IDEA
#39 _ APRILE 2020
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EDITORE Associazione Culturale Deaphoto PROGETTO GRAFICO Niccolò Vonci
REDAZIONE
5 INTRODUZIONE ALLE IMMAGINI Paolo Contaldo
Paolo Contaldo Responsabile Area Temi
6 LA SOLITUDINE DELLE PIANTE (NEGLI INGRESSI CONDOMONIALI) Donato Sambuco
Sabrina Ingrassia Redattrice Area Temi
22 IMPOSSIBLE PLACES Giorgia Bisanti
Diego Cicionesi Responsabile Area Recensioni
34 BLUE Iolanda Pazzanese
Giulia Sgherri Photoeditor Area Temi
44 ANDARSENE (ISSNE) Rosella Centanni 52 ARBOR SE INDUET IN OREM Lorenza D’Orazio
Sandro Bini Comunicazione Alberto Ianiro Webmaster Paolo Contaldo Grafica Web
64 BUILDING GAMES Anastasia Monacelli
IMMAGINE DI COPERTINA Giorgia Bisanti
78 SOURCES OF VISION Chiara Dondi
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INTRODUZIONE ALLE IMMAGINI Paolo Contaldo Immobili testimoni del movimento. Sono le solitarie piante del racconto di Donato. Sono ingresso e uscita, invito e distanza. Ci pensa Giorgia a portarci nel suo caleidoscopio monocromo. Possibile e impossibile diventano tessuto unico. Mappe dell’immaginario, strade per la poesia. Una vera immersione quella proposta da Iolanda. Apnea per immagini, blue profondo. Indagine della distanza. Foto e diario dell’intimità di una separazione che lascia le sue vivide tracce e conferma la presenza. Rosella conosce la giusta misura per portarci vicino. E poi sono alberi, unità di una natura rarefatta. Lorenza ci ricorda l’esigenza di leggerli come progetto in divenire, storie da allargare e congiungere. Pronti a giocare. Mettere insieme e stupire. Tandem di emozioni e contrasti che confondono la prospettiva e indagano l’animo. Grazie Anastasia..
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DONATO SAMBUCO
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LA SOLITUDINE DELLE PIANTE (NEGLI INGRESSI CONDOMINIALI) Tempo fa mi sono trasferito dal centro di Firenze nel più periferico quartiere di Campo di Marte. Passeggiando per strada ho notato qualcosa di nuovo: una porta a vetri mostrava un ingresso condominiale con interna, solitaria, una pianta in vaso. Mi ha colpito l'atmosfera di questo luogo, fuori dallo spazio e dal tempo in cui la pianta era il fulcro dell’attenzione una po’ come i manichini antropomorfi nei dipinti di De Chirico. Da lì ho cominciato a notarne ovunque andassi. Una serie di variazioni sul tema, dove la pianta è l'unica forma di vita stabile in questi spazi di transito, zone grigie tra luogo e non luogo. Me le sono immaginate un po’ solitarie, testimoni immobili dei “buongiorno” di circostanza tra condòmini, del passaggio di postini frettolosi e dei pedoni che da fuori non si accorgono di loro. Solitarie, quasi mai notate, forse ci somigliano un pò. Avevo voglia di rilevare la loro esistenza. È da questa sorta di epifania che nasce questo progetto.
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Biografia Nato nel 1982, laureato in Cinema, Musica e Teatro presso l’università di Pisa. Nel 2008 mi trasferisco a Firenze, dove conseguo un diploma professionale di Tecnico Audio-Video presso la SNCI - Scuola Nazionale di Cinema Indipendente. Nel 2010 mi avvicino alla fotografia che diventa la mia vera passione e nel 2016 decido di farne il mio lavoro. A livello artistico ho partecipato a varie mostre personali e collettive, tra cui l’edizione 2018 della Biennale dei Giovani Fotografi a Bibbiena.
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GIORGIA BISANTI
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IMPOSSIBLE PLACES La fotografia ci permette di creare immagini che non esistono in natura o che non sono visibili all’occhio umano. Questa possibilità ci permette di andare oltre la superficie della riproduzione e arrivare alla complessità della rappresentazione di un’idea. Impossible places è la creazione di una nuova realtà, ma è anche una ricerca sulla memoria, sulla rielaborazione dei ricordi. Tutti i collage sono realizzati dalla scansione di materiali cartacei quali cartoline, brochure, biglietti d’ingresso di luoghi visitati dall’artista. Poi il collage è realizzato tramite un programma di editing e in seguito stampato e fotografato con una fotocamera analogica. Questi fotomontaggi hanno una doppia valenza: rappresentano un’immagine illusoria, divertente e intrigante per lo spettatore, e sono allo stesso tempo la rielaborazione del passato e dell’esperienza vissuta dall’artista; una sorta di “Madeleine de Proust”, dei luoghi impossibili, ma anche possibili, frutto di una memoria involontaria e della propria immaginazione.
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Biografia Nasce a Napoli nel 1994. In questo momento sta portando a termine il biennio specialistico di fotografia all’Accademia di Belle Arti a Napoli. La sua ricerca artistica spazia tra i temi della memoria personale e collettiva, la percezione, il rapporto tra l’uomo e il paesaggio. Nella sua visione, la fotografia è un linguaggio che non è mai realistico e oggettivo, ma un mezzo per arrivare a una verità che si trova all’interno di noi stessi. Nel 2017 fa parte della mostra collettiva Moments of Color alla Blank Wall Gallery di Atene. Nel 2018 la sua prima mostra personale con il progetto Impossible Places ad Area 35 mm. L’anno successivo è parte della mostra collettiva Vesuvio. La nuova Alba, esposta al MAV di Ercolano, coordinata dal docente di fotografia Fabio Donato. Ancora nel 2019, fa parte degli artisti selezionati per il festival di arte contemporanea Survival presso il CAM di Casoria diretto da Antonio Manfredi.
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IOLANDA PAZZANESE
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BLUE Dei ricordi d’estate traboccherebbero piscine, le sere trascorse al bar nel quale facevo fatica a distinguere, fratelli gemelli, la sera d mattino. Lo squallore dell’inverno si attacca alle ossa, erbacce crescono tra le pieghe dei muscoli ma poco importa: me ne sto seduto tranquillo a sorseggiare un’altra sigaretta. Riempio di mancanze questo insopportabile vuoto.
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Biografia Iolanda Pazzanese è nata a Battipaglia il 4 Settembre del 1993, cresciuta in provincia di Salerno, ha frequentato l’istituto Tecnico Informatico, poi una triennale in Fotografia, Cinema e Televisione e in seguito un biennio specialistico di Fotografia come Linguaggio d’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Dedica il suo tempo principalmente alla fotografia, ma soprattutto a osservare e “catturare” il mondo attraverso l’obiettivo della sua macchina fotografica. Sostiene che è sempre opportuno guardare il mondo da vari punti di vista, per coglierne ogni sfumatura, che è essenziale, essere sensibili e aperti per affrontare gli eventi con coraggio e amare profondamente ogni più piccola forma di vita. Ama in particolar modo il mare, il colore azzurro e il vento tra i capelli. Partecipa a diverse mostre fotografiche, come: Confini al Circolo Politecnico degli Artisti, Napoli (2019). Galleria Febo e Dafne, Torino (2019), Labirinti di fotografia, Torino (2019). Sette Opere per la Misericordia, Napoli (2018). PR2 Camera Work Quaderni di Viaggio, Ravenna (2018). Triennale della fotografia italiana, Venezia (2018). Challenging Stereotypes of Older People, Youmanity, Londra (2016). Periferie, Si Grazie, Napoli (2016).
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ROSELLA CENTANNI
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ANDARSENE (ISSNE) Tempo fa ho letto un libro di poesie “Andarsene” (“Issne”) in dialetto perugino scritto da una mia cara amica e dedicato al marito, volato in cielo. Leggendo più volte il testo per penetrarne l’essenza, mi è venuta l’idea di fissare alcune immagini di questo momento doloroso. Dapprima ho stilato un progetto per iscritto, poi, d’accordo con la mia amica, sono entrata nella loro casa ed ho scattato una serie di foto. Ne è venuta fuori una storia fotografica, tra cui ho scelto le immagini che ritenevo più rilevanti.
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Biografia Rosella Centanni è nata e vive ad Ancona. Ha iniziato ad appassionarsi di fotografia dagli anni ’90. Ha partecipato a corsi riguardanti la progettazione di un lavoro fotografico, la tecnica del bianconero, la luce, il ritratto, il reportage e la manipolazione di pellicole Polaroid. Ha realizzato, oltre a varie iniziative fotografiche, diverse mostre personali, tra le quali “Nello Yemen” (2001), “Il vivere“ (2003), “Oltre lo schermo e sulla scena” (2004), “Sviluppi in scena” (2005), “Al Passetto… un lungo giorno d’estate” (2008), “Suk-ki di fiaba” (2009), “Sguardi” (2011), “Respiri” (2011), “Oltre lo sguardo” (2012), “N(u)ove donne in salotto” (2014), “Ri-tratti” (2014), “L’incanto del distacco” (2016). Nel 2017, nell’ambito del progetto Ankonistan, ha sviluppato un lavoro fotografico su un quartiere della propria città: “Valle Miano”. Nel giugno del 2018 ha partecipato ad Ancona Foto Festival “Genti/Gente” con un proprio portfolio fotografico sui rom. Nel 2019 un suo lavoro riguardante “L’effimero e l’eterno” FIAF è stato selezionato ed esposto al Festival di Sassoferrato
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LORENZA D’ORAZIO
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ARBOR SE INDUET IN OREM Alberi solitari si stagliano nell’ambiente naturale e urbano come esseri vibranti di vita. Sono esseri singolari e magnetici, richiamano attenzione, infondono ispirazione, desiderio di vita e di creazione. Fotografati in particolari condizioni di luce e in luoghi geografici talvolta antitetici, diventano zone di sogno e meditazione, invitano a riflettere sul significato simbolico della vita. Ciascuno di loro è un progetto della natura.
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Biografia Lorenza D’Orazio (Pescara, 1993) è una giovane architetta, di professione e formazione, e fotografa, per passione, con base a Parigi. Nel 2017 si avvicina alla fotografia, prendendo confidenza con la macchina fotografica analogica del padre e seguendo dei corsi di fotografia proposti dalla facoltà d’Architettura. Affascinata dalla fotografia e dall’architettura, e dall’interazione tra queste, Lorenza è alla scoperta di se stessa e del mondo senza paura di limiti e confini. La curiosità e la volontà di indagare la portano a una costante ricerca del nuovo e del bell’inatteso negli immaginari quotidiani. L’osservazione, la fotografia e la rappresentazione, è una triade di attività che costituisce la sua principale, forma di apprendimento. È devota alla fotografia analogica e a tutte le imperfezioni che essa genera.
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ANASTASIA MONACELLI
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BUILDING GAMES Ho iniziato questo progetto come una sorta di diario fotografico personale e individuale, prendendo ispirazione dall’Arte terapia, una disciplina che utilizza l’espressione artistica come mezzo terapeutico. Un modo per esteriorizzare soggetti interni tramite la fotografia, interiorizzatrice di soggetti esterni. Partendo da una ricerca personale e individuale dei miei spazzi intimi, poco dopo i primi scatti ho iniziato un percorso terapeutico seguita da un professionista. Il risultato iniziale mi ha portato a un profondo distacco da me e dalla fotografia, protrattosi fino a quando ho trovato in queste casuali costruzioni d’immagini un personale gioco d’indagine, racconto e sfogo.
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Biografia Nata a Gubbio ho intrapreso inizialmente studi scientifici alla scuola superiore proseguiti poi all’Aquila con l’iscrizione alla triennale in Biotecnologie che ho deciso poco dopo di interrompere. Ho quindi iniziato a ricercare qualcosa che mi piacesse e mi permettesse di esprimere la mia personalità ed ho deciso così di approfondire un hobby che avevo, la fotografia. Dopo un breve corso a Gubbio mi sono iscritta alla Libera Accademia di Belle Arti di Firenze al corso fotografico, alla quale mi sono laureata l’anno scorso, per portare il mio hobby a un livello professionale. Mi sono così appassionata al genere della fotografia allestita, che utilizzo molto nei miei progetti personali, nel quale cerco di creare spesso un’aurea perturbante adatta secondo me a soffermarsi a pensare a quello che si sta vedendo. Prendo molta ispirazione da altre forme artistiche, da libri, musica e cinema.
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coraggio resistenza ripresa reazione
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INVIA UN SERVIZIO COMPOSTO DA UN MINIMO DI 5 A UN MASSIMO DI 15 IMMAGINI*, MUNITO DI TITOLO, BREVE COMMENTO SCRITTO, LIBERATORIA E BIO DELL’AUTORE A TEMI@CLIC-HE.IT PER MAGGIORI INFO CLICCA QUI *FORMATO JPEG, LATO LUNGO 2500 PIXEL 77
CHIARA DONDI
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Sources of Vision
A cura di Diego Cicionesi
Quale romanzo, opera letteraria, cinematografica o musicale hanno inciso profondamente sulla tua identità, pensiero e visione del mondo? Fin da bambina sono sempre stata attirata dalle atmosfere suggestive, quasi esoteriche. Ho amato i video musicali e le immagini dei Depeche Mode pensati e creati da Anton Corbijn, le lunghe e incredibili opere rock degli anni ‘70 che mio padre mi faceva ascoltare spesso ed i film francesi di Francoise Truffaut che tanto ama mia nonna e con i quali mi intratteneva nei pomeriggi di lavoro dei miei genitori. Ma tutto ciò ha trovato un vero senso la prima volta che ho incrociato l’estetica di David Lynch. Quale specifico passaggio, testo o brano musicale ti hanno cambiato e ispirato? Il primo lavoro di Lynch che ho visto è stato Velluto blu. Non l’ho cercato ma mi è apparso durante un noioso pomeriggio universitario nel quale non avevo voglia di studiare. Sono rimasta ipnotizzata dallo stile delle ambientazioni quasi sospese dal tempo, dai personaggi ipnotici e dalla musica. Da grande appassionata di musica non ho potuto non notare la scelta dei brani e persino i tessuti musicali originali che legano tra loro le scene, grazie anche a quel talento che è Angelo Badalamenti. Da questo il passo verso Twin Peaks è stato breve e devo ammettere che spesso, quando arriva l’inverno e i monti intorno a me si riempono di nebbia, lo riprendo in mano e mi faccio trasportare da quella malinconia inquietante ma bellissima che attanaglia un po’ tutto e che mi permette di sognare.. In che modo hanno inciso, da lì in poi, nel tuo lavoro di fotografo? Il primo tema che ho cercato di “fare mio” è stato il tema del doppio, attraverso l’uso delle doppie esposizioni. Questa tecnica mi ha permesso di esplorare la dualità dei sentimenti che ci abitano. Un’altra attenzione particolare che sento in comune con l’universo lynchiano è l’attenzione ai personaggi femminili. Le vere protagoniste dei miei scatti sono le donne che cerco di ritrarre nelle loro sfaccettature e complessità mettendole anche in scena una di fronte all’altra. Come ultima influenza c’è l’atmosfera che da sempre ricerco per le mie foto. Una sorta di sospensione nel tempo e il più grande supporto per raggiungere tale fine è stata la scelta di dipingere le foto dopo lo sviluppo e la stampa della foto.
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Biografia Nata e cresciuta a Bologna, ha studiato Disegno Industriale all’Università di Firenze. Fin da piccola ha mostrato interesse nella pittura e crescendo con l’aiuto del padre ha intrapreso i primi passi nel mondo della fotografia analogica. Negli anni il suo rapporto con tale strumento è diventato sempre più connesso al suo background di pittrice e ha iniziato a trattare la fotografia stampata come una tela da dipingere. Prediligo il medio formato e le macchine fotografiche biottiche con pellicole Ilford. I suoi soggetti principali sono le donne con le quali cerca di creare immagini fatte di introspezione e simbolismo.
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