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LA ROCCA
La Dottrina Nella Storia
Generato E Non Creato Una Preghiera Gender Fluid
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Gesù è Dio. Il cristianesimo è tutto qui. Solo che nei fedeli cattolici, su questa verità fondamentale, regna ormai da qualche decennio una confusione imbarazzante. Perfino nelle parrocchie capita di sentire, magari anche da parte di catechisti, che Dio in senso stretto sarebbe solo il Padre, mentre Gesù, in quanto Figlio, sarebbe “qualcosa di diverso”. Eppure basta riflettere sulle parole del Credo, professato in ogni messa la domenica, per rendersi conto che il Figlio è Dio come il Padre (e non un Dio di “serie B”). Tanto è vero che, per evitare equivoci, la cosa viene sottolineata per ben tre volte: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero. Il Figlio cioè non è una creatura, ma è Dio stesso, identico al Padre, coeterno con Lui. Se fosse una creatura non sarebbe Dio. Infatti il Credo, proprio per evitare fraintendimenti, ci fa dire chiaramente che il Figlio è “generato, non creato, della stessa sostanza del Padre”. Dal punto di vista della natura (sostanza), chi viene generato è identico a colui che lo ha generato. Un cucciolo di gatto è della stessa natura della mamma gatta. Un neonato è della stessa natura umana dei genitori. L’animale genera l’animale, l’uomo genera l’uomo e Dio genera Dio! Solo che la generazione umana avviene nel tempo, per cui il bambino è “più piccolo” dei genitori (ma solo dal punto di vista dell’età e non della natura). La generazione del Figlio di Dio avviene invece nell’eternità, ovvero fuori del tempo. Per cui è identico anche di “età” al Padre. Coeterno, appunto. E infatti, sempre seguendo la magnifica formulazione del Credo, si dice: nato dal Padre prima di tutti i secoli. Ossia fuori del tempo. Credere a tutto questo non è un optional, ma il minimo sindacale da credere per essere cristiani.
Il Figlio eterno di Dio duemila anni fa ha assunto la natura umana ed è venuto su questa Terra per salvare dalla morte tutti coloro che hanno fede in Lui (“per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal Cielo” insegna il Credo) e per rivelare tutta intera la Verità su Dio (“per questo sono nato e per questo sono venuto al mondo: per dare testimonianza alla verità” dice lo stesso Cristo). Gesù ha rivelato che Dio è Padre suo, ma anche “nostro” se rimaniamo uniti a Lui. Certo, Gesù è Figlio per natura e noi per “adozione”, ma dal punto di vista “ereditario” non cambia nulla. Tanto è vero che san Paolo insegna che siamo “coeredi di Cristo” (Rm 8). Questo dato è così importante che Gesù ha insegnato espressamente una sola preghiera, il Padre Nostro, le cui parole sono di una ricchezza e di una profondità straordinaria, venendo da Dio stesso. Qualche anno fa, come è noto, Bergoglio ebbe la pensata di cambiare le parole di Gesù e di modificare quindi il Padre Nostro, con una traduzione fuorviante e dannosa per la fede. Oggi giunge notizia che la cosiddetta chiesa anglicana vorrebbe, se possibile, spingersi ancora oltre e fare anche di peggio riscrivendo ex novo la preghiera con una formula “gender neutra”. Il Padre Nostro sarebbe una preghiera troppo maschilista e patriarcale. Per lorsignori sarebbe quindi arrivato il tempo di renderla fluida e non offensiva per nessuno; un po’ come genitore A e genitore B nelle giustificazioni a scuola. Il deserto avanza e il dramma non è che i nemici di Dio combattano l’unica religione vera, ma che ci siano sedicenti fedeli, purtroppo anche nel mondo cattolico, che accolgono con interesse ed entusiasmo l’autodemolizione della fede operata da più o meno legittimi pastori.
Niente di vero, ritratto di famiglia
La storia tratteggiata tra le pagine, leggere, ironiche, ma allo stesso tempo pesanti come un macigno di questo romanzo vincitore del Premio Strega sezione giovani 2022, racconta il percorso di emancipazione dal nucleo familiare originario, una rottura necessaria al nostro cammino di affermazione nel mondo che, come affermavano Freud e Jung, si nutre della ribellione e del distacco da qualcosa che, dopo anni, si percepisce come insopportabile, inaccettabile e, a tratti, opprimente.
Niente di vero è il racconto dell’allontanamento di Veronica, una ragazza che vive nella Roma degli anni 90 in un contesto familiare caratterizzato da disfunzionalità e smanie patologiche e ricorrenti: una madre animata da una folle mania del controllo sui figli, bacchettona, rigida e fuori dagli schemi della serenità che un bambino dovrebbe vivere in tenera età che governa la vita della protagonista, risucchiata in una paradossale routine di gesti che minano la sua salute fisica e mentale e di suo fratello, ragazzino dalla mente brillante che vive un’esistenza stagnante caratterizzata da una noia insopportabile che si manifesta fin dall’infanzia. Sullo sfondo si scorge la figura di un padre impotente e scoraggiato, che tenta di arginare la rottura di quei cocci che tutti i giorni è costretto a raccogliere, triste e inerme di fronte al continuo sgretolarsi di quella normalità familiare che sembra sempre più un miraggio lontano.
Il talento ironico e sfacciato che Veronica Raimo mostra nelle pagine di questo suo romanzo ci permette di capire, in maniera sempre più netta, pagina dopo pagina, quanto sia irresistibilmente affascinante il racconto della realtà che prende forma intorno a noi: il ritratto familiare di Niente di vero è crudo, angosciante, inquietante, ma ci viene restituito con un’ironia grottesca e potente che ci fa comprendere quanto il vero scopo dell’arte narrativa sia l’analisi della verità attraverso i mezzi e gli strumenti della finzione artistica; le famiglie non nascondono nulla di perfetto e i legami, molte volte descritti come convenzionalmente positivi perché sanciti dal sangue, rappresentano spesso qualcosa di velenoso che inquina le nostre vite e si mostra difficile da recidere completamente.