FOOD
©CLIC.HÉ - Webmagazine trimestrale di fotografia e realtà visuale - All rights reserved - Editore: Associazione Culturale Deaphoto
N° 28
LUGLIO 2017
w w w. c l i c - h e . i t
Editore: Ass. Culturale Deaphoto Responsabile area temi: Paolo Contaldo Responsabile area operativa: Niccolò Vonci
FOOD
Responsabile area recensioni ed eventi: Diego Cicionesi
PRESENTAZIONE ALLE IMMAGINI
pag. 5
Photo-editor: Giulia Sgherri Progetto grafico e impaginazione: Luca Andrea De Pasquale info@lucadepasquale.it
Foto di copertina: Valentina Loretelli
FOOD // SERVIZI UMIDO - Alessandro Comandini
Pag. 6
LE DÉJEUNER SUR L’HERBE - Andrea Foligni
Pag. 16
L’ANATOMIA DELLA COP[P]IA - Maria Chiara Bonora
Pag. 28
DAL FONDO - Roberta Baldaro
Pag. 40
MI NUTRO - Roberto Petrocchi
Pag. 52
SCATTI DI CRONACA - Silvio Guala
Pag. 60
LET’S COOK - Valentina Loretelli
Pag. 74
Redattori: Sabrina Ingrassia Collaboratori fissi: Silvia Moretta Servizi tematici:
RUBRICHE, RECENSIONI ED EVENTI
Alessandro Comandini Andrea Foligni Maria Chiara Bonora Roberta Baldaro Roberto Petrocchi Silvio Guala Valentina Loretelli
GIULIO PISCITELLI // “HARRAGA” - Davide Tatti
Pag. 94
Presentazione alle immagini
FOOD
DI PAOLO CONTALDO
Intimo,
quasi “umido” l’autoritratto di Alessandro.
Siamo quello che rimane, dopo aver mangiato.
Si
rimane vicini alla traccia con lo sguardo ampio di Andrea, il racconto è fatto per indizi e collegamenti.
Un grande pic-nic universale, un “contributo” collettivo.
Maria
Chiara sa restituire profumo e sensualità, gesto-forma-sapore.
Siamo
quello che mangiamo e quello che sogniamo, da svegli.
Immagine con luce e segno. Fiabe vere. Roberta
Surreale,
ironica, pungente la provocazione di Silvio.
Piccolo Trattato sull’uso contemporaneo della fotografia.
Immagini
ironiche, street per raccontare il gesto naturale del mangiare. Ro-
berto vs Martin Parr ...
...E
poi arriva Valentina, o meglio il suo gioco. Potente e ammaliante.
Rompe e ricompone, con eleganza.
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Alessandro Comandini
UMIDO
FOOD Ci nutriamo come macchine, genera-
Classifichiamo il cibo prima di ingerirlo e,
Io vivo in campagna, e l’umido sono buc-
zione di bulimici, anoressici, ortoressici.
coerentemente, differenziamo gli scarti
ce di pesca e melone che ancora profu-
Facciamo il pieno di micro-nutrienti e
in base alla composizione: la plastica
mano, foglie d’insalata croccante, pomo-
macro-elementi, chiamiamo spaghetti
e il vetro da una parte, l’indifferenziato
dori e gambi di cavolfiore, che raccolgo
e maccheroni carboidrati, riduciamo la
al centro, la carta a parte e l’organico,
in un secchio e restituisco alla terra.
verdura a fibre insolubili e polifenoli, la
che chiamiamo umido, nel secchiello
Queste foto raccontano il mio umido, la
frutta ad antiossidanti e sali minerali.
marrone.
mia terra. ■
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Alessandro Comandini
BIO
Ho iniziato a fotografare con una Kodak Retinette e non ho mai abbandonato i sali d’argento. Sviluppo e stampo personalmente i miei negativi. Uso macchine di ogni genere, dalle 120 mm degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso alle macchine a telemetro. Al digitale mi sono affacciato nei primi anni 2000. La maggior parte della mia progettazione verte sull’autoritratto e sull’identità, un aspetto particolarmente sentito nell’era del social e della condivisione. Due mie opere sono conservate presso il MUSINF (Museo Comunale d’arte moderna dell’informazione e della fotografia) di Senigallia; altri miei autoritratti sono riportati nel libro Il corpo solitario – l’autoritratto nella fotografia contemporanea Vol.2 a cura del prof. Giorgio Bonomi. Questo lavoro, “Umido”, è anch’esso una forma di auto-ritratto. In fondo siamo ciò che mangiamo (e buttiamo). ■
Andrea Foligni
LE DÉJEUNER SUR L’HERBE ///////JUNK FOOD///////
FOOD Nello spazio di un turno di lavoro chi
I parchi semideserti di mattina presto,
L'inaspettato ritrovamento di un volano
si occupa di liberare i giardini pubblici
restituiscono così gli avanzi. Gli "scarti"
tra i vari reperti-rifiuto ha suggerito un'ul-
dall'immondizia ha la possibilità di im-
di colazioni, desinari, merende e cene a
teriore ideale connessione con il titolo e
maginare il contesto urbano come una
volte appena consumati, lasciando solo
quindi col periodo durante il quale Ma-
sorta di enorme pic-nic diffuso sul terri-
intuire i volti, i gesti e le parole di chi li ha
net dipinse il suo capolavoro, in un par-
torio: rifiuti che spaziano tra le più dispa-
abbandonati nel totale disinteresse per
co molto più pulito di questi. ■
rate tipologie di prodotti alimentari e che
l'ambiente pubblico.
suggeriscono un ipotetico pasto collettivo fatto appunto di cibo-spazzatura.
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Andrea Foligni
BIO
Nato e abitante a Prato dal 1965 Da buon camminatore immagino il mio percorso fotografico come un viaggio a piedi appena intrapreso: lento, riflessivo, affrontato con curiosità, soggetto a lunghe soste, deviazioni e smarrimenti. Precedenti esperienze lavorative con la grafica digitale mi hanno introdotto, autodidatta, alla comunicazione visiva; nel 2012 il primo approccio “ragionato” alla fotografia immediatamente sfociato in impegno, pratica e studio. Sensibile alle tematiche sociali e ambientali, sono molto interessato allo studio del territorio e le ripercussioni prodotte dall’azione umana cercandone segni e criticità. Verso la fotografia ho sempre più un approccio progettuale, che spero possa fornirmi il mezzo per esprimere il frutto di un’idea, un luogo, un incontro. ■
Maria Chiara Bonora
L'ANATOMIA DELLA COP[P]IA
FOOD È una ricerca visiva di analogie tra il
Le origini del pane intortigliato sono an-
La somiglianza della copia alle nudità
tradizionale pane di Ferrara, la copia,
tiche: fin dal 1287 negli Statuti di Ferra-
del corpo era già stata rilevata in pas-
e l'incontro sessuale di una coppia
ra si legge che i fornai erano obbligati a
sato con preoccupazioni diverse per la
amante, in un rimando a carattere più
lavorare pani “che abbiano orletti e che
moralità. ■
ampio tra Alimentazione e Riproduzio-
non si abbassino quando si cuociono”.
ne, necessità primarie per la Soprav-
La sua forma attuale è il risultato di se-
vivenza. L'osservazione ravvicinata del
coli di perfezionamento in eleganza e
pane mette in luce gli elementi di somi-
della combinazione di diversi fattori, tra
glianza con l'anatomia umana, quali la
cui la necessità della lunga conserva-
pelle del corpo, per colore e superficie,
zione e la volontà celebrativa del fasto
le rotondità, le torsioni e le tensioni.
Rinascimentale della corte Estense.
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Maria Chiara Bonora
BIO
Maria Chiara Bonora è nata a Ferrara nel 1980. Laureata in Architettura, esercita la professione di architetto e collabora come fotografa con alcune realtà del territorio dove abita. Ha esposto alcuni dei suoi progetti a Ferrara, Modena, Varese e Milano in mostre sia collettive sia personali. È co-fondatrice di Riaperture, associazione culturale che organizza il Riaperture Photofestival Ferrara. ■
Roberta Baldaro
DAL FONDO
FOOD Emerge il non fotografabile: scarto, avan-
Il confine tra fotografia e disegno è
Sottraggo immagini dal mondo. Certo,
zo, inabissato. La messa in scena dell’im-
labile, il condizionamento reciproco
sono fotografa. Il mio è un furto che si
magine, che sia deriva o naufragio.
è inevitabile, così il risultato si pone a
sdebita, con il disegno. Quando il gri-
La serie è tratta da “Posto nuovo”, un
conclusione o origine del paesaggio,
gio della fotografia e la grafite si confon-
progetto iniziato nel 2011 e suddiviso
sulla medesima superficie, la carta, in
dono, è allora che restituisco la refur-
in diverse narrazioni, in cui il disegno
quella sottile aderenza tra la stampa e
tiva: l’immagine è diventata altro, foto/
a matita si aggiunge alla fotografia,
la grafite, il reale e l’immaginato, il pae-
disegno, un’ipotesi, un posto nuovo.
trasformando lo scatto da multiplo a
saggio esterno e quello interno.
La deriva è una possibilità di viaggio. ■
esemplare unico.
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Roberta Baldaro
BIO
Roberta Baldaro (Catania 1975) si occupa di fotografia e disegno, è docente a contratto presso le Accademie di Belle Arti di Roma, Catania e Urbino, vive e lavora a Cesena dal 2009. Le ultime personali sono “Acquoso”, per il Med Photo Fest di Catania e “Refurtive” da Wundergrafik a Forlì, Entrambe nel 2017. Tra le recenti collettive (2015/17), si segnala “Imago Mundi” a cura di Luca Beatrice, Cantieri Zisa di Palermo, “Heart” a cura di Filippo Pappalardo e Valentina Barbagallo, a Catania e “Stazione eretta” a cura di Mario Gorni, a Olbia. Tra il 2011 e il 2014, la personale “Posto nuovo”, nel circuito Collegate di Fotografia Europea, Galleria 8,75 di Reggio Emilia, le collettive “SiFest Off” a Savignano sul Rubicone (FC), “Premio Basilio Cascella” a cura di Alessandro Passerini, nel ferrarese, e “Padiglione Italia Accademie”, Biennale di Venezia, a cura di Vittorio Sgarbi. Nel 2010 è tra i vincitori di “I sensi del Mediterraneo”, a cura di Martina Corgnati, Hangar Bicocca, Milano, è selezionata per “The Waiting Room” dalla Fondazione March di Padova, è finalista a “Digitalia”, a cura di Paolo Rosa, a Padova, e “Video.it”, a cura di Mario Gorni, alla Fondazione Merz di Torino. Dal 2005 al 2009 espone per “Gemine Muse” a Catania, al “Festival Internazionale del Video racconto”, presso la Fondazione Pistoletto, Biella, ottiene la menzione speciale a “Milano in digitale”, presso la Fabbrica del Vapore di Milano ed espone per “Urbana”, a cura di Olga Gambari, Biella. Del 2004 è la personale “Anancasmo” a cura di Vitaldo Conte e Fabrizio Nicosia, galleria Artecontemporanea, Catania. Tra i workshop “La fotografia pensa” con Guido Guidi, Cesena 2015, “Digitalia” con Paolo Rosa, Padova 2010, “ISIDEM” con Artur Zmijewski, Siracusa 2006 e “La Dimora dello Sguardo” con Antonio Biasiucci, Catania 2001. ■
Roberto Petrocchi
MI NUTRO
FOOD di gusto di leggerezza di socialità Un parallelo tra l’alimentazione umana e quella animale. ■
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Roberto Petrocchi
BIO
Sono un lucchese metalmeccanico, classe 1955, in attesa di pensionamento. Pratico la fotografia dalla fine degli anni settanta, ma solo in questi ultimi anni le ho riservato un posto di rilievo, rispetto alle altre svariate attivitĂ e passatempi. Ho frequentato vari corsi e workshop per approfondirne la conoscenza. Non seguo un genere specifico, ma non amo particolarmente la fotografia posata. Cerco immagini e storie. â–
Silvio Guala
SCATTI DI CRONACA
Campagna Toscana, 1968-1985
Cholame, 1955
FOOD
curioso l’opportunità di informarsi sui dettagli nella misura in cui preferisce. Spesso le code autostradali sono
Questa idea progettuale nasce dal la-
Partendo quindi dalla ricerca del ma-
dovute a incidenti sulle corsie di sen-
boratorio di linguaggio fotografico “Man-
cabro e del particolare da postare sul
so di marcia opposto per i cosiddetti,
giare con gli occhi” di Laura Manione
social network di cui molti (tutti?) sono
“curiosi”. Ci fermiamo a guardare gli
che, illustrando come la fotografia del
in diversi modi attratti, si sono voluti
incidenti immaginando cosa potrebbe
cibo si è evoluta nel tempo sfociando
fornire degli scatti di cronaca nera con
essere successo e cercando di scor-
recentemente nelle buone e nelle cat-
particolari “scabrosi” e “raccapriccianti”
gere qualche particolare interessante e
tive abitudini fotografiche a tavola (fo-
per il piacere di quelli che in autostrada
magari anche raccapricciante: è por-
odstagram e food-porn), ha fornito un
si fermano per vedere l’incidente nella
nografia applicata al quotidiano! ■
valido spunto per estendere il concetto
corsia di senso di marcia opposto.
di pornografia (non solo del cibo) anche
La didascalia degli scatti riporta solo il
a momenti di vita quotidiana.
luogo e l’anno dell’evento lasciando al
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Questi invece sono scatti di cronaca!
Dallas, 1963
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Hiroshima, 1945
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Kyoto, 1582
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Londra, 1982
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New York, 1929
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Oceano Atlantico, 1912
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Silvio Guala
BIO
Silvio “il SiV” Guala Sono nato nel 1971 ma solo pochi anni fa ho iniziato a interessarmi alla fotografia e in particolare alla fotografia di cibo, merito di una moglie cuoca per passione. Ora ho intrapreso un percorso che mi sta portando sempre più verso la fotografia concettuale in cui progetto e precisione sono elementi indispensabili per la buona realizzazione dell’idea. Il mio motto da sempre: “meglio tardi che male accompagnato”! ■
Valentina Loretelli
LET’S COOK
FOOD L’immagine di sintesi, perno della co-
confronto due modi diversi di compor-
municazione pubblicitaria, rappresenta
re, “cucinare” le immagini: da un lato il
il cibo come un idolo: la reputazione
fotomontaggio, che offusca la realtà,
precede il prodotto, fino a sostituirlo.
facendo tuttavia passare il messaggio
L’appetito che si genera non è dettato
quasi pittorialista come più vero del
da un bisogno primario, piuttosto da
vero, dall’altro il collage, emblema sur-
una sorta di fame chimica.
realista, che aiuta a manifestare i mec-
Riprendendo il filo conduttore di una
canismi della comunicazione sublimi-
recente serie televisiva, divenuta feno-
nale. Questo seguendo il principio per
meno culturale, in cui il protagonista
cui la dose può fare il veleno oppure
“cucina” una particolare metanfetami-
l’antidoto, spesso, però il primo si trova,
na di colore blu, ogni dittico pone a
dove ci si aspetta il secondo. ■
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Valentina Loretelli
BIO
“La menzogna non è nel discorso, è nelle cose.” (Italo Calvino – Le città invisibili.)
Nel lavoro di Valentina Loretelli si assiste alla messa in scena della realtà, manipolata con il preciso scopo di portare l’osservatore a riflettere sulla rappresentazione dei fatti: la percezione plausibile eppure distorta che a volte abbiamo, li rende veri o illusori? Una questione incessantemente aperta, una zona di confine rivelata anche attraverso la tecnica espressiva, a cavallo tra fotografia, narrative art e collage. Valentina nasce a Lucca nel 1985. È però Firenze ad adottarla. Qui frequenta l’Accademia di Belle Arti diplomandosi in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo. Durante questo periodo avviene l’approccio con la Fotografia: inizia subito a sperimentare le molteplici possibilità concettuali offerte da tale mezzo, con la stessa sacralità a ogni scatto con cui un alchimista guarda al risultato della trasmutazione. L’approccio al digitale avviene da autodidatta e contemporaneamente trova un istintivo sviluppo del suo linguaggio in progetti visivi seriali. Nel 2011 torna a interessarsi allo spettacolo e alla sua rappresentazione: frequenta il corso di Fotografia Teatrale e di Scena di Massimo Agus alla Fondazione Studio Marangoni (Firenze) e in seguito documenta molti eventi per fondazioni e associazioni cittadine. Nel 2012 perfeziona la sua formazione con un corso professionale di still-life e un master professionale in post produzione nello studio della YouCrea! Scuola di fotografia, sempre in quel di Firenze. Il suo lavoro “Fuoco fatuo che bruci i sensi, proteggi il mio peccato” è stato tra i selezionati del concorso nazionale di fotografia RP2012. Il tema riguardava il Fuoco (legato ai suoi molteplici aspetti materiali, simbolici, astratti, culturali, fisici,) e il Mediterraneo con le sue culture e tradizioni caratterizzanti. Il suo lavoro “Ritratti in assenza d’identità” è stato esposto all’interno di una mostra collettiva nell’ambito del Festival of Contemporary Visions 2013 (Firenze), ed è stato tra i segnalati della rassegna di fotografia contemporanea Confini11, sempre nel 2013. Nel 2014 è selezionato per la sezione Off del festival FotoConfronti, legato al Centro Italiano della Fotografia d’Autore. ■
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Davide Tatti Nato in Sardegna dove ha lavorato come graphic designer. Dal 1999 a Milano si è occupato di grafica editoriale, dal 2007 si interessa di fotografia per la documentazione.
RECENSIONE Fotografie: Davide Tatti
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mostra
GIULIO PISCITELLI // “HARRAGA” UNA MAPPA FOTOGRAFICA DEI MIGRANTI A CURA DI DAVIDE TATTI
L’intenzione di realizzare un progetto a
scorso. Il lavoro del fotografo si diffe-
le rotte dei migranti dai paesi africani di
lungo termine, dal 2010 al 2015, è sta-
renzia quando si affrontano le richieste
partenza, fino agli stanziamenti in Eu-
ta una delle motivazioni che ha spinto
di “news”, rispetto ad una necessità
ropa, per documentarne le molteplici
Giulio Piscitelli, fotoreporter di Con-
di scandagliare in modo approfondi-
azioni di sopravvivenza, senza pubbli-
trasto, a seguire le rotte dei migranti;
to l’argomento; in quest’ultimo caso il
care frammenti di particolare violenza,
come ha spiegato lui stesso insieme
presupposto non è solo trovarsi al mo-
ma tasselli di un percorso complesso
alla curatrice Giulia Tornari, durante
mento opportuno nel luogo dell’evento,
e sofferto.
la presentazione del libro fotografico
ma conosce chi si fotografa, stabilire
Piscitelli usa uno stile narrativo nitido,
Harraga (Giulio Piscitelli, "Harraga, in
con i migranti una capacità comuni-
privo di elementi di contraddizione e
viaggio bruciando le frontiere" A cura
cativa. Gli “Harraga”, termine dialettale
caos, nelle sue fotografie tutto converge
di Giulia Tornari. Contrasto, 2017) e
arabo, sono coloro che tentano di ol-
verso l’argomento; talvolta adopera im-
della mostra omonima, tenutasi presso
trepassare il confine per arrivare in Eu-
magini simboliche, come brandelli di in-
Forma Meravigli a Milano il 23 febbraio
ropa, Giulio Piscitelli ha voluto seguire
dumenti e resti di oggetti personali ›››
abbandonati dai migranti durate l’attra-
soluzione all’immigrazione clandestina,
lenze. L’arrivo nei paesi da cui è possi-
versamento del Sahara, per poter me-
suggerita da Piscitelli: fornire documen-
bile l’imbarco verso l’Europa è segnato
glio significare la reale precarietà, e l’al-
ti di viaggio ai migranti, per controllare il
dalla possibilità di essere trattenuti nelle
ta probabilità di non sopravvivere. Una
fenomeno e sottrarlo ai trafficati illegali.
carceri per persone senza documenti,
parte del materiale fotografico confluito
Il libro fotografico segue un ordine ge-
come quello di Twaisha a Tripoli. Spes-
in “Harraga” ha ricevuto il primo posto
ografico che traccia i percorsi dei mi-
so i migranti soggiornano per periodi
nella tredicesima edizione del Premio
granti, nella stessa area vengono poi
anche molto lunghi nei campi profughi,
Amilcare Ponchielli; il progetto ha tro-
incluse immagine appartenenti a perio-
come quello di Choucha, costituito
vato il favore di varie recensioni, come
di differenti.
dall’UNHCR nel 2011 durante la guer-
quella di Giovanna Calvenzi, sul Cor-
La fotografia di Piscitelli può dirsi una
ra civile libica nella città di Ras Agedir,
riere della Sera che ha sottolineato
mappa dell’immigrazione, che provia-
posta nella costa nord ovest della Libia
come il libro e la mostra siano stati un
mo a ricostruire. I migranti africani per
al confine con la Tunisia. Altra meta è il
modo per mettere ordine un progetto
uscire dal continente seguono due rote
confine con Melilla, enclave spagnola
che continua nei prossimi viaggi con
principali: quella occidentale che parte
in Marocco, dove si tenta di scavalca-
il supporto delle ONG. Su Repubblica
dall’Africa Subsahariana verso il Maroc-
re la rete di confine. Tra marzo e aprile
invece Pietro Del Re, giornalista e invia-
co, la Libia e la Tunisia; quella orientale
del 2011 Giulio Piscitelli si unisce a un
to di guerra, parla delle forti motivazioni
dal Corno d’Africa verso Khartum, che
gruppo eterogeneo di migranti che da
che portano i migranti ad allontanarsi
si trova nel Sudan a ridosso del Nilo
Zarzis, in Tunisia, attraversano il medi-
dai paesi d’origine. Nell’intervista fat-
Bianco, in direzione dell’Egitto e della
terraneo con un’imbarcazione gestita
ta da Francesca Lancini per Lifegate.
Libia: questa e la rotta più pericolosa
dai trafficanti illegali per approdare a
it, emerge la possibilità di trovare una
per le maggiori probabilità di subire vio-
Lampedusa.›››
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Da qui il percorso si sposta in Italia con
Castel Volturno, dove Piscitelli li incon-
Oxy dell’UNHCR. Le istituzioni greche
le attività di soccorso in mare da parte
tra nel 2011 e 2013: alloggiano in ten-
accolgono solo profughi provenienti
della guardia di finanza, della guardia
de improvvisate o abitazioni fatiscenti,
da paesi in guerra come Siria, Afgha-
costiera e della marina miliare, a giu-
senza elettricità e acqua potabile, privi
nistan, Iraq, gli altri vengono respinti. Il
gno 2015 e a luglio 2014; seguono
di assistenza sanitaria.
libro si conclude con un percorso fatto
le sepolture delle vittime naufragate a
Centro europeo di raccolta dei migranti
a tappe tra il 2013 e il 2015 in Serbia,
Lampedusa a ottobre 2013, il trasferi-
è il campo profughi abusivo di Calais,
Croazia, Ungheria e Bulgaria, dove le
mento dei migranti nei centri di prima
città all’estremo nord della Francia pro-
linee di frontiera sono altamente sor-
accoglienza, come quello di Pozzallo.
spiciente allo stretto di Dover, punto
vegliate per l’affluenza massiccia dei
I migranti da identificare vengono por-
strategico per attraversare il Canale
migranti, a cui spesso viene offerto il
tati presso CIE, centri di identificazione
Della Manica e arrivare in Inghilterra;
viaggio di ritorno se accettano il rim-
ed espulsione, dove secondo la legge
Piscitelli lo documenta nel 2015 mo-
patrio. La fotografia di chiusura è em-
italiana, sono trattenuti come “ospiti”,
strando la rete di economia informale
blematica: un rifugiato siriano si trova
ma di fatto vige all’interno un regime
che si è costituita al suo interno.
presso il centro di accoglienza del go-
carcerario: Piscitelli visita i CEI di Bari
Altra tappa: le isole della Grecia, che
verno a Pastrogor in Bulgaria, è sedu-
Palese, Roma Ponte Galeria, Torino
sono il primo ponte per chi si imbar-
to dietro un muro di recinzione, oltre il
Brunelleschi, con molte difficoltà per
ca dalla Turchia, Piscitelli copie due
quale si scorge un paesaggio con una
avere brevi contatti con gli “ospiti”. La
viaggi: a maggio 2013 e da agosto a
bassa collina, che lui non può vedere;
manovalanza dei migranti viene sfrut-
dicembre del 2015; punti di approdo
così come non vede la possibilità di
tata in nero nella attività agricole della
principali sono l’isola di Kos e di Le-
trovare un nuovo paese dove gli siano
Calabria a Rosarno e in Campania a
sbo con il centro di prima accoglienza
riconosciuti i diritti civili. ■
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« Un occhio, uno sguardo non bastano, composizione, esposizione. Non è il soggetto che fa l’immagine. È il segreto intorno al segreto, il non detto, l’innata valenza magica, una poetica del poter essere: riconoscimento simultaneo del significato del reale. Realtà che fu, realtà che è, realtà che sarà.»
lucadepasquale.it
designer / fotografo
LA REDAZIONE
REDAZIONE “TEMI”
PAOLO CONTALDO responsabile
SABRINA INGRASSIA redattore
GIULIA SGHERRI
photo-editor
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ALBERTO IANIRO webmaster
PAOLO CONTALDO grafica web
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LUCA ANDREA DE PASQUALE impaginazione & grafica
REDAZIONE “RECENSIONI ED EVENTI”
DIEGO CICIONESI
responsabile
COLLABORATORI FISSI
SILVIA MORETTA
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