ARCHI T E T T U R A
N AT U R A
DESIGN
I N T E R I OR
A RT E
VIA GGI
T EC NOLOGIA
Storia di CityLife, primo capitolo, la demolizione e le prime residenze. Parco delle Sculture, intervista a Roberto Pinto, curatore del progetto ArtLine. Profilo d'artista, Linda Fregni Nagler interpreta foto vernacolari. Focus sulle proposte fashion di CityLife Shopping District. Tipografia Campi, la passione per la stampa.
NOVITÀ
L'inserto su CityLife News, eventi e curiosità. NUMERO 5 • MARZO 2019 • TRIMESTRALE
Foto di Andrea Cherchi
CITYLIFE QUATTRO STAGIONI
2 ‹ CITYLIFE MAG
EDITORIALE
CityLife Mag 2.0 Gentili lettori,
con questo primo numero del 2019 ho il piacere di presentarvi alcuni cambiamenti che abbiamo apportato al nostro Magazine. Come vedrete CityLife, le sue iniziative e la sua storia sono sempre protagoniste tanto che abbiamo deciso di focalizzare tutte le novità e gli eventi in corso e in programma nei prossimi mesi in un nuovo inserto centrale. Inoltre, a partire da questo numero dedicheremo uno speciale alla storia del progetto CityLife ripercorrendone tutte le tappe fondamentali, dalla partecipazione al concorso internazionale, all’abbattimento dei padiglioni della Fiera sino ad arrivare a quello che oggi è diventato uno tra i luoghi simbolo di Milano. Altra novità di quest’anno sarà uno spazio dedicato alle attività del Gruppo Generali. In questo numero vi racconteremo del progetto The Human Safety Net, un programma di sostegno a livello internazionale avviato dal Gruppo Generali nel 2016 e nato con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle persone al fine di garantire loro un futuro migliore. Abbiamo poi incontrato Gian Maria Mossa, Amministratore Delegato di Banca Generali, che ci ha raccontato di tutti i nuovi servizi a disposizione dei clienti nella nuovissima filiale del Gruppo sita al diciannovesimo piano della Torre Generali. Tra le novità: maggiori approfondimenti sul mondo dell’arte con un focus su artisti e galleristi e un’intervista a Roberto Pinto, curatore del progetto del Parco delle Sculture; uno speciale sull’architettura degli edifici storici vicini a CityLife; una rubrica di lifestyle con un’intervista a Rodolfo Campi, proprietario dell’omonima storica tipografia, inserita nel 2018 nelle giornate FAI di primavera. Infine ci occuperemo di interior con una visita a uno splendido attico delle residenze Hadid, di moda con un focus sui brand presenti in CityLife Shopping District e di tanto altro ancora.
Buona lettura. Armando Borghi CEO CityLife
CITYLIFE MAG › 3
SOMMARIO
6
22
12
10
14
SOMMARIO NUMERO 5 marzo 2019
18 20
6
Storia di CityLife - Capitolo I ARCHITETTURA
16
Inaspettate rivelazioni ARCHITETTURA
18
Quattro passi nel quartiere ARCHITETTURA
20
The Human Safety Net GRUPPO GENERALI
Persone che aiutano persone: una catena virtuosa pensata da Assicurazioni Generali per aiutare le fasce più deboli.
4 ‹ CITYLIFE MAG
ARTE
Due gallerie milanesi ARTE
Incontro con due galleristi che hanno scelto di installarsi a Milano, nuova capitale dell’arte contemporanea in Italia.
Una passeggiata alla scoperta delle architetture di Gio Ponti che si possono incontrare vicino a CityLife.
14
Profilo d’artista - Linda Fregni Nagler L'artista, le cui opere sono ora esposte presso la sede di Banca Generali in piazza sant'Alessandro, ci racconta il suo lavoro.
Il Direttore Commerciale torna a parlarci del progetto delle residenze Libeskind, mostrandoci anche alcune immagini.
12
ARTE
L'intervista al curatore Roberto Pinto, che ci spiega come è nato e come si è sviluppato il Parco delle Sculture.
Il racconto della prima fase del progetto CityLife, che ha visto la riqualificazione dell'area della vecchia fiera di Milano.
10
Un museo nel verde
22
Back to the (Broken) Nature ARTE
Il progetto della XXII Triennale di Milano, su un nuovo e rinnovato rapporto tra Uomo e Natura.
SOMMARIO
26
24
30 36 40
24
Una provocazione che ha fatto la storia DESIGN
36
Lo spremiagrumi di Starck per Alessi: un'opera di design nata per far discutere, più che per essere "solamente" utile.
26
Tra luce e design DESIGN
#MODA
SHOPPING BRAND FOCUS
38
Flânerie, tra storia e armonia LIFESTYLE FUORI MURA
Continua il nostro tour alla ricerca di negozi, laboratori e storie che impreziosiscono il quartiere.
La tecnologia che ci cambia la vita TECNOLOGIA
Come l'ingresso nelle nostre abitazioni di sempre più "maggiordomi virtuali" può cambiare le nostre abitudini.
40
La ricca proposta modaiola di CityLife Shopping District: brand italiani e internazionali, per un'esperienza di shopping unica.
34
EVENTI
La visita alla tipografia Campi, tra lavorazioni e macchinari che conservano un mestiere artigiano.
Immagini e parole che raccontano un attico delle residenze Hadid, tra morbidi tappeti, stanze inondate di luce e dettagli di design.
30
La magia del fuoco che crea i libri
Banca Generali, una scelta evoluta GRUPPO GENERALI
Le soluzioni sostenibili e tecnologiche della banca con sede al diciannovesimo piano della torre Hadid.
43
Fiori di melo ILLUSTRAZIONE
Il racconto di una pianta stagionale presente negli Orti Fioriti di CityLife.
CITYLIFE MAG › 5
ARCHITETTURA
Storia di CityLife Capitolo I testi Patrizia Giordano
Il “nuovo centro di Milano” nasce nel 2004 come proposta di riqualifica della zona fieristica firmata CityLife. In questa prima puntata vi raccontiamo la nascita del progetto, il concorso che ha visto coinvolto il gotha dell’architettura mondiale e i primi passi del cantiere per demolire i padiglioni della fiera.
Foto: Archivio Fiera Milano
6 ‹ CITYLIFE MAG
ARCHITETTURA
La demolizione Nel 2007 cominciano i lavori di demolizione dell’area smantellando un totale di due milioni e mezzo di metri cubi. Mappatura, bonifica e recupero delle vecchie strutture (è stato riciclato nel nuovo cantiere tutto quello che poteva esserlo) hanno preceduto la fase di preparazione del terreno. Per la demolizione è stato necessario impiegare anche l’esplosione: mille chili di esplosivo per disfarsi di un padiglione, la più grande opera di demolizione avviata in Europa negli ultimi anni. Anche la natura è stata preservata nella fase di demolizione: centoventi alberi sono stati salvati e ripiantati nel parco.
Alcune fasi di lavorazione del cantiere CityLife. Foto: Lorenzo Castore
I
l progetto CityLife nasce nel 2004 come proposta di riqualificazione urbana dello spazio fieristico dove, dal 1920, batte il cuore economico e commerciale di Milano. L’area interessata riguarda 255mila metri quadrati dei complessivi 440mila occupati da Fiera Milano. La Regione, le istituzioni della capitale lombarda e le imprese sono state invitate a esprimere le proprie aspettative, che hanno contribuito a definire le linee guida del progetto. La riconfigurazione dello spazio prevedeva di creare un «nuovo centro di Milano» dove l’esemplarità dell’intervento, la vivibilità del luogo e la qualità architetturale e ambientale fossero prioritari. Nove studi internazionali manifestano l’interesse, ma solo cinque cordate partecipano a questa vendita-concorso indetta dalla Fiera che ne ha definito il format. La qualità architettonica diventa il criterio per la definizione della short-list, mentre i soldi, da cui la nozione di vendita-concorso, entrano in gioco per la selezione della squadra vincente. Il 28 giugno 2004 la Fondazione Fiera di Milano comunica la selezione dei tre finalisti: la cordata CityLife (frutto della riunione dei tre maggiori gruppi assicurativi italiani Generali Properties, RAS S.p.A. e Fondiaria-Sai), Pirelli Real Estate e Risanamento. �
I progetti per la riabilitazione dello spazio fieristico di Milano.
CITYLIFE MAG › 7
ARCHITETTURA
Foto: Lorenzo Castore
8 ‹ CITYLIFE MAG
ARCHITETTURA
Le residenze, prima parte del progetto di riqualifica La parte residenziale del progetto sarà la prima a uscire da terra portando con sé numerosi elementi di originalità architettonica. Le residenze di via Senofonte disegnate da Zaha Hadid e quelle di via Spinola progettate da Libeskind rispondono ciascuna col proprio carattere alla volontà di far interagire il parco, le abitazioni, la parte commerciale e i quartieri adiacenti. Grandi vetrate, terrazzi a dislivello, altezze diverse (le residenze di Hadid vanno da cinque a tredici piani) creano un insieme sinuoso, luminoso, elegante e di forte impatto visivo. Immerse in un grande parco queste future abitazioni offriranno alla clientela meneghina un nuovo modo di abitare la capitale lombarda, sviluppato in altezza e immerso nel verde.
Il Padiglione 3 (CityLife Mag #3), ex Palazzetto dello Sport, ritrova la sua bellezza con la demolizione dei padiglioni fieristici che ne oscuravano le facciate.
Ogni gruppo si avvale di progettisti di fama internazionale: Renzo Piano, Frank O. Gehry, Norman Foster, Daniel Libeskind, Arata Isozaki e Zaha Hadid... il gratin dell’architettura mondiale riflette sul risveglio urbanistico di Milano. Una riunione aperta ai concorrenti è indetta per il 2 luglio per l’apertura delle buste contenenti le offerte. Il prezzo minimo è fissato a 310.000 milioni di euro e CityLife si aggiudica il progetto al primo giro con un’offerta di 523.000 milioni di euro, superiore dell’8% a quella del secondo finalista, Pirelli Real Estate. Il 29 luglio Fondazione Fiera e CityLife firmano il contratto preliminare. Il risveglio architetturale e urbanistico di Milano, da anni assente dalla scena mondiale, è suonato. Al posto dei vecchi padiglioni espositivi vedranno il giorno tre torri disegnate da tre architetti di fama mondiale che lavorano in totale autonomia. Tre teste e tre culture diverse che si riuniscono per immaginare il masterplan all’interno del quale saranno inserite le opere di ciascuno. Una procedura innovativa per le archistar che partecipano alla cordata. Riuniti dal tema del dialogo in architettura, Zaha Hadid, musulmana di origine irachena, Arata Isozaki, di nazionalità giapponese e di confessione scintoista e l’ebreo americano Daniel Libeskind, tutti abituati a primeggiare, accettano di collaborare per dare vita a un nuovo modo di abitare Milano. Un centinaio di architetti sparsi in giro per il mondo si mette al lavoro, un team che opererà 24 ore su 24 grazie ai fusi orari. Oltre ai grattacieli che diventeranno a breve un nuovo landmark milanese, il progetto di CityLife spicca per la priorità lasciata al verde. Un totale di 168.000 metri quadrati saranno destinati alla natura e agli spazi pubblici contribuendo alla sostenibilità della città e al miglioramento della vita quotidiana dei residenti e dei cittadini in generale. Nel 2010 sarà indetto un concorso per creare il terzo parco della città. Più di settanta studi rispondono all’appello e otto candidati saranno selezionati per la gara. �
CITYLIFE MAG › 9
ARCHITETTURA
Inaspettate rivelazioni testi Emanuela Brumana
Torniamo a intervistare il Direttore Commerciale di CityLife per provare a scoprire quali novità ci riserverà il 2019 nella realizzazione del nuovo lotto residenziale firmato Libeskind. Con nostra sorpresa ha superato il suo consueto riserbo, mostrandoci in anteprima alcuni render della piscina e delle lobby (e azzardando anche qualche previsione!).
10 ‹ CITYLIFE MAG
ARCHITETTURA
Render provvisori che mostrano la lobby e la piscina del nuovo complesso residenziale attualmente in costruzione.
Direttore, siamo piacevolmente sorpresi nel poter ammirare questi render delle nuove residenze Libeskind. Può darci maggiori dettagli? Siamo ancora in fase di progettazione, quindi le immagini che vi sto mostrando sono puramente ipotetiche. Le caratteristiche estetiche e funzionali sia della piscina sia delle lobby potrebbero infatti subire modifiche. A che punto è il cantiere? Con il rafforzamento delle paratie e la realizzazione della palificazione su cui si poggeranno le fondamenta si è conclusa la prima fase delle lavorazioni. Ora il cantiere è fermo in attesa del completamento dell’iter urbanistico e della progettazione esecutiva. Direttore si sbilanci e ci dica quando inizieranno le vendite. Avendo già sbagliato largamente la previsione nei mesi scorsi farò un nuovo pronostico e spero che si possa iniziare l’attività di commercializzazione nel mese di giugno. Ma ormai lo sapete, le previsioni non sono il mio forte! �
CITYLIFE MAG › 11
ARCHITETTURA
Dettaglio casa di via Domenichino, Gio Ponti
Quattro passi nel quartiere Le case di Gio Ponti testi Antonella Trotta
Se uscite a fare quattro passi nel quartiere Fiera, potreste incontrare alcuni edifici abitativi, opera di importanti architetti milanesi, che sono stati assai significativi all’epoca della loro costruzione per la visione innovativa dei loro autori, che potremmo definire le archistar ante litteram. In questa prima puntata vi raccontiamo di Gio Ponti, delle due case che ha progettato nel quartiere Fiera e di come queste si relazionano con gli altri capolavori che l’architetto ha realizzato a Milano.
12 ‚ CITYLIFE MAG
ARCHITETTURA
L
Foto di Andrea Cherchi
a domenica mattina mi capita spesso di vagare con il mio cane per il quartiere, dove abito da poco, cercando l’edicola e un bar aperto. Meno gente in giro, meno traffico, “guardo” finalmente con attenzione quello che in un giorno normale a malapena “vedo”. È così che ho scoperto sull’angolo tra via Domenichino e piazza Amendola, in cima a una casa di otto piani di un bellissimo colore rosso, una strana torre, gazebo, pagoda che si staglia contro il cielo. Guardo meglio la facciata e rimango affascinata dall’accuratezza delle finiture, dalla varietà delle finestre, dall’alternarsi dell’intonaco rosso pompeiano e delle fasce di travertino. La sera, a una cena, ne parlo con amici architetti, che mi dicono, non senza una certa aria di sufficienza, che si tratta di una casa che Gio Ponti ha disegnato nel 1928 assieme a Emilio Lancia in quella che era, al tempo, la nuova area di sviluppo della città. Gio Ponti, che tutti conoscono per il grattacielo Pirelli e per gli oggetti di design che furono le “fondamenta” del buon design italiano e continuano a essere ancora oggi dei “long seller” amatissimi dal pubblico, fu indubbiamente un’archistar del suo tempo. La casa di via Domenichino è importante perché è esempio di come la nuova architettura sia “massa, materiali, colori” più che decorazione: la torre d’angolo più alta sottolineata dal ritmo diverso delle aperture, i due volumi laterali più bassi, il gazebo, il rosso pompeiano. Gli amici architetti mi spediscono comunque a vedere un’altra opera di Ponti nel quartiere Fiera: la casa Laporte in via Brin 12. La casa è di soli tre piani, Ponti la disegna nel 1935 ed è completamente diversa dalla casa alta di via Domenichino: nessuna decorazione, un volume stereometrico con facciate lisce in cui il ritmo accidentale è legato alle funzioni interne. È la forma delle bucature e dei pieni che fa l’architettura. Questa casa è il punto di massima vicinanza di Ponti al Razionalismo e non a caso viene scelta come “Progetto di Abitazione Tipo” da presentare alla VI Triennale nel 1936. Ponti vivrà per un certo periodo nell’appartamento all’ultimo piano, organizzato su due livelli in contatto diretto con la terrazza esterna ispirata a Le Corbusier e al suo Toit-Jardin. Questa terrazza è visibile sulla facciata principale attraverso una finestra aperta sul cielo. Anche negli interni Ponti si conferma visionario prevedendo armadi, vetrine e librerie a muro che assolvono l’arredo funzionale e lasciando a oggetti, mobili e opere d’arte del futuro abitante il compito di rendere la casa personale. Ma vediamo cosa dice Ponti stesso su questo argomento in un articolo del 1937 su Domus : «Non è più questione di tappezzerie o disposizione o disegno di mobili, ma è composizione di spazi, di oggetti negli spazi, di luci e di colori. […] Gli ambienti di
Palazzo e torre Rasini, Gio Ponti
Casa Laporte, Gio Ponti
questa abitazione si può dire che non sono stati “arredati”, né lo saranno nel senso che ha normalmente questa parola; in essi si è liberamente sistemata la vita degli abitanti secondo comodità e simpatia e umore: e con cose – mobili, libri, riviste, ricordi, qualche oggetto d’arte – che appartengono intimamente, direttamente, alla vita loro». Una volta entrata nel “mondo Pontiano” ho voluto vedere quali altre case d’abitazione aveva fatto Ponti a Milano fuori dal quartiere Fiera e così ho scoperto, oltre alla casa Marmont di via Gustavo Modena, di cui vi ho già parlato, le bellissime “Case Tipiche” a colori vivaci cui lo stesso Ponti aveva messo i nomi romani: in via de Togni le Domus Julia, Carola, Fausta; in via Letizia le Domus Aurelia, Honoria, Serena e Livia; in viale Coni Zugna la Domus Adele. E poi l’imponente complesso affacciato sui Giardini Pubblici del Palazzo e della Torre Rasini ai Bastioni di Porta Venezia; la casa di via Dezza del 1957, dove l’architetto visse, all’ultimo piano; la modernissima casa Melandri in Viale Lunigiana del 1954. Insomma, spero di avervi convinto a fare anche voi questo giretto Pontiano. Nel frattempo ho già adocchiato nel quartiere un’altra bellissima casa di un altro architetto milanese… ve ne parlerò nella prossima puntata. P.S. L’unico veramente infelice è il mio cane perché, con tutti questi giri architettonici, non lo porto più al parco Sempione. �
Dettaglio palazzo e torre Rasini, Gio Ponti
Casa di via Domenichino, Gio Ponti
L'archivio Gio Ponti organizza passeggiate in compagnia di architetti ed esperti in storia dell'architettura, alla scoperta delle opere pontiane. Per ulteriori informazioni, potete visitare il sito: store.gioponti.org
CITYLIFE MAG › 13
GRUPPO GENERALI
The Human Safety Net La rete di persone che aiutano persone per una società più inclusiva testi Patrizia Giordano
Promuovere una buona partenza nella vita per i bambini a rischio di esclusione sociale, realizzare il potenziale imprenditoriale dei rifugiati e combattere l'asfissia neonatale sono le tre missioni che il Gruppo Generali si prefigge con la realizzazione di una rete solidale nei Paesi in cui opera nel mondo.
14 ‹ CITYLIFE MAG
GRUPPO GENERALI
ORA DI FUTURO, EDUCARE I BAMBINI DI OGGI SIGNIFICA GARANTIRE UN FUTURO MIGLIORE AGLI ADULTI DI DOMANI Ora di Futuro è un progetto di educazione rivolto ai bambini che coinvolge insegnanti, famiglie, scuole primarie e reti non profit in tutta Italia. L’iniziativa insegna ai bambini delle scuole primarie a gestire le risorse e a fare scelte responsabili sui grandi temi come salute e benessere, risorse ambientali, economia e risparmio. Un percorso didattico innovativo pensato per coinvolgere i bambini con il gioco, grazie a una piattaforma digitale, insieme a genitori e insegnanti. Ora di futuro sostiene anche iniziative per le famiglie in difficoltà con bambini da 0 a 6 anni incentrate sull’educazione alla genitorialità, grazie alla collaborazione con reti non profit scelte dai dipendenti di Generali Country Italia. L’Albero della Vita, Mission Bambini e Centro per la Salute del Bambino sono le tre Onlus coinvolte per aiutare i genitori a rafforzare le risorse, le capacità e le competenze per offrire ai loro bambini basi più solide per la loro crescita. Marco Sesana, Country Manager Italia & Ceo di Generali Italia e Global Business Lines, ha dichiarato: «Educare i bambini di oggi significa garantire un futuro migliore agli adulti di domani. Con questo progetto vogliamo dare ai bambini gli strumenti per affrontare il mondo, ma anche la speranza di avere un impatto su di esso. Un’impresa che vuole essere rilevante deve saper dare il suo contributo per lo sviluppo delle comunità in cui opera». Per il primo anno il progetto punta a coinvolgere oltre 30.000 bambini in Italia con l’adesione di almeno 1.500 classi e l’attivazione di undici centri Ora di Futuroin collaborazione con le Onlus su tutto il territorio nazionale. Nel 2019 con 10.000 ore di volontariato di impresa e 10.000 viaggi solidali anche i dipendenti di Generali Country Italia sostengono attivamente le Onlus partner del progetto.
23
MARATONA DI MILANO
Joni Sunggono
15
Silvia Rodriguez
L’
associazione di più persone a fini assistenziali e il trasferimento del rischio da un soggetto all’altro sono pratiche che esistono da secoli. Se le prime polizze risalgono all’epoca delle repubbliche marinare italiane, nella Grecia antica le comunità provvedevano già alle necessità dei più bisognosi. Su questi presupposti si fonda l'iniziativa di Assicurazioni Generali "The Human Safety Net" (THSN) che si pone come obiettivo la "costruzione di una rete di persone". Un percorso iniziato nel 2016 con un confronto tra i dipendenti del Gruppo sui progetti da sostenere, che ha portato alla raccolta di oltre trecento idee, dalle quali sono stati poi identificati i tre target principali: le famiglie più vulnerabili con bambini tra 0 e 6 anni, l'imprenditorialità dei rifugiati e i neonati. Per ciascun programma, i Paesi di Generali nel mondo lavorano assieme a imprese sociali e ONG radicate sul territorio. A oggi, The Human Safety Net è attiva in diciotto paesi e coinvolge una trentina di partner. Un programma con il duplice obiettivo di aiutare i più svantaggiati e fare del gruppo assicurativo italiano un’azienda responsabile come afferma Philippe Donnet, Group Ceo: «Con The Human Safety Net dimostriamo che le aziende possono prendersi delle responsabilità contribuendo a migliorare la società. Lo facciamo lavorando con esperti come ONG e imprese sociali, ma anche ingaggiando i nostri duecentomila dipendenti e agenti e oltre cinquanta milioni di clienti in tutto il mondo. Vogliamo che The Human Safety Net sia un movimento capace di unire questi gruppi per agire assieme. Inoltre, questa iniziativa non è limitata a Generali: vogliamo costruire collaborazioni con attori del settore pubblico, privati e del terzo settore, per massimizzarne l’impatto». Racconta Silvia Rodriguez Granollers, agente Generali nella provincia di Barcellona: «The Human Safety Net ci permette di estendere il nostro lato umano aiutando le persone nel nostro territorio. Gli agenti sono il legame tra la compagnia e i nostri consumatori. E noi siamo quelli che conoscono al meglio le necessità della comunità dove viviamo». Dall’altra parte del mondo, Joni Sunggono, agente Generali a Jakarta aggiunge: «The Human Safety Net ci aiuta ad avere molti rapporti con le altre comunità e altre organizzazioni, ed è ovviamente un’ottima occasione per me di incontrare molte persone. Inoltre THSN è molto in linea con la mia visione della vita, di portare felicità, salute e maggiore ricchezza. Possiamo aiutare ed essere di supporto a molte persone, con una vita più equilibrata, non solo in termini materiali». In tutta Italia, l'iniziativa è partita a novembre scorso con Ora di Futuro, un progetto di educazione rivolto ai bambini che coinvolge insegnanti, famiglie, scuole primarie e reti non profit. In Germania e Francia sono attivi sia i programmi per le start-up di rifugiati sia quello per promuovere la genitorialtà nelle famiglie a rischio di esclusione sociale. Monica Possa, Group Chief Hr And Organization Director di Generali dichiara: «Con The Human Safety Net vogliamo coinvolgere i nostri dipendenti e agenti in tutto il mondo nel volontariato sociale, connesso al nostro brand. Abbiamo mosso i primi passi lo scorso anno e sono sicura che nel 2019 vedremo molti dipendenti e agenti in tutto il mondo mettere a disposizione le proprie passioni e competenze per aiutare i nostri partner o organizzare attività di raccolta fondi. Questo ci permette di dar vita al purpose di Generali: permettere alle persone di creare un futuro più sicuro prendendoci cura delle loro vite e dei loro sogni». Generali nel mondo ha investito 12,3 milioni di euro per migliorare la vita delle comunità nei Paesi in cui opera attraverso le donazioni monetarie, di beni e servizi e tramite il volontariato. �
Joni Sunggono Jakarta, Indonesia
IlSilvia 7 aprile passerà in CityLife la Maratona di Milano di as an He started Rodriguez agent in 2012. Granollers, province of cui Generali è title sponsor. Tutti possono contribuire a Barcelona, Spain sostenere i centri Ora di Futuro correndo per la staffetta She has been an agent since 2011. Her agency o destinando un'offerta al progetto The Human Safety is called Galán Rodriguez Servisegur. Net – Ora di Futuro su www.retedeldono.it direttamente raggiungibile con questo QR code.
FINANZIARE LE START-UP DEI RIFUGIATI PER FAVORIRNE L'INTEGRAZIONE SOCIALE Leen (al centro) è nata in Siria e ha studiato come architetto. Arrivata in Francia nel 2011, dopo ulteriori studi e avendo difficoltà a trovare lavoro, ha deciso di mettersi in proprio grazie a un’idea che lega il turismo e la sua passione per l’architettura, proponendo dei tour innovativi nella Ville Lumière. Grazie al sostegno ricevuto da SINGA, uno dei partner di The Human Safety Net per le start-up di Rifugiati, ha potuto trasformare la sua idea in realtà e dar vita alla propria impresa. «Trovare un lavoro non è l'unica soluzione, ci sono molte alternative. Se non riesci a trovare un lavoro, creane uno tuo!» racconte felice Leen un anno dopo la creazione della sua start-up.
CITYLIFE MAG › 15
ARTE
Un museo nel verde testi Antonella Trotta
Roberto Benassi, Daily Desiderio, 2018
Judith Hopf , Hand and Foot for Milan, 2017-2018
Pascale Marthine Tayou, Coloris, 2018
Serena Vestrucci, Vedovelle e Draghi Verdi, 2017
Dopo gli scorsi numeri in cui vi abbiamo presentato le opere d’arte installate nel Parco delle Sculture, abbiamo intervistato Roberto Pinto, il curatore del museo a cielo aperto nel parco di CityLife. Una chiacchierata in cui emergono i dietro le quinte, le sinergie tra le opere d’arte e il quartiere, riflessioni sul progetto e persino una piccola indiscrezione sui lavori in corso.
16 ‹ CITYLIFE MAG
ARTE
I
l racconto del Parco delle Sculture di CityLife attraverso le parole del curatore Roberto Pinto.
Mentre il parco progettato da Gustafson Porter e lo skyline di CityLife crescono, aumentano le sculture. Ci parla del dialogo che si creerà, una volta terminati i lavori, tra le sculture, l’architettura e il paesaggio? Il dialogo con il luogo è la base di partenza di ArtLine che non ha mai voluto essere irreggimentato sotto un progetto curatoriale troppo invasivo, ma, al contrario, ha scelto di lasciare molta più libertà all’artista affinché potesse trovare gli stimoli per ideare il proprio lavoro dal contesto in cui l’opera si sarebbe collocata. Spero, dunque, che il dialogo con il parco, le architetture, il paesaggio e, aggiungerei, con le tante persone che frequentano questo nuovo quartiere della città, emerga chiaramente in ciascuna delle opere che stiamo realizzando. Ho visto i lavori già installati di Vestrucci, Rubbi, Benassi, Ornaghi & Prestinari - vincitori del concorso del 2015 - e di Tayou (molto bella l’interazione con i visitatori: ieri gruppi di persone lo percorrevano come in un labirinto e giocavano tra i pali colorati) e Hopf che invece sono stati invitati direttamente dai curatori. Quali sono stati i criteri di selezione e di invito, visto che si tratta di opere site specific? Siamo partiti cercando artisti che, per le caratteristiche del loro lavoro, potessero meglio rispondere a una commissione per un’opera che dovrà durare nel tempo, sia per quanto riguarda i materiali usati, sia per le idee che vengono proposte. Ci siamo quindi rivolti ad artisti che rispondono alle tematiche e agli interrogativi attuali senza la necessità di lavorare sulla contingenza più stretta. Un altro obiettivo era creare un museo all’aperto cercando di instaurare un dialogo tra artisti molto diversi sia in senso generazionale sia per provenienza geografica e culturale. Volevamo uno sguardo il più possibile ampio e variegato, che potesse interpretare questo luogo sia attraverso un contatto ravvicinato e a questo scopo abbiamo invitato un nutrito gruppo di artisti che vivono o conoscono la città, sia attraverso gli occhi di chi proviene da
Foto di Alberto Fanelli
Ci racconta come e quando è iniziato il progetto ArtLine Milano, uno dei programmi d’arte pubblica più ambiziosi degli ultimi anni nella nostra città? L’idea di provare a costruire un museo di arte contemporanea in mezzo a un parco è stata dell’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno, che ci ha proposto di lavorare intorno a questa idea. Noi abbiamo cercato di trovare il modo per darle una forma. È un progetto che ha radici profonde nella cultura italiana: in fondo le nostre meravigliose città hanno sempre tentato di trasformarsi in musei a cielo aperto. Tuttavia si confronta anche con alcune delle tendenze più innovative dell’arte attuale che è costruita per il pubblico e che vuole instaurare con esso un rapporto stretto e partecipativo. fuori, cosa che, credo, sia sempre utile per poter rimettere in discussione le nostre certezze e le nostre abitudini. Per quando è ragionevolmente prevedibile che vengano installate le quattro opere degli under 40 e le rimanenti undici opere di artisti invitati? Il nostro obiettivo è cercare di installare tutte le opere entro la fine del 2020. Sono andata a vedere il Parco delle Sculture e, vista la bella giornata, mi son fatta una camminata da piazza Cadorna, attraverso il parco Sempione verso CityLife. Proprio nel parco Sempione sono passata davanti al Teatro Continuo di Burri, le cui quinte inquadrano l’asse Castello – Arco della Pace, e davanti al teatrino “Accumulazione musicale e seduta” di Arman. Ci potrebbe dire come si relazionano l’approccio al tema della scultura nel verde della XV Triennale del 1973 e il suo ruolo di curatore del Parco delle Sculture? Potrebbe anche fare un confronto tra l’approccio dei due artisti negli anni Settanta e quello degli artisti selezionati per ArtLine? Credo che la maggior parte delle opere di ArtLine affondino le loro radici nelle ricerche artistiche nate in quel periodo. Possiamo considerare le opere a cui fa riferimento antecedenti diretti di quelle che stiamo costruendo, anche se il passaggio del tempo si fa notare attraverso alcune differenze estetiche che in una certa misura sono anche il riflesso di un cambiamento di impostazione. Per esempio, si può notare come le opere di parco Sempione giocano su elementi più essenziali, che si servivano di materiali meno sofisticati tanto che a volte possono sembrare ai nostri occhi persino troppo austere. Gli artisti attuali credo si sentano più liberi sia di sperimentare materiali, forme e colori diversi, sia di assecondare aspetti più narrativi che credo (e spero) possano rendere le loro opere più facilmente fruibili dal pubblico che frequenta un parco pubblico di una città. �
ROBERTO PINTO Roberto Pinto è uno storico dell’arte e curatore; si occupa principalmente di arte pubblica, di storia delle mostre e delle relazioni tra arte e letteratura. Tra i saggi pubblicati ricordiamo: Lucy Orta, Phaidon, London 2003, Nuove Geografie Artistiche. Le mostre al tempo della globalizzazione, Postmediabooks, Milano 2012, Artisti di Carta. Territori di confine tra arte e letteratura, Postmediabooks, Milano 2016. Ha organizzato esposizioni in numerose istituzioni italiane e straniere ed è stato curatore della V Biennale di Gwangju, in Corea del Sud e della Terza Biennale di Tirana. Ha lavorato presso l’Università di Trento, l’Università Bocconi di Milano e, a partire dal 2012, insegna Storia dell’arte contemporanea presso il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna.
CITYLIFE MAG › 17
ARTE
Linda Fregni Nagler, Fuji from Tagonoura, 2018
Linda Fregni Nagler, The Hidden Mother, 2006–2013
Profilo d’artista Linda Fregni Nagler testi Antonella Trotta
Con Hana to Yama, la personale dell’artista italiana Linda Fregni Nagler, si inaugurava nel dicembre 2018 il progetto triennale BG Art Talent curato da Vincenzo De Bellis per la sede di Banca Generali di piazza sant’Alessandro a Milano. In mostra fino al 7 aprile 2019 più di trenta fotografie frutto di una sua ricerca vernacolare sulla Scuola di Yokohama sviluppatasi in Giappone a metà Ottocento, dalla nascita della fotografia.
18 ‹ CITYLIFE MAG
Linda Fregni Nagler, Flower Peddler, 2018
ARTE
A
ntonella Trotta intervista l’Artista, approfondendo il suo rapporto con la fotografia come medium espressivo non solo di professionisti legati al mondo dell’arte, ma anche di una cultura e un tempo determinati. Un viaggio nell’opera di Linda Fregni Nagler.
Biennale di Venezia. Photo Giovanna Silva – Ritratto Linda Fregni. Photo Beatrice Prada – Opere. Photo Filippo Armellin
Che cosa significa il titolo della mostra che presenti in piazza sant’Alessandro, sede di Banca Generali, e che cosa hai deciso di esporre?
Il titolo della mostra, Hana to Yama (Fiori e Montagna), si riferisce ai due nuclei di fotografie presentati presso la sede di Banca Generali, a due soggetti che ricorrono nella Yokohama Shashin (Fotografia di Yokohama, 1860-1910 circa). Il primo nucleo è quello dei flower sellers, venditori ambulanti di fiori che attiravano l’attenzione dei viaggiatori occidentali grazie alle piccole architetture portatili con le quali trasportavano i fiori, elementi della natura imprescindibili nel quotidiano giapponese. Ho riproposto queste immagini in una scala cromatica e di grandezza diversa dagli originali: tre fotografie di grande formato in cui i flower sellers posano in studio, consapevoli di essere guardati, davanti a un fondale neutro, assumendo pose fiere e ieratiche. Il secondo e più consistente nucleo di fotografie in mostra è composto da una serie di vedute del Fujiyama. Si tratta di fotografie per lo più anonime, scattate dai punti privilegiati, che ricorrono e creano dei cortocircuiti visivi: le immagini si assomigliano ma sono sempre diverse, a volte per dettagli che non si riconoscono al primo sguardo, perché sono state scattate in tempi diversi, da fotografi diversi, con apparecchi fotografici diversi. Le ho raccolte negli anni, ri-fotografate, ristampate e colorate a mano, cercando di uniformare le atmosfere luminose e cromatiche. Ho così riunito fotografie in cui lo spazio dello scatto è, con tutta evidenza, lo stesso, ma enigmatico e insondabile nel tempo: potrebbero essere due diversi momenti della stessa giornata come essere scattati a mesi o anni di distanza. Il lavoro emblematico della serie è Fuji from Otometoge, composto da dieci fotografie del monte Fuji, ritratto dallo stesso luogo. Ci spieghi la tua decisione di usare fotografie minori, scattate in gran parte da fotografi anonimi?
cultura visiva: si forma lo sguardo moderno, lo stesso che applichiamo oggi. Mi interessa l’idea di riuscire a riattivare un materiale di per sé “estinto”, a ridare voce e visibilità attraverso forme diverse di “traduzione”, a vicende periferiche o marginali della storia delle immagini. Che significato ha privilegiare le immagini giapponesi?
Quel momento storico in Giappone riunisce, e non certo per volontà programmatica dei fotografi, una serie straordinaria di aspetti concettuali di questo medium: la messa in scena artificiale di un mondo in via di estinzione, la ripresa, tramite la fotografia, di una tradizione iconografica manuale, un certo carattere divulgativo e commerciale delle immagini, l’intervento quasi artigianale in una tecnica di riproduzione meccanica, e infine, ma non da ultimo, l’anonimato o meglio la difficoltà di attribuzione delle singole fotografie. È grazie alla concentrazione straordinaria di questi diversi aspetti che nasce la mia passione per questo genere fotografico.
Linda Fregni Nagler Linda Fregni Nagler è nata a Stoccolma, ma vive e lavora a Milano. Ha ricevuto vari premi tra cui il New York Prize nel 2007 del Ministro degli Affari Esteri e della Columbia University e il premio ACACIA del 2016; ha conseguito varie residenze d’artista tra cui nel 2008 alla Dena Foundation di Parigi e la Laspis di Stoccolma del 2014. Tra le mostre personali e collettive è presente nella sezione curata da Cindy Sherman nel 2013 alla 55° Biennale di Venezia. Linda Fregni Nagler è stata esposta sia in istituzioni italiane come il MAXXI Roma, la Fondazione Olivetti Roma, la Triennale di Milano, sia all’estero Moderna Museet Stockholm, Centre National d’Art Contemporain de Grenoble, Nouveau Musée National de Monaco.
La tua opera afferma l’idea che l’arte nasce dall’arte, ma le immagini da cui parte hanno sempre un carattere commerciale e non immediatamente “artistico”. Ci puoi spiegare questa apparente contraddizione? La storia della fotografia è composta solo in bassissima percentuale da scatti d’autore: la maggioranza della produzione fotografica è commerciale, o quantomeno professionale. La fotografia vernacolare, quindi quella non d’autore, rivela una serie di indicazioni storicoantropologiche sull’opportunità o la legittimità sociale di rappresentare certi soggetti. Nel mio lavoro cerco di rendere visibili le convenzioni espressive di una certa società in un preciso momento storico. Si tratta di un’osservazione storica, ma anche politica, di una cosmologia visiva, che io faccio da artista: il linguaggio con il quale restituisco le mie riflessioni è visivo, mi prendo tutte le libertà possibili, rispettando il materiale che ho tra le mani. Le arti visive sono una delle poche discipline in cui guardare è un mestiere. �
Da quasi due decenni raccolgo fotografie anonime, concentrandomi in particolare sui decenni successivi alla scoperta della fotografia, fino alla prima metà del Novecento. È un bacino ancora incredibilmente ricco e inesplorato da cui attingere. Il materiale che raccolgo è di natura molto diversa: scientifico, didattico, etnografico, giornalistico, di viaggio... Sono particolarmente interessata all’uso non artistico della fotografia, alle traiettorie delineate da utilizzi specifici di questo medium, ai suoi meccanismi interni, alla sua grammatica, e cerco di studiarle un po’ come se si trattasse dello studio di una lingua, o meglio, di diversi dialetti di una stessa lingua. È quindi il periodo della nascita della fotografia che ti affascina particolarmente? Sì, senza dubbio. È un periodo di sperimentazione continua, in cui le innovazioni tecniche determinano le forme dello sguardo. È anche un periodo rivoluzionario dal punto di vista della
Linda Fregni Nagler, Fuji from Tokaido, 2018
CITYLIFE MAG › 19
ARTE
Due gallerie milanesi Vistamarestudio e Tommaso Calabro testi Antonella Trotta
La prima è in un white cube minimalista in un ex-laboratorio artigianale in zona Venezia; la seconda è nelle sale affrescate di un palazzo neoclassico nel pieno cuore della Milano romana. La prima tratta solo artisti contemporanei; la seconda artisti moderni con un programma di omaggi ai galleristi del Novecento. Due approcci diversissimi, in comune la giovanissima età e una divorante passione per l’arte. Antonella Trotta intervista per noi Benedetta Spalletti e Lodovica Busiri Vici della Galleria Vistamare e Tommaso Calabro della Galleria omonima.
20 ‹ CITYLIFE MAG
Galleria d'Arte Tommaso Calabro. Photo Tobia De Marco – Galleria e ritratto di Lodovica Busiri Vici e Benedetta Spalletti (Vistamarestudio). Photo Ugo Dalla Porta – Galleria d'Arte Tommaso Calabro (scala). Photo Riccardo Gasparoni
ARTE
TOMMASO CALABRO
VISTAMARESTUDIO
La galleria Tommaso Calabro apre nel settembre 2018 a Milano al piano nobile di Palazzo Marietti, edificio neoclassico di origini rinascimentali in piazza San Sepolcro, con un programma di mostre di arte moderna che si alternano a mostre di artisti contemporanei e, una volta all’anno, un omaggio a un gallerista del passato.
Vistamarestudio nasce da un’idea di Benedetta Spalletti e Lodovica Busiri Vici che aprono a Milano, un anno fa, un nuovo spazio tra Porta Venezia e Piazza Repubblica. Chi sono? Benedetta Spalletti, nipote del grande artista Ettore Spalletti, aprì già nel 2001 una galleria a Pescara, collaborando con importanti artisti come Anselmo, Jodice, Steinbach. Lodovica Busiri Vici, originaria di Roma, ha invece lavorato con Barbara Gladstone a New York e a Londra, con la Galleria Lia Rumma di Milano e come Art Consultant indipendente. Le due si incontrano e in una Milano capace di accogliere nuovi progetti e nuove iniziative culturali, fondano Vistamarestudio, uno spazio per la sperimentazione con progetti appositamente concepiti da artisti italiani e stranieri per una programmazione site-specific. Un luogo con un programma in continuità con quello di Vistamare a Pescara, dove a dialogare è l’arte concettuale attraverso mostre di artisti di diverse generazioni come, Getulio Alviani, Giovanni Anselmo, Rosa Barba, Pavel Büchler, Mimmo Jodice, Joseph Kosuth, Sol LeWitt, Armin Linke, Louise Nevelson, Ettore Spalletti, Haim Steinbach.
Ci racconta il suo percorso e l’inizio della sua galleria? Ho inaugurato nemmeno sei mesi fa con una mostra-omaggio a Carlo Cardazzo, esponendo opere di due artisti amatissimi da questo importante gallerista: Tancredi e Cy Twombly, due maestri del segno e del gesto. La seconda mostra attualmente in corso si intitola “Jean Dubuffet: tra musica e pittura” ed è imperniata sul confronto tra le sperimentazioni musicali e pittoriche dell’artista francese, il quale affermava «Quando io dipingo suono, quando io suono dipingo». È una mostra in cui sono esposte opere straordinarie, che ho avuto la fortuna di trovare in varie collezioni private all’estero e in Italia. Dubuffet torna quindi a Milano, dove l’ultima sua mostra risale al 1983.
Abbiamo deciso di dedicare alla vostra artista Linda Fregni Nagler, il profilo d’artista di questo numero, cosa pensate di lei? Che cosa l’accomuna agli altri artisti della vostra galleria? Troviamo la sua ricerca molto interessante per come ruota intorno ai meccanismi e all’ambiguità della fotografia e per la sua pratica di riappropriazione delle immagini.
E la prossima mostra? Il 2 aprile inauguro “Soft Power: Rosso – Morandi – Ziegler”. Si tratta di una mostra in cui l’artista inglese Toby Ziegler, di cui conosco il lavoro ormai da molto tempo, rifletterà sulla dialettica tra figurazione e astrazione a partire da una sua personale riflessione su opere di Medardo Rosso e Giorgio Morandi. Quali sono le motivazioni delle sue scelte? Mi piace il moderno, ma ho anche legami forti con certi artisti contemporanei fra cui c’è sicuramente Francesco Vezzoli, con cui ho già fatto mostre in passato a Londra.
Quando e dove nasce la vostra galleria? E quali le motivazioni? Benedetta Spalletti: La galleria nasce a Pescara nel 2001 per un forte amore verso l’arte. L’insegnamento dei miei genitori e di mio padre in particolare, che ha sempre collezionato e amato l’arte contemporanea, e di mio zio Ettore Spalletti mi ha educato e cresciuto in questo mondo. Poi a marzo dell’anno scorso, insieme a Lodovica Busiri Vici abbiamo deciso di aprire una seconda sede a Milano, Vistamarestudio, uno spazio pensato per dare agli artisti la possibilità e la libertà di esprimersi attraverso progetti specifici e ambientali.
Qual è la sua formazione? Dopo una laurea triennale all’Università Bocconi e uno stage presso l’Elgiz Museum of Contemporary Art di Instanbul, ho iniziato a lavorare da Sotheby’s a Milano. Mi sono poi trasferito a Londra, dove ho vissuto per sei anni, studiando al Courtauld Institute of Art e al King’s College. Fino allo scorso aprile ho diretto la galleria Nahmad Projects e dopo due anni ho deciso tornare a Milano per aprire uno spazio tutto mio. Perché Milano? Perché Milano sta attraversando un grande momento e volevo per la mia galleria uno spazio storico. A Milano si vive molto bene, è un centro nevralgico a livello europeo per quanto riguarda il mercato dell’arte. Programmi futuri? Organizzerò una mostra su alcuni artisti esposti da Alexander Iolas, altro grande gallerista, che verrà curata da Francesco Vezzoli. Ne vorrei dedicare poi altre a Beatrice Monti e Arturo Schwarz. Sono stati dei grandi galleristi, oggi parzialmente dimenticati, dei quali vorrei favorire la riscoperta attraverso mostre di ricerca.
Per rimanere aggiornati sulle mostre e i programmi di queste due gallerie, potete visitare il loro sito internet. Galleria Tommaso Calabro www.tommasocalabro.com Galleria Vistamarestudio www.vistamarestudio.com
Con che criteri avete selezionato i vostri artisti? Ci raccontate le mostre future in programma? Gli artisti vengono selezionati con un occhio personale e un’attenzione alla storia del loro lavoro, attività che svolgiamo avvalendoci della vicinanza di critici e curatori che ci supportano nella definizione di un giudizio più complessivo sulla loro opera. Tra i progetti futuri abbiamo in programma una mostra molto importante organizzata insieme alla Fondazione Jan Vercruysse, che ripercorre dal 1981 al 2010 la carriera dell’artista belga, con cui abbiamo iniziato a collaborare nel 2004. Nelle due sedi di Pescara (inaugurazione 23 marzo 2019) e Milano (27 marzo 2019) esporremo parallelamente una selezione di opere storiche con l’intento di ripercorrere alcuni dei momenti più salienti della sua poetica.
CITYLIFE MAG › 21
ARTE
Back to the (Broken) Nature testi Antonella Trotta
Il racconto della XXII Triennale, che quest’anno sarà dedicata a un tema di interesse globale e di grande attualità: la salvaguardia del nostro pianeta, che deve necessariamente passare dalla creazione di un nuovo rapporto Uomo-Natura, non incentrato sullo sfruttamento di quest’ultima. Una lezione e una riflessione che ci possono insegnare a tracciare una nuova via, lasciandoci in questo caso guidare dall’arte, dal design e dall’architettura.
22 ‹ CITYLIFE MAG
ARTE
Rendering Nazione delle Piante Credits: Studio Giò Forma – Paola Antonelli Portrait 2016. Photo Marton Perlaki – Quinta Monroe Incremental Housing Project 2003.Courtesy Elemental. Photo Cristobal Palma – Irene Strabuzzi The legal status of the Ice 2017 Photo Ronald Smits / Design Academy Eindhoven – Kelly Jazwak Plasticgomerate #9. 2013 Courtesy the artist and Firman gallery – Petite Petzer and Johan Jonker Hippo Roller.1991. Courtesy the designer – Neri Oxman Totem
I
n tutta la storia dell’umanità, la Natura è stata vista come il miglior artefice, ingegnere e costruttore: un creatore che sapeva comporre efficienza, bellezza e lungimiranza e quindi un esempio per i progettisti di tutte le epoche, dalla Mesopotamia alla Francia illuminista. Con la rivoluzione industriale questo rapporto comincia a incrinarsi e la relazione diventa a mano a mano più superficiale e formalistica, come ad esempio con l’Art Nouveau. Oggi ci troviamo in una situazione grave, in cui le risorse rinnovabili sono consumate a velocità quasi doppia rispetto alla capacità di rigenerazione e la produzione di CO2 supera ampiamente la capacità di assorbimento. Alcuni danni sono irreversibili, altri rimediabili, a patto di intraprendere azioni tempestive. Ecco perché l’intera XXII Triennale è dedicata alle strategie di riparazione di queste rotture e alla ricostituzione di una relazione forte con la Natura. I momenti in cui si articola la Triennale sono tre: la mostra tematica “Broken Nature” che include alcuni lavori commissionati e centoventi progetti emblematici di design o architettura; la mostra “La Nazione delle piante” e le ventisei Partecipazioni Internazionali.
Broken Nature: sinergie e ispirazioni La mostra tematica vuole dimostrare che il design può essere uno dei protagonisti di questo recupero di relazione con la Natura e che, come dice la curatrice Paola Antonelli: «Nel design contemporaneo Etica ed Estetica possono convivere e prosperare. Broken Nature proporrà esempi di design a tutti i livelli il cui spessore morale non comporta una mortificazione estetica e sensuale». E ancora: «Il punto di partenza sarà il design organico, un concetto antico quanto l’ingegno umano. Oggi ci troviamo in una nuova fase dell’evoluzione del design organico. Se in passato l’imitazione della natura era incentrata principalmente sulle sue forme, più di recente i designer hanno cercato di assimilarne anche i processi e la saggezza lungimirante. Grazie ai processi compiuti non solo nella scienza e nella tecnologia, ma anche in ambito culturale i designer hanno imparato a pensare in termini di sistemi, reti e famiglie». Spiega ancora Paola Antonelli: «Broken Nature ci permetterà quindi di riflettere sul rinnovato rapporto tra design, ingegneria, arte, scienza e politica. Le varie comunità non stanno lavorando in maniera isolata sovrapponendosi solo quando necessario, ma attraverso contaminazioni e influenze reciproche». Neri Oxman, a cui è stata commissionata un’opera per la mostra, definisce questa interazione come un
Broken Nature è un progetto che, nelle intenzioni della curatrice Paola Antonelli, va al di là di quanto esposto al Palazzo dell’Arte e comprende anche una piattaforma digitale (brokennature.org) per condividere il processo curatoriale, un public program e una serie di simposi, un catalogo in italiano e in inglese con saggi di scienziati, ricercatori, designer e critici, e una sezione dedicata alle Partecipazioni Internazionali. La XXII Esposizione della Triennale di Milano si terrà dal 1° marzo al 1° settembre 2019. Sulla piattaforma brokennature.org vengono pubblicati regolarmente aggiornamenti che continueranno per tutta la durata dell’esposizione. www.brokennature.org
ciclo metabolico in cui le singole discipline traggono nutrimento le une dalle altre. Oltre alla Oxman sono state commissionate opere a Formafantasma che presenta “Ore Streams”, un’indagine sul riciclo di rifiuti elettronici, e a Sigil Collective che presenta “Birdsong” sul rapporto che esiste tra gli uccelli e gli umani. Nella mostra tematica potrete vedere anche centoventi progetti di design e architettura degli ultimi trent’anni, «pietre miliari del design ricostituente», tra cui Hippo Roller di Pettie Petzer e Johan Jonker, Quinta Monroy di Elemental e Wind Map di Fernanda Viegas e Martin Wattenberg. La Nazione delle Piante: un nuovo sguardo La mostra “La Nazione delle Piante” è un’esposizione basata sulle teorie di Stefano Mancuso, un’autorità mondiale di neurobiologia vegetale. L’assunto è che bisogna guardare alle piante in modo nuovo, non solo per l’uso che possiamo farne, ma anche per gli insegnamenti che possono darci. Dagli studi più recenti si evidenzia infatti come le piante siano dotate di sensi, memoria e comunichino tra loro e come la loro evoluzione sia consistita in adattamenti assai efficienti e non predatori nei confronti dell’ecosistema. Le Partecipazioni Internazionali: un mosaico di sguardi Le Partecipazioni Internazionali riguardano ventisei Paesi da tutti continenti e sono assai interessanti, all’interno del tema unificante, per la diversificazione di approcci, temi specifici, prospettive, caratteri culturali e diversità di allestimento di ogni padiglione. �
CITYLIFE MAG › 23
DESIGN
Una provocazione che ha fatto la storia testi Antonella Trotta
La storia quasi surreale che si nasconde dietro a uno degli oggetti di design più famosi e controversi del XX secolo: lo spremiagrumi più bello, innovativo (e inutilizzabile) di Philippe Starck per Alessi.
24 ‹ CITYLIFE MAG
DESIGN
T
roppo leggero, quando cerchi di spremere un’arancia gira su se stesso perché non ha un manico per tenerlo fermo, le punte della base mentre gira rovinano la superficie su cui lo si appoggia, la fusione in alluminio con cui è fatto si ossida a contatto con l’acido citrico degli agrumi, infine il succo spremuto anziché finirti nel bicchiere insegue le gambe del famoso spremiagrumi finendo sul tavolo e addio vitamine. Ma comunque bellissimo e soprattutto in grado di ribaltare completamente abitudini visive e forme scontate andando all’essenziale dello “spremere”. È qui che la tentazione diventa quella di metterlo in bella mostra sullo scaffale della nostra libreria come fosse una piccola scultura! Di che cosa stiamo parlando? Dello spremiagrumi disegnato da Philippe Starck a fine anni Ottanta: Juicy Salif. Un’opera d’arte, una scultura o un oggetto di design? Poco importa a Monsieur Starck l’“enfant terrible”, l’irriverente, il designer francese che più di tutti ha il gusto del gioco e del divertimento. Lui stesso dichiara: «Il mio spremiagrumi non è fatto per spremere limoni, ma per attivare discussioni». Di fatto Juicy Salif è diventato così famoso da essere presente anche nelle collezioni del MOMA di New York. Ma com’è nato Juicy? A fine anni Ottanta, Alberto Alessi aveva commissionato a Starck un vassoio in acciaio inossidabile, il vassoio è una delle tipologie storiche presenti in catalogo fin dal 1921, l’idea piacque al designer ma gli anni passarono senza che nessun progetto venisse consegnato. Solo nell’estate del 1987 il signor Alessi si vide recapitare una lettera dall’isola di Capraia, con dentro un foglio di carta stropicciata, una di quelle tovagliette di carta marroncine che si usano nelle pizzerie a buon mercato, su cui Starck aveva schizzato alcuni calamari che a mano a mano prendevano la forma di quello che sarebbe diventato uno degli oggetti più controversi del design: lo spremiagrumi Juicy Salif. Il designer, in vacanza con la famiglia sull'isola italiana, stava mangiando un piatto di calamari e schiacciandoci sopra del limone ebbe l’ispirazione per il suo committente Alessi: non un vassoio ma un “paradossale” spremiagrumi! �
Foto: Courtesy Archivio Alessi
Juicy Salif, Spremiagrumi in fusione di alluminio. Diametro 14 cm, altezza 29 cm.
L’immagine a sinistra fa riferimento a prototipi conservati presso il Museo Alessi (Crusinallo di Omegna, Verbania). La versione in produzione dal 1990 è quella in alluminio ritratta nelle immagini still life. In alto lo schizzo originario realizzato da Starck su una tovaglietta da ristorante.
CITYLIFE MAG › 25
DESIGN
Tra luce e design
Linee morbide e geometrie materiche testi
foto
Emanuela Brumana
Beatrice Mancini
Quanto può dire l’arredamento del carattere di una persona? Moltissimo, ne è la prova questo attico, che esprime nella scelta dei colori e dei materiali, nella cura per i dettagli, nella ricerca dei fornitori una grande passione per il nostro Paese e per il design italiano. Visita a una penthouse inondata dalla luce, dove i volumi si armonizzano creando interessanti giochi di pieni e di vuoti, impreziosita da un arredamento carico di personalità.
26 ‹ CITYLIFE MAG
DESIGN
Un affaccio su CityLife Dalle finestre si gode di una splendida vista su CityLife, così come dai terrazzi, ancora non arredati, ma per i quali il proprietario e l’architetto Bufano stanno iniziando a definire qualche progetto: «Sul terrazzo a cui si accede dalla zona living si pensava di creare un angolo privato, complice anche la connotazione dello spazio simile a una loggia. È un’area riservata che si presta a essere vissuta come zona relax».
Le linee sinuose che caratterizzano le residenze firmate da Zaha Hadid si percepiscono anche negli spazi interni.
N
onostante il proprietario viva qui solo da pochi mesi e nonostante alcune stanze siano ancora in attesa di un arredo definitivo, questo attico delle residenze Hadid già esprime in maniera chiara la personalità del padrone di casa, amante dell’Italia, degli italiani e del design made in Italy, tanto da scegliere per questa sua abitazione, come per le altre che ha nel resto del mondo, fornitori e aziende di arredamento italiane al 100%. Parliamo con l'architetto Simona Bufano, Client Manager di CityLife, che ha affiancato il proprietario durante i lavori durati circa cinque mesi: «Quando lo ha acquistato, l’attico era già ultimato. Inizialmente si era deciso di fare pochi interventi, ma nel corso dei lavori abbiamo apportato diverse modifiche, nonostante il taglio dell’appartamento e la disposizione dei locali non sia variata. Abbiamo ampliato la camera padronale, unendo quelle che originariamente erano due stanze, e anche la cucina è stata allargata. Abbiamo rifatto le finiture e i bagni, tenendo presente che per il proprietario il design italiano è il top, quindi si è mosso in autonomia nella scelta degli arredi e nell’accostamento dei brand, seguendo il suo personale gusto, ma sempre cercando un confronto con noi». Un intervento fatto quindi in costante sinergia, basato su un dialogo volto ad armonizzare le necessità e le passioni di chi avrebbe vissuto la casa. Appena varcata la porta di ingresso, la luce naturale che entra dalle vetrate a doppia altezza si dichiara come l’elemento caratterizzante della casa. Dall’ingresso si accede direttamente alla zona living: uno spazio aperto, dove trovano posto arredi firmati Rugiano, azienda che lavora materiali pregiati creando pezzi dalla forte personalità. Tutto è caratterizzato da colori neutri in contrasto con il parquet noce, e nei tavolini e nelle poltrone ritorna una morbida torsione delle gambe in acciaio. Questa caratteristica, così come la texture romboidale che caratterizza i mobili di Rugiano, la ritroveremo poi in altre stanze della casa, segno di una coerenza di gusto che connota fortemente l’approccio del padrone di casa all’arredamento. Chicca di questo salone è sicuramente l’angolo arredato con due poltroncine e un tavolino, anch’essi Rugiano, con una vista spettacolare sulla città. Angolo che, ci confessa il padrone di casa, è il suo preferito in assoluto. Al di là della scala a chiocciola, che dà accesso al piano superiore, si trova un altro salottino che nonostante sia collocato nella stessa stanza, dà l’idea di essere
CITYLIFE MAG › 27
DESIGN
un angolo privato, in cui a dominare sono i toni del blu. Sia nel divano, sempre Rugiano, sia nel lampadario e in un vaso risalente agli anni Cinquanta, entrambi acquistati presso Renzo Del Ventisette, azienda specializzata nella produzione di illuminazione e che ha curato il disegno del punto luce, realizzato poi in vetro di Murano da mastri vetrai. Al primo piano, oltre a questo ampio salone, si trova la cucina: una stanza in cui la prima cosa che colpisce è il grande bancone di acciaio, un unico blocco lungo più di tre metri che diffonde la luce proveniente dalle finestre. Anche il pavimento, in gres effetto marmo della linea Rex di Florim, di un bianco candido, immerge la stanza in una luminosità avvolgente. L’arredamento della cucina è Arclinea, marchio italiano che unisce, nella realizzazione dei suoi prodotti, sapienza artigiana e avanguardia tecnologica e che il proprietario ci racconta di aver scelto non solo per questa casa, ma anche per altre sue residenze all’estero. Su questo livello, oltre a una stanza ancora non arredata, ci sono due stanze da bagno: una non interessata dai lavori, lasciata con finiture in pietra di Brera, sanitari Antonio Lupi e rubinetteria Zucchetti serie Bellagio, caratterizzata da particolari forme rétro; l’altra è stata invece rifatta, rivestendo le pareti con lastre di gres effetto marmo sempre Florim, ma di colore nero. In questa stanza, protagonista è il lavabo Falper con rubinetteria Frattini. Salendo la scala a chiocciola, oltre che a godere della splendida vista sulla doppia altezza della penthouse, si arriva a un mezzanino dove è collocata una zona studio, con una spettacolare scrivania a specchio.
Superfici lisce e riflettenti, texture morbide, geometrie protagoniste: i materiali caratterizzano ogni ambiente, arredandolo con le loro particolarità.
Toni chiari, diverse sfumature del tortora e, qua e là, qualche guizzo di colore forte, come il blu intenso del divano: i rimandi materici e cromatici danno coerenza e calore agli ambienti.
28 ‹ CITYLIFE MAG
DESIGN
Da qui accediamo infine alla zona notte, con la camera padronale con bagno di pertinenza, una camera più piccola e un ultimo bagno. La grande particolarità di questo piano sono di sicuro le stanze da bagno: quello di pertinenza della camera padronale stupisce per il mobile nero e oro di Oasis e per la rubinetteria dorata con l'inserimento, nei miscelatori da doccia, di una decorazione in Swarovski, mentre l’altro bagno è stato finito con lastre di gres effetto onice – sempre Florim - che avvolgono lo spazio, dal pavimento alle pareti. Su questa distesa di venature brune e verdi si collocano sanitari Antonio Lupi e il mobile Oasis, già citata azienda friulana fondata cento anni fa, che continua ancora oggi a esportare nel mondo prodotti made in Italy. Una casa che nasconde nei dettagli tutta la sua personalità, che accoglie con spazi ampi e luminosi e stupisce grazie a particolari d’arredo coerenti di stanza in stanza, che svelano passione del padrone di casa per il design italiano, tanto da averlo portato a vivere qui, in CityLife, luogo in cui architettura, arte e design dialogano costantemente e che oggi lui reputa il miglior posto del mondo in cui vivere. � Protagonista della casa è sicuramente la luce, ma non solo quella naturale: in tutto l’appartamento sono stati installati oltre duecento punti luce, fra faretti da incasso o da soffitto quasi tutti Delta Light, scelti personalmente dal proprietario.
La coerenza stilistica ricorre anche nei complementi d’arredo, come questi due portariviste in rame di Renzo Del Ventisette, ripresi anche nel bagno padronale in versione più piccola.
CITYLIFE MAG › 29
SHOPPING BRAND FOCUS
#MODA testi Emanuela Brumana
Foto: Marco Antinori
Nuove aperture, negozi per la prima volta in Italia e tanti marchi con collezioni sempre attuali e di qualità: la proposta fashion di CityLife Shopping District è pensata per accontentare tutti i visitatori, dai più glamour agli sportivi, fino ai bambini. Seguiteci in questo giro di shopping alla scoperta dei brand della moda presenti nel prestigioso Mall opera di Zaha Hadid.
30 ‹ CITYLIFE MAG
SHOPPING BRAND FOCUS
U
na selezione pensata per soddisfare chi è in cerca di un vestito dalla cura quasi sartoriale, chi vuole esprimere il proprio stile anche quando fa sport, mamme alla ricerca di un abito speciale per i propri figli, giovani fashion addicted e coloro che approfittano della pausa pranzo per trovare l’accessorio perfetto: CityLife Shopping District ha elaborato un’offerta cosmopolita e di qualità che include brand alla loro prima apertura in Italia e store di marchi iconici. Focus sul reparto moda del distretto commerciale più di design di Milano.
PER VERI FASHION ADDICTED LE PROPOSTE GLAMOUR Dai nomi più conosciuti come Marella, Max&Co, Guess, a marchi che aprono in CityLife il loro primo punto vendita, come Chantelle Lingerie, un concept store con un’offerta multibrand pensata per unire design, ispirazione e comodità: nello Shopping District le amanti della moda hanno solo l’imbarazzo della scelta. Oltre ai marchi già citati, ci sono anche Dixie, marchio fiorentino per una donna ricercata e fuori dagli schemi; Imperial, fast fashion con qualità garantita da una produzione tutta italiana; BeatriceB, la cui proposta è pensata per stupire le donne di qualsiasi età, puntando sempre all’eleganza e alla qualità; e per finire, Midinette, brand che ha fatto del pregio dei tessuti naturali e del made in Italy il proprio biglietto da visita. E poi ancora, Incontri Boutique, multibrand di alto livello punto di riferimento delle nuove tendenze e dei capi più cool di stagione; Adele Altman, un negozio in cui la collezione di abiti e accessori coniuga creatività ed eccellenza; Omai, famoso per le proposte fresche e contemporanee; Paolo Tonali, eccellenza nel mondo della maglieria e non solo e della qualità della materia prima dei tessuti; AnnaRita N, negozio di abbigliamento femminile nato nel 1995 che prende il nome dalla sua creatrice, la stilista e visionaria imprenditrice Anna Rita Noviello.
SEMPRE IMPECCABILI LE PROPOSTE BUSINESS Pensata per soddisfare i tanti lavoratori che ogni giorno vivono CityLife Shopping District, la proposta di moda vanta anche due nomi di spicco per quanto riguarda la moda business per lui e per lei. Si tratta di Camiceria Coral, laboratorio di camiceria artigianale made in Sicily, nato nel 1964 e che a oggi ha coinvolto più di tre generazioni di sarti, impegnati ogni giorno nella realizzazione di capi su misura, pensati per coniugare la qualità dei tessuti, l’eleganza delle linee e la professionalità frutto di anni di esperienza nel settore. L’altro brand che di sicuro attirerà l’attenzione di chi è in cerca di una scarpa elegante e non banale è Valerio 1966, le cui collezioni viaggiano sotto l’hashtag “#styleisachoice”, perfetto riassunto di una filosofia che ha elevato il marchio a rappresentante di una moda fatta di carattere, cura del dettaglio e attenzione alla contemporaneità. Ma non possono mancare Moleskine, il famoso brand di taccuini, agende, guide da viaggio, quaderni, borse, valigie e Piquadro, azienda italiana di prodotti di pelletteria per tutto ciò che serve in un viaggio di affari e nel tempo libero. �
Non solo abiti: lo stile passa anche per accessori, agende e quaderni iconici come quelli di Moleskine, che da Hemingway a oggi hanno fatto la storia.
CITYLIFE MAG › 31
SHOPPING BRAND FOCUS
PER IL TEMPO LIBERO LE PROPOSTE PIÙ EASY Se invece vi aggirate nello Shopping District in cerca di un abito che unisca comodità e qualità, marchi come Calvin Klein e Timberland fanno al caso vostro. Se questi due brand americani non vi bastano, potete curiosare da un’altra icona della moda d’oltreoceano come Tommy Hilfiger o dall’inglese Super Dry, marchio in costante espansione, apprezzato da un pubblico eterogeneo sia per stile sia per fascia d’età. Immancabili, in questa squadra, Napapijri e Levi’s con gli iconici jeans, e se è al denim che state pensando, curiosate tra la proposta del brand danese di Jack&Jones. A questa già ricca offerta si è da poco aggiunto Scotch&Soda, catena di Amsterdam che porta a Milano il suo approccio casual nella moda per uomo, donna e bambino.
PER CHI NON RINUNCIA ALLO STILE LE PROPOSTE SPORTIVE Runner, amanti dello yoga e del pilates, fan del crossfit e della palestra, in CityLife Shopping District c’è anche una proposta di moda pensata per voi! Da Adidas, multinazionale che non ha certo bisogno di presentazioni e che qui vi accoglie in uno store di trecentocinquanta metri quadri, a Foot Locker, altro brand sinonimo di sport, che in CityLife dedica uno spazio anche alla collezione kids, perché l’amore per le sneaker comincia sin dalla tenera età. Se poi siete appassionati di nuoto saprete bene che Jaked è la marca di costumi indossati da Federica Pellegrini, quindi già conoscete questo marchio di sportwear. Infine, Snipes vi aspetta con la sua ricca proposta multibrand e cosmopolita. �
Uomo, donna, bambino; teen, adult e business: la ricca proposta di CityLife Shopping District è pensata per soddisfare la ricerca dello sfaccettato pubblico che frequenta il distretto commerciale.
SCOTCH & SODA Un mix di ispirazioni, stili, epoche, influenze: lo stile eclettico, giovane e creativo di Scotch & Soda arriva a Milano, in CityLife Shopping District. Da uno studio di design affacciato su un canale in un’antica chiesa nel cuore di Amsterdam al capoluogo lombardo, i vestiti del brand olandese promettono di conquistare il cuore e gli armadi dei frequentatori del distretto commerciale, forti dei valori che il marchio ha fatto suoi dalla fondazione nel 1985: curiosità e ricerca, storytelling, fantasia, libertà. Se volete ascoltare le incredibili storie che ogni capo della collezione Uomo e Donna ha da raccontare, non vi resta che recarvi nel nuovo store recentemente aperto in CityLife!
32 ‹ CITYLIFE MAG
SHOPPING BRAND FOCUS
Nella cornice del centro commerciale disegnato da Zaha Hadid, tra eventi e laboratori dedicati, non mancano i negozi specializzati nella moda bimbo.
ALLA MODA SIN DA PICCOLI LE PROPOSTE PER BAMBINI CityLife pensa (sempre) anche ai bambini: non mancano infatti negozi di abiti per i più piccoli, come Jacadi, che propone alle nuove generazioni collezioni fresche, divertenti e frizzanti, specchio dell’infanzia ma in grado anche di accontentare mamma e papà per quanto riguarda la qualità dei materiali e delle lavorazioni. Altra proposta di abbigliamento per bambini, Sophie4Kids, marchio che in CityLife ha aperto il suo primo punto vendita in Italia e che nasce dalla passione di due cugine che, come raccontano nel loro sito, hanno un solo obiettivo: «to make the world’s most beautiful children’s clothes».
ACCESSORI MUST HAVE LE PROPOSTE PER OGNI LOOK Un semplice dettaglio può rivoluzionare un abito! Se siete quindi alla ricerca di un accessorio che metta in risalto il vostro stile non perdete le proposte colorate e giovani di Accessorize, brand che conta oltre cinquanta punti vendita in Italia, o i gioielli firmati Stroili Oro e Pandora. Ma da CityLife Shopping District potete rivoluzionare il vostro look anche cambiando occhiali da Grand Vision, retailer internazionale nel settore dell’ottica e, sempre parlando di occhiali, il monobrand futurista Ray-Ban, leader globale nel mercato degli occhiali da sole e da vista, diventato famoso grazie all’iconica forma a goccia delle lenti, nata nel 1920. Non mancano poi, ad arricchire ulteriormente il settore moda di CityLife Shopping District, due store come Coin Excelsior, un contemporary department store che unisce a un’accurata selezione di brand italiani e internazionali di moda, beauty e home decor, anche un ventaglio di servizi pensati per coccolare il cliente durante la sua esperienza di shopping, e OVS, la cui proposta pop, modaiola e accessibile viene scelta ogni anno da centocinquanta milioni di persone. �
CITYLIFE MAG › 33
LIFESTYLE FUORI MURA
Flânerie, tra storia e armonia testi Emanuela Brumana
Nella vecchia Milano che circonda CityLife si nascondono tante realtà che da anni animano il quartiere. In questo numero vi presentiamo una stilista, una maestro liutaio, un ristorante dai sapori esotici e un hotel design.
34 ‹ CITYLIFE MAG
LIFESTYLE FUORI MURA
ABITI SU MISURA | la modaiola
Maitè Fashion, via Piero della Francesca 51, 20154 Milano www.maitefashion.it
«Perché quando ci dicono: “Che bel vestito, come ti sta bene!” ci sentiamo subito più belle, più forti e la nostra giornata si tinge di rosa»: con questa frase Maria Teresa, creatrice di Maitè, spiega il perché del suo lavoro. A Milano ha aperto uno showroom dove vende le sue creazioni: abiti, accessori, cappotti. Capi fatti a mano che rivelano in ogni dettaglio la passione di Maria Teresa per la moda e per la bellezza di ogni donna. Proprio per mettere la felicità delle clienti al primo posto, da Maitè è anche presente un servizio di personal shopper che guida le donne nella scelta del capo giusto e nella creazione di uno stile unico e personale. Per chi invece preferisce acquistare capi fatti a mano da casa propria, sul sito è presente un e-commerce che permette a Maitè di spedire in tutta Italia le sue creazioni, soddisfacendo così la voglia di ogni donna «di sentirsi elegante e a proprio agio in ogni situazione».
LIUTERIA | l’artigianale
La Musicale, via Giulio Cesare Procaccini 63, 20154 Milano www.liuteriaguerrini.it
La Musicale è l'unico negozio dedicato interamente alla liuteria a Milano. Uno spazio nato dalla passione di Giuseppe Guerrini, originario di Castelfidardo, città simbolo della produzione di fisarmoniche, e spostatosi poi a Stradella, altro luogo iconico quando si parla di strumenti musicali. Negli anni Sessanta, Guerrini apre un negozio-laboratorio vicino alla sede della RAI e diventa con gli anni punto di riferimento per i grandi musicisti del tempo. Le sue competenze gli permettono di accedere alla rinomata Associazione dei Liutai e Archettai Cremonesi. Da quando è mancato, nel 2003, è la moglie Livia a gestire la liuteria, dove vi potete recare se volete far riparare o restaurare uno strumento o costruire chitarre e bassi partendo da un vostro disegno.
RISTORANTE | l’orientale
Mi-Cucina di confine, viale Cassiodoro 5, 20144 Milano www.mi-cucinadiconfine.it
Conoscere i gusti della cucina cinese tradizionale attraverso l’utilizzo di tecniche di cottura e ingredienti contemporanei: questa è l’idea alla base della proposta gastronomica di Mi-Cucina di confine, un ristorante cinese che non nasconde anche influenze fusion da Malesia e Giappone. Materie prime fresche e di qualità e una selezione di piatti per chi è intollerante al glutine, anche se l’ingrediente principale è la leggerezza: obiettivo del ristorante è abitare il confine che c’è tra esotico e familiare, portando i propri clienti in un viaggio fatto di sapori. Anche l’ambiente, accogliente e morbidamente avvolto da luci soffuse, esprime questo intento. Un esempio? La carta da parati arriva dalla Gran Bretagna e riproduce quella che decorava, alla fine del secolo scorso, i locali dove si ritrovavano gli occidentali partiti alla scoperta dell’Asia.
HOTEL | lo storico
Enterprise Hotel, corso Sempione 91, 20149 Milano www.enterprisehotel.com
Una struttura che racchiude i punti saldi della storia e dell’anima di Milano: industria, editoria e design. L’edificio che ospita l’Enterprise Hotel, infatti, risale agli anni Venti: era uno dei primi opifici per la costruzione di apparecchi per la telegrafia. I bombardamenti del 1943, però, ne danneggiano la struttura che, alla fine della guerra, diviene sede di una storica testata italiana: La Settimana Enigmistica, che vi rimane fino al 1970. Dopo anni di abbandono, Planetaria Hotels avvia i lavori di risanamento. Oggi la proposta di Enterprise Hotel comprende camere, suite e appartamenti in cui design, creatività e rigore creano diverse soluzioni; il ristorante Sophia’s Restaurant dove lo chef Simone Strinna propone la sua idea di cucina; la spa Le terme di Kyoto e un’area eventi.
CITYLIFE MAG › 35
LIFESTYLE
La magia del fuoco che crea i libri testi
foto
Antonella Trotta
Luna Aulehla
Tanti sono i nomi della letteratura e dell’editoria che sono transitati per gli spazi della Tipografia Campi. Abbiamo incontrato Rodolfo Campi, che attualmente porta avanti l’attività con la cura artigiana dei dettagli e la dedizione a un mestiere che conserva, nel mondo digitale, tutto il fascino della tradizione.
36 ‹ CITYLIFE MAG
LIFESTYLE
C
amilleri decide di stamparvi due anni fa, per il suo novantaduesimo compleanno, il libro “Parla io ti ascolto”, in millecinquecento copie da donare ad amici giornalisti, critici letterari, editori, scrittori, forse per ricordare i numerosi rifiuti degli editori nel 1978 e l’auto-pubblicazione del suo romanzo di esordio “Il corso delle cose”, libro che segnerà il primo successo del grande scrittore. L’editore Henry Beyle vi stampa una riedizione di un profetico libro di Pietro Calamandrei “La politica non è una professione” nel 2018. Già nel 1967 l’editore Vanni Scheiwiller vi faceva stampare un libro del grandissimo artista astratto Pietro Manzoni, a gennaio 2019 il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia ristampa con l’editore Ronzani, uno dei libri leggendari e rari della letteratura del Novecento italiano “Poesie a Casarsa” con un’edizione di pregio, cinquecento copie stampate su carta a mano Amatura d’Amalfi, usando lo stesso carattere della prima edizione del 1947, il Bodoni 135. Che cosa accomuna questi autori, editori, fondazioni nel corso dei decenni? La passione per la bella stampa artigianale, per il leggero rilievo che prende la lettera incisa nella carta pregiata, per la variazione di inchiostratura tra parte interna ed esterna della lettera che la Monotype della Tipografia Campi continua a dare ai suoi clienti. «Campi nasce grazie al cavalier Umberto Allegretti, che l’ha fondata nel 1898.» ci racconta Rodolfo Campi, «L’anno scorso abbiamo festeggiato i 120 anni di attività, ci lavorò mio nonno poi mio padre e alla morte del vecchio Allegretti è subentrato al nipote Serafino che non aveva la voglia di occuparsi della tipografia; con l’aiuto di Hoepli mio padre ha rilevato l'attività nel 1937, io ho semplicemente proseguito l’opera del nonno, e oggi a 69 anni continuo a fare quello che ho imparato: il tipografo con monotype. Ho iniziato fin da bambino a passare le mie giornate in tipografia; sono perito industriale grafico, ho studiato alla Rizzoli e, dal 1981 dopo che è mancato mio padre, la tipografia è da me gestita. Eravamo in via Orti a Milano e ci siamo spostati a Rozzano nel 1986, in centro a Milano non sopportavano più il rumore delle nostre macchine».
Un frequentatore abituale della Tipografia Campi è Ferdinando Scianna, che nel 2018 vi ha pubblicato “Un fotografo in tipografia”, con testi e foto dedicati al lavoro tipografico e alla bellissima Monotype della Tipografia Campi. Definita dallo stesso Scianna (… in “collaborazione” con Pirandello…) «un pachiderma nero basso, una bestiaccia mostruosa che mangia pani di piombo ed espelle libri, nel cui ventre è incorporata la fornace perché come per ogni magia alchemica entra in ballo il fuoco che scioglie il piombo». Si tratta quindi di una sapienza artigianale che sopravvive in un mondo sempre più standardizzato, che non a caso è stata inserita, nel marzo 2018, nelle giornate di primavera del FAI insieme a ville, castelli e palazzi che formano il nostro patrimonio culturale. �
LA TIPOGRAFIA CAMPI A SERVIZIO DEGLI APPASSIONATI DI SCRITTURA Hai scritto in segreto un racconto giallo e vorresti pubblicarlo e regalarlo a Natale ad amici e famiglia? Oppure hai una passione divorante per la poesia in rima e vorresti stampare su carta pregiata la raccolta dei sonetti che preferisci? Sogni di regalare ai tuoi più cari amici le tue ricette con una stampa degna dell’Artusi? Tipografia Campi lavora anche per te, non solo per gli editori e scrittori di professione: qui infatti puoi venire a stampare la tua opera, anche in tiratura limitata.
COS’E’ UNA MONOTYPE? Franco Lever ne "La comunicazione: dizionario di scienze e tecniche" la definisce così: «Una macchina tipografica compositrice che fonde e compone un carattere alla volta. Brevettata nel 1887 dall’americano T. Lanston, è composta di due parti distinte: la tastiera e la fonditrice-compositrice. La tastiera dispone di circa 270 tasti e di alcuni set di caratteri diversi; un operatore digitando sulla tastiera, produce un nastro di carta perforato, con il nastro perforato un secondo operatore, governa la fonditrice-compositrice, producendo uno per uno i caratteri necessari per stampare la pagina».
CITYLIFE MAG › 37
TECNOLOGIA
La tecnologia che ci cambia la vita testi Simone Sirgiovanni
Dispositivi sempre piĂš intelligenti abitano le nostre case. Siamo in grado di monitorare qualsiasi stanza, accendere le luci anche mentre stiamo facendo la spesa o regolare la temperatura della nostra abitazione mentre siamo in vacanza. La domotica ci sta cambiando la vita e i dati di mercato ce lo confermano. Un viaggio alla scoperta delle infinite possiblitĂ dell'"Internet delle cose".
38 ‚ CITYLIFE MAG
TECNOLOGIA
A
lexa, imposta il riscaldamento a 20 gradi! Che il mondo dell’Internet delle cose (IoT – Internet of things) abbia cambiato profondamente il nostro modo di abitare non è una novità, ma i dati che ci danno la dimensione di questo cambiamento sono davvero impressionanti. Il mercato delle smart home, nel 2017, ha connesso 97 milioni di dispositivi raggiungendo un fatturato di 250 milioni di dollari. E il trend è in incessabile crescita di oltre il 10% annuo. Si stima che nel 2022 ci saranno oltre 165 milioni tra device e connessioni IoT attive solamente sulle reti italiane. Non male! Ma cosa fanno questi oggetti intelligenti tra le nostre pareti domestiche? Una miriade di cose, in modo sempre più facile. Rispondono alle domande, gestiscono l’illuminazione, riproducono musica secondo le nostre preferenze, acquistano online, controllano la temperatura delle nostre abitazioni. Pensate che se a Milano si utilizzassero esclusivamente termostati smart, si risparmierebbero 54.000 tonnellate di anidride carbonica e in soli tre anni il proprietario rientrerebbe della spesa sostenuta grazie al risparmio energetico. Questo ingresso massiccio della tecnologia nelle case porta con sé anche un forte valore simbolico. L’Italia rimane uno dei paesi con il più forte legame tra gli abitanti e la propria abitazione. Quasi l’80% degli italiani è proprietario di una casa contro, per esempio, una percentuale che crolla al 20% in Finlandia. Questo forte senso di appartenenza ci fa apprezzare ancora di più un sistema integrato che possa semplificare la nostra vita quotidiana regalandoci un risparmio ma soprattutto la moneta più preziosa dei nostri giorni: il tempo. Uno smart speaker (Amazon Echo, Google Home, Apple HomePod solo per citare i più famosi) si sta trasformando in un maggiordomo virtuale in grado di “conoscerci” e consigliarci ciò che potrebbe piacerci di più senza farci spendere tempo in difficili ricerche. Sempre meno pulsanti e sempre più voce quindi. E gli sviluppi futuri? Sono riassumibili in due lettere AI (Artificial Intelligence). La direzione è quella del perfezionamento dell’intelligenza artificiale che consente ai dispositivi di riconoscere (e discriminare) in modo autonomo alcuni scenari. Immaginiamo ad esempio una telecamera di sorveglianza in grado di riconoscere autonomamente una persona estranea al nucleo famigliare e che quindi sia in grado di lanciare un allarme al proprietario di casa e, comunicando con la serratura smart, di non aprire la porta d’ingresso, e..., e... Comodità e sicurezza! �
UNA LINGUA PER TUTTI Il tema della comunicazione tra dispositivi rimane un tema particolarmente caldo per chi si occupa di domotica. Le aziende infatti non hanno alcun interesse (almeno per ora) a trovare un linguaggio universale in grado di far comunicare dispositivi di brand differenti. Il percorso è questo: diamo un comando vocale a uno smart speaker, questo trasmette il comando al dispositivo che esegue. Stop. Non esiste interazione tra dispositivi e ciò comporta che i comandi siano diretti e non possano influire direttamente su un altro dispositivo smart. È come entrare in una rotonda con numerose uscite, scegliere la strada, imboccarla e scoprire che arrivati alla fine, non possiamo che tornare indietro, alla rotonda.
Nel 2020 gli smart speaker come Amazon Echo, Google Home e Apple HomePod saranno i dispositivi più venduti di tutto il settore smart home.
CITYLIFE MAG › 39
GRUPPO GENERALI
Banca Generali, una scelta evoluta testi Patrizia Giordano
Il conto corrente con vista panoramica al diciannovesimo piano della Torre Hadid, uno degli edifici più iconici della Milano moderna, lo offre solo la Banca Generali Private. La filiale bancaria più alta di Milano propone consulenze personalizzate e un ventaglio di soluzioni sostenibili e tecnologiche.
40 ‹ CITYLIFE MAG
GRUPPO GENERALI
C
rescita sostenibile, sviluppo digitale ed espansione internazionale sono i tre pilastri del piano industriale di Banca Generali, presentato lo scorso dicembre a Londra alla comunità finanziaria. «Si tratta di un piano ambizioso – sottolinea Gian Maria Mossa, Amministratore Delegato della banca – con il quale abbiamo completamente ripensato il nostro approccio alla consulenza. Crediamo sia giunto il momento di entrare in una nuova fase di sviluppo con azioni strategiche che ci consentiranno di distinguerci ancor di più come punto di riferimento per le famiglie italiane». Continua Mossa: «La sfida della sostenibilità passa dai processi produttivi ma soprattutto nelle scelte di investimento dei risparmiatori». Grazie a un accordo con la società londinese Mainstreet Partners che ha mappato tutto l’universo investibile di Banca Generali sulla base dei diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, assegnando a ciascun fondo un rating di sostenibilità che misura in maniera concreta gli impatti dell’investimento, i clienti di Banca Generali potranno costruire portafogli completamente ESG-compliant. «Si tratta di una novità epocale che mette i risparmiatori nelle condizioni di agire in maniera diretta per il bene del nostro pianeta e siamo orgogliosi di essere i primi a intraprendere un’iniziativa di questo genere» dichiara Mossa. Anche sul fronte della digitalizzazione, Banca Generali si è attivata con decisione: gli strumenti digitali dedicati alla rete di consulenti, che grazie alla loro competenza e professionalità sono una delle punte di diamante della banca, permettono un servizio all’avanguardia. «Negli scorsi mesi abbiamo dato il via a una nuova offerta di strumenti e soluzioni studiati su misura per la nostra clientela. Abbiamo così completato il percorso di digitalizzazione dei processi della banca. La piattaforma digitale per il trading BGSaxo, un processo di apertura del conto on line agile e smart, ed una app - BGStore - che riunisce tutte le app dedicate ai clienti sono gli esempi più evidenti di questa svolta». �
UNA FILIALE NELLA TORRE HADID, GIAN MARIA MOSSA AD DI BANCA GENERALI «Fin dall’inizio del progetto CityLife, quando si è deciso di riunire tutte le società del Gruppo Generali che avevano le loro sedi in diverse zone di Milano nella Torre Hadid, abbiamo pianificato di aprire una filiale nella torre. Da una parte rappresenta un servizio per tutti i colleghi del Gruppo che hanno un conto presso di noi, che possono così fare comodamente le loro operazioni senza allontanarsi dall’ufficio, dall’altra ci consente di essere vicini a tutti coloro che abitano in CityLife, in una posizione che è nel cuore dell’area e nel cuore della torre stessa. Inoltre una filiale così moderna in un edificio che è uno dei simboli della modernità di Milano in una zona riqualificata e divenuta uno dei centri finanziari della città si ricollega idealmente con il centro cittadino e centro della finanza dei secoli scorsi dove abbiamo la nostra sede private. Infatti nella centralissima piazza sant’Alessandro, nel seicentesco palazzo della Pusterla, abbiamo la casa milanese dei Wealth Manager e Private Banker.»
Dal lunedì al venerdì dalle 8:30 alle 13:20 e dalle 14:45 alle 15:55, tutti i clienti della banca del Leone possono fare versamenti, prelievi, bonifici e pagamenti.
Per coloro che invece ancora non sono clienti, Banca Generali vi aspetta al diciannovesimo piano della torre Hadid, dove potrete aprire un nuovo conto corrente, porta d’accesso al mondo della consulenza evoluta di Banca Generali.
CITYLIFE MAG › 41
NUMERO 5 - MARZO 2019
A R C H I TETTU R A
N ATU R A
D ES I G N
I N TER I O R
A RTE
VIAGGI
TEC N O L O G I A
Storia di CityLife, primo capitolo, la demolizione e le prime residenze. Parco delle sculture, intervista a Roberto Pinto, curatore del progetto ArtLine. Profilo d'artista, Linda Fregni Nagler interpreta
Direttore editoriale
Correttrice di bozze KATIA D’ADDONA
LODOVICA DAL POZZO
Direttore creativo
SIMONE SIRGIOVANNI
Redattori e copywriter
EMANUELA BRUMANA ANTONELLA TROTTA PATRIZIA GIORDANO SIMONE SIRGIOVANNI
Inserto CityLife News a cura di EMANUELA BRUMANA
di CityLife Shopping District. Tipografia Campi, la passione per la stampa.
Fotografi
ANDREA CHERCHI BEATRICE MANCINI SIMONE SIRGIOVANNI
CEO CityLife
ARMANDO BORGHI
Direttore commerciale CityLife
NOVITÀ
L'inserto su CityLife News, eventi e curiosità. NUMERO 5 • MARZO 2019 • TRIMESTRALE
NON PERDERTI IL PROSSIMO CITYLIFE MAG NUMERO 6 • GIUGNO 2019
GIORGIO LAZZARO
Coordinamento CityLife MARIANA DE MARCO
Stampa
GRAFICHE FILACORDA srl
Un ringraziamento speciale a...
Il PROPRIETARIO DELL’ATTICO HADID per la disponibilità nel farci visitare l’appartamento e SIMONA BUFANO per averci raccontato alcuni particolari della sua progettazione ROBERTO PINTO per averci parlato del Parco delle Sculture CLAUDIA PASINI per le preziose informazioni sugli eventi RODOLFO CAMPI per averci aperto le porte della sua storica tipografia ALBERTA GARUSI per averci raccontato le novità dello Shopping District PAOLO STELLA per averci come sempre raccontato con passione il mondo di Orti Fioriti di CityLife SILVIO CAPITANI, FEDERICO LEPENNE E FEDERICO MANGIAGALLI per il tramite con Banca Generali IRENE CARDIAN, GIACOMO GUERRA E FRANCESCA VEZZINI per averci raccontato delle iniziative del Gruppo Generali LUCIA SCIACCA per la condivisione del progetto “Elle” MICHELE SEGHIZZI per il coordinamento nella comunicazione dei campi di Padel ELENA SCOVAZZI per la partecipazione al gruppo di lavoro del Magazine e dei progetti EMMA URSICH per la condivisione delle diverse attività di marketing nell’area SUSANNA TIRONI per la condivisione delle attività di Marketing nei nostri spazi GIUSEPPE RANDAZZO per il lavoro svolto nella Milano Marathon e per la condivisione di diversi progetti di sponsorizzazione PIERLUIGI ROSSI per l’attività di coordinamento con il Marketing centrale
...e a tutti coloro che hanno contribuito a realizzare questo nuovo primo numero del 2019.
I numeri arretrati di CityLife Mag sono disponibili sul sito www.city-life.it CityLife Mag è pubblicato da ELLEDIPI srl, 34 passage du ponceau - 75002 Parigi - Capitale sociale 20.000 € - P. IVA FR 56 450 149 208
42 ‹ CITYLIFE MAG
Foto di copertina: A. Cherchi
foto vernacolari. Focus sulle proposte fashion
FIORI DI MELO I fiori dalla corolla bianco-rosata del melo sbocciano negli Orti Fioriti di CityLife e annunciano l’arrivo della primavera.
ÂŤ
You cannot simply put
something new into a place. You have to absorb what you see around you, what exists on the land, and then use that knowledge along with contemporary thinking to interpret what you see. Tadao Ando
Âť
PROFUMI E BALOCCHI, LO SHOPPING SOLIDALE Pagina 2
FUORISALONE 2019, GILDA BOJARDI PORTA STRADIVARI
MILANO GENERALI MARATHON 2019
Pagina 3
Pagina 4
RIAPRONO GLI ORTI FIORITI DI CITYLIFE Pagina 8
CITYLIFE NEWS NOVITÁ - EVENTI - CURIOSITÁ
Marzo 2019
www.city-life.it
NOVITÁ E RITORNI TRE MESI DI EVENTI Beneficenza, sport e design: CityLife è protagonista della vita della città.
La primavera sta arrivando a Milano, portando con sé i suoi abituali appuntamenti. CityLife partecipa attivamente, con ruoli diversi, a incontri, eventi, manifestazioni irrinunciabili, dalla Milano Generali Marathon PAGINA 4 , che attraverserà la città e toccherà ovviamente anche CityLife, al Fuorisalone. Quest’anno l’evento che celebra il design vede CityLife sponsor dell’installazione di Gilda Bojardi presso l’Università degli Studi PAGINA 3 ; mentre in piazza Tre Torri e in altri spazi del distretto ci sarà l’installazione IN-OUT, Your Outdoor Experience, quest’anno alla sua seconda edizione, che presenta tutte le declinazioni possibili di “outdoor”, dal design alle attività come lo yoga en plein air PAGINA 7 . Torna poi Profumi e Balocchi, l’evento di cui CityLife è main sponsor, dedicato allo shopping solidale, che unisce beauty, giochi e beneficenza in una tre giorni dedicata ad adulti e bambini PAGINA 2 . Rimanendo in CityLife, siamo felici di annunciare la riapertura degli Orti Fioriti, con un programma ricco di novità PAGINA 8 . Infine a PAGINA 6 potrete rivivere o scoprire lo speciale allestimento realizzato per San Valentino e i laboratori organizzati in occasione del Carnevale.
•
Inserto
ASTA IN CITYLIFE Notizia gradita agli amanti dell’arte: torna l’appuntamento con AstaLife, l’asta di arte contemporanea ideata da BASEZERO, che, in collaborazione con CityLife, offre agli appassionati un'opportunità per arricchire la propria collezione. Ve ne abbiamo parlato in CityLife Mag #4 e in questo numero annunciamo la prossima serata, che si terrà presso le residenze Hadid, in via Senofonte 4, giovedì 4 aprile dalle 19:00. Come di consueto sarà possibile fare la propria offerta anche nei giorni precedenti sul sito di BASEZERO (basezero.it), mentre le opere saranno esposte e visionabili dal vivo sabato 30 e domenica 31 marzo.
CINEMA IN TUTTE LE LINGUE DEL MONDO Cominciata il 4 febbraio con “Ben is back”, film drammatico con protagonista Julia Roberts, la rassegna Sound&Motion Pictures coinvolge anche il cinema Anteo in CityLife. Oltre quindici serate, fino a maggio 2019, in cui i migliori film della passata stagione vengono proposti al pubblico in lingua originale: dall'apprezzato “Bohemian Rhapsody” a “Vice” con Christian Bale e Amy Adams, da “The Mule” di Clint Eastwood al film di guerra diretto da Aaron Schneider, “Greyhound”. Un’occasione per scoprire in modo nuovo le pellicole che avete apprezzato.
CITYLIFE NEWS è l’inserto di CITYLIFE MAG che racconta gli eventi, le nuove aperture e gli appuntamenti imperdibili che si svolgono nel distretto o che hanno come sponsor CityLife. Il progetto immobiliare nato nel 2007 è arrivato a maturità offrendo un nuovo lifestyle a coloro che hanno scelto di viverci e, più in generale, alla città di Milano. -1-
Marzo 2019
www.city-life.it
Inserto
SHOPPING BELLO E BUONO
PROFUMI E BALOCCHI
Prodotti beauty e giocattoli saranno protagonisti di una kermesse dedicata allo shopping solidale: torna infatti a Milano Profumi e Balocchi, manifestazione di cui CityLife è lo sponsor principale e i cui ricavati serviranno ad animare gli orti terapeutici per i bambini ricoverati in alcune delle strutture ospedaliere di Milano. Tre giorni in cui bellezza, shopping e solidarietà si uniranno nella splendida location de La Posteria, nel cuore di Brera.
D
ior, Guerlain, Cartier, BaByliss, Ferragamo, Bulgari, Bionike e l’elenco potrebbe continuare a lungo: questi infatti sono solo alcuni dei brand che hanno confermato la propria adesione alla seconda edizione di Profumi e Balocchi, il format che unisce bellezza e solidarietà e che da venerdì 15 a domenica 17 marzo porterà presso La Posteria di via Giuseppe Sacchi, nel cuore di Brera, le atmosfere libere e anticonformiste degli anni Settanta. Già, perché quest’anno il tema della manifestazione creata nel 2018 dalla Onlus Missione Sogni è Beauty Revolution: colori, musica, fiori (che viaggiano sempre in coppia, si sa, con i profumi) caratterizzeranno l’allestimento nell’ex spazio doganale risalente ai primi del Novecento. Scopo di questa tre giorni è quello di raccogliere fondi per finanziare le attività
didattiche ed educative negli Orti dei Sogni: giardini terapeutici per i bambini ricoverati nei reparti pediatrici, già presenti in sei ospedali milanesi.
I partecipanti a Profumi e Balocchi potranno così acquistare prodotti dei marchi leader del settore bellezza, da profumi a trattamenti corpo, godendo di condizioni speciali ed esclusive e facendo allo stesso tempo del bene. Saranno poi disponibili per i visitatori un angolo con barbiere, due corner make up a cura di Armani Beauty e Yves Saint Laurent Make Up, un coiffeur a cura di Sara Hilow Hair e uno spazio pensato per far conoscere la proposta di Culti per le profumazioni d’ambiente. E se tanto shopping e tanta bellezza possono "stancare", a Profumi e Balocchi non mancheranno angoli relax, dove sarà possibile sorseggiare tisane -2-
e caffè e assaggiare la cioccolata di T’A Milano. E poiché nel nome dell’evento non compaiono solo i “profumi” ma anche i “balocchi”, saranno in vendita anche diversi giocattoli e sarà presente un angolo dedicato ai bambini, dove i più piccoli potranno giocare e divertirsi mentre mamma e papà si prenderanno cura di sé.
•
MISSIONE SOGNI
Nata nel 2003 e presieduta da Antonella Camerana, Missione Sogni è una Onlus che si dedica alla realizzazione dei sogni – come da nome – dei bambini malati e disabili. L’idea degli orti terapeutici nasce nel 2015, pensando che la vicinanza alla natura e la cura di piante e fiori possa essere di aiuto per i piccoli pazienti. Oggi sono oltre quattrocento i bambini e i ragazzi che si prendono quotidianamente cura di frutta e verdura insieme a esperti orticoltori ed educatori.
Marzo 2019
www.city-life.it
Inserto
DALLA DISTRUZIONE
ALLA RINASCITA
Per il Fuorisalone 2019, CityLife ha deciso di sponsorizzare il progetto di Gilda Bojardi, che porta a Milano un’opera omaggio alla natura e all’arte della liuteria. Un’installazione in cui l’architettura naturale della foresta di Stradivari, in Val di Fiemme, in Trentino, racconta la storia di un sapere artigiano conosciuto in tutto il mondo e della distruzione di quest’area boschiva.
E
ra il 3 novembre 2018 quando un’ondata di maltempo ha distrutto, tra le tante aree boschive, anche la foresta di Paneveggio in Trentino, nota come la foresta di Stradivari, visto che il celebre liutaio era solito recarvisi personalmente per selezionare il legno da trasformare nei suoi celebri violini. Gli alberi abbattuti sono stati circa quattordici milioni e le stime parlano di almeno un secolo prima che il bosco torni alla normalità.
Per il Fuorisalone 2019, CityLife partecipa alla mostra evento INTERNI HUMAN SPACES, ideata da Gilda Bojardi, in qualità di sponsor dell’installazione "La foresta dei violini". L’opera, progettata dallo studio milanese di architettura Piuarch, vuole omaggiare le foreste e i territori coinvolti nella terribile ondata di maltempo dello scorso novembre.
L’installazione, che si staglierà dalle logge nord del primo piano sul Cortile d’Onore dell’Università degli Studi, è pensata per evocare il vuoto di questa foresta perduta. Due enormi tronchi di abete rosso, alti circa dodici metri, saranno sorretti da un enorme cavalletto architettonico in legno grezzo alto oltre otto metri. Le radici contorte esposte all'aria e l'evidente peso del legno in apparente equilibrio sul cortile comunicano un forte senso di tragedia e perdita. “La foresta dei violini” viene così descritta dagli ideatori: «L'installazione è l'evocativa testimonianza della foresta perduta, dell’assenza; un progetto in cui alberi sradicati dal vento diventano elemento dal forte valore simbolico e testimonianza -3-
della forza distruttiva della natura». Un’opera che rievoca una storia, che vuole essere testimonianza ma al tempo stesso speranza di una nuova vita, come quella del legno del Velodromo Vigorelli. Il legname di questa stessa foresta in Val di Fiemme è stato infatti utilizzato per il restauro della pista di ciclismo dello storico e prestigioso impianto di Milano: un altro ambizioso progetto realizzato da CityLife.
•
Marzo 2019
www.city-life.it
Inserto
A MILANO VANNO TUTTI DI CORSA
Sport, architettura, tecnologia, beneficenza: dal mix di questi elementi nasce Milano Generali Marathon, la corsa solidale che attraversa la città e che quest’anno si inscrive in un panorama di più ampio respiro, diventando una delle gare che permette l’accesso a una maratona globale pensata per connettere i runner di tutto il mondo. Insomma, Milano diventa anno dopo anno, passo dopo passo, sempre più una città all’avanguardia e perfettamente inserita nella contemporaneità mondiale.
GIOVANI RUNNER Il 6 aprile, giorno prima della maratona ufficiale, si terrà invece la Bridgestone School Marathon, una corsa non competitiva di circa tre chilometri dedicata agli studenti delle scuole elementari e medie e ai loro accompagnatori (insegnanti, genitori, familiari, eccetera). Questa maratona in formato ridotto, dedicata ai più giovani, che passerà tra l'altro nel parco di CityLife, è organizzata da RCS Sport, SSD Rcs Active Team e OPES (Organizzazione per l’educazione allo sport) con lo scopo di avvicinare le nuove generazioni allo sport e all'attività fisica all'aria aperta.
Q
uarantadue chilometri che si snodano attraverso Milano, unendo alla sfida sportiva la possibilità di ammirare tutti i volti della città, dalle bellezze storiche a quelle dell’architettura più contemporanea. Generali Milano Marathon, che quest’anno si terrà domenica 7 aprile, è da diversi anni uno degli eventi sportivi più importanti per la città, anche grazie alla formula che coniuga perfettamente sport e territorio. Quest’anno ad aggiungere prestigio alla manifestazione c’è la sua inclusione, come prima maratona italiana, nel circuito internazionale Abbott World Marathon Majors Wanda Age Group World Rankings, le qualifiche a un campionato globale che in queste prime fasi -4-
non comprende solo Milano, ma anche Madrid, Liverpool, Singapore, Mosca e tante altre città sparse in tutto il mondo. Quindi i partecipanti alla Generali Milano Marathon potranno guadagnare alcuni dei punti necessari per accedere alla prima finale mondiale Age Group, in programma a Londra nella primavera 2020. Per i runner non maratoneti ci sarà poi la possibilità di partecipare all’evento grazie alla Europ Assistance Relay Marathon: la staffetta non competitiva per squadre di quattro persone. Partecipare a questa corsa non significa solo sfidare se stessi, ma anche prendere parte alla raccolta fondi per uno dei centri Ora di Futuro, il programma di The Human Safety Net in Italia. E tutti, non solo i runner, possono
Marzo 2019
www.city-life.it
Inserto
partecipare: basta visitare il sito www.retedeldono.it e cercare The Human Safety Net - Ora di Futuro. Tornando alla gara, oltre al percorso ulteriormente ridisegnato rispetto alle passate edizioni, quest’anno ci sono anche altre novità, come la partnership con la nuova app Runnin’City, che consiglia, a chi si vuole allenare e al contempo scoprire la città, tre percorsi tematici da fare, ovviamente, di corsa: “Passeggiata a CityLife”, “Un po’ di verde” e “Il percorso culturale”. Inoltre l’applicazione non si limita solo a Milano: permette di scoprire più di centocinquanta città nel mondo, unendo itinerari da fare di corsa o camminando alla segnalazione di punti di interesse prontamente descritti a mano a mano che si incontrano.
Per le runner che invece non vedono l’ora di partecipare a questo evento e non vogliono certo farsi trovare impreparate, RCS Sport/RCS Active Team e Julia Jones, coach e life explorer, hanno creato MyMarathon, un programma di allenamento unico a misura di donna, basato su criteri metodologici
e applicativi assolutamente originali. Lo scorso anno tutte le runner che hanno completato il piano degli allenamenti hanno tagliato il traguardo della maratona! Tanti progetti che si intrecciano e che contribuiscono a rendere Generali Milano Marathon uno degli eventi più attesi di questa primavera!
•
“I partecipanti alla Generali Milano Marathon potranno guadagnare alcuni dei punti necessari per accedere alla prima finale mondiale Age Group, in programma a Londra nella primavera 2020”.
-5-
Marzo 2019
www.city-life.it
Inserto
CARNEVALE PER TUTTI!
M
aschere, trucchi e colori. E ancora, Venezia e gli sfarzosi abiti d’epoca. Per Carnevale, CityLife Shopping District ha organizzato due giorni coinvolgenti e divertenti, pensati per i bambini e le famiglie che sabato 9 e domenica 10 marzo sono passati allo spazio antistante Coin Excelsior, dove è stato installato uno scenario veneziano, con maschere e figuranti in costume. Qui, grandi e piccini hanno potuto scattarsi una fotografia indossando anche gli abiti messi a disposizione. E ancora, è stata allestita una postazione
per il face painting, dove bambini e adulti hanno potuto trasformarsi in maschere colorate e, visto che non c’è Carnevale senza un po’ di folle divertimento, i più piccoli si sono scatenati con la baby dance, che ha animato i pomeriggi di sabato e domenica. Già in CityLife Mag #4 vi abbiamo parlato di tutti i laboratori per bambini organizzati nello Shopping District, e continueremo a farlo anche nei prossimi numeri raccontandovi tutte le novità in arrivo con la bella stagione.
•
SAN VALENTINO IN CITYLIFE
P
er San Valentino CityLife Shopping District ha indossato il suo abito più romantico, per coccolare e stupire gli innamorati con proposte ad hoc e qualche piccola sorpresa, come l’allestimento speciale che ha riempito la galleria dei negozi di palloncini bianchi, rossi e a forma di cuore.
Diversi i negozi che hanno proposto capsule collection a tema, come la “St.Valentine Capsule Collection” di Giada Benincasa per Incontri, che si è ispirata alle parole «you look amazing», sussurrate -6-
dal principe Harry a Meghan sull’altare. O come la collezione “Born to Love: the love edit” della nuova apertura Scotch & Soda. Tante anche le proposte della ristorazione pensate per rendere ancora più coinvolgente la cena di San Valentino, come Attimi by Heinz Beck, che ha proposto per l'occasione lo speciale menu a tema “Attimi d’amore”.
Anche la già di per sé romantica pista di pattinaggio all’ombra delle torri di CityLife ha partecipato a questa giornata tinta di rosa, omaggiando l’ingresso alle coppie che hanno deciso di pattinare e regalando loro un piccolo dono, che ha contribuito a rendere ancora più speciale questa giornata dedicata agli innamorati.
•
Marzo 2019
www.city-life.it
Inserto
IL LATO OUTDOOR
DEL FUORISALONE
Non solo un’esposizione di brand e prodotti di design, ma una vera esplorazione a 360° del mondo outdoor: questo è l’intento di IN-OUT, l’evento che porta in CityLife, dal 9 al 14 aprile, in occasione della Milano Design Week 2019, importanti riflessioni sul nuovo modo che ha l’uomo di vivere la natura nella contemporaneità.
O
utdoor significa design per esterni, sport da praticarsi all’aria aperta e sicuramente uno stile di vita che riconnette l’uomo alle sue radici naturali. E proprio per rispettare la natura, outdoor può anche significare sostenibilità, risparmio energetico e attenzione all’ambiente. Per dirla con le parole dell’architetto Fabio Rotella: «La nostra idea di wellbeing è riferita allo stare bene all’aria aperta attraverso arredi ed elementi progettati per vivere all’esterno in armonia con la natura, proponendo nuove prospettive di bellezza. Design, arte, musica, food, eventi e talk». Per cercare di approfondire tutte queste sfaccettature appartenenti a un termine apparentemente così semplice nasce IN-OUT, l’evento mostra quest’anno alla sua seconda edizione, realizzato a cura di Studio Rotella e Promoest in collaborazione con Sergio Rossi e Fierecom & Events.
Nella cornice del Fuorisalone e con il patrocinio del Comune di Milano, arriva a CityLife Shopping District e più precisamente in piazza Tre Torri, sulla terrazza e all’imbocco del parco, un’installazione in cui diversi espositori incontrano il pubblico. E non ci saranno solo aziende di design, ma una vera e propria galleria di prodotti lifestyle: e-bike, colonnine per ricaricare i mezzi di trasporto elettrici, sessioni di yoga e sfilate di case di moda che lavorano con tessuti sostenibili. E tanto altro ancora, come la spettacolare idea di portare una barca a CityLife Shopping District! IN-OUT si conferma come evento in grado di far gravitare sotto un unico concept le aziende leader del settore outdoor: visto il successo della passata edizione, per il 2019 gli organizzatori confidano in una partecipazione ancora maggiore, complice anche il -7-
maggior numero di aziende aderenti al progetto.
Significativa la scelta di CityLife come location, dove la componente di vita all’aria aperta è predominante: il parco, i percorsi pedonali, le terrazze che tanto caratterizzano le residenze sono elementi che dichiarano l’importanza di una ridefinizione del rapporto città-natura-uomo. Conferma l’architetto Rotella: «IN-OUT in CityLife si propone come una mostra evento en plein air che sviluppa il tema del benessere all’aria aperta: installazioni, prototipi, concept e materiali, un’oasi di relax durante la Design Week di Milano 2019 per offrire una riflessione sul vivere all’aperto in città». La forza del progetto supererà i confini italiani: gli organizzatori hanno infatti dichiarato che IN-OUT parteciperà a grandi eventi internazionali, e per citarne uno su tutti pare che uno dei prossimi appuntamenti sia per EXPO a Dubai.
•
Marzo 2019
www.city-life.it
Inserto
ARIA DI NOVITÀ!
D
opo il successo della scorsa stagione, riaprono gli Orti Fioriti di CityLife. Per arrivare pronti a questo atteso ritorno, in data 18 febbraio sono cominciati i lavori, perché per la stagione 2019 sono previste alcune modifiche e qualche novità, ma anche molte riconferme.
A partire proprio dal successo dello scorso anno e dalla risposta positiva di abitanti e visitatori, si è scelto di confermare l’auto-raccolta per i residenti e i mercati del sabato mattina, e in seguito al grande interesse per la parte ortofrutticola, si è deciso di rivedere il disegno delle aiuole, andando a destinare una maggiore superficie alle piante produttive rispetto a quelle da fiore. Anche per questo, nella parte rivolta verso l’asilo, saranno piantati alberi da frutto, per andare
Foto di Mario Tirelli
Paolo Stella, della Cooperativa del Sole, ci racconta in anteprima le novità previste per la riapertura degli Orti Fioriti di CityLife. Una stagione che promette di essere ancora più coinvolgente per residenti e visitatori, la cui partecipazione registrata lo scorso anno ha permesso all’organizzazione di ampliare la proposta, puntando come sempre al coinvolgimento, alla qualità e alla divulgazione del mondo orticolo.
ad affiancare alle piante annuali o stagionali anche alberi perenni.
Nonostante questo cambiamento, la parte fiorita non è messa in secondo piano, anzi. Grazie a un’attenta ricerca e selezione di vivai specializzati, prenderà vita un’area dedicata alle rose antiche. Una possibilità interessante per scoprire come erano le rose del passato, diverse da quelle contemporanee, frutto di diversi innesti. Sempre partendo dal grande successo dello scorso anno, si è pensato di fare altre due grandi modifiche: vicino alla casetta per gli attrezzi verrà installato un info point, dove i visitatori potranno ricevere informazioni sulle attività dell’orto e parlare con gli operatori, mentre sotto la pergola dei rampicanti verrà -8-
adibita un’aula dove si terranno le lezioni, gli incontri con le scuole e l’abituale mercato.
Tutti cambiamenti volti a consolidare la proposta di Orti Fioriti di CityLife, che quest’anno affrontano la sfida di veicolare contenuti formativi, e non solo di avvicinare la gente al mondo orticolo, obiettivo già ampiamente raggiunto la scorsa stagione!
•
DA NON PERDERE!
L’apertura degli Orti Fioriti di CityLife si terrà in primavera, in contemporanea con la riapertura di GUD, il chiringuito che la scorsa estate ha registrato un grande successo di pubblico, sia grazie alla proposta della pausa pranzo a km zero sia grazie alla piacevolezza dell’aperitivo all’aperto, all’ombra delle torri.