri perché in poche parole esprime fino in fondo ciò che vorrei raccontare in questo breve articolo: il gioco non è solo divertimento ma uno strumento di apprendimento, di conoscenza del mondo, di socializzazione, di espressione dei propri vissuti interiori… Il gioco rappresenta un’attività altamente formativa in quanto capace di coinvolgere più dimensioni della persona stessa: motoria, cognitiva, relazionale, sociale. Attraverso di esso il bambino può agire in un cam-
I giochi percettivi - motori, caratteristici del periodo del senso motorio che va dalla nascita ai due anni circa; attraverso questi giochi (afferrare gli oggetti, gettarli lontano, manipolarli…) il bambino comincia ad esplorare l’ambiente, comincia ad apportare i primi cambiamenti nella realtà che lo circonda, a delineare i confini tra sé “Quante volte abbiamo vise l’altro. Quante volte abbiamo vissuto questa sesuto questa sequenza: io ti do quenza: io ti do il biberon il biberon, tu lo butti per ter(o il cucchiaio, o un sonaglio), tu lo butti per terra ra ridendo, io lo raccolgo, tu ridendo, io lo raccolgo, tu lo butti di nuovo per terra...” lo butti nuovamente per
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Rubriche
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bambini, i quali sono sempre più orientati verso la socializzazione, la condivisione con gli altri, la sperimentazione delle regole e dei limiti ad esse connesse.
terra… Credo che chi ci sia passato possa serenamente dire che, se non fosse la nostra irritazione (e il mal di schiena) a farlo cessare, questo gioco potrebbe durare in eterno!
Risulta quindi evidente come il gioco sia alta“Spesso, osservando i giochi mente importante per la crescita del bambino dei bambini adottati, possiasvolgendo una funzione mo conoscere qualcosa del loro strutturante dell’intera personalità. passato, della loro storia, delMediante il gioco il bamla loro precedente esperienza bino fa esperienza di persone e oggetti, arricin famiglia o in istituto, oppuchisce la memoria, studia Tutti abbiamo assistito a re capire come vivono l’insericause ed effetti, riflette scenette dove il mestolo sui problemi, perfeziona si trasforma in possente mento in questa nuova realtà.” il vocabolario, impara a spada, la tovaglia in un controllare le sue reazioni mantello magico, la spazemotive e adatta il prozola diventa un microfoprio comportamento ai modelli culturali del suo no… Tutto ciò permette al bambino di accedere alla fantasia, di perfezionare il linguaggio verbale, di gruppo sociale. Il gioco aiuta il bambino a padroraccontare storie, di sperimentare situazioni nuove neggiare i propri sentimenti che talvolta sono troppo impetuosi e difficili ad esprimere a parole; atin un contesto che è “protetto” perché è quello della traverso la simbolizzazione può imparare a gestire finzione. Attraverso il gioco simbolico il bambino rabbia, collera, amore, paura, tristezza in situazioni può mettere in atto i suoi conflitti interni, può rapattenuate rispetto a quelle che hanno scatenato tali presentare il dolore, la rabbia, l’aggressività che a eventi. parole può far fatica ad esprimere. I giochi simbolici (compiuti tra i due e sette anni circa), nei quali l’oggetto “può diventare” altro, dove c’è lo spazio per mettere in scena una realtà inventata, dove il bambino può sperimentare il “fare come se”.
Il gioco è quindi necessario al completo sviluppo del corpo del bambino, del suo intelletto e della sua personalità. Alla luce di tutto ciò, quale altro stru-
I giochi di regole, che dopo i sette/otto anni diventano i giochi che impegnano maggiormente i
CENTRO DI ASCOLTO PER FAMIGLIE SEDE DI TORINO Tel. 011.43.08.867 Lunedì ore 10-13 rivolgendosi alla Dott.ssa Cinzia Riassetto Giovedì ore 10-13 rivolgendosi alla Dott.ssa Barbara Di Cursi oppure scrivendo a psicologa.torino@cifaong.it SEDE DI ANCONA Tel. 071.59.03.000 Mercoledì ore 10-13 rivolgendosi alla Dott.ssa Mara Magnani oppure scrivendo a psicologa.ancona@cifaong.it SEDE DI VENEZIA Tel. 041.57.02.779 Giovedì ore 10:30-12:30 rivolgendosi alla Dott.ssa Paola De Piccoli oppure scrivendo a psicologa.venezia@cifaong.it
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…E i bambini adottati? Giocando con i nostri bambini possiamo avere un canale comunicativo immediato e sempre aperto, non veicolato necessariamente dalla parola; questo è di particolare importanza quando la barriera della lingua limita ancora lo scambio verbale (pensiamo ai primi incontri, al rientro a casa…) Attraverso il gioco e il comportamento non verbale legato ad esso, non solo i genitori possono conoscere molto dei figli, ma sono i bambini stessi che cominciano a farsi un’idea di come sono “questi due”. Fanno attenzione a come ci sediamo, a come ci avviciniamo a loro, a come tentiamo di coinvolgerli; spesso, per comunicare con il proprio figlio, è molto meglio sedersi per terra, mettersi ad “altezza bambino”, sporcarsi con le tempere, lasciarsi pettinare e così via piuttosto che parlare perfettamente il cinese, il russo, il portoghese…
za di rispondere a stimoli troppo complicati. Non a caso, chi è già passato nel processo dell’abbinamento, ricorda quanto tempo viene dedicato al primo incontro con il bambino e ai giochi da portare con sé e da presentare al proprio figlio: questo per evitare che, in un momento emotivamente pregnante, si sottovaluti l’importanza degli strumenti utilizzati per entrare in relazione con il proprio bambino. Giochi inadatti possono mettere profondamente in difficoltà sia il bambino nell’affrontare compiti inadeguati alla sua esperienza, sia i genitori nei confronti delle proprie aspettative. Non dimentichiamoci, poi, che attraverso il gioco riscopriamo anche un po’ di noi stessi, riconnettendoci alla nostra parte infantile che spesso è un pò troppo sopita…
Giocando con i bambini impariamo a conoscerli, a capire le loro tensioni interne, i loro conflitti, le tendenze inconsce e spesso inconsapevoli; osservando i loro giochi e ascoltando i loro dialoghi spesso possiamo conoscere qualcosa del loro passato, della loro storia, della loro precedente esperienza in famiglia o in istituto oppure di come vivono l’inserimento in questa nuova realtà. È importante ricordare come le esperienze pregresse influenzino la capacità di giocare dei bambini; coloro che hanno vissuto in situazioni deprivate possono non avere avuto tempo e modo di giocare, e l’esperienza ludica può essere molto limitata. Un noto psicoanalista che si è sempre occupato di infanzia ha sottolineato come situazioni di stress (tra cui l’abbandono) possano inibire lo sviluppo della fantasia, della creatività, delle capacità di concentrazione...
Visto il tema, quale migliore chiusura se non una filastrocca? Diritto al gioco (B. Tognolini) Fammi giocare solo per gioco Senza nient’altro, solo per poco Senza capire, senza imparare Senza bisogno di socializzare Solo un bambino con altri bambini Senza gli adulti sempre vicini Senza progetto, senza giudizio Con una fine ma senza l’inizio Con una coda ma senza la testa Solo per finta, solo per festa Solo per fiamma che brucia per fuoco Fammi giocare per gioco
È fondamentale che i genitori tengano presenti tali aspetti in modo da misurare l’esperienza di gioco sulla base di ciascun bambino; bisogna prestare attenzione alla qualità e alla quantità di giochi da presentare al bambino. Offrire troppi giochi o giochi troppo difficili può mettere fortemente in difficoltà il bambino che non riesce a prestare la giusta concentrazione agli stimoli presentati o non è all’altez-
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mento è migliore del gioco per comunicare con i bambini?
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Letture
lari principi con cui la Lac ha terminato il suo libro. Il libro è la storia di un popolo e della sua essenza, la sopravvivenza, raccontata attraverso gli occhi di una bambina nata nel 1976 a Ben Tre, a sud di Saigon, ovvero l’autrice stessa. A cinque anni la sua vita è già sconvolta e a poco più di dieci è una fra le tante boat people che lasciano il paese in cerca di un futuro.
FIGLIA DELLA GUERRA di Juliet Lac (titolo originale: War Child) “Chiedo ai miei lettori di ricordare alcune cose. Ricordate che abbiamo tutti la nostra umanità in comune, e che questo basta. Ricordate che dobbiamo trattarci l’un l’altro con rispetto. Ricordate che non siamo qui per prendere, ma per dare. E ricordate soprattutto, che la vita è sacra.”
In Asia, America, Europa e poi nuovamente in America, Juliet vive la sua odissea in compagnia della madre. Attraverso i suoi occhi cogliamo lo sradicamento dalla sua terra e la difficoltà ad ambientarsi nella sua nuova patria. Attraverso i suoi occhi scopriamo la personalità di una madre minuscola nel fisico quanto forte nella Con queste parole finisce il libro di Juliet Lac, ma volontà, una madre che queste non dovrebbero riuscì a portarla fuori essere verità con cui finire dall’inferno del Vietnam. una storia, bensì punti da Una madre che, nonocui iniziare ogni volta che “Attraverso gli occhi di Juliet stante la grande forza e vogliamo fare qualcosa. viviamo la sua odissea in coml’intraprendenza, è sempre alla ricerca di un Di Vietnam negli ultimi pagnia della madre. Una madre uomo perché non riesce a quarant’anni si è parlato che, forte abbastanza da riuscisepararsi da una cultura molto ma lo hanno fatmillenaria in cui la donna to gli altri, soprattutto re a portarla fuori dall’inferè colei che fatica, colei che gli americani, coloro che no del Vietnam, non riusciva a combatte per la sopravviquesto paese lo hanno covenza sua e di tutta la fanosciuto, vissuto e trattasentirsi nulla se non l’appenmiglia ma che, in quanto to da padroni, ma che in dice nella vita di un uomo.” donna, non è comunque realtà padroni non erano. nulla se non l’appendice della vita di un uomo. Erano invece coloro che hanno fatto tutto ciò che volevano ignorando i basiAll’inizio Juliet ripete lo stesso schema e gli stessi errori ma alla fine riesce a riscattarsi in quanto donna e individuo a sé stante. Il prezzo che paga è altissimo, all’inizio ne è addirittura piegata, ma poi questa piccola donna riparte a testa alta alla conquista della propria vita e della propria dignità femminile. Per i genitori di tante bambine e bambini vietnamiti credo che questo sia un libro che aiuta a capire la caparbietà dei loro figli. Dieci anni o magari una vita trascorsa in Italia non potranno mai cancellare i segni di una tradizione e di una cultura che va ben oltre l’educazione ricevuta, una tradizione che attraverso il “sangue” e il richiamo di tutti coloro che sono presenti nell’albero genealogico dei loro figli adottati li rende ancora così forti nella loro volontà. Una volontà che spesso chiamiamo cocciutaggine, ma che è la stessa dote che li ha visti profughi, fuggiaschi, boat people, ma mai vinti. Loro sono rimasti fermi nel proprio paese ripetendo negli anni gli stessi gesti negli stessi luoghi dall’alba al tramonto, mentre gli altri, gli stranieri, sono arrivati, hanno creduto di piegarli e soggiogarli ma poi sono dovuti partire. Ambra Enrico
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