C magazine aprile - 4/2015

Page 1

CMAGAZINE.IT

n.4

MAURIZIO LUCIANO

BATTISTA

Ritorna sul grande schermo con "Uno, anzi due"

LEMBO

Alberto LAURENTI

L'alchimista del cabaret

la ricerca delle radici

Paolo MICIONI

la passione per la musica

Lena KATINA

un video girato a Roma

Romina POWER

da cantante a pittrice

GIANFRANCO

BUTINAR

Omaggio a Califano C-magazine - n째4 di Aprile 2015 - Supplemento 33 stagione 2014/2015 Editore Calcio a 5 Live SRL - Direttore responsabile Francesco Puma Redazione Via Trento 44 A, Ciampino (RM) - Tel. Redazione 327.26.72.908 Rivista periodica, indipendente, a distribuzione gratuita - e-mail: info@cmagazine.it Registrato presso il Tribunale di Velletri il 25.10.2007 - Registrazione n. 2507

IVANA

SPAGNA

M

Il nuovo singolo della diva dance

A

IC

S

U



L’editoriale

di Fabio SORRENTINO

MODA & CASA

Via Francesco Baracca 33 - 00043 Ciampino (Roma) tel. 06.7914841 fax: 06.79787079 modaecasa@davino.it - www.davinomodaecasa.it

“Ogni mattina in Africa, quando sorge il sole una gazzella si sveglia, sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Africa, quando sorge il sole un leone si sveglia, sa che dovrà correre più della gazzella o morirà di fame. Ogni mattina in Africa, non importa che tu sia un leone o una gazzella, l’importante è che tu incominci a correre”. L'eterna rincorsa per la libertà inizia a non reggere più. Mi nausea ciò che vedo, ciò che leggo. Non inorridisco ancora. Di certo non perché la morte di civili non debba farci inorridire. Ma perché ritrovo una rete che impazza con inneggiamenti alla libertà, mentre è schiava di pregiudizi e luoghi comuni. Un giornalismo becero che fa audience mescolando terrorismo internazionale con violenze consumate tra le mura domestiche, musica e tazze di tisane dimagranti, col solo effetto di distorcere la "realtà" in "reality". È questo il cambiamento? È questo ciò di cui intendiamo cibarci? Due milioni di manifestanti in Piazza della Repubblica, centinaia di milioni di utenti, collegati su FB a gridare ipocritamente “Io sono Charlie”, “Salviamo l’Europa dal terrore”, “Viva la libertà di espressione”, senza accorgersi di aver smarrito in questo grido la propria capacità di indignarsi, la propria identità di persone, ancor prima che di cittadini. È satira o informazione quella che offende icone religiose, raffigurando una Trinità connotata da una omosessualità cieca? È fede quella che uccide? È democrazia o buona Europa quella che provoca o contrattacca e impone modelli di governo o di “buoni costumi” in territori che profumano di petrolio? Allora cosa posso, cosa non posso dire, cosa fare, scegliere, esercitare, trasgredire, amare, odiare, difendere, sopprimere? In cosa posso sperare? Cosa devo allontanare? Non affannatevi. Sia che scriviate “Je suis Charlie”, sia che non lo scriviate, non scoprirete nulla di nuovo. Ho trovato parole più illuminanti in un testo di un filosofo del Seicento, che nelle sedizioni di piazza: «la fede, dunque, concede a ognuno la somma libertà di filosofare, in modo che tutti possano pensare ciò che vogliono su qualsiasi cosa senza empietà: essa condanna come eretici e scismatici soltanto coloro che insegnano opinioni per sostenere la ribellione, gli odi, le contese e l’ira, e, al contrario, considera credenti soltanto coloro che, in proporzione alla forza della loro ragione e alle loro possibilità, sostengono la giustizia e la carità". (Baruch Spinoza) Togliamo il velo dell'ipocrisia, cerchiamo il senso.

5

sfoglia il magazine online sul sito:

cmagazine.it segui tutte le NEWS DEI CASTELLI su: www.castelliromaniweb.it

cmagazine

cmagnews

cmagazinenews

info@cmagazine.it

disponibile per tablet e smartphone (android/apple):

scarica l'App gratuita ISSUU e digita CMAGAZINE Redazione

CONTATTI

Via Trento 44 A, Ciampino (RM)

info@cmagazine.it Tel:

327.26.72.908


SOMMARIO C MAGAZINE Direttore Responsabile: Francesco Puma - Editore: Calcio a 5 Live SRL - Progetto Grafico: Sabrina Aglitti - Registrato presso il Tribunale di Velletri il 25.10.2007 - Registrazione n° 2507 - Per pubblicità, informazioni, segnalazioni e collaborazioni invia una mail a: info@cmagazine.it, oppure chiama il 329.4420244 - Redazione Cmag Via Trento 44A Ciampino (ROMA). L’invio di lettere, articoli e foto implica automaticamente l’autorizzazione alla pubblicazione dei testi e delle foto spediti, nonché di tutti i dati personali in essi contenuti, consentendone espressamente il trattamento ai sensi del D.lgs. 196/03. L’invio delle foto dei minori implica automaticamente l’autorizzazione alla pubblicazione delle immagini e dei dati da parte dei soggetti esercenti la potestà genitoriale sugli stessi. La redazione si riserva il diritto di scegliere le lettere e le foto da pubblicare e di rielaborare i testi per esigenze giornalistiche e/o di riservatezza dei soggetti coinvolti. Le lettere, gli articoli e le foto sono testimonianza spontanea dei lettori e dei collaboratori che si assumono, con l’invio alla redazione, ogni responsabilità in ordine alla veridicità e alla liceità dei contenuti. Ai sensi dell’art. 13 D.lgs. 196/03 l’editore Calcio a 5 live di Vincenzo d’Avino, titolare de trattamento dei dati, informa che i dati pervenuti alla redazione, nonché le foto, saranno utilizzati esclusivamente per le finalità delle varie rubriche della rivista e non saranno pubblicati ad altri soggetti. Esaurite le fi nalità, tutti i dati forniti, le foto, gli scritti, saranno distrutti. La riproduzione dei testi ed immagini, anche parziale, deve essere autorizzata dall’editore. La collaborazione ad articoli o servizi è da considerare del tutto gratuita e non retribuita.

Aprile 2015

CASTELLI MON AMOUR

pg. 8

MODA

pg. 54

ARTE E STORIA

pg. 60

SCIENZE

pg. 66

BENESSERE

pg. 74

TECNOLOGIA

pg. 78

CULTURA

pg. 80

VIAGGI

pg. 92

UOMO E NATURA

pg. 100

SPECIALE

MUSICA

pg.

106

CINEMA e TV

pg. 124

TEATRO

pg. 140

OROSCOPO

pg. 162

CAPANNELLE MILLENNI DI STORIA... IN UN SORSO DI ACQUA

Via Appia Nuova Km 12.500 - tel. 06. 7184905

commerciale@fontecapannelle.it


8

SEGUICI SU:

SEGUICI SU:

NOTIZIE FLASH MONTE 0 1 mar PORZIO 0 2 mar VELLETRI GROTTA 0 3 mar FERRATA 0 4 mar CASTELLI 0 5 mar ARICCIA 0 6 mar ALBANO 07 mar ARICCIA 0 8 mar FRASCATI

www.castelliromaniweb.it

Riapertura del centro sportivo Colucci. Plauso dei responsabili provinciali al delegato Fiorelli per la nuova modalità di gestione dell’impianto. Incidente stradale coinvolge un’auto della polizia penitenziaria in via Cisternense, mentre rientrava nel carcere. Applausi dei parenti dei detenuti". L’associazione “La tua Grottaferrata” adotta il vecchio lavatoio pubblico “il Fontanaccio”, che lo restaurerà per ospitare eventi e manifestazioni. Individuati alcuni esemplari di rospo smeraldino, specie protetta a livello internazionale, nel Parco dei Castelli Romani, nella zona di Vallericcia. Parte l’iniziativa promossa dall'associazione Ariccia Carpediem per segnalare sui social network le strade che necessitano di manutenzione urgente. Torna l’itinerario naturalistico Sentiero dell’acqua per ammirare lo scavo dell’Emissario, i ninfei Dorico e Bergantino e vari porticcioli romani. Arrestati dai Carabinieri e messi a disposizione giudiziaria due soggetti per detenzione fini spaccio di sostanza stupefacente e munizionamento. Convegno per la prevenzione della patologie femminili organizzato dall’AISPPD Onlus, con una lectio magistralis del Professor Vladimir Khavinson.

9

NOTIZIE FLASH

09 mar GENZANO 10 mar VELLETRI ROCCA 11 mar DI PAPA 12 mar VELLETRI 13 FRASCATI mar CASTEL 14 mar GANDOLFO 15 mar CASTELLI 16 MARINO mar

www.castelliromaniweb.it

Rapinata la Parafarmacia Viti di via Saragat. A volto coperto e pistola in mano due uomini italiani hanno rubato l’incasso e sono scappati a piedi. Tragica escursione in barchetta: Andrei Balint, 18enne di origine romena, muore annegato nel Lago di Fondi. Corpo recuperato dopo ore di ricerche. Niente antenne nei boschi del Parco: il TAR accoglie le motivazioni dell’Ente, ribadita la pericolosità delle installazioni per la fauna protetta. Al via il progetto di Vigilanza Ambientale Volontaria coordinato dalla Polizia locale e volto a contrastare i fenomeni di abbandono dei rifiuti. Dopo il titolo europeo Giovani, il fiorettista del Frascati Scherma Damiano Rosatelli è salito sul podio della Coppa del Mondo under 20 a Udine. Ugo Onorati e l’Associazione “Alba castellana” hanno presentato il libro di Graziano Nisio “Il poeta partigiano”, dedicato a Marino di Bernardini. Piano strategico Poste 2020, Progetto Wifi: a breve collegamento internet gratuito negli uffici postali di Frascati, Genzano, Albano e Velletri. Terzo incontro “Consuma bene e vivi meglio” organizzato da “Marino aperta Onlus” relativo al consumo intelligente ed il rispetto dell’ambiente.


10

SEGUICI SU:

SEGUICI SU:

NOTIZIE FLASH ROCCA 17 mar DI PAPA 1 8 ALBANO mar 1 9 VELLETRI mar 2 0 NEMI mar ROCCA 2 1 mar PRIORA 2 2 mar GENZANO CASTEL 2 3 mar GANDOLFO MONTE 2 4 mar COMPATRI

www.castelliromaniweb.it Concluso il processo relativo alla gestione dei depuratori comunali per le anomalie degli scarichi nel 2010: assolti Boccia, Cardinali e Santangeli.

Grande successo della Giornata per il volontariato “Good Deeds Day”, occasione per celebrare chi opera quotidianamente per il bene della comunità. Bullismo e violenze contro una 13enne, schiaffeggiata e presa a calci in pieno giorno da due ragazze minorenni, di cui una incinta, ed un 20enne. Pulizia delle vie Nemorense e dei Laghi, ed i rispettivi incroci stradali, grazie ad un accordo con i comuni vicini, Ente Parco e Lazio Ambiente. Per gli inquillini che non riescono a pagare l'affitto perché hanno perso il lavoro arriva un aiuto concreto per sostenere il canone di locazione. La raccolta differenziata arriva al 67%. Ad annunciarlo il sindaco Gabbarini nel corso dell'iniziativa sui rifiuti organizzata nella Frazione Landi. In vendita Villa Cleofe -ex residenza di Ettore Petrolini, “voce della romanità”-, gioiello architettonico in stile liberty, per 1.950.000 euro. Celebrato convegno per ricordare la straordinaria figura di Placido Martini, sindaco del paese trucidato nell’eccidio delle Fosse Ardeatine nel 1944.

11

NOTIZIE FLASH

25 mar CIAMPINO 26 mar COLONNA 27 mar LARIANO 28 GENZANO mar 29 mar NEMI 30 mar VELLETRI 31 mar CIAMPINO

www.castelliromaniweb.it

Nuovo Archivio Pasolini presso la Biblioteca comunale, per approfondire e conservare le memorie dell’intellettuale e della città. Scarica a cielo aperto: blitz della polizia locale per sgomberate baracche abusive nella zona adiacente al ponte ferroviario di via Roma. Il pane di Lariano, una valenza etica e sociale: testimonial al “Vinitaly” dell’artigianalità agroalimentare made in Lazio. Feriti due agenti della polizia locale, dieci giorni di prognosi. Colluttazione per motivi dovuti alla viabilità tra un italiano e due stranieri ubriachi. Sì all’isola ecologica: sorgerà sulla via nemorense in un’area di 1800 m2 acquisita dal comune nei mesi scorsi. Soddisfazione del sindaco Bertucci. Catena umana in via Menotti Garibaldi per salvare una donna senza lavoro e con tre figli minorenni dallo sfratto. Cerimonia per il 92esimo anniversario della costituzione dell’Aeronautica Militare con il Ministro della Difesa Pinotti e i vertici delle Forze Armate.

SEGUICI SU: www.castelliromaniweb.it


12

Castelli

CIAMPINO

C mag | Castelli | Aprile 2015

Domenico DI PIETRO

TEMPI INTERESSANTI

a dire che lo cose non cambieranno mai e che quindi tanto vale farsene una ragione. Prenderla con filosofia, dall’altra, parte vuol dire invece chiedersi sempre il perché delle cose per poi fare dei ragionamenti. Per Roberto Esposito si avverte la necessità di riempire un vuoto in un momento in cui si nota un preoccupante riflusso specie dalla politica. Non solo questo è l’aspetto che preoccupa il filosofo, ma anche la accertata rottura dei linguaggi separati dell’economia, del diritto, della storia a favore di un lessico trasversale che non può essere che quello dell’unico sapere potenzialmente universale come è appunto la filosofia. In pratica, per Esposito si può dire che allorché tutti i problemi sociali, economici, ambientali, tecnologici convergono in un unico senso esteso verso l’intero pianeta, essi assumono, per meglio dire, una portata oggettivamente filosofica che prima non avevano.

TORNIAMO A FARE

FILOSOFIA E POLITICA

I

l filosofo Roberto Esposito ha affermato di recente che inizia ad essere necessaria una terapia comune dell’anima. In pratica qualcosa che sia a metà tra i cenacoli dialogici ateniesi e i salotti prerivoluzionari parigini. In pratica, un ruolo di supplenza esercitato nei confronti sia della religione in deficit di credibilità, sia della politica in perdita di fiducia. Di questa terapia si sente grande bisogno in Italia e ancora di più anche a Ciampino, dove gran parte della città vive, in parte anche inconsapevolmente, in uno stato di individualismo diffuso condito da gocce di menefreghismo, combattendo tutti i giorni con i mille problemi della complessità della vita contemporanea. Bisogna allora

set

ripartire dai “fondamentali”. Iniziare ad analizzare se stessi in rapporto con gli altri. Per Roberto Esposito, in questo momento di crisi non soltanto economica, è proprio la filosofia, invece, l’unico luogo di discussione pubblica, diversa ed opposta anche alla psicanalisi che è chiusa nelle pareti di un rapporto duale tra medico e paziente. Una filosofia che impartisca lezioni di comportamento e perda la sua patina di sapore astratto per entrare nella sfera privata ed incidere in modo sostanziale. Si auspica, in pratica, un onda montante che appartenga allo spirito del tempo. Lo spirito del tempo a Ciampino porterebbe

13

In teoria è tutto molto interessante, compresa questa sofisticata espansione delle riflessioni filosofiche, solo che alla fine dei vari dibattiti non si registrano significativi mutamenti delle coscienze e meno che meno dei comportamenti quotidiani. A Ciampino come del resto in Italia, filosofia a parte, si continua a vivacchiare nella convinzione che nulla possa cambiare e che non ci sia possibilità di miglioramento anche e soprattutto politico ed economico. Tutto filosoficamente triste. Tutto politicamente sterile. Al momento però mi sembra evidente che noi tutti si viva in “tempi interessanti”, sia dal punto di vista culturale, filosofico, economico, sociale e soprattutto politico. Questo nonostante i problemi. Anzi proprio per questo motivo. Per vivere meglio bisogna allora iniziare a ragionare su basi meno individualiste. Dobbiamo ripartire anche a Ciampino dal senso di comunità. Dare un senso vero e profondo alle ragioni del nostro stare insieme. Dobbiamo socializzare e fare politica.

È necessario lavorare tutti per migliorare la nostra conoscenza e il nostro capitale sociale. Da soli non andiamo da nessuna parte. La politica deve tornare al centro dei pensieri della gente. La delega da sola non serve più. Queste riflessioni servono a separare l’accettabile dall’inaccettabile. Un processo di autoformazione e di auto-responsabilizzazione individuale in un ottica di crescita del bene comune ci pare indispensabile. La tutela della salute, la tutela della famiglia, la serenità, il lavoro, la cultura, lo sport e il tempo libero, la solidarietà sono categorie semplici ma fondamentali che iniziamo a perdere di vista se non torniamo ad interessarci di politica come strumento principe di risoluzione dei problemi nelle comunità e negli scenari complessi. Quella che gli economisti e i politici chiamano crisi è il risultato di una delega in bianco data a chi alla fine non riesce che a pensare in massima parte ai proprio interessi personali, di lobby, di bottega. Se poi in questa crescita di coscienza politica si potranno utilizzare anche strumenti di tipo filosofico tanto meglio. Vorrà dire che il pensiero sarà ancora più “raffinato” e il risultato più efficace.


14

Castelli

CIAMPINO

INCREDIBILE

MA VERO! C

i rivolgiamo ai lettori per porre loro un quesito: guardando queste foto sapreste individuare il luogo dove sono state scattate? Secondo voi potrebbero provenire da un luogo lontano da un centro cittadino, da una sperduta campagna, da un luogo montano o da un’isolata periferia?

Ebbene niente di tutto ciò: queste foto sono scattate in uno dei quartieri cittadini della nostra “Città giardino” e, per la precisione, in un terreno adiacente al civico n. 10 di via G. Saragat, limitrofo all'incrocio con la via Lucrezia Romana nel quartiere Folgarella. È bene sapere che i residenti che confinano con questo appezzamento hanno più volte denunciato la situazione di indecenza in cui versa quest'area, invasa da rovi ed erba alta, totalmente coperta da canne alte oltre sei metri, letteralmente infestata da roditori di tutte le razze e taglie -ovvero dai topolini di campagna alle pantegane più grosse dei gatti-, a rettili di diverse specie e lunghezze e da non poco fastidiosi insetti di ogni tipo.

C mag | Castelli | Aprile 2015

Roberta SCONCI

ATTUALITÀ

In seguito all’ultima iniziativa di protesta contro una situazione diventata ormai insopportabile, è stato recapitato al proprietario un verbale sanzionatorio del Comando della Polizia Municipale ed, in data 24 gennaio 2015, una segnalazione al Dirigente del IV Settore dell'Ufficio Ambiente del Comune di Ciampino, ma, ad oggi, tutto ciò non sembra aver generato alcuna reazione da parte del proprietario e nel terreno nulla è cambiato. Quanto tempo passerà ancora affinché, vista la "latitanza" di chi dovrebbe manutenere il proprio terreno, potremo vedere il polso di questo Comune che farà

15

bonificare l'area addebitandone i costi alla proprietà? Quei cittadini che pagano regolarmente le tasse dovranno ancora sopportare lo stato di degrado a cui qualcuno li obbliga? Abbiamo investito della problematica anche il nostro Consigliere Comunale di Forza Italia Gian Massimo Di Fabio per chiedergli di porgere queste domande in seno al prossimo Consiglio Comunale e daremo ai residenti l'informazione di quanto verrà discusso al fine di consentire loro di sentire direttamente quali saranno i tempi e gli accorgimenti che il nostro Comune intenderà mettere in campo per il rientro di questa criticità.


Castelli

16

CIAMPINO

Italia Unica - Porta di Ciampino Ufficio Stampa e Relazioni Esterne

C mag | Castelli | Aprile 2015

renti del partito Giovanni Mastroianni, Antonino Basco e Domenico Di Pietro-, per lavorare su progetti concreti e cercando la collaborazione e la condivisione sui temi utili allo sviluppo della città. A tal proposito, si sono già stretti accordi concreti a livello locale con la nuova federazione dei moderati, per portare avanti un nuovo progetto di città. Italia Unica immagina però di avere vocazione di governo e che i suoi progetti possano essere utili ed indispensabili ai cittadini ciampinesi.

ATTUALITÀ

ITALIA UNICA si mobilita e scende in piazza anche a Ciampino

"

I

talia Unica” si mobilita e scende in piazza. Lo ha fatto in grande stile a Roma, nella giornata di sabato 7 marzo a Largo di Torre Argentina e nella mattina di domenica 8 marzo a Piazza Risorgimento. Oltre a Roma, anche Ciampino è stata presente alla campagna di mobilitazione, con i gazebo aperti il 7 e 8 marzo in Piazza della Pace per fare da capofila per l’espansione del partito in tutta l’area metropolitana. Il senso di questa iniziativa è quello di dar vita ad una grande campagna di ascolto nel Paese che culminerà nelle giornate del 28 e 29 marzo, quando le nostre oltre 150 “Porte” italiane saranno “aperte” a raccogliere i bisogni e le istanze dei nostri concittadini per denunciare gli sprechi, le inefficienze e le ingiustizie che anche quando sono sotto gli occhi di tutti non vengono denunciate e, soprattutto, non trovano una risposta da parte degli amministratori locali o da altri organi preposti. Anche questo intendiamo quando diciamo che “la rivoluzione è possibile”. Una rivoluzione delle competenze, della serietà e della passione politica che sarà utile anche a Ciampino per aiutare la città ad affrontare i mille problemi da cui è attanagliata.

17

Corrado Passera, fondatore di Italia Unica

La rivoluzione di chi pensa che ci debba essere maggiore serietà e responsabilità nel governo della cosa pubblica. La rivoluzione che deve portare a premiare la competenza e il merito di chi fa e di chi sa fare. Italia Unica vuole da oggi farsi interprete del disagio diffuso dei nostri cittadini. Per questo chiediamo a tutte le donne e a tutti gli uomini di unire le loro voci alla nostra. Per farne una più forte azione di denuncia. Ma anche per dimostrare che un altro modo di governare ed amministrare la cosa pubblica è possibile. Italia Unica, infatti, non si limiterà mai alla sola denuncia. Anche a Ciampino, Italia Unica cercherà il dialogo, soprattutto nell’area moderata -hanno dichiarato i refe-

Il nostro intento e il nostro impegno sarà sempre quello di accompagnare alla protesta anche una proposta per la soluzione dei problemi. In questo sta la nostra diversità, il nostro essere un Partito nuovo e non soltanto un nuovo partito. Questo nostro scendere tra la gente, poi, servirà anche ad illustrare tre fra le più qualificante delle nostre proposte: dimezzare la tassazione alle imprese per creare nuovi posti di lavoro; un bonus bebè di 5.000 euro per ciascun figlio fino ai 5 anni di età per aiutare le famiglie e incrementare le nascite; restituire il 50% dell’iva a chi paga con moneta elettronica per combattere l’evasione e avere più soldi in tasca a fine mese. Su queste proposte sono già migliaia le firme raccolte on line, ma noi non ci accontentiamo. Vogliamo poterne parlare direttamente alle donne e ai ragazzi, ai professionisti e agli imprenditori, ai giovani precari e ai pensionati. Su questi temi d’interesse nazionale siamo sicuri che anche a Ciampino vi sarà grande attenzione. Questo il significato profondo del nostro scendere in piazza. Che ci servirà anche per farci conoscere di persona, per presentare il nostro simbolo, per raccogliere firme e trovare nuovi iscritti e militanti e -perché no?- anche per autofinanziarci visto che noi siamo gli unici che non hanno mai preso né mai prenderanno un solo euro di finanziamento pubblico.



20

Castelli

CIAMPINO

Ufficio Comunicazione COMUNE DI CIAMPINO

ATTUALITÀ

GIORNATA INTERNAZIONALE

DELLA DONNA Consiglio Comunale contro il femminicidio e convegno della consulta comunale e pari opportunità per dire no alla violenza di genere e non dimenticare le vittime del dramma femminicida.

S

eduta straordinaria del Consiglio comunale di Ciampino convocato sabato 7 marzo, in occasione della “Giornata Internazionale della Donna”, per discutere ed approvare due mozioni contro il femminicidi. Un giorno della settimana un po’ insolito per un Consiglio ma che ha voluto essere, per i proponenti, il più vicino all’8 marzo, data in cui persero la vita 129 operaie nell’incendio della fabbrica Cottons di New York dove furono rinchiuse dal padrone per impedire la loro partecipazione alle agitazioni sindacali, ma che è divenuta nel corso degli anni la data simbolo

sia delle conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia delle discriminazioni e delle violenze di cui sono ancora oggetto in molte parti del mondo. Con le due mozioni approvate nella seduta consiliare si sono richiesti impegni precisi e concreti all’Amministrazione comunale che si impegnerà a dare un segnale politico istituzionale forte e segnare così una svolta culturale riguardo quei temi che investono, stravolgono e spesso distruggono le vite di tante, troppe, donne. Promozione di campagne di informazione e sensibiliz-

C mag | Castelli | Aprile 2015 zazione permanenti nelle scuole, affinché si aiutino i giovani ad identificare sin dai primi segnali la manifestazione del fenomeno della violenza, da un lato, richiesta di fondi alla Regione Lazio per la messa in campo di progetti educativi sulla violenza di genere e, dall'altro, richiesta al Governo ed al Parlamento di attuare il Piano Nazionale Antiviolenza previsto dalla Convenzione di Istanbul e di sostenere con finanziamenti adeguati tutti i centri antiviolenza aderenti alla Rete Nazionale. In attuazione della normativa introdotta dalla Regione Lazio con la L. R. del 19 marzo 2014 n. 4 è stata inoltre promossa l’adesione del comune di Ciampino alla rete antiviolenza con l’istituzione di uno sportello di ascolto delle donne oggetto di violenza. Parallelamente alle due mozioni, l'Assessorato alle pari opportunità ed il Consiglio Comunale hanno lanciato una campagna per dire no alla violenza di genere con due distinte iniziative: “Una targa per non dimenticare”, apposta significativamente all’entrata dell’aula consiliare in ricordo delle tante donne vittime di femminicidio, e “Donne invisibili”, sagome di cartone a grandezza naturale, tutte uguali senza tratti distintivi ma con un nome e un cognome, la loro storia e la data in cui sono state uccise. Realizzate gratuitamente da Eventi di Cartone S.r.l., le quindici simboliche sagome femminili saranno installate sul territorio comunale come testimoni mute del dramma femminicida che ancora oggi viene perpetrato nella nostra società. Si è scelto di chiamarle per nome per ricordarle come persone e non come numeri. Per ricordarle una ad una. Queste donne hanno subito in vita violenze e soprusi da parte di uomini con un’idea malata dell’amore. Sagome che saranno veicolate in tutti i luoghi pubblici della città, nei negozi, nei comitati di quartiere e nelle scuole per evidenziare la reale portata del fenomeno,

21

testimoni mute del dramma femminicida che ancora oggi viene perpetrato nella nostra società. Al termine della seduta ha avuto inizio un convegno sulle pari opportunità, al quale sono intervenuti il Consigliere regionale On. Simone Lupi, primo firmatario della nuova legge regionale contro la violenza sulle donne, il Sindaco di Ciampino Giovanni Terzulli, che ha condiviso appieno le due mozioni rafforzando il proprio impegno a realizzare azioni di contrasto al fenomeno della violenza contro le donne, mettendo al centro dell'attenzione il valore della dignità femminile, l’Assessore alle pari opportunità Graziella Fiorini, la Presidente della Consulta alle pari opportunità Bianca Maria Zama, la Presidente “Solidea” Maria Grazia Passuello e Caterina Viola di “Vento di Legalità”.


22

Castelli

C mag | Castelli | Aprile 2015

CIAMPINO

Redazione

IL CABARET DI… FABRIZIO DE LUCA CIAMPICONE

LA MIA AUTOBIOGRAFIA (è da ridere) È vera? Verosimile!

N

asco nel 1963 ma già sento i ribelli effetti del '68 che avanza. Animo inquieto, all'età di 5 anni rompo la testa ad un mio amico tirandogli in fronte una macchinetta. Provo subito ad emergere fondando sotto casa una banda di ragazzini (con annesse sassate e litigate con la banda dei musoni) in cui, fino a che non prendo una buona dose di pizze, sono leader incontrastato. In seguito, visto che a pallone ero una vera pippa al sugo e inciampando finivo sempre per terra, pur di riuscire a giocare, metto insieme una squadretta

di quartiere. Cominciano improponibili sfide in campetti polverosi, segnando goal (rarissimi) in porte senza reti e con lattine al posto dei pali! Qui nel 1985 nasce il soprannome di "ciampicone". Infatti un’amica detta "Zorro" (poichè veste sempre di nero ed ha i baffi come il cavaliere intrepido) mi chiama così perché ogni volta che provo a tirare un calcio ad un pallone inciampo. Per tutta la Serpentara divento “Ciampicone”. Parallelamente a queste avventure sportive non tralascio la mia formazione erotico-sessuale. Pratica fino alla fine degli anni 80 esclusivamente teorica, con studi approfonditi tra le pagine centrali (reparto intimo donna) del mai dimenticato “Postal Market”. I primi baci e le prime donne corrispondono anche con le prime disgrazie affettive. Nel 1990 vengo folgorato dal cabaret del Maestro Antonello Liegi presso la Fiera del Libro, manifestazione che si teneva nei giardini del Castel Sant'Angelo. Il maestro mi propone di frequentare un suo corso per attori comici ma la mia fidanzata dell'epoca, pensando al loro prossimo matrimonio, mi intima di non fare l'idiota strappandomi il bigliettino da visita della scuola. Dopo pochi mesi la sopracitata fidanzata mi lascia per un collega, che era proprietario di una bellissima fiat Croma Bianca targata Torino. Comincio ad odiare la mia fiat 127 celeste e prendo a calci ogni Fiat Croma Bianca

targata Torino che incontra sul suo cammino. Per fortuna uscirà presto di produzione. Lascio gli studi architettonici a metà, a dire il vero appena alle fondamenta, dopo avere brillantemente passato solamente 13 esami. Preso da varie crisi mistico-sentimentali-erotiche passo in pochi mesi dalla depressione dopata dal Valium alla magnificenza dell'organizzare feste ed eventi in vari locali della Capitale. Inizio a scrivere piccoli racconti e poesie, di solito le compongo quando una donna mi lascia. Organizzo feste ed eventi e in un locale (Egon) conosco tantissimi comici e mi riviene la smania del cabaret. Rivedo anche il Maestro, ma mi vergogno di chiedergli informazioni sul suo corso per attori comici. Nel frattempo mi sposo. In famiglia tra una litigata ed un'altra il Signore mi regala la felicità di due bellissime bambine! A fine 2005 in una trasmissione sportiva locale vedo il maestro pubblicizzare un suo ennesimo corso. Raccimolo pochi risparmi, rubando dal fondo spesa ed evitando anche di fare colazione al bar e lo frequento. Non ci capisco molto, scrivo e dico una cifra di cretinate ma l'esperienza mi fa venire l'acquolina in bocca. Finalmente, tra l'ilarità di parenti ed amici e l'indifferenza di chi non crede in lui, nel gennaio del 2007 riesco finalmente a esordire con il mio spettacolo (pieno di battute ed improvvisazione) che chiamo "Roba da n'euro", che poi cambierò in " Vita da n'euro". Il resto è storia recente... Adesso continuo.

23

VITA DA N’EURO È una satira di costume e della vita di coppia, in cui partendo da lontano prendo in giro i vizi maschili, le prime esperienze sentimentali, le nostre nevrosi strizzando l'occhio alla satira di costume ponendo sul banco degli accusati l'uso smodato e compulsivo della tecnologia e dei social network. Uno spettacolo che parla di vita quotidiana in cui ogni spettatore non solo si identifica ma addirittura può partecipare perché non disdegno, anzi, cerco il contatto ed il confronto con il pubblico astante, come nella migliore tradizione del cabaret romano, senza mai offendere ma coinvolgendo, scendendo dall'effimero trono del palco per abbracciare l'anima ed il cuore di tutti i presenti. L'autoironia ed il mettermi in discussione sono forse il mio punto di forza. Il pubblico si rispecchia nella mia vita e nelle mie storie e si fa prendere per mano facendosi accompagnare dentro la mia… vita da n'euro!

PROSSIMI SPETTACOLI Sabato 18 Aprile

Cabaret e discoteca al Manhattan Music Club (via P. Biroli 103-Ciampino) con Tato. Info e prenotazioni: cabaret.live@libero.it

Venerdì 24 Aprile

Spazio palco c/o il Ristorante La Torre (Via Padre Lino da Parma-Via Tiburtina-Roma). Info e prenotazioni: 3284884819

www.ciampicone.it



26

Fabrizio RINALDI

Castelli

CIAMPINO

C mag | Castelli | Aprile 2015

Torrefattore

rinaldi_fabrizio@hotmail.com

su una miscela dal gusto equilibrato che soddisfa gran parte della mia clientela. Ma che si intende per gusto equilibrato?

DENTRO I SEGRETI

DI UNA MISCELA

C

ome nel medioevo gli alchimisti hanno voluto sfidare la natura nella ricerca di una sostanza magica che tramutasse il metallo in oro, anche io, negli ultimi anni, ho intrapreso un percorso simile, arduo e inverosimile, per scoprire la mia pietra filosofale, ovvero una miscela di caffè che conquistasse chiunque la beva. Come quei folli scienzati, purtoppo, non credo di essere ancora riuscito nell'impresa, tuttavia sto dedicando un

grande impegno nella mia torrefazione per realizzare un ottimo espresso e gli sforzi compiuti hanno già portato ad un risultato soddisfacente. Ma partiamo dall'inizio, ovvero dalla mitica fornace, luogo in cui il caffè verde si tramuta in "oro nero". Ho una pratica tostacaffè, moderna, che tosta un chilo alla volta e questo mi permette di sperimentare facilmente nuove miscele e di analizzare diversi monorigini, senza accumulare quintali di caffè. Al momento lavoro

Ognuno ha la sua teoria, io cerco di dare una risposta valida e che le comprenda tutte. Per me è una giusta mescolanza tra Coffea Robusta e Coffea Arabica, dove prevalgono le note positive di entrambe, il sapore piacevolmente amaro e intenso della Robusta e i toni dolci e lievemente aromatici dell'Arabica. Questo solo per dare un'idea, perchè ovviamente i sentori e le percezioni tattili che un buon caffè può infondere nel nostro palato sono centinaia. La miscela che attualmente utilizzo nel mio bar è composta da una gamma di caffè dalle caratteristiche ben definite e al tempo stesso diverse tra loro, che nell'insieme producono in tazza quello che definivo prima un gusto equilibrato. Ma entriamo nei dettagli. Uso due tipi di Robusta: Kappy Royal, un parchment indiano, dal sapore forte e intenso, ideale per un caffè di prima mattina, e Screen 19, un naturale africano, proveniente dal Congo, molto corposo e piacevolmente amaro. Le due varietà, combinate tra loro, producono un gusto molto marcato, senza tuttavia cedere troppo all'amaro, grazie alla maggiore delicatezza dell'indiano.

27

E quattro tipi di Arabica: Ethiopia Limu, proveniente dalla regione di Kaffa, ritenuto il luogo d'origine della pianta di caffè, dai toni dolci e aromatici, Colombia Supremo, la cui caratteristica sono i chicci molto omogenei tra loro, che lascia in bocca un sapore intenso e poco corposo, Santos Serrado Santa Clara, dal Brasile, principale esportatore al mondo di caffè, un'ottima base per qualunque miscela, che lascia vaghi ricordi di cioccolata e liquirizia, e Guatema Antigua 5 Estrela, un centr'america naturale, spicca per la sua acidità, senza tuttavia alterare la dolcezza. Questa è la varietà di caffè crudo che definisce la mia miscela, ovviamente le percentuali che uso di ognuna restano segrete, come un bravo alchimista che crede in quella che fa, si impegna, fatica, sogna e alla fine mostra solo il risultato, celando la componente magica che ha reso tutto questo possibile. Tuttavia presto la mia modesta esperienza a chiunque voglia condividere la sua passione per il caffè, o chiedere un semplice consiglio, o una proposta di collaborazione. A chiunque, insomma, voglia viaggiare dentro i segreti di una miscela.


28

Castelli

ARICCIA

RITA PAVONE

TEDDY RENO Un amore senza età che fece scandalo

G

aleotta allora fu proprio Ariccia e la sua "Festa" (degli sconosciuti), per quella che viene tuttora considerata una delle coppie più affiatate e resistenti nel mondo dello spettacolo. Parliamo di Teddy Reno e di Rita Pavone che si conobbero proprio durante quella manifestazione. Lui, manager della manifestazione; lei, quale partecipante alla stessa. Da allora hanno camminato insieme sia nel privato che artisticamente e ne hanno fatta di strada. Amore vero e non come riconoscenza di artista e pigmalione, il pigmalione per eccellenza che decreta il successo di lei, che la incorona reginetta della canzone e la impalma come moglie nella Chiesetta del convento delle Suore Paoline a Lugano. Celebrato, in gran segreto, il matrimonio religioso di Teddy Reno e Rita Pavone. Accade il 15 marzo 1968 e la coppia è unita da 53 anni. Teddy e Rita si erano conosciuti nel 196. Il matrimonio è segreto solo nelle intenzioni. Lui era già sposato con Vania Protti. Tra le

C mag | Castelli | Aprile 2015

Lorena FANTAUZZI

UNA STORIA CASTELLANA

suore si è mimetizzata una giornalista che scatena un pandemonio. “Avevo 40 anni e Rita 19 meno di me...”. Il giorno dopo la coppia parte per 21 giorni di luna di miele in Brasile. “La notizia fu accolta con scetticismo, davano al nostro matrimonio pochi mesi di vita", ricorda con tenerezza Teddy Reno. "Rita è sempre stata stupenda come attrice e come moglie. Oggi che soffro per non poter leggere e scrivere è ancora lei che mi aiuta a stare su", conclude. Rita Pavone si è tolta tante soddisfazioni nella sua vita. Era ancora giovanissima (ma già in testa alla classifica dei dischi venduti) quando Umberto Eco la analizza come importante fenomeno di costume giovanile nel suo “Apocalittici e integrati”. Rita Pavone fu il primo esempio di donna androgina, alla quale l'Italia perbenista non perdonò la sua unione con il manageremarito. Ma erano altri tempi. Oggi è quasi normale.

29

E qui ho conosciuto Teddy e Rita, e sono loro amico da oltre trenta anni. Per un periodo abbiamo anche collaborato e diviso gioie anche perché condividevamo la cittadinanza castellana. E spesso lui si presentava con qualche progetto. E con lui e Rita ho conosciuto i più bei personaggi del cinema, della televisione, della lirica e dello spettacolo, in genere. E potrei raccontare tanti aneddoti che ci ha visti protagonisti, ma preferisco ricordare il suo affetto profondo che lo legava a Rita. Per esempio: quando Rita era lontana per qualche tournèe la chiamava a tutte le ore della giornata, dimenticando che dall’altra parte dell’universo potevano essere ore piccole e Rita dormiva. E di Rita ricordo l’affetto che portava a Ferruccio e ai figli. Insomma un amore perenne malgrado i detrattori avessero pronosticato un amore stagionale.

Da tutti conosciuto come il "cantante confidenziale" per eccellenza, Teddy Reno, le cui canzoni di successo godono ancora di grande popolarità -da "Piccolissima serenata", "Malafemmina", "Addormentarmi così", "Trieste mia", "Accarezzame" e "Chella lla"- , si rivelò da sempre come un istintivo ma anche fortunatissimo scopritore di talenti. A lui si debbono infatti i primi esordi artistici di Johnny Dorelli, Betty Curtis, Lelio Luttazzi, Gianni Ferrio, Jula de Palma e Giorgio Consolini, quando fondò a Milano la C. G. D. -ovvero, la Compagnia Generale del Disco-. Dopo anni di ottimo lavoro, quale produttore ma anche quale artista della stessa etichetta discografica, Teddy decise che era giunto per lui il momento di volare da solo. Lasciò allora il Nord per trasferirsi definitivamente, bagagli e famiglia, nella più centrale Roma. Si innamorò di una suggestiva località situata sui Castelli Romani, ed entusiasta, vi acquistò una casa e ci andò ad abitare. La località era Ariccia.

la piada di Lella di Rimini fatta a mano

un posto tranquillo con tavoli anche all’esterno


30

Castelli

ARICCIA

Daniela CHESSA chessa.stampa@gmail.com

GRAND PRIX FESTIVAL DANZA 2015

LA F.I.D. AD ARICCIA PER LA SELEZIONE REGIONE LAZIO

L

a F.I.D. (Federazione Italiana Danza), la prima Federazione in Italia nata per promuovere e diffondere la danza e il suo insegnamento, con la facoltà istituzionale per l’organizzazione di eventi a scopo sociale, ha il piacere di organizzare un evento giunto alle sue nozze d’argento, grazie alla professionalità, bravura e amore per la danza del Segretario Generale e legale rappresentante F.I.D. Carlo Alberto Cherubini e il coordinatore tecnico F. I. D. Marina Marfoglia. Domenica 12 aprile lo staff F.I.D. al completo si trasferirà al Palariccia di Ariccia per la selezione interregionale Lazio-Umbria-Abruzzo e Toscana della 25ª Edizione del concorso Grand Prix Festival Danza. Il Palariccia sin dalle prime ore del mattino si animerà con tanti giovani danzatori capitanati dagli insegnanticoreografi e accompagnati da genitori, amici e parenti. Il culmine dell’affluenza si verificherà intorno alle prime ore del pomeriggio, quando tutti i concorrenti saranno pronti per regalare emozioni e trascinare tutti gli

spettatori nel magico mondo della danza. A giudicare le coreografie provenienti dalle varie regioni d’Italia professionisti, docenti e coreografi qualificati che collaborano da anni con la F.I.D. Il programma prevede che i più piccoli daranno il via alla competizione seguiti dalla fascia Medial fino a i più grandi della Major. I ballerini si confronteranno nei vari settori di danza presenti in concorso: Danza Classica, Danza Contemporanea, Modern Jazz, Hip Hop, Creative Style e Danze Tradizional Popolari. Al termine della competizione sia vinti che vincitori avranno vissuto un’esperienza che gli darà modo di crescere e capire quanto è grande il loro amore per la danza: i più dotati saranno determinati a continuare e gli altri a migliorare. Ma non finisce qui... I vincitori della selezione accederanno per diritto alle Finali Nazionali del Festival “Ballando Ballando” che si svolgerà a Pesaro nei giorni 3, 4 e 5 luglio. Sarà un’emozionante e coinvolgente sfida!


32

Castelli

GENZANO

C mag | Castelli | Aprile 2015

Lorena FANTAUZZI

33

INTERVISTA

ROMINA POWER

PITTRICE A VENEZIA LA PRODUZIONE PRIMA DI DIVENTARE ATTRICE "

S

Sono onorata di partecipare alla Biennale di Venezia, nel Padiglione Costa Rica, il Padiglione della PACE"

È stata selezionata per partecipazione alla 56 Edizione della Biennale di Venezia, Padiglione Costa Rica, il Padiglione della Pace. Cosa significa per lei? Finalmente il mio sogno di ragazzina si avvera. Ho iniziato a dipingere a 14 anni, da allora non ho più smesso e ancora oggi è la mia grande passione. Il curatore del Padiglione del Costa Rica, Gregorio Rossi, quando mi ha scelto non sapeva che le opere fossero mie! Alcune delle opere prendono ispirazione dalle terre castellane tra Nemi e Genzano. Doppia soddisfazione, altrimenti qualcuno avrebbe potuto dire che sono alla Biennale per il mio cognome. La tematica del Padiglione è la pace che dovrebbe essere lo stato naturale della vita sulla terra. L'uomo, per natura, è più incline alla pace che alla guerra. Come si definirebbe, come artista? Poliedrica in via di sviluppo continuo.

Qual è il suo messaggio? Che ognuno ha la libertà di espressione e di scelta. Come nasce un’idea? Cosa è per lei l’ispirazione? Non saprei. Nasce e basta. Un mio quadro, a volte è stato ispirato da un brano musicale (Mozart), a volte da un immagine che mi colpisce instintivamente. A volte, invece le mie tele hanno avuto del soprannaturale. Un collegamento con un messaggio dall'aldilà. Che cosa è l’arte? È un mezzo di espressione libero da vincoli. Può essere un tramite tra l'infinito e noi, tra anime che ci hanno preceduto e noi. Può essere una maniera in cui esprimere il nostro subconscio, i nostri sogni, le nostre visioni. Ed è anche un tramite per comunicarlo. In che circostanze le vengono le migliori idee? Quando sono tranquilla, ricettiva. Esiste la prova del nove per capire se un’idea è buona o no? Esiste la voglia di portarlo a termine.

Tre idee creative che le piacerebbe fossero venute a lei… Non voglio idee degli altri, per quanto creative possano essere. Quando e come ha iniziato a vedersi come artista? Sono artista. Non è importante quando l'ho realizzato. Perché tanti artisti hanno personalità complesse? Un artista è un essere molto sensibile. Potrebbe essere giudicato "complesso " dall'esterno. Si considera post-moderna? Io, come essere sono mid-century. L'arte che imprimo su tela, è piuttosto espressionista, ma le etichette sono solo etichette. Non le amo. Come si deve valutare un’opera artistica? Dalla sensazione che ti provoca osservandola. Ha un'anima. Sta a te percepirla o meno. Non tutti rispondiamo agli stessi stimoli.


34

Castelli

GENZANO

L’artista deve reinventarsi ogni giorno? Non necessariamente. Deve semplicemente esprimere l'ispirazione del momento. Quali artisti ammira e in che modo hanno influenzato le sue opere? Quando iniziai a dipingere su tele da un metro per due a 14 anni, chi vedeva i miei quadri, li paragonava a Van Gogh. Io non lo conoscevo. Essendo auto-didatta, non avevo una cultura dell'arte. Era tutto istintivo. Dopo ho imparato ad apprezzare Van Gogh, ed altri impressionisti e post impressionisti come Gauguin, Rousseau, Monet. Sempre però cercando di non farmi influenzare nella mia espressione.

ROMINA POWER

ancora alla ricerca. Le dispiace doverti staccare da un pezzo che hai venduto? A volte sì. E poi ci sono quelle opere che non venderò mai. Si compra l'opera, o si compra piuttosto l'artista? Entrambi.

Qual è la sua opinione sulle sovvenzioni pubbliche dell’arte? Non vorrei esprimermi su un argomento del quale non sono a conoscenza.

Le sembra giusto che gran parte delle opere che i musei d'arte contemporanea esibiscono sono d'artisti che non sono più fra noi? Si tende sempre ad apprezzare qualcuno che non c'è più. Ma i giovani hanno bisogno dei loro spazi. Bisogna incoraggiare l'arte nelle scuole. Invece di tagliarla, come materia, come hanno fatto nelle scuole pubbliche qui negli Stati Uniti.

Che ruolo hanno giocato nella sua traiettoria le figure del marciante, rappresentante, gallerista, e intermediari in generale? Nessuna. Ne sono

Che consiglierebbe a quelli che iniziano? Di cambiare mestiere… Scherzo! Di seguire il loro istinto, la loro passione. Di essere sempre fedeli a se stessi.

APERTO 24H



38

Eventi

Eventi 2 Aprile

LIFE IN PROGRESS

Roma

DANZA. Auditorium Parco della Musica

ANGELO BRANDUARDI Roma

15 Aprile

MUSICA. Auditorium Parco della Musica

Sylvie Guillem presenta a Roma il suo ultimo spettacolo, “Life in progress”. Danzatrice di fama mondiale - con una carriera impressionante che l’ha vista étoile al Ballet de l’Opéra de Paris e Principal Guest Artist al Royal Ballet e al Tokyo Ballet - ha interpretato ruoli emblematici nei balletti di Kenneth MacMillan, Maurice Béjart, Frederick Ashton e William Forsythe. Artista Associata del Sadler’s Wells dal 2006, si è diversificata nella sua arte forgiandosi un’incontestabile reputazione di danzatrice di primo ordine nel panorama contemporaneo. Per questo spettacolo interpreterà due nuovi lavori. Il primo è un assolo accompagnato da musica dal vivo, firmato da Akram Khan. Il secondo sarà un pas de deux con la danzatrice italiana del Teatro alla Scala Emanuela Montanari, realizzato da Russell Maliphant. Quest’ultima occasione di vederla sulle scene prevede anche il toccante e coinvolgente “Bye” di Mats Ek, creato appositamente per lei. fino al

19 Aprile

CARMEN

Roma

TEATRO. Teatro Argentina La “Carmen” di Enzo Moscato sale sul palcoscenico capitolino interpretata da Iaia Forte, con l’adattamento e la regia di Mario Martone e la direzione musicale di Mario Tronco. Ed è una Carmen forte, mediterranea, fatta di poesia e ritmo. Partendo dal capolavoro di Bizet, l’incrocio di umori e musiche della tradizione gitana trasmigra dalla Spagna dell’Ottocento a un altro luogo fatale di incrocio tra culture diverse, oggi più che mai: Napoli. La forma dello spettacolo attinge infatti alla sceneggiata come alla zarzuela, in segreto omaggio al grande autore partenopeo di teatro popolare con musiche, Raffaele Viviani, di cui Mario Martone realizzò una memorabile messa in scena de “I dieci comandamenti”. Storia malinconicamente contemporanea, “Carmen” è una tragedia che quotidianamente si ripete nel mondo, un fenomeno che oggi si definisce con la parola “femminicidio”, ma che in passato in Italia veniva annoverato come “delitto passionale”.

EURO

SURGELATI

ITALIA R

39

“Camminando Camminando Tre”. Un concerto nel quale il suono diventa magia e irrompe nella vita di ogni giorno. Dopo il suo ultimo lavoro, “Il Rovo e la Rosa. Ballate d’amore e di morte”, in cui ha attinto a piene mani dalla tradizione elisabettiana, il menestrello d’oltre Po riapre il grande libro delle “Child Ballads”, la monumentale antologia che Francis J. Child raccolse nell’800 compendiando il patrimonio culturale del folk inglese, scozzese e irlandese poi trasmigrato in America. “Il Rovo e la Rosa” costituirà filo rosso di un’antologia che proporrà, tra gli altri, “La Luna”, “Confessioni di un malandrino”, “Il dono del cervo”. Branduardi cerca essenzialità e pulizia, per permettere alle frasi musicali di manifestarsi pienamente in un giardino segreto di antichi racconti popolari di amore e morte, incanti e avventure, tramandati per secoli e tutt’ora presenti nella memoria collettiva delle genti al di qua e al di là dell’Atlantico.

7 19 Aprile Aprile

dal

al

L'INVISIBILE CHE C'È Roma TEATRO. Teatro Nino Manfredi L’amore fra un padre e suo figlio. Un rapporto ancora poco indagato, forse a causa del modello che inibisce l’esternazione dell’emotività nel rapporto uomo a umo. Eppure le nostre vite sono intrise dell’amore per i nostri padri e per i nostri figli, un legame profondo, viscerale. Paolo Triestino porta in scena il racconto quasi onirico di un padre con il figlio nel momento più ingiusto e innaturale che ci possa essere: quello della perdita del più giovane. Gennaro Cannavaciuolo, il padre, crea un personaggio amorevole, fragile nella sua onirica lucidità e tenue nell’amore per il figlio. Antonio Grosso, autore del testo, è il figlio, che interpreta con la giusta innocenza: perso, impaurito per la nuova condizione, chiede aiuto al padre, si rifugia in lui, ma poi scosso dal dolore che provoca, lo conforta e continua ad avvolgerlo di quell’amore che non sparirà. L’amore e la vita sono faccende con dinamiche straordinarie. Ma anche la morte.


40

Eventi

Eventi 19 Aprile

RENZO ARBORE

Roma

MUSICA. Auditorium Conciliazione

MITI ED EROI

24 Aprile

SERENATA PER ROMA

Roma

MUSICA. Teatro Quirino Vittorio Gassman Dopo il grande successo della prima edizione di "Serenata per Roma" del 15 dicembre scorso, torna il 20 aprile lo spettacolo-format ideato e condotto dal giornalista de Il Tempo Stefano Mannucci. Alla vigilia del Natale di Roma, lo show riproporrà una grande onda di energia per realizzare un sogno: raccontare tra musica e parole l'immenso patrimonio della canzone romana. Alcune stelle di consolidata carriera musicale e quelle care alle giovani generazioni si cimenteranno nell'impresa di reinterpretare i capolavori di un genere che va dai brani dell'Ottocento fino ai mostri sacri del repertorio in romanesco e in italiano dei giorni nostri: Antonello Venditti, Gabriella Ferri, Franco Califano... Dal "Barcarolo" fino a "Roma capoccia" passando per "Roma nun fa la stupida stasera", tutte le migliori firme della canzone romana potranno essere evocate e liberamente rivisitate, con arrangiamenti informali ma improntati alla "verità" artistica.

Frascati

TEATRO. Teatro di Villa Sora

Lo showman italiano più conosciuto nel mondo gira ininterrottamente con la sua Orchestra Italiana, 15 talentuosi musicisti “all stars”, come ama definirli egli stesso, tra i quali spiccano l’appassionato canto di Gianni Conte, la seducente voce di Barbara Buonaiuto e i virtuosismi vocali e ritmici di Giovanni Imparato. Renzo Arbore, autentico “ambasciatore” della musica e della cultura “italiana”, sa come scatenare il suo pubblico con ironia e delicatezza. Lo ha fatto in molti dei più prestigiosi teatri d’Italia e del resto del mondo con innumerevoli concerti acclamatissimi, sempre in un clima da record, e adesso calca il palco dell’Auditorium Conciliazione. “La scaletta del concerto coniuga il nuovo e l’antico suono di Napoli: voci appassionate, girandole di assoli strumentali, un’altalena di emozioni sprigionate dalle melodie della musica napoletana che evocano albe e tramonti, feste al sole e serenate notturne, gioie e pene d’amore”.

20 Aprile

41

Chi sono gli eroi? Con questa domanda Giorgio Albertazzi potrebbe iniziare il suo viaggio teatrale attraverso i miti di ogni epoca, ripercorrendo i secoli, dall'Antichità al Novecento. L'ira funesta di Achille, il “no” di Ulisse alla maga Circe, il viaggio di Enea e Anchise fino alla fondazione di Roma. I miti epici dei poemi di Omero rivivranno sul medesimo palco castellano, insieme alla Duse diretta da Luchino Visconti, il viaggio allegorico di Dante e il genio di Shakespeare. In questo spettacolo l’attore toscano propone la ricerca del sottile filo rosso che rende i miti tali, permettendo di distinguerli dai semplici personaggi famosi. Lo spettatore potrà attraversare l'intero copione chiedendosi "Chi sono gli eroi?", e poi dare l'unica risposta possibile: gli immortali, quelli che solo noi stessi possiamo rendere interpreti dei nostri sogni. Figli degli Dei, senz'altro, ma anche degli uomini, quando riescono a vivere oltre la morte.

22 3 Aprile Maggio

dal

al

LO SPOSO PUÒ BACIARE LO SPOSO TEATRO. Teatro dei Satiri Roma Commedia brillante scritta da Francesco Arienzo e Renato Sannio con Piero Di Blasio, Sara Greco, Federico Perrotta, Veronica Pinelli, Marco Stabile e Vito Ubaldini. Ciro ha deciso: è arrivato il momento di chiedere a Nadia di diventare sua moglie. Nadia esce un attimo a prendere aria e dice a Ciro di aspettarla lì. Un anno dopo Ciro è ancora in quella casa ad aspettare, con il suo migliore amico Alfio, senza aver mai abbandonato la speranza che lei ritorni per il fatidico sì. A sconvolgere i piani di Ciro ci pensa il ricco Commendatore Di Ronda, proprietario dell'appartamento e intenzionato a riappropriarsene con l'aiuto del suo brillante avvocato Onorato. Ma Ciro, aiutato da Rebecca, avvocato alle prime armi, è disposto a qualsiasi cosa pur di non lasciare quella casa, anche ad assecondare un semplice equivoco: sposare Alfio. Quando tutto sembra andare per il verso giusto, Nadia torna in compagnia di Saverio, il suo attuale fidanzato…



44

CASTELLI... e dintorni

C mag | Castelli | Aprile 2015

EVENMTESOE

Lisa BERNARDINI

DEL

FOTO: Flavio di Properzio In alto: il presentatore del raduno Anthony Peth

RADUNO FERRARI AWARDS

a cura dell'"Associazione Occhio dell'Arte" e presentato da Anthony Peth

I

l 29 marzo scorso la citta' di Anzio e' stata oggetto di un evento particolare: decine e decine di Ferrari sono arrivate nella graziosa cittadina laziale al ritmo di potenti motori e tanti appassionati della "Rossa". E' stato organizzato, infatti, un raduno Ferrari che si ripete da sette anni in zona ed e' concertato logisticamente da Mauro Boccuccia, imprenditore amante dei motori e del buon cibo; ammiratore del made in Italy e di spontanei sorrisi da condividere insieme ai suoi tanti amici, Mauro e' un veterano di questo tipo di avvenimento. Da quest'anno, al raduno e' stata affiancata anche una direzione artistica di Premi: i "Ferrari Awards" , che sono stati curati dell'Associazione Occhio dell'Arte e dalla sua Presidente, Lisa Bernardini, la quale ha pensato di assegnare alcuni riconoscimenti a personaggi meritori nelle categorie prescelte di premio: Spettacolo (premi ritirati dall'attore Andrea Roncato e dal comico Alessandro Serra) - Alla Carrie-

ra (assegnato alla cantante Marina Occhiena) - Moda (vincitrice l'Agenzia Yourway Managment di Emanuela Corsello) - Comunicazione (ha preso l'Award il giornalista Maurizio Pizzuto, Direttore di Prima Pagina News - Agenzia Quotidiana di Stampa Nazionale) - Sport (categoria vinta dalla Fondazione "Il Museo del Rugby, Fango e Sudore", tra i piu' famosi al mondo per numero e tipi di reperti relativi al noto gioco anglosassone; e' un gioiello italiano nel mondo in campo sportivo e nel 2010 ha ricevuto anche la Medaglia di Bronzo dal Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano) - Sport Sociale (a vincere e' stato il progetto/ campagna di sensibilizzazione contro la violenza femminile dell'art director Marco Scorza, che si e' avvalso della collaborazione de "Il Setterosa" - Nazionale di Pallanuoto Femminile guidata da Fabio Conti, e dal titolo "L'Unione fa la forza"). Con i Ferrari Awards di Anzio si e' arricchita una organizzazione impeccabile che Mauro Boccuccia segue personalmente da tanto tempo grazie all'amicizia creatasi con il Dr. Fabio Ba-

rone, carismatico Presidente del Club "Passione Rossa" di Roma, l'agglomerato Ferrari piu' importante d'Italia. Il Club e' stato fondato nel 1999 ed è composto esclusivamente da imprenditori italiani possessori o collezionisti di auto Ferrari ed ha come unico scopo quello di propagandare il marchio automobilistico più famoso del mondo. Il 3 giugno 2007 "Passione Rossa" é diventato detentore ufficiale del record per il raduno Ferrari più numeroso della storia con ben 169 auto provenienti da tutta Europa, polverizzando così il record ottenuto un anno prima dagli spagnoli con 136 vetture. Il record é stato inserito nell'edizione 2008 del libro dei Guinness dei Primati. Altri Premiati Ferrari con medaglia, durante la giornata, sono stati: Simone Amato, "Volto piu' bello d'Italia 2013"; l'attrice Kyra Ruffo, il volto televisivo Silvia Fabi, l'attore Angelo Sorino, la cantante Silvia Capasso, l'attrice Aline Pilato, il cantante Alessandro greyVision, nipote di Rino Gaetano, nonche' leader della band officiale di tributo all'amato cantautore scomparso (ha concluso la giornata con alcuni omaggi musicali dedicati ai maggiori successi di Rino), i manager Fabrizio Perrone ed Andrea Lamia, le modelle YourWay Alexandra Lia e Giada Pulcinelli, il Vice Presidente della Fondazione "Museo del Rugby, Fango e Sudore", Claudio Favale (in rappresentanza e sostituzione del Presidente Corrado Mattoccia, in Francia per impegni di lavoro). Ciliegina sulla torta, la medaglia Ferrari al famoso cane Briciola, mascotte dell'Arma dei Carabinieri ed assunta recentemente agli onori dei media per essere l'unico cane che e' riuscito a far sorridere il Presidente Mattarella durante il suo insediamento in Quirinale. Briciola era assente poiche' impegnata per motivi di servizio, ma ha ritirato con orgoglio la medaglia - e lo ha fatto in borghese - il Comandante della Fanfara del 4 Reggimento Carabinieri a Cavallo, il M.A.s.UPS Fabio

45

Ospite dell'evento, il cabarettista Alessandro Serra

Tassinari, che di Briciola ne e' l'amato proprietario. Ha presentato spiritosamente l'evento il regista e conduttore radio-televisivo Anthony Peth. Appuntamento per tutti, pertanto, di nuovo ad Anzio, a Via Nettunense km 31.500 angolo Via Giove 1, al prossimo raduno Ferrari di Mauro Boccuccia e ad una seconda edizione dei Ferrari Awards gestiti dall'Occhio dell'Arte! SI RINGRAZIANO: - Fotografo ufficiale : Flavio di Properzio - Aiuto Fotografo: Massimo Persico - Stilista: Vanessa Foglia - il team di 360liveTv production

In alto a sinistra: Lisa Bernardini, presidentessa dell'Associazione l'Occhio dell'Arte, con Andrea Roncato. A destra: le celebrità ospiti della kermesse


46

CASTELLI... e dintorni

C mag | Castelli | Aprile 2015

LA

A R T S O M ESE

1 Aprile/26 Luglio 2015

DEL M

Dove

BAROCCO A ROMA la meraviglia delle arti

F

inalmente è arrivata una delle mostre più attese del 2015! Curata da Maria Grazia Bernardini e Marco Bussagli, "Barocco a Roma - La Meraviglia delle Arti" documenta il percorso artistico e intellettuale che ha reso Roma la “capitale” del Barocco e modello per le grandi città d'Europa e Oltreoceano. Il percorso espositivo spiega in modo sintetico e chiaro l’evoluzione dell’arte barocca dalla sua nascita nei primi due decenni del Seicento alla sua massima esplosione figurativa sotto il pontificato di Urbano VIII e continua con l’attenzione riservata all’urbanistica da papa Alessandro VII Chigi, che diede alla città di Roma un nuovo volto. Promossa dalla Fondazione Roma, vanta tra i prestatori alcuni dei musei più prestigiosi al mondo: Musée du Louvre, Museo Hermitage, Kunsthistorisches Museum, Museo Nacional del

Prado, Victoria&Albert Museum, Musei Vaticani, Musei Capitolini e Galleria degli Uffizi. Fra i capolavori dell’arte barocca presentati al pubblico spiccano “Atalanta e Ippomene” di Guido Reni, il “Trionfo di Bacco” di Pietro da Cortona, “Santa Maria Maddalena Penitente” del Guercino, “Il Tempo vinto dall’Amore e dalla Bellezza” di Simon Vouet, i bozzetti del Bernini per le statue di ponte Sant’Angelo e per l’“Estasi di Santa Teresa” o il prezioso arazzo “Mosè fanciullo calpesta la corona del faraone” su cartone di Nicolas Poussin, nonché disegni progettuali di Francesco Borromini e Pietro da Cortona. Grazie all’intervento di restauro sostenuto dalla Fondazione Roma-Arte-Musei sarà inoltre possibile ammirare gli “Angeli musici di Giovanni Lanfranco”, opere sopravvissute all’incendio ottocentesco della Chiesa dei Cappuccini a Roma.

PALAZZO CIPOLLA Via del Corso 320

Orario Lunedì: ore 15-20 Martedì, mercoledì, giovedì, domenica: ore 10-20 Venerdì, sabato: ore 10-21:30

Biglietti Intero: Euro12 Ridotto: individuale Euro 10; Gruppi: Euro 10 - Scuole: Euro 5

Per saperne di più www.fondazioneromamuseo.it www.mostrabaroccoroma.it

47


48

CASTELLI... e dintorni

C mag | Castelli | Aprile 2015

FAMOSE

Romina DODDI

du'

PASSI

CASTEL GANDOLFO UNA PERLA DA VEDERE... E DA GUSTARE! L'

8 marzo scorso, complice una bella giornata di sole, parto per una gita fuori porta e raggiungo Castel Gandolfo, piccolo comune in Provincia di Roma sito nel cuore del Parco Regionale dei Castelli Romani, per lo più conosciuto come residenza di villeggiatura papale. Infatti a partire da Papà Alessandro VII, primo Pontefice a soggiornar-

vi, è divenuta principalmente dimora estiva dei vari papi che si sono susseguiti fino ai nostri giorni. L’affascinante centro storico inizia con il maestoso palazzo papale che è affacciato sulla bella Piazza della Libertà dove è situato uno dei capolavori del Bernini, la notevole Fontana del 1661 il cui disegno ricorda quello della fontana di Sant’Andrea a Roma, e prosegue lungo Corso della

49

Repubblica che attraversa tutto il borgo medievale. Fra le sue strette stradine si aprono punti panoramici e scorci di straordinaria bellezza che si affacciano sul lago di Albano, dove si scorgono i paesi circostanti e tra cui si erge anche Monte Cavo e Rocca di Papa, sita proprio sull’orlo del cratere del lago. Nonostante la natura, le tradizioni e i luoghi di interesse storico che fanno di questo posto uno dei borghi più belli da visitare, mi sorprende la presenza esigua di persone in questo periodo dell’anno e anche le diverse attività commerciali chiuse, gli appartamenti in affitto o in vendita. Sarà colpa della crisi? In buona parte forse è vero: sarà un segno dei tempi che stiamo attraversando e che non aiutano lo sviluppo e la salvaguardia di questi bellissimi luoghi. Vagabondo un po' per il borgo e mi godo soprattutto i meravigliosi punti panoramici sul lago, i ristoranti e le botteghe d’arte, tra cui spicca quella del mosaico dove si tengono anche dei corsi per chi voglia avvicinarsi a questa arte antica; finchè un certo languorino si comincia a far sentire, così passo in rassegna tutti i ristoranti che ho appena visto e alla fine quello che più mi colpisce è “Antica pasta all’uovo Innocenzio”; il colpo d’occhio è stato decisivo nella scelta, infatti da fuori si scorge un bel bancone che espone diversi tipi di pasta fresca fatta a mano tra cui fettuccine, ravioli, tonnarelli e gnocchi: non c’è dubbio, entro. Mi spiegano che si può scegliere il tipo di pasta che si preferisce e che la cuociono al momento, l’alternativa è acquistarla e mangiarla a casa propria. Trovo che sia una bella iniziativa così mi siedo, il locale appare accogliente, l’arredamento semplice ma di buon gusto. Nel menù ci sono poche proposte del giorno, ma ravviso una certa attenzione nella scelta dei prodotti che sono di stagione e che valorizzano il territorio; esigua anche la lista dei vini, tre le etichette per i vini bianchi e tre per i rossi con attenzione anche nella scelta delle cantine, tra le quali


50

CASTELLI...

e dintorni

scorgo la presenza di un vino dei colli Albani e la cantina Sant’Andrea di Terracina, che già conoscevo e che apprezzavo molto per i suoi vini e per il buon rapporto qualità prezzo. Prendo un antipasto della casa: un piatto ampio con piccoli assaggini gustosi, si presenta colorato e vario tanto da ricordare la tavolozza di un pittore, ottima la melanzana alla parmigiana, la ricotta di bufala fresca con il miele e la bruschetta con gorgonzola e noci; come primo prendo un bel trittico: gustosissimi i tonnarelli pancetta carciofi e menta, la pasta era ben cotta, i condimenti equilibrati e dal sapore deciso; non prendo il secondo perché già sazia, ma lascio un piccolo spazio per il dolce: un assaggio di crostate fatte in casa, frolla profumata e croccante e marmellate non troppo dolci, un bel mix che chiude il buon pranzo. Con la pancia piena mi viene voglia di fare una bella passeggiata lungo il lago, con grande sorpresa mi accorgo che c’è molta gente, tanto da dover camminare a “zig zag” facendomi largo tra le persone. Bene, quindi la gente c’è! Tutti camminano, ma sembrano distratti non dal paesaggio o dalla bellezza del luogo, ma la loro attenzione sembra essere rivolta verso i numerosi venditori ambulanti, che espongono sul marciapiede le copie contraffatte di marchi famosi di scarpe, borse e capi d’abbigliamento. Ma allora mi domando, dove è la “crisi”? Possibile, che nel centro storico ci fossero pochissimi turisti, invece il lungolago fosse pieno di gente che non certo era interessata all’aspetto naturalistico del luogo. Che strano fenomeno è questo? Purtroppo la mia riflessione si sposta inevitabilmente dall’ammirazione della bellezza dei luoghi

C mag | Castelli | Aprile 2015

FAMOSE DU' PASSI

circostanti al momento storico in cui viviamo e allo stile di vita che conduciamo, dove l’apparire sembra aver sostituito l’interesse per altri aspetti della vita, così risulta più importante indossare il piumino finto “Colmar” piuttosto che rivolgere il proprio interesse al territorio ed alla sua bellezza, invece di lasciarsi affascinare dal panorama, la maggior parte delle persone dà più valore all’apparire piuttosto che all’essere, allora forse non si tratta solo di crisi economica ma di una crisi più profonda che è quella dei valori; forse è il caso di ripensare alla nostra vita ed ai nostri interessi e dargli il giusto valore. Il mio grande rammarico è per lo più rivolto verso la nuova generazione, perché i genitori anziché insegnare ed educare i figli al consumismo, all’accumu-

51

lo ed al mito dell’apparire, dovrebbero sensibilizzarli a rispettare ed amare il territorio e a conoscere le bellezze che ci circondano al fine di diventare persone più consapevoli ed impegnate a conservare e proteggere il paesaggio, consapevoli delle ricchezze che abbiamo, piuttosto che mostrare con vanità una firma sul braccio, tra l’altro falsa, che nulla dice di chi siamo, cosa desideriamo e dove vogliamo andare. Questa riflessione non vuole essere una critica ma una presa di coscienza di come la maggior parte delle persone vive da automa, inconsapevole, distratta, votata ad una vita fatta di apparenza, dimenticando qual è la vera ricchezza: quella interiore.



54

Moda

C mag | Moda | Aprile 2015

TATTOO

Noir Studio TATTOO

Noir Studio Tattoo

STORIA DEL

I

TATUAGGIO

l termine tattow (in seguito tattoo) compare per la prima volta nel 1769 nelle cronache del Capitano inglese James Cook, derivato dall'onomatopeico tau-tau che ricordava il tipico ticchettio del bastoncino usato per imprimere il colore sulla

pelle. Il tatuaggio in realtà ha origini antichissime. Le prime testimonianze si collocano sulle Alpi al confine italoaustriaco e riguardano un uomo ritrovato congelato, poi chiamato Otzi, vissuto circa 5300 anni fa. In base agli studi eseguiti si è potuto osservare che il corpo presenta dei veri e propri tatuaggi, ottenuti sfregando carbone polverizzato su incisioni verticali della cute. I

raggi x hanno rivelato degenerazioni ossee in corrispondenza di questi tagli, si pensa quindi che, all'epoca gli abitanti della zona, praticassero questa forma di tatuaggio a scopo terapeutico, per lenire i dolori. Con il passare del tempo il tatuaggio assume ulteriori significati. Nell'antico Egitto pitture funerarie mostrano tatuaggi sui corpi delle danzatrici e i Celti adoravano divinità animali quali il toro, il cinghiale, il gatto, gli uccelli e pesci e ne imprimevano i disegni sulla pelle in segno di devozione. Presso gli antichi romani, che credevano fermamente nella purezza del corpo umano, il tatuaggio era vieta-

to ed adoperato esclusivamente come strumento per marchiare criminali e condannati; solo successivamente, in seguito alle battaglie con i britannici che portavano tatuaggi come segni distintivi d'onore, alcuni soldati romani cominciarono ad ammirare la ferocia e la forza dei nemici tanto quanto i segni che portavano sul corpo e cominciarono a tatuarsi sulla pelle i propri marchi distintivi. Fra i primi cristiani era invece diffusa l'usanza di osteggiare la propria fede tatuandosi la croce di Cristo sulla fronte. Ulteriori fonti indicano che anche i Crociati, durante l'undicesimo e dodicesimo secolo, si marchiassero con il simbolo della croce di Gerusalemme, in modo che in caso di morte, potessero essere riconosciuti e potessero ricevere sepoltura cristiana, nonostante Papa Adriano nel 787 d.C. ne avesse proibito l'uso a tutta la cristianità.

come la Yakuza, la mafia giapponese, adottò ben volentieri la pratica "fuorilegge" del tatuaggio su tutto il corpo. I loro disegni, molto elaborati, rappresentavano solitamente conflitti irrisolti ma riproducevano anche simboli e caratteristiche che questi uomini intendevano emulare. Data fondamentale nella storia del tatuaggio è il 1891, quando Samuel O'Reilly, newyorkese, inventò la prima macchinetta elettrica per tatuaggio, portando quest'ultimo nell'era moderna. L'arte del tatuaggio vive oggi una grande rinascita, si sta finalmente liberando dai pregiudizi diventando, oltre che espressione artistica a tutti gli effetti, anche una forte forma di comunicazione.

Nei primi del 1700 avvengono i primi contatti tra i marinai europei e le popolazioni delle isole del centro e sud Pacifico. Per queste popolazioni il tatuaggio possedeva grande rilevanza a livello socio-culturale. Quando le ragazze tahitiane raggiungevano la maturità sessuale le loro natiche venivano tatuate di nero e quando si ammalavano gli Hawaiani si tatuavano tre punti sulla lingua, In Borneo, gli indigeni si tatuavano un occhio sul palmo della mano come aiuto nel passaggio nell'aldilà. A Samoa era diffuso il “pe'a” tatuaggio rituale su tutto il corpo che richiedeva 5 giorni di sofferenze. In Giappone il tatuaggio viene praticato fin dal quinto secolo a.C. Il tatuaggio tradizionale giapponese nasce dal moto di ribellione delle popolazione di rango più basso a cui, dure leggi repressive, impedivano di portare kimono decorati. Il governo giapponese nel 1870 dichiarò illegale tale pratica ritenuta sovversiva, ma il tatuaggio continuò a prosperare. Facile comprendere

55

Noir Studio Tattoo


56

Moda

FASHION BUSINESS

C mag | Moda | Aprile 2015

tempo prima con una mia amica, lei ci abitava da mesi, ma non avevamo mai avuto l’occasione di vederci. Quella sera le proposi di andare lì poiché avevo notato quel posto in un film, il ricordo di quella chiacchierata e quella piacevole serata è ancora vivo in me e da quel giorno ci tornai molto spesso. Il ‘Ciel de Paris’, al 56° piano della tour Montparnasse, non solo offriva buoni cocktail ma anche e soprattutto una vista di tutta Parigi e di quella Tour Eiffel illuminata all’orizzonte. Con quest’immagine si era conclusa la mia permanenza in quella città, la mattina dopo sarei ripartita per una nuova destinazione.

Valentina

STORIE DI UNA RAGAZZA IRRIVERENTE

WORKING IN

PARIS

Pagina Pubblica

S

olito aereo pendolari, soliti compagni di viaggio, soliti sguardi tra noi uniti dallo stesso destino in giro per il mondo. Ore 9.05, con dieci minuti di anticipo, atterrai a Parigi Orly uno di quei tanti mercoledì. Aprii gli occhi ed ero di nuovo operativa. Scesi le scalette dell’aereo in bilico sulle mie ‘So Kate’ rosa tacco 12 portando con me il mio fedele trolley. Ancora viva uscii dall’aeroporto e in lontananza sentii “Salve Madame Buggio”, mi voltai e riconobbi gli occhi del mio fidato autista parigino con cui, nell’ultimo periodo, ho trascorso più ore della mia vita che con mio padre. Voltandomi verso di lui pronunciai la frase che ci unisce sempre: “Karl, che piacere vederti, come stai?”, e da li sfrecciammo verso l’appuntamento. I clienti mi aspettavano. Fuori dal finestrino vedevo scorrere quella pioggerellina che tanto amavo in quella città. Eccomi all’appuntamento, suonai il citofono e salii. Dopo circa 3 ore di estenuanti trattative, come sempre in minoranza numerica, lasciai l’ufficio e mi diressi a piedi verso Rue du Faubourg Saint-Honorè, il tragitto da dove mi trovavo non era dei più brevi e con delle ‘So Kate’ ai

piedi nemmeno dei più comodi ma era uscito un timido sole e l’aria di Parigi mi entrava nei polmoni e mi dava nuova vita. Camminando mi guardavo sempre intorno sognante, avevo percorso quelle viette milioni di volte eppure mi sembrava sempre fosse la prima, i miei occhi luccicavano e tutto era meraviglia. Con aria sognante ero arrivata a destinazione, entrai in qualche negozio e uscii con qualche pacchetto. Erano già le 3pm, corsi a farmi una doccia, appoggiare i pacchetti e cambiarmi di abito. Perché tutta questa fretta direte voi? Non potevo mancare all’afternoon tea delle 5pm nella mia sala da tè preferita in Rue de Rivoli. Alle 5pm ero in quel posto che ormai frequentavo sempre, per me il miglior After-

57

noon tea di tutta Parigi. “Salve Madame Buggio, vuole lasciarmi il suo cappotto?” e in un attimo ero entrata nella sala da tè dell’hotel ‘Le Meurice’. Mentre aspettavo degli amici, ordinai un tea time classico con un tè Darjeeling. Lì dentro ogni pensiero svaniva persa nella bellezza del luogo tra degli scones, dei mini sandwich e una tortina. Come sarei entrata in quel vestitino di pizzo la sera stessa questo non riuscivo a immaginarmelo, era meglio non pensarci. Uscita da lì il sole già cominciava a calare, feci ancora quattro passi tra la Madeleine, il Louvre e gli Champs-Elysées e cominciai a notare qualche gocciolina di pioggia, era così romantica. Una città così ‘lunatica’, così estremamente volubile, un po’ come me. Rientrando mi soffermai a fissare una pozzanghera con riflessa la Tour Eiffel e mi ricordai di quanto fosse bella Parigi. Ne approfittai per riposarmi un attimo, poi indossai quel vestitino di pizzo nero di cui tanto mi ero innamorata, scoprendo con meraviglia che dopo l’abbuffata del pomeriggio ancora ci entravo, calzai le mie Daffodile tacco 17, una bella borsa e il gioco era fatto. Entrai nella mia 500 blu, passai davanti alla Tour Eiffel e stupita da quella bellezza di luci, mi fermai e feci una foto. Ero troppo stanca per cenare, raggiunsi i miei amici direttamente al ‘Ciel de Paris’ per un drink dopocena. Avevo scoperto quel posto molto

VALENTINA BUGGIO

Fatemelo sapere scrivendomi a: "Valentina.buggio.7" “Valentina Buggio amicizie esaurite”


58

Moda

EVENTI

Marta ISONI Responsabile Comunicazione U/nite Eventi

LET'S GO

DANCING V

i avevamo già parlato del mercoledì notte targato U/ nite, presso il Teatro Centrale di Roma. Ma torniamo a raccontarvene dopo l'incredibile appuntamento di ieri che ha visto centinaia di persone riu/nite (scusate il gioco di parole) per vivere assieme l'attesissima finale di Let's Go Dancing: 7 coppie in gara, 3 balli a testa, 3 manches di sfide e un solo vincitore. Uno show iniziato da prima che iniziassero i balli sul palco, tra flash, red carpet e dj set . Una serata che già dall'apertura sulle tavole teatrali - con un professional dance mozzafiato - ha posto le basi per l'emozione e la qualità con cui è stata portata avanti tutta l'ora e mezza di spettacolo. La giuria, attenta più che mai alla tecnica e all'espressività, ha potuto dire la propria solo durante la prima parte della sfida per poi lasciare la decisione finale completamente nelle mani del pubblico. Una sala gremita di persone, voglia di divertirsi e far vincere il proprio preferito da una parte e dall'altra la tensione, la voglia di vincere e di essere applauditi delle stelle finaliste che dopo 3 mesi di prove, sudore e fatiche hanno dato il meglio di loro stessi per raggiungere il gradino più alto del podio. Alla fine è Gianluca Ruggeri - con la sua ballerina Ilenia Iodice - a essere il vincitore della quinta edizione di Let's Go Dancing...e l'appuntamento è per la prossima stagione! Volete far parte del cast?

www.facebook.com/Uniteventi

C mag | Moda | Aprile 2015

59


60

Arte e Storia

STORIA E CIVILTÀ

Storico e Medico

UN INCONTRO SPIRITICO A CIAMPINO

M

entre camminavo lungo la centrale Piazza della Pace nella città di Ciampino vidi un uomo dall’aspetto distinto seduto su una panchina. Ricordava vagamente lo scrittore Luigi Pirandello (1867-1936) per l’ovale del viso ed il pizzetto bianco. Era elegantemente vestito di scuro, indossava un cappello “Borsalino”, le ghette bianche e si appoggiava ad un bastone dal bel manico d’avo-

C mag | Arte e Storia | Aprile 2015

Carlo Eugenio MORGANTI

rio scolpito a tutto tondo a forma d’aquila. Muovendo nervosamente il capo non cessava di guardare la piazza con la Chiesa ed i palazzi che la circondavano. Mi avvicinai incuriosito e gli chiesi se era nuovo del posto. Mi sorrise amabilmente e con un gesto della mano mi invitò a sedermi accanto a lui. E iniziò a parlare: “Nuovo io? Manco da molto, troppo tempo da Ciam-

pino. Da prima che nascesse lei. Io la conosco. Non è il figlio del dottor Costantino? Grande medico, una volta mi salvò la vita. Quando lasciai questa città non era così. Si chiamava “Città giardino di Ciampino” ed era una frazione del comune di Marino. Era bellissima nella sua armoniosa, moderna, semplicità. Io sono un socio della “Colli Parioli” che l’ha fondata all’inizio del Novecento. In quell’epoca noi credevamo di inaugurare un’era nuova. Eravamo tutti degli entusiasti futuristi. Degli idealisti. In realtà a quanto vedo, solo degli illusi. Che fine hanno fatto i bei villini in stile Liberty che avevamo progettato e con tanta fatica edificato? Distrutti per far posto a questi informi palazzoni senza alcun rispetto della storia, della cultura, del paesaggio, delle piante e della salubrità dell’aria. La nostra Ciampino era nata nel tempo drammatico della Prima Guerra Mondiale (1915-1918), ispirata all’arte architettonica, all’arte urbanistica e all’igiene medica. Un’impresa sublime e titanica. Ogni villino aveva il proprio giardino, il proprio orto e dal suo “Belvedere” si potevano vedere i Colli Albani, il Palazzo del Papa a Castel Gandolfo e nelle giornate limpide, senza nuvole, persino la Cupola di San Pietro in Vaticano. I colori ed i profumi dei fiori della Città Giardino inebriavano l’anima. Ed ora in tempo di pace, sparito il panorama, estirpati i fiori e tagliati gli alberi, che traffico spaventoso. Sente anche lei che aria fetida? È benzina o che? Noi avevamo sconfitto la piaga della malaria che avvelenava da secoli la campagna romana ma questa moderna mal aria è peggiore di quella. Come è stato possibile tutto questo? Di chi la colpa? Ah, certo, la politica. La Mal Aria è figlia della Mala Politica. La democrazia repubblicana instaurata in Italia nel 1946 tranne in rarissimi casi non è riuscita a selezionare rappresentanti del popolo onesti e competenti. Anzi al contrario gli uomini più ambiziosi, ignoranti, prevaricatori e più assetati di ricchezza hanno preso il potere sfogando la loro rapacità criminale nell’edilizia, grazie alle speculazioni, ai permessi, alle

61

licenze, ai condoni: denaro, clientelismo e consenso elettorale, ecco il loro vero programma politico. E della Città Giardino di Ciampino ne hanno fatto un sol boccone, questi lupi famelici”. Purtroppo, è andata proprio così, riprese, Signor… Rispose accalorato battendosi il petto: “La colpa è stata nostra, solo nostra. Senza di noi la città di Ciampino non sarebbe neanche nata. Siamo stati noi della “Colli Parioli” ad accendere la scintilla e a permettere a questi impostori sbucati non si sa da dove di arricchirsi. Trasformando il paradiso che avevamo creato in un inferno di cemento e di inquinamento fonte di malattia e di morte. Chi poteva prevedere questo scempio che a quanto vedo continua anche oggi e non accenna a diminuire? Comunque ogni delitto ha il suo castigo. Pagheranno caro, pagheranno tanto, pagheranno tutto. In questa vita o nell’altra. Nulla rimane impunito. Mi scusi ma ora devo andare a prendere un rabarbaro al Bar delle Aquile. Mi farà compagnia?” Certo, a patto che mi racconti la vera storia di Ciampino, quella mai raccontata. “Va bene, so che ne farà buon uso, andiamo”.


62

Arte e Storia

IL PERSONAGGIO

HARRY

HOUDINI OLTRE I LIMITI DELLA MAGIA

E

hrich Weisz, il più famoso illusionista ed escapologo del Ventesimo secolo, nacque a Budapest il 24 marzo 1874, ma aveva soltanto 4 anni quando si trasferì con la famiglia negli Stati Uniti, prima ad Appleton e nel 1887 a New York. Nel 1891, all’età di 16 anni, divenne un illusionista profesionista e scelse il nome d’arte di “Harry Houdini”, in omaggio allo straordinario mago francese Jean Eugène RobertHoudin, riuscendo persino a farlo diventare il suo nome legale nel 1913. Agli inizi si applicò alle arti di prestigio tradizionali, autoproclamandosi “il re delle carte”. E anche se non riscosse un grande successo, questi anni furono fondamentali per lui perché gli fecero incontrare le due persone che avrebbero cambiato la sua vita: Beatrice Rahner, illusionista che sposò dopo un corteggiamento durato tre settimane -e da allora “Bess” divenne la sua asistente di scena per tutto il resto della carriera- e lo showman Martin Beck. Harry aveva già cominciato a sperimentare le sue evasioni e Beck lo inserì nel circuito del vaudeville. Nel giro di pochi mesi si esibì nei teatri più rinomati degli Stati Uniti e nel 1900 portò lo spettacolo anche in

C mag | Arte e Storia | Aprile 2015 Guillermo ALLEN-SCHULTZ

63

Europa. Al suo ritorno a New York era già diventato una leggenda. Era capace di liberarsi dalla morsa di manette, catene, corde e lucchetti, in scenari più complicati che mai. Il suo numero della camicia di forza fu inicialmente eseguito dietro un sipario, ma poi scoprì che senza il sipario il pubblico era molto più affascinato dal vederlo lottare per liberarsi. Nel 1913 presentò il suo numero più famoso, la “cella della tortura cinese”, una fuga straordinaria che prevedeva che fosse appesso a testa in giù in una casa di vetro e acciaio piena d’acqua. Gli spettacoli di Houdini, evasioni comprese, erano eseguiti anche dal fratello Theo Weiss, con lo pseudonimo di Hardeen. La più grande differenza tra i due era nel numero della camicia di forza: Harry disarticolava entrambe le spalle per uscirne, mentre Theo era in grado di disarticolarne una sola. Negli anni ’20, dopo la norte dell’amata madre, diede una sterzata alla sua carriera e svelò alcuni dei suoi trucchi: ad esempio, alcuni lucchetti e manette potevano venire aperti solo applicandovi una forza sufficiente in modo particolare, e quando era legato da corde riusciva a crearsi uno spazio per muoversi dapprima allargando spalle e torace. Inoltre decise di smascherare medium e parapsicologi, spesso frequentando sedute spiritiche in incognito, attività che gli costò l’inimicizia di Arthur Conan Doyle. Houdini sfidò chiunque a dimostrare capacità soprannaturali, mettendo in palio un premio in denaro… che nessuno riuscì mai a vincere. Morì a Detroit nella notte di Halloween del 1926, a causa di peritonite, e al suo funerale a New York participarono oltre duemila persone. Due settimane prima aveva subito un colpo all’addome inflittogli da un giovane studente di boxe che era andato a trovarlo nel suo camerino con l’intento di testare i leggendari muscoli addominali di Harry, una pratica incoraggiata

dallo stesso Houdini, ma, preso di sorpresa, non riuscì a prepararsi al colpo. Ma l’ipotesi che l’illusionista fosse stato avvelenato da un grupo di sostenitori di spiritismo fu già avanzata da alcuni il giorno del funerale e ancora oggi la sua morte è avvolta in un velo di mistero. Prima di morire affermò: “Se è veramente possibile a qualcuno tornare dall’aldilà, Harry Houdini, lo farà”. Disse alla moglie Bess di tenere una seduta spiritica a Halloween per dieci anni consecutivi dalla sua morte, evocando la sua presenza che si sarebbe verificata comunicando un codice conosciuto tra i due coniugi: “Rosabelle, rispondi, parla, prega, rispondi, guarda, parla, rispondi, rispondi, parla”. Bess provò sino al 1936 ma -in apparenza- senza successo. Tuttavia il medium Arthur Ford riferì che la comuncazione del “codice Houdini” sarebbe avvenuta nel 1928 e la Society of American Magicians continua a tenere ogni anno una ceremonia in sua memoria, cercando di evocare il suo spirito…



66

Scienze

MEDICINA

C mag | Scienze | Aprile 2015

Claudia CONTI

67

Dentista Odontoiatrico

ESAMI RADIOGRAFICI DIGITALI

FULL RADIOGRAFICO ENDORALE

IN ODONTOIATRIA

S

pesso e volentieri i dentisti hanno la necessità di sottoporre i pazienti a radiografie ortopanoramiche (O. P. T.) o full radiografici endorali o radiografie bite-wing digitali. Ma quali sono le differenze fra questi esami? Sono sovrapponibili, l’uno vale l’altro? Assolutamente no. Ognuno ha una specifica indicazione, anche se a volte, per ridurre al minimo l’e-

sposizione alle radiazioni ionizzanti, ci si “accontenta” di un esame radiologico non ideale per il caso specifico. Ma questo può essere controproducente: fare a meno dell’esame radiologico più indicato può precludere una corretta diagnosi, che nel nostro caso spesso non può limitarsi al solo esame clinico. Vediamo perché.

ORTOPANTOMOGRAFIA La radiografia ortopanoramica, detta anche “ortopantomografia” (O.P.T. in sigla) ci mostra le ossa mascellari, i seni paranasali, le fosse nasali, il canale mandibolare, i denti erotti in arcata ed i denti inclusi o ritenuti nelle ossa e nelle gengive. È molto utile in età evolutiva per valutare la presenza e lo stato di formazione e di eruzione dei vari elementi dentari, decidui e permanenti; non a caso viene sempre richiesta dall’ortodontista, insieme al “telecranio”, per prendere in cura i piccoli (e grandi) pazienti. Il suo più grande pregio è che fornisce un’immagine di insieme e che consente di valutare lo stato di salute delle ossa mascellari e delle strutture ad esse connesse. Inoltre è l’indagine più comoda per valutare la posizione e la forma dei terzi molari (i famigerati “denti del giudizio”). Il più grande limite, d’altra parte, è che non è sufficiente per diagnosticare lesioni

Il full radiografico endorale è composto da una serie di singole radiografie (del tipo di quelle che vengono fatte comunemente dal dentista) eseguite su tutti i denti; si tratta dell’esame più completo per la rilevazione di processi morbosi allo stato iniziale, sia quando si parte dal presupposto di cercare nella radiografia una conferma della diagnosi clinica, sia quando si voglia indagare lo stato parodontale e periradicolare.

FULL RADIOGRAFICO ENDORALE

di estensione medio-piccola; in poche parole, serve a poco se viene usata come unica indagine per rilevare con chiarezza processi cariosi, margini imperfetti di restauri pre-esistenti, lesioni parodontali iniziali. Sulla base della sola ortopantomografia non è possibile escludere la presenza di processi patologici di modesta entità, che è quello che il dentista è chiamato a fare quando svolge il suo compito preventivo e conservativo.

Mentre la radiografia del full mostra l’elemento per intero (corona e radice), nelle radiografie bite-wing, che coinvolgono contemporaneamente l’arcata superiore e l’arcata inferiore, si vede solo la corona; vengono fatte per diagnosticare carie o infiltrazioni, specialmente in sede interdentale. Nonostante la relativa varietà di radiografie dentali, rimane il fatto che la capacità di sospettare patologie allo stato iniziale è affidata all’esperienza e all’occhio di chi vi visita.


68

Arte&Cultura Scienze

BIOLOGIA

Tiziana VESPERTILLI

cell: 347.7208617 musicista studiosigen@virgilio.it - tives6@virgilio.it

INTESTINO IRRITABILE NON SOLO UN DISTURBO LEGATO ALLO STRESS

L

a sindrome dell’intestino irritabile (SII) è un disturbo diffuso nel 15-20% della popolazione, soprattutto nelle donne. È un disordine della funzione intestinale caratterizzato da dolore addominale in relazione a cambiamenti dell'alvo in senso stitico o in senso diarroico, con segni di alterata defecazione e meteorismo.

Non è possibile identificare un unico elemento patogenetico che giustifichi lo sviluppo della sindrome dell'intestino irritabile. Benché siano state avanzate diverse ipotesi, la patogenesi della SII non è tuttora chiara. L'ipotesi più suggestiva è che le manifestazioni sintomatologiche siano causate da più fattori concorrenti,

C mag | Scienze | Aprile 2015

Biologa e consulente sull'igiene e la sicurezza degli alimenti

tra cui la predisposizione genetica, precedenti episodi infettivi acuti a carico del tratto gastro-intestinale (soprattutto infezioni sostenute da Campylobacter e Shigella) e la presenza nel lume intestinale di alcuni antigeni alimentari, batteri, allergeni o farmaci. Ulteriore ipotesi identifica la patogenesi della SII con un'alterazione del controllo neuroimmunoendocrino; in base a questa ipotesi, l'aberrante percezione dei normali processi digestivi sarebbe da imputare al disequilibrio di risposta tra cellule, gli stimoli nervosi afferenti/efferenti e la secrezione di fattori neuroendocrini come il cortisolo, la noradrenalina e l'adrenalina. Quali che siano i fattori scatenanti è indubbio che il

profilo psicologico del paziente giochi un ruolo fondamentale nella patogenesi della SII; è noto che diverse malattie intestinali sono associate a disturbi d'ansia e depressione, tale connessione è evidenziata, per la SII, dall'andamento ricorrente della malattia, con fasi alterne di remissione e recidiva, quest’ ultima frequentemente preceduta da intensi stress psicofisici. Il dolore e il fastidio addominale, accompagnati da alterazione dell'alvo sono inoltre essi stessi causa di stress, ansia ed apprensione, stati emotivi che possono sostenere il circolo vizioso alla base della sindrome dell'intestino irritabile. Recentemente è stata dimostrata da alcuni ricercatori della McMaster University l'esistenza di un'influenza della flora batterica intestinale sul chimismo cerebrale e sul comportamento. Nell'intestino di ogni persona vivono molte migliaia di miliardi di batteri che concorrono a svolgere diverse funzioni essenziali per il mantenimento di uno stato di buona salute. Questi ricercatori hanno mostrato che l'alterazione del normale contenuto batterico dell'intestino attraverso antibiotici determina cambiamenti comportamentali nei topi che diventano meno cauti o ansiosi. La ricerca, inoltre, mostra che per quanto siano molti i fattori che determinano il comportamento, esso è parimenti influenzato dalla natura e dalla stabilità dei batteri intestinali e qualsiasi alterazione, dovuta a infezioni o antibiotici, può indurre cambiamenti comportamentali. Questo eccitante risultato fornisce lo stimolo a un ulteriore studio della componente microbica nella genesi dei disturbi comportamentali. Ma l’elemento davvero innovativo è fornito dall’ipotesi che la SII non sia una patologia meramente funzionale ma che abbia una base organica, legata a cambiamenti strutturali a livello cerebrale. La sindrome del colon

69

irritabile è associata a diminuzioni e aumenti della densità in aree chiave del cervello coinvolte nell'attenzione, nella regolazione delle emozioni, nell'inibizione del dolore e nell'elaborazione delle informazioni viscerali. Attualmente la sindrome del colon irritabile viene considerata una patologia funzionale del tratto digestivo dato che i tentativi di identificare alterazioni strutturali o biochimiche all'origine della patologia hanno avuto scarsi risultati. La scoperta di cambiamenti cerebrali strutturali, che siano primari o secondari ai sintomi gastrointestinali, dimostra una componente “organica” della sindrome e suffraga l'idea di un disturbo cerebro-intestinale. La scoperta demolisce anche l'idea che i sintomi della sindrome del colon irritabile non siano reali ma “solamente psicologici”, e ci dà una migliore comprensione della malattia. IL COLON IRRITABILE ASSOCIA IN MODO VARIABILE DIVERSI SINTOMI ANCHE OPPOSTI TRA LORO E INTRECCIATI CON SINTOMI NON DIGESTIVI

dolore o gonfiore addominale alterazione delle funzioni intestinali periodi alternati di stitichezza e diarrea abbondante secrezione di muco nel colon sintomi di cattiva digestione, flatulenza nausea, anoressia gradi diversi di ansia e depressione SE ACCUSATE UNO O PIÙ DI QUESTI SINTOMI, CONSULTATE UN MEDICO PER UNA DIAGNOSI ACCURATA



72

Scienze

C mag | Scienze | Aprile 2015

Felice STATI

PSICOLOGIA

Psicologo e Psicoterapeuta f.stati@tiscali.it

SEPARATI...

ALMENO... FINCHÉ MORTE NON VI SEPARI

grazie al figlio può andare via dalla casa di origine. Vicino troppo spesso ha una compagno o un marito assente, perché acconsente a questa “follia”. Questo non può funzionare. Il figlio non solo si fa in due, ma si deve anche desiderare in due. Quando poi c’è aria di crisi di coppia, si pensa bene di metter al mondo un’altra creatura. In un senso o nell’altro si manipola la genitorialità per i propri egoistici interessi. Ecco che allora al momento della separazione i figli diventano merce di scambio e mezzi con cui veicolare le proprie frustrazioni e i propri fallimenti. Questo non solo è ingiusto ma diventa disumano. Cosa fare allora? Alcuni suggeriscono di ritornare ai valori di un tempo e questo è giusto. Il problema però andrebbe risolto con i singoli che diventano coppia e quando poi da coppia si desidera diventare genitori. Occorrerebbe forse “formare” i futuri genitori per crescere insieme e nella futura genitorialità. Diventare genitori è un diritto che non si nega a nessuno. Pertanto è fondamentale che non diventi un atto di incoscienza e che sia vissuto come una esperienza in cui la nascita di una creatura sveli il mistero della vita che si rinnova in modo perpetuo.

C

i si incontra, ci si innamora e si decide di vivere insieme sposati o meno. Già questi passaggi di crescita per quanto naturali andrebbero analizzati da vicino. Il bello arriva quando poi nasce l’esigenza di avere un figlio. Esistono corsi prematrimoniali religiosi o laici che siano. Ma un corso pregenitoriale esiste? Pare di no… O se esiste pochissimi se ne sono accorti. Eppure mettere al mondo un figlio/a è fondamentale se non altro perché da un figlio/a non ci si può separare o divorziare. Troppo spesso chi si

separa non si rende conto che rimane unito per tutta la vita con l’ex partner, da un figlio appunto. La Legge tutela molto la madre e questo oltre che giusto è auspicabile. Ma troppo spesso i diritti del padre vengono messi in secondo piano. Recentemente si favorisce una maggiore presenza della figura paterna, ma non basta. Sapere di avere un figlio significa rendersi conto della responsabilità che si ha. A volte si diventa genitori perché più latentemente la donna

73


74

Benessere

C mag | Benessere | Aprile 2015

Fabrizio RINALDI

OLISTICA

- Centro Olistico Gioia Equilibrio di Caterina Somma

dell’ipnosi regressiva ha messo in luce l’esistenza di una parte della mente umana capace di memorizzare cose e situazioni ataviche. La scienza moderna sta continuamente studiando il fenomeno dell’anima ed il Centro Olistico ne tiene fortemente in considerazione. Infatti molte discipline olistiche lavorano proprio su questa parte spirituale che spesso l’essere umano tralascia e non considera come parte integrante di sé. Una tecnica che sta avendo molto successo per la sua efficacia è la disciplina dello spirito con l’energia dei maestri guida che ognuno di noi porta con sé. Si possono effettuare incontri individuali con una nostra terapeuta qualificata per migliorare rapporti relazionali, famigliari, spirituali, con messaggi di energie luminose pronte ad intervenire per aiutarci a

vivere al meglio la propria vita. Per chi fosse interessato a saperne di più può scriverci a gioiaequilibrio@gmail.com saremo ben disponibili a chiarire ogni dubbio a riguardo. Inoltre, a breve organizzeremo una conferenza gratuita che tratterà proprio l’argomento dell’Anima. Ricordiamo ai lettori che il “Centro GioiaEquilibrio” mette a disposizione un team valido di professionisti qualificati nei vari settori, come ad esempio la logopedia, l’omega healing, il counseling, la naturopatia, la psicologia, massaggi emozionali, trattamenti bioenergetici per dolori fisici e tante altre belle terapie con un unico obiettivo: aiutare il prossimo a stare in gioia ed equilibrio con sé stessi e con gli altri.

www.gioiaequilibrio.it

VIVI LA VITA CON

GIOIA ED EQUILIBRIO! U na bella opportunità è arrivata a Ciampino: il Centro Olistico di Caterina Somma “Gioia Equilibrio”, capace di riunire più discipline nel settore del benessere su più livelli: psichecorpo-anima. Oramai non si può più negare l’esistenza interattiva di queste 3 parti che caratterizzano l’essere umano.

Da anni la scienza si occupa del corpo e della mente dell’essere vivente e da qualche decennio finalmente ha ammesso l’esistenza di una parte impercettibile definita “spirituale” -ovvero l’Anima-. Tuttavia vi è sempre stato uno studio mirato proprio a tentare di sciogliere il dualismo tra misticismo e logica presente già dai tempi di W. Blake e D. Hume nel Settecento e, per arrivare a tempi più recenti, al noto psicanalista Freud che con la tecnica

75


76

Benessere

C mag | Benessere | Aprile 2015

Annalisa BATTISTA

BELLEZZA

Centro Estetico Anaïs

CORRETTORI Il loro utilizzo è indispensabile per la riuscita di un buon lavoro! Ci aiutano a coprire le occhiaie, le borse, le discromie cutanee e i rossori. Per eliminare le occhiaie preferite i toni caldi tendenti al giallo aranciato. Per illuminare scegliete il rosa. Per minimizzare la couperose il colore indicato è il verde. FONDOTINTA Tra fluidi, cremosi, pan-stick o compatti quale scegliere? Come linea guida consiglio i fluidi e i cremosi per le pelli secche, mentre i compatti per le pelli miste e grasse. Per quanto riguarda il colore non bisogna mai discostarsi dal colore originale del viso e la scelta dovrà ricadere su quello che si avvicina di più al vostro sottotono (giallo o rosa). Fate sempre attenzione al famoso effetto maschera, la soluzione per evitare un pessimo risultato è di stendere il fondotinta dal centro del viso verso l'esterno.

MAKE UP

ISTRUZIONI PER L'USO

T

ra fashion week e blog il vero protagonista è il trucco! C'è l'imbarazzo della scelta tra texture, colori e marche. Si va dalle linee più economiche ad altre più costose. Stabilito da Pantone il color marsala come must per la prossima primavera estate, cerchiamo di capire in quest'articolo come e

quando usare il trucco! Il primo step è quello di prendersi cura della propria pelle con cosmetici specifici, in grado di tenere sotto controllo le diverse imperfezioni. Il mio consiglio è di affidarvi a mani esperte! Il secondo passo è avere sopracciglia curate. Passiamo ora ai prodotti:

OMBRETTI Danno colore, luminosità, intensità e tridimensionalità. Si possono usare in modo leggero per un effetto soft o in modo netto per un effetto drammatico. Non esistono regole specifiche sui colori giusti da utilizzare. Esiste però la teoria dei colori, che ci spiega come per camuffare od esaltare un colore bisogna usare il suo complementare (ossia il suo opposto) mentre colori simili creano armonia: Occhi verdi: i colori opposti sono il rosso, il viola. Questi colori renderanno ancora più verdi i vostri occhi! Altrimenti per un effetto più delicato utilizzate colori come verde bottiglia ed oro. Comunque scegliete colori con pigmenti caldi al loro interno. Occhi azzurri: Arancione, oro e rame esaltano questi occhi, mentre i vari blu e viola regalano un gradevole effetto tono su tono.

77

Occhi nocciola: sono un mix di marrone, verde e giallo. Quindi via libera al viola, rosso, blu, arancione per farli risaltare oppure optate per toni più simili al vostro iride, quali dorati ambrati o verdi per un effetto meno netto. Occhi marrone: sia scuri che chiari sono un mix di colori, non esiste un solo complementare e per questo potete scegliere tra diversi colori grigi, verdi, blu, viola oro, bronzo, etc. Ricordate sempre che il make up è un'arte… Quindi non solo regole ma via libera all'estro!


78

Tecnologia

SOFTWARE E PC

Webmaster e Copywriter

TECNOLOSOPHIA

UNO SGUARDO FILOSOFICO VERSO IL FUTURO

L

a cosa più difficile, quando si tratta un argomento che richiede una certa conoscenza informatica, è usare un linguaggio comprensibile a tutti. La regola è quella di parlare immaginando di rivolgersi ad un bambino. Questa regola vale per tutti i campi professionali. Molte volte si da per scontato che tutti capiscano quei concetti, quei termini, quelle definizioni che fanno parte della nostra preparazione professionale ma la realtà è ben diversa. Quante volte vi siete imbattuti in un commesso di un negozio di telefonia che durante la vendita, descrivendo le caratteristiche di uno smartphone (apparecchio elettronico che combina le funzioni di un telefono cellulare e di un computer palmare), ci spara sigle, termini anglofoni o acronimi incomprensibili? In questo nostro appuntamento mensile, tratterò argomenti a volte anche complessi usando sempre toni leggeri e di facile apprendimento con la voglia di trasmettere questa passione per il mondo informatico, per la tecnologia, per la filosofia del cambiamento, esternando l’ammirazione verso questi elementi, universalmente determinanti per la storia dell’umanità. Bene, accendiamo il computer. Attraverso questo semplice gesto diamo il via ad una serie di operazioni che moltissimi di voi daranno per scontate. Ma andiamo per gradi. Ogni computer è composto da due elementi prin-

C mag | Tecnologia | Aprile 2015 79

Marco FACCHINI

cipali. La parte hardware composta da elementi fisici, elettronici e meccanici e la parte software composta da programmi che sono le istruzioni per eseguire un determinato lavoro. Della parte hardware fanno parte la scheda madre, la CPU (Central Processing Unit, ovvero il processore di sistema che elabora tutti i calcoli), la scheda video, quella audio, l’hard disk (che raccoglie tutto il software, cioè i programmi, il sistema operativo ed i dati file: audio, video, testo, fotografie che comunemente ‘salviamo’ con un semplice clic), il lettore CD/ DVD Rom, i banchi di memoria, e tutte le periferiche esterne: quelle di input che hanno lo scopo di inserire dati che il computer dovrà elaborare: il mouse, la tastiera, lo scanner, una penna ottica e quelle di output ovvero il monitor (lo schermo nei computer portatili), la stampante, il plotter etc. che presentano all’esterno i risultati di una determinata elaborazione. Insomma l’hardware è tutto quello che è visibile all’esterno ed all’interno della nostra unità. Un computer fisso, comunemente chiamato desktop o un laptop detto anche portatile, si interfacciano, quindi comunicano tra le parti hardware e software attraverso un sistema operativo che ci consente di gestire tutte le funzioni del computer. Tra i più diffusi al mondo troviamo Microsoft Windows (siamo alla versione 10), Mac OS X (la versione Yosemite è quella più evoluta),

GNU/Linux (open source, cioè che permette evoluzioni ad opera degli stessi utenti, assolutamente gratuito e molto usato da smanettoni, nerd, hacker e provato anche dal sottoscritto che seppur apprezzandone le grandi potenzialità, avendo già provato negli anni ’80 suo padre UNIX, ha preferito un percorso più stiloso offerto dalla concorrenza a pagamento), Android (ancora poco diffuso su personal computer fissi e portatili ma comunemente usato su più della metà degli smartphone, tablet e palmari del pianeta. Il sistema operativo Android è una affascinante versione di GNU/ Linux modificata da Google per essere estremamente leggera ricorrendo all'uso però di una macchina virtuale sviluppata per gli applicativi APK da Java da Sun Microsystems, adesso da Oracle Corporation). Solitamente un sistema operativo viene precaricato, nelle varie versioni base o professionali, direttamente dalla casa costruttrice, quindi, effettuare un backup dei propri dati e creare un disco di ripristino, in caso di un futuro guasto o un problema di avvio o la sostituzione di un hard disk per uno più capiente, è vivamente consigliato. Il computer è acceso, quindi, prima di salutarci, creiamo un disco di ripristino. Per gli utenti Microsoft Windows fare clic sul pulsante Start, scegliere Pannello di controllo, fare clic su Sistema e manutenzione e quindi su Backup e ripristino. Nel riquadro sinistro fare clic su Crea un disco di ripristino del sistema e quindi seguire le istruzioni. Qualora venisse richiesto, fornire una password amministratore o una conferma. Per gli utenti Apple, il sistema operativo OS X include Time Machine, un programma che consente di eseguire automaticamente il backup del sistema e dei file importanti su un altro disco rigido o su un volume di network. Time Machine dispone inoltre di un'interfaccia intuitiva che consente di eseguire il ripristino dei file o dell'intero sistema.

Adesso vi saluto e dandovi appuntamento al prossimo mese, vi invito a visitare gli ultimi due siti web da me realizzati: www.beglive.it, il portale dell’Agenzia di Spettacolo e Management B&G Live con tanti filmati inediti dei più importanti comici italiani.

www.favoledipane.it di Carlo Rao, un panificio pluripremiato che in venticinque anni di attività ha unito la passione per il pane all’arte della pasticceria, della gastronomia, della caffetteria con la sua famosissima pizza bianca ripiena di mortadella e cosparsa da pistacchi di Bronte.

Aspettando un vostro commento in merito vi lascio la mia mail:

tecnolosophia@cmagazine.it


80

Food&Drink Cultura

C mag | Cultura | Aprile 2015

Yolanda FUERTES GARCÌA

L'INIZIATIVA

www.derev.com/it/fantasiapiedelibero

FANTASIA

A PIEDE LIBERO DIARIO DI BORDO APRILE 2015 Grazie a DeRev.com abbiamo iniziato una campagna di crowdfunding che sta aspettando solo te! Sostieni “Fantasia a piede libero” e aiutaci a raggiungere il nostro obiettivo... Come? Facilissimo! Scopri com'è facile far parte attivamente del progetto!

T

Gli Autori

La campagna “Fantasia a piede libero” vuole realizzare un docufilm -girato nelle scuole elementari, medie e case famiglia- facendo emergere il punto di vista spontaneo delle nuove generazioni sul valore della fantasia e dell’immaginazione, attraverso interviste, racconti e sensazioni. Verranno trattate le storie del vissuto degli inventori dello scorso secolo, sensibilizzando i ragazzi al coraggio, all’estro ed alla forza di volontà di queste figure.

Dov’è finita tutta quella fantasia che usavamo quando avevamo più tempo a disposizione? Quali porte può aprire la fantasia? La fantasia è a portata di tutti? È vero, forse, che tutta questa fantasia ci sta indicando la nostra prossima creazione?

Considerando il coinvolgimento di società di liberi professionisti nell’ambito della produzione dell’industria cinematografica e maestranze di alto profilo, abbiamo stimato un costo complessivo di 15.000 euro che verranno impiegati nella realizzazione del docufilm, la quale si svilupperà nell’arco di tre settimane.

Ricompense

DAVID RAUSA

In arte Monsieur David, dopo gli studi artistici ha dato spazio al “viaggio” per mescolarsi tra diverse culture attingendo da vari stili creativi. Ha scoperto la sua passione per l’improvvisazione teatrale, che lo accompagnerà nel suo percorso. Diverse discipline artistiche lo affascinano e guidano nei suoi approfondimenti e performance. È il creatore del “Teatro del Piede”, nato dal bisogno di ascoltare il proprio corpo, un’esperienza sensoriale che regala allo spettatore la possibilità di recuperare una capacità che credeva persa: quella di stupirsi davanti alla fantasia.

MAURIZIO SIMONETTITTI

utti noi quando eravamo piccoli ci siamo divertiti ad usare la fantasia, era uno dei nostri giochi preferiti. Inventavamo storie, identità con cui trascorrevamo parte del nostro tempo libero. Crescendo, i troppi impegni legati ad una società frenetica, ci hanno ostacolato nella massima espressione della fantasia, limitandoci ad investire le energie nelle quotidiane attività lavorative ed organizzative che giocano un ruolo fondamentale nelle nostre vite.

81

Regista cinematografico, allievo e collaboratore per undici anni al fianco di Nino Manfredi, fino agli anni ‘90, studia all’Università con Mario Verdone, allievo e collaboratore, dieci anni di aiuto regia, con Gigi Magni, Vanzina, Marco Ferreri, e nel 2000 debutta con la sua prima regia con Tequila & Bonetti. Ad oggi vanta una filmografia di grande rilievo. Maurizio Simonetti porta la sua esperienza nella realizzazione del DOCUFILM di questa campagna crowdfunding di cui curerà personalmente la regia; crede nel valore della fantasia e dell’immaginazione come punto fondamentale per crearsi una vita soddisfacente.

10 EURO: Un ringraziamento pubblico al donatore sui social network + la foto della mascotte della campagna personalizzata con la firma degli autori. 25 EURO: Tutti i premi di cui sopra + la copia digitale del backstage del docufilm. 50 EURO: Tutti i premi di cui sopra + la copia digitale del docufilm + ringraziamento personale nei titoli di coda. 100 EURO: Tutti i premi di cui sopra + il DVD ufficiale del docufilm firmato dagli autori spedito a domicilio. 250 EURO in su: Tutti i premi di cui sopra + l'invito ufficiale al party inaugurale ed alla prima del docufilm. 500 EURO: Tutti i premi di cui sopra + l'inclusione del logo dell'azienda/associazione/istituzione del donatore nei titoli di coda del docufilm. 750 EURO: Tutti i premi di cui sopra + una cena con gli autori del docufilm. 1000 EURO: Tutti i premi di cui sopra + l'opportunità di sponsorizzare la vostra azienda/ass./istituz. tramite uno spot o semplice video che verrà inserito nei nostri blog e social network relativi all'iniziativa.



84

Cultura

INTERVISTA

paolinochiamalinus@deliradio.it

ALESSANDRO E FEDERICO

CAMPAIOLA Quando il talento è di casa

D

C mag | Cultura | Aprile 2015

Paolo ORANGIS

ifficile non cadere in molteplici ripetizioni della parola “talento” quando si parla di due giovani ragazzi che di talento, appunto, ne hanno da vendere. Sono due fratelli giovanissimi e provengono da una famiglia che da diverse generazioni, rende onore al doppiaggio italiano: la famiglia Ward. Alessandro e Federico Campaiola sono infatti figli della

brava doppiatrice Monica Ward. Ma scordatevi i preconcetti verso chi è “figlio di” perchè questi due fratelli vivono di una forte personalità propria, sanno cosa vogliono e hanno una grande determinazione nel voler raggiungere i propri obiettivi con impegno e sacrificio: caratteristiche che purtroppo scarseggiano in molti giovani d'oggi.

Conoscendoli, colpisce il grande entusiasmo con il quale raccontano se stessi e i loro progetti non solo nel doppiaggio, ma anche nella recitazione e nel canto dove già se la cavano molto bene. In una sola parola: talento (ecco, di nuovo)! Alessandro ha 23 anni e fa il doppiatore da quando ne aveva 4. Tra i tanti personaggi ai quali ha prestato la voce ci sono l'attore Pablo Espinosa nella serie tv “Violetta”, mentre nel film “Tartarughe Ninja” 2014, è Michelangelo. Federico di anni ne ha 19, anche lui diverse esperienze nel doppiaggio: è la voce di Adam nella serie tv “The big C”, Ryder nel cartone animato “Paw Patrol” e Johnny in “Graceland”, altra serie tv. Come si vive in una famiglia dove l'arte è di casa? A: Crescere nell'arte è bellissimo! Nostra madre soprattutto, ci ha sempre fatto crescere con una mentalità molto artistica che ci ha permesso di vivere di sogni, speranze e magia: è davvero un bel privilegio e ringrazio mia mamma per averci dato questo “input”. F: Pensa che da piccoli, spesso non giocavamo con le macchinine, ma ci divertivamo a creare sketch per esibirci a Natale quando tutta la famiglia si riuniva. Per noi l'arte è tutto! Il doppiaggio è uno dei lavori più sognati e affascinanti di sempre, ma forse spesso si sottovaluta o si ignora il grande lavoro che c'è dietro. Quanto impegno e studio comporta? A: Tantissimo! Io da piccolo feci diverse esperienze saltuarie di doppiaggio un po’ per gioco, ma è a 15 anni che capii che lo volevo fare in maniera professionale. Ho passato intere giornate in sala di doppiaggio, ho studiato tanta dizione, le varie tecniche, etc. E da allora ci ho messo ben 7 anni per avere, finalmente, le mie prime vere soddisfazioni lavorative!

85

F: A me viene in mente un ragazzo che pubblicò un video su Youtube, nel quale criticava e sminuiva questo mestiere. Mio zio (Luca Ward n. d. r.) lo contattò per farlo assistere ad una giornata di lavoro e una volta tornato a casa, il ragazzo si affrettò nel pubblicare un altro video per “ritrarre” ciò che aveva detto nel precedente. C'è davvero molto impegno e fatica dietro! Avete tante passioni, cosa volete fare “da grandi”? F: Vorremmo diventare attori. Secondo noi un attore deve essere completo: deve far ridere, piangere, saper cantare, ballare... Come fanno tutt'ora quelli americani. Stiamo cercando di migliorarci sotto ogni aspetto. Ambite allo stesso mestiere, avete molte cose che vi accomunano, in cosa vi ritenete diversi? A: Abbiamo davvero un bel rapporto e siamo molto uniti. Ci assomigliamo sotto tanti aspetti, è vero, ma siamo anche tanto diversi caratterialmente: io sono quello un po' più ansioso e organizzativo, mio fratello è molto più rilassato e pacato. Il mese scorso, sul palco del Teatro Spazio 1 di Trastevere, avete portato in scena la vostra prima commedia dal titolo “Lavoriamoci su”. Di cosa si tratta? A: È uno spettacolo comico che condividiamo con altri amici appassionati di teatro, che conosciamo fin da piccoli. La compagnia teatrale si chiama “Gaff”, che è l'acronimo delle nostre iniziali dei nomi: insieme a noi ci sono Gabriele Grassi e Federico Maria Giansanti. F: In “Lavoriamoci su” trattiamo in chiave comica i vari lavori che un giovane affronta, come ad esempio il cameriere o il commesso, portando sul palco le situazioni più assurde che potrebbero realmente accadere e facendole diventare sketch esilaranti.


86

Cultura Cinema e TV

INTERVISTA INTERVISTA Ci sono personaggi del mondo della comicità che seguite e dai quali prendete ispirazione? A: Sono diversi. Il primo comico che seguo e ammiro tantissimo è Antonio Giuliani, con il quale abbiamo avuto anche l'onore di fare un corso intensivo di recitazione, nel quale abbiamo lavorato su noi come duo comico. Mi fa molto ridere anche Christian De Sica e ammetto che la mia comicità in parte è influenzata anche da questo grande attore che seguo da sempre. F: Ti sembrerà incredibile, ma anche qui mi trovo d'accordo con mio fratello: Antonio Giuliani! Cosa ne pensate dei talent? Partecipereste mai? A: Non mi piacciono, li trovo sopravvalutati Sinceramente non penso parteciperei mai, preferisco fare la cosiddetta “gavetta”. F: A me piace guardarli, non ho mai pensato ad una mia possibile partecipazione. In futuro chissà, ma al momento voglio studiare e portare la mia arte al teatro dove mi posso esprimere liberamente e non di fronte a 3 o 4 persone che decidono per me, quanto deve durare una mia performance. Ora a cosa state lavorando? A: Vogliamo ampliare il progetto “Gaff” (che potete seguire anche su facebook): stiamo lavorando per riproporre lo spettacolo a teatro per gli inizi di maggio e stiamo per realizzare alcuni cortometraggi, per farlo conoscere anche sul web. F: Io ho anche l'hobby della musica: canto hip-hop e a breve uscirà il mio primo Ep prodotto da Freddi Roma, non vedo l'ora! Comunque le idee e i progetti che abbiamo sono davvero tanti e in estate ci saranno molte novità in arrivo, quindi: lavoriamoci su!

ALESSANDRO E FEDERICO

CAMPAIOLA


88

Arte&Cultura Cultura

DANZA

LA DANZA È...

P

C mag | Cultura | Aprile 2015

Ilaria NAZARET

er me danzare è passione, emozione, è vivere con con il corpo la musica, è mettere a nudo se stessi senza seguire determinati canoni, è muoversi emozionando. Quando ballo, che sia in una sala o al teatro o all’ aperto, davanti ad un pubblico, con i miei allievi o da sola,

a cura di ilarianazaret@tiscali.it Marco

sono semplicemente me esprimendomi al massimo. Poi c’è l’insegnamento. Ho sempre amato insegnare, penso che sia qualcosa di veramente creativo e cerco di combinarlo ogni volta con la mia attività di danzatrice. Con i bambini sopratutto è così interessante, seguirli nel loro percorso, perché mi emozionano con la loro spontaneità e il loro modo di vedere le cose in un modo speciale e fantastico. Si dedicano all’attività con generosità, senza riserve, sono nella pienezza non soltanto della forza fisica ma anche dello spirito e ti spingono ad essere sempre reattivi, ricchi di energia.

89

Lavorare con loro è costruire qualcosa di meraviglioso, per questo ringrazio le mie allieve che mi gratificano e mi danno tante soddisfazioni ogni giorno e sopratutto ringrazio chi crede in me. La danza è bellezza, eleganza, forza, disciplina, dedizione ma anche un modo meraviglioso per vivere emozioni che non si provano altrove. Nella maggior parte dei casi avere un cervello che funziona conta più che essere perfetti, impeccabili e pieni di sé. Credete sempre in voi stessi e nelle vostre capacità. Nessuno può giudicarvi meglio di voi stessi.



92

Viaggi

ON THE ROAD

Agenzia Viaggi IL MONDO DI SUNRISE TRAVEL mondosunrise@gmail.com

sistono diversi modi di interpretare la Strada Madre e diverse saranno le sensazioni che il viaggiatore raccoglierà durante il suo percorso.

dida terra, dei suoi deserti, dei suoi colori, profumi e dei suoi abitanti. Ospitali e socievoli, sempre pronti e disponibili nei confronti dei forestieri. Una fusione di razze che sconcerta ed affascina.

Albuquerque, 66 Diner, uno dei più bei posti dove mi sia capitato di fare colazione. Catapultato indietro nel tempo di oltre 50 anni, sembra davvero che il tempo si sia fermato. La città nel suo complesso non mi lascia a bocca aperta, ma alcuni dettagli resteranno impressi e indelebili. Vale una sosta, non troppo lunga per poi continuare sempre in direzione ovest.

E così, le miglia si susseguono, mai uguali mai banali, mai scontate fino a giungere a Gallup dove incontro Mike, uno dei più importanti grossisti di manufatti “indiani”. Mi invita ad entrare nel suo store e mi offre un caffè. Poi, in uno stentato italiano aggiunge “caffè americano non quello buono, quello espresso”. Mi racconta del suo bisnonno, fuggito dalla provincia di Frosinone, della sua avventura e dello sbarco a New York; delle mille difficoltà incontrate fino a giungere in questo paesino dimenticato dal mondo e di come sia riuscito a

Siamo nel cuore del New Mexico, il sole splende alto nel cielo e noi continuiamo a godere di questa splen-

costruire il suo sogno americano. Storie vere, fatte di uomini veri che hanno saputo prendersi la propria rivincita nei confronti della vita infelice che il destino gli aveva riservato. Chiacchieriamo amabilmente per oltre un’ora e, già che ci siamo, decidiamo di pranzare insieme. Mike è davvero inarrestabile ed il tempo in sua compagnia scorre veloce, forse troppo. Ci salutiamo e ci rimettiamo in marcia non prima di aver fatto incetta di manufatti delle varie arti dei nativi americani.

DAL NEW MEXICO AD ARIZONA

E

C mag | Viaggi | Aprile 2015

Silvio ORLACCHIO

Incontro un cartello, mi incuriosisce, mi avvicino e leggo: “Route 66 Main Street USA. This is the greatest highway project in America…” In sintesi ci racconta di quanto sia stato importante e significativa la costruzione di questa “autostrada”. Immagini, sapori, frammenti di ricordi mai vissuti eppure così vivi, questa la vera grandezza di questi luoghi che appartengono a tutti noi, indipendentemente dalla nazionalità scritta sui nostri passaporti. E così, inseguendo vecchie insegne al neon, motel ormai fatiscenti, diners, gas station e negozi di souvenir facciamo ingresso in Arizona, “The Grand Canyon State”. Scopriremo strada facendo che in realtà l’Arizona è molto di più! Dalla Petrified Forest (la foresta pietrificata) al Painted Desert (deserto dipinto) è un susseguirsi di emozioni e suggestioni che difficilmen-

93

te potranno essere sopite, figuriamoci dimenticate. Lo spettacolo della natura che si intreccia con le imprese dell’uomo moderno. Certo, fiumi di inchiostro sono stati scritti e dedicati a questo soggetto. Ma trovarvisi davanti, anzi immersi in un tutt’uno è una sensazione che non si può spiegare, ma solo vivere. Una celebre pubblicità di una altrettanto celebre fabbrica di motociclette made in USA (ma quale sarà mai?) recita più o meno testualmente: “se te lo dovessi spiegare, non capiresti…”. Ecco, alcune cose non possono essere spiegate, non si riuscirebbe a trasmetterle nel modo corretto, pieno, completo. Si possono solo vivere, e ciascuno le farà proprie in modo differente. Holbrook altra significativa tappa, altra occasione per gustare un’ottima cucina, questa volta dal gusto decisamente texmex. Questione fotografie, siamo ad oltre 3000, niente male. Devo acquistare una scheda memoria supplementare. Il sole adesso è proprio di fronte a noi, accecante e bellissimo, si staglia sul nostro orizzonte. Facciamo ingresso a Winslow, resa famosa da una mitica canzone. Ops, si è fatto tardi, ve lo racconto la prossima volta!



96

Viaggi

C mag | Viaggi | Aprile 2015

A SPASSO IN EUROPA

Guillermo ALLEN-SCHULTZ

I MAGNIFICI QUATTRO 1

FARO

ALGARVE

LA LUCE INFINITA DEL PORTOGALLO

N

ell’angolo più occidentale dell’Europa, il Portogallo è un Paese che affascina per il carattere genuino della gente, i paesaggi surreali, la luce delle nuvole oceaniche e i colori vivaci stemperati dal tempo. Non esiste una nazione così esuberante e malinconica allo stesso tempo. L’Algarve si trova nel profondo sud di questo gioiello europeo dal passato maestoso, una regione perfetta per un itinerario alla scoperta di insenature da favola, di un Oceano Atlantico ammaliante e di lunghe spiagge sabbiose che nascondono piccoli villaggi di pescatori. Negli ultimi anni rappresenta una delle mete più apprezzate dal turismo di massa e non, con dei luoghi ancora incontaminati.

Lungo quella che è una delle più belle e intatte costiere d’Europa troviamo la “Via vicentina”, un itinerario pedestre di quasi 340 kilometri che si snoda attraverso infiniti campi ricoperti di fiori selvaggi, boschi incantati, falesie mozzafiato e piccoli porti con secoli di storia. Le influenze esotiche in questa nazione che un tempo dominava i mari si assaporano ancora nella musica, nella lingua, nell’arte. Nell’Algarve, affacciati sull’Atlantico, vi sembrerà di sentire i sospiri melancolici delle donne in attesa del ritorno dei marinai, esploratori e pescatori, e non sarà difficile intuire il significato della famosa “saudade” portoghesa. Perché come scrisse Fernando Pessoa, “Oh mare salato, quanto del tuo sale sono lacrime del Portogallo”.

97

Situato a meno di 80 kilometri dalla capitale, nel centro storico di questa frizzante città di porto spicca lo splendore barocco della Chiesa di Sant’Antonio, la cui navata è riccamente decorata con le belle piastrelle portoghesi -“azulejos”- e il “Forte da Bandeira”, fortezza militare del XVII secolo, a difesa dalle possibili incursioni provenienti dal mare. Da non perdere inoltre una visita alla reserva naturale di Barragem de Bravura e al “Castelo dos Mouros” a Silves, un castello di arenaria rossa del XII secolo, uno dei più bei belvedere sulla città e sulla regione circostante. Ma l’attrazione maggiore di Lagos è costuita dal suo splendido litorale e le sue spiagge da sogno, in particolare la lunga spiagga bianca di “Meia Praia”, una delle più grandi baie europee misurando ben 4 kilometri e, soprattutto, “Dona Ana”, un angolo di paradiso dal mare cristallino… a portata di mano!

La capitale dell’Algarve affonda le sue radici negli albori della Storia -nata come porto fenicio e poi cartaginese, sotto il dominio romano fu nota con il nome di Ossobona-. Oggi è una dinamica, moderna e vivace cittadina ma conserva il suo fascino antico. Per scoprire tutte le bellezze di Faro iniziate con le vecchie stradine del centro storico, la “Cidade Velha”, interna alla cerchia muraria araba medioevale. Tappe obbligate sono la Cappella delle Ossa, con i muri esterni rivestiti di crani umani, e la “Sé”, la cattedrale in stile romanico-gotico. La zona lagunosa fra Faro e il mare che si estende lungo la costa del "Sotavento" algarviano è protetta dal “Parque natural da Ria Formosa”, parco naturale di 14.800 ha. compreso tra una successione di lunghe e strette isole sabbiose e la terraferma, con canali, isolotti e banchi di sabbia sottoposti alle alte maree dell'Atlantico.

LAGOS

2


98

1 CITTÀ 3 NOMI

Viaggi

A SPASSO IN EUROPA

3

PORTIMAO

Situata a pochi chilometri dalla punta più occidentale d’Europa, il Cabo de Sao Vicente, Sagres si trova sulla costa impervia dell’Algarve occidentale. Le scarpate ripide e la costa frastagliata e costantemente battuta dal vento hanno risparmiato a Sagres il frenetico sviluppo portato dall’industria del turismo alla parte orientale dell’Algarve, e ha dunque mantenuto una bellezza selvaggia e austera. La cosiddetta “ponta de Sagres”, molto vicino alla città, è uno spettacolare promontorio costituito da una scogliera alta 50 metri che si tuffa nell’Atlantico. Da qui si ammira un panorama mozzafiato sulle grotte e cavità che sono state scavate dal mare e sono un’attrattiva storica dell’Algarve. È facile comprendere perché Sagres sia circondata da leggende e miti quando al tramonto ci si affaccia dalle scogliere della sua straordinaria linea di costa e si ammira la forza della natura, in un luogo dove terra e mare si incontrano.

ALGARVE

99

IL PERSONAGGIO:

Il vecchio insediamento romano di Portus Magnus è oggi la seconda città per popolazione (dopo Faro) dell'Algarve. Per la mitezza del clima e il bel litorale è frequentatissima dai turisti che affollano le strade del centro, brulicanti di negozi per lo "shopping". È una destinazione ideale per gli amanti del surf e anche della vita notturna, perché piena di ristoranti, bar e discoteche. A 2 kilometri a sud si trova la “Praia da Rocha”, nata nella prima metà del secolo scorso come esclusiva località balneare amata da intellettuali e scrittori inglesi, che si è poi sviluppata rapidamente negli anni successivi lungo il litorale attorno a spiagge intervallate da formazioni rocciose. Sulle colline dell'entroterra di Portimao si trovano “Caldas de Monchique”, rinomato centro termale, e la “Serra de Monchique”, area montana di origine vulcanica ricca di acque e di vegetazione di tipo sia mediterraneo che tropicale.

SAGRES

C mag | Viaggi | Aprile 2015

4

Il FADO è la canzone portoghese per eccellenza, la voce di un popolo nobile e genuino che arriva dal profondo dell’anima. Nato nei quartieri popolari di Lisbona nei primi anni dell’Ottocento, è il prodotto di un desiderio intimo che non si può spiegare ma si può sentire. Il suo nome deriva dal latino “fatum, “destino” inteso come qualcosa che ci domina e da cui non si può fuggire. È la rappresentazione simbolica più profonda del primato del cuore sulla ragione perché ispirato alla SAUDADE, quella forma di malinconia che esprime la nostalgia per qualcosa che non si è vissuto.

LA LEGGENDA Il CABO DE SAO VICENTE è l’istmo più a sud-ovest di tutta l’Europa, da cui le navi partivano verso l’ignoto nell’epoca delle grandi scoperte. Dalle scogliere si gode il tramonto più lungo del Vecchio Continente e ancora oggi è coperto da un alone di magia e misticismo. I romani lo chiamavano “Lugum Cineticum”, il luogo dove il sole era cento volte più grande e faceva bollire l’acqua del mare. Altre leggende antiche affermavano che era il rifugio di riposo notturno degli Dei perciò quelli che si erano avventurati nel Cabo dopo il calar del sole non erano mai tornati…

COSA C'È DA MANGIARE? La gastronomia del Portogallo del sud è naturalmente ricca di prodotti di mare, essendo particolarmente apprezzati il BACCALÀ, il TONNO e le SARDINE. Le ricette più popolari sono la “caldeirada” -ottima zuppa di pesce con patate- e le deliziose “sardinhas assadas” -sardine arrostite o grigliate servite con del pane grigliato o patate bollite-. Tra i formaggi tipici della zona meridionale troviamo quelli fatti con latte di pecora come il piccante “nisa”. Gradite un dolce? Impossibile andar via dall’Algarve senza aver assaggiato il “bolo podre” -dolce speziato al miele- e le “doces de amendoa” -squisite paste di marzapane e mandorla-.


100

Uomo e Food&Drink

Natura

AMICI ANIMALI

C mag | Uomo e Natura | Aprile 2015 Nicoletta BY DOG'S

VADO VIA COI GATTI A

vete presente quando tornate a casa e tutti hanno mille altre cose da fare che venire a salutarvi o quando magari state per dire qualcosa e c'è chi sente il telegiornale o chi è incollato ad uno smartphone o chi sta facendo una cosa più importante che starvi a sentire? Sono sicura di sì, capita a tutti noi, una volta o l'altra, magari pure un po’ troppo spesso. E riflettendo su questo che mi è venuta in mente una

simpatica storia scritta da quel genio della penna che è Gianni Rodari: “Vado via coi gatti”. Vi invito a leggerla, la troverete facilmente su internet, per motivi di spazio non la riporto per intero, ma ne vale veramente la pena. Tratta del signor Antonio, capostazione in pensione, che vive in casa con il figlio, la nuora e due nipoti. «In questa casa non c’è posto per i pensionati delle Ferrovie dello Stato con quarant’anni di servizio. Una volta o l’altra piglio su e me ne vado. Parola. Vado via

con i gatti». Difatti una mattina esce di casa, dicendo che va a giocare al lotto; invece va a piazza Argentina, dove tra le rovine dell’antica Roma sono accampati i gatti. Scende gli scalini, scavalca la sbarra di ferro che

divide il regno dei gatti da quello delle automobili e diventa un gatto. Subito comincia a leccarsi le zampe, per essere ben sicuro di non portarsi dietro, in quella nuova vita, la polvere delle scarpe umane, e intanto gli si avvicina una gatta un po’ spelacchiata che lo guarda. E lo guarda. E lo guarda fisso. Finalmente gli dice: «Scusa, ma tu non eri il signor Antonio?». «Non voglio più neanche ricordarmelo. Ho dato le dimissioni». «Ah, mi pareva. Sai, io ero quella maestra in pensione che abitava in faccia a casa tua. Mi avrai vista. O forse avrai visto mia sorella». Il signor Antonio è sorpreso. Credeva di essere il solo ad aver avuto quella bella pensata. Invece impara che tra quei gatti lì dell’Argentina, appena una metà sono gatti-gatti, figli di madre gatta e di padre gatto: gli altri sono tutte persone che hanno dato le dimissioni e sono diventate gatti. C’è un netturbino fuggito dal ricovero dei vecchi. Ci sono delle signore sole che non andavano d’accordo con la domestica... I gatti-gatti non sono gelosi dei gatti-persone: li trattano assolutamente alla pari, senza superbia. Tra di loro, ogni tanto, mormorano: «A noi però non verrebbe neanche in mente di diventare uomini, con quel che costa

101

il prosciutto». A volte il signor Antonio sente la nostalgia della sua vecchia vita ma gli altri gatti lo riportano subito alla realtà. Finchè un giorno «... improvvisamente si sente chiamare: «Nonno! Nonno!». Chi è? Chi non è? È Daniela [la nipotina] che sta uscendo dal portone della scuola e lo ha riconosciuto. Il signor Antonio, avendo già preso una certa pratica come gatto, fa finta di niente. Ma Daniela insiste: «Nonno, cattivo, perché sei andato via con i gatti? Sono giorni che ti cerco per mare e per terra. Torna subito a casa». Antonio si lascia convincere e, da gatto, ritorna nella sua vecchia casa «… i migliori bocconi sono per il gatto-nonno. Per lui ciccia, latte zuccherato, biscottini, carezze e baci. Vogliono sentire come fa le fusa. Si fanno dare la zampina. Gli grattano la testa. Gli mettono sotto un cuscino ricamato». Certe volte guardi il tuo gatto, pacifico, coccolato, sonnacchioso sul più morbido dei tuoi cuscini e pensi...


102

Uomo e Food&Drink

Natura

AMICI ANIMALI ANGELI A 4 ZAMPE

DICIAMO NO ALL'ABBANDONO

D

opo esserci presentati nello scorso numero sono lieta di scrivervi di nuovo. Vi ho parlato del mio progetto “ANGELI A 4 ZAMPE. IL PARADISO DEI CANI” dove accogliamo i cani bisognosi che hanno bisogno di un posto dove stare ed essere amati. Ogni giorno mi emoziono per la soddisfazione che mi danno e la capacità che hanno di donare amore incondizionatamente, riusciendo a rimuovere le cose brutte che purtroppo gli sono accadute. Il cane è un essere speciale, fedele e pronto sempre a donare amore. Proprio per questo il nostro progetto ha l’obiettivo di dare una nuova vita al nostro amico a 4 zampe. Uno dei nostri obiettivi lo abbiamo raggiunto: acquistare la recinzione per creare un’area grande dove accoglierli grazie anche alla collaborazione di alcune volontarie ma ora abbiamo bisogno di pali di legno per completare le recinzioni. Ci sono molti cagnolini che stanno aspettando pronti per essere accolti da noi perché non conoscono l’amore e l’essere coccolati, rispettati ed amati per evolverci e considerare veramente il cane come un componente della famiglia. Sono sicura che ci sono persone dal cuore grande che ci possono aiutare. Pochi giorni fa, il 12 marzo, alcune volontarie hanno trovato una cucciola

C mag | Uomo e Natura | Aprile 2015

Ilaria NAZARET ilarianazaret@tiscali.it

abbandonata con le sue cosine vicino, povera, come se fosse un oggetto di cui una persona si può liberare. Così piccola e ha già conosciuto l’abbandono il gesto più vile che un essere umano può commettere . Il cane ha bisogno di attenzioni, cure e amore, non è solo uno sfizio che una persona si toglie e poi alla prima difficoltà lo abbandona. Bisogna essere coscienti, informarsi

103

e comprendere il comportamento di un cane, vivere con lui ogni giorno come una richezza, un dono che completa la nostra vita. Un cane è capace di insegnarci tanto perciò diciamo insieme “NO ALL’ABBANDONO”. Vi invito a visitare un canile o un rifugio anche tramite di me e magari proprio lì troverete il vostro/a amico/a a 4 zampe.

VI ASPETTIAMO TUTTE LE DOMENICHE DI APRILE NELLA

Festa di Primavera

Avvolti dallo splendido panorama del lago di Nemi potrete trascorrere una meravigliosa giornata immersi nella natura con un’area picnic attrezzata, con possibilità di portare il cibo da casa o di fare un menú fisso a soli 10 euro… compreso il dolcetto! Bellissimi laboratori didattici per i bambini, progetti di educazione ambientale e passeggiate da favola con i vostri amici a 4 zampe… vietato mancare! Tutto il ricavato andrà in beneficenza dei nostri cagnolini. Prenotazioni: 3315482558

vi saluto con queste splendide parole

PERCHÉ AMARE GLI ANIMALI? Perché ti danno tutto, senza chiedere niente. Perché contro il potere dell’uomo con le armi sono indifesi. Perché sono eterni bambini, non sanno cos’è l’odio né la guerra. Perché non conoscono il denaro e si consolano solamente con un posto dove rifugiarsi dal freddo. Perché si fanno capire senza proferire parola, perché il loro sguardo è puro come la loro anima. Perché non conoscono l’invidia né il rancore, perché il perdono è ancora natural in loro. Perché sanno amare con lealtà e fedeltà. Perché vivono senza avere una lussuosa dimora. Perché non comprano l’amore, semplicemente lo aspettano perché sono nostri compagni, eterni amici che niente potrà separare. Perché sono vivi. E per altre mille cose meritano il nostro AMORE. Se imparassimo ad amarli come meritano saremmo molto vicini a Dio.



106

Musica

INTERVISTA

Paolo ORANGIS Foto: Marco PIRACCINI paolinochiamalinus@deliradio.it

IVANA SPAGNA IL RITORNO ALLA DANCE CON “BABY DON’T GO”

E

ra la seconda metà degli anni '80 quando Ivana Spagna ottenne il successo internazionale con la musica dance: una hit dietro l'altra da “Easy Lady” a “Dance dance dance” e “Call me”, con la quale è stata la prima donna italiana a raggiungere i vertici della classifica di vendita UK. Nel

1994 la svolta alla musica italiana: Spagna viene scelta da Elton John per interpretare “Il cerchio della vita”, colonna sonora del film Disney “Il Re Leone”. Seguono poi diversi Festival di Sanremo (nel 95 si classifica al terzo posto con “Gente come noi”) e molte collaborazioni internazionali.

C mag | Musica | Aprile 2015 107 Con oltre 10 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, è tra gli artisti italiani che hanno avuto maggiore successo commerciale in Italia e all’estero. Ora, a più di 20 anni dalle hit degli esordi che la vedevano calcare i palchi in giro per il mondo indossando giacche da domatore e sfoggiando capelli sparati, la ritroviamo con la stessa grinta di sempre per presentarci il suo nuovo progetto musicale che promette di far ballare ancora una volta, come allora, gli amanti della dance music.

“Baby don’t go” è il tuo nuovo singolo (dal mese di marzo in tutte le radio e nei digital store) che, dopo tanti anni, segna il tuo ritorno al genere musicale che ti ha dato molte soddisfazioni a inizio carriera. Il primo amore non si scorda mai? Sicuramente! Io ho iniziato suonando nelle discoteche: l'ho fatto per più di 12 anni assieme a mio fratello Theo che suonava il basso e al chitarrista Larry Pignanoli. Con loro ho scritto i miei primi successi dance in inglese, poi mi sono divertita anche cantando in italiano, ma

adesso sì, avevo voglia di cantare in inglese e tornare alle origini. Com'è nata questa canzone? Innanzitutto ho seguito il cuore: non abbiamo cercato di fare qualcosa che “funzionasse” ma qualcosa che piacesse. Questa è una canzone che richiama le melodie anni '80, con le quali sono nata e che fanno parte di me. Inoltre, gli arrangiatori Larry e Theo hanno continuato, negli anni, a vivere la discoteca con le loro produzioni dance, da Benny Benassi a Corona: questo ha contribuito a far sì che “Baby don't go” avesse anche un “vestito” moderno. Quando nasce una canzone nuova è un po' come far nascere un bambino: c'è sempre un po' di trepidazione! La cosa più bella, però, è stata ritrovarsi in studio a collaborare con gli amici e musicisti degli esordi, con lo stesso entusiasmo di allora: un vero miracolo. Ad accompagnare il tuo nuovo singolo c'è anche un video che sta piacendo molto. Grazie! Ne sono molto felice! Lo abbiamo girato alla “Club Haus 80s” di Milano volendo ricreare l'atmosfera delle discoteche anni '80 mantenendo però anche alcune caratteristiche attuali. Le coriste nel video sono alcune drag queen che ho conosciuto durante una mia serata: la loro allegria, i colori, i trucchi, i costumi e la voglia di divertirsi mi hanno entusiasmata e sono molto felice della scelta fatta e del risultato finale. Il ritorno alla musica dance prosegue anche con l'uscita di un album? Il mio sogno sarebbe riproporre il vinile anche solo per collezione, per avere qualcosa di concreto da poter toccare. Un album che raccolga i brani dance non lo escludo, ma al momento, prima di pensare ad un album, preferisco vivere alla giornata: fare un singolo, preparare il video e farlo uscire con la speranza che piaccia. Secondo me è la miglior cosa da fare: vivere giorno per giorno.


108

Musica

INTERVISTA

C mag | Musica | Aprile 2015 109

IVANA SPAGNA

Come nasce una canzone? C'è un posto particolare nel quale ti senti più ispirata per scrivere e comporre un brano? Per quanto riguarda la dance, la canzone può svilupparsi ad esempio da un' armonia che faccio poi ascoltare a mio fratello, che successivamente ci costruisce sopra un arrangiamento. I testi delle canzoni invece li faccio a casa, dove mi sento isolata, vicino al mio pianoforte: mi basta anche solo esserci appoggiata e trovo ispirazione, non so dirti per quale ragione. Ci sono poi alcune canzoni in italiano, che sono nate da un dolore, da una situazione emotiva pesante del momento e scriverle sono state quasi una sorta di liberazione. Nelle tue canzoni in italiano, infatti, hai spesso voluto cantare emozioni e sofferenze molto intime, come ad esempio in “Davanti agli occhi miei”, una canzone molto profonda che, ad ogni concerto, dedichi ai tuoi genitori che non ci sono più. Questo ha amplificato e valorizzato l'intimità che c'è tra artista e fans? Io penso che a volte si debba cercare di togliere quel timore di far vedere le nostre debolezze. Soffriamo tutti per amore o se perdiamo delle persone care che amiamo, e la forza è anche mostrare le lacrime e il dolore: tenerci tutto dentro non ci aiuta. Non cerchiamo di sembrare a tutti i costi dei supereroi, la gente ha bisogno di persone vere. Il mio rapporto con i fans è di assoluto rispetto, mi sono stati sempre vicini anche quando ho avuto dei momenti molto duri, come purtroppo abbiamo tutti, non solo nella mia carriera ma anche e soprattutto nella vita privata. Gli amici del fans club sono stati importantissimi in questi periodi difficili e non finirò mai di ringraziarli. Secondo

me hanno anche capito il rispetto che ho io nei loro confronti e questo è bellissimo.

fiducia che mi riferisca i messaggi dei fans ma anche, eventualmente, le critiche. Sul web arriva di tutto!

Qual è il tuo rapporto con il web e i social network? Devo ammettere che sono molto imbranata e ho sempre avuto un'avversione per tutto ciò che era novità anche se poi in parte mi sono ovviamente adeguata. I social network non ho il tempo materiale per seguirli, sono sincera nel dire che non rispondo io personalmente perchè sarebbe umanamente impossibile rispondere a centina o migliaia di persone che scrivono. Ci tengo tanto ad avere comunque una persona di

È previsto un tour? Sì, il tour in Italia partirà a maggio e andrà avanti fino a settembre ma sarà interrotto un paio di volte almeno perchè a giugno dovrò esibirmi in Canada, a luglio in Argentina, e stiamo lavorando anche ad alcune date in Olanda e Belgio. Per non parlare della Spagna dove mi aspetta una serata bellissima allo stadio di Barcellona! Sono molto contenta anche se ho un terrore pazzesco dell'aereo ma non vedo l'ora di cantare davanti alla gente, che è la cosa più bella!


110

Musica

C mag | Musica | Aprile 2015 111

Yolanda FUERTES GARCÌA

INTERVISTA

ARTE

D'IDENTITÀ GIANFRANCO BUTINAR OMAGGIA CALIFANO L’aggettivo perfetto, la metafora che cattura l’essenza del tutto, la parola giusta che spalanca le porte di qualsiasi resistenza. Nemmeno lui sapeva spiegarsi come facesse (“Me vengono”, sorrideva il Maestro). Una delicatezza struggente fatta di core e borgata. Il poeta Califano. Impossibile da descrivere. A lui appartengono alcuni dei brani più belli e passionali della nostra canzone d’autore. Capolavori dalla sensibilità straordinaria che diedero voce all’anima più popolare e allo stesso tempo più profonda di Roma, la “sua” Roma ingrata che gli fece pagare il prezzo della libertà. Alti e bassi, eccessi mai negati, sempre sull’orlo del precipizio. Er Califfo. Un mito. Tutto il resto… è storia. La storia di una vita straordinaria che il 28 aprile calcherà le tavole del palcoscenico del Teatro Olimpico, incarnata da un altro maestro del mise-en-scène, Gianfranco Butinar. Non poteva che essere così.

@fuertesgarcia_y www.looksplanet.org

No, non poteva che essere così. Perché soltanto un imitatore -anzi, un “imitattore”- e cabarettista d’eccezione come Gianfranco Butinar è in grado di omaggiare l’anima di Roma, vale a dire, di omaggiare Franco Califano. Amico, confidente e collaboratore del Maestro dal 1991, il suo figlio artistico, con oltre 500 serate fatte insieme. “Era una persona straordinaria che ho adorato e adoro tutt’oggi. All’inizio mi presentava nel mezzo dei suoi concerti; prima erano 5, 10 minuti, e poi diventava sempre maggiore il minutaggio”. Il Maestro aveva troppo talento e a lui non sarebbe potuto sfuggire la categoria artistica del fuoriclasse che aveva davanti. Dopo i 41 concerti realizzati da Gianfranco nel 2014 -“Ho fatto tributi a Califano in Veneto, a Perugia, in Puglia… Vedere queste città che cantano le canzoni a memoria è una grande emozione”-, “Arte d’identità” arriva al Teatro Olimpico di Roma il 28 aprile, un omaggio al Maestro due anni dopo la sua scomparsa, accaduta nella sua casa di Acilia il 30 marzo del 2013. “Sarà un modo per ricordare anche uno dei più bei concerti che abbia fatto Franco, un’esibizione meravigliosa al Teatro Olimpico nel 2008, che a livello di prestazioni artistiche non ha paragoni. Non fu proprio l’ultimo: pochi giorni prima della sua morte partecipò ad un concerto al Sistina ma, anche se fu una festa, lui non era in grado. Poi il Teatro Olimpico lo vide anche protagonista di tanti concerti negli anni ’80 e anche per me, che ho fatto diversi spettacoli lì, è una seconda casa”. Due ore di spettacolo fra canzoni che sono dei manifesti esistenziali, inediti, poesia e ricordi dei più di 20 anni trascorsi insieme. “È un grande onore per me portare il verbo del Maestro nella sua città, che è purtroppo quella che gli ha dato di meno. Califano era un personaggio scomodo, controverso, soprattutto negli ultimi tempi, essendosi schierato politicamente, e per via di


112

Musica

INTERVISTA

GIANFRANCO BUTINAR

certe amicizie. Sto cercando di portare sul palcoscenico certi colleghi, alcuni dicono di sì ma tanti hanno ancora paura di essere identificati con certe bandiere. Ma siamo nel 2015, l’arte si deve slegare dalla politica”. Perciò “Arte d’identità” è un cantiere aperto. “Sarà una sorta di work in progress fino all’ultimo. Ci saranno tante sorprese perché stiamo cercando di fare questo omaggio al Maestro con gente che gli voleva veramente bene. Insomma, di fare qualcosa di magico”. Fra questi artisti spicca Marco Facchini, un nome imprescindibile nel mondo cabarettistico capitolino che porterà tutto il suo fascino sul palcoscenico per rendere la serata ancora più emozionante. “Marco è stato uno degli “inventori” del cabaret a Roma negli anni ’80. Interpreterà una canzone bellissima, “Io continuo a pensare a te”, che proprio Franco gli ha dato per farla con la voce di Sinatra, di cui Marco è l’imitatore migliore in assoluto. Sarà straordinario”. Un omaggio che arriva, inoltre, in un momento molto particolare. Appena un mese prima di questo grande concerto al Teatro Olimpico l’annuncio è stato fatto: il film “Non escludo il ritorno” -che prende il titolo da una canzone dell'artista ed è la frase che ha voluto fosse incisa sulla sua lapide- sarà il 19 maggio al Festival di Cannes. “Sarà un onore essere presente a Cannes, ancor di più con il mio primo film da protagonista”. Con Stefano Calvagna alla regia, racconta la cosiddetta “terza vita” di Califano, “quella in cui provò contro tutto e tutti”, dal suo declino alla rinascita fino alla morte. Una storia fedele alla realtà dei fatti, in alcuni punti del tutto inedita al grande pubblico, in cui Butinar si innesca dentro l’anima del suo padre artistico e ci regala un’interpretazione stravolgente. Un film troppo vero -“Con Califano non c’è bisogno di inventare”- che appe-

na sei mesi fa Marco Müller aveva liquidato dal festival capitolino. Franco ancora una volta emarginato dalla sua città. Proprio lui, che aveva esportato ovunque la romanità da vero poeta. Adesso Gianfranco Butinar fa giustizia. “Arte d’identità”, un tributo ad un uomo grande, eccessivo, indomabile, ironico, incantevole, dal fascino maledetto. Nel mondo artistico anglosassone per descrivere uno come Califano si usa l’espressione “larger than life”, ovvero “più grande della vita”. Ma come sempre fu il Maestro a trovare le parole giuste anche per descriversi: “ero bello esagerato”. Un genio. Lui lo sapeva: “vive chi vive… e non chi c’è”.


114

Musica

INTERVISTA

C mag | Musica | Aprile 2015 115 Sara SIMONELLI

Napoli. Nominato Accademico Onorario al Campidoglio insieme al Maestro Piovani per la salvaguardia della tradizione popolare romana dopo anni di repliche dello spettacolo “Quanto sei bella Roma” al Bagaglino. Nel 2013 fonda insieme a Ricky Palazzolo 1StaR e ne diventa l’anima artistica del settore Musica.

Come nasce una canzone? Cosa ti ispira per scriverla? Una domanda che si perde nella notte dei tempi... Ogni volta che stiamo per convincerci che esiste una tecnica compositiva particolare, arriva la soluzione opposta altrettanto valida! Mettere confini alla fase creativa e costruttiva di una canzone è come pretendere, e qui cito Mogol, che uno scoglio possa arginare il mare.

ALBERTO LAURENTI LA RICERCA DELLE RADICI

A

lberto è un musicista straordinario, completo e competente in ogni genere. Ha scritto canzoni e/o prodotto e arrangiato lavori discografici con Franco Califano (dal ’92), Tiromancino, Gabriella Ferri, Roberto Murolo, Nino D’Angelo, Rumba de Mar, Ensemble Ethnique ed altri. Attraverso l’uso di strumenti appartenenti a tutte le etnie (arabe, balcaniche, asiatiche, ecc.) ha praticamente rotto le barriere che dividevano la musica chill out dalla musica etnica finendo (con decine di brani) su compilation di culto come Buddah Bar, Nirvana Lounge.

Alberto Laurenti ha sempre accompagnato la sua attività di produttore e autore con quella di “musica live” all’insegna dell’intrattenimento facendo di fatto scuola nel settore dell’entertainment di qualità. Da solo o con la sua band Rumba de Mar ha suonato negli ultimi 25 anni nei più importanti locali italiani. Autore di commedie musicali e musical ambientati a Roma come “Il Brigante”, “Sotto er cielo de Roma”, “Tegole e Fregole”, “L’amore per bene e per male”, andate in scena nei più prestigiosi teatri di settore come il Salone Margherita, Sala Umberto, Teatro Greco o il Teatro San Nazzaro di

mente un’aneddoto di ogni artista. Preferisco descriverne l'essenza, è difficilissimo sintetizzare rapporti artistici così travolgenti. Califano, un maestro. Gabriella Ferri, il dna dell'artista internazionale. Roberto Murolo, la fusione tra studio, applicazione e coerenza. Renato Zero, il teatro che diventa discografia. Nino D'Angelo, una vita artistica sempre in movimento tanto da stupire gli altri e se stesso. Tiromancino il linguaggio per parlare con i ragazzi di oggi.

Alberto, cosa volevi fare da grande? Senza ombra di dubbio, ho sempre pensato che avrei fatto il musicista, già da quando avevo sei anni. Come ti sei avvicinato alla musica? È stata una cosa naturale, ho preteso sin da bambino giocattoli musicali così mio padre appena ha potuto mi ha regalato la mia prima chitarra su misura, appunto a sei anni e ha cominciato a venire un maestro a casa. Hai collaborato con artisti del calibro di Renato Zero, Franco Califano, Roberto Murolo, Nino D’Angelo, Gabriella Ferri... Raccontaci breve-

Che caratteristiche deve avere una bella canzone? Qui sono meno democratico, perché pur ammettendo e accettando che non debba esistere una tecnica compositiva, sono convinto altresì che alla fine una canzone per essere appellata bella deve avere un bel testo scritto con originalità, una melodia accattivante e orecchiabile, armonie non scontate, e intelletto e competenza dell'arrangiamento. Non mi importa se hanno successo cose brutte, io non sto descrivendo una canzone che possa funzionare ma sto rispondendo alla domanda che caratteristiche deve avere una canzone per essere considerata bella. Come si arrangia un pezzo musicale? Cercando innanzitutto di rispettare la scrittura dei compositori ovvero valorizzandola. Ragioniamo in un certo senso come lo stilista che è in grado di migliorare la bellezza di una donna o peggiorarla.


116

Musica

INTERVISTA Se dovessi essere uno strumento musicale, cosa saresti e perchè? In trent'anni di vita musicale ho acquistato una varietà di strumenti a corde di tutto il mondo così varia e preziosa che mi crei un grande problema a dover scegliere uno strumento! Se proprio devo essere qualcosa, tanto stiamo in una fase metaforica sia nella risposta che nella domanda, vorrei essere pentagramma, matita e gomma per non avere limiti. Rimpiangi gli anni ’80? Assolutamente no, la musica di quegli anni mi piaceva solo in parte e secondo me eravamo tutti bruttini! Cosa è cambiato da allora? Questa è una domanda ora… Allora riprendo in mano la domanda precedente. Bisogna avere la conoscenza di ogni cambio epocale sia di costume che musicale, quindi sto parlando degli anni cinquanta, degli anni sessanta e settanta, degli anni ottanta, degli anni novanta per apprezzare tutto

C mag | Musica | Aprile 2015 117

ALBERTO LAURENTI

il passato, accettare il presente ed essere pronti alle nuove forme artistiche di domani. Quindi cos'è cambiato dagli anni ottanta? Tanto, tutto è in continua evoluzione. Progetti futuri? Nell'immediato l'album di mia figlia Alice Laurenti, giovane cantautrice dei sapori molto etnici, due nuovi lavori discografici dei Rumba De Mar, uno per il mercato brasiliano e l'altro una vera e propria compilation vol. 2 e ti aggiornerò su altre belle cose in cantiere. Un programma radiofonico settimanale insieme a Radio Radio dove per due ore con la mia

orchestra sarò a disposizione dei radioascoltatori per un programma musicale sempre in movimento. Cosa diresti ai giovani artisti che vogliono intraprendere la tua carriera? Per un musicista non c'è una carriera tipo; posso suggerire agli aspiranti musicisti di domani che è sempre più difficile il successo da star ma è sempre più possibile una vita da musicista senza picchi e senza cadute. Quindi il mio suggerimento è: prepararsi, studiare la musica a 360° perché nella diversità della proposta e dell'offerta c'è la possibilità di vivere di questo lavoro.


118

Musica Cultura

INTERVISTA

PAOLO MICIONI LA PASSIONE PER LA MUSICA

C mag | Musica | Aprile 2015 119 Sara SIMONELLI

Nel 1982, Paul insieme al fratello Peter, inizia l’attività di produttore discografico, da lì in poi un susseguirsi di produzioni come Gazebo con il brano “Masterpiece”, Gary Low con “You are a danger e Mike Francis, il cui singolo “Survivor” diventa uno dei brani simbolo degli anni 80. Il successo internazionale e più prestigioso arriva con il singolo “Friends”, cantato da Mike Francis e Amy Stewart che raggiunge la vetta delle classifiche europee. Negli anni successivi fonda la Twilight music, iniziando a produrre artisti italiani come Marina Rei, Tiromancino e Niccolò Fabi, anche qui singoli di successo, come “Primavera” di Marina Rei. Sempre attento alle nuove tecnologie e fermamente convinto nella efficacia della ricerca in tutti i campi, specialmente in quello medico, Paolo Micioni sarà testimonial di un centro di ricerca sperimentale sulla malattia del Parkinson, contro la quale Paolo combatte da circa 10 anni.

P

aolo Micioni, in arte Paul, è un deejay e produttore musicale con più di dieci milioni di dischi venduti in tutto il mondo. Inizia la sua attività professionale nel luglio del ’73 in un locale ad Alba Adriatica. Da quel momento, una ascesa inarrestabile lo porta a calcare le consolle più prestigiose. Nel 1978 prende parte al progetto musicale, prodotto dal musicista Claudio Simonetti “Easy Going”, dal nome del famoso club gay di Roma dove Paul è Deejay Resident, una cosa molto trash, anche per l’epoca, ma che diventa il ritrovo alternativo delle notti romane, frequentato da musicisti e da attori internazionali. Il brano del gruppo “Baby I love you” diventa una hit di tutto il mondo, entrando anche nella play list del deejay David Mancuso al Loft di New York.

Siamo davvero felici di intervistarti e raccontare la tua storia, Paolo. Perché tu sei un grande artista che la storia l’ha fatta nella musica... Ma

facciamo un breve passo indietro: che ricordi hai della tua infanzia? Cosa volevi fare da grande? Ho un ricordo molto chiaro, sempre legato alla musica. A 8 anni ricevetti una chitarra da mio padre, non doveva essere una gran marca ma era la mia e tanto bastava. Imparai a strimpellarla prima, per poi approfondirla meglio dopo, e da allora la musica è sempre stata l’elemento fondamentale capace di fondersi con tutto il resto delle cose della vita, la mia. Ti va di parlarci della tua famiglia, che rapporti avevi con loro? Cosa ti hanno insegnato? Ho avuto una famiglia meravigliosa, soprattutto un bravo condottiero, mio padre. È stato esemplare e io lo imito indegnamente il più che posso, cerco di ricordare tutto di lui, soprattutto la calma e il sorriso sempre pronto. Mi raccomandava una cosa sempre, che il sorriso se viene dal cuore convince chiunque sennò vieni sgamato subito e in alcuni casi rischi di avere qualche serio problema. Ad esempio facendo il deejay e frequentando i personaggi della notte, il sorriso, se sincero, aiuta; altrimenti te lo immagini, con i tipacci che puoi incrociare alle 4 del mattino se il sorriso non viene dal cuore sono dolori. Mio padre sosteneva che di notte era tutto più chiaro, il ladro, la prostituta, la brutta faccia. Infatti dopo tanti anni so come si gira di notte, l’importante che ti comporti da giusto e vieni sempre apprezzato. La mia famiglia mi ha insegnato l’amore e il rispetto per tutti. Quando hai capito che avresti potuto fare il deejay? A 16 anni andai a Frontignano di Ussita con un amico che abitava di fronte al negozio di restauro di mio padre. Non sciavo e quindi rimasi in albergo. Iniziai a girovagare fino a quando mi trovai di fronte ad una scritta: “DISCOTECA”. Era una sala enorme con due banconi: uno era il bar e l’altro la consolle, con un microfono al centro che fuoriusciva da un pianale,


120

Musica Cultura Cultura

INTERVISTA

C mag | Musica | Aprile 2015 121

PAOLO MICIONI er locale chiude e se rivedemo la settimana prossima”. E in albergo, mentre giocavo ad imitare ciò che avevo visto, entrò il direttore e mi chiese se ero un disc jockey, io risposi di sì, aiutato dal sorriso confortante e dall’aspetto più adulto della mia reale età, e mi chiese senza nessun giro di parole e senza nessuna prova di mettere la musica la sera. Era circa mezzogiorno e io chiesi se potevo restare lì a provare l’impianto e cosi fu, con la faccia attonita del mio amico che si dimenava in pista. Ero un dj a tutti gli effetti… Il resto è storia! Cos’è stata per te la musica? La mia vita. Com’era la gente, la musica negli anni ’80? Gli anni settanta, più degli ’80, sono stati fondamentali per la formazione di tutta una generazione che aveva come me la fortuna di viverli in pieno. Negli anni ‘80 ebbi la fortuna di incontrare il successo anche come produttore discografico e avendo avuto 4 dischi tra i primi 5 nella classifica delle vendite per me è difficile definire sia la gente che la musica di quegli anni . Come eri con le donne? Un'altra domanda?

diversi bottoni e un giradischi. Iniziai ad emulare l’unico dj che ero riuscito a vedere sino ad allora, “Peppe er carota”, dj del Titan in via della Meloria. Esattamente quando venne a cantare Stewie Wonder al Titan io, poco più che quindicenne, non riuscii ad entrare, ma a locale quasi chiuso, approfittando della confusione che creò Stewie uscendo, entrai e vidi il dj che, con fare molto “ammerecano”, afferrò il microfono e disse con una voce che non era la sua -cioè, lo era ma sembrava che avesse in bocca un petto di pollo crudo che non gli andava nè su nè giù-: “Allora ragazzi, con questo disco

Cosa rappresenta il vinile per te? Un feticcio, mi emoziona ogni volta che lo vedo, la qualità del suono è ineguagliabile. Per me rimane un oggetto di culto utilizzabile a casa, per lavorare molto poco pratico. Cosa pensi della musica di oggi? Ci sono delle cose molto interessanti nel mondo dell’elettronica, mi piace in particolar modo la techno. Odio fortemente quella che chiamano il genere happy, la trash -termine per altro molto appropriato-, per intenderci Claudia Mori, Pupo o peggio ancora la musica dei cartoni animati.

Sappiamo che sei una persona molto ironica e vorremmo sapere cos’è che ti fa più ridere nella vita? Chi ride alle barzellette che racconto io... Paolo, che cos’è il morbo di Parkinson, come ci convivi? Il Parkinson è una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale dovuto alla mancanza di produzione di dopamina. Tale mancanza ogni giorno fa morire delle cellule e degenera fino a quando i farmaci o integratori di dopamina arrivano a non essere più efficaci. L’intervento al quale mi sono sottoposto, la DBS (Deep Brain Stimolation), è in parole povere un inibitore del sintomo. La malattia, dietro un’apparente guarigione, va avanti ma la quasi assente mancanza del sintomo ti dà una qualita della vita decisamente migliore, dandoti la mobilità necessaria per migliorare la condizione fisica decisamente provata dal tempo che si vive la malattia. La DBS non è un intervento al quale possono sottoporsi tutti i malati di Parkinson, sono richieste delle caratteristiche fisiche che io fortunatamente avevo. Sei una persona che fa sempre del bene, hai organizzato nel reparto dell’ospedale dove sei in cura concerti di beneficenza che ti fanno solo che onore. Come ti sei sentito dopo? Uguale. Penso che ogni essere umano che ha la possibilità di alzare un bicchiere colmo d’acqua, abbia il dovere di porgerlo prima a chi non ce la fa. Cosa consiglieresti ai giovani di oggi che hanno tanta voglia di lavorare ma che purtroppo non riescono a vedere sbocchi futuri? È una domada molto complessa, comunque mi sento di affermare che è bene inseguire a qualunque costo i propri sogni, le proprie aspirazioni e non tradirle mai, cercare in sè stessi cosa c’è che non va. Mi spiego meglio, cercare di individuare il prima possibile ciò che non si è capaci

i fare e a quel punto se si ha la fortua di capirlo il più resto possibile, prendere una decisione. Ciò che non si è capaci di fare si può imparare ma chi ha la vocazione non solo lo impara ma lo assimila.

È il momento di parlare di Cipo, il tuo cane, lo seguiamo su tutti i tuoi social, è sempre con te. Cosa ti ha insegnato? È un caro amico, come tutti i cani, ha un carattere molto forte, non devi mai sbagliare, altrimenti malgrado sia appena 5 kg di pelo e qualche grammo di carne sa come farsi valere. Ama la musica come me, ma non è la cosa più importante della sua vita, che invece è la palla, l’amore per essa è sconfinato, è un amore che alterna pochissime volte con un'altra cosa, il biscotto... E se commetti l’errore di darglielo quando stai per uscire senza di lui, o meglio quando solo hai l’intenzione di farlo, tralascia il biscotto e ti viene a mordere i piedi con la foga di un pitbull. Insomma la morale è che “ar cavagliere nero nun je devi cacà er...”. Grazie Paolo del tempo che ci hai dedicato. In bocca al lupo per tutto!


122

Musica Cultura Cultura

IN USCITA

Comunicazione Globale Promotion

LENA

KATINA nuovo video girato a Roma

S

i intitola An Invitation il secondo singolo -estratto dall'album This Is Who I Am- di Lena Katina, la popstar russa che, insieme alla sua coetanea Yulia Volkova, dominò giovanissima la scena pop mondiale dei primi anni 2000 con il mitico duo t.A.T.u., vendendo oltre 10 milioni di dischi. Un nuovo "esordio" per la Katina come solista con il suo primo LP, a quattro mesi di distanza dal concerto all'Auditorium Parco della Musica. La clip, prodotta per la Maqueta Records da Alessandro Paolinelli e Fernando Alba, è stata interamente girata a Roma nel mese di novembre nei giardini e nelle eleganti sale del The Church Palace, che lo scorso 12 marzo ne ha ospitato l’anteprima mondiale trasmessa in streaming live.

An Invitation - scritto dalla stessa Katina con Maria Abraham, Sven Martin e Jörg Kohring - è un brano che, con il suo sound raffinato, ispira atmosfere eleganti e seduttive, sapientemente catturate e proposte nel video dalla fotografa e filmmaker di moda internazionale Livia Alcalde, che ne ha curato la regia con Francesco Sperandeo, brillante regista e sceneggiatore che ha lavorato in passato con Benigni e Tornatore.

COMUNICAZIONE GLOBALE PROMOTION Giorgio Cipressi +39.335.7089743 comunicazioneglobale@gmail.com Giovanna Palombini +39.348.2818620 palombini.giovanna@gmail.com Daniela Chessa +39.347.7868350 chessa.stampa@gmail.com


124

Cinema e TV

C mag | Cinema e TV | Aprile 2015 125

SPECIALE

Redazione

Mò-Vi-Mento

LIRA DI ACHILLE

C

ontinua la pre produzione del film dal titolo Mò-Vi-Mento “Lira di Achille”, prossimo lungometraggio di Francesco Gagliardi, promettente regista originario di Pertosa (SA). “Ogni giorno con il mio team, composto da giovani talenti e da professionisti affermati, diamo il massimo per raggiungere gli obiettivi prefissati - sostiene la produttrice cinematografica Stefania Capobianco-. L’obiettivo primario attuale è il progetto cinematografico Mò-Vi-Mento “Lira di Achille”, per la regia di Francesco Gagliardi, ed è proprio per la migliore riuscita di questo film che sto canalizzando su questo progetto, tutte le mie energie”. L’opera cinematografica ha già ottenuto il sostegno della Film Commission regione Campania e dei Comuni di Pompei e Paestum, territori in cui il film sarà girato. I temi trattati sono quelli che da sempre condizionano la vita dell’uomo: l’amore, i soldi, la politica, intrecci che ruotano intorno al gioco della menzogna e della verità, poiché nessuno o quasi dei personaggi è ciò che sembra o che vorrebbe apparire. E così, sullo sfondo di un’Italia multietnica dove vigili urbani, carabinieri e vescovi sono più facilmente cinesi che italiani, prendono vita una serie di equivoci a catena e di gag esilaranti. Francesco Gagliardi ha dichiarato: “Perché un’altra commedia italiana? La risposta è semplice. Da sempre

A destra: Ciro Petrone. A sinistra: il regista Francesco Gagliardi

La produttrice cinematografica Stefania Capobianco

il film brillante è la stampella dell’industria cinematografica italiana, soprattutto nei momenti bui, nonché un occhio spietato che immortala i mutamenti del paese. Come disse Fellini: C’è più Italia nei film comici che nei miei”.

che all’occorrenza diventerà anche accompagnatore all’altare e guida turistica di una delegazione cinese. Ciro sarà il giovane factotum al servizio della protagonista Gabriella, convinto che il centro commerciale sia un’ambita meta turistica.

La risata sarà quindi il leitmotiv del film di Gagliardi, che travolgerà lo spettatore accompagnandolo durante tutto il film, fino al finale con fuochi d’artificio in cui, solo il Caos, riuscirà a mettere tutto in ordine.

Insomma, i presupposti per un film brillante ci sono tutti e la consapevolezza che la risata, pungente o spensierata, abbia fatto molto più della politica nell’unire l’Italia, lascia ben sperare in un film di grande successo.

CIRO PETRONE. Altro valore aggiunto di Mò-Vi-Mento “Lira di Achille” è la presenza di personalità artistiche e tecniche d’eccezione. Uno degli attori che prenderanno parte al film è Ciro Petrone. Di origini napoletane, lanciato nel 2008 dal film di Matteo Garrone, Gomorra, dove interpreta il personaggio di Pisellino, Ciro ha già preso parte a numerose opere televisive e cinematografiche, dalla fiction La squadra e il film Tv L’oro di Scampia, all’ultimo film di Manetti Bros, Song’e Napule. Nel prossimo film di Francesco Gagliardi, Ciro interpreterà il ruolo di Davide, segretario tuttofare e interprete,

Via IV Novembre n. 75 CAP 00043 CIAMPINO (ROMA) ITALY

www.fgpictures.com


126

Cinema e TV

MARIA

GUERRIERO

Nuovi Volti

Nuovi Volti

N

apoletano di origini, da sempre impegnato nel sociale, Vincenzo Soriano è un attore che ha coltivato, con dedizione e costanza, la propria passione per il Cinema. Diviso tra Napoli, sua città natale e Roma, capitale della settima arte, Vincenzo ha nel suo passato una lunga gavetta, da fiction televisive come La Nuova Squadra 3 ad opere cinematografiche come Reality di Matteo Garrone, dimostrando di essere un attore versatile e brillante. Il suo talento l’ha portato ad ottenere il premio “Amici di Alberto Sordi” per due anni consecutivi e nel 2012 il premio internazionale “Gallo D’Oro”, come “Brillante e valente attore del panorama artistico nazionale”. Il prossimo progetto cinematografico che vedrà la partecipazione artistica di Vincenzo Soriano, è il film di Francesco Gagliardi dal titolo Mò-Vi-Mento “Lira di Achille”.

M

aria Guerriero, nata a Napoli nel 1989. Fin da bambina entra a far parte del mondo artistico come ballerina, passione trasmessa dai sui genitori insegnanti di danza. Nel suo percorso da ballerina vince molti campionati e all’età di 16 anni affianca i suoi genitori nell’insegnamento. Già dall’età di 14 anni partecipa ad alcuni concorsi di bellezza che la porteranno ad iniziare a lavorare nella moda e sarà

proprio un’agenzia di moda che le farà incontrare il cinema, scegliendola per un cortometraggio. E dalla prima battuta sul set capisce qual è la sua passione: la recitazione. Studia presso un’accademia cinematografica, fa esperienza nel settore fino a riuscire a crearsi un buon curriculum artistico. Oggi è al cinema protagonista del film “Il ricordo di una lacrima” e a breve la vedremo in tv…

L’attore napoletano prenderà parte a questa esilarante commedia interpretando il ruolo dell’Avvocato del Mazzo, avvocato losco e non proprio onesto, schierato sempre dalla parte dei delinquenti che, oltre a far assolvere, assume anche! Scuramente un’importante occasione per Vincenzo che si cimenterà in un ruolo sopra le righe, recitando accanto ad attori di fama nazionale.

Cinema e TV

VINCENZO

soriano

127


128

Cinema e TV

LA STORIA

@fuertesgarcia_y www.looksplanet.org

MARCELLO MASTROIANNI

MARCELLO

MASTROIANNI

N

el 1996, come in una scena mai girata da Fellini, una folla di paparazzi si accalcò all’altezza del numero 19 di rue de Seine, pochi giorni prima di Natale. Un ciociaro dal sorriso disarmante e dal talento incommensurabile si era spento nella sua casa parigina a settantadue anni. Decine di “Adieu, Marcello!” inondarono i mass-media il giorno dopo. Una lunga storia, quella di Mastroianni, che cominciò nel 1924 a Fontana Liri. Dopo un breve soggiorno a Torino, nel 1933 si stabilì definitivamente

C mag | Cinema e TV | Aprile 2015 129

Yolanda FUERTES GARCÌA

a Roma, dove cominciò a recitare sul palcoscenico della parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio. Poco dopo arrivarono il debutto a quattordici anni in “Marionette” e i primi contatti con Vittorio De Sica a Cinecittà. Un tempo in cui nessuno poteva immaginare quanto il cinema e la vita li avrebbero legati. Dopo la parentesi della Seconda Guerra Mondiale, un piccolo ruolo in un dramma di Lessing gli diede la possibilità di mettersi in luce e conoscere Giulietta Masina, da poco sposatasi con Federico Fellini, due figure fon-

damentali per la sua carriera. Il direttore offrì al giovane attore il suo primo ruolo da professionista in “Rosalinda o Come vi piace” di Shakespeare e poi in “Un tram che si chiama Desiderio”, a fianco di Vittorio Gassman. Il 1954 fu l’anno della svolta cinematografica. Giuseppe De Santis gli affidò il ruolo principale nella commedia sociale “Giorni d’amore”, che regalò a Mastroianni il primo Nastro d’Argento. Ma la vera popolarità arrivò con “Peccato sia una canaglia”, tratto da un racconto di Moravia e che, oltre a riportargli la sua prima Grolla d’Oro, fece nascere un trio artistico che lascerebbe un’impronta indelebile nella storia del cinema: Sophia Loren, che Marcello aveva già conosciuto come comparsa in “Cuori sul mare” con il vero cognome Scicolone, ed il citato De Sica. I film successivi approfondirono nel clichè del personaggio bello e ingenuo, e fu il suo mentore Luchino Visconti, che aveva fatto di lui un grande attore di teatro, a consentirgli di dimostrare tutta la sua profondità drammatica nella trasposizione cinematografica del romanzo di Dostoievski “Le notti bianche”, con un personaggio più complesso rispetto agli incantevoli tassinari per cui era diventato famoso che valse a Mastroianni un altro Nastro d’Argento e gli elogi della critica. L’affermazione definitiva arrivò nel 1958, grazie a “I soliti ignoti”, la celebre banda di ladri in cui affiancò, tra altri mostri sacri della cinematografia, Gassman e Totò. Dopo questo capolavoro assoluto della commedia all’italiana diretto da Mario Monicelli, gli anni ’60 aprirono la porta alla perfetta intesa fra Mastroianni e Fellini con “La dolce vita” -terzo Nastro d’Argento- e l’esercizio metacinematografico “Otto e ½”, due film che segnarono la sua consacrazione ed il passo da attore a vero divo. Ma da uomo brillante e autoironico aborrì sempre ogni etichetta e decise di non seguire il filone di personaggi di “sciupafemmine” dai quali si vedeva sommerso, e

accettò di interpretare il ruolo di un impotente ne “Il bell’Antonio”, accanto a Claudia Cardinale, e soprattutto la parte di un nobile siciliano squattrinato e grottesco in “Divorzio all’italiana”, che gli riportò, tra altri premi, il BAFTA, il Golden Globe e la nomination all’Oscar come migliore attore protagonista, prima assoluta per un italiano. Il produttore Carlo Ponti sfruttò con successo il consenso che l’Italia aveva sul mercato americano, dove era vista come terra dove la bellezza e l’arte si esprimevano al grado massimo, con due film che fecero rivedere il trio Mastroianni-Loren-De Sica: “Ieri, oggi, domani” e l’adattamento della “Filumena Marturano” eduardiana intitolato “Matrimonio all’italiana”. Entrambi i film vennero candidati all’Oscar, vincendolo il primo su


130

Cinema e TV

LA STORIA

più quotati avversari. Dopo l’esperienza nella commedia musicale e il fallito progetto felliniano de “Il viaggio di G. Mastorna”, Mastroianni ritornò in Italia e gli anni ’70 furono testimoni di alcuni dei suoi ruoli più intensi. Ritrovò Elio Petri, a dieci anni dal film di fantascienza “La decima vittima”, per girare assieme a Gian Maria Volontè “Todo modo”, ispirato al romanzo di Sciascia e che gli valse molte lodi e un’altra Grolla d’Oro, e “Le mani sporche”, il suo debutto in uno sceneggiato televisivo. Fu Ettore Scola, nel 1977, a riunirlo ancora una volta con la Loren nel

C mag | Cinema e TV | Aprile 2015 131

MARCELLO MASTROIANNI

suo capolavoro “Una giornata particolare”, che diede luogo a una delle loro interpretazioni più emozionanti e lontane dai clichè, e per cui Mastroianni venne nominato all’Oscar per la seconda volta. Dopo il rincontro con Fellini nella polemica “La città delle donne”, girò con Marco Bellocchio “Enrico IV”, adattamento da Pirandello previsto per la televisione ma passato al grande schermo per la sua qualità, dove Marcello si impegnò in un gran ruolo da mattatore teatrale. Nella stessa decade divenne protagonista di “Splendor” e “Che ora è?”, entrambi diretti da Ettore

Scola e con Massimo Troisi come partner. Fu il secondo film a riportargli ex aequo la Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1989. Ma mancavano ancora due interpretazioni commoventi in “Oci ciornie”, diretto da Nikita Michailkov e ispirato a diversi racconti di Cechov, che gli riportò la terza nomination all’Oscar, e “Sostiene Pereira”, tratto dal romanzo di Antonio Tabucchi. Il vecchio giornalista portoghese che ritrova la dignità e lo spirito ribelle durante il regime salazarista gli diede l’ultimo David della sua carriera, un anno prima della sua morte. Unico. Immenso. Ineguagliabile. Più di un centinaio di film e settantadue anni di vita intensa e discreta, elegante e lontana dalla mondanità. Mastroianni assomigliò alla città a cui fu legato la maggior parte della sua vita. Lui, come Roma, fu carnale e affascinante, un seduttore naturale, capace di destreggiarsi perfettamente sia nei ruoli drammatici, sia in quelli comici, di rappresentare con un solo sguardo la natura umana con una profondità e una verità stravolgenti. Perciò non ha senso dire “adieu”. Per i miti non cala il sipario. Sempre… “Arrivederci, Marcello”. Arrivederci, maestro.



134

Cinema

INTERVISTA

C mag | Cinema e TV | Aprile 2015 135 Redazione

MAURIZIO BATTISTA

PRESENTA: "UNO...ANZI DUE" In piedi sul parapetto di Ponte Milvio, Maurizio minaccia di farla finita. Al pubblico di passanti assiepatosi intorno all'aspirante suicida, racconta il tragicomico percorso che l'ha portato sin lì... Così comincia il nuovo film di Maurizio Battista, che torna sul grande schermo dopo il successone di “Ero felice e non lo sapevo” all’Auditorium Conciliazione, con più di 20.000 spettatori in meno di due settimane.

M

aurizio, parlaci del tuo nuovo film. Tutto comincia con la morte di suo padre Nando. Alla dipartita dell’anziano genitore, Maurizio si è trovato subissato dai debiti. Il testamento di Nando svela alcune sorprese: la casa dove Maurizio ha vissuto con suo padre, la moglie e il figlio per tutti questi anni, è in affitto e il bar di famiglia dove ha lavorato tutta la vita è ipotecato. Nando non aveva confidato le sue traversie neppure alla sorella di Maurizio, la vulcanica Suellen. Per appianare, almeno momentaneamente, la disastrosa situazione economica, Maurizio non trova di meglio che vendere il bar. Ciononostante, i soldi della vendita sono appena sufficienti a coprire i debiti e le spese del funerale. Ma Maurizio, fedele alla tradizione tramandata dal padre, decide di non svelare alla moglie Luana e al figlio Valerio di essere praticamente in bancarotta: gli stessi si sentono cosi

autorizzati di organizzare in grande stile il matrimonio del giovane Valerio… È un film un po’ neorealista, fatto per ridere, per la famiglia. Avevo il piacere di raccontare questa storia, che in fondo è un pezzo della mia storia. Mi piace raccontare me stesso, è una forma di psicanalisi. Sei uno dei comici più amati non soltanto dai romani ma anche dagli italiani. Com’è il tuo rapporto con il pubblico? Vado in giro portando il racconto della romanità, della buona romanità in tutta Italia, e devo dire che è molto apprezzata perché fatta di cose semplici. Perciò il mio rapporto con il pubblico è determinante, sia a teatro che per strada. Altrimenti non potrei fare quello che faccio. Uso questa formula biologica: senza polifosfati. Tutta sostanza e poca forma! Lo spettacolo è una


136

Cinema

INTERVISTA grande passione che ogni giorno coltivo -anche se sono passati più di vent’anni dal mio esordio!-, con grandi riscontri anche di sensibilità, perché anch’io ho la necessità di sentirmi amato, a differenza di tanti altri pseudocolleghi che fanno questo per mestiere. A me sembra irrispetoso: il mestiere è una cosa, l’Arte è un’altra cosa. Le percentuali di sfondare sono bassissime, quelle di rimanere ancora di meno. Bisogna svolgere le proprie capacità artistiche, caratteriali, di sentimento… L’artista è fatto di tante cose. Come nasce un tuo spettacolo? Un mio spettacolo nasce dal titolo e da lì andiamo indietro. Scriviamo 30 o 40 pagine che poi dopo la prima sera… non faccio più! Perché prendo sicurezza e cambio copione, improvviso, e di conseguenza quelle 40 pagine diventano un foglio e mezzo. Ma ho la certezza di aver scritto quelle pagine, anche se poi non le userò mai. Sono molto estemporaneo in questo, creo, scrivo… Cosa significa fare il comico oggi? Il comico è comico pure il giorno dopo che è successo qualcosa: un dramma nazionale, un dramma mondiale… Ma tu devi fare il comico comunque e non è facile. Ma se lo fai con una verità, raccontando quello che tu conosci, quello che ti fa triste o felice, è molto più facile. Mi piace chi racconta la verità. Esiste una formula magica per fare uno spettacolo di successo? Sicuramente no. Uno spettacolo si fa insieme con il pubblico e poi, come per magia si ride. È eccezionale vedere 2000 persone insieme, ridendo nello stesso momento per la stessa battuta è qualcosa di miracoloso!

Redazione



140

Teatro

INTERVISTA

LUCIANO

LEMBO L’ALCHIMISTA DEL CABARET Ci sono artisti che calcano le tavole di un palcoscenico e da soli sono capaci di riempirlo e di illuminarne anche gli angoli più bui. Ci sono artisti che esperimentano, che giocano, che vivono in un continuo mutamento creativo ma restano sempre fedeli a se stessi. Ci sono artisti in grado di stabilire un rapporto seducente, avvolgente con il suo pubblico, trasportando lo spettatore in una dimensione di fiaba ottenuta solo attraverso la sua esecuzione perfetta. Ci sono artisti capaci di emozionare, di creare melodie di qualsiasi natura che toccano certe corde dello spirito portando inesorabilmente alla commozione. Ci sono artisti che sono incanto, dolcezza, fascino e magia. A volte il miracolo arriva e tutti questi artisti sono uno. Impossibile? No. Si chiama Luciano Lembo.

C mag | Teatro | Aprile 2015 141

Yolanda FUERTES GARCÌA @fuertesgarcia_y www.looksplanet.org

P

erché Luciano Lembo gioca a carte scoperte. Quando si alza il sipario sembra di aver alzato bandiera bianca poiché si spoglia di qualsiasi ansia da protagonista e mostra tutta la sua incontenibile vena creativa ed inventiva. Non è un comico, un cabarettista o un attore quello che il pubblico ha davanti agli occhi, ma un complice. Impossibile non restarne incantati. Troppa capacità creativa, troppa magia che non poteva rimanere dentro una scatola chiusa. “Se posso parlare di svolta nella mia carriera, devo parlarne di una metafisica, ed è stato il momento in cui ho lasciato un negozio che non mi dava soddisfazioni perché non mi gratificava. Io facevo qualcosa perché il passato mi diceva di fare quello e ad un certo punto feci un salto nel vuoto. Potevo anche morire di fame, ma io ero un uomo gratificato dalla vita”. E se uno con il suo talento si butta, gli vengono subito le ali. Un curriculum a tutto tondo, un artista che si destreggia con maestria in TV, radio, teatro: “Sì, sì, è proprio lui”, “Amore”, “Colorado”, “Mattinèe”, “Buona domenica”, “Zelig”, “Central Station”, “Baciato dalla fortuna”, “Single x sbaglio”, “All’ombra del Colosseo”, “Radio Globo”… Per citarne solo alcuni. Ma per una creatura libera come lui il teatro è il grande amore, perché solo dal vivo può disegnare le mappe della bellezza che sono i suoi spettacoli. Quando si ama ciò che fa, il risultato non può che essere eccezionale. “Sicuramente la dimensione perfetta per un artista è il live ed il teatro, infatti, resta sempre il grande amore. Soltanto lì c’è un silenzio che ti permette di creare. È come quando vai in chiesa e cerchi l’ispirazione di chi è stato prima di te. Il teatro è un tempio, è il tempio in cui c’è lo scambio con il pubblico. Tuttavia i comici siamo abituati anche ai locali… perché dobbiamo magna’!, ma lì non c’è l’attenzione, l’educazione del teatro. È vero che il pubblico distratto potenzialmente lo puoi

portare a te se hai qualcosa da dire, devi essere anche un po’ psicologo, un po’ animatore, ma non è detto che godi”. Un alchimista dei sentimenti ha bisogno di un posto speciale e non a caso si è appena esibito al Puff di Lando Fiorini. “Questo è un luogo che ti fa godere, ti dice: sii te stesso, non essere un altro”. Soltanto il tempio del cabaret romano è in grado di fare giustizia a Luciano Lembo, perché lui è Arte allo stato puro. “Nei locali devi trovare il tempo giusto, non ti puoi permettere di essere te stesso, devi cercare in qualsiasi caso di creare un’atmosfera. In un posto come il Puff un ideale di atmosfera è già insita nelle mura”.


142

Teatro

INTERVISTA Luciano sogna un lavoro artigianale in costante evoluzione, fatto di passione, di sperimentazione. De core. “C’è chi ha scelto di fare una linea comica-politica ma imitare Berlusconi o Renzi lo trovo veramente demodè. Non discuto le scelte, ma io non mi sento adatto a fare quello. In molti cavalcano l’onda, ma non si può cavalcare l’onda in continuazione, se lo fai sempre sei un buon mestierante, ma io la notte devo dormire appagato. Devo e voglio creare qualcosa di proprio. Un’isoletta. Quando uno scrive, dipinge… è come se la matita, il pennello fossero dettati da un demone, inteso nel senso socratico, e allora ti accorgi che sei un tramite di una cosa che sta oltre. Uno spettacolo nasce così dall’attenzione, dall’osservazione. Fellini affermava che le sue creazioni nascevano mentre stava al bar a “oziare”. Tutto diventa facile quando sei stato attento a tutto quello che ti passa intorno. Osservo anche i miei stati d’animo e li riporto nei miei spettacoli. La vita da”. Quello che per altri sono delle fragilità in lui diventano forza sconfinata e perciò non stupisce la sua critica alla situazione attuale della comicità. “Purtroppo oggi la comicità in Italia è stata deviata dalla TV. Il comico è dappertutto, ti regalano gli spettacoli in DVD con il giornale… Certo che a tutti piacerebbe fare un programma in TV come “Zelig”, ma io voglio andarci come sono io, non con i dettami imposti. Mi sembra tutto molto costretto. Io pagherei alla gente che va a teatro una sera perché vanno a vedere il sudore di un artista, il sudore dell’anima. In TV è tutto confezionato, a me piace giocare è in TV non ti fanno giocare. Quando facevo “Colorado”, ad esempio, stavo tre giorni a Milano per fare tre battute. Dov’è la gratificazione?”. Solo un maestro del mise-en-scène potrebbe parlare così “A teatro in un’ora puoi incepparti, sbagliare, ti

LUCIANO LEMBO possono prendere in giro… Il palco è amore. Anche se forse la TV ha fatto un bene: svegliare la curiosità di una parte del pubblico per andare nei teatri, di fargli capire: questo è tutto o c’è qualcos’altro dei tre minuti che stanno in TV”. È possibile parlare di futuro con Luciano Lembo? “Il futuro migliore è adesso che parlo con te, è il risultato di tutti i presenti. Sono come la Sagrada Familia di Barcellona, un cantiere sempre aperto”. Se è vero che siamo strumenti nelle mani di una creatività superiore, gli Dei e le Muse hanno un bel lavoro con lui. Perché è geniale.

Il 17 aprile Luciano sarà il…

Via della Magliana Vecchia 876/a 00148 Roma

www.reperunanotte.it

LUCIANO LEMBO


144

Teatro

INTERVISTA

C mag | Teatro | Aprile 2015 145

Yolanda FUERTES GARCÌA @fuertesgarcia_y www.looksplanet.org

TORNIAMO A SCUOLA

CON GENNARO CALABRESE Tornare a scuola? Sì, ci vuole. È sufficiente guardarsi intorno un attimo per rendersene conto. E se lo facciamo invitati da un cabarettista d’eccezione, meglio ancora. Lui è Gennaro Calabrese, calabrese -sì, di nome e di fatto-, classe 1977. Imitatore, doppiatore, comico, caratterista e anche avvocato. Ci mise poco, però, a capire che l’aula di un tribunale non era il posto idoneo per il suo talento brillante. Un “One Man Show” tutto italiano che ha scoperto di avere capacità nell’imitare i personaggi della TV già a quattro anni. È partito imitando il genio Totò -“il primo amore non si scorda mai”- e da allora non si è fermato. Oggi di personaggi imitati ne conta più di una settantina. Adesso sbarca a Roma con “Torno a scuola… un anno dopo”, uno show interamente nuovo da 10 e lode!

G

ennaro è l’Italia vista da mille voci in TV, teatro e radio. “Quelli che il calcio”, “Domenica In”, “A casa di Paola”, Gli sgommati”, “FAME”, “Costa Crociera 2”, “Ottovolante”. Per citarne solo alcuni. Un curriculum a tutto tondo, spettacoli farciti di musica, monologhi e satira in cui alterna le imitazioni dei personaggi più popolari del nostro Paese con gli omaggi ai mostri sacri del palcoscenico. Il tutto condito sempre con un coinvolgimento constante e partecipato del pubblico. “Perché in realtà la mia non è una passione per "lo spettacolo". Ciò che mi appassiona veramente è far sorridere la gente. Lo facevo da piccolo in famiglia, lo facevo a scuola, all'oratorio ed oggi su un palco. Ciò che mi carica e mi entusiasma non è lo spettacolo in sé, sono gli occhi sorridenti dell'uomo... quello si è uno spettacolo!”. Ma cosa significa fare il comico oggi, che la TV li ha portati ovunque? “Bella domanda! In effetti forse in TV è riuscire a soddisfare le esigenze di un autore televisivo e di un programa. Su un palco, dal vivo è diverso: è riuscire a soddisfare il pubblico. Ma non mi piace giudicare il lavoro di un collega. È sempre troppo facile guardare il lato negativo delle cose. Preferisco guardare il buono e il positivo, e già il solo fatto di avere il coraggio di salire su un palco per far ridere la gente mi porta a giudicare bene chi fa il mio stesso lavoro”. Il 26 marzo si è esibito nel tempio del cabaret romano assieme a Marco Passiglia -“È un onore stare sul palco del Puff di Lando Fiorini, calcato da bravi e famosi artisti”- e proprio nella Capitale, la città che ha avuto la fortuna di poter adottare questo artigiano del cabaret, debutterà il prossimo 8 aprile con lo spettacolo “Torno a scuola… un anno dopo”, per poi scendere nella “sua” Reggio Calabria, al Politeama Siracusa dal 17 al 19 aprile.

Dopo lo straordinario consenso di critica e pubblico ottenuto con “Torno a scuola”, che l’anno scorso l’ha portato in giro per tutto il Paese, Gennaro scende in campo con la sua terza opera teatrale scritta a 4 mani insieme al comico e autore romano Luca Irti (da questo fortunato sodalizio artistico è nato anche il successo


146

Teatro

INTERVISTA teatrale “L’imitatore non è limitato”) e affiancato da una squadra d’eccezione: le ballerine Valeria Palmacci e Licia Cricchi e la sempre stupenda Valentina Paoletti nella doppia veste di bidella -la bisbetica ma sempre leale Lina Battiferro- e giudice inflessibile. Ritorniamo, quindi, tra i banchi della Scuola Media Elementare “Watson”, che pochi mesi fa, a seguito della crisi economica e i tagli del governo, era prossima alla chiusura per mancanza di fondi ma soprattutto per carenza di insegnanti. Il Preside, tentando di scongiurare la chiusura, chiese aiuto all’amico Gennaro data l’imminente presentazione del prossimo anno scolastico ai genitori. E Gennaro, a modo suo, appellando a tutte le sue “conoscenze artistiche” escogitò una trovata originale affinché l’incontro con i genitori avvenisse regolarmente: facendo vestire ai propri personaggi i ruoli quanto mai improbabili di insegnanti, cercò di convincerli sulla qualità della scuola Watson. Intento riuscito? Alla grande! Tanto che adesso la scuola comincia di nuovo e i genitori si sono affezionati così tanto a quegli stravaganti professori che minacciano uno sciopero se i propri figli non potranno contare su quel corpo docente, diciamo, “particolare”! “Il problema è che oggi gli scioperi in Italia mi danno l'impressione di essere un po’ inutili. Non solo quelli degli studenti, ma ancor di più quelli dei lavoratori. La classe politica non ne avverte le conseguenze. Sono un semplice solletico per loro, che continuano ad andare avanti. Sul palco del Tirso io di certo non sciopererò… Anzi! Darò tutto me stesso per far sorridere la gente, per far passare loro due ore in allegria e chissà, magari per "solleticare" un po’ la coscienza civile di qualcuno”.

GENNARO CALABRESE Una giostra di personaggi unici: il boyscout Renzi, i curiosi Salvini e Merkel, i professori Giurato per l’italiano, Grillo per la chimica, l’inglese “molleggiato” di Celentano... Calabrese tratta con il sorriso un tema delicato e fondamentale per il futuro dell’Italia. Lancia dei messaggi chiari a chi governa, denuncia gli atavici problemi della nostra scuola attraverso il teatro ma soprattutto fa capire che la nostra società può essere salvata solo dal soffio della scuola. “Il governo dovrebbe fare qualcosa di serio per tutelare l’anima di ogni scuola, che è fondamentale per la difussione della cultura delle differenze. Ancora oggi l'ignoranza e la sottocultura fanno comodo a qualcuno. La cultura non è una questione di saccenza, ma è lo strumento principale che ci aiuterebbe ad accrescere il livello di civiltà ed umanità di un Paese”. Un appuntamento imperdibile con un artista incantevole che non si fa (troppi) problemi a parlarci del futuro: “Non sono scaramantico… Non troppo almeno! Posso dirti cosa mi auguro per il mio futuro: continuare ad avere passione per questo "mestiere", la stessa passione che ho provato a mettere nella scrittura di questo nuovo spettacolo teatrale”. In un mondo tante volte ingrato come quello dello spettacolo, è sempre più difficile capire se c’è qualche formula magica per rimanere in vetta il più possibile. “Quando e se sfonderò nel mondo dello spettacolo riuscirò a darti una risposta più esaustiva! Per ora posso dirti che la passione, la disciplina, lo studio e un pizzico di talento sono cose che devono essere imprescindibilmente presenti nella valigia di un Artista”. Così, con l’A maiuscola. Come lui. È vero che l’imitatore non è limitato. Anzi. Quello di Gennaro Calabrese è un talento sconfinato.


148

Teatro

INTERVISTA

@fuertesgarcia_y www.looksplanet.org

DANIELE

LEPANTINI

VIVA IL RE! (DELLA MAGIA) Una consapevolezza: cravatta gialla con scritto sopra “So’ mago”. Un motto: “Il trucco c’è ma non mi dona”. Sì, è mago. Anzi, il migliore d’Italia. Daniele Lepantini, in arte Mago Lupis, mentre si prepara per i campionati mondiali di magia che si svolgeranno quest’estate a Rimini, incanta i personaggi più conosciuti del mondo dello spettacolo italiano in MAGIKO e dal 29 marzo fino al 4 aprile sarà al Teatro di Roma con “GANG OF MAGIC”. Che la magia abbia inizio!

U

C mag | Teatro | Aprile 2015 149

Yolanda FUERTES GARCÌA

na passione che è cominciata a Ciampino, alle elementari, durante una festa di Carnevale. "Io avevo 7 anni e ancora ricordo la sensazione di stupore e meraviglia nel vedere i fazzoletti cambiar di colore o il coniglio che appariva in una pentola. Da quel momento ogni giorno a venire ho vissuto con il pensiero della magia: imitavo il mago Silvan che vedevo in tv, mescolavo le carte cercando di fare come Tony Binarelli... In edicola uscirono 4 libretti di Silvan in cui venivano spiegati alcuni semplici giochi di prestigio; quest'ultimi furono i giochi dei miei primi spettacoli che tenevo a casa”. Così, con i suoi genitori ed i suoi nonni come spettatori privilegiati, Daniele cominciò a vedere

la magia in tutte le cose, dagli oggetti quotidiani agli incontri inaspettati. Nelle amicizie. Negli animali. Nell’amore. Allora… l’inclinazione alla magia è innata? “Credo dipenda dal carattere di ognuno di noi. Io sono sempre stato attratto dai misteri, dal paranormale, insomma tutto ciò che aveva un alone di magia attorno io ne ero attratto”. Ed il suo “grazie” più grande va alla persona che per prima credette in lui, sua nonna. “Mi comprò il primo libro di magia, ho passato ore a sognare con quel libro; poi i miei genitori -ormai consapevoli che la mia era più di una passione- ogni Natale mi regalarono una scatola di giochi di prestigio. Questo fu l'inizio, fino ai 18 anni, in cui cominciai a lavorare come

animatore mago nelle feste dei bambini con l'Happy Time di Ciampino. Da qui in poi fu una concatenazioni di eventi ed incontri che mi hanno portato ad essere ciò che sono oggi”. Un curriculum a 360º che l’ha fatto calcare i palcoscenici internazionali più prestigiosi e anche destrarsi con maestria in radio e TV (Domenica In, Matinee, Distretto di Polizia, SCQR, Fuori Programma, Magiko). Ma qual è stato il momento del balzo in avanti definitivo? “Più che il momento della svolta direi i momenti delle svolte! Perché ogni incontro che ho fatto è stato a sua volta importante per la mia formazione. Il conoscere Fernando Riccardi, un uomo che aveva all'epoca 70 anni circa; fu il mio maestro, ore ed ore passate a casa sua a condividere una passione comune. L'incontro con Tony Binarelli, ora grande amico e maestro. Tutti mi hanno permesso di comprendere in modo approfondito l'arte magica”. E in questa straordinaria concatenazione di svolte, il 2014 l’ha visto incoronato Re della magia italiana in occasione del XIII Festival Masters of Magic celebrato a Saint-Vincent. Ha sbaragliato in semifinale dodici concorrenti, grazie ad una combinazione irresistibile di incanto, musica e magia, il tutto condito di un incredibile effetto di teletrasporto: un pallone legato al centro della testa e dentro una banconota presa dal pubblico; una fiammata, il pallone che esplode e sparisce, un pacchetto di sigarette che appare. Dentro c’è la banconota arrotolata. “Magari è proprio questo il momento della svolta? Chissá! Anche se in verità credo che la cosa più bella sia non diventare famoso, ma vivere sempre facendo ciò che ami, nel mio caso regalare stupore! E se nel frattempo arrivasse alla porta anche la fama, allora direi perché no?!”. Fare il mago non è un lavoro ma una vocazione e, come tale, comporta dei sacrifici, una carriera lunga in cui non devono mancare le “figuracce” iniziali che aiutano a crescere e a raggiungere la perfezione. “È molto facile perdere fiducia in se stessi agli

inizi. Quando le cose non vanno nel verso giusto, ci si scoraggia! Ricordo che una volta feci sparire una sigaretta accesa nella sciarpa di seta di una signora, al posto della sigaretta apparve un buco! La signora si arrabbiò moltissimo. Un'altra volta feci apparire un ragno di plastica nella mano di una signora che era arac-

nofobica, perse i sensi dallo spavento. Fortuna che grazie agli errori si diventa più bravi. Ecco perché quando vedete un artista che non sbaglia quasi mai, è perché ha sbagliato tanto prima di diventare ciò che è!”. Parola d’ordine: entusiasmo. Un vero illusionista come lui non smette mai di stupire e di stupirsi, perciò è capace di istaurare un rapporto molto speciale con il pubblico. “Questo è un lavoro che se lo fai é perché ami


150

Teatro

C mag | Teatro | Aprile 2015 151

INTERVISTA la gente. L’empatia con il pubblico è fondamentale! Se ti piace ciò che fai e ti diverti allora si diverte anche il pubblico. Nel mio spettacolo coinvolgo sempre le persone, le rendo partecipi delle mie magie, non uso l'assistente proprio perché il pubblico lo diventa. La chiave sta nel non fare ciò che faccio come se fosse un lavoro, ma mantenere vivo quel l'entusiasmo che si aveva quando ero piccolo, quando ancora tante cose erano da scoprire, quando tutto era nuovo e totalmente magico. Ci provo tutti i giorni, cercando di essere me stesso sia in scena che nella vita normale, ma quando sei sul palco sei comunque un personaggio, il palco ti ci trasforma, e non sei quindi più il te stesso della vita normale... quindi chi sono?”. Quattro minuti e trenta secondi, questa la durata del gioco che l’ha fatto diventare re dei maghi italiani. Meno di cinque minuti davanti agli occhi del pubblico; mesi di lavoro instacabile, di studio e allenamento dietro le quinte. “Come ogni disciplina artistica, anche la magia necessita di studio, tanto studio. Imparare un gioco a livello tecnico necessita mesi, la perfezione anni. Poi devi sapere cosa dire, quali parole usare per deviare l'attenzione del pubblico. Passo nottate intere a studiare la psiche, come funziona il cervello, cosa inganna la mente per poter unire poi queste conoscenze con l'allenamento manuale per le tecniche di manipolazione. Mescolando le varie conoscenze si possono inventare nuove idee, nuove illusioni... Così nascono i miei giochi. Osservo molto le persone, adoro gli oggetti strani, ogni cosa che vedo penso a come potrebbe diventare un atto magico, la mia è una cosa patologica”. Un alchimista dell’illusione che non ha dubbi se ci deve confessare i suoi punti di riferimento “Silvan, Tony Binarelli e Alexander. Li ho guardati con ammirazione all'epoca e li guardo così ancora oggi. E poi sarò scontato ma il vero mito per me fu David Copperfield! Il suo modo di fare

DANIELE LEPANTINI magia è straordinario. Il volo di Copperfield è una delle illusioni più incredibili che possa fare un illusionista”. E la prima regola di un illusionista è: “il trucco non si spiega”. Anche se, come tutte le regole, ha (per fortuna) delle eccezioni. “Tra maghi la cosa è un po' diversa. A Roma abbiamo il Club Magico Italiano e l'International Brotherhood of Magicians, due club fatti da professionisti, amatori e dilettanti. Ci si scambiamo idee, si tengono conferenze… Anche se con alcuni amici maghi ci divertiamo a stupirci a vicenda senza spiegarci i metodi ed è molto divertente”. Il lato “negativo”, però, esiste: la mente di Daniele non si ferma mai. “Purtroppo quando vedo spettacoli di magia volente o nolente l'occhio ti va ogni tanto dove non dovrebbe andare. Anche se ci sono artisti che riescono comunque a regalarti quella sensazione di stupore così forte da farti dimenticare che anche tu sei un mago. Quelli sono i veri fuoriclasse. In genere comunque cerco di gustarmi lo spettacolo senza cercare di voler capire il trucco, adoro essere incantato!”. Proprio per questo ha creato una “scuola di magia” in dvd dedicata ai bambini -“Chissà, magari quando sarò vecchio un giovane prestigiatore mi dirà: “Ciao, lo sai che sono diventato mago con il tuo dvd"? Sarebbe emocionante”- e anche il progetto Magiko VIP, Magiko Teatro e Magiko Cinema, in cui coinvolge aritisti e altri personaggi famosi in momenti magici, puntate settimanali tutte da gustare su www.magolupis.com Hanno giocato con lui da Amadeus a Pino Insegno o Antonello Costa, da Ilary Blasi o Cristina D'Avena a Silvio Muccino e Claudio Bisi, per citarne solo alcuni. “Tutto è cominciato quando ho conosciuto Alessandro Gatto, mio grande amico e manager. Con Fabio Perfetti e Riccardo Sciarra, cameraman professionisti, abbiamo unito le nostre forze per stupire i personaggi dello spettacolo Li raggiungo, o a casa loro, o in camerino o in un bar e faccia a faccia re-

galo loro dei momenti di magia. Sono divertenti le loro reazioni, ognuno ha una reazione totalmente diversa dovuta dal diverso modo di concepire il mistero e di vivere lo stupore!”. Il primero ad avere tale onore? Rosario Fiorello. “Ma per caso! Le mattine andavo spesso a vedere il programma di Fiorello che va su Radio 2 e un giorno mi disse: “Perché non ci fai qualcosa?”. Su YouTube si possono vedere i video in cui si diverte con le mie magie. Lui è stato un altro grande incontro, tante le persone che cominciavano a vedermi e a conoscermi. Vedere Fiorello significa imparare ad essere creativi e con “Magiko” ci siamo riusciti”. E davanti al campione italiano di magia c’è una domanda d’obbligo: com’è la situazione di quest’arte oggi nel nostro Paese? “Oggi in Italia stiamo vivendo un po' la rinascita dell'illusionismo. Per anni non si investiva più nella magia, poi Harry Potter e film come “The prestige” o “The illusionist” hanno reso la magia affascinante agli occhi di tutti. Il palinsesto di Sky comincia ad avere molti programmi dedicati all'argomento. Su Dmax va forte Dynamo. Magie impossibili. La magia sta vivendo un bel periodo. A Roma ogni anno al Teatro Olimpico è possibile assistere a Supermagic, uno show con i più grandi maghi del mondo, da restare a bocca aperta. Oppure in zona tuscolana c’è un posto carinissimo in cui, oltre a gustare un ottima apericena, alle 21 inizia lo spettacolo della Gang of Magic, di cui faccio parte. Il posto si chiama teatro Alba (via Alba 49), con spettacoli sempre diversi, e da quest'anno saremo anche al Teatro Vittoria”. Parliamo del futuro? “Come scriveva Lorenzo De' Medici… Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certeza. Il futuro ancora non esiste, quindi non posso conoscere cosa bolle in pentola per me ora, vivo il momento presente, sono qui... ora...” L’adesso è qui. E grazie a lui è magico. Ma nell’immediato futuro un appuntamento immancabile in agenda c’è già: FISM Italy 2015. Dal 6 all’11 luglio Rimini farà da palcoscenico di

un evento straordinario a cui parteciperanno -in rappresentanza delle oltre 120 federazioni nazionali e club magici dei cinque continente- 5000 illusionisti. “Rimini diventerà la capitale mondiale della magia. Sarà un evento unico, la prima volta che i campionati del mondo di magia verranno svolti in Italia. Gli spettacoli sono aperti al pubblico, io mentalmente sono già li, vi aspetto!”.

Il mago Lupis con Fiorello

MAGO LUPIS

www.magolupis.com


152

Teatro

INTERVISTA

C mag | Teatro | Aprile 2015 153 Redazione

DADO LA SOCIETÀ DEI MAGNA MAGNA G

abriele Pellegrini, in arte Dado, è un comico davvero poliedrico: nei suoi spettacoli ti riesce a divertire raccontando la vita di tutti i giorni, poi prende in mano la chitarra e canta, poi ancora riesce incredibilmente a strapparti un sorriso anche mentre ti racconta gli scandali di Mafia Capitale.

spirito affronti il live? Il live infatti è immediato, il riscontro lo puoi paragonare ad un bel piatto da “ordinare e portar via”, se hai molta fame è la miglior cosa. La televisione invece è come sedersi al ristorante, attendere la pietanza, con pazienza. Sono utili entrambe le realtà, dipende da quanta fame hai!

Tanta tv ma anche tanto teatro in questo periodo. Sicuramente sul palcoscenico un'artista trova la libertà vera ma, a differenza della tv dove il riscontro del pubblico lo analizzi col tempo, a teatro si percepisce subito. Con quale

Teatro e tv hanno anche un tipo diverso di pubblico. Che rapporto hai con loro? La gente che viene a teatro è molto critica e severa giustamente, perchè ha investito del tempo e dei soldi per passare del tempo con me. Io di conseguenza divento più severo con me

stesso per cercare di dare il massimo possibile a chi viene a vedermi. Chi ti segue in televisione invece è un tipo di pubblico po' più confusionario: c'è chi ti guarda distrattamente, chi per compagnia, chi non verrà mai a teatro... E poi è molto colorato come chi ti ferma per strada e ti grida: “A Dado! Sei er mejo de noi!”.

qualcosa da dire per riuscire a catalizzare il pubblico verso di te. Stare dietro una telecamera e fare un prodotto web è un altro tipo di linguaggio. A me è capitato di avere oltre un milione di visualizzazioni tra tutti i social con “La società dei magna magna”, ma è stato del tutto involontario.

Attraverso il web tutti vogliono raggiungere la notorietà e sono in molti quelli che ci provano postando video con lo scopo di far ridere. Cosa ne pensi? Che differenza c'è tra chi fa la cosidetta “gavetta” come te e chi aspira alle “visualizzazioni”? È normale che chi sta dietro un video su internet non abbia la formazione che ho avuto io e i miei colleghi andando nelle birrerie e nei pub, con la gente girata di spalle, dove bisognava avere davvero

“La società dei magna magna” che hai appena citato, oltre che ad essere il titolo del tuo ultimo spettacolo, è anche una tua rivisitazione comica della canzone romana “La società dei magnaccioni” nella quale parli della situazione politica a Roma. Sdrammatizzare può aiutare ad evitare di arrabbiarsi con un sistema politico non molto felice? Se devo parlare da cittadino e non da comico ti dico che bisognerebbe indignarsi di più e


154

Teatro

INTERVISTA

C mag | Teatro | Aprile 2015 155

DADO in maniera molto severa: lasciare perdere tutto il resto e occuparsi di corruzione per debellarla, assieme agli effetti negativi che fungono da modello. Se c'è una classe dirigente che tende a corrompere, poi tutto il resto della nostra società viene influenzata in maniera malata da questo atteggiamento. Se quando lasciamo i nostri figli da soli con la nonna, sentono di potersi permettere di “ricattarla” dicendo: “Se non mi compri le figurine, io non faccio il bravo e non faccio i compiti” significa che dobbiamo essere ancor più severi con i nostri figli perchè c'è tutto un sistema sbagliato che non ci aiuta e li influenza negativamente. Dato i tempi che corrono, è diventato un mestiere più difficile quello del comico? La difficoltà di far ridere la gente oggi è la stessa di sempre. Partendo dal presupposto che questo non è un tipo di mestiere che implica un titolo di studio, diciamo che una sorta di laurea in comicità me la sono guadagnata giorno per giorno: andando nei locali, poi in tv, partecipando alle trasmissioni più importanti. Grazie alla famosa “gavetta”, oggi mi ritrovo ad essere molto tecnico quando devo costruire una battuta perchè lo faccio seguendo i canoni di ciò che, provo ad intuire, farà ridere la gente. Quali sono gli argomenti che divertono sempre? Dipende dal pubblico. Quando andavo nei locali e lavoravo con il mio gruppo musicale “Dado e le pastine brothers” parlavo di tematiche che riguardavano il pubblico che mi veniva a vedere: in quel caso si trattava di ragazzi giovani, coppie di fidanzati, amici...e quindi era inevitabile parlare delle cose che potevano succedere tra ragazzo e ragazza, e riuscivo ad avere un po' d'attenzione. Oggi, a 40 anni, parlo di temati-

che che prima non mi appartenevano: ad esempio il rapporto tra io –genitore- e i miei figli, o tra cittadino e politica, le tasse... Anche perchè con Matteo Renzi siamo coetanei! Al comico Dado cosa fa ridere? Sempre il principio della buccia di banana! Quello per cui quando ti aspetti che una persona vada dritta verso una traiettoria, poi improvvisamente scivola e casca per terra interrompendo una sorta di aspettativa! Mi fa ridere molto perchè spiazza, e se dovessi vedere mia suocera andare da una stanza all'altra cadendo poi improvvisamente, mi farebbe davvero molto ridere (mia moglie non approverebbe il mio divertimento). Oltre che ai programmi tv di cucina, in questi anni sono aumentati anche quelli comici. Da "addetto ai lavori", cosa ne pensi della comicità che c’è in giro oggi? Io mi sto rendendo conto che del linguaggio comico di oggi mi sento in parte responsabile perchè 15 anni fa andai a “Zelig” proponendo battute molto veloci, un continuo “punto e a capo”: facevo una battuta seguita da un cambio veloce e poi subito un'altra (divenne molto famoso lo sketch delle canzoncine mentre mi “arrotolavo” le maniche della camicia) e credo che quel tipo di “schizofrenia” alla battuta sia poi stata ereditata da questa nuova generazione di comici, dove tutti quanti devono correre e mettere una battuta dietro l'altra penalizzando forse la bellezza che ha anche il racconto comico. Ti sei esibito anche al Puff, cosa sente un artista quando sale sul palcoscenico del tempio del cabaret romano? È una grande emozione. Ogni volta che ci vado mi sembra di entrare in un pezzo di storia e mi fa sentire molto piccolo rispetto a quello che ha saputo costruire Lando Fiorini e che forse io non avrò modo di fare. La storia e la rappresentanza della roma-

nità che ha lui, la bella conduzione familiare e le tante famiglie che lavorano al Puff, dai camerieri ai cuochi, mi riempiono di ammirazione verso questa magnifica realtà e non posso che essere inorgoglito ogni qualvolta ho la possibilità di esibirmi su quel palco! Domanda d'obbligo: prossimi progetti? Continuo con diverse cose in tv, sono molto contento dell'esperienza a “Made in Sud” su Rai2, ma sono in programma anche diverse date a teatro che stiamo fissando! Consiglio di seguirmi sulla mia pagina facebook per essere sempre aggiornati. Vi aspetto!





162

OROSCOPO Aprile

Mauro Gabbiadini

ARIETE

Ad aprile risoluti, veloci e anche sereni, perché si è costruito qualcosa di buono grazie alla collaborazione di chi detiene il potere: guadagni facilitati.

TORO

La fiducia nel futuro è la vostra arma migliore, qualche risparmio in più, molta sobrietà. Chi non è serio verrà allontanato e tenterà il recupero.

GEMELLI

Grande spazio ai progetti e la lotta alla polemica a costo di rimanere soli: sapete di essere i più forti e i più preparati ed emergerete presto.

CANCRO

Concretezza negli accordi e tanta praticità, ciò che non conviene viene tralasciato. Finalmente sgombrate il campo dalle illusioni perché siete sostenuti dagli amici.

LEONE

Vedrete lontano e vi organizzerete in anticipo. Il partner ammutolisce: non vi considerava così determinati, perché voi moltiplicherete le risorse, anche quelle future.

VERGINE

La passione vi infonde fiducia e speranza, ma non volete ricevere dei no. Studierete i piani dell’avversario facendo però proposte concrete che rivelano il vostro interesse.

BILANCIA

Decisioni difficili ma produttive di effetti future. Liberatevi dai fardelli economici: qualcun altro pagherà, non sempre voi. Inoltre sogni d’amore da vivere con fedeltà.

SCORPIONE

Ormai tutti vi considerano un’istituzione e si rivolgono a voi che non farete beneficenza ma potrete dare buoni consigli, e chi li seguirà vi ringrazierà.

SAGITTARIO

Mettersi d’accordo è la chiave per essere fortunati e proiettarsi al futuro. Buona volontà ed energia positiva, e il lavoro frutta molto di più!

CAPRICORNO

Difenderete la privacy, esprimerete sentimenti, intuizioni, ma non parlerete dei vostri progetti. Dovete creare la base per il futuro: possedete una potenza straordinaria.

ACQUARIO

Incontri ravvicinati, colloqui e accordi. Potete gestire tutto con tranquillità dando tempo al tempo e concedendo spazi di manovra anche a chi vi ama.

PESCI

L’ottimismo non giova se alimenta le illusioni. Puntate alla realizzazione economica senza farvi distrarre dai consigli di chi vi ama ma non ha capito.



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.