©CLIC.HÉ - Webmagazine trimestrale di fotografia e realtà visuale - All rights reserved - Direttore Responsabile: Antonella Di Girolamo - Editore: Associazione Culturale Deaphoto - Reg. Trib. Firenze N° 5767 del 14/04/2010
n° 22
gennaio 2016
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CA SA
Editore: Ass. Culturale Deaphoto Direttore responsabile: Antonella Di Girolamo Caporedattore area temi: Paolo Contaldo Caporedattore area operativa: Sabrina Ingrassia
CASA
Caporedattore area recensioni ed eventi: Sara Severini
Editoriale
pag. 5
Presentazione alle immagini
pag. 7
Caporedattore rubriche: Niccolò Vonci Photo-editor: Giulia Sgherri Progetto grafico e impaginazione: Luciferi fine art LAB - Arezzo luciferi.it
Foto di copertina: Fabrizio Bruno In redazione: Sabrina Ingrassia Silvia Berretta Chiara Micol Schiona Alberto Ianiro Collaboratori fissi: Sandro Bini Diego Cicionesi Caterina Caputo Servizi tematici: Anna Lordi Bärbel Jungk Camilla urso Enrico Cambiaso Fabrizio Bruno Francesca Bellino Giannicola Cusanno Giovanni Cecchinato Maria Cardamone Michele Miele
casa – SERVIZI Casa
Pag. 8
Appartenenza
Pag. 18
Ancestors
Pag. 28
Una giornata particolare
Pag. 40
Giganti e barriere
Pag. 50
Comfort zone
Pag. 62
Quattro mura
Pag. 76
Evolutio visio
Pag. 84
Living area in Varanasi
Pag. 94
Comfort zone
Pag. 62
O.N.C. - Le case coloniche
Pag. 104
rubriche, recensioni ed eventi Festival innternazionale di Roma Fotografia
Pag. 113
OoopopoiooO a Prato
Pag. 119
Da dark cities a verde contemporaneo
Pag. 121
Editoriale
casa
di antonella di girolamo Casa, quattro lettere per contenere un significato millenario. Lontani ricordi scolastici fanno ripensare alla tipologia delle case nella storia. S’iniziava dalle caverne, vissute come rifugio e protezione, per arrivare alle case edificate dall’uomo. Nei secoli le abitazioni diventano sempre più resistenti e durature per passare di generazioni in generazioni, e nella permanenza, non più rifugio ma luogo dove poter accumulare. Dalle capanne e palafitte il cammino ci ha portato fino a edifici dove, l’inquilina per eccellenza, onnipresente e onnipotente, è al momento la tecnologia. Gli antichi e grandi castelli, abitati da pochi, ora sono imponenti castelli abitati da tanti, specialmente nelle periferie tutte da edificare. Condomini uguali e ripetitivi nei loro blocchi, dove l’unica via di fuga dall’omologazione sono i fiori sul balcone e le tendine. Se si digita la parola “casa” su un motore di ricerca, le prime decine di pagine sono sul mercato immobiliare. Sono descritte con dovizia di particolari abitazioni che si vendono, si comprano e si affittano. Poi c’è quella “altra” casa quella che non è comprabile né vendibile, quella che si trasforma e diventa appartenenza. La casa che racconta degli umani e delle cose degli umani. I ricordi sono chiusi negli oggetti e la memoria si trasforma nel tempo, quando i rimpianti nascondono nostalgie e tristezze mai sopite. Case che custodiscono gli odori e i profumi, case che, forse, tornano a essere rifugio. Perché la casa quella “altra”, quella che ci appartiene, che ci nutre e che ci segue, come il guscio segue Bernardo, il paguro, è fatta di piccole cose e del piacere che ne scaturisce. Casa? Casa! È quella che ci appartiene. Per sempre. Incredibilmente. ■
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Presentazione alle immagini
casa
di paolo contaldo “Sì, la cosa che mi piace più di tutte è vedere le case, vedere i quartieri. Però non mi piace vedere le case solo dall’esterno, ogni tanto mi piace vedere anche come sono fatte dentro, e allora suono a un citofono e faccio finta di fare un sopralluogo.”. Nanni Moretti Casa, declinata in “luogo” differente dai nostri autori. Anna Lordi ci conduce negli ambienti dello Stasi-Museum a Berlino, ci fa respirare l’atmosfera dura e inquisitoria del periodo. Si torna nella vicina Roma e ci s’immerge nella vita quotidiana e domestica del marito di Bärbel Jungk. Il viaggio nell’intimo si fa più profondo nel progetto diaristico ANCESTORS di Camilla Urso, dove le immagini prendono la varietà di un caleidoscopio e indagano le relazioni di famiglia. Si percorrono i luoghi e momenti del film di Ettore Scola “ Una giornata particolare” nei frame di Enrico Cambiaso. La casa, la segregazione, l’incontro è contenitore e contenuto della storia ambientata nel giorno in cui Hitler arrivò a Roma. “Denso spazio sociale” nel progetto GIGANTI E BARRIERE di Fabrizio Buono, saggio indagatore della complessità e delle storie di vita popolare della Guglia, quartiere di edilizia residenziale pubblica a Livorno. Incanto e stupore, colori e forme armoniche diventano tessuto e luogo di protezione e stabilità per Francesca Bellino nella sua COMFORT ZONE. La CASA è appartenenza e radice nelle bellissime immagini di Giannicola Cusanno. Grandi Immagini, grandi spazi nella visione di Giovanni Cecchinato. Urbanistica e architettura di Mestre sulle orme del lavoro di Gabriele Basilico del periodo 1996-2001. Il viaggio si fa più lungo e profondo. Si arriva a Varanasi, in India con Maria Cardamone. La Citta è casa e villaggio nelle sue complessità e splendidi colori. Umanità diffusa, tra intimo e rivelato. ■
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Anna Lordi
casa
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casa Lo spazio privato dell’ultimo ministro
è l’attuale sede dello Stasi-Museum
Erich Mielke all’interno del Ministero
che fu creato il 7 novembre 1990 per
per la Sicurezza dello Stato dell’ex-
preservare la memoria dell’attività di
Repubblica Democratica Tedesca a
oppressione della Stasi.
Berlino. Il Ministero per la Sicurezza
Stasi-Museum
dello Stato, nato nel febbraio del 1950,
Haus 1 Berlino ■
Ruschestraße
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Anna Lordi
BIO
Fotografa per passione, inguaribile sognatrice, casalinga a mezzo servizio dopo essere stata responsabile dell’organizzazione e della comunicazione presso un’agenzia di sviluppo locale. Sono nata in provincia di Salerno quarantotto anni fa e vivo a Roma da qualche anno. â–
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B채rbel Jungk
appartenenza
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CASA è un servizio su mio marito che svolge
è sviluppata una forte appartenenza a
la sua attività lavorativa da casa. è molto
essa.
presente e la casa sta al centro del suo
Intorno al lavoro, ci sono tutte le
quotidiano. Trascorrendo la maggior
attività giornaliere come mangiare e
parte della sua giornata a casa, si
riposarsi. ■
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Bärbel Jungk
BIO
Mi chiamo Bärbel Jungk, ho cinquanta anni e insegno tedesco a Roma. Sono nata ad Amburgo e vivo da circa sette anni a Roma. Un po’ da sempre mi piace fare le foto e da quattro anni frequento anche dei corsi di fotografia per migliorare la mia tecnica e allenare l’occhio per delle foto migliori. ■
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Camilla Urso
ANCESTORS
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CASA Il progetto “Ancestors” è un’indagine
per rendersi visibili ed esistere aldilà
autobiografica sul senso delle leggi
degli investimenti emotivi e fisici che gli
spesso
antenati hanno fatto su di noi.
e
invisibili
potentissime
ma che
inossidabili regolano
Ancestors è una storia di lotta per la
l’appartenenza familiare e la fedeltà agli
nascita di una casa, la mia.
antenati.
E di un conflitto antico tra il bisogno
Ciascuno di noi occupa un posto
di occupare quel posto a tutti i costi e
ben preciso all’interno della catena
potere così meritare l’amore materno e
generazionale da cui è generato. Le regole
familiare, e la necessità di affrancarsene
imposte dal patto transgenerazionale
per avere diritto a esistere e prosperare.
per avere diritto a occupare quel posto
Una storia di lotta per trasformare
e avere status di appartenenza sono
l’eredità indicibile in libertà.
legami cui a volte è necessario ribellarsi
Di generazione in generazione. ■
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Camilla Urso
BIO
A un certo punto, nessuna immagine. E’ nel 2010, grazie alla fotografia e alla pratica dell’autoritratto, che comincia un processo irreversibile di ri-narrazione di sé e di ribellione alle regole che fino a quel momento avevano normato la sua capacità di esprimersi e la norma con cui inquadrare il visibile. L’esperienza di scattare, ri-scattare e riscattarsi e di creare spazi-immagine in cui ritrovarsi e in cui accogliere le storie degli altri diviene il cardine della propria ricerca personale e professionale. E forma non sempre pacifica di resistenza. Fotografa autodidatta, si specializza nell’utilizzo dei mediatori artistici nella relazione d’aiuto, in particolare foto e video, nell’ambito del master “Video, fotografia, teatro e mediazione artistica nella relazione d’aiuto” diretto da Oliviero Rossi, e in seguito approfondisce gli studi con foto terapeuti, artisti e fotografi. Espone i suoi progetti in gallerie e nell’ambito di convegni, festival e incontri dedicati alla fotografia come mediatore per la narrazione di sé. Adesso conduce laboratori di narrazione e autobiografia per immagini rivolti a utenti di servizi pubblici, associazioni e privati. Porta avanti nella sua pratica quotidiana, una ricerca che si appoggia sulle immagini e sulla fotografia contaminandosi con scrittura, manipolazioni creative, strappi, rammendi e oggetti della memoria personale per raccontare storie che hanno bisogno di essere liberate. Prima di tutto la sua. ■
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Enrico Cambiaso
Una giornata particolare
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CASA Non occorre girare il mondo per avere
segreti, di scrigno protettore da sguardi
qualche cosa da raccontare, basta
giudicanti, da volgari risate. Le distanze
spostarsi lungo una rampa di scale,
diventano relative, un piano divide
salendo da un piano a un altro. Così,
galassie lontane, che per un attimo
senza mai uscire dall’interno di una casa,
hanno potuto respirare i reciproci dolori.
Ettore Scola ci regala un capolavoro
Poi l’edificio si trasforma nuovamente in
contenuto in silenti pareti, una storia che
tomba, in muri assumono la valenza di
nasce, si sviluppa, esplode profonda e
barriere invalicabili. Tutto finisce com’è
intensa. Tutti i sentimenti si sfiorano con
iniziato, come l’arrivo dell’alba che
la delicatezza di un battito di ali. La casa
ci fa destare dal sogno di una realtà
assume valore di crogiuolo di sussurri e
migliore. ■
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Enrico Cambiaso
BIO
Genovese di nascita (1965) con la salsedine e gli ossimori dei chiaro scuro dei caruggi nel DNA dell’irrequietezza del suo essere. “Attraversa tante vite”, per incontrare la fotografia, dalle quali, come ogni marinaio per il canto delle sirene, rimane affascinato. Non si pregia di “essere fotografo”, consapevole che il viaggio è lungo e sottovalutare l’attraversata non è di buon auspicio. La sua insaziabile curiosità, il non prendersi troppo sul serio, sono fondamentali stampelle che lo sorreggono nella sperimentazione, nelle difficoltà del mondo delle immagini. In ogni scatto cerca di conoscere se stesso, le proprie sensazioni, far si che attraverso l’obiettivo, il mirino, la luce viaggi nel suo occhio per arrivare all’anima. ■ “Non voglio dimostrare niente, voglio solo mostrare” F. Fellini
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Fabrizio Bruno
Giganti e Barriere storie di vita popolare
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CASA Chiunque arrivi dalla Provinciale Pisana o da Firenze e svolti verso destra, oltre le vecchie barriere doganali, si ritroverà in piazza Barriera Garibaldi, fulcro del quartiere di edilizia residenziale pubblica della Guglia. A prima vista, questa manciata di strade e imponenti palazzi, che uniscono la via Aurelia al centro di Livorno, appare niente di più che un agglomerato urbano popolare come tanti altri, progettato e realizzato mediante politiche pubbliche talvolta troppo distanti. Un quartiere però è soprattutto il risultato di un insieme di aspetti di
natura sociale: l’interazione fra i suoi abitanti, le funzioni che svolge per la vita delle persone, una cornice in cui dar forma alla propria identità. In questo percorso di vie, infatti, chiunque decida di abbandonare prospettive fugaci e distratte, si ritroverà immerso in un denso spazio sociale intessuto di traiettorie esistenziali, individuali e collettive, con relazioni significati e pratiche di vita quotidiana. Giganti, dunque, non sono solo i palazzi color ocra dalle persiane verdi, ma anche le storie che al loro interno
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prendono vita e, intrecciandosi tra loro, narrano un pezzo di Livorno. Allo stesso modo Barriere non sono solo le dogane che un tempo regolava l’ingresso di genti e merci, ma anche la rete di ostacoli architettonici e di conseguenza economici e sociali, nei quali gli abitanti si trovano quotidianamente impigliati e ai quali cercano di resistere mediante pratiche di continuo reinventate. Inserita in un percorso di ricerca sociale più ampio, questa serie d’immagini vuole quindi essere il primo tentativo di inserirsi in tale ambiente urbano e insieme di comprendere il complesso intreccio fra il quartiere e chi lo abita. ■
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Fabrizio Bruno
BIO
Fabrizio Bruno, di origini nuoresi, da qualche anno vive e lavora a Firenze. Fotografo e sociologo, alla base del suo lavoro c’è il tentativo di coniugare la ricerca etnografica in ambito urbano alle arti visuali. Adesso si occupa di progetti legati allo sviluppo della cittadinanza attiva e all’ideazione e realizzazione di laboratori visuali legati alla sfera dello spazio pubblico. ■
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Francesca Bellino
COMFORT ZONE
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CASA Ognuno di noi ha una zona sicura,
ombre è a volte un po’ contrastata e a
dove si sente protetto al riparo. Che sia
volte più pastellata. Rispecchia il modo
una stanza fisica all’interno della casa
in cui vivo il luogo. Ci sono soggetti
o un posto immaginario che risiede nei
ripetuti quasi ossessivamente che poi
nostri pensieri. In questo mio viaggio,
nel complesso del quadro trovano
reale e surreale, intendo svelare alcune
un’armonia con ciò che li circonda.
di queste zone che mi rendono protetta
Una continua ricerca di stabilità rispetto
dal mondo esteriore. Un mondo che
all’instabilità del continuo spostamento.
a volte mi fa paura, ma in cui riesco
Uno studio del luogo dettato dai
sempre a trovare un luogo di pace.
colori e il fascino per la bellezza del
Questa pace di colori, sfumature e
quotidiano. ■
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Francesca Bellino
BIO
Nata a Bologna, ma vissuta a Cortina d’Ampezzo fino all’età di diciotto anni. Dopo aver abbandonato la carriera universitaria, studia arredamento d’interni e in seguito si dedica alla fotografia. Nell’estate del 2014 vive un’esperienza didattica a New York, dove impara e conosce un nuovo mondo grazie all’insegnamento di Landon Nordeman. Ritornata in Italia, espone in diversi festival fotografici con il progetto ‘Chameleons’ curato da Roberta Fuorvia per NYPS. Vive e lavora a Bologna. ■
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Giannicola Cusanno
quattro mura
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CASA Vi è mai capitato di vivere dentro quattro mura per anni e non sentirla mai la vostra casa? Forse perché la “casa” più che cose sono gesti sono ricordi: è appartenenza. Allora ci si sente a casa la domenica andando dai propri zii. Dove si preparano fettuccine fatte in casa e dove questa “parla” di te e della tua famiglia. ■
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Giannicola Cusanno
BIO
Sono nato a Roma e coltivo la fotografia come passione. Ho cominciato a fotografare relativamente tardi ma la voglia di “scrivere con la luce” è sempre cresciuta. Non sono un fotografo professionista e il mio lavoro occupa molto del mio tempo; per questo il tempo dedicato alla fotografia diventa un sogno, una fuga. Negli ultimi anni soprattutto, per merito di buoni maestri, ho imparato ad avere più consapevolezza delle mie immagini ma la strada da fare è tanta. ■
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Giovanni Cecchinato
Evolutio Visio
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CASA Il progetto si configura come un
ambiente abitativo urbano. Il lavoro
reenactment del lavoro di Gabriele
(durati quattro anni), eseguito tutto in
Basilico su Mestre effettuato tra il
banco ottico, è svolto in collaborazione
’96 e il ’01. Un centinaio d’immagini
con Università IUAV di Venezia e
di grande formato (quasi tutte da
curato dal Prof. Riccardo Caldura
1 x 0,75 mt) riesamina una città
dell’Accademia di Belle Arti di Venezia,
archetipo dell’urbanizzazione veneta a
già curatore delle mostre di Gabriele
quindici anni dalla visione del maestro
Basilico. In esposizione a Mestre,
esplorando le evoluzioni e l’attuale
Venezia, Piacenza. ■
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Giovanni Cecchinato
BIO
Fotografo
professionista
prevalentemente
in
ambito
lavora interior
e
architetture e advertising. All’attivo un libro sull’attività di volontariato che affianca gli ammalati di cancro nel territorio veneziano “L’Equazione Possibile”. È premiato al premio Pasinetti con il cortometraggio “Quieto Mare” sullo stesso tema. Pubblica su riviste nazionali e internazionali. ■
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Maria Cardamone
Living area in Varanasi
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CASA
ceti più bassi questa distinzione delle stanze non c’è: qui è possibile trovare un’intera famiglia al lavoro condividere
“La vera casa dell’uomo non è una casa,
stili abitativi. La casa più importante è
gli spazi di una casa a cielo aperto.
è la strada” scriveva Bruce Chatwin. E
il famoso Palazzo del Tigri, dove abita
Spesso anche gli animali sono parte
questo tanto più è vero a Varanasi, in
il ricco proprietario della Ghat delle
integrante della famiglia: il pappagallo,
India, dove la gente comune un po’
cremazioni sul Gange. I pellegrini Hindu
la capra, e soprattutto le scimmie per
per cultura e un po’ per le temperature
credono che la cremazione effettuata
cui Varanasi è famosa i quali vivono
estive tende a vivere all’aperto e nei
in quella Ghat di Varanasi assicuri al
per lo più sui tetti ma a volte anche
luoghi pubblici. In città perciò si respira
defunto la liberazione dal ciclo delle
come veri e propri animali domestici.
ancora l’atmosfera del villaggio, dove
rinascite e quindi la Ghat costituisce
A Varanasi poi non mancano di certo
tutti conoscono tutti e i bambini girano
il maggior business della città. In
delle contraddizioni: è infatti possibile
indisturbati, come figli di un’unica
questa casa le donne restano sempre
trovare un televisore dove non te lo
mamma: la terra. In alcuni quartieri,
nascoste in una stanza a loro adibita,
aspetteresti, nella minuscola stanza-
come quel mussulmano, le case sono
mentre fuori nel terrazzo visibile dal
casa di uno slum. Se non bastassero
piccole e lasciate vuote, mentre le
fiume spiccano statue di tigri, insieme
le strade colme di gente a dare questa
strade si affollano; i ragazzi più grandi
simbolo di regalità e stravaganza. In
sensazione di apertura, ci sono i tetti. A
tengono in braccio i più piccoli, gli adulti
una casa così grande vivono anche
Varanasi i ragazzini, ma anche gli adulti
supervisionano da lontano. Varanasi
i servi, considerati intoccabili, che si
giocano spesso con l’aquilone, tanto
è la città più antica e sacra dell’India
occupano del foraggio delle bestie e
che il cielo sembra essere anch’esso
e offre al suo interno grandi varietà di
altri servigi. Nei quartieri periferici e nei
abitato e i terrazzi colmi di gente. ■
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Maria Cardamone
BIO
Maria Cardamone è una fotografa freelance, nata a Palermo (1984). Lavora nel campo della fotografia dal 2008, seguendo una formazione che comprende corsi presso l’Università di Palermo, Palermophoto, e corso di Reportage con il fotografo Fausto Podavini. Al termine dei suoi studi universitari, nella sua tesi in geografia analizza la visione del geografo Denis Cosgrove che collega l’uso della fotografia aerea con la mappatura e l’uso politico e culturale delle mappe. Dal 2012 al 2014 Maria ha vissuto a Londra, dove ha lavorato in studio, come fotografa di ritratto e moda, sperimentando anche il processo di sviluppo e stampa in laboratorio. Le sue fotografie sono state pubblicate nel Corriere della Sera, La Repubblica, Urban Photography Magazine, Private Magazine, “Don’t Take Pictures” Magazine, Social Documentary Network e Lens Culture. Maria Cardamone ha esposto sia in mostre personali sia collettive, in Italia e all’estero. ■
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Michele Miele
O.N.C.
Le case coloniche
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CASA
di vita, l’O.N.C. (Opera Nazionale per i Combattenti NdR) fu soppressa. Nel corso del tempo, le successive
L’Ente O.N.C. fu istituita nel 1917, per
divenne uno dei migliori strumenti della
generazioni perdono di vista il senso
alleviare le miserevoli condizioni di vita
propaganda fascista, con orientamento
della Memoria.
dei reduci di guerra. Si assegnava così
allo sviluppo dell’agricoltura a scapito di
Abbandoni
una casa con podere annesso per il
quello sociale. Parte della popolazione
sempre più invasivi delle successive
mantenimento di una o più famiglie.
fu costretta a emigrare, lasciando alle
generazioni, caratterizzano il mutamento
Espropriazioni di terreni paludosi e
spalle la casa e tutto ciò che aveva
di un patrimonio paesaggistico collettivo
improduttivi in Puglia e Lazio diedero
riscattato con il proprio lavoro.
che dovrebbe essere percepito come
inizio alle grandi bonifiche. L’Ente
Nel 1977, dopo circa un sessantennio
bene comune. ■
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e
interventi
strutturali
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Michele Miele
BIO
Dopo gli studi in cinema e fotografia lavora con l’agenzia Contrasto per il fotografo Massimo Siragusa e con Annette Schreyer fotografa di Laif Agency e LuzPhoto. In Seguito collabora con Studio Gregorio C. Maestri Architettura, Politecnico di Milano e Accademia di Belle Arti di Brera. Ottiene pubblicazioni tra cui AT Casa, Il Manifesto, L’Espresso, Domus e partecipa a progetti d’indagine territoriale come Habitat Project ed Exposed Project. Collabora con gallerie di arte contemporanea ed espone in più mostre in Italia e all’estero, alcune delle quali curate da Francesco Zanot e Walter Guadagnini. ■
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recensioni Introduzione al Festival Internazionale di Roma FOTOGRAFIA XIV edizione: IL PRESENTE 9 ottobre 2015 - 17 gennaio 2016 MACRO Via Nizza,138 Roma
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festival
Festival Internazionale di Roma FOTOGRAFIA A CURA DI diego cicionesi
Si è da poco inaugurata a Roma, negli
significato e di un ruolo di primo piano
legata al ciò che “è stato”, quanto
spazi del Macro, la XIV edizione di
della fotografia oggi. “In un mondo in
dall’ansia provocata dalle trasformazioni
FOTOGRAFIA - Festival Internazionale
costante e repentina accelerazione, la
del
di Roma. Il tema centrale quest’anno
pratica fotografica, i cui meccanismi di
dell’esperienza che è quello proprio del
è Il Presente anche se, come di
produzione e distribuzione sono ormai
sentire e del vivere. Riflettere su questo
consueto,
vengono
pressochè immediati, si presenta come
tempo presente significa guardarsi
sviluppati varie tematiche ed altre
arte privilegiata per fissare, definire
intorno e comprendere lo spazio che
iniziative. Di particolare interesse ed
ed osservare il Presente. Spogliando
ci circonda, rivolgersi a quest’oggi
attualità, la mostra è alla ricerca di un
quindi la fotografia tanto dalla nostalgia
irripetibile, posizionarsi al centro di
parallelamente
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domani,
emerge
un
tempo
questo universo ed indagarne i legami
all’interno della rassegna Il Presente,
chiuso una trilogia di opere, iniziata
che costruiscono il mondo come noi
Federico Clavarino con Italia o Italia,
con American Night (la frattura sociale
oggi lo percepiamo, lo osserviamo e
rappresentazione di una imprecisata
in America e l’impossibilità di relazioni
quindi lo viviamo”. Così Marco Delogu,
località italiana realizzata attraverso
umane) e proseguita con A Shimmer of
direttore artistico del festival, introduce
i frammenti del suo paesaggio, un
Possibility (la compressione del tempo
questa edizione. Un incipit sicuramente
insieme di luoghi anonimi, tracce,
in fotografia). The Present di Graham si
di grande stimolo che suscita curiosità
dettagli di opere d’arte. Uno spazio
interroga sulla nostra consapevolezza
e interesse e che favorisce riflessioni
quasi immaginario che prende forma
del mondo ed entra in contrasto con i
anche al di fuori dell’ambito fotografico.
nel momento in cui lo spettatore decide
canoni storici della street photography,
Mi riferisco al ritrovato desiderio di voler
di ricostruirlo visivamente. Mi è piaciuto
molto legati al concetto bressoniano
dilatare i tempi del presente, di non
molto anche il lavoro di Giovanna Silva,
di “attimo decisivo”. Una serie di dittici
farsi travolgere dalla logica del controllo
Narratives/Relazioni,
sguardo
in grande formato sono la doppia
assoluto e da quella del “risparmio del
che l’autrice dedica alle trasformazioni
rappresentazione di uno stesso spazio
tempo”, che inevitabilmente finisce
che stanno riplasmando il nostro
urbano, realizzata con una variazione
per essere riempito dal consumo
mondo. Oggetto delle fotografie sono
nel punto di vista (la macchina si sposta
oppure da una iperattività giustificata
i territori di conflitto del medio oriente,
di poco ma finisce per mettere a fuoco
solo da logiche di super efficienza. Il
che vengono rappresentati al di fuori
punti differenti) a distanza di un piccolo
Festival si dimostra ancora una volta
del teatro di guerra e lontano da ogni
intervallo di tempo. La mostra prosegue
di grande stimolo e portatore di nuove
spettacolarizzazione. Ad integrazione
negli spazi di Via Nizza a Roma fino al
idee sia per contenuti che per diversa
del tema portante, da segnalare
17 gennaio 2016.
progettualità dei singoli autori. A mio
il lavoro di Paul Graham, autore
parere merita una citazione, sempre
innovativo che con The Present ha
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uno
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eventi
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Parto
OoopopoiooO a Prato A CURA DI Rachele Salvioli
Dopo due anni di intensa attività
entrambi virtuosi. Le sonorità, a cavallo
e svariate date in Italia, Europa
tra pop e sperimentazione, incrociano
e Americhe, esce il primo lavoro
spesso universi artistici “lontani”. Li
discografico del duo OoopopoiooO,
abbiamo conosciuti dal vivo Venerdi
un progetto di Vincenzo Vasi e Valeria
4 dicembre alla ex Chiesa di San
Sturba. Al centro del loro lavoro c’è il
Giovanni, a Prato.
theremin, strumento del quale sono
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interviste
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intervista
Da Dark Cities a Verde ContemporaneO intervista a Daniele Cametti Aspri A CURA DI alberto ianiro
Daniele, quest’anno hai portato in
differenti, esprimono e consolidano la
un punto di riflessione, qualcosa che mi
giro i tuoi lavori in tutta Italia da Verde
mia visione della fotografia nella costante
stimoli nella ricerca e mi porti a scoprire
Contemporaneo a Dark Cities, fino
ricerca di offrire qualcosa di nuovo e
un qualcosa di sospeso. Secondo
al recente Extraordinario a Km 0. C’è
originale all’interno dell’ordinario. La
me la fotografia funziona quando
qualcosa che unisce queste opere
fotografia per me deve sempre portare
incuriosisce,
all’apparenza così diverse?
un messaggio, deve comunicare. Ciò
riflessione. E questo spirito è presente
I diversi lavori che porto in mostra, pur
che cerco è la cosiddetta nota stonata,
sempre in tutti i miei lavori.
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quando
stimola
una
Da quale riflessione nasce “Verde
queste aree che dovrebbero essere
ma è estremamente presente, perché
Contemporaneo”?
destinate al pubblico. Da qui nasce la
sono presenti i risultati di ciò che fa.
Verde Contemporaneo” è quella nuova
sproporzione tra le zone verdi e le aree
tonalità di verde che viene abbinata
edificate su cui ho voluto indagare. E
In Verde Contemporaneo l’uomo non
al
da quegli alberelli affogati nel cemento
c’è ma è presente, allo stesso modo
è iniziato il mio percorso di ricerca.
in Dark Cities la luce non c’è ma è
cosiddetto
“Grigio
Asfalto”
nel
nuovo linguaggio dell’urbanizzazione ad alta densità. Questo lavoro nasce
protagonista di ogni scatto. Da dove
proprio da una sollecitazione visiva
L’assenza dell’uomo in questo lavoro è
nascono le visioni notturne di Dark
che ho avuto esplorando le periferie di
centrale come sembra?
Cities: Parigi?
Roma. Quando esco per fotografare,
In realtà si vedono le tracce dell’uomo
“Tutto è nato da una vertigine avuta alla
mi lascio naturalmente stimolare da
sul paesaggio. Tutto il lavoro di ricerca
vista notturna del Petit Palais, mentre
ciò che mi circonda e poi vado ad
sulla vita del verde nasce da una
le luci della Tour Eiffel si stagliavano
approfondire
considerati
sollecitazione estetica che io vivo
in cielo alle sue spalle. Nelle mie
ordinari. In questo caso ad esempio,
attraversando questi luoghi, dai centri
perlustrazioni notturne delle maggiori
il mio lavoro è nato da un pensiero:
commerciali alle periferie. E si sviluppa
capitali europee, in cui l’umanità
solitamente le amministrazioni comunali
su una successiva indagine: la ricerca
è pressoché assente, si avverte il
affidano ai costruttori la gestione di
del perché di questi paradossi visivi,
silenzio, la solitudine di chi si trova nel
servizi quali il verde pubblico, in cambio
del perché il rapporto tra il verde e
buio e si tiene distante dalla società…
dell’esenzione dal pagamento degli
l’uomo negli ambienti periferici e negli
ne osserva il suo evolversi, in disparte
oneri
Succede
spazi commerciali è così impietoso.
e nascosto. Luce ed oscurità sono i
spesso che il costruttore riesca, quindi, a
Temo si tratti di una visione abbastanza
due lati opposti dello stesso percorso
risparmiare sul budget del progetto, ma
oggettiva, a mio avviso, di quella che
narrativo con cui racconto i territori che
nel tempo dimentichi completamente
è la società di oggi. L’uomo non c’è,
attraverso. Si tratta di temi opposti e
di
fenomeni
urbanizzazione.
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complementari, imprescindibili l’uno dall’altro come il nero ed il bianco e la notte ed il giorno.” Da Parigi a Milano… recentemente Spazio
Tadini
ha
ospitato
“Extraordinario a Km 0” in cui hai mostrato in anteprima gli scatti di Dark Cities Milano, cosa ci dici di questo lavoro? Anche Dark Cities Milano gioca con buio, luce e ombre. A me piace molto l’ambiente urbano, mi piace fotografare la città come specchio dell’uomo e Milano mi ha dato la possibilità di farlo. Ne ho scoperto io stesso un nuovo volto e ho voluto immortalarla lontana dai luoghi comuni come la nebbia, lo smog, il freddo, la città dove si va solo per lavorare dalla mattina alla sera. Ogni immagine indaga cosa c’è nel buio, cosa di positivo e magnetico nell’oscurità, tanto in senso materiale quanto metaforico. Dark Cities Milano è stato presentato come parte della mostra Extra Ordinario a Km 0, ci spieghi questo titolo? Il titolo “Extraordinario a Km 0” vuole valorizzare tutto ciò che conosco e in cui mi ritrovo e al contempo indica quanto le mie abitudini siano rassicuranti. Significa indagare in luoghi che mi sono estremamente familiari ma cercando al contempo di scoprirli attraverso uno sguardo diverso, basti pensare che la maggior parte di questi lavori sono stati realizzati in un raggio di 5/6 km. Il titolo fa parte in qualche modo della mia storia personale, del mio percorso e della mia formazione, sia emozionale sia culturale sia familiare perché tutto nasce da una estrema affezione ai valori familiari. Le vicende della mia famiglia sono state molto sofferte per cui in qualche modo sono molto attaccato a valorizzare tutto ciò che non ho mai avuto.
Se dovessi trarre un bilancio dell’anno
a Km 0 partecipando ad una mostra
appena concluso cosa diresti?
collettiva
Sicuramente è stato un anno molto
Siracusa. L’ho conosciuto tra le pareti
intenso, partito con Dark Cities ed un
di Officine Fotografiche ed il suo “I
inatteso successo, supportato anche
giardini d’Italia” è stato per me fonte
da una strategia di comunicazione
di grande ispirazione; nel 2014 sono
efficace, che mi ha dato la possibilità di
anche stato suo allievo, quindi poter
crescere dal punto di vista mediatico.
concretizzare una collaborazione con
Nel corso dell’anno è cresciuta anche
lui è davvero un onore. Sto lavorando
la visibilità dei miei lavori tra il pubblico
poi ad un lavoro più intimo insieme
professionale e questo mi ha consentito
ad Annalisa D’Angelo, si chiamerà
di
e
“Ordinary Loneliness” e avrà come
concretizzare collaborazioni importanti,
suo fulcro un paesaggio introspettivo:
dal The Mill al MIA con VISIVA, dal
immortalerà quei momenti di solitudine
Make Your Fest al Photoshow, da
che tutti viviamo quando non riusciamo
Spazio Tadini a PhotoContainer. E’
a confrontarci con la società che ci
stato un anno in cui ho potuto bilanciare
circonda. Altro progetto importante
lavori personali e collettive, anche
è quello legato ad un seminario, “la
attraverso il successo di Niente da
metropoli che non c’è”, con Maurizio
Vedere, rimanendo fedele ad un filone:
De Bonis che porterà poi allo sviluppo
quello della ricerca e dell’esplorazione
di un nuovo lavoro, diciamo un “Dark
all’interno del paesaggio urbano.
Cities: Roma” ma con delle particolarità
realizzare
mostre
ambiziose
guidata
da
Massimo
di cui ancora non posso parlare! Quali sono i tuoi prossimi progetti? Ho tanti progetti in cantiere, prima di tutto, continuerò la mia ricerca legata all’esplorazione del paesaggio
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photography fineart print visual\web design comunication secret gallery
luciferi.it
CLICK. LA FOTOGRAFIA NON È SEMPLICE SCATTO. SE PENSO CHE CON UN’INNOCUA PRESSIONE POTREI AFFERRARE QUEL VAPORE SFUGGENTE, QUEL MOMENTO FUGACE, LA VISIONE FLUIDA CHE È LA VITA, NON POSSO CHE LASCIARMI AFFERRARE DA UN’UNICA AFFASCINANTE IDEA: L’IMMAGINE. CLICK. LA FOTOGRAFIA NON È SEMPLICE IMMAGINE. UN OCCHIO, UNO SGUARDO NON BASTANO. COMPOSIZIONE, ESPOSIZIONE. NON È IL SOGGETTO CHE FA L’IMMAGINE. È IL SEGRETO INTORNO AL SEGRETO, IL NON DETTO, L’INNATA VALENZA MAGICA, UNA POETICA DEL POTER ESSERE: RICONOSCIMENTO SIMULTANEO DEL SIGNIFICATO DEL REALE. REALTÀ CHE FU, REALTÀ CHE È, REALTA CHE SARÀ. CLICK. LA FOTOGRAFIA NON È SEMPLICE REALTÀ. NON DIRE NIENTE, CHIUDERE GLI OCCHI, LASCIARE CHE IL PARTICOLARE RISALGA DA SOLO ALLA COSCIENZA AFFETTIVA. È PIÙ CHE REALE. È LA REALTÀ VISTA, ESPERITA, BLOCCATA E RICREATA: È IMMAGINAZIONE, PERCHÉ IL REALE NON PUÒ GIUNGERE AL GRADO DI PERFEZIONE CUI ESSA TENDE. È UNA FANTASIOSA BATTAGLIA CONTRO LO SBIADIRSI DELLA VITA, CONTRO L’AFFIEVOLIRSI DELLE SENSAZIONI. È IL PERDURARE DELLA POSSIBILITÀ. SE LA BELLEZZA E IL DIAVOLO SONO LA STESSA COSA, LA LUCE PUÒ FARE TUTTO E LE OMBRE LAVORANO PER ME. NON MI SONO MAI CHIESTO PERCHÉ SCATTASSI DELLE FOTO. SO CHE IN ESSA RIVIVO SCHEGGE DI ISTANTI PASSATI, SENSAZIONI CHE RISCHIO DI DIMENTICARE, ATTIMI CHE NON TORNANO PIÙ. MI RICORDANO CHI SONO. CLICK. LA FOTOGRAFIA È UNA SFIDA.
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