vadem&cum 4 - Benvenuti in Italia

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Guida alle migrazioni contemporanee

4 Benvenuti in Italia

I soccorsi in mare, i centri di accoglienza, i CAS, lo SPRAR, i CIE, le storie dei profughi.



/vieni con me s. m. [uso sostantivato della locuzione latina vade mecum «va’, vieni con me»]

Questo è il secondo di una serie di 32esimi (libretti di 32 pagine) dedicati ai temi della migrazione umana. Una guida per orientarsi nella storia contemporanea degli spostamenti di oltre 60 milioni di persone nel mondo: a causa di conflitti, guerre, discriminazioni o disastri naturali. Ora più che mai è importante scavare in profondità nelle news, nei talk show, nei programmi di approfondimento "disinformativo" e diffidare di chiacchiere popolari e cose "dette per sentito dire": ognuno deve essere un po' maestro di sé stesso e non solo limitarsi ad apprendere le risposte dai servizi giornalistici (o da Google), ma anche imparare a porsi delle domande. Il sapere è una conquista personale. Questa guida è una raccolta di dati e report pubblicati da fonti autorevoli: le informazioni qui riassunte non sono totali, ma vogliono offrire una panoramica complessiva dei flussi migratori attraverso approfondimenti, focus storici, mappe, infografiche e testimonianze.


Indice 05

Introduzione

06-07

Mare Nostrum

8-10

Chi salva i migranti

11

Come avviene il soccorso in mare

12-13

Mappa dell'accoglienza italiana

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Gli hotspot

15

I migranti economici

16

I maltrattamenti in Italia

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I centri di prima accoglienza

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Il caporalato

19

Fare richiesta asilo in Italia

20

Il sistema SPRAR

21

I costi

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I CIE e il rimpatrio volontario

23

Sondaggio

24-25

I rifugi informali

26

I Minori Stranieri Non Accompagnati

27-30

Le tratte e i traffici di minorenni

Prima edizione: febbraio 2017 Seconda edizione: luglio 2017 Un progetto di Cinzia Bongino

Nato da una tesi di laurea in Design e Comunicazione Visiva

Relatore Fabio Guida


Introduzione

Non è più un'emergenza Parlare di accoglienza in Italia e provare a spiegare il sistema c'è dietro alla gestione degli immigrati non è semplice. Per comprendere occorre conoscere le leggi italiane e le normative europee, le organizzazioni, gli enti e i progetti attivi sul campo, confrontare dati e statistiche: dietro ai numeri, però, ci sono persone vere, che scappano da orrori a cui gli occidentali non sono più abituati. Se si affronta l'argomento "migranti", e lo si studia in profondità, vengono alla luce sia i bachi del sistema che i risultati positivi. Una macchina così grossa viene guidata da leggi e cavilli che ne rallentano le procedure e spesso impediscono ai richiedenti autonomia e diritti; in parallelo però sono nate anche tante piccole realtà e cooperative a supporto dei nuovi arrivati, che riescono a dare un aiuto concreto là dove lo Stato non vede o non vuole vedere. L'Italia è la prima nazione nel 2016 per numero di arrivi in Europa. Riceve il supporto logistico di diverse organizzazioni ed altri paesi UE nel recupero in mare e identificazione dei migranti, più un aiuto per le spese del loro mantenimento e le procedure correlate dai fondi europei. La spesa totale italiana per l'immigrazione equivale a circa lo 0,2% del PIL, contro l'1,5% destinato invece alle spese militari (Osservatorio Mil€x, 2016). Non è vero che gli immigrati ricevano soldi o favoritismi, anzi, se non vengono inseriti in progetti formativi, o non hanno alte capacità professionali pregresse, le loro possibilità di trovare lavoro sono scarse: la lingua è l'ostacolo principale, ma anche il modo di porsi e interagire con colleghi e clienti (attitudini "già in possesso" di chi è nato in Europa). Con ciò non si vuole affermare che siano persone di secondo livello: gli immigrati non sono ospiti temporanei, ma nuovi vicini, ed è compito nostro collaborare perché si ambientino e capiscano come funzionano le regole della nostra società, colmando il gap con corsi di istruzione e formazione professionale. Quello che molti vedono oggi come una spesa pubblica in più, è in realtà un investimento sul futuro: il nostro e il loro.

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4.218 per annegamento 124 per asfissia 8 a causa di incendi al motore 3 per ipotermia 2 per problemi respiratori 1 per polmonite

— Dati OIM

(1.755 in piĂš rispetto al 2015)

5.079 migranti morti nel Mediterraneo nel 2016

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8

Le organizzazioni italiane ed europee

Chi salva i migranti Salvare vite umane è una prerogativa assoluta, in qualsiasi luogo della Terra: in mare questo compito è affidato alla Guardia Costiera e alla Marina Militare. Nel Mediterraneo diverse organizzazioni europee collaborano con quelle italiane per il monitoraggio dei flussi e salvataggio dei migranti.

Fondata nel 1951, l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) è la principale organizzazione intergovernativa in ambito migratorio: monitora i flussi, assiste i migranti e realizza progetti dedicati.

Medici Senza Frontiere è un'organizzazione internazionale che porta soccorso sanitario, assistenza medica e supporta il recupero dei migranti nel Mediterraneo. Nasce nel 1971.

Amnesty International è attiva dal 1961 nella battaglia per i diritti umani: è presente in mare e negli hotspot per assicurare i diritti dei migranti.

L'Europol aiuta le autorità nazionali a contrastare la criminalità internazionale e il terrorismo dal 1999. Nel Mediterraneo ha il compito di individuare i trafficanti.

Lo European Asylum Support Office agisce in materia di asilo agevolando la collaborazione fra gli stati europei. Coordina le procedure per la richiesta di protezione internazionale dal 2011.

Medici e infermieri della Croce Rossa sono presenti a bordo delle imbarcazioni di MOAS e della Marina Militare.


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La Guardia Costiera italiana disciplina le attività marittime e portuali dal 1985: salvaguardia della vita in mare, protezione della fauna marittima e ispezione delle navi.

La Marina Mercantile è la flotta civile di navi mercantili per il commercio e trasporto marittimo di merci e persone.

La Marina Militare è, insieme all'Esercito, l'Aeronautica e l'Arma, una delle 4 forze armate italiane. Controlla dal 1946 l'area marittima italiana collaborando con le unità straniere.

L'Arma dei Carabinieri è una delle quattro forze armate della Repubblica. Nata all'interno dell'Esercito Italiano nel 1814, dal 2000 è autonoma e dipende direttamente dal Ministero della Difesa.

La Guardia di Finanza è un corpo di polizia ad ordinamento militare istituito nel 1946 e dipendente dal Ministero dell'Economia.

La European Union Naval Force Mediterranean, (Operazione Sophia), è una missione militare UE nata nel 2015 per studiare il modus operandi dei trafficanti e fermarne l'operato, oltre che addestrare la Guardia Costiera libica.

L'Agenzia Europea della Guardia di Frontiera e Costiera è nata nel 2004 con il compito di aiutare i paesi UE nella gestione delle frontiere esterne dell'area Schengen.

Le operazioni Search and Rescue nel Mediterraneo vengono svolte anche grazie al contributo di diverse navi militari straniere collaborano nel recupero dei migranti in mare: le ONG.

Fonti: SAR nel Mediterraneo Centrale 31/12/2016


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Il soccorso

Le missioni in mare ottobre 2013/2014

luglio 2015 - luglio 2017

OPERAZIONE MARE NOSTRUM

EUNAVFOR MED

La missione è stata condotta dalla Marina Militare Italiana potenziando il controllo marittimo già esistente. Solo nel 2014 sono state salvate 156.362 persone, su 439 barche, una media di 1,2 salvataggi ogni giorno: Mare Nostrum si avvicinava infatti fino alle coste libiche per trarre in salvo i migranti. Arrestati 500 scafisti e sequestrate tre navi madre. Spesa totale: 114 milioni di euro a carico dell’Italia. novembre 2014 - in corso

MISSIONE TRITON Triton sostituisce Mare Nostrum: promossa da Frontex, vede la collaborazione fra 29 stati europei nell’impiego di personale e mezzi tecnici. Finanziata interamente dall’Unione Europea, l’obiettivo di Triton non è il soccorso, ma il pattugliamento della frontiera, che si limita a 30 miglia dalle coste italiane. Spesa mensile: 3 milioni di euro. marzo 2015 - in corso

OPERAZIONE MARE SICURO La missione ha visto l'aumento della forza aeronavale tra il Canale di Sicilia e il Mediterraneo centrale per proteggere i mezzi nazionali impegnati in attività di soccorso, i pescherecci e la sorveglianza delle piattaforme petrolifere.

Anche chiamata Operazione Sophia, è un'operazione navale nel Mediterraneo centrale avviata dall'UE in seguito al ribaltamento di un peschereccio con a bordo 800 migranti nel mese di aprile 2015. L'obbiettivo primario è stato quello di studiare il modus operandi dei trafficanti, individuare i sospettati e neutralizzare le imbarcazioni e le strumentazioni. L'operazione continua con l'addestramento della Guardia Costiera Libica. 6 ottobre 2016 - in corso GUARDIA COSTIERA EUROPEA La neonata Agenzia è stata istituita per migliorare l'operato di Frontex. A differenza di quest'ultima non si limita a monitorare i flussi, ma è attiva nel soccorso e contrasto alla criminalità trans-frontaliera. Ha più potere di intervento nella gestione degli hotspot e maggiore coordinamento fra le frontiere, oltre ad avere un numero superiore di uomini e mezzi. Fonte: Marina Militare.


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Il recupero

Su ogni imbarcazione è sempre presente del personale medico (MSF, la Croce Rossa o un team della nave ONG), il cui compito è quello di effettuare un check-up preliminare dei profughi ed inviarne il rapporto agli hotspot italiani, in modo da far sbarcare chi ha urgenza di cure immediate. I medici hanno le competenze e l’equipaggiamento necessario per attività di primo soccorso, per trattare casi di disidratazione, ustioni da benzina o carburante, ipotermia e infezioni cutanee, e a volte anche far nascere bambini. Prima dello sbarco, le persone ricevono un braccialetto con un numero identificativo progressivo, che verrà applicato a bordo della nave dal personale sanitario o immediatamente dopo lo sbarco. A ciascuna persona verrà scattata una foto mentre mostra un braccialetto numerato, necessario per il modulo di pre-identificazione. Fonte: Manuale di Procedure Operative Standard applicabili agli hotspot - Medici Senza Frontiere

«L'avvicinamento al gommone è un momento delicato. Devo riuscire prima di tutto a tranquillizzare i migranti: -Vi porteremo tutti in Italia, state calmi-. È importante ripetere che nessuno verrà riportato in Libia. Quando ci avviciniamo, cerco subito di capire che lingua si parla a bordo. È importante trasmettere sicurezza per riuscire a stabilizzare l'imbarcazione. Tutto questo avviene mentre il motoscafo fa un giro di 360 gradi intorno all'imbarcazione. Le persone ci osservano. Sono schiacciati sul gommone, terrorizzati. Ricordo l'ultimo salvataggio, dopo aver detto che non dovevano preoccuparsi, tante persone hanno guardato il cielo per ringraziare dio del nostro arrivo. Quando ci incontriamo a bordo le persone si avvicinano a me per abbracciarmi. Sono la prima persona con cui hanno parlato, probabilmente dopo il trafficante che li ha obbligati a salire a bordo, maltrattati, offesi. Probabilmente sono la prima persona che, dopo mesi, parla loro in modo gentile». Ahmad Al Rousan, mediatore MSF sulla nave BourbonVita 3/01/201


14.347

Torino

5.576

23.046

totale migranti accolti

SPRAR CARA, CPSA, CDA, CAS

12.259

Bologna

Padova

14.224

Treviso

Centri di Permanenza per il Rimpatrio 574 posti- Torino, Roma, Brindisi, Caltanissetta

4 C.P.R.

3.746

Centri di Accoglienza e C.A. Richiedenti Asilo Gorizia, Udine, Treviso, Venezia, Bologna, Foggia, Arcevia (AN), Castelnuovo di Porto (Roma), Palese (BA), Brindisi, Lecce, Crotone, Mineo, Caltanissetta, Salina Grande (TP), Elmas.

15 C.D.A e C.A.R.A

Arcevia

Venezia

Gorizia

Udine

4.489

Centri di Primo Soccorso e Accoglienza Lampedusa, Otranto, Elmas, Pozzallo

4 C.P.S.A

12.750

652 progetti Il Sistema di Protezione per 26.012 posti Richiedenti Asilo e Rifugiati è composto da strutture di accoglienza gestite da enti locali in tutta Italia.

SPRAR – la seconda accoglienza

77% nei C.A.S. 8% nei C.D.A e C.A.R.A 0,5% negli Hotspot

La maggioranza degli immigrati è ospitata nei CAS, strutture delle prefetture gestite da cooperative. Sono i famosi “alberghi per gli immigrati” di cui si parlava nel 2016.

CAS – Centri di Accoglienza Straordinaria

4 HOTSPOT Lampedusa, Pozzallo, Trapani, Taranto

1.600

14.350 posti — La prima accoglienza

L'accoglienza

288

<3%

3-5%

12%

9-6%

% distribuzione immigrati nelle regioni

presenti nei centri di prima accoglienza e progetti SPRAR al 31/12/2016 (di cui 25.846 minori non accompagnati)

176.554 immigrati

12 Mappa


0

50.000

100.000

Elmas

103 mila

2015

2014

153 mila

66 mila

170 mila

2016

176 mila

181 mila

sbarchi / accoglienza

5.662

da

ll

u aT

14.886

3.263

lg

s ni

ia

Trapani

’A

14.076

3.759

4.863

Pozzallo

Bari

Eg

Libia

ll’

itt

Crotone

da

Otranto

Lecce

Brindisi

Isola di Capo Rizzuto

Taranto

dalla

7.4141

12.136

Foggia

3.580

Mineo

Pian del Lago

14.312

3.452

Lampedusa

Caltanissetta

ia er

Roma

ll da

Castelnuovo del Porto

12.456

o

re

150.000

200.000

Fonti: Ministero dell’Interno: Cruscotto statistico 31/12/2016, Piano Accoglienza 2016, Rapporto Sui CIE in Italia (gennaio 2017) Senato della Repubblica, Refugee Response Plan.

da G lla cia 13


14

Modus operandi

L'approccio hotspot L’hotspot è il potenziamento dei centri di prima accoglienza già operativi lungo le coste italiane e greche, proposto dalla Commissione Europea. L’obiettivo è quello di identificare il 100% degli immigrati sbarcati, ottenendo così le impronte digitali da inserire nel sistema Eurodac, un archivio comune dei dati dei richiedenti asilo usato da Frontex ed Europol: Eurodac permette di sapere se sono state presentate più domande di asilo dalla stessa persona in paesi diversi. Secondo il Regolamento di Dublino III, infatti, l’immigrato deve fare richiesta asilo nel primo paese in cui mette piede: se la domanda di protezione viene fatta in Francia, ma si è sbarcati in Italia o in Grecia, il richiedente viene trasferito per poterla effettuare. In Italia sono presenti quattro hotspot: Pozzallo, Porto Empedocle (Taranto), Trapani e Lampedusa, ovvero le città portuali con il maggior numero di arrivi. In Grecia invece sono posizionati sulle isole vicino alla Turchia, ovvero Lesbo, Chios, Samos, Leros e Kos. Possono ospitare in totale circa 1600 persone, numero non sufficiente per garantire cure e assistenze necessarie. Le agenzie europee che gestiscono l'identificazione sono: l’Ufficio Europeo di Sostegno per l’Asilo (Easo), l’Agenzia dell’UE per la gestione delle frontiere (Frontex), l’Agenzia di cooperazione di polizia dell’UE (Europol) e l’Agenzia per la cooperazione giudiziaria dell’UE (Eurojust). Lo screening è composto da: un controllo medico, la registrazione delle generalità, foto-segnalazione e rilevamento impronte digitali, compilazione del foglio-notizie in cui il migrante deve scrivere il percorso e lo scopo del viaggio (dal quale le agenzie possono raccogliere informazioni su rotte e trafficanti) e la domanda sul perché si è giunti in Italia.

5

Giorni di permanenza media

(13 quando gli altri centri di accoglienza sono pieni)

Centro Primo Soccorso e Accoglienza I migranti soccorsi dalla Guardia Costiera rimangono 3/5 giorni nel CPSA per poi essere inviati agli altri centri in Italia. Le strutture sono nate nel 2006, quando aumentava il flusso in arrivo dall’Africa e svolgono le stesse funzioni degli Hotspot.

Fonti: “Il metodo basato sui hotspot per la gestione dei flussi migratori” Commissione Europea, 2015.


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Perché sei arrivato in Italia? La procedura di identificazione non viene sempre svolta con regolarità: spesso gli operatori pongono le domande in maniera non chiara e ambigua, senza tradurle in inglese o con l’assistenza di un mediatore, oppure le effettuano poche ore dopo lo sbarco, quando la persona non si è ancora ripresa dal patimento del viaggio.

Per cercare lavoro

i migranti economici

Si è identificati come migranti economici e si riceve un ordine di espulsione. L’immigrato ha il diritto a fare ricorso e ad avere un avvocato gratuito. Nell’attesa, se ha i documenti in regola, può fare richiesta asilo, anche se il provvedimento compromette le sue possibilità di ottenere lo status di rifugiato.

Se una migrazione è forzata perché vengono a mancare le condizioni per poter vivere in un luogo, possono essere classificati come migranti forzati anche le persone che emigrano perché non c'è lavoro ed il vivere è rischioso a causa di attacchi di ribelli armati, anche se il luogo in questione non è nella lista dei paesi in guerra? Il tipo di migrante qui descritto è identificato come migrante economico, ovvero, secondo la teoria "Push and Pull" di Egon Kunz, un soggetto "pulled", cioè che si sposta alla ricerca di un migliore benessere. Il "pushed", all'opposto, corrisponde al rifugiato costretto a fuggire a causa di conflitti o instabilità politica. Una volta emigrati le modalità di soggiorno e ricerca di lavoro dei due tipi di migranti saranno diverse sia a seconda delle condizioni socioeconomiche del paese, sia quelle dalle loro specifiche condizioni sociali e giuridiche, che in molti casi lo privano di potere contrattuale.

CAS

Per scappare da guerra o discriminazioni Il profugo viene classificato come richiedente asilo se rientra nella lista dei paesi in cui è “ufficiale” la situazione di conflitto (la nazionalità può influire nell’identificazione): può accedere ai Centri Accoglienza e Richiedenti Asilo. CARA

Fonti: Report sui centri di Trapani e Lampedusa luglio 2016 (ellyschlein.it), Rapporto Hotspot Italia Amnesty International 3/11/2016, Rapporto Fondazione Migrantes novembre 2016


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Modus operandi

Chi rifiuta di farsi identificare Secondo la legge italiana, se una persona rifiuta di dare le sue generalità, le dichiarazioni fornite o i documenti presentati potrebbero essere falsi è può essere trattenuta dalla polizia a scopo di identificazione, «per il tempo strettamente necessario al solo fine dell’identificazione e comunque non oltre le 24 ore». In ogni caso, la persona deve essere rilasciata, che l’identificazione sia stata portata a termine o meno. Se la persona insiste nel suo rifiuto, può essere punita con un'infrazione, ovvero un mese di detenzione o una multa di 206 euro, ma deve essere comunque rilasciata in attesa del procedimento e del processo. In realtà, se gli immigrati rifiutano di farsi prendere le impronte rischiano maltrattamenti, abusi, detenzioni e violazione dei diritti umani. Vengono pubblicamente trattati in maniera diversa rispetto a chi si è lasciato identificare (ad esempio privazione di cibo). Rapporto Hotspot Italia di Amnesty International 3/11/2016

Adam, 41 un uomo di 27 anni del Darfur, Sudan, è sbarcato al porto di Catania il 26 giugno 2016. La polizia ha trasferito in autobus verso una stazione di polizia il gruppo di cui faceva parte, dove dovevano dare le impronte digitali. «Al piano terra c’era una sala di attesa, al primo piano l’ufficio per l’identificazione. Ci hanno portati lì tre alla volta. Non c’era un interprete, ci chiedevano solo di dare le impronte. Io ho rifiutato. C’erano sei poliziotti in uniforme. Mi hanno picchiato col manganello sulle spalle, al fianco e sul mignolo della mano sinistra, che da allora non riesco a raddrizzare. Sono caduto e mi hanno preso a calci, non so quante volte, per circa 10 minuti». Ishaq, 25 anni, ha affermato di essere stato umiliato sessualmente da agenti di polizia in un ufficio della stazione ferroviaria di Torino. «Ci hanno fatto spogliare, completamente nudi. I poliziotti hanno cominciato a ridere. Poi, poiché facevo ancora resistenza al rilevamento delle impronte digitali, gli agenti sono ricorsi a un’altra strategia: mi hanno preso per braccia e gambe, uno per ogni arto. Una quinta persona mi ha tirato verso il basso per il pene fino a farmi sedere. A quel punto un’agente mi ha fatto la foto, mentre un’altra mi ha girato la testa per guardare verso la macchina fotografica. Poi sono riusciti a forzarmi a mettere le mani sulla macchina per le impronte digitali. Per due giorni mi è uscito sangue ogni volta che facevo pipì».


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I centri di prima accoglienza Centro Di Accoglienza Nati nel ‘95 per gestire i primi arrivi via mare, sono strutture fisse in cui gli stranieri irregolari sul territorio identificati e viene accertato il motivo dell'arrivo. I CDA in Italia sono 11, da 200 posti circa, tranne le città di Bari e Crotone con 744 e 1202 posti.

Centro Accoglienza Richiedenti Asilo Sostano tra i 20 e i 30 giorni gli stranieri che vogliono richiedere lo status di rifugiato. I CARA presenti in Italia sono 8, da circa 170 posti ognuno. I richiedenti possono uscire liberamente durante le ore diurne. Dopo lo scadere dei 30 giorni il richiedente asilo riceve un permesso di soggiorno della durata di tre mesi, rinnovabile fino alla definizione della richiesta.

Centro Accoglienza Straordinaria Nati per sopperire alla mancanza di posti nelle strutture ordinarie di accoglienza in caso di molti arrivi, oggi i CAS sono le strutture che ospitano il maggior numero di profughi in Italia, anche più dell'effettiva capienza. Gli edifici sono individuati dalle prefetture, in convenzione con cooperative e strutture alberghiere e in accordo con l’ente locale. Il problema è che spesso vengono istituiti senza avvertire i cittadini o che ne venga pianificato il funzionamento con i sindaci. Qui i migranti rimangono "parcheggiati" fino alla convalida della richiesta asilo. Fonti: Rapporto Hotspot Italia di Amnesty International Novembre 2016, Rapporto Fondazione Migrantes sulla Protezione internazionale in Italia 2016

30

Giorni di permanenza media

La consultazione medica è spesso una delle cause di ritardo di accesso al sistema. Se i migranti non si fanno identificare nei CPSA non ricevono alcuna certificazione medica e non possono entrare nei centri di prima accoglienza.

6

Mesi di permanenza media

2/1000 abitanti È la percentuale di migranti ospitata nei centri di accoglienza.


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Modus operandi

Il fenomeno del caporalato Agricoltori e capi di imprese edili reclutano lavoratori in difficoltà economica o senza documenti per farli lavorare in turni lunghi e faticosi (8-12 ore), sottopagati (22-30€ al giorno), subendo maltrattamenti e intimidazioni. Spesso il fenomeno del caporalato è legato alla tratta di persone. Coloro i quali gestiscono questo traffico illegale sono chiamati "caporali" e spesso sono collegati alla mafia, spacciandosi come agenzie interinali con falsi contratti a chiamata. I controlli effettuati dall’osservatorio Placido Rizzotto della FLAI-CGIL indicano che il 56% delle aziende agricole italiane sfrutta dei lavoratori in nero o parzialmente irregolari (circa 430 mila in tutto), provocando tra i 3,3 e i 3,6 miliardi di euro di danno economico. Il Post 19/10/2016

Il CARA di Foggia intasca 22€ al giorno dallo Stato italiano per garantire ai richiedenti asilo un tetto, due pasti, un materasso, qualche coperta e dei servizi "igienici". Le casupole del centro di accoglienza (18 moduli prefabbricati con quattro abitazioni ognuno che ospitano tra le 24 e 48 persone in totale) sono allestite sull’ex pista da volo di un aeroporto militare dismesso, e formano una baraccopoli, o meglio bidonville, poiché molti per il caldo o il poco spazio sono costretti a dormire fuori. Il numero di “residenti” continua a crescere e supera quello dei posti del programma: non sono presenti dei controlli, ma ci sono 4 buchi nella recinzione, dai quali può entrare chiunque (anche il giornalista dell’articolo): i clandestini espulsi e i rifugiati senza un tetto, gli abusivi e i gangster nigeriani venuti per far prostituire le ragazzine. Gli agricoltori foggiani “usufruiscono” della manodopera africana a basso prezzo: sono tanti gli immigrati che si

alzano alle prime luci dell’alba, salgono sui furgoni organizzati dal caporalato (costo del viaggio pari a 5€ al giorno detratto dallo stipendio) per essere trasportati nei campi a raccogliere pomodori fino a sera. Lasciati allo sbando, i profughi cucinano per terra e vivono circondati da cani randagi. La cooperativa cattolica “Senis Hospes”, l’associazione che si dovrebbe occupare di loro, ha ridotto il contributo ricevuto dallo stato da 35 a 22€ al giorno a persona, ma non si vede come o dove impieghi il denaro ricevuto; allo stesso tempo ha accresciuto invece il suo fatturato del 400% in due anni e il numero di dipendenti è più che quadruplicato. Riassunto del reportage di Fabrizio Gatti sul C.A.R.A. di Borgo Mezzanone vicino Foggia, L’Espresso 11/09/2016


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Le richieste asilo in Italia 2015

83.245

85%

2016

123.482

15%

Sono state esaminate 90.293 richieste

11.656 sono minori: 50% sono MSNA

Le 20 Commissioni Territoriali hanno sede in varie città: Gorizia, Milano, Roma, Foggia, Siracusa, Crotone, Trapani, Torino, Bari e Caserta. Ogni Commissione costa allo stato 314mila € all'anno. Durante il colloquio con il richiedente asilo non ci sono tutti e quattro i membri della Commissione, ma, a causa del grande numero di richieste, spesso sono presenti solo uno o due membri accompagnati da un mediatore: la decisione finale viene comunque presa con l'intera commissione presente. Il tempo di attesa per l'incontro è di 266 giorni circa, anche se dovrebbe essere di 30 giorni. Questi lunghi mesi costituiscono il limbo giuridico in cui si perdono i richiedenti asilo: secondo la legge possono lavorare dopo due mesi dall'invio della richiesta, ma pochi hanno davvero concrete possibilità di trovare un lavoro regolare se non entrano in progetti di integrazione o non ottengono una protezione internazionale. Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2016, CIR

Il Ministro dell'Interno Marco Minniti presenta a gennaio 2017 la proposta di regolamentare il lavoro dei richiedenti asilo: due mesi dopo l'inoltro della richiesta, ai migranti verrà rilasciato un documento per l'inserimento nel circuito dei lavori socialmente utili, che diventerà uno dei requisiti di privilegio per ottenere lo status di rifugiato. Previste anche delle convenzioni anche con le aziende per stage e tirocini. La proposta è in approvazione alla Camera dei Deputati. Il Giornale 16/01/2017

61% diniegati 21% protezione umanitaria 12% protezione sussidiaria 5% status di rifugiato

22% dalla Nigeria

11% dal Pakistan

7% dal Gambia

6% dal Senegal

6% dall'Eritrea

6% dalla Costa d'Avorio

5% dal Bangladesh

5% dal Mali

5% dalla Guinea

4% dal Ghana Dati e statistiche della Commissione Nazionale per il Diritto di Asilo 2016


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I rifugiati nelle città

Il sistema SPRAR Una volta ottenuta la protezione internazionale, l’immigrato può essere ospitato nei progetti SPRAR, enti locali che li aiutano ad integrarsi nella società

Sistema Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati Gli SPRAR sono piccole strutture locali che ospitano un massimo di 50 posti ognuna, sparse in tutta Italia, che operano per l’integrazione degli immigrati tra gli abitanti. Gli enti locali accedono alle risorse del Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizi dell’Asilo e collaborano con gli enti gestori per la riuscita di progetti territoriali di integrazione. Fonti: Guida Pratica per i titolari di protezione internazionale del Ministero dell’Interno, sprar.it

Il 98% dei rifugiati non è iscritto al Sistema Sanitario Nazionale, nonostante rientri nei loro diritti Ciò significa che l’ultima visita ricevuta è spesso lo screening medico negli Hotspot. Non possedere la tessera sanitaria equivale a non poter accedere a visite specialistiche, né avere diritto ai farmaci: in caso di malattie o incidenti rimane solo il Pronto Soccorso. Le cure mediche in Italia sono garantite a chiunque: l’assistenza sanitaria è un diritto per tutti i titolari di protezione internazionale, anche se in molti non ne usufruiscono perché le procedure burocratiche sono complicate e difficili da comprendere. Rapporto Fuoricampo - Medici Senza Frontiere aprile 2016

23.144 ordinari 2.007 per minori 592 per disabili Sono presenti 638 SPRAR in oltre 1000 comuni d'Italia, per un totale di 25.743 posti finanziati

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Mesi di permanenza media

Cosa viene offerto nel programma SPRAR - alloggio, vitto, vestiario - € 2.50 pocket money - scheda telefonica € 15 - cure mediche - informazioni sulle normative, sull’iter per il riconoscimento della protezione internazionale, sui permessi di soggiorno - mediatore linguistico culturale - scuola per minori e adulti - formazione civica - corsi di lingua italiana - accompagnamento alle pratiche burocratiche - supporto all’audizione in Commissione Territoriale - valutazione delle skills e titoli di studio per individuare i percorsi professionali - orientamento al lavoro e accesso ai servizi del territorio


Quanto spende l'Italia

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A differenza dei CARA o CDA, che si trovano in edifici privati lontani dai centri abitati, gli SPRAR sono progetti volontari inseriti nelle città per favorire l’integrazione con i cittadini: i comuni possono quindi rifiutarsi di partecipare. Il Ministero degli Interni decide la sistemazione dei rifugiati in relazione ad un sistema di “quote” su base regionale, che tiene conto della popolazione, del PIL e del numero di migranti già ospitati da ciascuna regione. Se i Comuni si rifiutano di ospitare i progetti SPRAR, le Prefetture, per far fronte al flusso di migranti, aprono bandi per l’apertura di CAS, che nascono all'improvviso senza l'appoggio del comune. Il nuovo piano di redistribuzione presentato dal Viminale

a inizio gennaio, stabilisce 500€ al comune ospitante per ogni migrante accolto, sia nei progetti SPRAR che CAS. Ad oggi la concentrazione di migranti per SPRAR è pari a 0,39/1000 abitanti per comune: l'obbiettivo è quello di incentivare l'accoglienza, raggiungendo la proporzione di 2/3 immigrati ogni 1000 abitanti. viedifuga.it 18/01/2017, Il Fatto Quotidiano 1/02/2017

Il costo dell'accoglienza italiana nel 2016 3,32 mld la spesa

pubblica nel 2016 885 mln nel 2015

La cifra comprende tutti gli aspetti relativi ai migranti, dal salvataggio alla prima accoglienza e i progetti SPRAR.

19,4 mld € La spesa militare italiana nel 2015, secondo i dati del Parlamento Europeo.

1,06 mld provengono da fondi europei: - 961 milioni dallo stanziamento APS (Aiuti Pubblici allo Sviluppo) - 104,5 milioni per il FAMI (Fondo Asilo Migrazione Integrazione), il Fondo per la sicurezza interna ai confini, il Fondo per le forze di polizia (522,5 milioni in 5 anni stanziati dall'UE) I restanti 2,26 miliardi sono ripartiti in: - 66 mln accordo UE-Turchia - 89 mln in stipendi del personale - 250 mln in spese sanitarie - 881 mln soccorso e trasporto migranti - 35€/giorno spesa complessiva per ospite negli SPRAR (vitto, alloggio, pulizia, manutenzione, dipendenti e 2,50€/giorno per immigrato)

Fonti: Repubblica 29/10/2016, Il Post 4/01/2017, Vita gennaio 2017


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L'espulsione

I diniegati Ai diniegati considerati non pericolosi viene consegnato un foglio con l'ordine di lasciare l’Italia entro 7/15 giorni, senza però controllare che ciò avvenga effetivamente.

Rimpatrio volontario RiStart, il programma di ritorno volontario assistito attivo dal 2016 al 2018, mette a disposizione una somma di denaro da investire in patria per 2000 immigrati senza ordine attivo di espulsione. Ogni straniero ne ha diritto, ma solo entro 30 giorni dalla notifica del diniego. Prevede un servizio di counselling, assistenza per il ritorno e i documenti di viaggio, copertura delle spese fino alla destinazione, un’indennità di prima sistemazione (400€) e una somma per avviare una propria attività (1600€ per i singoli e 800€ per i capifamiglia + altri 800€ per i figli maggiorenni e 480€ per i minorenni).

Centro di Permanenza per il Rimpatrio Gli ex CIE (Centri Identificazione ed Espulsione) sono stati istituiti nel 1998: qui sono “detenuti” gli stranieri extracomunitari privi di permesso di soggiorno inviati dal giudice di pace. In Italia sono presenti 4 CPR a Brindisi, Caltanissetta, Roma e Torino, con un totale di circa 400 posti. Chiusi invece i centri di Bologna, Milano e Gorizia, inagibili Crotone e Bari. Sono gestiti da aziende private, scelte con una gara d’appalto, e presidiati all’esterno da agenti di polizia che possono intervenire solo su richiesta dei gestori. Anche se non sono in carcere per una condanna, la libertà personale degli stranieri è molto limitata perché non possono uscire né ricevere visite. Fonti: Il Post 3/01/2017, Il Corriere della Sera 30/12/2016

38.284 migranti irregolari nel 2016 44% Rimpatriati

56% Ancora in Italia

Solo 971 persone nel 2014 e 451 nel 2015 anno scelto il rimpatrio volontario

3

Mesi di permanenza media

Nel Pacchetto Immigrazione Regioni e Comuni di gennaio 2017, il Ministro dell'Interno Marco Minniti propone una serie di misure per ridefinire la struttura dei CIE, che cambieranno nome in Centri di Permanenza per il Rimpatrio: avranno una capienza ridotta da 80100 posti l’uno e ce ne sarà uno in ogni regione, vicino agli aeroporti.


Sondaggio

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«Chi transita nei CIE proviene soprattutto dal carcere, dove, una volta scontata la pena viene portato per essere identificato ed espulso. La scarsa fiducia con gli operatori sanitari causa frequenti episodi di autolesionismo: è elevato il numero di persone che assumono psicofarmaci senza avere assistenza psichiatrica».

Rapporto sui Centri di identificazione ed espulsione, Senato della Repubblica - gennaio 2017

Cosa ne pensano gli italiani? Il sondaggio Ipsos è stato realizzato in 22 paesi con 16.040 interviste tra il 24 giugno e l’8 luglio 2016, su adulti tra i 16 e i 64 anni. Hanno partecipato tra circa 1.000 persone per ogni Paese attraverso il sistema Online Panel. Qui i dati italiani.

77% Ci sono terroristi che si fingono rifugiati per portare violenza e distruzione in Italia.

52%

15%

65%

Dovremmo chiudere le porte ai rifugiati: non possiamo accoglierne ora.

L'immigrazione fa bene all'economia del mio paese.

Ci sono troppi immigrati nel mio paese.

49%

63%

14%

Gli immigrati hanno reso più difficile trovare lavoro nel mio paese per le persone della mia nazionalità.

L'immigrazione sta cambiando il mio paese in modi che non mi piacciono.

L'immigrazione rende il mio paese un luogo più interessante da vivere.

59%

Il Trattato di Schengen prevede che le persone possano circolare liberamente al suo interno. Rispetto al problema immigrazione e sicurezza, l'Italia dovrebbe:

L'immigrazione ha esercitato troppa pressione sui servizi pubblici del mio paese.

48% Ripristinare i controlli alla frontiera

Fonte: Sondaggio Demos & Pi, settembre 2016

35% Ripristinare i controlli, ma solo in circostanze particolari

15% Mantenere la libera circolazione


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Quello che non vogliamo vedere

I rifugi informali Chi è titolare la protezione internazionale o sta aspettando l'esito della richiesta, ma non è riuscito ad entrare nei progetti di accoglienza; chi una volta uscito dallo SPRAR non ha trovato una casa; chi ha ricevuto l'ordine di espulsione e non vuole, non sa come e né ha la possibilità di tornare a casa: l'unica opzione rimasta è rifugiarsi nelle comunità spontanee delle città. I rifugiati sono in una posizione di stallo: non possono muoversi in attesa dell’esito della richiesta di asilo, o del ricorso al diniego di questa. Vivono in strutture temporanee per un tempo prolungato, senza acqua né elettricità (secondo la legge italiana chiunque occupi abusivamente un edificio non può avere accesso alla rete idrica ed elettrica). Pochi siti hanno un accesso idrico: i rifugiati sono quindi costretti a lavarsi nei bagni pubblici, nei fiumi o in docce improvvisate.

L'indagine Medici Senza Frontiere ha avviato nel 2015 un'indagine sui rifugi informali in alcune regioni d'Italia: i risultati sono stati pubblicati ad aprile 2016 nel rapporto “Fuori campo. Richiedenti asilo e rifugiati in Italia: insediamenti informali e marginalità sociale”. L'indagine documenta la realtà di almeno 10.000 immigrati rimasti fuori dal circuito dell'accoglienza: sono soprattutto richiedenti o titolari di protezione internazionale, quindi regolari, ma anche migranti in transito o rifugiati che vivono da anni ai margini della società, costretti a vivere per mesi o addirittura anni all'interno di abitazioni improvvisate, aiutati solo dal volontariato. Fonti: Rapporto Fuoricampo MSF, Avvenire 17/12/2016

90% è solo, non ha familiari 70% non lavora 5% lavora negli edifici occupati 12% ha un lavoro precario, spesso come stagionale

I luoghi

Ripari di fortuna

Tende

Baracche

Container

Edifici occupati

Casolari


Mappa

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Qui evidenziati i rifugi informali analizzati da Medici Senza Frontiere nel Report Fuoricampo 2016

Torino 1.345 persone — Ex-Moi — Corso Chieri — via Bologna

Trento 100 persone — Ponte S. Giuseppe — Ponte S. Giorgio

Udine 200 persone — Stazione ferroviaria — Parco Moretti

Pakistani e Afghani dalla rotta Balcanica

Gorizia 150 persone — Parco della Rimembranza Padova 250 persone

Trieste 200 persone Foggia 1300 persone — Ghetto S. Severo — San Marco in Lamis — Ex Daunialat — Cerignola

Roma 2.500 persone — Selam Palace — Baobab (oggi chiuso) — via Vurtatone — via Tiburtina

Bari 350 persone — Ex Set — Ex Liceo Socrate — Ferrhotel

Caserta 60 persone — Castel Volturno Napoli 60 persone — Varcaturo

Nigeriani, Gambiani e Somali dal Mediterraneo

Palermo 1000 persone — Missione di Speranza e Carità

Cosenza 150 persone — Corigliano Calabro

Catania 100 persone — Piazza della Repubblica — Stazione ferroviaria

Crotone 150 persone — Stazione Ferroviaria Catanzaro 300 persone — Falerna


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I pericoli del viaggio per i più piccoli

I Minori Stranieri Non Accompagnati In Italia, solo nel 2016, sono sbarcati 28.000 minori, di cui 25.846 non accompagnati, cioè senza genitori o familiari: il doppio rispetto al 2015. Al 30 novembre 2016, secondo i dati del Dipartimento per le Libertà Civili e di Immigrazione, ne sono stati registrati 18.443. Sono ben 6.508 i MSNA che risultano irreperibili: molti si allontanano volontariamente per raggiungere i paesi del Nord Europa tramite i loro contatti, ritrovandosi soli di fronte a trafficanti o sfruttatori. In Italia, a tutti i minorenni stranieri (anche clandestini) è permesso essere iscritti alla scuola, di ogni ordine e grado. Possono accedere al Sistema Sanitario Nazionale solo se hanno il permesso di soggiorno; sono garantite cure ospedaliere e ambulatoriali. «In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente». Art. 3, Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, 1989

Paesi di origine dei MSNA in Italia (2016) 17%

14%

11%

11%

8%

Eritrea

Gambia

Nigeria

Guinea

Costa d'Avorio

7%

6%

5%

5%

17%

Somalia

Mali

Senegal

Bangladesh

Altri paesi

Fonti: Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, Unicef, Fondazione ISMU, UNHCR

75.000 MSNA nel mondo nel 2016 (23.400 in meno rispetto al 2015)

UNHCR Global Trends 2016

18.443 minori stranieri soli registrati in Italia nel 2016 92% 14/18 anni 8% <14 anni

M 93% F 7%

Il 49% delle bambine sono nigeriane. A luglio 2017 sono sbarcati 9.761 MSNA.


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Tratte e traffici di minorenni I contatti con i trafficanti avvengono in patria: per aiutare economicamente le famiglie, per sfuggire alla leva obbligatoria, per cercare una vita migliore o raggiungere gli amici dopo aver visto le loro foto su Facebook, i migranti sono disposti a fidarsi di persone sconosciute, perché "amiche" di conoscenti o familiari. Spesso si tratta di parenti prossimi che promettono un lavoro: la famiglia paga il viaggio in Europa, ma nessuno ha ben chiaro il tipo di mansione da svolgere.

Nel 2015 in Italia 1225 persone sono state vittime di tratta. M 25% F 75%

Il 15% erano minori Il 68% delle femmine doveva prostituirsi I numeri si riferiscono ai Il 46% dei maschi era ragazzi identificati. costretto a rubare

La maggior parte dei MSNA lascia i centri di accoglienza senza richiedere la protezione internazionale: questo perché sono stati istruiti dai trafficanti su cosa dichiarare e chi chiamare una volta sbarcati. Le vittime sono solitamente soggiogate da una figura capo, colui (o colei) grazie al quale sono arrivati in Italia: non hanno altri a cui rivolgersi e sono disposti a tutto pur di inviare denaro alla propria famiglia. Il denaro guadagnato, tuttavia, lo intasca il trafficante: sono i soldi per l’affitto, il vitto, le spese per il loro mantenimento e la cifra da lui anticipata per il loro arrivo (si arriva anche a 20.000/50.000€). I minori non possono chiedere aiuto: quasi sempre firmano un patto alla partenza (vincolato da un rito Voodoo ripetuto nel tempo), in cui si impegnano a lavorare e restituire il denaro. Inoltre, se il minore tornasse a casa, provocherebbe il disonore della famiglia all'interno della comunità. Fonte: Piccoli schiavi invisibili - Save the Children 2016

reato di tratta 8-20 anni Un minore vittima di tratta è un individuo reclutato, trasportato, trasferito, ospitato o accolto a scopo di sfruttamento, sia all’interno che all’esterno di un paese (anche se non ci sono stati abusi di potere o inganni). reato di traffico 1-5 anni Fare traffico di migranti significa permettere l'ingresso illegale di una persona, dietro il pagamento di una somma di denaro, al fine di sfruttarla e ricavarne un vantaggio finanziario o materiale. reato di sfruttamento 5-8 anni Trarre ingiusto profitto dal lavoro altrui imponendone una condotta e sopprimendo la sua volontà. Può essere di: prostituzione, lavoro forzato, schiavitù, asservimento, prelievo di organi. Dalla Guida al Diritto del Sole 24 Ore


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I pericoli del viaggio per i più piccoli

Le vittime di tratta Nigeria

Romania

15/17 anni

Le ragazze di origine nigeriana sono in costante aumento: tra il 2014 e il 2015 sono cresciute del 300%. Provengono da contesti rurali molto poveri, all’interno di famiglie numerose o con un solo genitore. Vengono adescate tramite conoscenti, vicini di casa, amiche che sono già andate in Europa, e vincolate con un rito Vodoo allo sfruttatore. Le ragazze scoprono una volta sbarcate in Italia, o durante il viaggio, in cosa consiste il lavoro promesso dal contratto. Sono bambine sole in un paese straniero: per evitare violenze o estorsioni alla propria famiglia in Nigeria, lavorano in schiavitù dai 3 ai 7 anni, battendo la strada per 10€ circa a cliente, in qualsiasi condizione fisica.

Le conseguenze Traumi fisici e psicologici: sono costrette ad assumere farmaci per interrompere le gravidanze, senza indicazioni e in grande quantità, che possono provocare convulsioni, dolori ed emorragie.

15/17 anni

Le immigrate rumene viaggiano in modo più sicuro e organizzato grazie ai vari collegamenti aerei o bus. Hanno un rapporto di sottomissione con il loro sfruttatore, che spesso è una specie di “fidanzato”: lo hanno seguito in Italia nella convinzione di poter fare carriera. In strada sono gestite secondo un rapporto gerarchico: una donna più grande, una maman, controlla un piccolo gruppo di giovani.

Dall'Albania volo 70€ Dalla Romania volo 70/100€

Dalla Libia 2.000/3.000€

Dalla Nigeria 20.000/30.000€

Dall'Egitto 2.000/4.000€ Dall'Eritrea 5.500/6.000€

Viaggio delle piccole prostitute nigeriane: tutte partono da Benin City


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Egitto

Bangladesh

15/17 anni

I giovani egiziani hanno un livello di istruzione molto basso, rasenta quasi l’analfabetismo. Il viaggio viene gestito da alcune persone locali: più i migranti sono lontani dalla costa, maggiore è il prezzo da pagare (2.000/4.000€). Tutti i ragazzi hanno urgente necessità di lavorare per inviare i soldi alla propria famiglia: un euro vale 10 lire egiziane e per questa disparità sono disposti ad accettare qualsiasi tipo di impiego. Oggi la maggior parte è impiegata nei mercati ortofrutticoli, lavori in nero, spaccio, autolavaggi, ditte gestite da connazionali, nelle pizzerie o kebabberie per 200/300€ al mese.

14/16 anni

I minori bengalesi arrivano tutti da zone rurali: chi ha più di 18 anni è perché è riuscito a frequentare la scuola. In genere la famiglia finanzia il viaggio: si spostano in aereo dal Bangladesh alla Libia, dalla quale proseguono via mare, oppure via terra attraversando Pakistan, Afghanistan, Iran e Turchia. Arrivati in Grecia si nascondono sotto i camion che si dirigono in Puglia sui traghetti.

Albania

16/17 anni

Gli albanesi sono la seconda nazionalità presente in Italia (+15% rispetto al 2015) grazie anche alla recente abolizione dei loro visti in entrata nei paesi Schengen, anche se non fanno ancora parte della comunità. Le principali mete sono Toscana ed Emilia Romagna.

Dall'Afghanistan 4.000/5.000€ Dal Bangladesh volo 5.000/11.000€ Dalla Somalia 4.000€ Fonte: Piccoli schiavi invisibili - Save the Children 2016


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I pericoli del viaggio per i più piccoli

Gli Offenders Sfruttatori, trafficanti e tutti coloro che lucrano sui MSNA. 464 denunce in Italia (2013-2015) 2/3 sono uomini Età media: 35 anni Nazionalità: rumeni, albanesi, nigeriani. Solo il 12% è italiano

La maggioranza delle denunce riguarda il reato di riduzione in schiavitù, mentre 190 persone sono state denunciate per il reato specifico di tratta. In Italia equivale alla terza fonte di reddito per le organizzazioni criminali, dopo armi e droga. Gli offenders sono spesso compagni o parenti, persone conosciute dalle vittime, che rimangono soggiogate dalla loro influenza e vincolate dai patti concordati con la famiglia prima di partire. Gli accordi vengono scritti sotto forma di compravendita di un bene; se il pagamento non viene versato, la causa può essere portata in tribunale e le conseguenze possono essere il pignoramento della casa, il carcere, e la famiglia di chi firma il contratto perde credibilità e onore. L’accordo, per le minori africane, viene accompagnato solitamente da un rito: il native doctor, uno stregone, sottomette la ragazza con la stipula di un giuramento, usando effetti personali, peli pubici, sangue mestruale o altre parti del suo corpo. Fonte: Piccoli schiavi invisibili - Report Save the Children 2016.

Lo scafista è un offender La figura che trasporta gli immigrati via mare può essere condannato per reati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, naufragio e omicidio colposo plurimo. Spesso i trafficanti ricattano gli stessi profughi perché facciano gli scafisti per non rischiare l'arresto.

Le maman La maman è la donna, in genere nigeriana, che gestisce gli affari delle piccole ragazze prostitute. Le ospita e dà loro da mangiare. In Libia i trafficanti sanno che le minori africane sono legate a un contratto per prostituirsi: per questo motivo le segregano nei “ghetti” insieme agli altri migranti e poi richiedono il riscatto alle maman. Così facendo le minori vedono il loro debito aumentare e sono costrette a lavorare il doppio. Dal 26 febbraio 2016 il Consiglio dei Ministri ha adottato il Piano nazionale d’azione contro la tratta e lo sfruttamento degli esseri umani con la collaborazione di Save the Children: gli obbiettivi sono la prevenzione, partnership con gli altri paesi assicurando la giusta assistenza e protezione alle vittime.



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1 Migrare

Sfollati, profughi, clandestini, rifugiati: gli aiuti umanitari, il diritto di asilo, le protezioni internazionali, i paesi che li accolgono.

2 Focus Storico

La storia recente dei paesi dei profughi: l'Africa e il Medio Oriente, i regimi, il terrorismo, la povertĂ .

3 Il viaggio

Le rotte per il Mediterraneo e i Balcani, i trafficanti, gli abusi, le frontiere, i morti e i dispersi di un viaggio della speranza.

4 Benvenuti in Italia

I soccorsi in mare, le storie, i centri di accoglienza e i rifugi informali, i minori stranieri non accompagnati, le vittime di tratta.

5 L'integrazione

Gli immigrati ci rubano il lavoro? Quanto siamo "open mind"? Il razzismo sui social e alcune proposte di design sociale.

6 S.A.R.

Search and Rescue Activities: chi e come salva la vita ai migranti nel Mediterraneo.


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