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Multe, il Comune diventa ricco
Ammonta a più di 300mila euro il totale incassato dal Comune di Gubbio dalle multe per le violazioni al codice della strada elevate nel 2021, come dal rendiconto inviato annualmente al Ministero dell’Interno. E un 25 per cento in più solo per le violazioni dei limiti massimi di velocità. Un’elaborazione di Openpolis sulle entrate per controllo e repressione degli illeciti, mostra che gli automobilisti eugubini non sono tra gli umbri più indisciplinati. Li troviamo infatti al 14° posto tra i 92 Comuni della regione, in una classifica che vede al primo posto Perugia, con incassi di circa 5 milioni e agli ultimi posti Nocera Umbra, Tuoro sul Trasimeno, Avigliano Umbro, Penna in Teverina, Preci, Monteleone di Spoleto, Polino e Poggiodomo come i più virtuosi con zero incassi.
DOVE VANNO I SOLDI. Parliamo, in termini tecnici dei “proventi derivanti dall’attività di controllo e repressione delle irregolarità e degli illeciti”, come riportato nella voce di bilancio. La destinazione di questi incassi riconducibili, quindi alle sanzioni amministrative per infrazioni al codice della strada, non è in realtà un mistero. A deciderla è proprio il Codice della Strada, articoli 208 e 142, seguendo un criterio piuttosto semplice: gli incassi vanno all’ente per cui lavora chi ha fatto l’accertamento. Ma a cosa servono in concreto queste somme? È sempre il Codice della Strada che ne stabilisce i vincoli di utilizzo: minimo il 50 per cento degli introiti ricavati dalle contravvenzioni degli enti locali(ad esclusione di quelle con eccesso di velocità che devono essere utilizzate al 100 per cento) vengano utilizzate per interventi di sostituzione, ammodernamento potenziamento, messa a norma e manutenzione della segnaletica stradale; potenziamento delle attività di controllo; mezzi ed attrezzature dei corpi, servizi di polizia municipale; sicurezza stradale innanzitutto la manutenzione; interventi a tutela degli utenti deboli; corsi di educazione stradale e prove di guida sicura.
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IL DETTAGLIO. Nel 2021 sui quasi 385mila euro, più della metà sono stati reinvestiti per la sicurezza stradale, o più nel dettaglio: 16.500 euro per la segnaletica verticale (cartelli posti ai lati della carreggiata); 35.000 per la segnaletica orizzontale (strisce o scritte sulla pavimentazione stradale che regolano la circolazione); 27.500 per gli strumenti tecnico-specialistici della Polizia Municipale; 108.000 per la manutenzione viabilità (manutenzione di fabbricati, strade e tutta la mobilità). Tutto nero su bianco in un’ottica di trasparenza e legalità sulla gestione dei proventi delle sanzioni amministrative del Comune di Gubbio.
ANGELA PETTINACCI
A Gubbio il 25 Marzo arriva la Champions
Un’italiana non la vince da 13 anni, ma intanto la Champions League è pronta a tornare a fare bella mostra di sè a Gubbio: merito del Milan Club Gubbio Rossonera, il sodalizio fondato l’estate scorsa che vanta già oltre 250 tesserati, che sabato 25 marzo a partire dalle ore 17,30 promuove un’iniziativa presso il Centro Servizi Santo Spirito. L’ingresso è libero e consentirà a quanti lo vorranno
(tifosi milanisti e non) di poter fare una foto con la riproduzione ufficiale della Champions. Il tutto nel corso di una giornata che vedrà anche l’intervento di alcuni ospiti tra ex calciatori e appassionati, con la presentazione anche di un libro fotografico del fotografo ufficiale AC Milan Daniele Mascolo. L’inizitiva si lega anche a una lotteria. Maggiori info sui canali sociali del Milan Club Gubbio Rossonera.
La Dottrina Nella Storia
IL DRAMMA DI UNA “I” DI TROPPO LA VERITÀ PRIMA DELLA PACE
Per rendersi conto della spaventosa crisi dottrinale che sta devastando il mondo cattolico da ormai sessant’anni potrebbe essere utile tornare a riflettere su quanto accadde nell’anno 325 al Concilio di Nicea. La Chiesa era devastata dal proliferare dell’eresia ariana (dal vescovo Ario che ne era uno dei maggiori sostenitori), ovvero la dottrina secondo la quale Gesù non ha una natura divina e non è quindi “della stessa sostanza del Padre”, come invece recita il Credo che proprio al Concilio di Nicea ebbe una sua prima formulazione. Il Figlio di Dio, secondo l’errore di Ario - purtroppo sempre ricorrente nella neochiesa di oggi - è la prima e la più alta delle creature di Dio, ma non è Dio. Proprio perché il Figlio è la creatura più eccelsa di Dio (ma pur sempre creatura) avrebbe una natura “simile” al Padre, ma non “identica”. Mette i brividi pensare che si discusse, anche negli anni seguenti il Concilio di Nicea e rischiando persecuzioni e martirio, su una semplice “i”. Nei termini greci, infatti, si utilizza όμοούσιος (homoousios) per dire “stessa sostanza” e όμοιούσιος (homoiousios) per dire “simile sostanza”. A noi sembra assurdo rischiare persino la vita per simili sottigliezze teologiche che spaccano in quattro il capello, ma in realtà in quelle “paroline” c’era in gioco la salvezza eterna dell’uomo. Se Gesù non è Dio, ma solo “simile” a Lui, allora la redenzione non è avvenuta. Solo Dio infatti può salvare l’uomo e non una semplice creatura (fosse anche la più eccelsa e sublime). Se Cristo non è Dio il suo sacrificio sulla croce non ci ha aperto le porte del Paradiso. Ecco perché per i vescovi di Nicea allora e per ogni vero cattolico oggi vale la pena rischiare anche la vita per togliere una semplice “i”.
Il confronto con quanto accadde a Nicea è impietoso se paragonato con la situazione attuale della neochiesa, dove le questioni dottrinali sono considerate, spesso con malcelato disprezzo, cose per teologi ottusi o, come piace ripetere a Bergoglio, da “rigidi”. Il primato oggi viene dato all’ecumenismo, allo stare insieme al di là delle differenze, all’andare tutti d’accordo senza creare divisioni - dimenticando, tra l’altro, che lo stesso Cristo ha detto chiaramente: “non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada” (Mt 10,34). Se a Nicea avessero ragionato come si ragiona oggi nella neochiesa, i padri conciliari non si sarebbero creati alcun problema. Non dimentichiamo infatti che, rispetto al Credo cattolico, la dottrina di Ario sembra risolvere molti problemi e risulta senza dubbio più ecumenica. Se Dio è solo il Padre, non c’è più il monoteismo trinitario (un solo Dio, ma in tre Persone) che ancora oggi è complicatissimo da spiegare ai fedeli e che comporta ai cattolici accuse di politeismo o triteismo da parte di ebrei e mussulmani. Con la dottrina di Ario tutto sarebbe stato più facile. Ma la vera Chiesa non cerca il consenso del mondo, ma la Verità che salva, anche se impopolare. Essa infatti prende esempio dal suo divino fondatore che davanti a Caifa, capo religioso dell’ebraismo, non ha certo cercato una dottrina accomodante ed ecumenica che gli avrebbe risparmiato la vita, ma ha affermato senza esitazione l’unica verità che salva. E quando molti suoi discepoli smisero di seguirlo perché annunciava una dottrina troppo scomoda, non cercò di richiamarli evitando divisioni, ma chiese ai pochi rimasti: “forse anche voi volete andarvene?” (Gv 6, 67).
Pillole Letterarie e Dintorni... a cura di ANNALISA BOCCUCCI