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CIAO GIGINO MENICHETTI, ECLETTICO MAESTRO DI VITA

di FRANCESCO ZACCAGNI

Tantissima gente, il 17 aprile scorso presso la chiesa di Sant’Agostino, ha voluto dare l’addio a Gigino Menichetti, un pezzo prezioso di storia della città. È stata la degna testimonianza di quanto fosse amato da tutta la comunità eugubina. Per me è stata una perdita ancor più dolorosa per l’affetto che ci legava. Un’amicizia vera che non risentiva per nulla della differenza di età tra noi, probabilmente perché questa era tale solo all’anagrafe, ma non certo nei fatti. Gigino era giovane fuori perché era giovanissimo dentro.

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Un eugubino vero, che amava Gubbio e le sue pietre, i suoi monti e le sue tradizioni come pochi altri. La cosa che più in lui mi sbalordiva era la capacità di sapersi relazionare con tutti, grazie ad alcune virtù preziose e innate.

L’umiltà. Nonostante eccellesse in tanti campi, in particolare nei lavori manuali (era un fine intarsiatore, falegname miniaturista, bravo disegnatore), ha sempre mostrato ogni sua creazione con grande semplicità, come se fosse la più normale del mondo. La bontà. Era sempre pronto a schierarsi dalla parte del più debole e di chi era in difficoltà. Un esempio il suo esser di San Giorgio, proprio perché “è il Cero che sta peggio, dovemo lottà sia con quello davanti che con quello dietro!”. Era juventino, e questo potrebbe sembrare strano, tanto che a una mia domanda sull’argomento mi rispose: “Francesco, guarda che io so’ diventato della Juve quando c’era il grande Torino, che le vinceva tutte!”.

L’altruismo e la generosità. Tantissimi i lavori in legno fatti a solo titolo di amicizia. Nella raccolta di funghi e asparagi, è stato lui a insegnarmi i posti migliori, al contrario di tanti che ne sono gelosissimi.

L’intelligenza. Gigino era in grado di affrontare ogni tipo di discorso, con semplicità e saggezza. A volte chiedeva a me delle cose, ma le sue domande erano sempre acute, mai banali. Un vero maestro di vita. Solo una mente duttile come la sua gli ha permesso a ottant’anni di diventare uno degli eugubini più attivi e seguiti su Facebook.

Nelle lunghe passeggiate insieme mi raccontava dettagli e aneddoti di 60-70 anni fa con impressionante lucidità. Ricordi della Gubbio del passato e dell’amato borgo di Sant’Agostino con i suoi personaggi: con molta lungimiranza, i figli Gianni e Francesco lo hanno convinto a trascrivere queste preziose memorie alcuni mesi fa nella pubblicazione “M’hanno rimasto solo”, proprio affinché non andassero perse.

La certezza è che Gigino resterà per sempre nei cuori dei tanti che lo hanno conosciuto e a ricordarcelo ci aiuterà l’enorme abete del chiostro di Sant’Agostino che, mi disse, il padre piantò proprio in occasione della sua nascita. Un dicembre di 90 anni fa. Sono onorato di averlo conosciuto e di aver goduto del suo affetto e della sua grande amicizia. Ciao Gigino e grazie di tutto!

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