Aprile 2019
EDITORE Associazione Culturale Deaphoto REDAZIONE AREA TEMI Paolo Contaldo Responsabile Sabrina Ingrassia Redattrice Giulia Sgherri Photoeditor AREA RECENSIONI Diego Cicionesi Responsabile Sandro Bini Comunicazione Alberto Ianiro Webmaster Paolo Contaldo Grafica Web
PROGETTO GRAFICO Niccolò Vonci IMMAGINE DI COPERTINA Federica Zucchini
#35 RITO
PAOLO CONTALDO Introduzione alle immagini Pg. 5
portfolio FILIPPO CRISTALLO Dias de Muertos Pg. 6 SARA ESPOSITO Domus Animae Pg. 24 MICHELA MARIANI Luna di Fiele Pg. 42 MARUSKA TONIONI Goat's Year Pg. 54 FEDERICA ZUCCHINI Finestra con vista Pg. 72
sources of vision INTERVISTA A VALERIA PIERINI A Cura di Diego Cicionesi Pg. 92
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introduzione alle immagini P aolo Contaldo Questo numero comincia dalla fine. La morte come arrivo e ripartenza, la morte è Messico, la morte è festa. Potenti e gioiosamente inquiete le foto di Filippo. Ritrovarsi, arrivare vicino, intimi con se stessi. Provocante invito a riprendere la forma originaria, scuotere via le inutili contaminazioni. Casa per immagini che diventa resistenza, verità. Un’onda. Arriva così il progetto di Michela. Con la forza iniziale, il movimento esplosivo e la rinascita. Metafora della vita, delle occasioni, della forza che torna a fluire. Siamo giallo, rosso, rosa su fondo bianco. Siamo drago e pesce rosso. Folklore che invita a scoprire la distanza,tra culture prossime e forse troppo spesso tenute lontano. Siamo lo stupore di noi bambini. Siamo lo sguardo di Maruska. "Ci sono tante finestre sulla mia pelle"... ritagli che invitano alla poesia. Leggeri, in volo con Federica.
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Filippo Cristallo Dias de Muertos
Il culto per la vita, se è davvero profondo e totale, è anche culto per la morte. Le due sono inseparabili. Una civiltà che rifiuta la morte, finisce per negare la vita. Così scriveva Octavio Paz, né Il labirinto della solitudine, per descrivere la misteriosa e complessa filosofia del vivere del suo Paese, la cosiddetta mexicanicad, caratterizzata, tra le altre cose, dalla mancanza di una separazione tra la vita e la morte. Senza la morte non ci sarebbe la vita, è una legge di natura. Questo postulato profondamen-te radicato nella cultura messicana e ha origini antichissime, diversamente dalla mentalità europea per la quale l’accettazione della morte è un tabù insuperabile. La sacralizzazione della morte del Messico contemporaneo nascerebbe dalla sovrapposizione del culto azteco del dio e della dea dell’oltretomba, Mictlantecuhtli e Mictecacihuatl, figure umane per metà disincarnate. Il Messico, “è l’unico posto al mondo in cui si parla di festa dei morti“.
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BIO Filippo Cristallo è nato e vive ad Avellino, dove ha avuto inizio la sua passione per la fotografia. Si è dedicato prevalentemente al reportage, affascinato dagli strumenti espressivi e dalle possibilità interpretative che questo genere mette a disposizione. Nel 2015 espone al Circolo della Stampa di Avellino il reportage My Mexico.Da questo lavoro l’anno seguente nasce il libro Dia de Muertos dedicato alla Festa dei Morti messicana. Nel 2017 realizza con Antonella Cappuccio il progetto Memorie di palazzo presentato nell’ambito di Fotografia Europea a Reggio Emilia e al Museo Antropologico Visivo di Lacedonia. Nel 2018 Memorie di palazzo è esposto al PAN (Palazzo delle arti di Napoli) in una versione ampliata. Nello stesso anno realizza il progetto “Senza Tempo” esposto ad Avellino al Circolo della Stampa. La mostra è accompagnata dal libro omonimo edito da Edizioni03.
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Sara Esposito Domus Animae
La quotidianità sembra ripetersi ogni giorno in maniera identica, ossia con un ritmo dettato e sottomesso a logiche estranee. Sono quelle logiche che annebbiano, allontanano, e portano a essere altro da sé. Gli unici momenti in cui si riesce a mettere a fuoco sono quegli attimi di riappropriazione degli spazi vitali: nelle domus, che diventano luogo dell’anima, si celebra finalmente l’intimità. La mattina appena svegli e poi il rientro a casa danno ristoro: si entra di nuovo in dialogo con se stessi. Siamo semplicemente noi stessi, con le nostre solitudini. La serie vuole essere un elogio del cerimoniale domestico contro il buco nero del mondo esterno che risucchia e che allontana dalla verità. Elogio dei rituali domestici in opposizione alla routine lavorativa che allontana dall'anima.
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BIO Sara Esposito (Napoli 1988) è una fotografa emergente con base a Firenze. In campo fotografico, studia fotogiornalismo presso la Fondazione Studio Marangoni di Firenze con il collettvo TerraProject, e fotografia documentaria presso lo Spazio Labò di Bologna con Davide Monteleone. Partendo dalla documentazione e valorizzazione fotografica dei beni culturali, si dedica alla ricerca artistica e indipendente tramite reportage e progetti personali.
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Michela Mariani Luna di Fiele
Luna di Fiele nasce dall’esigenza di liberazione da cariche di affetto bloccato e dal peso di eventi traumatici. Attraverso la performance in primis, passando per la fotografia e l'installazione, ho cercato di rivivere per poi liberarmi di un'esperienza dolorosa che, se non esplicitata, avrebbe continuato a far sentire la sua presenza nella vita. Tutto il progetto diventa così un rituale in cui il dolore prende corpo cercando la vittoria su se stesso. L'opera si svolge in tre atti o movimenti realizzati nell'arco di tempo di 3 anni.
Movimento Il : della Decostruzione
Movimento I : dell' Amore
Movimento III : della Cura o Riappropriazione della Vita
Durante un'azione in cui indosso l’abito da sposa che avrei dovuto vestire nel mio progetto d'amore e di vita ho realizzato una serie di autoscatti come testimonianza di questa esperienza mai vissuta. Attraverso questa messa in scena, indossando il mio abito e vivendo il mio dolore psichico, ho cercato una strada per intervenire su di esso e riscattarmi… Una sorta di “azione sentimentale” in cui l’io si fa fenomeno e spettacolo narrando di sé a se stesso e agli altri.
Le immagini di questa azione vengono immerse in barattoli contenenti una sostanza liquida che può sembrare a prima vista miele per colore e consistenza. Si tratta in realtà di fiele, di bile, un liquido organico prodotto dall'organismo quando si prova rabbia e dolore. Una secrezione organica acida e amara che nel tempo corrode le immagini fino a decomporle e a farle scomparire. In un processo di lacerazione, di corrosione, di smembramento, le immagini diventano corpo della decostruzione del dolore nel tempo.
In questa nuova ed ultima parte del progetto il mio abito da sposa viene impregnato di miele e lasciato in esposizione a “rigenerarsi”. Il miele, oltre ad essere molto importante nella mia storia personale, veniva usato fin dall'antichità e in diverse culture come cura per le ferite. A questa sostanza vengono attribuite proprietà sia magiche che curative, lenitive e terapeutiche. Un'esperienza di rinascita, una speranza di riappropriazione dell’amore e della vita nella relazione tra operare artistico e resurrezione dell'anima. Un rituale catartico che coinvolge arte e vita. . Voglio essere padrona dei mie guai Louise Bourgeois
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BIO Michela Mariani nasce a Cesena nel 1977. Si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Bologna dove si laurea con il massimo dei voti con una tesi in Estetica. Durante gli Studi Universitari partecipa a vari workshop di ripresa fotografica e stampa in bianco e nero Fine-Art presso studi di vari fotografi professionisti e si classifica in diversi concorsi fotografici. Subito dopo la Laurea frequenta un Master di Fotografia Pubblicitaria in Moda, Still-Life e Fotoritocco Digitale presso l'Istituto John Kaverdash School di Milano. Continua oggi la sua attivitĂ professionale comefotografaFree-Lancecollaborandocon Riviste, Aziende e Studi di Comunicazione. Contemporaneamente sviluppa il proprio percorso di ricerca artistica partecipando a vari concorsi ed esposizioni.
Maruska Tonioni Goat's Year
Il capodanno cinese è un rito che si ripete ogni anno seguendo un calendario lunare. Dietro alla danza del drago lo spettatore vive una fascinazione di colori e presenze sottilmente eteree. Nient’altro che una rappresentazione della buona fortuna: giallo, rosso, rosa. L’aria è bianca, fumosa, e una piccola città può dare l’impressione di essere internazionale. Persi nella confusione si ritorna bambini, seguendo il leone, i ventagli e un pesce rosso. Per un giorno il rito maschera lo stridere della convivenza, la festa impone allegria: istantanee di una finzione gioiosa. L’altro tra noi si veste con costumi usati, stereotipi riconoscibili, diviene per un attimo folklore, e dunque rassicurante. Le bacche di biancospino caramellate sono una delizia.
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BIO Quarantaquattro anni, impiegata. Vivo tra Pistoia e Prato, in provincia, potrebbe bastare. La provincia di una piccola città sviluppa deleteri istinti intimisti. Lo studio delle materie umanistiche mi accompagna in un percorso cognitivo sulla realtà che si rappresenta attorno a noi ogni giorno e sul caos emotivo che spesso mi caratterizza. Cerco attraverso la fotografia che pratico e studio da alcuni anni di definire e dare forma ai significati nascosti che alcuni luoghi e alcuni momenti dell’esistere mi trasmettono. Con scarso successo.
Federica Zucchini Finestra con vista
Finestra con vista, guardo dentro e guardo fuori. Piccoli universi si espandono. Muoiono le stelle piÚ luminose, dopo aver tanto brillato. Non si guasta il bisogno di incontrarmi nei riflessi e di scovare segreti legami di parentela, per affievolire la solitudine degli orfani. Si ripete l’azione del guardarsi allo specchio, ma anche oggi non porta a compimento il suo disegno.
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BIO Federica è nata in pieno inverno. Ama la primavera, quella stagione operosa che spalanca porte e finestre, che dipingono i muri e mette il rossetto sulle labbra. Ha quarantaquattro anni, ma per lei il tempo si è idealmente fermato nel momento in cui è diventata madre per la prima volta: era il 2004, aveva ventinove anni e l'henné rosso sui capelli. E' madre di tre figli. Si prende cura di loro con amore, le spine che trafiggono i fianchi non mancano, le piace moltissimo fare la mamma. E' imprenditrice agricola, gestisce con suo marito una piccola azienda che produce olio extra vergine di oliva. Da poco ha aperto un piccolo agriturismo, ci lavora con gioia e soddisfazione. E' fotoamatrice per vocazione, racconta con devota ostinazione la vita, la famiglia, la maternità. Ama la natura, camminare sulle montagne: sedersi accanto alle croci e mangiare pane e salsiccia. Ama leggere e immaginare tutte le vite possibili.
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SPRING! STAGIONE, RINASCITA, SCOPERTA
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INVIA UN SERVIZIO COMPOSTO DA UN MINIMO DI 5 A UN MASSIMO DI 15 IMMAGINI*, MUNITO DI TITOLO, BREVE COMMENTO SCRITTO, LIBERATORIA E BIO DELL’AUTORE A TEMI@CLIC-HE.IT PER MAGGIORI INFO CLICCA QUI *FORMATO JPEG, LATO LUNGO 2500 PIXEL
Quale romanzo, opera letteraria, cinematografica o musicale hanno inciso profondamente sulla tua identità, pensiero e visione del mondo? Ho in mente una sorta di calderone da stregone pieno ricolmo di piccoli pezzi di un puzzle che riguarda tutto ciò che ho fruito negli anni. Tra questi spiccano (non sarò esaustiva, lo dichiaro) Oh the road di Keruac durante la gioventù, alcuni racconti, poesie, saggi di Borges (nel particolare, ma lui è il mio preferito in assoluto), Sylvia Plath, T.S. Eliot e Calvino. Nel cinema trovo affinità con Blow up e Il cielo sopra Berlino. Per quanto riguarda la musica, mia passione d'infanzia, suonata fino a che non ho deciso di prediligere la fotografia, ti faccio solo due nomi perché non ne usciremmo, uno italiano e uno no: Marlene Kuntz e Pj Harvey. Ultimamente, imi lascio ispirare molto dalla scienza, altra fissa che mi porto dietro da un po'. 92
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Quale specifico passaggio, testo o brano musicale ti hanno cambiato e ispirato? A perfect day Elise, Pj Harvey, per i suoni delle chitarre e la sessione ritmica. Penso che racchiude le tipicità che Harvey possiede tutt'ora, adoro il suo uso dei battiti di mani e del levare, l'essere scarna. Like a Rolling stone, Bob Dylan: ascoltarla da giovane è stato uno schiaffo in faccia. Tutto Il vile dei Marlene Kuntz decadente a più non posso, nei testi e nella musica. I Marlene sono finiti nel mio libro Tabula Rasa con L'uscita di scena, insieme a Le nostre ore contate dei Massimo Volume e le Lezioni Americane di Calvino. Soliloquio della solipsista di Sylvia Plath è diventata un omonimo progetto, le danze notturne sono su Sul (tuo) corpo; La biblioteca di Babele di Borges è diventato Babel. 'Aprile è il mese più crudele generando lillà da terra morta mischiando memoria e desiderio', 'these music crept by me upon the water' (questo secondo sarebbe una citazione della 'tempesta' di Shakespeare), sono i versi della Terra Desolata di Eliot e anche qui il secondo mi è finito nel portfolio (Requiem).(Ride) In che modo hanno inciso, da lì in poi, nel tuo lavoro di fotografo? Penso che un creativo non possa prescindere dalla conoscenza e dalla curiosità. Non si vive di illuminazione, bisogna alimentare il proprio fuoco segreto. Il mio attaccamento alla letteratura credo che sia dovuto al fatto che essa è il modo con cui si costruisce e tramanda la conoscenza dai tempi dei miti al tempo della scienza. E' super partes, riguarda qualsiasi forma dello scibile e non penso si possa prescindere da essa. Questi stimoli sono una costante: raramente l'ispirazione viene dalla fotografia quanto piuttosto da intuizioni o bisogni di interagire con un tema. Le ispirazioni fotografiche, vengono in sede di studio. Penso che possiamo anche produrre opere 'asettiche', ma il bisogno che ci muove ha a che fare con qualcosa di molto personale, a meno che sono si sia ruffiani. Scelgo un tema quando mi affascina, non guardo cosa va di moda, mi prende il prurito ad assecondare le ondate del momento. Non mi piace accondiscendere a certe logiche sciocchine del mondo dell'arte e della fotografia, io esisto lo stesso perché non c'è distacco tra cosa sono e il mio lavoro, esso è un modo per definirmi, il mio modo di stare al mondo. 96
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BIO Valeria Pierini (Assisi, 1984) è un artista fotografa che vive a Perugia. Di formazione umanistica, prima di dedicarsi alla fotografia studia musica per diversi anni. La sua ricerca artistica si muove traendo ispirazione dalla letteratura e dalla filosofia. Le immagini per lei sono una possibilità di vedere e raccontare. Spesso i suoi lavori nascono dall'incontro e dall'intervento di terzi soggetti che tramite lo storytelling forniscono le sceneggiature sulle quali poi scattare le foto. La musica le è rimasta addosso, è la sua sintassi, il modo di costruire e avvicinare le immagini, è nel suono dei titoli dei suoi lavori. Ha esposto in numerose collettive e personali in Italia e all’estero, tiene corsi e workshop in associazioni e scuole e i suoi lavori sono stati selezionati in molti concorsi e festival nonché ampiamente pubblicati. 'Tabula rasa' è il suo primo libro, uscito nel 2016, seguito nel 2018 da 'topografia di una storia' pubblicazione sull'omonimo site specific realizzato a Foligno e uscito per Add-art edizioni.
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