Clic.hè #33 OPEN

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OPEN #33 Ottobre 2018

#33 Ottobre 2018


#33 OPEN _EDITORE Associazione Culturale Deaphoto _REDAZIONE _AREA TEMI Paolo Contaldo Responsabile Sabrina Ingrassia Redattrice Giulia Sgherri Photoeditor _AREA RECENSIONI Diego Cicionesi Responsabile Sandro Bini Comunicazione Alberto Ianiro Webmaster Paolo Contaldo Grafica _PROGETTO GRAFICO Niccolò Vonci _IMMAGINE DI COPERTINA Romina Zanon


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_indice

PAOLO CONTALDO Introduzione alle immagini Pg. 5

_portfolio FRANCESCO GIARRUSSO Tracce fantasma Pg. 6 GIUSI BONOMO Spazio, apertura, libertà Pg. 16 ROMINA ZANON Il soffio armonico Pg. 28 ADRIANA MIANI Oltre il muro Pg. 38 FEDERICA ZUCCHINI D’estate le cicale Pg. 50

_rubriche: sources of vision ROBERTO DEL BIANCO a cura di DIEGO CICIONESI Pg. 71



v _introduzione

PAOLO CONTALDO

Francesco è immagini, ma anche scatola che le produce. Tra sogno e realtà, contenitore e contenuto sfumano, accarezzando memorie e oblio. Spazio delle donne, da leggere con incanto come racconta Giusi. Architetture e geometrie religiose. La natura suona, possiede la forza e l’intensità di mille orchestre. Romina sa farci ascoltare, attraverso immagini che sono musica. Adriana ci porta in cella. Possiamo vivere vicino, ascoltare e condividere tante storie di libertà. Gioco, leggerezza nella calda estate di Federica. Nell’infanzia dei protagonisti e nella gioia di riscoprirsi sempre un po’ bambini.

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TRACCE FANTASMA _Francesco Giarrusso Ogni dispositivo porta con sé le tracce del suo artefice: difetti, velleità, fallimenti, ambizioni. Dispositivi identici producono immagini simili. Per questa ragione, ho deciso di costruire io stesso la mia macchina fotografica affinché su ogni immagine si imprimesse parte di me: la mia imperizia nella progettazione, la contingenza di un’infiltrazione di luce, un mio gesto improvviso avulso dalla ciclicità perfetta d’ingranaggi e automatismi. L’immagine si fa eterea, lo spazio si dilata mostrando le tracce che il tempo deposita su di esso: i ricordi di una vita che mi pare di aver vissuto ma che forse ho solo sognato, i ruderi dispersi tra le colline bruciate dall’uomo e dal sole, il vento che si muove all’orizzonte, il mondo che si sfalda dinanzi ai miei occhi in un perenne presente le cui effigie ho cercato di cogliere aumentando all’estremo i tempi di esposizione. Fotografia nel tempo, dunque, e non del tempo per cui lo spazio si tramuta in un condensato di memoria: sedimentazione dei miei fantasmi, da φάος, che significa luce. .

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BIO Francesco Giarrusso ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze della Comunicazione presso l’Università Nova di Lisbona. Dal 2013 collabora con il Centro di Filosofia delle Scienze dell’Università di Lisbona per cui ha tenuto seminari e conferenze sul rapporto tra le scienze e l’immagine foto-cinematografica. Con l’incarico di presidente dell’Associazione Culturale Thesaurus, dal 2016 organizza cicli di conferenze interdisciplinari ed è, inoltre, responsabile editoriale della rivista culturale Aria edita dalla medesima associazione. E’ docente di Laboratori Tecnici in Istituti Superiori di Grafica e Comunicazione e si dedica alla fotografia con esperimenti analogico-digitali di cui ha allestito la prima mostra personale nel 2017 alla Galleria Germinal di Lisbona.

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v SPAZIO, APERTURA, LIBERTA’ _Giusi Bonomo La mia riflessione attorno a spazio, apertura, libertà, trae spunto dall’aver vissuto per alcune ore all’interno di alcune moschee. L’idea che mi sono fatta è quella di una società in cui lo spazio, la libertà e l’esistenza degli individui è compresa in confini ben consapevoli. Allo stesso tempo, si pone un concetto di spazio delimitato ma non immobile nei confronti del contenuto verso il quale si pone come contiguo. L’indagine è condotta sul modo in cui viene vissuto lo spazio e su cosa lo fa esistere (gesti, movenze, oggetti), su quale definizione implicita acquisisce e su come interagisce prima, durante e dopo il passaggio dell’uomo con i suoi segni. Segni che si impongono come rito e caratterizzano anche dal punto di vista architettonico, lo spazio interno ed esterno di questi luoghi di culto; sono segni che rendono presenti le cose assenti e che differiscono il loro legame. Lo spazio riservato alle donne nella moschea è definito geometricamente da una grata: la libertà, l’apertura o la chiusura vengono da dentro, dagli sguardi che si possono solo intercettare e le parole che sottovoce si possono udire, sono funzionali a ridefinire e collocare lo spazio. La grata che separa l’area di preghiera delle donne e al tempo stesso ne rafforza la realtà e l’impressione, proclama che al suo interno vige uno spazio diverso rispetto allo spazio circostante e soggetto a determinate norme. Lo spazio determina i movimenti, la loro apertura e libertà. Li limita, costringono il corpo ad assumere posizioni, a reiterare gesti, genuflessioni, porta alla totale subordinazione, in alcuni casi all’abbandono di sé. E’ uno spazio che, come liquido primordiale, definisce l’esistenza, l’essere o meno persona, che diventa complice attivo di quanto può accadere o mancare in una vita.

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BIO Giusi Bonomo: sono nata a Modica, città in cui vivo e lavoro. Dopo gli studi di giurisprudenza e il lavoro in ambito legale, decido di dedicarmi alla fotografia, partecipando a vari corsi, seminari e laboratori concettuali di fotografia e teatro. Nel 2015, come membro di un collettivo di fotografia e arte contemporanea, collaboro alla realizzazione del video “Si bruciano il polpaccio” presentato presso la John Cabot University di Roma. Nel mese di Agosto 2017, partecipo con due lavori, al contest fotografico “1801 Passaggi” un paese italiano 2017, a cura del MAVI Museo Antropologico Visivo Irpino e dell’associazione LaPilart, finalizzato alla creazione di un archivio. Entrambi i miei lavori, vengono acquisiti ed entrano a far parte dell’archivio del museo. Un lavoro fotografico dal titolo “Persona” sull’ Identità nel contemporaneo, sarà esposto nell’ambito del Sifest off 2018, festival di fotografia che avrà luogo a settembre 2018 a Savignano sul Rubicone. Attualmente collaboro alla redazione di articoli su teatro, mostre e altri eventi per il blog Modulazioni temporali. .


IL SOFFIO ARMONICO _Romina Zanon

Il soffio armonico” celebra l’immensità dello spazio e la libertà creatrice che lo attraversa mediante una personale interpretazione visiva del concetto di essenza della musica, così come teorizzato. da R. Steiner, A. Schopenhauer, J.W. Goethe e F. Busoni. Immergendosi nell’ascolto sincero del creato, sembra di udire un’immensa sinfonia di suoni, orchestrata da un’armonica forza vitale, a volte eterica, a volte astrale, che percorre e compenetra tutto l’universo. Nella sua perpetua attività generatrice, questa libera vibrazione musicale riempie lo spazio di un soffio vitale che abbraccia tutte le forme della natura e si sprigiona in armoniche simmetrie naturali. Una sinfonia di linee musicali che trova nell’ispirazione del musicista il proprio coronamento: “appoggiando l’orecchio sul cuore della natura”, egli percepisce il soffio creativo delle vibrazioni armoniche e lo riproduce in sequenze di note. Il musicista “accoglie la natura in sé, la fa risorgere in se stesso e la fa di nuovo uscire da sé”, portandola a compimento e restituendola al creato secondo un ciclo perpetuo.

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BIO Artista visiva, da anni utilizza la fotografia, il video e il disegno per realizzare progetti artistici e di comunicazione. Ha all’attivo varie pubblicazioni di carattere artistico. I suoi progetti fotografici e video hanno ottenuto vari riconoscimenti e hanno preso parte a numerosi festival, mostre collettive e personali di respiro nazionale e internazionale: Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia, TIMELINE International Film Festival di Milano, OnArt Gallery di Firenze, Nucleika gallery di Catania, Galleria d’arte moderna Fogolino di Trento, Centro Culturale Italiano di Cluj Napoca (RO), Villa Belvedere (Acireale), Dorfkirche di St.Moritz, Pala Arrex di Jesolo.


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OLTRE IL MURO _Adriana Miani Allegra, Deniz, Lucia, Nicoleta, Maria, Rita, Roxana, Veronica sono le protagoniste della mia storia. Sono detenute presso il Carcere Circondariale di Rebibbia, le ritengo speciali perché con senso di responsabilità ammettono di aver sbagliato ma con lucidità hanno deciso di rimettersi in gioco accettando di lavorare nel laboratorio di sartoria organizzato dall’Associazione Gruppo per fare. La giornata è vissuta principalmente in una stanza di venticinque mq chiamato “gabbiotto” e qui lavorano, scherzano, piangono, ridono, mangiano: è il loro mondo, e temporaneamente la loro vita. Grazie alla loro attività infrangono gli schemi che le vogliono senza prospettive. Con tenacia e forza di volontà costruiscono giorno dopo giorno una prospettiva nuova di vita. Il loro viaggio è iniziato nel momento in cui hanno deciso di non vivere più nel buio ma di ricucire la loro esistenza. Questo lavoro è un omaggio alla loro voglia di riscatto..


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BIO Nasce a Roma dove vive e lavora, dopo il percorso lavorativo oggi si dedica alla fotografia con passione. Consegue l’attestato di fotografa commerciale ma le sue vere passioni sono il reportage sociale con particolare attenzione alle problematiche femminili e viaggi. Partecipa a numerosi workshop per crescita professionale accanto a fotografi famosi. Ha partecipato a numerosi concorsi e mostre fotografiche ottenendo consensi e ne segnala alcune: -Concorso con vincita di borsa di studio e master di fotografia creativa presso la Scuola Romana di Fotografia -Concorso FIOF – Menzione d’Onore -Mostra fotografica al Museo del Fiume – Nazzano ”Berlino e le sue architetture” -Mostra fotografica alla Torretta Valadier – Roma “il paese del sorriso” Myanmar


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v D’ESTATE LE CICALE _Federica Zucchini Ho sempre amato le cicale, fin da quando ero bambina: le sentivo cantare ovunque d’estate, a volte sembravano molto vicine, tuttavia non riuscivo mai a vederle. Queste fotografie provano a raccontare la storia calda e luminosa dei giochi estivi, dell’apertura della casa alle scorribande di bambini che sfidano con le loro voci il frinire delle cicale. Osservando l’esuberanza immaginaria dei miei figli esploro la mia stessa infanzia. La fotografia è il gesto immediato e naturale che mi consente di aprire pertugi e squarci di consapevolezza.

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BIO Federica è nata in pieno inverno. Ama la primavera, quella stagione operosa che spalanca porte e finestre, che dipinge i muri e mette il rossetto sulle labbra. Ha quarantatré anni, ma per lei il tempo si è idealmente fermato nel momento in cui è diventata madre per la prima volta: era il 2004, aveva ventinove anni e l’hennè rosso sui capelli. E’ madre di tre figli. Si prende cura di loro con amore; le spine che trafiggono i fianchi non mancano, le piace moltissimo fare la mamma. E’ imprenditrice agricola, gestisce con suo marito una piccola azienda che produce olio extra vergine di oliva. E’ fotoamatrice per vocazione, racconta con devota ostinazione la vita, la famiglia, la maternità. Ama la natura, camminare sulle montagne, sedersi accanto alle croci e mangiare pane e salsiccia. Ama leggere e immaginare tutte le vite possibili.



Nuovo tema Deadline 15 Dicembre

dis PARI Diseguale Inadeguato Solo


Invia un servizio composto da un minimo di 5 a un massimo di 15 immagini*, munito di titolo, breve commento scritto, liberatoria e bio dell’autore a temi@clic-he.it per maggiori info CLICCA QUI * formato jpeg, lato lungo 2500 pixel

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_rubriche

Sources of Vision Spesso nella vita dei fotografi un’opera letteraria, musicale o cinematografica hanno costituito un elemento chiave o di svolta nello sviluppo della loro visione. Convinti dell’utilità di un approccio multidisciplinare alla fotografia chiediamo ai fotografi di rispondere a tre semplici domande al fine di raccogliere e pubblicare un archivio prezioso di contributi e di testimonianze sulla capacità di ispirazione di fonti e contenuti extrafotografici. a cura di Diego Cicionesi

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_ROBERTO DEL BIANCO

Quale romanzo, opera letteraria, cinematografica o musicale hanno inciso profondamente sulla tua identità, pensiero e visione del mondo? Sicuramente per quanto riguarda le opere letterarie sono stato influenzato da Italo Calvino. La sua scrittura ha la capacità di raccontare tutto nel minimo dettaglio, di sviscerare ogni aspetto possibile, e di far emergere il fatto che esistono, per lo stesso evento, diverse realtà tutte ugualmente vere. Cito come più importante per me la raccolta di novelle ‘Gli amori difficili’, tra cui è presente anche il racconto, che consiglio di leggere, ‘L’avventura di un fotografo’. Cinematograficamente direi i film di Kubrick. Rimango catturato dalle storie: penso ad esempio all’evoluzione umana raccontata in ‘2001: Odissea nello spazio’, oppure dal rapporto umano in ‘Eyes Wide Shut’. Ma anche dall’armonia delle scene. Trovo la fotografia dei suoi film molto vicina al mio vedere: simmetria, equilibrio, colori, calma. Musicalmente i Pink Floyd sono miei fortissimi influenzatori. Artisticamente li reputo “la nuova musica classica”, nel senso che le loro opere per come sono state concepite hanno la capacità di superare il concetto di tempo e di vecchiaia. Inoltre trattano temi socialmente rilevanti e sempre attuali come la guerra, la depressione, il potere. E lo fanno con i testi, la musica, il supporto di foto (le loro copertine) e video installazioni proiettate durante i concerti. Album quali ‘The Dark Side of the Moon’, ‘Animals’ e ‘The Wall’ sono opere in cui mi addentro, mi immergo, mi immedesimo. Sulle quali rifletto e che uso per isolarmi e pensare.


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Quale specifico passaggio, testo o brano musicale ti hanno cambiato e ispirato? Tanti sono i passaggi che mi hanno cambiato o ispirato. Di Calvino sceglierei: “La perfezione non si produce che accessoriamente e per caso; quindi non merita interesse alcuno, la natura vera delle cose rivelandosi solo nello sfacelo”. Si tratta del libro ‘Se una notte d’inverno un viaggiatore’, e questo passaggio mi ha ispirato a non considerare la perfezione come un punto a cui tendere, ma invece a navigare nell’imperfetto dove risiede la vera verità. Ciò significa anche che la perfezione tecnica, come ad esempio usare l’attrezzatura più all’avanguardia possibile, è inutile se riferita a se stessa: diventa un mero esercizio di stile. Di Kubrick invece: “Nessun sogno è mai soltanto sogno”, tratto dal film ‘Eyes Wide Shut’. Il desiderio, la realtà diversa, la nostra mente che durante il sogno rielabora gli eventi, li riadatta, li modifica, ne genera di nuovi. Non è solo fantasia, c’è qualcosa di più profondo, un desiderio reale che emerge, una volontà. La nostra parte irrazionale, inconscia, c’è, è viva, si manifesta, ci parla e ci ricorda che noi siamo anche lei. Dei Pink Floyd faccio mio: “I’ll see you on the dark side of the moon” (ti vedrò sul lato oscuro della luna), del brano “Brain Damage”. Noi siamo unici, non conformabili, e per quanto cerchiamo di uniformarci a qualche canone avremo sempre un nostro lato nascosto, non visibile, ma presente, che fa parte di noi e che vive e si manifesta inevitabilmente nel nostro lato visibile. In che modo hanno inciso, da lì in poi, nel tuo lavoro di fotografo? Ciò che ho appreso da Calvino, Kubrick e dai Pink Floyd tocca ogni aspetto di me, non solo la fotografia. Mi hanno accompagnato nel mio percorso di vita, e lo fanno ancora, e credo sia anche merito loro se poi è nata l’esigenza di esprimermi fotografando. La tensione positiva che hanno generato ad un certo punto si è voluta materializzare, uscire, rendersi evidente. Quando fotografo mi pongo pochi e basilari obiettivi che si riassumono nel mio motto: “Il mezzo non è importante, ciò che vedo sì”. E nel mio fotografare mi rendo conto che c’è il modo di raccontare di Calvino con la sua ricchezza di dettagli, la simmetria e la quiete di Kubrick, così come l’esigenza di vedere il lato oscuro cantato dai Pink Floyd. Come esempio del mio lavoro, che riflette perciò quanto scritto, porto il progetto “E’ il mare”. Sono nato e ho sempre vissuto in una città turistica di mare, dove in estate la spiaggia è affollata di vacanzieri e basta uscire di casa per sentirsi subito in vacanza. Io che vivo dodici mesi l’anno al mare mi sono chiesto: che cosa è il mare fuori stagione? Cosa vedrebbe un turista durante i mesi non estivi passeggiando sull’arenile, facendo la stessa camminata che fa in estate in costume sotto il sole? Quel mare così intensamente vissuto e ambito da turisti, che sensazioni trasmette fuori stagione? Qual è la sua anima, il suo aspetto nascosto e così poco conosciuto? A queste domande ho risposto documentando a mio modo Rimini fuori stagione, raccontando con queste foto la parte della città turistica balneare al di fuori della stagione estiva.


BIO Nato a Pesaro nel 1974. La madre ha lavorato per anni in uno studio fotografico trasmettendogli fin da piccolo il piacere della fotografia. Sin da ragazzo ha coltivato la passione per la fotografia, prima con l’analogico, sia bianco e nero che a colori, poi con il digitale. Nel 2012 decide di dedicare più tempo e costanza allo studio ed alla pratica fotografica, partecipando a corsi base ed avanzati, tra cui ‘Seeing Through Photographs’ del MoMA, ‘Fotografia creativa’ come allievo del maestro Franco Fontana, fotografia istantanea con Maria Vodarich, e sviluppando alcuni progetti presentati in concorsi Italiani ed internazionali ricevendo riconoscimenti, tra i quali International Photographer of the Year, Siena International Photo Awards, Urban Photo Awards, e Fotografia Europea. Appassionato di sport, nonché praticante maratoneta, si cimenta assiduamente nella fotografia sportiva specializzandosi nel triathlon e costruendo un proprio stile ed una propria narrazione che vadano oltre il semplice scatto sportivo da copertina.Il suo credo è “il mezzo non è importante, ciò che vedo sì”. MOSTRE 2018 Med Photo Fest – Mostra “Med Portfolio Contest” (collettiva) 2018 Triennale di Milano – Mostra “New Perspective” (collettiva) 2017 Palazzo Ca’ Zenobio – Biennale di Venezia – “Triennale della Fotografia Italiana” (collettiva) 2017 ImagOrbetello – Orbetello – “Franco Fontana e quelli di Franco Fontana” (collettiva) 2017 Circuito Off di fotografia Europea – Reggio Emilia – “Scatti di vento” (collettiva) 2016 Matrioska Lab Store – Rimini – “t.club” (collettiva) 2016 Spazio Tadini – Milano – “Franco Fontana e quelli di Franco Fontana” (collettiva) 2016 YAAM Gallery – Berlino – “URBAN Photo Awards Contest” (collettiva) 2016 Aeroporto FVG Ronchi Dei Legionari – Gorizia – “URBAN Photo Awards Contest” (collettiva).


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