Guida alle migrazioni contemporanee
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Migrare
Sfollati, profughi, rifugiati: gli aiuti umanitari, il diritto di asilo, le protezioni internazionali.
/vieni con me s. m. [uso sostantivato della locuzione latina vade mecum «va’, vieni con me»]
Questo è il primo di una serie di 32esimi (libretti di 32 pagine) dedicati ai temi della migrazione umana. Una guida per orientarsi nella storia contemporanea degli spostamenti di oltre 60 milioni di persone nel mondo: a causa di conflitti, guerre, discriminazioni o disastri naturali. Ora più che mai è importante scavare in profondità nelle news, nei talk show, nei programmi di approfondimento "disinformativo" e diffidare di chiacchiere popolari e cose "dette per sentito dire": ognuno deve essere un po' maestro di sé stesso e non solo limitarsi ad apprendere le risposte dai servizi giornalistici (o da Google), ma anche imparare a porsi delle domande. Il sapere è una conquista personale. Questa guida è una raccolta di dati e report pubblicati da fonti autorevoli: le informazioni qui riassunte non sono totali, ma vogliono offrire una panoramica complessiva dei flussi migratori attraverso approfondimenti, focus storici, mappe, infografiche e testimonianze.
Indice 05
Introduzione
06-07
Mappa
08
Definizione
09
I paesi di destinazione
10-12
Le teorie della migrazione
13
Le migrazioni forzate
14-15
Mappa
16-17
Vocabolario
18-21
Infografiche
22-27
Il diritto di asilo
28-29
Le protezioni internazionali
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Le organizzazioni internazionali
Prima edizione: febbraio 2017 Seconda edizione: luglio 2017 Un progetto di Cinzia Bongino
Nato da una tesi di laurea in Design e Comunicazione Visiva
Relatore Fabio Guida
Introduzione
Migrante è colui che si allontana, si sposta, cerca un posto migliore in cui vivere e spesso non torna più da dove è partito. Al giorno d'oggi la parola "migrante" è sinonimo di profugo, rifugiato, criminale, povero, portatore di virus o terrorismo, nemico. La figura di chi vuole ricostruirsi una nuova vita lontano da sofferenze e dalla guerra, o semplicemente ripartire da capo alla ricerca di nuovo lavoro, è strumentalizzata dai media e distorta dalle chiacchiere popolari, trasformata in capro espiatorio, identificata come diversa e inferiore quando non comprende la lingua, non rispetta le convenzioni sociali o appartiene ad una specifica etnia. Ma come spesso ci scordiamo, tutti i popoli sono stati migranti nella Storia: per sopravvivere, per espandere i propri confini, per esplorare lo sconosciuto. È stata una scelta a volte libera, a volte obbligata dalla natura o dall’uomo. America, Australia, Nuova Zelanda e alcuni territori dell’Africa sono Paesi nati da immigrati europei che direttamente o meno hanno eliminato la popolazione autoctona. Ciò che è comune in tutti i casi è che la ragione di base per migrare è migliorare la propria condizione. L’integrazione in un nuovo Paese è la parte veramente difficile, ancor più del viaggio. Ci si scontra con una realtà nuova, differente dalla quale si è sempre vissuto (shock culturale), e l’accoglienza non è sempre delle migliori: i cittadini sono spesso diffidenti, hanno pregiudizi e comportamenti discriminatori. È un problema che ha aspetti politici, economici e sociali, e non dovrebbero essere aiutati solo gli immigrati, ma anche i locali: è comodo affermare di “avere la mente aperta” se durante l’anno si compiono viaggi in paesi esteri, mentre nel proprio paese si rimane chiusi al dialogo con culture diverse dalla propria.
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Mappa
Le migrazioni nel 2015
NORD AMERICA 361 milioni di abitanti, di cui 54 milioni immigrati
8 mln Immigrati in Italia
47 mln 12 mln Migranti messicani diretti negli USA
7,45 mld
Popolazione mondiale
244 mln
Immigrati negli USA
SUD AMERICA 642 milioni di abitanti, di cui 9 milioni immigrati
Migranti nel mondo
39 anni
EtĂ media 48%
52%
1
2
3
4
12 mln
7
EUROPA 739 milioni di abitanti, di cui 76 milioni immigrati
ASIA 4,4 miliardi di abitanti, di cui 75 milioni immigrati
Il Giappone non concede l’immigrazione a lungo termine
AFRICA 1,2 miliardi di abitanti, di cui 21 milioni immigrati.
+41% Aumento dei migranti internazionali dal 2001 72% È in età da lavoro
Fonti: International Migration Report 2015, United Nations, Worldometers
OCEANIA 40 milioni di abitanti, di cui 8 milioni immigrati
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Definizione
Migrazione Il termine ‘migrazione’ indica uno spostamento individuale o collettivo da un luogo d’origine (emigrazione) ad un luogo di destinazione (immigrazione). Considerando solo la migrazione umana, e intendendo gli spostamenti come spostamenti territoriali, il concetto assai ampio di migrazione fa riferimento a qualsiasi cambiamento dello ‘spazio di vita’, inteso come porzione dello spazio in cui l’individuo esplica tutte le sue attività. / V. Courgeau, 1980, Vocabolario Treccani
Quali sono le ragioni per migrare? È importante intendere le migrazioni come degli spostamenti in cui si devono attraversare confini politici o amministrativi (regioni o nazioni) e non i trasferimenti casa/lavoro/tempo libero. Si tratta quindi di migrazioni inter-nazionali. I motivi che spingono a trasferirsi sono diversi per ognuno, ma appartengono alle seguenti categorie:
economiche: la ricerca di un lavoro o l’avanzamento della carriera professionale in un'altra città, richiesto o meno dal datore di lavoro o dall'azienda. politiche: fuga da guerre, conflitti,
soprusi, discriminazioni religiose o etniche, situazioni in cui la propria vita è a rischio e lo Stato non dà protezione.
sociali: riavvicinamento a familiari
o amici trasferiti altrove.
ambientali: ci si sposta per colpa di eventi catastrofici naturali o provocati dall’uomo: esplosioni nucleari, sostanze tossiche nell'acqua o nell'aria, alluvioni, terremoti, tornado.
Destinazioni
Paesi di origine
Paesi di arrivo
India
USA
Messico
Germania
Russia
Russia
Cina
Arabia Saudita
Bangladesh
Regno Unito
Pakistan
Emirati Arabi Uniti
Canada
Canada
Filippine
Francia
Siria
Australia
Regno Unito
Spagna
Afghanistan
Italia
4 5 6 7
10
12
16 mln
Fonte: UN International Migration Report 2015
6 7 8 9 10
12 mln
47 mln
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Le teorie
Le teorie della migrazione La causa principale dell’immigrazione è chiamata “pressione demografica differenziale”, ovvero la relazione fra aumento della popolazione e del reddito di un determinato paese. Si verifica una condizione di squilibrio fra provenienza e destinazione quando quest’ultima ha una forza di attrazione maggiore: un reddito medio più alto, integrazione sociale ed economica degli immigrati e migliori opportunità di lavoro. È da notare come nei paesi sviluppati ci sia un rifiuto generale da parte dei lavoratori nello svolgere mansioni considerati di livello “inferiore”, come lavori di manodopera o con salari bassi: c’è la diffusa convinzione che siano gli immigrati a doverli svolgere, perché si accontentano di un guadagno minimo (comunque superiore rispetto a quello che avrebbero ottenuto in patria) o perché hanno immediata necessità di inviare sostegni ai familiari rimasti a casa. Anche per queste ragioni si forma la migrazione di ritorno: se non si trova lavoro o si riesce a raggiungere una somma di denaro sufficiente, si torna nel contesto familiare. Oltre alla necessità di un lavoro, esistono altri obiettivi di “status” che spingono a cambiare città: la ricerca di ricchezza, comfort, autonomia, libertà.
corrado gini
Statistico, economista e sociologo italiano Chi intende trasferirsi in un’altra nazione mostra caratteristiche fisiche e caratteriali più simili al paese di destinazione che a quello di origine: si tratta di “socializzazione anticipatoria”. everett lee
Sociologo americano Nella sua teoria della migrazione del 1966 divide i partenti a seconda del livello socioculturale: se è superiore alla popolazione originaria e lo spostamento non è obbligato da necessità economiche, si parla di selettività positiva; altrimenti negativa. wilbur zelinsky
Geografo culturale Nel suo Migration Transition Model Zelinsky confronta l’aumento degli spostamenti con la crescita demografica: più la società migliora e raggiunge un alto livello di integrazione, più gli spostamenti saranno mirati ed equilibrati.
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I migranti sono soprattutto giovani con più prospettive di vita.
C'è integrazione quando:
Gli immigrati abbassano la mortalità dei paesi di arrivo, ma allo stesso tempo aumentano quella da cui partono, poiché rimangono i vecchi: è anche vero però, come nel caso dell’immigrazione Sud-Nord italiana, i giovani che emigrano provengono da un’area geografica con maggiore fecondità. Portano inoltre crescita economica in entrambi i poli di spostamento: il paese che li accoglie guadagna servizi, prodotti, manodopera, scambi culturali e crescita psicologica. Allo stesso tempo i migranti aumentano la propria esperienza (lavorativa e non), trovano un lavoro e ottengono un salario, di cui una parte viene inviato sotto forma di rimessa alle famiglie (che va a formare il capitale di ritorno). Tralasciando la questione economica, il cambiamento porta sempre benefici in termini di crescita personale: il confronto con una cultura diversa e il miglioramento delle proprie qualifiche e conoscenze. Essere catapultati in un nuovo ambiente dona libertà e possibilità, e tutto viene facilitato se il nuovo contesto ha caratteristiche simili al proprio: in questo caso i due mondi si incontrano e si compenetrano, con un guadagno per entrambe le culture.
L’immigrato riesce ad inserirsi nella società apprendendone leggi, usi e costumi: è un processo lungo che va affrontato sia sul lato economico che sociale. L’incontro può generare anche un’integrazione fisica: i matrimoni misti modificano i caratteri fisici e antropologici della popolazione. Ovviamente la completa integrazione non è sempre possibile: spesso, se una cultura è più avanzata, o se è opposta a quella locale, la minoranza tenderà a mantenere le proprie peculiarità, creando una comunità nella comunità. Questo processo graduale può essere accettato (ad es. le comunità cinesi o musulmane nei distretti nelle grandi città) o discriminato, dando origine a conflitti e persecuzioni (razzismo e xenofobia). I pregiudizi sugli immigrati si formano in seguito a grandi esodi da paesi in guerra. Le migrazioni politiche causano sempre tensioni sociali all'interno della popolazione locale: si diffonde infatti il timore che, se provenienti da paesi con dei conflitti in corso, gli immigrati "importino" anche il terrorismo.
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Le teorie
Le migrazioni possono non essere definitive.
Le persone tendono a spostarsi verso il nord e rincorrere il sole.
Le migrazioni periodiche sono perlopiù individuali, mentre quelle definitive possono coinvolgere un gruppo familiare (si parla di ricongiungimento se i componenti si muovono in tempi successivi). Le cause sono di natura lavorativa (contratti stagionali), familiare (per rivedere i propri cari) o abitativa (il luogo di partenza si è sviluppato e si decide di fare ritorno). Chi emigra è, nella maggior parte dei casi, un maschio in età lavorativa; bassa è invece la percentuale di anziani che emigrano, i quali si spostano con i gruppi familiari o nei flussi di ritorno, rientranti dopo un lungo periodo trascorso all’estero. L'emigrante possiede un livello medio di istruzione, ma spesso non riesce a trovare sbocchi lavorativi nel proprio paese: viceversa, chi giunge in luoghi tecnologicamente ed economicamente arretrati (per seguire dei lavori o coordinare la manodopera locali) spesso proviene da paesi più progrediti. Se ad emigrare sono persone qualificate, provenienti da un paese con standard inferiori rispetto a quello di destinazione, si parla di “brain drain”, fuga di cervelli: gli Stati Uniti ed alcuni paesi europei sono un polo di attrazione per asiatici e africani (soprattutto negli ultimi anni).
ll divario economico e demografico tra Nord e Sud del mondo rende l’America e l’Europa terre promesse di libertà e giustizia civile per chi fugge dall’Africa e Medio Oriente. Dal 1880 le migrazioni intercontinentali si sono intensificate grazie ai progressi tecnologici nei trasporti: ciò ha causato un notevole afflusso di immigrati, tanto che alcuni Paesi hanno deciso di “proteggersi” istituendo limiti di accesso in base alle etnie, favorendo la discriminazione razziale (Stati Uniti, Quota Act, 1921). Altri invece hanno abbattuto le frontiere per facilitare la libera circolazione interna di merci e persone (Comunità Europea e Convenzione di Schengen, 1985) e sfruttare la manodopera straniera a basso costo (crollo dei regimi comunisti, 1989). Oggi la migrazione non è più diretta solo verso le città urbanizzate. Quando c’è un’avanzata fase di sviluppo della metropoli si parla di economia postindustriale: le produzioni vengono decentrate, il territorio maggiormente valorizzato e le persone si trasferiscono verso paesi di media e piccola grandezza, nei dintorni nella città più produttiva. Nascono le aree metropolitane, una soluzione alle conseguenze sociali e ambientali del sovraffollamento nelle metropoli (inquinamento, criminalità, droga, violenze).
Fonti: Movimenti migratori, a cura di Nora Federici, Enciclopedia delle scienze sociali - Treccani, 1996
Definizione
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Le migrazioni forzate Sono spostamenti di persone dentro o al di fuori dei confini nazionali dovuti a cause non volontarie. Un termine generico che si riferisce al movimento di richiedenti asilo o profughi interni, che si spostano a causa di un conflitto o di un disastro ambientale o naturale, di un incidente nucleare, chimico o a causa di carestie. /AISM (Associazione Internazionale per gli Studi sulla Migrazione Forzata)
Le cause Le migrazioni forzate sono un fenomeno complesso e articolato, da non confondere con le diaspore, (dal greco διασπείρω, disseminare), che indicano invece un movimento forzato di un gruppo di persone con caratteri omogenei (ad esempio di uguale etnia o religione) costretto ad abbandonare la propria terra ed a disperdersi nel mondo.
disastri ambientali: catastrofi
naturali (terremoti, esondazioni, tsunami) o causati dall'uomo (esplosioni nucleari, desertificazione, land grabbing, deforestazione). I migranti non hanno più un posto a cui poter tornare.
conflitti: i rifugiati e migranti
politici emigrano oltreconfine per fuggire da persecuzioni, discriminazioni politiche e religiose, guerre civili.
progetti di sviluppo: a volte sono
proprio i progetti e le politiche sociali che danneggiano la vita dei locali, invece che migliorarla (ad esempio le costruzioni di grandi infrastrutture ai danni di foreste e villaggi preesistenti).
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Mappa
Le migrazioni forzate nel 2016
Messico
Libia
El Salvador Colombia
Mali
Niger Chad Nigeria RCA Camerun
244 mln migranti nel mondo (2015)
D
65,6 mln i migranti forzati 10,3 mln di nuovi sfollati: 20 persone al minuto sono state costrette a lasciare la propria casa nel 2016. Fonti: UNHCR Global Trends 2016, GRID 2017, Terrorism Index 2017
15 i paesi piĂš e meno sicuri secondo il global peace index 2017
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Islanda Nuova Zelanda Portogallo Austria Danimarca Rep. Ceca Slovenia Canada Svizzera Irlanda
Ucraina
Turchia Siria Iraq
Afghanistan
Giordania
Pakistan
Egitto
Bangladesh Myanmar India
Sudan Etiopia
Yemen
Somalia Sud Sudan Etiopia Kenia
DRC
Mozambico
Migranti ricollocati Integrazione Rifugiati Paesi in cui sono accolti Paura Alta % di sfollati e profughi Emergenza Richiesta aiuti umanitari Crisi Guerre in corso Conflitti armati
154 155 156 157 158 159 160 161 162 163
Ucraina Rep. Centrafricana Sudan Libia Somalia Yemen Sud Sudan Iraq Afghanistan Siria
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Definizioni
Vocabolario Rifugiato
Migrante
part. pass. di rifugiarsi
part. pres. di migrare
Dall’art. 1 della Convenzione di Ginevra del 1951: «lo status di rifugiato è rilasciato ad ogni individuo che, nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o non vuole (per timore della propria incolumità) domandare la protezione nel detto Stato».
Richiedente asilo dalla Carta di Roma 2012 «È lo straniero che al di fuori dal proprio paese presenta in un altro stato la domanda di asilo per il riconoscimento dello status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951, o per ottenere altre forme di protezione internazionale. Fino al momento della decisione finale da parte delle autorità competenti egli è un richiedente asilo e ha diritto di soggiornare nel paese in cui si trova. Il richiedente asilo non è un migrante irregolare, anche se può giungere nel paese d’asilo senza documenti d’identità».
Che migra, si sposta verso nuove sedi. Popoli, gruppi etnici, una o più persone che si muovono quindi al di fuori dei confini della propria Nazione.
Sfollato part. pass. di sfollare Chi ha dovuto allontanarsi dal luogo di residenza abituale per circostanze dipendenti dallo stato di guerra o da altre calamità. È sfollato chi fugge all’interno dei confini della propria nazione.
Profugo dal lat. profùgus, derivato di profugére «fuggire» Persona costretta ad abbandonare la casa e la patria in seguito ad eventi bellici, a persecuzioni politiche o razziali, oppure a cataclismi. È un profugo colui/colei che fugge al di fuori dei confini della propria nazione.
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Migrante irregolare Una persona priva del permesso di soggiorno ed entrata irregolarmente nel territorio dello Stato eludendo i controlli alla frontiera; una persona entrata regolarmente con visto turistico o per lavoro, ma che si è trattenuta oltre la scadenza del permesso; una persona che non ha lasciato il paese di arrivo anche dopo che questo ha ordinato il suo allontanamento dal territorio nazionale. È considerato regolare il migrante in possesso di valido permesso di soggiorno.
Clandestino
dal lat. clandestinus, «di nascosto»
«Lo straniero entrato in un paese senza regolare permesso di soggiorno o che dopo la scadenza di quest’ultimo continua a risiedere sul territorio senza rinnovarlo. Gli stranieri irregolari vanno espulsi o accompagnati alla frontiera».
Extracomunitario
Apolide
comp. di extra- e comunitario
dal greco dal gr. ápolis -ólidos, privo di pólis “città, stato”
«Che non fa parte dell’Unione Europea; coloro che emigrano da paesi economicamente disagiati (spec. da regioni dell’Africa e dell’Asia) negli stati dell’Unione Europea in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita». Al giorno d’oggi la parola ‘extracomunitario’ non si riferisce più soltanto a una condizione giuridica, ma è diventata una categoria di pensiero che genera esclusione sociale. L’uso discriminato del termine è rivolto per esempio ai Rom, che però fanno parte dell’UE.
Dall’art. 1 della Convenzione sullo status degli apolidi del 1954: il termine “apolide” indica una persona «che nessuno Stato considera come suo cittadino in base al proprio ordinamento». Può definirsi apolide qualsiasi persona priva di cittadinanza fin dalla nascita (e che non ne abbia acquisito una) oppure che ne è stata privata in seguito, per esempio, ad eventi politici o bellici.
Definizioni raccolte da: Treccani, Parlarecivile.it, Wikipedia, Convenzione di Ginevra 1951, Convenzione sullo Status di Apolide 1954.
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Infografiche
UNHCR Global Trends 2016 + 71 mln di SFOLLATI
RICHIEDENTI ASILO
31,1 mln nuovi sfollati 2016
2,8 mln
75.000 circa
-0,4 mln rispetto al 2015
Sono minori non accompagnati
(+3,3 mln rispetto al 2015)
Equivalenti ad una persona al secondo costretta a lasciare casa.
I campi profughi Bidi Bidi, in Uganda è il campo profughi più grande al mondo, con oltre 272.000 sfollati: cresciuto rapidamente all'inizio del 2017, ad aprile ha superato il Dadaab, in Kenia, vicino al confine somalo. Il Dadaab è un campo profughi formato da 5 baraccopoli che si estendono per 50 km circa, abitate da circa 245.000 persone. Nel 2016 più della metà dei nuovi sfollati a causa di conflitti e violenze si trova in Medio Oriente e Africa Sub-Sahariana.
6,9 mln NUOVI sfollati a causa di conflitti e violenze
40,3 mln Sfollati a causa di conflitti e violenze
Fonti: UNHCR Global Trends 2016, IDMC's Global Internal Displacement Report 2017
19
RIFUGIATI 22,5 mln
49%
51%
+1,2 mln rispetto al 2015
51%
45%
5%
<18 anni
18-59 anni
>60 anni
APOLIDI 17,2 mln
3,2 mln
10 mln
Rifugiati protetti dall'UNHCR
I migranti apolidi registrati in 78 paesi
Il numero di apolidi nel mondo stimato dall'UNHCR. Nel 2014 è stato avviato un action plan per un censimento globale e porre fine all'apolidia.
5,3 mln Rifugiati palestinesi registrati UNRWA
I ricollocamenti 37 stati nel mondo fanno parte del programma di ricollocamenti dell'UNHCR: nel 2016 sono state inviate 162.500 richieste e 125.835 rifugiati sono stati effettivamente ricollocati. Nel primo quadrimestre del 2017 sono partite 24.880 persone.
24,2 mln NUOVI sfollati a causa di disastri naturali.
paese di origine
destinazione
62% USA 17% Canada 4% Regno Unito
People of concern
Disastri naturali 2008-2016 86% maltempo
61% Siria 23% D.R.C. 10% Iraq
14% terremoti
Oltre alle categorie giĂ citate, esistono anche 803.00 persone protette dall'UNHCR, ovvero coloro i quali usufruiscono degli aiuti umanitari anche senza essere profughi o sfollati.
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Infografiche
L'andamento delle migrazioni nel tempo mln 70
● Sfollati ● rifugiati
● richie-
60 50 40 30 20 10 0 2000 | 2001 | 2002 | 2003 | 2004 | 2005 | 2006 | 2007 | 2008 | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 | 2013 | 2014 | 2015 | 2016
I paesi con più sfollati nel mondo Paesi con il maggior numero di sfollati (mln) a causa di conflitti.
Paesi con il maggior numero di sfollati (mln) a causa di disastri naturali.
7 6 5 4 3 2 1 0
7 6 5 4 3 2 1 0
7,4
6,3 3,6
Colombia
Siria
Iraq
2,2
2,2
D.R.C.
Sudan
1,2
1,1
Indonesia
USA
7,4 5,9 2,4
Cina
Filippine
India
Fonti: UNHCR Global Trends 2016, IDMC's Global Internal Displacement Report 2017
21
Dove si dirigono i rifugiati? 5,5 mln
2,9 mln
Siria
Turchia
1,7 mln
1,4 mln Pakistan
Afghanistan 1,4 mln
1,1 mln
Sud Sudan
Libano
1 mln
979 mila
Somalia
Iran 984 mila Uganda
La metà dei rifugiati siriani è ospitata dalla Turchia, mentre la restante metà è accolta in Europa. Nell'Africa Sub-Sahariana la maggioranza dei rifugiati resta nei paesi confinanti.
791 mila Etiopia 685 mila Giordania 669 mila
Apolidi nel mondo I diritti negati a chi non ha una cittadinanza
mila
200 0
Myanmar
600
Thailandia
800
Costa d'Avorio
1 000
400
Germania
— ricevere istruzione — assistenza sanitaria — avere uno stipendio — sposarsi — visitare altri paesi
Data UNHCR Portal
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I diritti
Diritto di asilo È un'antica nozione giuridica in base alla quale una persona perseguitata nel suo paese d'origine può essere protetta da un'altra autorità sovrana in un paese straniero, o può chiedere protezione in chiesa, come nel Medioevo. Il termine asilo indicava anticamente un luogo sicuro e impossibile da violare, ossia un luogo sacro: già i templi egizi e greci, infatti, costituivano dei rifugi sicuri per proteggersi dai vari pericoli dell’epoca. Questo principio è stato successivamente adottato dalla chiesa cristiana: con il Primo Concilio di Orléans nel 511 l'asilo poteva essere concesso a tutti coloro che si fossero rifugiati in una chiesa, nelle sue dipendenze o nella casa di un vescovo. Il richiedente doveva consegnare le armi e sottomettere i propri possedimenti all'autorità del clero: solo così la condizione di asilo veniva riconosciuta anche dallo Stato, e reati come l’omicidio, la lesa maestà, la violazione della fede cattolica, l’adulterio, potevano essere sollevati. Un esempio classico è quello di Fra' Cristoforo nei "Promessi Sposi", quando dopo aver ucciso un uomo in un duello si rifugia in una chiesa di frati Cappuccini. Solo nell'800, con il consolidarsi degli stati europei, si inizia a parlare di un vero e proprio "asilo territoriale" dipendente dalla Chiesa e anche dallo Stato; è con la Convenzione di Ginevra del 1951 che viene stabilita una chiara definizione dello status di rifugiato, e i diritti e doveri che ne conseguono. In Italia il diritto d'asilo nelle chiese viene abolito nel 1850 con le Leggi Siccardi, emanate dal Regno di Sardegna per eliminare i privilegi del clero: secondo la Costituzione Italiana, in vigore dal 1948, lo Stato garantisce comunque la protezione del richiedente. Fonti: Wikipedia, meltingpot.org
«Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica italiana, secondo le condizioni stabilite dalla legge.» Art. 10 comma 3 della Costituzione Italiana
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Dichiarazione Universale dei Diritti Umani Parigi, 10 dicembre 1948 La Dichiarazione vale per tutti i popoli di tutte le nazioni e non solo i 193 stati membri delle Nazioni Unite (non ne fanno parte lo Stato del Vaticano, lo Stato di Palestina e Taiwan): ciò non garantisce però che tutte le persone abbiano una coscienza civile e vivano rispettando gli altri. Le motivazioni che spingono a prendere parte a guerre ed a combattere il diverso sono oscure e profonde, mosse da un credo, un dio alleato degli interessi dei più potenti, una tradizione che bisogna rispettare, un rancore alimentato da soprusi e violenze, una brama di potere economico e controllo del petrolio.
La Dichiarazione è stata elaborata negli anni tra il 1946 e il 1948 dalla Commissione per i Diritti Umani dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, in risposta ai danni e agli orrori della Seconda Guerra Mondiale. È uno dei documenti più importanti dell’ONU, insieme allo Statuto del 24 ottobre 1945, che ne definisce la nascita e ne delinea la struttura, gli scopi, i membri e la normativa.
ARTICOLO 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. ARTICOLO 3
ARTICOLO 6
ARTICOLO 9
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.
Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.
Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.
ARTICOLO 13
ARTICOLO 14
ARTICOLO 15
Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.
Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere di asilo dalle persecuzioni in altri paesi.
Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza.
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I diritti
Convenzione di Ginevra Ginevra, 28 luglio 1951 Lo status di rifugiato viene concesso solo allo straniero che ne fa richiesta, dopo un'attenta valutazione dei fatti che riguardano lo stato di provenienza, della situazione individuale ed un colloquio approfondito con il richiedente. Se avvengono esodi di massa spesso non è necessario eseguire tutta la procedura perché tutte le persone in fuga dallo stesso paese di origine hanno uguali motivazioni (guerre civili o cataclismi climatici, riportati anche dai media). In questi casi lo status viene concesso all’intero gruppo di richiedenti.
Il protocollo di New York
Il documento, firmato il 31 gennaio del 1967, estende questi diritti a tutti i rifugiati, non solo a quelli precedenti al 1951, e si avvale della collaborazione con l’UNHCR (Alto Commissariato della Nazioni Unite per i Rifugiati) per il rispetto e l’applicazione delle norme elencate.
ARTICOLO 1
È da considerarsi rifugiato chiunque, per causa di avvenimenti anteriori al 1° gennaio 1951 e nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato; oppure chiunque, essendo apolide e trovandosi fuori dei suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti, non può o, per il timore indicato, non vuole ritornarvi.
Le Convenzioni di Ginevra sono una serie di trattati internazionali per la protezione delle persone coinvolte nei conflitti armati. L‘idea nasce da Henri Dunant, uomo d’affari svizzero che si mobilita dopo aver visto le sofferenze dei soldati piemontesi e austriaci al termine della battaglia di Solferino nel 1859. La prima Convenzione è stata firmata nel 1864 e regola le condizioni dei militari feriti. Le successive si rivolgono ai prigionieri di guerra (spesso torturati senza regolare processo) e ai civili che subiscono danni a causa di guerre. Le quattro Convenzioni di Ginevra del 1949, i due Protocolli aggiuntivi del 1977 e quello del 2005, costituiscono la base del diritto internazionale umanitario, a cui hanno aderito 133 dei 196 paesi del mondo.
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ARTICOLO 2
ARTICOLO 4
ARTICOLO 21
Ogni rifugiato ha, verso il paese in cui risiede, doveri che includono separatamente l’obbligo di conformarsi alle leggi, ai regolamenti, come pure alle misure per il mantenimento dell’ordine pubblico.
Gli Stati Contraenti devono concedere ai rifugiati sul loro territorio un trattamento almeno pari a quello concesso ai propri cittadini circa la libertà di praticare la loro religione e la libertà d’istruzione religiosa dei loro figli.
In materia di alloggi, gli Stati Contraenti concedono ai rifugiati che risiedono regolarmente sul loro territorio un trattamento non meno favorevole di quello concesso, nelle stesse circostanze, agli stranieri in generale.
Convenzione dell'Organizzazione Unità Africana Addis Abeba (Etiopia), 10 settembre 1969 La Convenzione dell'OUA regola gli aspetti relativi ai rifugiati nei paesi africani. In diversi punti è molto più approfondita della Convenzione di Ginevra: vieta infatti il respingimento alla frontiera, esplica meglio l'argomento asilo ed il rimpatrio volontario, indica l’ubicazione degli insediamenti di rifugiati e sottolinea il divieto di svolgere attività sovversive nel paese che li accoglie. Il primo articolo estende la definizione di rifugiato ad “ogni persona vittima di aggressione esterna, occupazione, dominazione straniera o eventi che influenzano gravemente l’ordine pubblico”.
La Commissione OUA nasce nel 1963 per promuovere l’unione e lo sviluppo economicosociale dei Paesi africani, eliminando ogni forma di colonialismo. Dal 2002 è sostituita dall’Unione Africana, a cui appartengono tutti gli stati africani. Il Marocco, ha lasciato l’OUA nel 1948, anno in cui è stata riconosciuta l’indipendenza del Sahara Marocchino (occidentale) ed è rientrato a febbraio 2017.
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I diritti
Dichiarazione di Cartagena Cartagena (Colombia), 19-22 novembre 1984 La Dichiarazione è in vigore nei paesi dell'America Latina: come nella Convenzione OUA, anche qui la definizione di rifugiato è estesa a coloro che fuggono dal proprio Paese, e non soltanto ai profughi che chiedono aiuto. Nonostante la Dichiarazione non sia vincolante, la maggioranza degli Stati applica, di fatto, la sua definizione di rifugiato. Il testo conferma quanto già enunciato nei precedenti documenti, specificandone i dettagli in relazione al contesto sudamericano.
La Dichiarazione venne elaborata da alcuni rappresentanti di governo e intellettuali messicani e panamensi in occasione di una crisi internazionale in America Latina, poi approvata dall’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), ONU e UNHCR.
Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali
Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti
Roma, 1950 La Convenzione è un trattato internazionale redatto dal Consiglio Europeo, dal quale è nata la Corte Europea per i diritti dell'uomo, organo giurisdizionale non interno all'UE (anche se ha sede a Strasburgo): la Corte infatti svolge una funzione consultiva e di sussidiarietà nei confronti delle altre istituzioni. Ogni individuo a cui sia stato negato uno dei diritti umani espressi dalla Convenzione ha diritto di accedervi. Le sentenze sono vincolanti e non vi è ricorso. Il documento è stato ampliato negli anni da 14 protocolli, firmati da tutti e 47 i paesi europei.
New York, 1987 È uno strumento dell'ONU per contrastare atti lesivi dei diritti umani. Gli Stati aderenti adempiono ad una serie di obblighi, come ricevere visite a sorpresa da parte di ispettori dell'ONU e osservatori dei singoli Stati, per verificare l'effettivo rispetto delle persone nelle strutture carcerarie. Il testo stabilisce inoltre il diritto di asilo per le persone che, al ritorno in patria, potrebbero essere soggette a tortura. Il documento è uno dei più validi e completi in materia di diritti umani, tuttavia ha validità solo nei Paesi (145 su 188) che hanno firmato dopo la ratifica interna.
Infografica
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Dove fanno richiesta asilo i profughi? I migranti vogliono chiedere asilo nel paese che vogliono raggiungere, e non nel primo in cui hanno messo piede o sono sbarcati. Nel farlo diventano migranti illegali. 722 mila
347 mila
Germania
Siria 237 mila
262 mila
Le richieste di asilo dei siriani formano il 18% del totale.
Afghanistan 185 mila
USA 123 mila Italia
Iraq
78,6 mila
62 mila
Turchia
Iran
78,4 mila
60 mila
Francia
D.R.C. 64 mila
262 mila
Messico
USA
46 mila
I migranti che provengono da Messico ed America centrale formano da soli il 52% del totale di profughi accolti dagli Stati Uniti nel 2016.
Guatemala 20 mila Cina 33 mila Honduras Fonte: UNHCR Global Trends 2016
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Le protezioni internazionali
Richiedere asilo Lo straniero, per richiedere la protezione internazionale, deve recarsi presso la Polizia di Frontiera o l'Ufficio Immigrazione della Questura: è necessario portare una copia dei propri documenti e il Modello C/3, un documento che va compilato con i dati personali, dei familiari, la descrizione e la ragione del viaggio dal paese di origine. Le procedure sono unificate a livello europeo grazie al decreto legislativo del 18 agosto 2015: dopo aver verificato i fatti del Paese di origine, la Commissione Territoriale (formata da 2 ministri dell’Interno, 1 rappresentante della provincia o regione, 1 rappresentante dell’UNHCR) si riunisce per un colloquio privato col richiedente asilo e dopo pochi giorni dovrà comunicare l'esito della richiesta. In caso di grandi esodi spesso non viene attuata l'intera procedura: molti migranti della stessa origine fuggono per gli stessi motivi, come i rifugiati siriani.
Lo status di Rifugiato La Commissione Territoriale rilascia un tesserino allo straniero che attesta il suo status: ciò lo equipara a ogni cittadino residente. Il rifugiato potrà recarsi all’estero, ma dovrà dotarsi di un documento di viaggio rilasciato dalla Questura che gli/le consenta di uscire e rientrare nel Paese. Il tesserino ha una validità temporale pari a quella del permesso di soggiorno e dovrà quindi essere periodicamente rinnovato, a meno di non fare richiesta di cittadinanza. In Italia lo status di rifugiato si applica anche ai figli minorenni, purché si trovino su suolo italiano. Il titolare di protezione internazionale ha diritto ad entrare nei progetti SPRAR.
1,23 milioni di richieste in Europa nel 2016 (2 mln in meno rispetto al 2015) - Dati Eurostat
123.482 in Italia +68% rispetto al 2015
5
Anni di validità
diritti garantiti
Lavoro, istruzione pubblica, assistenza sociale, documento di viaggio, circolazione in UE, matrimonio, rilascio patente, accesso a bandi per alloggi pubblici, ricongiungimento familiare
Le protezioni internazionali
Protezione sussidiaria Viene accordata ad un cittadino non UE che non possiede i requisiti per essere riconosciuto come rifugiato, ma che se tornasse nel proprio Paese rischierebbe la vita.
Protezione umanitaria La Questura può rilasciare un permesso di soggiorno per motivi umanitari nel caso in cui le Commissioni Territoriali rilevino rischi fondati per la sicurezza del candidato in patria, nonostante non sia ritenuto idoneo per ottenere la protezione internazionale. Se il richiedente possiede il passaporto può essere convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
Richiesta rifiutata Chi si è visto negare la protezione internazionale può fare ricorso in Tribunale con assistenza legale gratuita entro 15 giorni dalla data della comunicazione. I diniegati sono costretti a trasferirsi nei centri per gli immigrati in attesa dell'iter del processo: è un periodo che spesso dura anni, poiché sono in molti a fare ricorso e i tempi della burocrazia italiana sono lunghi. Chi, dopo il Tribunale, ha fatto anche ricorso in Cassazione, ma senza successo, riceve l'ordine definitivo di espulsione. Fonti: Guida Pratica per i titolari di protezione internazionale, Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno.
1
Anno di validità
diritti garantiti
Lavoro, assistenza sanitaria e sociale, ricongiungimento familiare, accesso a bandi per alloggi pubblici, rilascio documento di viaggio
6
Mesi di validità
diritti garantiti
Lavoro, assistenza sanitaria, documento di viaggio
29
30
Gli aiuti
Le organizzazioni umanitarie Gli aiuti umanitari sono una forma di solidarietà organizzata a cui tutti possono partecipare, sia in prima persona (soccorritori, volontari, medici, associazioni) che decidendo di destinare una somma di denaro in beneficenza. Medici Senza Frontiere, la Croce Rossa, Emergency sono associazioni preparate a raggiungere in pochissimo tempo le vittime di guerre e disastri naturali, offrendo assistenza medica. UNHCR e UNRWA collaborano con le ONG per la salvaguardia delle vite e dei diritti di milioni di rifugiati, sfollati e profughi.
Ginevra, 14 dicembre 1950
Israele 8 dicembre 1948
Ginevra 1951
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati venne fondato dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 1950 ed è presente in 123 paesi nel mondo. Da oltre 65 anni coordina le azioni per l'assistenza umanitaria nei paesi instabili e nei punti di accoglienza profughi. Fornisce acqua, cibo, tende, assistenza medica e psicologica, garantisce l'accesso all'istruzione e supporta progetti locali.
L'Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione dei rifugiati palestinesi nel vicino oriente venne fondata dall’ONU nel 1949 ed è stata creata specificatamente per i 5 milioni di rifugiati palestinesi (in seguito al conflitto arabo-israeliano del 1948) che vivono nei campi profughi in Giordania, Libano, Siria e lungo la Striscia di Gaza.
L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni monitora i flussi migratori, assiste i rimpatri, i ricongiungimenti familiari e contrasta la tratta di esseri umani. Istituita all'indomani della Seconda Guerra Mondiale, è diventata una vera e propria agenzia sulla migrazione: ha infatti seguito la crisi ungherese, cecoslovacca, i conflitti in Kuwait e Kosovo. Da settembre 2016 l'OIM è entrata nel sistema ONU diventando Agenzia Collegata alle Nazioni Unite.
/vieni con me La collana di 32esimi dedicata alle migrazioni umane
1 Migrare
Sfollati, profughi, clandestini, rifugiati: gli aiuti umanitari, il diritto di asilo, le protezioni internazionali, i paesi che li accolgono.
2 Focus Storico
La storia recente dei paesi dei profughi: l'Africa e il Medio Oriente, i regimi, il terrorismo, la povertĂ .
3 Il viaggio
Le rotte per il Mediterraneo e i Balcani, i trafficanti, gli abusi, le frontiere, i morti e i dispersi di un viaggio della speranza.
4 Benvenuti in Italia
I soccorsi in mare, le storie, i centri di accoglienza e i rifugi informali, i minori stranieri non accompagnati, le vittime di tratta.
5 L'integrazione
Gli immigrati ci rubano il lavoro? Quanto siamo "open mind"? Il razzismo sui social e alcune proposte di design sociale.
6 S.A.R.
Search and Rescue Activities: chi e come salva la vita ai migranti nel Mediterraneo.