CityLifeMAG - N.10 - Dec 2020

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ARCHI T E T T U R A

N AT U R A

DESIGN

I N T E R I OR

A RT E

VIA GGI

T EC NOLOGIA

Il futuro di CityLife

Focus tecnologia

Tutte le ipotesi

I device indossabili

sugli ultimi cantieri aperti.

più curiosi.

Luoghi iconici

L’intervista

Dal futuro al passato: tour delle piscine di Milano.

Massimiliano Finazzer Flory: il corto sul lockdown milanese.

Icona del design

Tabloid

Storia e curiosità sui 130 anni

L’inserto sul mondo lifestyle in CityLife.

Federico Riva

del coltellino svizzero.

NUMERO 10 • DICEMBRE 2020 • TRIMESTRALE


Foto di Simone Sirgiovanni

ARTLINE IN CITYLIFE

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EDITORIALE

Le novità di CityLife Gentili lettori,

dicembre è da sempre un mese di bilanci in cui si guarda all’anno che sta terminando e si pensa a nuovi traguardi da raggiungere. Non è stato un periodo storico facile, ma anzi decisamente complesso in cui a volte l’ottimismo sembrava quasi un sentimento “stonato” rispetto al momento che ci siamo trovati a vivere, ma che non ha intaccato la nostra voglia di continuare a lavorare con entusiasmo in questo nostro progetto. Siamo quindi fieri di aver dato segnali forti e incoraggianti come il completamento e la consegna della torre Libeskind alla società di consulenza PwC e l’avanzamento dei lavori nel cantiere delle Residenze Libeskind 2, di cui nei prossimi mesi vedremo affiorare i primi piani fuori terra.

Questa fine d’anno si chiude, inoltre, anche con il nostro ultimo numero di CityLife Mag, un progetto editoriale iniziato nel Marzo 2018 e che si conclude dopo tre anni per rinnovarsi e ritornare con un nuovo concept nel prossimo anno. Proprio per omaggiare e chiudere questa fase di passaggio vi parleremo di un nuovo capitolo della storia di CityLife che ci racconterà quelli che saranno alcuni degli sviluppi futuri dell’area, dalle nuove installazioni artistiche di ArtLine Milano alla nuova collocazione dei campi da tennis e padel, sino ai progetti per l’ex Padiglione 3, ufficialmente acquisito da Generali Group con il nome di CityLife Square Garden.

In questo numero non mancheremo di parlarvi di cinema, con una bella intervista al regista Massimiliano Finazzer Flory che ci racconterà del suo cortometraggio girato durante il lockdown in una Milano deserta e presentato alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia; di architettura e storia con un articolo sulle piscine di Milano; di arte con la presentazione della storica Galleria Milano e del più recente spazio The Flat; ed infine di design con le immagini di un elegante appartamento delle residenze Hadid.

Immancabile poi l’appuntamento con il nostro tabloid, dove vi racconteremo degli eventi che si sono svolti in questi mesi come la Salomon Running che a settembre ci ha regalato il primo grande momento di sport a seguito del lockdown, delle attività che hanno animato i nostri Orti Fioriti prima della consueta chiusura autunnale e di tanto altro ancora.

Buona lettura!

Armando Borghi CEO CityLife

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SOMMARIO

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SOMMARIO

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NUMERO 10 dicembre 2020

18 20

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Uno sguardo sul futuro ARCHITETTURA

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Un giorno da Direttore Commerciale ARCHITETTURA

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Gli ultimi aggiornamenti dal cantiere del nuovo lotto residenziale di CityLife.

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Quattro passi nel quartiere ARCHITETTURA

Due gallerie milanesi ARTE

Intervista a due galleristi sull’arte contemporanea, su Milano e su CityLife.

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Abitare nella creatività DESIGN

Visita a un appartamento delle residenze Hadid, che stupisce per metratura e cura del dettaglio.

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Continua il tour alla scoperta delle opere di importanti architetti intorno a CityLife. Questa volta è il turno di Piero Bottoni.

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DESIGN

Dall’esercito alle mani di esploratori e montanari: storia di un oggetto polifunzionale che ha sedotto i designer.

Architettura, parco, facilities: un’immersione nelle novità e nei progetti che saranno sviluppati in CityLife.

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Il coltellino svizzero

Le piscine milanesi SPORT

Dalle novità che investiranno CityLife nasce una digressione che ci porta alla scoperta delle storiche piscine di Milano.

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La Flânerie e la creatività LIFESTYLE FUORI MURA

L’ultima tappa del nostro tour cittadino alla ricerca di negozi e luoghi da scoprire intorno a CityLife.


SOMMARIO

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L’arte della barba HOBBY

Alla ricerca dei barbieri più in voga del capoluogo lombardo che propongono nuovi rituali per l’uomo contemporaneo.

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In volo su Milano con Ali Dorate INTERVISTA

Massimiliano Finazzer Flory ci parla del corto Ali Dorate, che racconta, attraverso voci e pensieri delle statue milanesi, il lockdown della città.

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Il futuro è... indossabile TECNOLOGIA

Come una seconda pelle, la tecnologia ha azzerato le distanze e ci offre molte più informazioni su di noi.

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Calicanto d’inverno ILLUSTRAZIONE

Un fiore presente negli Orti Fioriti che scalda l’inverno in CityLife con i suoi colori.

Con questo ultimo numero di CityLife Mag vogliamo ringraziare voi, i nostri lettori, per la passione e la costanza con le quali ci avete seguiti sin dal primo numero. In fisica, la legge della conservazione dice che "nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma" e allora anche noi vi promettiamo che torneremo, in qualche altra forma, per continuare a entrare nelle vostre case e raccontarvi l’evoluzione di una delle più frizzanti e innovative aree di Milano. Arrivederci! La redazione

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ARCHITETTURA

Uno sguardo sul futuro testi Mariana De Marco

Alberto Fanelli

Sono trascorsi 15 anni da quando CityLife si aggiudicò nel 2005 la vittoria del concorso internazionale per la riqualificazione della ex Fiera Campionaria. Tantissimi traguardi sono stati raggiunti e altri se ne aggiungeranno nei prossimi anni, perché CityLife non finisce qui.

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ARCHITETTURA

Q

uindici anni di storia che hanno cambiato il volto di Milano. Su queste pagine vi abbiamo raccontato il backstage del progetto di riqualificazione della ex Fiera Campionaria, dalla nascita della società nel 2005 – una joint venture tra i tre maggiori gruppi assicurativi italiani, Generali Properties, RAS S.p.A. e Fondiaria-Sai – alla vittoria del concorso con un masterplan firmato da tre architetti di fama internazionale quali Zaha Hadid, Arata Isozaki e Daniel Libeskind fino al “portico” ideato dall’architetto danese Bjarke Ingels dello studio BIG, che sarà terminato nel 2022. Questa porzione di città è diventata una nuova realtà denominata CityLife, un quartiere simbolo di Milano per modernizzazione e sostenibilità, un progetto innovativo che non mancherà di evolvere ulteriormente nei prossimi anni. In anteprima in questo numero abbiamo il piacere di condividere con voi i nuovi cantieri in corso, spaziando tra progetti già approvati e idee che abbiamo solo iniziato a immaginare. Il Parco di Arte Contemporanea

Il Parco di CityLife non è solo uno spazio verde, ma un vero e proprio museo a cielo aperto. L’idea di realizzare un Parco di Arte Contemporanea a CityLife è nata dal Comune di Milano nel 2014 e si è concretizzata con il progetto denominato ArtLine Milano, affidato a Roberto Pinto come senior curator e a Sara Dolfi Agostini, co-curatrice fino al 2016. Questa proposta di «arte pubblica» prevede una collezione di 21 opere collocate nel verde e usufruibili da chiunque abbia voglia di passeggiare all’interno del parco. In ogni numero di questo magazine vi abbiamo presentato le opere a mano a mano che venivano installate, come i “Cieli di Belloveso” dell’artista Matteo Rubbi, oltre 100 stelle di pietra incastonate in piazza Burri per riprodurre il cielo della primavera del 600 a.C., data in cui la leggenda narra sia stata fondata Milano, o l’installazione “Coloris”, opera dell’artista camerunese e belga d’adozione Pascale Marthine Tayou, che ha esplorato attraverso il linguaggio universale del colore, il tema dell’identità culturale. Abbiamo pubblicato le immagini delle “Vedovelle e Draghi verdi” di Serena Vestrucci che è intervenuta sulle fontanelle d’acqua del parco, di “Hand and Foot for Milan” di Judith Hopf , che con le due opere in mattone ha voluto stimolare il dialogo con l’architettura circostante e della recente installazione in neon sul Palazzo delle Scintille firmata dall’iconico Nannucci. Abbiamo intervistato per voi Wilfredo Prieto, autore di “Beso”, il duo Ornaghi e Prestinari, autori della scultura “Filemone e Bauci”, Adrian Paci che ha offerto uno schizzo del suo “Rudere” per la nostra cover e Mario Airò, la cui opera “Atrio dello sguardo sul futuro” è attualmente in fase di realizzazione. A oggi sono state collocate 9 opere delle 21 previste. Nei prossimi anni si aggiungeranno installazioni firmate da nomi di chiara fama, selezionati dai curatori, e quelle degli artisti under40 vincitori del concorso pubblico. Tra gli artisti selezionati, possiamo citare Alfredo Jaar, artista, architetto, fotografo e regista di origini cilene che vive a New York City, noto per le sue installazioni che parlano di questioni socio-politiche, l’americana Kiki Smith, particolarmente sensibile al tema gender e il britannico Jeremy Deller, artista concettuale che ha presentato in CityLife il progetto “Sacrilege” ispirato a Stonehenge. Tra i giovani vincitori del concorso under40 aspettiamo curiosi le opere di Adelita Husni-Bey e di Shilpa Gupta. �

Cieli di Belloveso di Matteo Rubbi

Beso di Wilfredo Prieto

Mappa di Artline Milano Parco d’Arte Contemporanea Opere di futura realizzazione

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Riccardo Benassi Daily Desiderio, 2018

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Ornaghi&Prestinari Filemone e Bauci, 2017

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Adrian Paci Rudere, 2020

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Pascale Martine Tayou Coloris, 2018

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Judith Hopf Hand and Foot for Milan, 2017-18

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Serena Vestrucci Vedovelle e Draghi Verdi, 2017

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Matteo Rubbi Cieli di Belloveso, 2017

Maurizio Nannucci New Ideas For Other Times, New Times For Other Ideas, 2020

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Wilfredo Prieto Beso, 2020

Mappa di ArtLine Milano - Parco di Arte Contemporanea, con indicata la collocazione delle opere. Illustrazione: ArtLine Milano

Le grandi scritte al neon dell’artista Maurizio Nannucci

Coloris di Pascale Marthine Tayou

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ARCHITETTURA

I campi di Tennis e Padel

Lo sport è protagonista in CityLife fin dalla fase progettuale. I primi ad appropriarsi del parco sono stati i runner che hanno rapidamente adottato i sentieri per il loro allenamento. Nel 2017 è stato inaugurato il CityLife Tennis Garden, la struttura dedicata al tennis costituita da tre campi, di cui due coperti e riscaldati, realizzati con l’innovativa superficie in resina Play-It Play-Flex. L’anno seguente è stata creata una nuova area per gli sport da racchetta: City Padel Milano, il primo spazio milanese dedicato al padel, un mix di tennis e squash che sta conquistando sempre più appassionati in giro per il mondo. Questa nuova ma già molto apprezzata disciplina viene praticata in campi di dimensioni 10x20 metri, più piccoli di quelli da tennis e chiusi sui lati da muri trasparenti di tre metri d’altezza. Attualmente a CityLife sono presenti sei campi, tutti praticabili anche nella stagione invernale. Tennis e Padel si trasferiranno nei prossimi mesi in un’area adiacente a loro destinata per lasciare spazio al cantiere del "portico" che completerà il quartiere. Gli appassionati di queste discipline non dovranno quindi temere brutte sorprese! Le strutture saranno inoltre potenziate nella loro offerta con l’aggiunta di nuovi campi sia di padel che di tennis per creare un vero e proprio centro sportivo integrato con il quartiere e il parco. Infine sono numerosissimi gli eventi che vedono coinvolta l’area, tra cui ci piace ricordare la Salomon Running, la cui ultima edizione è stata sponsorizzata da CityLife.

Sopra: Il masterplan dell’intera area di CityLife, dove si può vedere evidenziata la collocazione dei campi da tennis e padel. Sotto: le geometrie degli Orti Fioriti CityLife.

Orti Fioriti CityLife

Fiore all’occhiello dell’area sono sicuramente gli Orti Fioriti che negli anni sono diventati punto di ritrovo per appassionati e non solo, soprattutto grazie ai corsi di giardinaggio organizzati in collaborazione con la Cooperativa del Sole, capitanata da Paolo Stella, che si occupa da sempre di curare e gestire l’area. Il progetto, ideato dall’architetto paesaggista Filippo Pizzoni e realizzato con Susanna Magistretti di Cascina Bollate, prende forma nel 2015 e nasce dall’obiettivo comune di CityLife con l’Associazione Orticola di Lombardia di promuovere il sapere e la tradizione italiana di orticultura e giardinaggio. Nel 2017 la superficie dedicata agli Orti Fioriti CityLife è stata ampliata sino ad arrivare agli attuali 4.000 metri quadrati, confermandosi come un luogo verde e piacevole dove poter passeggiare all’aria aperta tra piante, ortaggi e fiori imparando qualcosa di più sui prodotti che sono alla base della nostra alimentazione quotidiana. E proprio partendo dal concetto “storico” di orto, inteso come una realtà domestica a cui partecipavano anche piccoli animali da cortile, nella primavera del 2019 sono state introdotte tre galline ovaiole che hanno trovato, sotto le Tre Torri, la propria dimora, seguite da mini lepri che abitano spontaneamente ormai da anni il parco di CityLife. Quale sarà il futuro degli Orti Fioriti? Divenuti parte integrante del progetto di sostenibilità portato avanti da CityLife, gli Orti Fioriti continueranno a deliziarci con i propri raccolti e ci riserveranno molte sorprese grazie all’ampliamento dell’offerta di corsi legati non solo all’orto e al concetto più esteso di green life, ma anche con un nuovo “layout” che è in fase di progettazione. Anche il GUD, punto di ritrovo meneghino ormai irrinunciabile, continuerà ad accogliere il pubblico per la pausa pranzo e per gli aperitivi nella bella stagione. �

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Alberto Fanelli

ARCHITETTURA

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ARCHITETTURA

CityLife Square Garden – ex Padiglione 3

A. Cherchi

Inaugurato nel 1923 come Palazzetto dello Sport di Milano, il Padiglione 3, progettato dall’architetto Paolo Vietti Violi, venne pensato come uno spazio polifunzionale. Di architettura imponente ed elegante, la struttura offre all’interno una spettacolare area centrale ellittica circondata da due piani che ne seguono il disegno. Un luogo storico milanese che ha ospitato negli anni competizioni sportive, attività commerciali legate alla Fiera (da cui il nome Padiglione 3, per distinguerlo dagli altri) e concerti di musica classica nel periodo in cui La Scala fu chiusa a causa dei bombardamenti. Soprannominato anche Palazzo delle Scintille, il Comune di Milano se ne separò nel dicembre del 2019 con una vendita all’incanto. Il Gruppo Generali, che si è aggiudicato l’asta, ha deciso di rinominarlo “CityLife Square Garden”. La prima delle due fasi dei lavori di ristrutturazione comincerà il prossimo aprile e si concluderà nell’estate del 2022. CityLife Square Garden declinerà in chiave contemporanea l’idea originale dell’architetto Vietti Violi di un luogo versatile e multifunzionale. L’imponente arena centrale potrà accogliere attività ed eventi dell’agenda milanese che si alterneranno a momenti in cui potrà invece essere utilizzata come una grande piazza coperta.

A. Fanelli

Sopra: la spettacolare arena centrale ellittica del Padiglione 3, dove nel 1946 suonò anche l’orchestra de La Scala di Milano. A sinistra: l’esterno del Padiglione 3, ristrutturato nel 2017.

Colonnine ricarica elettrica

L’intero quartiere CityLife è pedonale, offrendo al capoluogo lombardo una zona car-free fra le maggiori in Europa. Un vero plus per la quotidianità di chi vive nelle residenze, per chi ci si reca a lavorare o per coloro che vengono a passeggiare nelle piazze e nel parco. Per realizzare questo progetto sono state utilizzate due strategie: è stato costruito un sistema di viabilità interrata che permette di raggiungere comodamente la zona senza intaccarla con strade e traffico, ed è stata realizzata la nuova fermata Tre Torri della metropolitana, che collega il distretto con il resto della città e dell’hinterland. Per continuare a sviluppare la sostenibilità del quartiere, CityLife ha in progetto di implementare più punti di ricarica elettrica utilizzando le tecnologie più avanzate. Questa operazione permetterà di accogliere un maggior numero di mezzi elettrici e ibridi a vantaggio di tutti i fruitori della zona.

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ARCHITETTURA

In fase di progettazione ci sono due chioschi posizionati all’ingresso del parco di CityLife, in largo Africa, dove una volta sorgeva l’ingresso alla Fiera Campionaria. Uno avrà una funzione commerciale mentre l’altro sarà un punto informativo per il parco e il quartiere. I due nuovi elementi architettonici sono caratterizzati da una pergola che crea spazi di seduta e aggregazione riparati.

One Works

Novità nel parco

Il quartiere CityLife è ormai diventato un simbolo di Milano, un landmark del capoluogo lombardo non solo per le tre torri ma anche per il suo parco e la molteplicità di servizi che offre grazie allo Shopping District. Nei prossimi anni sono previsti nuovi investimenti per incrementare i servizi innovativi pensati per rendere l’area sempre più gradevole. Numerose iniziative sono allo studio per migliorare la fruizione del parco tra i quali armadietti e nuovi percorsi per i runner, l’installazione di Paline, colonnine interattive che permetteranno di informare i cittadini sulle ultime novità in programma e sull’evoluzione del quartiere, e altre facilities quali delle aree solarium con sdraio per potersi rilassare nel verde, un percorso botanico per appassionati e neofiti che faccia conoscere le varietà e caratteristiche della flora e della fauna del nostro parco e... chissà quanto altro ancora! �

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ARCHITETTURA

Un giorno da Direttore Commerciale testi

foto

Mariana De Marco

Alberto Fanelli

Abbiamo trascorso una giornata in cantiere con il nostro Direttore Commerciale tra lavori in corso e novità su un progetto sempre più green.

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ARCHITETTURA

I

lavori delle Residenze Libeskind 2 avanzano rapidamente e noi, sempre più curiosi di scoprire le ultime novità, siamo ritornati a trovare il Direttore Commerciale, questa volta sorprendendolo direttamente all’interno del cantiere mentre è impegnato a studiare le varie planimetrie. Buongiorno Direttore!

Buongiorno… ma mi inseguite anche in cantiere?! Sì, siamo venuti a verificare direttamente con lei il proseguo dei lavori. A che punto siamo?

I lavori procedono spediti e gli scenari cambiano di giorno in giorno, tra montaggio casserature, ferri e getti in calcestruzzo. Abbiamo ultimato le fondazioni e il primo interrato delle residenze e stiamo portando a ultimazione il piano terra, la cui conclusione è prevista per metà dicembre. Nel contempo abbiamo iniziato le elevazioni del primo edificio fuori terra, il B8, che a breve sarà visibile a tutti passeggiando lungo via Spinola. Inoltre il mese prossimo inizieremo tutte le lavorazioni impiantistiche e civili ai piani interrati. Come potete quindi immaginare sono parecchio impegnato! Oggi si parla tanto di sostenibilità. Come si coniuga tutto ciò con il progetto CityLife?

È un progetto molto interessante!

Sì, stiamo investendo tanto e stiamo lavorando per implementare più punti di ricarica elettrica veloce anche all’interno dell’area CityLife, per incentivare sempre più la mobilità sostenibile, quindi le auto elettriche e ibride. Tutto questo nell’ottica di un futuro tecnologico particolarmente attento al cambiamento ambientale e alla sostenibilità globale. In un anno così complesso per l’emergenza Covid, come ha risposto il mercato immobiliare?

Per quanto riguarda le nostre residenze, non abbiamo fortunatamente risentito del momento di crisi. Il Covid ha sicuramento cambiato le priorità e fatto ripensare al proprio stile di vita che, proiettato nella scelta di una nuova casa, vuol dire cercare spazi ampi, terrazzi vivibili e verde. Siamo un quartiere che offre tutto ciò e che ancora di più è una meta molto ambita. Direttore, un’ultima domanda...

No, scusate per oggi ho già detto troppo... il lavoro mi chiama! Grazie Direttore! �

Siamo stati molto attenti a questo tema sin dall’inizio del progetto, pensando alla creazione di un quartiere totalmente pedonale e green, cosa che rende oggi CityLife una tra le aree urbane car–free più ampie della città di Milano. Partendo da tali presupposti, stiamo valutando, oltre alla viabilità interna che porta ai box delle Residenze Libeskind 2, di installare delle colonnine di ricarica veloce delle auto elettriche in modalità Fast Charge. Questo è un ulteriore plus che consentirà a ogni residente un notevole risparmio di tempo e al quartiere di diventare sempre più green.

La sala campione allestita con le possibili soluzioni per l’arredamento degli appartamenti.

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ARCHITETTURA

Quattro passi nel quartiere Piero Bottoni

testi

foto

Michela Moro

Simone Sirgiovanni

Museo del Novecento in Piazza del Duomo

Piero Bottoni si è confrontato col tema dell’abitare, ridisegnando con le sue opere la periferia milanese. Viaggiamo alla scoperta di due suoi interventi cittadini: QT8 e Monte Stella.

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ARCHITETTURA

L

e torri di CityLife sono circondate da architetture alla loro altezza, prime tra tutte quelle di Piero Bottoni (1903-1973). Milanese eclettico, spaziò liberamente tra architettura e design, ma il più importante contributo della sua pratica fu nei progetti urbanistici, primo tra tutti quello del QT8 e del Monte Stella. Nel dopoguerra ferveva il dibattito intorno alla ricostruzione urbana e il contributo di Bottoni fu fondamentale nello stabilire nuovi canoni per le periferie cittadine. L’Ottava Triennale, nel 1947, vedeva Bottoni Commissario Straordinario, e aveva come tema l’abitare; da lì prese il via il progetto di QT8 - acronimo di Quartiere Triennale ottava edizione. Aggirandosi per un QT8 silenzioso in pre-lockdown, gli edifici progettati da Bottoni resistono al tempo con le loro linee pulite, tipiche del Movimento Moderno, e con le aperture sul verde caratteristiche della visione dell’architetto, che prevedeva zone di respiro tra i palazzi, così come edifici pubblici con funzione espositiva. Uno di questi è il Padiglione per mostre e campo giochi in via Pogatschnig 34, del 1951. Oggi ha l’aria un po’ trascurata ma vissuta, ed è la sede del CNGEI, Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani, associazione scout laica. Chissà se i giovani scout sono consapevoli di utilizzare una parte di tanto grandioso progetto. All’esterno, un campo giochi mantiene l’atmosfera del passato nonostante gli inevitabili cambiamenti. Non lontano, tra via Sant’Elia e via Francesco Goya, si trovano le “Due case prefabbricate per senzatetto”, definizione che all’epoca, siamo tra il ’50 e il ’55, poteva adattarsi a chiunque avesse perso la propria abitazione. Le due villette contigue sono lì, quattro appartamenti con giardinetti maturi, forse il grande tasso è stato piantato dai primi abitanti, forse è stato mantenuto «il colore per i pavimenti delle camere da letto dovrà tendere al giallo chiaro, per i locali di soggiorno al verde o al grigio, così dicasi per i ripostigli ed i corridoietti di disimpegno. I pavimenti dei localetti di servizio, (cucinetta e gabinetto, nonché quelli dei balconi aperti) saranno eseguiti con marmette colore nero» come indicato con precisione dalla descrizione dei lavori di Bottoni.

Casa Incis, Via Bertinoro 9

Al Condominio di via Bertinoro fa idealmente da contraltare quello di via San Giusto all’angolo con via Novara, due “grattacieli orizzontali” frutto di un confronto tra Piero Bottoni e Gio Ponti per INA-Casa, che non accettò l’idea degli architetti di una verde terrazza condominiale sul tetto. Oggi gli edifici hanno un’aria un po’ dimessa, ma si percepiscono le molte vite che lì dentro pulsano negli appartamenti, di cui una parte su due piani.

Due case per senzatetto Via Sant’Elia e Via Francisco Goya

Case Ina al quartiere Haraar Dessiè, Via San Giusto 37

Alle villette fa da contraltare il grande palazzo di appartamenti di via Bertinoro 9, una cortissima via senza uscita che termina appunto davanti al cancello, ma che sul lato esterno conclude il QT8 verso piazza Stuparich. Un gentile portinaio lascia che la curiosità architettonica abbia libero sfogo e si possa percorrere fino in fondo la facciata interna del palazzo che si affaccia sul grande giardino. Malgrado l’imponenza della costruzione, Bottoni è riuscito a mantenere una certa leggerezza con i cinque ingressi, la portineria centrale e le molte terrazze ai piani. Le decorazioni a motivi geometrici dei muri negli ingressi rimandano all’estetica del periodo, siamo tra il 1953 e il 1958.

Non solo Bottoni si occupò delle periferie con grande consapevolezza, ma regalò ai milanesi l’unica montagna cittadina. Nel 1944 Milano era un cumulo di macerie: l’architetto le trasformò in Monte Stella, dedicato alla moglie scomparsa. Il Monte, detto anche la “montagnetta di San Siro”, occupa oggi oltre 190 mila quadrati di verde ed è alto 50 metri, ma se si calcola dal livello del mare diventa di ben 185 metri. Milano è tutt’oggi costellata di edifici progettati dalla mano sicura dell’architetto Bottoni, ma per rimanere se non in quartiere almeno in zona, la passeggiata termina in corso Sempione 33 col Palazzo INA, accanto a quello progettato dal collega Gio Ponti per la RAI nel 1939. È un edificio potente che nel tempo non ha perso di smalto, con le quattro torri che accolgono chi arriva in città e la facciata più interna che presenta un ritmo continuo di balconi. La loggia a piano terreno ricorda quella appena visitata in via San Giusto, e come in quel caso la proposta di destinare il decimo piano a «un giardino pensile destinato a campi gioco per bambini, a sedi di speciali locali vetrati di comune soggiorno…» venne cestinata. Malgrado questa mancanza, che fa di Bottoni un precursore di tutti i boschi verticali, il palazzo ne conserva integra la sua visione architettonica, perché Bottoni è stato, nelle parole di Fernand Léger «inventore di montagne e di magnifiche costruzioni popolari». �

Nella pagina di sinistra: Palazzo Ina Corso Sempione 33 Dettaglio passaggi Casa Incis, Via Bertinoro 9

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ARTE

Due gallerie milanesi Galleria Milano e The Flat testi Michela Moro

Uno sguardo a due gallerie che si relazionano al concetto di tempo, attraverso la loro storia e le loro scelte. Due realtà dinamiche nel panorama milanese.

The Flat, “Catastrophe Ballet”, Michael Bevilacqua, 2011. Foto della galleria durante la personale dell’artista

Galleria Milano, “Enzo Mari: Falce e Martello. Tre dei modi con cui un artista può contribuire alla lotta di classe”, 2020. Foto della galleria durante la personale dell’artista

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Nicola Pellegrini, photo by Galleria Milano – Galleria Milano, “Enzo Mari: Falce e Martello. Tre dei modi con un artista può contribuire alla lotta di classe”,2020. Foto della galleria durante la personale dell’artista. – Massimo Carasi, photo by The Flat – Michael Bevilacqua, “Alternative Readings”, mixed media 2018. Foto durante la personale dell’artista.

ARTE

GALLERIA MILANO

THE FLAT Prima un negozio di cartoline e poster a Mantova, quindi Milano con The Flat, l’arte vissuta dentro un appartamento in cui si mescola con la vita e viene mostrata nella quotidianità domestica, poi le gallerie. Dopo trent’anni di attività, i tre attuali soci di The Flat, Massimo Carasi, Antonella Magalini e Daniela Barbieri, si raccontano.

La Galleria Milano ha inaugurato nel 1928, per chiudere nel 1939. È stata poi riaperta da Carla Pellegrini e da un gruppo di artisti nel 1964. Nel corso degli anni sono state allestite più di trecento mostre, esponendo molti artisti importanti tra cui Vincenzo Agnetti, Carlo Alfano, Shusaku Arakawa, Bill Beckley e nomi meno conosciuti ma di grande qualità come Betty Danon, di cui ospiteremo prossimamente una retrospettiva. Hai vissuto in galleria da quando sei nato, ma la tua prima professione è essere artista. Come convivono i due aspetti? Non sono certo il primo artista che decide di seguire anche una galleria. Credo che un artista sia, come diceva Enzo Mari, un operatore “visivo” o culturale, ma soprattutto credo che una galleria debba svolgere un’attività di sviluppo e diffusione dell’arte e della cultura. In questo senso questi due aspetti della mia attività si potenziano in modo armonico.

La maggior parte degli artisti è stata scelta agli esordi, cosa significa lavorare con nomi inizialmente poco conosciuti?

Nicola Pellegrini

La vostra galleria vuole continuare a proporsi come spazio emergente, quali sono i rischi e le possibilità di questa scelta?

Le difficoltà che abbiamo incontrato recentemente risiedono nel cambio generazionale avvenuto nella stampa di settore e nei canali comunicativi, sempre in cerca della notizia clamorosa e del nuovo spazio che apre i battenti. Tuttavia anche le fiere internazionali si sono accorte che non è l’anno di fondazione di una galleria che la posiziona in una categoria d’avanguardia, quanto la vitalità delle proposte che riesce a generare.

La mostra in corso su Mari è un progetto che parte da lontanissimo, addirittura dal 1973… Questa di Enzo Mari è la ricostruzione della prima mostra che ha organizzato mia madre, quando si è trasferita nei locali di via Turati 14, dove la Galleria Milano risiede ancora adesso. Ricostruirla a quasi cinquant’anni di distanza, identica a come era stata allestita nel 1973, è un modo per creare un anello temporale e rivelare quanto è forte la dissonanza tra l’oggi e lo spirito che animava quegli anni in cui si aspirava alla lotta di classe. Ma la mostra è anche intesa come un omaggio all’attività di mia madre e, ora che sono venuti tragicamente a mancare anche Enzo Mari e sua moglie Lea Vergine, è naturale che diventi un omaggio anche a loro.

Spesso in galleria sono esposte grandi installazioni, potrebbero essere pensate per diventare opere pubbliche?

Sì, certamente. Crediamo che la nostra galleria si presti a opere installative e per questo cerchiamo artisti capaci di misurarsi con lo spazio: Inma Femenia, Paolo Cavinato, Michael Johansson, Michelangelo Penso e Sali Muller hanno già dimostrato di essere in grado di progettare e realizzare opere per grandi spazi, interni ed esterni, per privati e per istituzioni.

Come convivono spazi storici come il tuo, l’arte contemporanea e, in questo caso, perfino la lotta di classe? Non sono mai stato un amante della galleria come white cube e anche per le mie opere ho sempre prediletto spazi anche fortemente connotati. I locali affrescati della Galleria Milano danno grande respiro alle opere esposte e nello stesso tempo le mettono in dialogo con la storia.

Massimo Carasi

CityLife è una realtà che sta mutando la città insieme con tutta la nuova area progettata dagli ’archistar’. Cosa pensi della nuova vita di Milano? E del museo a cielo aperto con opere site specific di artisti giovani e meno giovani? Vivo da quasi un decennio a Berlino e vedere com’è cambiata repentinamente la mia città mi affascina. È un segno che il grande dinamismo che l’ha sempre contraddistinta è vivo ancora oggi. Ed è naturalmente un bene che si sia voluto proporre anche un museo a cielo aperto tra i grattacieli. Il dibattito sull’arte pubblica è stato molto ricco negli ultimi decenni e credo che Roberto Pinto e gli altri curatori scelti per sviluppare questo progetto lo stiano dimostrando.

Significa rimanere in contatto con ogni nuova pulsione artistica si manifesti ed essere parte dell’evolversi dell’arte contemporanea nazionale e internazionale. Significa essere una componente importante nella costruzione ed evoluzione di un artista, e rimanere giovani e freschi.

Come si attiva il dialogo tra spazi e arte contemporanea? Alcune opere aprono vere e proprie dispute con lo spazio in cui sono collocate; altre volte nasce un dialogo immediato. Cercare e avere cura di mantenere accesa quella tensione può generare un nuovo sguardo, un aprirsi all’inedito. Le fasi della progettazione e dell’allestimento sono cruciali per la riuscita di un’esposizione.

CityLife è una realtà che sta mutando la città insieme a tutta la nuova area progettata dagli archistar. Cosa pensi della nuova vita di Milano? E del museo a cielo aperto con opere site specific di artisti egiovani e meno giovani?

Per rimanere aggiornati sulle mostre e i programmi di queste due gallerie, potete visitare il loro sito internet. Galleria Milano www.galleriamilano.com Galleria The Flat www.carasi.it

Milano è attualmente la città più viva e dinamica d’Italia. La rapidità con cui ha cambiato faccia ci ha entusiasmato. CityLife sancisce questo rinnovamento. Credo che il museo a cielo aperto sia un ottimo modo per avvicinare gli abitanti e i visitatori all’arte contemporanea, compito arduo in Italia. Personalmente ho apprezzato molto l’opera di Wilfredo Prieto. �

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DESIGN

Coltellino svizzero L’antenato del multitasking testi Katia D’Addona

Per gli appassionati della vita outdoor è sempre stato un affidabile compagno di avventure ed è ormai preda di un diffuso collezionismo. Tra le tante funzioni racchiuse nel suo manico troviamo la capacità di ispirare ancora, a 130 anni dal suo debutto nell’esercito svizzero, progetti creativi e industriali.

Coltellino svizzero, modello Classic 58 mm, serie limitata Victorinox Sicily Edition.

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teve McCurry lo aveva infilato in borsa, insieme alla sua inseparabile macchina fotografica, prima di entrare in Afghanistan per documentare la resistenza dei mujahidin. Negli anni Ottanta compariva sui piccoli schermi americani come coprotagonista dell’agente governativo MacGyer nell’omonima serie di successo. Scout e campeggiatori l’hanno reso un accessorio irrinunciabile e spesso lo si trova sugli scaffali di collezionisti per la sua sintesi formidabile di ingegneria e miniaturizzazione. A 130 anni dalla prima progettazione, il coltellino dell’esercito svizzero preserva la sua versatilità anche nel culto che gli viene riservato. Come suggerisce il nome, prima di approdare negli zaini di esploratori e avventurieri di tutto il mondo, si è rivelato uno strumento indispensabile in campo militare. Qui il suo potenziale, pioniere del design multitasking, entrò ufficialmente in servizio nell’esercito rossocrociato nel 1891 e ben presto divenne un generoso compagno di trincea dei soldati svizzeri. Furono loro a impugnare il primo modello dal manico in legno di quercia scuro e fornito già delle sue caratteristiche peculiari: un coltello tascabile dotato di una lama, un foratore, un apriscatole e un cacciavite. Si trattava di un oggetto straordinario per l’epoca, in grado di concentrare – attraverso uno speciale meccanismo a molla – più attrezzi in un unico strumento dalle dimensioni ridotte. Tagliare, segare, avvitare o aprire: lo Swiss Army Knife, come venne chiamato nella Seconda guerra mondiale dai soldati statunitensi – tuttora i principali fruitori – soddisfa perfettamente l’ambizione per eccellenza di ogni design produttivo: massima funzionalità nel minimo spazio. Il primo ad applicare questo binomio a un coltello, forgiandolo nell’acciaio Inox, fu l’artigiano svizzero Karl Elsener, fondatore dell’Associazione dei Maestri Coltellinai. Con questo esperimento sperava di contribuire a risollevare la difficile situazione economica della Svizzera di fine Ottocento. I risultati oltrepassarono il suo intento e dopo pochi anni si trovò a capo dell’azienda diventata leader

Il primo coltellino dell’esercito svizzero, risalente al 1891, prodotto da Wester & Co Solingen / Germany.

Un’edizione più contemporanea, nata dalla collaborazione con il designer James Joyce per WallPaper.

Edizione limitata del coltellino svizzero, presentato in una sofisticata confezione regalo. Il design è ispirato all’animale che, nel calendario cinese, rappresenta il 2020: il topo.

mondiale nella produzione di coltellini tascabili, la Victorinox, nome che omaggia la madre di Elsener, Victoria, e la materia prima lavorata nei laboratori di Ibach, nel Canton Svitto. Ogni anno da qui escono 60.000 coltellini identificati dall’incisione “Victorinox Swiss Made” sulla lama principale e dal logo sul manico, una croce bianca racchiusa all’interno di uno scudo. Con il tempo la gamma di modelli si è molto ampliata così come le società di produzione, incluse le hi-tech. Oggi esistono esemplari che superano le 80 funzioni, alcuni addirittura con penna USB, laser e MP3 incorporati. Anche il manico si è evoluto nel tempo: accanto al tradizionale rosso, scelto in omaggio al colore della bandiera svizzera, sono disponibili varie colorazioni tinta unita o con disegni e serigrafie

sui quali si è sbizzarrita la fantasia di designer e artisti. Rievoca leggende e storie siciliane la recente Sicily Edition creata da Tiziana Tizini, incontra lo Zodiaco cinese l’edizione annuale dell’Huntsman pocket knife, giocano con fantasie pop i modelli realizzati per la rivista WallPaper. Come tutte le grandi icone, il progetto base dello Swiss Army Knife è finito sui tavoli di progettazione di contesti e oggetti più disparati. Si è trasformato in una cucina nel progetto Shaping Silestone dei fratelli Campana ed è diventata “la sedia più pratica del mondo” nel tratto di matita di Domeau Pérès. Ha trovato il suo posto d’onore nella collezione di “Classici mondiali del design” pubblicata da Phaidon e ha conquistato persino la Nasa, infilandosi nel survival kit degli astronauti. �

A sinistra: a Milano, durante la Design Week 2012, Cosentino presenta un innovativo progetto di cucina chiamato Shaping Silestone®, creato dai designer Fernando e Humberto Campana. In alto: Swiss Army Knife Armchair di Domeau Perez, chiaramente ispirata, nel nome e nella forma, al celebre coltellino all-in-one.

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DESIGN

Abitare nella creatività Spazi, materie e una grande sinergia testi

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Emanuela Brumana

Simone Sirgiovanni

L’equilibrio tra metrature importanti e atmosfere accoglienti dà vita a questo appartamento delle residenze Hadid vestito su misura con arredi fatti ad hoc e texture materiche in grado di raccontare la storia della famiglia che lo abita.

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econdo lo scrittore John Ruskin: «Gran parte del carattere di ogni uomo può essere letto nella sua casa». E vale ovviamente anche per una donna, soprattutto se decisa e creativa come la proprietaria dell’appartamento che vi presentiamo in questo numero. Uno spazio importante, nato dalla fusione di due lotti e vestito – è il caso di dirlo – in collaborazione con l’architetto Silvia Goldoni, che già ha collaborato con la padrona di casa e la sua numerosa famiglia per l’arredo di altre proprietà. La sinergia e la stima reciproca maturate nel tempo sono state messe alla prova nella definizione di questi spazi che, come ci racconta l’architetto, sono stati completamente ridisegnati rispetto alla proposta iniziale. I tagli e la disposizione degli ambienti sono stati infatti pensati e ripensati per poi essere rivoluzionati. Se le case piccole sono una sfida alla creatività per i molti vincoli che impongono, anche spazi così ampi diventano sfidanti per le infinite possibilità che offrono. Una sfida in questo caso decisamente vinta come dimostra il proseguimento della collaborazione tra committente e architetto che continua ancora oggi, ben sette anni dopo la consegna dell’appartamento. Perché un’abitazione cambia con la famiglia che la abita, e la padrona di casa non nasconde la sua passione per la personalizzazione: «A un certo punto, senza preavviso, un dettaglio cattura la mia attenzione e non riesco a non pensare a come trasformarlo». L’impostazione degli ambienti risponde all’esigenza della famiglia di avere due aree distinte: una dedicata alla privacy individuale, con stanze per i figli e per la coppia, ciascuna con un suo bagno dedicato, e una più aperta dove godersi la socialità. A colpire subito, fin dalla porta d’ingresso, è la zona giorno, declinata in due diverse sale, ciascuna a sua volta composta da zone distinte dedicate al relax e alla convivialità. «È una famiglia ospitale, quindi era importante creare un ampio spazio per ricevere gli ospiti» spiega l’architetto Goldoni. «Inoltre, la dimensione delle stanze non intimidisce né respinge, ma avvolge. È una casa calda, accogliente, che riflette lo spirito di chi la vive». �

UNO SGUARDO AI DETTAGLI Camminando per l’appartamento, salta all’occhio come il tema delle porte sia stato affrontato e declinato in modi differenti, riuscendo però, pur nella diversità, a trasmettere un leitmotiv coerente. «Alcune porte sono laccate, altre sono rivestite con la carta da parati. Il motivo è pratico: quelle stondate, pensate per seguire la curvatura del muro, non sono vendute verniciate e quindi abbiamo scelto di rivestirle. Non si tratta però di una sparizione: la soglia è marcata della cornice bianca, che riprende le altre porte laccate, creando un’armonia; ogni porta ha una sua storia» ci spiega l’architetto Goldoni.

Il dentro e il fuori si fondono, grazie alla scelta di portare anche sul pianerottolo elementi caratterizzanti dell’appartamento, come piante, specchi, sedute e grazie alla carta da parati, sobria ma presente, che riveste le pareti. In questo modo si crea un’area-filtro che dilata lo spazio e consente di godere un attimo di esotico relax prima di entrare nell’appartamento.

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DESIGN

A dare questo effetto di calore concorrono molti elementi. Sicuramente le carte da parati utilizzate, diverse in ogni ambiente, spesso abbinate per creare contrasto, scaldano e divertono con texture diverse ed effetti cangianti che cambiano volto alle stanze con il mutare della luce naturale. Un altro elemento complice di questo effetto avvolgente e leggero che stempera la maestosità degli ambienti è l’utilizzo di linee curve, inserite negli abbassamenti del soffitto, nei muri che da progetto originale dovevano correre dritti, e persino nei mobili che, stondati, seguono la sinuosità delle forme delle finestre e della struttura. Questi mobili non sono produzioni industriali, ma elementi realizzati su misura: la grande libreria concava, con le sue mensole sfalsate, la cucina, i mobili del bagno e delle camere; ogni elemento, a eccezione del tavolo del soggiorno e di qualche altro oggetto, è stato creato e pensato esclusivamente per questa casa. Grandi protagoniste degli spazi sono le piante, provenienti dal «negozio del signor Gino», Maryflor: in casa si notano importanti inserti vegetali, vere e proprie architetture viventi che, con i loro volumi e le loro forme, contribuiscono a dare calore agli ambienti, raccontando anche la passione dei padroni di casa per piante e fiori. Gli oggetti e gli argenti che riempiono il tavolino in soggiorno e la libreria raccontano storie di affetto presentate in chiave estetica: «Non è una casa da catalogo, piena di oggetti belli ma poco personali» ci dice l’architetto; «è una casa unica, che poteva nascere così solo qui, con questa famiglia». � «VESTIRE I MURI» Ogni camera è caratterizzata da una carta da parati dagli effetti materici e decorativi diversi: «Si tratta di un elemento che è stato rivoluzionato nel tempo; non si sceglie un semplice disegno, ma anche una texture e un elemento materico che possono davvero cambiare aspetto a un ambiente. Con le nostre scelte siamo stati veri precursori come dimostra la tappezzeria jungle che abbiamo posato ben sette anni fa e che è molto in voga ora» ci racconta a riguardo l’architetto Goldoni.

A collegare i due salotti c’è un passaggio la cui forma dagli angoli stondati riprende la morbidezza delle forme dei muri. A renderla ancora più particolare è il gioco d’incastro tra le due carte da parati.

Già fortemente caratterizzato, l’appartemento non è stato volutamente arricchito da molte opere d’arte, a eccezione di pochi pezzi, come questa scultura di Borghese.

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DESIGN

Dalla zona giorno si accede poi alla cucina, pensata come uno spazio proiettato in lunghezza, arredato con mobili slim e specchi che ampliano l’ambiente. Colpisce da subito il concept dietro il progetto, che rimanda chiaramente a una cucina da ristorante, con un grande bancone centrale. È una cucina pensata per essere vissuta come luogo creativo, conviviale, in sintonia con il modo in cui la famiglia la utilizza. A dare carattere a questo ambiente ci pensa una carta da parati jungle, ulteriore richiamo al già citato amore per le piante dei padroni di casa. Su questa ampia zona giorno si aprono poi, agli angoli opposti della casa, le due zone notte, pensate come vere e proprie dépendance in cui si percepisce il cambio di registro. Nella cabina armadio che precede la camera matrimoniale è stato ricavato un piccolo angolo, uno spazio personale per il padrone di casa. La camera colpisce per la morbidezza degli ambienti riscaldati dai colori caldi e dalla carta da parati posta anche sulle ante degli armadi. «Se avessimo scelto un armadio laccato, avremmo marcato la sua presenza, ma non era il mio intento» spiega l’architetto. Il bagno padronale riprende gli stessi colori nel mosaico delle piastrelle con una declinazione più frizzante grazie alla carta da parati composta da tante scaglie iridescenti, un effetto coda di sirena che dialoga per contrasto con la malta cementizia posta a terra. �

La cabina armadio del padrone di casa è anch’essa stata fatta su misura, con una ricerca talmente accurata da essere arrivata a definire le misure di cassetti e delle ante in modo da creare un ambiente il più possibile pratico e funzionale.

Anche il mobile con scrivania e cassettiera slim è stato fatto su misura, per seguire, parallello alla boiserie, la forma della stanza.

Le ampie vetrate rendono la spettacolare vista sul parco di CityLife e sulle torri un elemento di arredo. Le piante presenti nell’appartamento dialogano con il verde esterno, creando una continuità tra dentro e fuori.

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DESIGN

Così come gli ambienti interni stupiscono per la loro grandezza, anche il balcone non manca di maestosità. «Inizialmente era diviso» ci racconta la padrona di casa, «è stata mia la scelta di unire i due spazi per creare questo grande balcone. A me rilassa quando torno a casa e devo dire che stupisce sempre chi lo scopre per la prima volta. Anche di sera assume un’atmosfera particolare, grazie all’illuminazione integrata nelle piante e ad altri piccoli punti luce che ho distribuito».

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DESIGN

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DESIGN

Le camere dei figli della coppia hanno connotazioni diverse: più intima e introversa quella delle ragazze, con un bagno luminoso e ampio...

... più sostenute e concrete quelle dei figli, dominate entrambe da due stampe metropolitane di grande impatto.

Sempre in questa ala della casa si trova la camera per le figlie: un ambiente inusuale per colori e atmosfera, un tuffo in un mondo onirico e selvaggio, creato grazie alla tappezzeria jungle, a una boiserie rivestita in tessuto e mobili in tinta. Sull’altro lato della casa, invece, si trovano le camere dei due figli maschi: ambienti giovanili, caratterizzati da dettagli inusuali e pop come il mosaico a bottoni in uno dei due bagni, il punto luce a raggiera o la carta da parati che riproduce un gioco di incastri che evoca la tridimensionalità. Nel raccontarci come questo appartamento è nato e continua a vivere, la padrona di casa ci svela un aneddoto: «Né il marito né i figli sapevano di come sarebbe stato l’arredamento. Le camere dei ragazzi sono state pensate in base alle loro esigenze, ai loro gusti e ai loro modi di essere, avendo ovviamente come intento quello di fare il meglio per tutti. C’è sempre una componente di mistero e sorpresa anche nelle modifiche che, nel tempo, sono state fatte e ancora saranno fatte. Il risultato piace sempre». Una scelta insolita, che dimostra la creatività della padrona di casa, ma anche il suo carisma e la sua capacità di creare ambienti davvero personali, tagliati a misura della sua famiglia. �

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SPORT

Piscina delle future residenze in CityLife. Render dello Studio Libeskind

Le piscine milanesi da CityLife indietro nel tempo testi Patrizia Giordano

Come il Vigorelli fece parlare di Milano in tutto il mondo per gli exploit dei primi grandi campioni ciclisti, anche la piscina Cozzi ebbe un successo internazionale. Playback sulla storia delle principali vasche natatorie milanesi firmate dal grande ingegnere Luigi Lorenzo Secchi.

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SPORT

I

l nuovo lotto di residenze disegnato da Daniel Libeskind prevede una piscina di 25 metri dove sarà possibile monitorare le prestazioni dei nuotatori tramite un sistema wireless brevettato, un Virtual Trainer che, grazie a dei LED posizionati sul fondo della vasca, è in grado di seguire e segnare i tempi di tutta la sessione di allenamento. Un ulteriore plus di questa nuova area residenziale che ha dotato Milano della zona car free più grande d’Europa, di un immenso parco con molteplici infrastrutture per lo sport, che saranno ancora più numerose quando il progetto della nuova porta firmato dallo studio BIG sarà terminato.

Parallelamente, Luigi Secchi lavorò al progetto della più grande piscina coperta d’Europa che venne inaugurata in pieno centro a Milano nel 1934 e che fu dedicata al milanese Roberto Cozzi, medaglia d’oro al valore militare. La Cozzi fu costruita in 194 giorni, di cui soltanto 63 di tempo secco. Tra le novità si può annoverare l’integrazione di speciali giunti per evitare la caduta delle piastrelle per dilatazione e un tetto apribile per cambiare l’aria. La struttura accoglieva anche un parrucchiere per signore, un barbiere e un bar con vista sulle vasche natatorie. Le tribune potevano accogliere fino a 4.000 spettatori e la nuova piscina fu rapidamente omologata per le competizioni internazionali.

Le prime strutture sportive milanesi capaci di accogliere il grande pubblico furono costruite a partire dagli anni Venti, quando le conquiste sociali e la riduzione del tempo di lavoro sollevarono la questione dell’organizzazione del tempo libero dei lavoratori e dei giovani. Il regime rispose con cospicui investimenti che dotarono Milano, e altre città italiane, di impianti sportivi innovativi. L’architetto Luigi Lorenzo Secchi, toscano di nascita ma milanese d’adozione, fu uno dei principali interpreti di questa strategia politica. Laureatosi in Ingegneria industriale presso il Politecnico di Milano nel 1924, Luigi Secchi si distinse rapidamente per le sue intuizioni in ambito di architettura sociale, dapprima nell’edilizia scolastica, dove applicò criteri d’avanguardia, per poi specializzarsi nella progettazione di impianti sportivi rispondendo alla volontà del nuovo regime e contribuendo a modernizzare la città di Milano, che già all’epoca ambiva a competere con le altre grandi città europee. Nel 1928 l’architetto pubblicò sulla rivista «Il Politecnico» un articolo in cui presentava un prototipo di piscina all’aperto che comprendeva un’immensa vasca per i bagnanti e l’infrastruttura che doveva accogliere i servizi generali, i servizi pubblici e gli spogliatoi. Luigi Secchi trovò l’occasione di esporre il suo progetto al vicepodestà del capoluogo lombardo, che gli offrì un milione di lire per la realizzazione della struttura balneare e la location in via Ponzio. Inaugurata nel luglio del 1929 col nome di piscina Guido Romano in onore del campione olimpionico morto sul fronte della Prima guerra mondiale, il complesso comprendeva una vasca di 1000 x 40 metri che poteva accogliere fino a 1500 persone e una più piccola per i bambini. Se fino ad allora le piscine erano costruite in prossimità di corsi d’acqua per sopperire all’alimentazione della vasca, in questo caso, per la prima volta, furono scavati quattro pozzi per sfruttare l’acqua di falda. Gli angoli rotondi furono squadrati per evitare che l’acqua ristagnasse. L’iniziativa riscosse un enorme successo e la struttura divenne un prototipo per le esperienze successive. I padiglioni disegnati in puro stile Novecento non fanno più parte del complesso sportivo attuale, a cui si accede ormai da via Ampère.

Piscina Guido Romano

Piscina Cozzi

Nel 1939 fu inaugurata la terza grande opera balneare di Luigi Secchi: la piscina del Centro Caimi, un luogo polifunzionale che includeva anche un campo da tennis con giardino, sale per la scherma, la boxe, le organizzazioni littorie di quartiere, lo studio medico, la biblioteca, perfino una stamperia. L’immensa vasca, così come il centro sportivo, furono chiusi nel 2007 in stato di grave degradazione. La Fondazione Pier Lombardo, che si era già occupata di rinnovare il teatro Franco Parenti adiacente, il FAI, e la generosità di alcuni cittadini milanesi che sostennero il progetto di riqualificazione partecipativo, permisero la rinascita di questo gioiello degli anni Trenta, che include le vasche, la fontana dei fenicotteri e la palazzina in stile Liberty. Inaugurato nel 2015 e ultimato l’anno seguente, il complesso, che comprende ormai anche il teatro, è stato ribattezzato I Bagni Misteriosi da una citazione di De Chirico e offre un luogo polifunzionale in cui arte, benessere, cultura e svago possono coabitare come nel progetto originale. �

Bagni Misteriosi (Ex Centro Caimi)

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LIFESTYLE FUORI MURA

La Flânerie e la creatività testi Emanuela Brumana

In questi mesi, diverse attività commerciali hanno dovuto reinventarsi, cambiare pelle per adattarsi ai tempi. C’è però anche chi, in modo lungimirante, aveva già elaborato una strategia originale per esprimere la propria unicità. Nei dintorni di CityLife abbiamo trovato quattro realtà che spiccano per la particolarità della loro proposta: l’antiquario che non ha un vero e proprio negozio ma offre una promenade digitale in cui curiosare, la gastronomia vegana che è anche un po’ bottega dove acquistare prodotti naturali e bio, la boutique dove ogni cliente viene trattata come una cara amica, il ristorante di pesce che strizza l’occhio all’oriente e non dimentica la tradizione.

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LIFESTYLE FUORI MURA

RISTORANTE | lo sfizioso

Noi Pesce, piazzale Damiano Chiesa 2, 20149 Milano www.noipesce.it

A Milano si mangia il pesce più fresco d’Italia: non è una diceria e a questa comprovata verità possiamo aggiungere che da Noi Pesce cozze, ostriche, crostacei e polpi diventano protagonisti di piatti innovativi e dai sapori unici grazie al mix di materie prime italiane e tecniche di cottura e preparazione orientali. In un ambiente contemporaneo e raffinato si possono quindi gustare le ricette della tradizione, come l’immancabile pasta al ragù di mare, e piatti fusion, come i noodles e le alghe, per poi concludere il pasto con uno dei dessert artigianali proposti in carta, opera della pasticceria Martesana Milano. Per chi volesse portare a casa gli impiattamenti colorati e creativi, le porzioni generose e i sapori intriganti, Noi Pesce ha attivo un servizio delivery, per coccolare i propri clienti anche fuori dalle mura del ristorante.

ANTIQUARIO | il digitale

The Collector Avenue, corso Sempione 32, 20154 Milano www.collectoravenue.it

Cominciata come esperienza su diverse piattaforme, questa storia nel 2016 diventa la storia di un negozio online che, per agevolare i propri clienti offre anche un punto di ritiro presso la propria sede in corso Sempione. La praticità dello store online che incontra il calore di un luogo fisico, il tutto per vendere piccoli frammenti del passato: The Collector Avenue è una via digitale in cui poter acquistare oggetti da collezione, libri, figurine Liebig, piatti del Buon Ricordo, cartoline e tanto altro ancora; tutti oggetti autentici e, se necessario, certificati da periti specializzati, che stuzzicano l’interesse di collezionisti e nostalgici. Un meccanismo semplice ed efficiente, che va incontro al cliente anche attraverso tempi di consegna rapidi e costi di spedizione contenuti.

BOUTIQUE | l’amichevole

T&C Boutique, via Monte Bianco 48, 20149 Milano www.tc-boutique.com Tra abiti accuratamente selezionati di Liu-Jo e Vicolo si trovano

Terry e Chiara, due sorelle la cui passione per la moda ha dato vita a questo negozio, in cui ogni donna può entrare con la certezza di incontrare professionalità, un ambiente amichevole e capi di qualità, scelti per trasmettere grinta, stile ed eleganza. Attraverso i loro preziosi consigli, Terry e Chiara guidano le clienti verso l’abito che meglio si adatta al loro corpo e alle loro necessità, organizzando vere e proprie consulenze personalizzate che creano un rapporto di affiatamento e fiducia. E per chi non ha tempo, le due sorelle hanno creato un e-commerce per poter acquistare online i capi della loro accurata selezione: una declinazione digitale dell’universo T&C Boutique, per non rischiare di rimanere senza l’abito perfetto per l’occasione perfetta.

RISTORANTE | il vegano

Cuore Verde, via Sebastiano del Piombo 12, 20149 Milano cuoreverde.tcmhosting.it

Ormai sfatata l’idea che il cibo salutare sia triste e privo di sapore, anche chi non sceglie una dieta vegana non manca di mangiare in ristoranti con menu 100% vegetale, perché la cucina cruelty free e macrobiotica sa stupire con piatti colorati, tanta fantasia e gusti decisi. Cuore Verde è una gastronomia dove ogni giorno vengono preparate pietanze diverse, secondo la stagionalità dei prodotti, ma è anche una pasticceria vegana, dove coccolarsi con un dolcetto senza zuccheri raffinati né latte ma ricco di gusto e golosità, ed è anche un negozio dove acquistare alimenti con etichetta trasparente per la completa tracciabilità del prodotto. E per chi vuole portarsi a casa questi manicaretti già pronti, Cuore Verde ha attivo anche un servizio take away, per non lasciare nessuno senza il suo pasto vegano.

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HOBBY

L’arte della barba testi Katia D’Addona

L’antico rituale della rasatura rivive, con eleganza e ironia, in spazi vintage che riproducono l’atmosfera delle barberie di un tempo, dove la cura di sé sconfinava in momenti di relax e socialità.

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HOBBY

1 - FRANCESCO CIRIGNOTTA «Il barbiere più bravo del mondo» secondo il Financial Times e Le Figaro si trova a pochi passi dalla Darsena. Lo si riconosce dall’elegante abito sartoriale con cui accoglie sempre i clienti, dal volto, il più noto nel mondo dei barber shop, e dalle lettere “FC”, iniziali di Francesco Crignotta, stilizzate all’ingresso e sui prodotti. L’unico in Italia ad aver ottenuto tre Diamanti d’Oro (l’equivalente delle stelle Michelin), Cirignotta vanta una trentennale esperienza nel mondo dell’estetica maschile, seguendone e talvolta anticipandone movimenti ed evoluzioni. La “Dimora”, come ama chiamare il suo salone, ricorda l’atmosfera di un sofisticato club di gentlemen. Musica jazz, lampade di design, quotidiani e riviste esclusive, caffè da torrefazione, whisky di diverse tipologie e vini di varie provenienze rendono il restyling o la semplice cura del look un lussuoso rituale di benessere e relax. Via G. D’Annunzio 25, 20123 Milano www.crignotta.net 2 - BARBERIA SANTA MARTA Nel cuore delle “Cinque vie”, dedalo di vicoli e scorci nel centro storico di Milano, due giovani siciliani hanno aperto uno spazio ispirato alla grande tradizione delle barberie italiane. Parquet e tonalità calde scelti dall’interior designer Luciano Botta creano un ambiente vintage che strizza l’occhio all’estetica hipster. Oltre ai servizi più innovativi, come la valutazione della cute e il riequilibrio idro-lipidico, l’originalità di questo nuovo “only for men” sta nel rispolverare trattamenti classici, come la rasatura siciliana con pennello per l’insaponatura e panno caldo e freddo rispettivamente per la preparazione e il dopo-barba. Via Santa Marta, 5 www.barberiasantamarta.com 3 - TONSOR CLUB BARBER SHOP In un mondo in cui la moda seriale ha definitivamente ceduto il posto allo stile “su misura“ il Tonsor Club ha trovato la sua dimensione ideale. Nelle due sedi, la prima al centro di Brera a cui è seguita l’apertura di un’altra in zona Missori, uno dei servizi più richiesti è il taglio “tonsoriale“, personalizzato in base alla forma del viso. Valorizzando la tradizionale idea di barbiere come punto di ritrovo e condivisione della vita quotidiana, nei due saloni del Tonsor Club, i milanesi hanno trovato un indirizzo dove sorseggiare un drink, ascoltare un brano jazz, leggere un buon libro e prendersi cura di sé con un tocco di autoironia. Via Palermo, 15 | Via P. Da Cannobio, 39 www.tonsorclub.com

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4 - BULLFROG Dalla contaminazione dell’atmosfera dei barber shop nordamericani con la tradizionale barberia italiana nasce Bullfrog. Presente in area medeghina con quattro atelier, il concept di Romano Brida è ormai un brand internazionale che ha puntato tutto sul fascino della rasatura a regola d’arte. Nel catalogo tagli classici degli Anni 80, come il Pompadour tipico della cultura rocker, e servizi di rasatura distinti per stile e tempistiche, come il Full Beard Reshaping che rimodella la barba con macchinetta, forbice e panno caldo in 30 minuti o la Bullfrog Shaves, rasatura tradizionale della durata di un’ora. Via Thaon de Revel, 3 | Via Dante, 4 | Piazza Alvar Aalto | Largo la Foppa, 4 www.bullfrogbarbershop.com 5 - BARBERINO’S Linee retrò su palette del verde e del blu, lavabi in ceramica, atmosfera da antiche barberie italiane di inizio Novecento. Le cinque sedi di Barberino’s a Milano sono tappe note ai gentlemen che vogliono concedersi tempo e rituali per prendersi cura di sé stessi. Sulle poltrone in cuoio i segreti per un’autentica “men’s grooming” vengono rivelati in due modalità, che variano dai 30 ai 60 minuti, a seconda delle esigenze, ed eventualmente integrate dal taglio dei capelli e dal servizio di scrub purificante e creme anti age. L’eleganza che si respira nei saloni si riversa anche in una linea di cosmetici e in una collezione di rasoi a articoli da viaggio. Corso Magenta, 10 Via Cerva, 11 Corso di Porta Romana, 72 Via Fatebenefratelli, 21 www.barberinosworld.com 6 - ANTICA BARBERIA DELLE COLONNE C’è una passione di famiglia, trasmessa da nonno a nipote, a garantire la qualità del servizio di questa barberia affacciata sulle Colonne di San Lorenzo. Il passaggio di testimone da una generazione all’altra emerge davanti agli specchi retrò: tagli e rasature classiche si accompagnano o vengono rivisitate da profili più moderni. Un angolo dell’antica Milano dove trovare tutto il necessaire per una rasatura fedele ai passaggi tradizionali: crema per radersi, panno caldo, sapone alla mandorla (di antica tradizione italiana) spennellato con l’Omega 48, massaggio al viso. Corso di Porta Ticinese, 26 Instagram: barberia_dellecolonne_ milano

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INTERVISTA

In volo su Milano con Ali Dorate testi Emanuela Brumana

Diciotto minuti per raccontare il lockdown milanese: il cortometraggio di Massimiliano Finazzer Flory dà voce alle statue della città e invita a riflettere sul momento storico che stiamo vivendo.

«Se l’ascolto è lo spazio tra due suoni, che permette la musica, la storia e le statue sono lo spazio tra il passato e il futuro, che ci permette di ascoltare la città.»

Immagini estratte dal cortometraggio Ali Dorate di Massimiliano Finazzer Flory

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INTERVISTA

«U

na voce prestata a un film muto»: così Massimiliano Finazzer Flory descrive Ali Dorate, il cortometraggio presentato lo scorso settembre in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia e realizzato durante il lockdown che, mostrando immagini aeree di una Milano deserta, dà la parola a diciannove statue che commentano quei giorni in cui il mondo si è fermato. Abbiamo intervistato Massimiliano Finazzer Flory, che ci ha parlato del dietro le quinte, delle tematiche e delle sensazioni che le riprese gli hanno suscitato. E di CityLife, ovviamente, da lui scelta per la proiezione del corto, presso il cinema del loro Shopping District.

Milano è movimento; l’assenza di movimento ha suscitato in me un ascolto, un tendere l’orecchio alla materia. Nel silenzio abbiamo capito che cosa fa di Milano una città, ossia la parola. La città è un libro in cui i cittadini sono chiamati a essere allo stesso tempo autori e lettori. Le statue cui ho dato voce hanno parlato a partire dalle storie che la cittàlibro ha scritto, dalla materia di cui Milano è fatta. Come è stato calarsi nei panni delle statue – di donne e uomini, di personaggi sacri e profani – sia come autore che come attore?

Le statue sono diciannove, un numero soprattutto simbolico. I soggetti sono stati scelti in quanto archetipi o modelli di sapere che ritengo necessari: il femminile l’ho cercato in Minerva e nella Madonnina, ho convocato Leonardo per evocare il Rinascimento, Verdi per il Risorgimento, i busti della Statale in quanto docenti, maestri… Dar loro voce è stata per me una sfida teatrale: dovevo riuscire a trasformarmi in portavoce delle statue in quanto portatrici di storia, del loro io collettivo senza perdere la specificità di ciascuna. Un po’ com’è il mondo: è uno, ma ciascuno di noi è individualità; le statue rappresentano l’infinita diversità della specie umana. Sia nel cortometraggio Ali Dorate che nell’iniziativa lanciata in collaborazione con Il Giorno parla del potere curativo del tempo: del passato, in quanto memoria, del presente e di quel «qui e ora» heideggeriano di cui prendere coscienza, e del futuro, che apre alla speranza. Da dove nascono la riflessione e l’esigenza di porre l’accento su questo aspetto? Il film mette in scena la contraddizione umana: il tempo soggettivo e il tempo oggettivo. A un certo punto una statua dice: «Nel pericolo cresce ciò che salva». Ho dato voce agli angeli, pensando a quelli di Rilke che conoscono Heidegger e sanno che c’è una radura da raggiungere, ma il sentiero è interrotto. Dobbiamo recuperare quel sentiero per scoprire il dono del sacro, ossia la consapevolezza del tempo che siamo, per farne buon uso. Per me, fare buon uso del mio essere-alla-morte è sempre stato fare arte; fra il cielo e la terra non ho altro spazio che quello dell’arte per ragionare

L’ecologia dell’azione è anche un’azione dell’ecologia. Io credo che una parte importante degli interessi intorno a questo tema fossero ipocriti e retorici, un raschiare un barile che fino al giorno prima aveva inquinato. Non era una scelta di campo pensata e meditata, costituta da piccole quotidiane sincere azioni. La pandemia, però, ha stimolato il presupposto per fare un’ecologia sincera: le relazioni umane. Pensiamo ai nostri figli, a cui ci mostriamo davanti a uno schermo e non sanno che magari stiamo parlando di Heidegger e Rilke; loro vivranno il digitale come principale modalità di relazione e questa è una distorsione della realtà, una lussazione mentale. Soltanto recuperando la relazionalità potremo sviluppare la sostenibilità. «Il film è stato girato il venerdì di Pasqua, per mia scelta, e il primo trailer ufficiale è uscito a Pasquetta, una sorta di rinascita, un messaggio di speranza» racconta Massimiliano Finazzer Flory.

di immortalità. Il film in fondo sarà immortale, l’autore no, e racconterà che tra le sirene che risuonavano e le foglie che cadevano, c’erano radici che affioravano: questo è il suo intento estetico. Sempre per Il Giorno ha scelto quotidianamente una parola che descrivesse quella particolare fase dell’evoluzione pandemica. Ora, guardandosi indietro, che parola sceglierebbe per descrivere la totalità di quell’esperienza?

Ne avrei due, che sono connesse: inconscio, perché il Covid ha smosso e fatto affiorare qualcosa che è presente nel nostro io più profondo, e commozione, perché abbiamo condiviso emozioni. Riesce secondo lei a essere anche un inconscio collettivo? Sì, anche se abbiamo idee diverse, il concetto di collettivo diventa sempre più comprensibile. Ciononostante assistiamo a profonde fratture e divisioni nella società, motivo per cui un secondo lockdown potrebbe essere peggiore del primo. Mentre era in giro per Milano per le riprese di Ali Dorate, cosa ha avvertito?

Quando il primo giorno siamo usciti con la troupe, la percezione è stata di sospensione, c’era stata una fuga della società, che era scappata via lasciando le finestre aperte, i tavoli fuori, le saracinesche sollevate. Una fuga che però percepivamo come avesse la forma del nascondimento. La società si era ritirata e nascosta dietro le pareti. Ne sentivamo il respiro, ma non la vedevamo. Avvertivamo però che qualcuno si era salvato e il nostro compito era andare in cerca di questa salvezza. Non c’era paura, adesso sì.

Infine, proprio parlando della spinta di Milano verso il futuro, non posso non chiederle che cosa pensa di CityLife e se ci sono in programma future collaborazioni?

Mi sento a mio agio in CityLife, forse perché sono un milanese-newyorkese: la mia seconda città d’amore, dopo Milano, è New York. So bene che cosa vuol dire city e so bene che cosa vuol dire life e per me la city è life nel senso calviniano del termine. Vivo CityLife come Calvino diceva si vive una mano aperta, seguendone le linee della vita, capendo come proseguono e come possono aprirsi. Con CityLife mi trovo bene esteticamente, e ho pensato anche che per il mio film, il cinema Anteo potesse essere quel luogo dell’immaginario giustificato dall’immagine di città che lo circonda. La collaborazione con CityLife continuerà per farne un palcoscenico all’aperto di esperienze contemporanee, per continuare a offrire commedie, per vivere insieme la città come se fosse un organismo vivo. � CALA IL SIPARIO Il 10 ottobre, in piazza Duomo, c’è stato un flash mob che ha coinvolto i lavoratori dello spettacolo, settore molto colpito dalla pandemia e dalle norme per contenere i contagi. In quanto attore, quale pensa sarà il futuro del mondo dello spettacolo e della cultura? Grave e orribile, soprattutto se parliamo di teatro. Lo spettacolo c’è anche nell’annuncio di rinvii e cancellazioni; fare teatro è un’altra cosa, non riguarda neanche il luogo fisico o gli attori, riguarda il pubblico e la relazione che nasce con loro. Non stiamo perdendo gli attori bensì il pubblico che si sta abituando all’idea di potere fare a meno del teatro. Questo è il danno più grave ed è ciò che dobbiamo combattere.

Pre-Covid la città stava sviluppando una forte apertura e compariva in diverse liste di città virtuose per l’approccio green. Per molti la pandemia è stata

Andrea Cherchi

Le immagini di Milano durante il lockdown sono di forte impatto emotivo, soprattutto per chi è abituato alla città frenetica, brulicante di vita. Anche il silenzio di Milano in quei giorni ha colpito molte persone. Che cosa ha provato mentre visionava le immagini di Ali Dorate prima dell’inserimento della musica e della voce?

un’occasione per migliorarsi come società. Per altri ha significato vanificare gli sforzi fatti in termini di sostenibilità. Che cosa ne pensa?

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TECNOLOGIA

Il futuro è... indossabile Tecnologia a fior di pelle con i wearable testi Simone Sirgiovanni

Grazie all’internet delle cose (IoT) possiamo connettere qualunque dispositivo alla rete: dalla serratura della porta alla macchinetta del caffè. Ma questo è oramai quasi il passato. La tecnologia del futuro non vuole semplicemente connettersi alla rete: vuole essere sempre più integrata al nostro corpo, conoscerci a livello viscerale e interagire in maniera sempre più naturale con noi. Diventeremo tutti degli Iron Man?

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TECNOLOGIA

A

L’ANTENATO DEI WEARABLE

TTENZIONE. Un utilizzo improprio dei dispositivi indossabili potrebbe causare un conflitto tra immaginazione e mondo reale con conseguente senso di onnipotenza. Se iniziate a credere di poter vedere oltre le superfici opache e/o saltare da un lato all’altro dell’autostrada come l’uomo bionico, interrompetene l’utilizzo. Grazie.

Negli anni Sessanta un professore di matematica del MIT di nome Edward Thorp e un genio matematico chiamato Claude Shannon inventarono un microcomputer in grado di battere il banco nel gioco della roulette. Grande come un pacchetto di sigarette, il processore veniva nascosto nelle scarpe e collegato tramite un sottilissimo filo a un apparecchio acustico. A ogni giro di pallina gli inventori comandavano il dispositivo con l’alluce in modo che memorizzasse alcuni tempi di riferimento e il dispositivo ringraziava restituendo, mediante nota musicale, il settore della ruota nel quale la pallina si sarebbe fermata. Funzionava? Direi di sì, il Nevada lo dichiarò illegale nel 1985!

I

l termine "wearable device", traducibile come "dispositivi indossabili", comprende una moltitudine di dispositivi intelligenti che, integrati al nostro corpo, sono in grado di memorizzare e scambiare automaticamente dati di diversa natura spesso collegandosi agli smartphone via bluetooth. Sempre più evoluti e sempre più oggetti di design da esibire in pubblico, i wearable possono essere principalmente di due categorie: • Dispositivi che generano realtà aumentata (AR) e/o realtà virtuale (VR), come per esempio i Google Glass di cui abbiamo parlato nello scorso numero di CityLife Mag; • Dispositivi che forniscono servizi di assistenza personale e/o rilevano segnali biometrici attraverso dei sensori, come il celebre Apple Watch. I wearable più conosciuti sono certamente gli orologi smart "fit tracker" ovvero quelli in grado di analizzare i passi eseguiti durante la giornata (chi non ne ha mai provato uno?), il battito cardiaco, le calorie bruciate, la qualità del sonno e altre informazioni utili per la nostra salute. Ma noi che siamo particolarmente curiosi andremo oltre parlando di dispositivi meno conosciuti ma decisamente interessanti. Scommettiamo che non ne avete mai sentito parlare?

Anche Samsung si affaccia ai wearable tramite Welt, una cintura intelligente con sensori posti davanti e lungo il girovita, capaci di monitorare e segnalare tramite smartphone il numero dei passi, il tempo trascorso seduti e... un aumento di tensione provocato da una mangiata un po’ troppo abbondante. Solo 69 dollari per mangiare meno grazie al terrore della notifica!

Welt

Levi’s Trucker Jacket con Jacquard by Google

Athos ha realizzato un completo da allenamento composto da maglia e pantalone a compressione che, grazie a una serie di sensori per l’elettromiografia (EMG), sono in grado di monitorare l’attività di 22 gruppi muscolari, la frequenza cardiaca, la respirazione, l’equilibrio e le ripetizioni. I dati vengono trasferiti all’applicazione su smartphone che ci dirà se stiamo svolgendo gli esercizi con la tecnica corretta. Con circa 550 dollari non avremo più bisogno del personal trainer! Athos Core I sensori posti sul completo trasmettono i dati al "The Core", un piccolo dispositivo che pesa meno di 20 grammi ed è alto circa 6 cm. Si inserisce in una tasca apposita ed è in grado di trasmettere i dati all’app Athos, che lo elabora e restituisce info e consigli.

Il cuore tecnologico della giacca smart è il tag Jacquar, un dispositivo che si inserisce nel jack della manica e, una volta accoppiato, inizia a comunicare con il nostro smartphone.

Levi’s collabora con Google puntando al connubio tra la storica cultura del jeans e la tecnologia indossabile lanciando sul mercato la Levi’s Trucker Jacket con Jacquard by Google. Tenetevi forte. Si tratta di una giacca che, una volta accoppiata al nostro smartphone ci consente, toccando il polsino interattivo, di fare una miriade di cose. Possiamo ascoltare e cambiare musica dalle cuffie, ritrovare l’auto parcheggiata, chiedere indicazioni stradali, comandare gli speaker di casa, spegnere le luci, far squillare il telefono in caso di smarrimento e dulcis in fundo, per i più social, posizionare lo smartphone e farci scattare un selfie da remoto. Tutto con un semplice gesto. Lo scopo di Levi Strauss & Co è quello di consentirci di "tenere il telefono in tasca ed essere sempre connessi mantenendo gli occhi sul mondo" e comunque la vediate, con 175 euro potremo permetterci di dimenticare, almeno per un po’, lo smartphone. Ora mi credete quando vi dico che il futuro ce l’abbiamo addosso? �

Wearable X ha lanciato una campagna su Kickstarter nel 2018 per la produzione di Nadi X, un paio di leggings da yoga con la capacità di rilevare le posizioni corrette da assumere e di segnalare all’utente, tramite leggere vibrazioni su fianchi, ginocchia e caviglie, quando è necessario cambiare la posizione o quando va mantenuta per più tempo. L’app elabora i dati trasmessi dai vari sensori ed è in grado di fornirci consigli personalizzati per migliorare le nostre performance. Esperti di yoga con soli 199 dollari per lei e 249 dollari per lui.

Giovane startup fondata a Sidney e trasferitasi a New York nel 2013, Wearable X nasce con l’idea di produrre biancheria intima vibrante. Solo nel 2017 lancia l’abbigliamento da yoga smart Nadi X.

Nadi X

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NUMERO 10 - DICEMBRE 2020

Direttore editoriale

LODOVICA DAL POZZO

Direttore creativo

SIMONE SIRGIOVANNI

Redattori e copywriter

EMANUELA BRUMANA KATIA D’ADDONA LODOVICA DAL POZZO MARIANA DE MARCO PATRIZIA GIORDANO MICHELA MORO SIMONE SIRGIOVANNI

Inserto CityLife News a cura di EMANUELA BRUMANA

Correttrice di bozze KATIA D’ADDONA

Fotografi

ANDREA CHERCHI ALBERTO FANELLI BEATRICE MANCINI FEDERICO RIVA SIMONE SIRGIOVANNI MARIO TIRELLI

CEO CityLife

ARMANDO BORGHI

Direttore commerciale CityLife GIORGIO LAZZARO

Coordinamento CityLife MARIANA DE MARCO

Stampa

GRAFICHE FILACORDA srl

Un ringraziamento speciale a... LAURA e AMBROGIO per averci ospitato nel loro elegante appartamento e al loro architetto SILVIA GOLDONI per averci raccontato le scelte di layout CLAUDIA PASINI per il supporto nel fornirci tutti i dettagli degli eventi MARIANA DE MARCO per l’incessante lavoro alla base di ogni numero del magazine PAOLO STELLA per gli aggiornamenti delle attività degli Orti Fioriti ANGELA CONVERTINI per il suo fondamentale sostegno nei contatti con la stampa ROBERTO RUSSO, MARINA REISSNER e GIORGIO VITALI per averci parlato dei prossimi progetti di CityLife FEDERICO RIVA per l’incredibile scatto fotografico protagonista della nostra cover ANDREA MARIOTTI per la consueta disponibilità e professionalità nel raccontarci i dettagli del cantiere delle Residenze Libeskind 2 EUGENIA PIRRO e CARLOTTA CALDERONI per essere il nostro punto di riferimento per le novità dello Shopping District ALBERTA GARUSI per il complesso lavoro sulle procedure e sui numeri relativi alle nostre attività MAURA DALLA PRIA e FIORELLA PALMIERI per il racconto di Wanderlust Milano 2020 MASSIMILIANO FINAZZER FLORY per il suo appassionato racconto del suo cortometraggio “Ali dorate” FEDERICA GUARNIERI per le informazioni sul dinamico evento di Barry’s bootcamp. MASSIMO MAPELLI e BARBARA ALZATI per il racconto dell’edizione 2020 di Salomon running. GIUSEPPE RANDAZZO e PIERLUIGI ROSSI per le preziose informazioni sugli eventi di Generali ELENA SCOVAZZI che rappresenta il fondamentale elemento di unione con le attività di Generali Real Estate ...e a tutti coloro che hanno contribuito a realizzare questo nuovo numero.

I numeri arretrati di CityLife Mag sono disponibili sul sito www.city-life.it CityLife Mag è pubblicato da ELLEDIPI srl, 34 passage du ponceau - 75002 Parigi - Capitale sociale 20.000 € - P. IVA FR 56 450 149 208

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CALICANTO D’INVERNO È una leggenda a spiegare la bellezza e il profumo dei fiori del calicanto d’inverno: un pettirosso cercava rifugio dal freddo e, dopo esser stato cacciato da altri alberi, si posò sul calicanto, che gli diede riparo. La pianta fu ricompensata della sua gentilezza con splendidi fiori gialli dal cuore vermiglio. Il Calicanto non smentisce la sua generosità, riempiendo con il suo profumo l’inverno negli Orti di CityLife.


«

I believe that architecture, as anything else in life, is

evolutionary. Ideas evolve; they don’t come from outer space and crash into the drawing board. Bjarke Ingels

»


UNA CACCIA AL TESORO ORIGINALE NELLO SHOPPING DISTRICT Pagina 2

SALOMON RUNNING: COM'È ANDATO L'EVENTO SPORTIVO POST LOCKDOWN Pagina 3

ORTI FIORITI CITYLIFE: BILANCIO DELLA STAGIONE Pagina 4

CITYLIFE NEWS NOVITÀ - EVENTI - CURIOSITÀ

Dicembre 2020

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DIVERTIMENTO IN SICUREZZA I mesi scorsi sono stati una sfida dal punto di vista degli eventi: Milano a settembre ha deciso di ripartire con la sua consueta grinta e CityLife non si è tirata indietro. In questo numero condividiamo la gioia che ha travolto la Salomon Running PAGINA 3 e la Wanderlust 108; raccontiamo la divertente caccia al tesoro organizzata da CityLife Shopping District e la tecnologica PoliMi Run PAGINA 2 e, ovviamente, ascoltiamo il racconto di Paolo Stella sull’ultima stagione degli Orti Fioriti PAGINA 4 .

L'ULTIMA TORRE Anche il racconto del cantiere della terza torre di CityLife volge al termine: in autunno il grattacielo è stato consegnato e il trasferimento dei dipendenti è già iniziato.

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o scorso 15 ottobre la torre disegnata da Daniel Libeskind per CityLife e conosciuta come "Il Curvo" è stata ufficialmente consegnata a PwC. Completata nei tempi previsti nonostante i rallentamenti dovuti al lockdown, la torre ospiterà i tremila dipendenti del network internazionale.

D. Bombelli

LO SPORT NON SI FERMA Il 18 ottobre, in piazza Tre Torri, all'interno di un perimetro recintato, gli appassionati dell’allenamento a intervalli ad alta intensità di Barry’s Bootcamp si sono dati appuntamento per una live class divisa in cinque sessioni. L’idea alla base dell’evento Barry's Outdoor era quella di consolidare la community, dimostrando che lo sport praticato secondo le regole in vigore è un’attività sicura, che si può fare stando insieme. A guidare i gruppi, i trainers della celebre palestra che, al ritmo della musica di Disco Radio, hanno motivato e spronato i partecipanti, facendoli divertire in sicurezza.

S. Sirgiovanni

CITYLIFE NEWS è l’inserto di CITYLIFE MAG che racconta gli eventi, le nuove aperture e gli appuntamenti imperdibili che si svolgono nel distretto o che hanno come sponsor CityLife. Il progetto immobiliare nato nel 2007 è arrivato a maturità offrendo un nuovo lifestyle a coloro che hanno scelto di viverci e, più in generale, alla città di Milano. -1-


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DISTANTI MA UNITI POLIMIRUN La voglia di stare insieme in sicurezza ha caratterizzato la scorsa edizione di Wanderlust 108 e ne ha sancito l’indiscutibile successo.

S. Rinaldi

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a più grande scoperta sociale dello scorso lockdown è stata forse quella legata alle potenzialità che hanno tecnologia e creatività, quando si incontrano. Dalla voglia

di tornare a praticare insieme e dal bisogno di farlo in sicurezza è nata la scorsa edizione di Wanderlust 108, di cui vi abbiamo già parlato in CityLife Mag 9. Una due giorni che, per la prima volta, è stata contemporaneamente live e digital, arrivando a coinvolgere 10.000 persone. «Realizzare Wanderlust 108 in questo momento delicato è stata un’esperienza sfidante […] Il risultato è stato un evento in una nuova forma innovativa e, se possibile, ancora più intensa, distanziati ma ancora più connessi, grazie alla profonda consapevolezza di quello che stavamo facendo», ha dichiarato Simone Tomaello, co-founder di 2night SpA, che produce e organizza Wanderlust in Italia.

CACCIA AL TESORO Un gioco coinvolgente ha portato i frequentatori di CityLife Shopping District alla ricerca di un tesoro unico e originale.

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I

n autunno, Milano è tornata a correre. Le gare sportive hanno dovuto ridisegnarsi e reiventarsi: molti eventi hanno raccolto la sfida e creato nuovi format per correre in sicurezza.

La PolimiRun ne è un esempio: dal 29 settembre al 10 ottobre, 9.880 “PolimiRunners” (un popolo composto da studenti, dipendenti, sponsor…) sono scesi in strada per aggiudicarsi un posto sul podio. Grazie all’app ufficiale PolimiRun Days hanno potuto scegliere percorsi disegnati nelle zone di Bovisa, Milano Leonardo, ma anche Cremona, Lecco, Mantova e Piacenza; l’app ha tracciato le performance e ha generato tre classifiche. I vincitori delle tre diverse categorie sono stati premiati il 17 ottobre in tre piazze di Milano: piazza del Cannone, piazza Leonardo da Vinci e, ovviamente, piazza Tre Torri. Gli incassi sono stati devoluti alla ristrutturazione del centro sportivo Giurati, in via Pascal a Milano.

ityLife Shopping District, dopo l’installazione della scritta #CityLifers, ha coinvolto il suo pubblico in un’altra appassionate attività: una caccia al tesoro.

Dal 28 settembre all’11 ottobre, sui canali social del distretto commerciale sono stati pubblicati gli indizi che hanno portato i partecipanti a trovare non casse piene di dobloni ma pezzi d’arte realizzati ad hoc dallo street artist Duty Gorn, che per l’occasione ha creato e nascosto sessanta pennelli nei dintorni

UN NUOVO MODO DI SFIDARSI

dello Shopping District. In molti hanno partecipato, compresa la testata Il Milanese Imbruttito, che ha raccontato il progetto in modo come sempre ironico. -2-


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SALOMON RUNNING: UNA GRANDE FESTA Il racconto con parole e immagini della prima competizione sportiva di Milano dopo il lockdown. Tanta voglia di tornare a correre e una perfetta organizzazione hanno fatto del 27 settembre una festa per tutti.

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L’applicazione delle norme anti-Covid non ha rovinato la festa, anzi, ha permesso ai partecipanti di vivere la giornata maggiomente concentrati sulle proprie performance.

A. Fanelli

VINCITORI E TEMPI Si sono guadagnati i primi posti di questa edizione sicuramente unica della Salomon Running Salvatore Gambino (59’47”) ed Elisabetta Iavarone (1h 09’45”) per la Top Cup – 18 chilometri; Marco Giudici (32’39”) e Giovanna Selva (37’08”) per la Fast Cup – 10 chilometri; Jacopo Turra (19’36”) e Margherita Pasini (27’35”) per la Monzino Run – 5 chilometri. -3-

A. Fanelli

Per chi fa sport, questa prima competizione dopo i mesi di lockdown è stata un’emozionante festa. Il conto alla rovescia prima del “via” ha fatto salire l’adrenalina alle stelle, nonostante le partenze scaglionate e le postazioni indicate dai bollini (soluzione che è stata molto apprezzata dai partecipanti). La felicità dei runner si percepiva anche sotto le mascherine, obbligatorie per i primi 500 metri di gara.

A. Fanelli

i ha provato persino il vento a rovinare la festa: il 25 settembre è stato così forte da imporre la chiusura del village. Ma il grido del popolo dei runner e della Salomon Running è stato più forte: Don’t stop me now! era il claim dell’evento, e ha portato fortuna. La gara si è tenuta in una domenica di inizio autunno nel rispetto dei protocolli sanitari attivati.


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TEMPO DI BILANCI C Nello scorso numero vi abbiamo parlato di alcune modifiche strutturali: il nuovo ingresso da via Stratos, la tettoia “gemella” rispetto a quella di GUD e il cambio di postazione del punto informazioni. «Tutte queste novità si sono rivelate vincenti e hanno permesso una fruizione degli orti più partecipata e ordinata; anche la tettoia è stata molto sfruttata durante i corsi che abbiamo organizzato nel fine settimana» dice Stella. Infatti, dal secondo weekend di settembre fino al terzo di ottobre, negli Orti Fioriti CityLife si sono tenuti corsi per appassionati sul tema del giardinaggio: l’iniziativa, organizzata seguendo tutte le norme sanitarie per il contenimento della pandemia, è stata un successo. «Nei giorni successivi, abbiamo ricevuto anche qualche telefonata che ci chiedeva se avremmo replicato, complice anche il bel tempo dei fine settimana di novembre» confessa Paolo Stella. Un segnale positivo per quanto riguarda l’esperienza degli Orti Fioriti che, con l’autoraccolta riservata ai residenti, conferma il successo ormai consolidato: «Ci sono affezionati che, ogni lunedì mattina, vengono a raccogliere, ma anche a parlare, chiedere informazioni; chi continua a partecipare lo fa per vera passione rispetto al mondo dell’orto», continua Stella.

Gli Orti Fioriti si sono preparati all’inverno. Con Paolo Stella ripercorriamo i mesi autunnali, tra grandi successi e qualche aneddoto.

S. Sirgiovanni

ome ormai da tradizione, con l’arrivo dell’autunno gli Orti Fioriti CityLife chiudono i cancelli, con la promessa di riaprire il primo giorno di primavera. Cogliamo l’occasione per fare il bilancio sulla stagione passata insieme a Paolo Stella della Cooperativa del Sole.

S. Sirgiovanni

Dicembre 2020

A “premiare” la passione con cui la Cooperativa del Sole si è presa cura degli orti non sono solo le visite di residenti e appassionati, ma anche le piante stesse, che quest’anno hanno regalato un’ottima produzione di frutta, soprattutto mele e pere. Nei mesi autunnali sono proseguite anche le visite delle scuole e di gruppi privati, mentre le stringenti norme di sicurezza non hanno reso possibile il mercato del sabato mattina. Ad animare gli orti, nei mesi scorsi ci sono state le star che

ormai tutti noi conosciamo: le tre galline che ora, con la chiusura invernale, sono state spostate in campagna, nelle sede della Cooperativa del Sole. Ovviamente, le ritroverete all’apertura in primavera.

E i conigli? Paolo ci racconta la convivenza con questi simpatici “intrusi”, arrivati negli orti in modo spontaneo: «Anche i conigli ci sono ancora, e per tutelare le piante giovani abbiamo studiato alcune protezioni per evitare che le mangiassero». Normali “trucchetti” che, in campagna e a quanto pare anche in città, regolano la vita nell’orto. •

RICORDATE LA VIGNA DI LEONARDO?

Nel numero 8 di CityLife Mag vi avevamo raccontato del “trasloco” della vigna di Leonardo, allestita durante la Milano Fashion Week in piazza della Scala e poi spostata all’ombra delle torri di CityLife. La Cooperativa del Sole si è presa cura delle 170 piante disposte lungo cinque filari e questo autunno, ci racconta Paolo Stella, è stata fatta la prima vendemmia. -4-


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