C magazine Febbraio

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CMAGAZINE.IT

n.2

CASTEL GANDOLFO

A SPASSO NEI GIARDINI DEL PAPA MATTARELLA buon lavoro Presidente

TERZULLI

LA BUFALA DELLE PRAGA DIMISSIONI

DON GIUSEPPE TODDE UNA VITA PER GLI ALTRI

GIGI

PROIETTI

"Il romano me viene dar core"

una favola centroeuropea

#ViRaccontoLitalia

CASTELLI NIGHT LIFE

IL FASCINO DI djROCCA NINO SCARICO CALASCIO il dj producer delle notti romane

C-magazine - n째2 di Febbraio 2015 - Supplemento 20 stagione 2014/2015 - Editore Calcio a 5 Live SRL - Direttore responsabile Francesco Puma Redazione Via Trento 44 A, Ciampino (RM) - Tel. Redazione 329.44.20.244 Rivista periodica, indipendente, a distribuzione gratuita - e-mail: info@cmagazine.it - Registrato presso il Tribunale di Velletri il 25.10.2007 - Registrazione n. 2507

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GAMBERALE l'incanto delle piccole cose



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L’editoriale Non porti mai questa domanda.

Trova la tua passione. Segui il tuo cuore e la tua intuizione, loro sanno già cosa vuoi diventare. Proteggi i tuoi sogni, anche -e soprattuttoquelli così folli da far paura. La vita non ha un piano B. Le condizioni non sono mai perfette. Mai nulla di eccezionale è stato realizzato se non da chi ha avuto il coraggio di credere che dentro di sé ci fosse qualcosa di più forte dalle circostanze. Le opportunità non arrivano, le opportunità si creano. Tu sei la persona giusta, adesso è il momento giusto. Non è una questione di quando, di come. È una questione di perché.

Che senso ha essere realista? Mai. Perché se lo farai significherà che avrai cominciato a lottare per i tuoi sogni, per quello che vuoi, per quello che sei. E questo è estremamente pericoloso perché non c’è niente di più rivoluzionario.

Non fare gli stessi errori di quelli che vogliono buttarti giù. Più grande sarà il tuo sogno, più cercheranno di farti fallire. Si approfitteranno del momento in cui la tua schiena sarà contro il muro. E allora che farai? Diventerai come loro? Ignora chi non crede in te. Molte persone entreranno nella tua vita, magari per un giorno, per qualche mese, perfino per 20 anni. Ma poi se ne andranno via, senza aver mai fatto veramente parte del tuo mondo perché non erano all’altezza dei tuoi sogni. Cerca lo straordinario. Soltanto così farai la differenza. E fra tutte quelle persone, ce ne sarà una che resterà per sempre, che ti cambierà la vita senza cambiarti, che tirerà fuori la versione migliore di te, quella vera.

Se tutti gli esseri umani fossero stati realisti, saremmo ancora immersi nel buio. Guarda attorno a te. Tutto quello che ti circonda non esisteva prima. Se adesso esiste è semplicemente perché una persona, un giorno, ebbe un sogno, decise cosa voleva realizzare e da quel momento si aprirono tutte le strade per raggiungere i suoi obiettivi. Il destino non è una questione di fortuna, è una questione di scelte. Scopri cosa vuoi e fai che accada come se la tua vita dipendesse da quello. Perché Perché non avrà paura della tua luce. è proprio così. sfoglia il magazine online sul sito:

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C MAGAZINE


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Febbraio 2015

CASTELLI MON AMOUR

pg. 10

L'INTERVISTA - Gigi Proietti

pg. 56

MODA

pg. 62

ARTE E STORIA

pg. 64

SCIENZE

pg. 70

BENESSERE

pg. 80

CULTURA

pg. 86

VIAGGI

pg. 104

UOMO E NATURA

pg. 110

CINEMA

pg. 114

SPORT

pg. 128

QUANDO VIVERE

pg. 136

CASTELLI NIGHT LIFE

pg. 138

OROSCOPO

pg. 145

CAPANNELLE MILLENNI DI STORIA... IN UN SORSO DI ACQUA

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ULTIMA ORA

REDAZIONE

MATTARELLA

NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA eletto al Quirinale con 665 voti

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oma, 31 gennaio 2015, Palazzo del Quirinale: tutta l’Aula della Camera tranne M5S e Lega in piedi ad applaudire la prima volta di un siciliano al Colle. Con la quarta votazione a Camere congiunte, Sergio Mattarella ha superato il quorum: ha incassato 665 voti ed è diventato il 12 Presidente della Repubblica Italiana. Quanto agli altri candidati: Ferdinando Imposimato ha ottenuto 127 voti, Vittorio Feltri 46, Stefano Rodotà 17, Emma Bonino, Antonio Martino, Giorgio Napolitano e Romano Prodi 2. I voti dispersi sono stati 14, le schede bianche 105, le nulle 13. Le prime parole del Presidente: “Il pensiero va alle difficoltà dei nostri concittadini”. Palermitano, classe 1941, Sergio Mattarella è un uomo riservato e discreto la cui vita cambiò per sempre il giorno dell’Epifania del 1980, quando un killer misterioso uccise il fratello Piersanti, giovane presidente della Regione Siciliana. Tra i primi ad accorrere sul luogo del delitto in Viale Libertà c’era proprio Sergio che idealmente, proprio quel giorno, raccogliò il testimone del fratello: lasciò definitivamente alle spalle la vita di docente di diritto per lanciarsi nella politica attiva. Mattarella sale al Colle portando con sè una lunga esperienza istituzionale: deputato per venticinque anni, dal 1983 al 2008 (prima con la DC, poi con

Popolari e Margherita), giudice della Corte Costituzionale dal 2011 ed ex ministro della Difesa, il suo nome è legato alla legge elettorale il “Mattarellum” del 1993 con la quale si è votato fino al 2001. Il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano ha esternato la sua stima per il successore in pectore: “Conosco Sergio Mattarella sul piano dell'assoluta lealtà, correttezza, sensibilità, competenza istituzionale e certamente dell'imparzialità. Tutte caratteristiche importantissime per disegnare la figura del Capo dello Stato”. Buon lavoro, Presidente!


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CASTELLI

Ciampino

ATTUALITÀ

LE SORPRESE NON

FINISCONO

MAI R

ecentemente il Consigliere comunale Gian Massimo Di Fabio ha interrogato il Consiglio Comunale di Ciampino sulla mancata realizzazione della striscia di mezzeria sul tratto Via Lucrezia Romana che va dall’incrocio di Via Spada all’incrocio di Via Reverberi. Tutto questo accadeva durante il consiglio comunale del 29 ottobre u.s. in cui è stata discussa l’interrogazione presentata, dallo stesso consigliere con protocollo 33770 del 2014, in cui si chiedevano delucidazioni in merito alla mancata realizzazione della striscia continua di mezzeria, approvata nel 2012, ma che, nonostante i due anni trascorsi, ancora non è stata realizzata. Emblematiche sono state

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C mag | Castelli | Febbraio 2015 11

a cura di Roberta SCONCI

Roberta Sconci

le risposte fornite dall’Assessore Perandini il quale da quanto estrapolato testualmente dalla trascrizione della registrazione messa a verbale, recita quanto segue:

“La striscia di mezzeria è sicuramente tracciabile a terra, proprio perché la strada è più larga, quindi le condizioni del codice della strada sono perfettamente rispettate, più avanti quando la carreggiata si restringe il limite è appena rispettato, per cui la striscia potrebbe essere lo stesso tracciata, ma questa è la spiegazione per la quale in realtà non è stata apportata questa variante alla segnaletica orizzontale. Inoltre un’ulteriore problema è dato dalle condizioni dell’ asfalto che sono

fatiscenti e che quindi hanno vietato ai miei predecessori di andare a porre una segnaletica che si sarebbe sbriciolata insieme all’asfalto, in quanto l’asfalto è soggetto a costanti e continue riparazioni perché il fondo stradale è in pessime condizioni”. Naturalmente di fronte a questa risposta priva di contenuti concreti il Consigliere Di Fabio non ha potuto fare altro che sottolineare che le motivazioni dell'Assessore non possono essere minimamente prese in considerazione. Una variante al codice della strada non può essere vincolata al rifacimento degli asfalti che, ricorda, è stato il cavallo di battaglia della campagna elettorale del Partito Democratico ed è altrettanto inverosimile che la messa in opera sia subordinata allo stato del manto stradale fatiscente non solo nella zona oggetto di interrogazione ma nella stragrande maggioranza delle strade ciampinesi legittimando in questo modo l’Amministrazione Comunale a non assicurare la sicurezza stradale ai suoi cittadini. Spesso ripetiamo a noi stessi che la speranza è l’ultima a morire e che le sorprese non finiscono mai ed effettivamente è quello che è accaduto nel caso specifico perché, a pochi giorni da questo stesso Consiglio, la nostra Amministrazione, forse dopo aver riflettuto attentamente su come si era espresso in merito il suo Assessore, ha pensato bene di realizzare la famosa striscia di mezzeria sul tratto di strada incriminato ma lasciando tuttavia gli asfalti nelle pessime condizioni in cui versano, come la maggior parte del territorio comunale, e allora ci sorge spontaneo chiederci “ma non era più semplice assumersi l’impegno direttamente in Consiglio

ed evitare di addurre motivazioni senza alcun fondamento? Non era opportuno intervenire a suo tempo quando il manto stradale, del tratto interessato, era un pochino più decente?

Consigliere Di Fabio


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CASTELLI

Ciampino

C mag | Castelli | Febbraio 2015 13 a cura di Domenico DI PIETRO

DAL CAPITALISMO MATERIALE

AL CAPITALISMO INTELLETTUALE

M

ichio Kaku è un fisico teorico della New York University . È uno dei massimi esperti della “teoria delle stringhe”. In un libro di grande interesse, che è un viaggio coinvolgente attraverso i prossimi cento anni di rivoluzioni scientifiche, nel quale racconta il futuro che si sta già preparando nei laboratori di tutto il mondo, scrive anche di economia, di lavoro e di conoscenza. In modo particolare si occupa della transizione dal capitalismo materiale al capitalismo intellettuale. Evidenzia che oggi a colazione mangiamo cibi che solo un centinaio d’anni fa nemmeno il re d’Inghilterra si sa-

rebbe potuto permettere, e frutti e primizie esotiche sono disponibili in ogni supermercato. La caduta dei prezzi delle merci è dovuta a diversi fattori: migliori tecniche di produzione, di conservazione, di spedizione, di comunicazione e una maggiore competizione sul mercato. Pensate -scrive Kaku- che Cristoforo Colombo ha rischiato la vita per trovare una via più veloce per commerciale le spezie con l’Oriente. A quei tempi, a quanto pare, le spezie erano molto costose, e poiché i frigoriferi non esistevano, venivano usate per mascherare il sapore del cibo avariato, allora molto comune anche sulle tavole degli imperatori. Per questo le spezie, oggi vendute nei nostri supermercati a prezzi irrisori, a quel

coltà che rendono l’uomo davvero unico e speciale fra tutti gli esseri viventi che popolano il nostro pianeta. Al contrario dell’hardware, prodotto in grande quantità e venduto a tonnellate, le nostre capacità non si possono “produrre” secondo logiche industriali, quindi il buon senso è destinato a diventare la valuta aurea del futuro.

Il fisico teorico Michio Kaku

tempo valevano tanto. Così tanto da spingere Colombo a scommettere sulla propria vita, pur di trovare una via più agevole per procurarsele. Il capitalismo basato sui beni materiali verrà sostituito dal capitalismo intellettuale. Per i futurologi, la ricchezza del futuro, sarà costituita da quello che i robot e l’intelligenza artificiale non potranno mai mettere in campo. Si tratta di due aspetti fondamentali: il riconoscimento delle forme e il buon senso. In pratica le conoscenze e la qualificazione professionale restano l’unica fonte di vantaggio comparato. Sono l’elemento chiave nel determinare la collocazione delle attività economiche del XX secolo. Questa filosofia sta cambiando le fondamenta del capitalismo. Il cervello dell’uomo non potrà mai essere un prodotto di massa. Anche il neuroscienziato dell’Università della California Vilayanur S. Ramachandran ha investito molto nelle sue ricerche per farci riscoprire l’importanza delle fa-

A differenza del capitale materiale, per creare un capitale intellettuale è necessario investire sulla persona. È fondamentale -come rileva Michio Kaku-aiutarla a crescere, educarla e coltivare i suoi talenti, tutte cose che richiedono decenni di impegno e di sforzi collettivi ed individuali. Tutte le variabili relative alla formula della competitività sono state eliminate. Quindi l’unica fonte di vantaggio competitivo utilizzabile nel lungo periodo sono le conoscenze, che possono essere utilizzate solo attraverso le capacità professionali dei singoli. Kaku afferma che molte nazioni non hanno compreso questo dato essenziale, e continuano a basare la propria economia esclusivamente sull’accumulo di beni materiali. In questo modo non stanno preparando i loro cittadini ai cambiamenti che porterà il futuro. Questo significa che sebbene questi stati siano ricchi di materie prime e di risorse naturali, la loro economia potrebbe presto affondare. A questo punto vengono naturali delle riflessioni e sorge spontanea una domanda: ma in Italia dove abbiamo carenza di: risorse naturali, materie prime, estensioni territoriali, e dove si distrugge il patrimonio storico e territoriale, e dove non pare che i vari governi che si stanno alternando facciano molto per investire in ricerca, sviluppo, innovazione e cultura per le nuove generazioni, cosa potrà accadere nel prossimo futuro? La risposta è semplice. Molto probabilmente se non ci svegliamo, siamo destinati ad indietreggiare ancora nella classifica dello sviluppo e del benessere. Vi pare poco? Il tema mi sembra invece molto serio e preoccupante.


CASTELLI

Ciampino

REDAZIONE

FAMOSE DU' PASSI

AEROPORTO DI CIAMPINO A

nche se lo sviluppo di Ciampino è avvenuto ed avviene tuttora grazie alla terza stazione ferroviaria del Lazio, il nome di Ciampino è spesso associato all'Aeroporto "G. B. Pastine" che nel corso del tempo è divenuto uno scalo sempre più importante e trafficato sia per il trasporto merci sia per il trasporto passeggeri. Ciampino è un aeroporto che assorbe la maggior parte del traffico proveniente dalle compagnie low cost verso alcune destinazioni nazionali e verso le principali città europee. Il volume di traffico del secondo scalo romano è stato di 4.781.731 passeggeri nel 2011, con un aumento complessivo del 4,8% rispetto al 2010. L'aeroporto è inoltre base principale della flotta di velivoli antincendio CL-415 della Protezione Civile Nazionale. La vicinanza con Roma stessa lo ha sotto questo punto di vista enormemente aiutato nel suo sviluppo, da molti infatti è stato considerato, in passato, il "vero" aeroporto di Roma. L'aeroporto di Roma-Ciampino nacque come aeroscalo nel 1916, per poi divenire aeroporto militare aperto al traffico civile negli anni trenta e, dalla costruzione dell'aeroporto di Fiumicino inaugurato nel 1961, è stato per decenni una base militare, scalo preferito in termini di sicurezza per la maggior parte dei capi di Stato e personalità in visita a Roma e in Italia. A dispetto di come viene comunemente chiamato (Aeroporto di Ciampino), esso è comunque situato territorialmente per i ¾ nel Comune di Roma e vi si accede dalla via Appia. La parte situata nel comune di Ciampino è quella militare, dove trovano la sede il 31º Stormo dell'Aeronautica Militare Italiana ed il 2º Reparto Genio A. M., che hanno dato e danno tuttora lavoro a molte famiglie stabilitesi definitivamente a Ciampino.

CON LA PARTECIPAZIONE DI:

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CASTELLI

Albano Laziale

Ufficio Stampa COMUNE ALBANO LAZIALE

ATTUALITÀ

RIFIUTI INGOMBRANTI

PARTE IL RITIRO GRATUITO

A

d Albano Laziale parte un servizio utile e totalmente gratuito: il ritiro dei rifiuti ingombranti (elettrodomestici, mobili, ecc.) direttamente a domicilio. Il servizio, svolto da Volsca Ambiente e Servizi in collaborazione con il Comune di Albano Laziale, partirà dal 4 febbraio e il ritiro verrà effettuato ogni mercoledì a cadenza quindicinale e senza alcun costo per il cittadino. Luca Andreassi, consigliere comunale con delega ai rifiuti, ha dichiarato: «In questi cinque anni, parallelamente all’avvio e alla successiva estensione della servizio di raccolta differenziata porta a porta, sempre più cittadini si recavano all’isola ecologica di Cancelliera per conferire rifiuti ingombranti e ci segnalavano la necessità di avviare un servizio di ritiro a domicilio. In tempi non sospetti dichiarammo che avremmo fatto di tutto per accontentare queste richieste, pensando soprattutto a chi era oggettivamente impossibilitato a recarsi all’isola ecologica, ed è con vivo piacere che annunciamo l’introduzione di questo utilissimo servizio per i nostri cittadini che avverrà in forma totalmente gratuita. Lo sforzo amministrativo è stato notevole e ringrazio il nostro Ufficio Ambiente e la Volsca Ambiente e Servizi per averci permesso di realizzare un servizio che non implicherà alcun costo per i cittadini».

Il consigliere Luca Andreassi

Per prenotare il ritiro è possibile telefonare dal 19 gennaio al numero 06/96155000 nei seguenti orari: Lun a Ven 8.00-14.00; Lun a Gio 15.00- 18.00. I ritiri partiranno dal 4 febbraio e si effettueranno il mercoledì, ogni quindici giorni. Il ritiro è GRATUITO. Volsca Ambiente e Servizi comunica che si effettueranno 10 ritiri a giornata per un massimo di 3 pezzi a ritiro. Resta a disposizione l’Isola Ecologica sita in Via Cancelliera Km 2,200 (Angolo Via Dei Meli) nei consueti giorni ed orari consultabili sul sito del Comune di Albano Laziale.

la piada di Lella di Rimini fatta a mano

un posto tranquillo con tavoli anche all’esterno


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CASTELLI

Albano Laziale

C mag | Castelli | Febbraio 2015 19

REDAZIONE

acquedotti: il più antico, quello delle 'cento bocche', si immetteva al centro della cisterna e l'altro, successivo, sboccava in fondo alla prima navata.

FAMOSE DU' PASSI

I 'Cisternoni' hanno una pianta pressochè rettangolare con una superfice di mq. 1436,50 e possono contenere ben 10.132 metri cubi di acqua. La cisterna fu scavata da principio parzialmente in un banco di peperino per la profondità di 3 o 4 metri e, successivamente, vennero innalzate in muratura i 36 pilastri che dividono la costruzione in 5 grosse navate, in senso longitudinale, e sorreggono, con archi di congiunzione in mattoni bipedali, la volta a botte. Le pareti della cisterna sono fatte con una tecnica che denota quella fretta e quella certa trascuratezza comune a tutte le costruzioni del periodo della Legion Partica; infatti in una stessa parete si possono notare tecniche diverse usate indifferentemente come un rozzo reticolatocon ricorsi in laterizio, tufelli in peperino o una cortina di mattoncini rossastri.

ALBANO LAZIALE

I

SOTTERRANEA

l territorio dei colli albani e di Albano in particolare risulta abitato fin dal paleolitico medio, con indizi che fanno pensare anche ad insediamenti precedenti (200.000 - 300.000 anni). Durante l'età del ferro nell'area sorse la mitica città di Albalonga, probabilmente un grosso agglomerato di villaggi sul ciglio del lago di Albano, distrutta successivamente dai romani, al tempo del re Tullo Ostilio. Dopo la conquista il territorio rimase a lungo semide-

serto poi, in età medio-repubblicana, cominciarono a fiorire lungo l'asse dell'Appia Antica e sulle rive del lago numerose ville di grandi personaggi della Roma antica (tendenza tutt'oggi rimasta immutata!). L'assetto definitivo di Albano si ebbe nel II secolo d. C. con la costruzione dell'accampamento della II Legione Partica, dislocata dall'imperatore Settimio Severo, e che qui rimase fino al tempo di Gallieno (259-269). Tra le varie cisterne d'acqua che furono costruite dagli antichi romani per il rifornimento idrico sia di ville

private che di ville imperiali o per assicurare i servizi idrici dell'accampamento della Legione Partica, 'I Cisternoni' è conosciuta in tutto il mondo non solo per la sua grandiosità ma anche per il fatto che è l'unica nell'orbe romano che ancora funzioni perfettamente, con l'alimentazione di un acquedotto pure esso antico ed ancora funzionante. Rappresentano il più grande serbatoio d'acqua a disposizione dell'accampamento della Legione. La sua posizione nella parte più alta dell'accampamento permetteva una facile distribuzione delle acque per caduta naturale. L'alimentazione della cisterna era assicurata da due

È evidente, come indicò il Lugli, che oltre a quanto detto circa la tecnica, la grande conserva d'acqua è intimamente collegata alla costruzione dell'accampamento e quindi si può ben datare agli inizi del III° sec. d.C. I due delfini in peperino ivi rinvenuti nel 1884 e la sfinge con sifone interno rinvenuta verso il 1830 facevano parte probabilmente della decorazione della facciata del monumentale cisternone. L'accesso alla cisterna è rimasto come in antico: vi si accede dal primo dei 5 grossi finestroni, oggi rimpiccioliti forse per ragioni di sicurezza, con una scala di 31 gradini sostenuta da due arcate addossate alla parete sinistra; di qui in rare occasioni si può scendere sul fondo della cisterna ove si rimane sbigottiti e stupiti dalla proporzioni gigantesche della costruzione e dallo scrosciare cupo delle acque che rimbomba e si moltiplica attraverso la selva dei pilastri e delle volte.


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CASTELLI

Ariccia

REDAZIONE

FAMOSE DU' PASSI

LA STORIA DELLA

FRASCHETTA L'

origine della vitivinicoltura nei Castelli Romani si perde in epoche lontane fino a confondersi con la mitologia. Le leggende nate sulla vite e sul vino sono, infatti, numerose e hanno sempre come protagonista un Dio che dona la preziosa piantina all'uomo. Saturno, scacciato dall'Olimpo dal padre Giove, si rifugia nel Lazio e più propriamente nei Castelli dove insegna la coltivazione della vite a Giano (di qui il nome Enotrio). Numa Pompilio, secondo re di Roma, trova a Nemi la piantina e la porta a Roma insieme a un albero di fico e un ramoscello di olivo. Tutti e tre gli alberelli trovano dimora nel Foro, investiti di un significato sacro e simbolico. Questo antico legame viene rinnovato in epoca moderna nella tradizione delle osterie, le fraschette. Un nome curioso legato all'abitudine di esporre sulle insegne un ramoscello o frasca appunto. Qui gli avventori trovavano il vino dei Castelli, servito in particolari contenitori di vetro -nei barzilai (doppi litri), nei tubbi (litri), e nelle fojette (mezzi litri)- e potevano consumare spuntini con i cibi portati da casa. La sera quindi appuntamento per la cena alla "fraschetta", ricavata nelle antiche cantine. Le osterie di un tempo però offrivano soltanto vino e pane, oggi le fraschette hanno un vero e proprio menù:

bruschetta, primo piatto a scelta tra bucatini all'amatriciana, rigatoni alla carbonara con sugo di selvaggina salumi, mozzarella di bufala, olive, formaggi, salsicce di cinghiale, coppiette di maiale. Sulla tavola non manca un buon vino dei Colli Albani, pane cotto a legna e ciambelline al vino. Vera protagonista della tavola è sicuramente la "porchetta": si racconta che un tempo, nel Parco Chigi, si estendevano boschi di quercia popolati di maiali da cui si ricavò l'ormai famoso alimento.


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CASTELLI

Castel Gandolfo

C mag | Castelli | Febbraio 2015 23

REDAZIONE

FAMOSE DU' PASSI

Ingresso alla residenza papale con il Giardino del Moro Piazza della Libertà con la collegiata pontificia di San Tommaso da Villanova

POESIA PER IL BERNINI

C

on il passaggio di Castel Gandolfo sotto il dominio della Chiesa inizia l’impianto urbanistico del borgo, la cui forma sarà in funzione del Palazzo Pontificio, asse prospettico dell’intero tessuto edilizio. Dall’operazione urbanistica voluta da Alessandro VII nel 1660 -che, oltre all’ingrandimento del Palazzo Pontificio, vide la sistemazione della piazza papale, l’odierna piazza della Libertà, con la costruzione della chiesa dedicata a San Tommaso da Villanova e l’inserimento della fontana- il borgo si trasforma e si amplia. L’elemento urbanistico principale dell’abitato è

un asse viario, Corso della Repubblica, che si raddoppia poi con un secondo asse più corto, via Roma, e converge, insieme agli altri assi stradali, nella piazza della Libertà. La piazza, punto di convergenza dell’intero impianto urbanistico seicentesco, ha come fondale prospettico il Palazzo Pontificio, voluto da Urbano VIII, che incaricò della costruzione Carlo Maderno. I lavori, iniziati nel 1623 e terminati nel 1629, portarono all’inglobamento dell’antica rocca ed alla costruzione della grande ala prospiciente il lago, a squadra con gli edifici preesistenti rivolti sulla piazza, sui quali venne aperto

il portale con lo scalone. I lavori al Palazzo Pontificio proseguirono con Alessandro VII che nel 1661 fece costruire la facciata sulla piazza. Anche Benedetto XIV si prodigò ad abbellire la Villa Pontificia, che ebbe, nel 1747, la Galleria di Alessandro VII. Nel 1749 fu costruita la loggia delle benedizioni. Gli interventi di Clemente XIV riguardarono la decorazione della Sala da Pranzo e l’acquisto nel 1773 di Villa Cybo. Con Pio VI la villa pontificia fu lasciata nel più completo abbandono, avendo subito il 27 febbraio del 1798 il saccheggio da parte delle truppe francesi, fino a che Pio VIII non provvide a restaurare l’edificio. Modesto e disadorno si presentava ai tempi di Gregorio XVI e Pio IX. Dopo l’Unità d’Italia nessun papa vi si recò più a soggiornare e mostrò i segni della progressiva rovina, fino a quando Pio XI intraprese nel 1930 i lavori di trasformazione, iniziati dalla Villa Barberini, aggiunta a quella del Papa con il Trattato del Laterano del 1929. Il Palazzo

Pontificio conserva ancor oggi all’esterno il suo aspetto severo, caratterizzato da semplici linee architettoniche. Il portale, sormontato dallo stemma di Alessandro VII, si apre al centro di uno stretto ma vasto avancorpo, al di sopra del quale un altro meno ampio, con la loggia delle benedizioni, si raccorda con il cornicione del Palazzo tramite un orologio del XVII secolo. La chiesa di San Tommaso da Villanova, voluta da Alessandro VII, si inserisce con particolare rilievo architettonico nella quinta laterale destra della piazza della Libertà. I lavori iniziarono nel 1658 sotto la direzione di Gian Lorenzo Bernini e Mattia de’ Rossi. Con San Tommaso il Bernini sembra riallacciarsi a una concezione tipicamente rinascimentale dell’architettura religiosa, piuttosto che ad una visione barocca. La chiesa va considerata non soltanto in rapporto all’urbanistica della piazza, ma anche con il lago. Nella costruzione il problema principale era costituito dal dislivello tra la piazza e la terrazza sul lago, per cui si rese necessaria la costruzione di una struttura nella parte posteriore. La comunicazione tra la piazza e la terrazza doveva avvenire mediante una cordonata che fiancheggiasse la chiesa. Il prospetto principale della chiesa è un trittico architettonico, di cui la facciata occupa il centro. A due piani, con pilastri tuscanici, è preceduta da una bassa gradinata che conduce a un portale incorniciato, sormontato da un timpano arcuato. La copertura a cupola fu realizzata in modo da poter essere vista da tutte le sponde del lago. La parte retrostante è una massa architettonica semplice, in cui i muri dei blocchi della sacrestia sono posti agli angoli posteriori. La chiesa superiore venne messa in comunicazione con quella inferiore da una scala a lumaca. Le due quinte laterali della piazza papale sono formate da edifici che sono l’anello di congiunzione tra le costruzioni minori lungo le strade strutturanti e quella emergente del Palazzo Pontificio. La fontana al centro della piazza costituisce non soltanto un elemento decorativo, ma anche una sottolineatura urbanistica.


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CASTELLI

Frascati

ROTARY PER I SENZATETTO

ROTARY CLUB Castelli Romani

ATTUALITÀ

che questo sia l’inizio di un percorso per ridare ai meno fortunati la speranza e la dignità di una vita migliore”. Alla consegna erano presenti Luigino Coia del Rotary Club Appia Antica ideatore del progetto “R4H: Rotary For Homeless”, Antonio Rizzo Presidente del Rotary Club Castelli Romani, Mirko Fiasco in rappresentanza del Comune di Frascati. Il Rotary Club Roma Castelli RoUn intervento semplice e straordinario mani, conferma così la sua attenzione al territorio: dal Progetto di Restauro della Fontana del Bernini a Castel l Rotary Club Castelli Romani, insieme ad altri di Gandolfo al contributo concreto in favore degli assistiti Roma e del Lazio, è sceso in campo concretamen- dai Frati Francescani di San Bonaventura. te donando, giovedì 15 gennaio, nelle mani di Don Orlando Raggi e Fra’ Mario, una consistente fornitura di sacchi a pelo presso il Convento Francescano di San Bonaventura di Frascati, da destinare a chi, sinora, non ha avuto altro letto se non un cartone. “Abbiamo il dovere di aiutare le persone più fragili – ha Hotel Castelvecchio dichiarato Antonio Rizzo Presidente del Rotary Club CaViale Pio XI, 23 - 00040 Castel Gandolfo stelli Romani - siamo a gennaio, con l’emergenza freddo www.rotarycastelliromani.it che incombe su chi vive in strada e vogliamo, con questo semplice gesto, farli sentire meno sole: ci auguriamo

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CASTELLI

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Frascati

C mag | Castelli | Febbraio 2015 27

REDAZIONE

FAMOSE DU' PASSI

SCOPRENDO L'ANTICO

MUSEO ETIOPICO

di artigianato etiopico. Da notare, tra le monete, i talleri di Maria Teresa, d'uso corrente. Segue lo studio, con lo scrittoio dove attese al suo lavoro durante il soggiorno frascatano durato dal 1880 al 1889; si poteva ammirare, fino ad alcuni anni fa, una bacheca ricca di decorazioni ed onorificenze, purtroppo decimate dai ladri. Il cardinale fu, tra l'altro, Grand'Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro per volontà del Re Umberto I nel 1879, nonché Socio Onorario della Società Geografica Italiana nel 1875. A destra vi è la Cappellina ove celebrava la S. Messa, con una finestrina da dove il cardinale, da vecchio, assisteva alle Sacre Funzioni. Indumenti ed arredi liturgici sono conservati in una vetrina. Seguono altri due piccoli vani: in uno sono conservati, tra i documenti, il suo passaporto, il lasciapassare ad alcune lettere autografe; nell'altro si può curiosare in uno scaffale con oggetti vari e piccoli "trofei" zoologici. Infine, ecco la disadorna camera da letto arredata, si fa per dire, secondo l'austero modo di vita dei Cappuccini.

S

ituato nel Convento di San Francesco a Frascati troviamo un luogo davvero eccezionale, il Museo Etiopico. La collezione presente all'interno di questo museo proviene dal cardinale Guglielmo Massaia che durante le sue opere missionarie in Etiopia aveva deciso infatti di raccogliere numeroso materiale. I pezzi della collezione sono stati raccolti durante il periodo che va dal 1846 al 1880. Venne inaugurato nel 1909 e da allora è ospitato negli umili e disadorni ambienti dell'appartamento cardinalizio e vi si accede per una porticina a destra di quella d'ingres-

so al Convento. Si nota, salendo, il ritratto del Massaia in abito cardinalizio. La prima saletta mostra il busto in gesso ricavato dalla maschera mortuaria; alle pareti spiccano foto d'epoca di vari regnanti abissini ed una carta dell'"Attività missionaria del Card. Massaia 18461880". Nel corridoio sono esposte armi bianche di varie fogge, scudi di pelle e due fucili, uno da caccia ed uno da guerra in dotazione all'esercito abissino al momento dell'aggressione italiana del 1935, oltre ad oggetti vari

È un museo piccolo, questo, ma quanto mai interessante e degno di una visita, non solo perché ricorda le vere e proprie gesta di un grande missionario, ma anche perché riguarda un capitolo scottante della nostra storia nazionale recente, quello del Colonialismo italiano in Africa. Un'avventura che iniziò nel lontano 5 febbraio 1885 con lo sbarco dei soldati italiania Massaua e si concluse oltre mezzo secolo dopo, il 13 maggio 1943 con la resa della I Armata Italiana in Tunisia, a parte un breve seguito dal 1950 al 1960 quando ci fu affidata l'amministrazione fiduciaria della Somalia, nostra ex colonia.

Ancora a tal proposito, ricordiamo che la figura del card. Massaia fu rievocata nel film "Abuna Messias" di Goffredo Alessandrini girato nel 1939 e che nello stesso anno conquistò al Festival di Venezia la "Coppa Mussolini" come miglior film italiano. Insieme ad altri dello stesso genere, il film fa parte di quella "cultura coloniale" le cui realizzazioni attendono ancora di essere adeguatamente e serenamente studiate e "rivisitate". Un altro spunto di riflessione insomma che riportiamo da questa gratificante visita al Convento dei PP. Cappuccini di Frascati.



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Genzano

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REDAZIONE

ATTUALITÀ

ANITA EKBERG LA FINE AMARA DI UNA DIVA INDIMENTICABILE

F

ece sognare l’Italia della dolce vita. Incantò il mondo con la sua bellezza di ghiaccio. Musa di Fellini, icona e sex symbol del cinema internazionale. Lei. Anita Ekberg. Nata a Malmö nel 1931 e morta nell’ospedale San Raffaele di Rocca di Papa lo scorso 11 gennaio, sola e in grosse difficoltà. La "signora Anita", come la chiamavano tutti, se n'è andata lontana dai riflettori che l'avevano portata alla ribalta del cinema mondiale. Isolata e poco incline a frequentare la comunità cinematografica, da anni aveva lasciato la sua villa di Genzano -depredata e data alle fiamme- per trasferirsi in un residence alle porte della Capitale, alle prese con i problemi di salute che l'avevano costretta su una sedia a rotelle, ma soprattutto con quelli economici.

te, dopo una vita di successo e popolarità. Massimo Morais, il suo amministratore di sostegno, nominato dal Tribunale di Velletri nel 2011, ha ricordato la situazione di povertà in cui versava: “Percepiva due pensioni dalla Svezia che ammontavano in tutto a 700 Euro al mese”. Si pensò di chiedere per lei anche la legge Bacchelli, cosa che però si è rivelata impossibile “perché non è mai diventata cittadina italiana e nemmeno aveva girato in Italia la maggior parte dei suoi film. Fu fatta allora un'iniziativa insieme con la fondazione Fellini di Rimini, ma poi l'aiuto più consistente è venuto da privati”.

I funerali si sono svolti il 14 gennaio a Roma, nella chiesa evangelica luterana di via Sicilia. Pochi intimi presenti -l’attrice svedese non ebbe mai figli e non aveva più parenti in vita- e sulla bara un mazzo di gigli bianchi. "Mi hanno dimenticato, sono sola", aveva detto recentemen-

Ci sono attori per i quali il ruolo che li rende indimenticabili diviene un tesoro lungo una vita; per altri è una maledizione contro la quale combattere (spesso senza successo). Nel 1960 la scena del bagno nella Fontana di Trevi insieme a Mastroianni, al grido ''Marcello, come

here!'', fece di Anita Ekberg una leggenda. Così la sua storia, per sempre legata al capolavoro del regista riminese, rimase in difficile equilibrio tra questi due opposti. “Anitona”, come la chiamava Fellini, non si ribellò mai allo stereotipo, ma come tanti altri provò in mille modi a costruirsi un personaggio diverso. I primi lavori davanti alla telecamera risalgono agli anni '50, dopo la vittoria a Miss Svezia. Subito dopo si trasferì negli Stati Uniti grazie agli ottimi rapporti che aveva con il magnate Howard Hughes. Cominciò con alcuni film di successo, recitando accanto a Jerry Lewis e Dean Martin in Artisti e modelle (1955) e già nel 1956 vinse un Golden Globe come miglior attrice emergente per Hollywood o morte! di Frank Tashlin. Sempre nello stesso anno approdò ai kolossal come Guerra e Pace di King Vidor, nel ruolo della perfida seduttrice Helena Kuragin.


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Genzano

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Anita Ekberg

per la regia di Robert Aldrich e accanto a Dean Martin, Frank Sinatra e Ursula Andress. Lavorò poi in diversi film europei, pochi degni di nota, tra cui Sette volte donna (1967) di Vittorio De Sica o la commedia Casa d’appuntamento (1972) con Barbara Bouchet. Passata dai ruoli di sex symbol a quelli di caratterista, tornerà sul set per Cicciabomba (1982) di Umberto Lezi, Il conte Max (1991), di e con Christian de Sica, e Cattive ragazze (1992) di Marina Ripa di Meana. Le resero omaggio anche il regista spagnolo Bigas Luna con Bambola (1996) e il belga Yvan Le Moine con Il nano rosso (1998). Ma nelle sue interpretazioni si avvertiva già una sorte di nostalgia amara che era il rintocco di una storia finita. L'ultima interpretazione di Anita era stata in televisione,

Dopo aver girato nel 1959 Nel segno di Roma di Guido Brignone, arrivò il momento più alto della sua carriera quando fu scritturata da Fellini per La dolce vita nel 1960, Palma d’Oro al 13º Festival di Cannes. Il film rigurgita di presenze femminili importanti che accompagnano il pellegrinaggio agli inferi di Marcello Mastroianni, ma è la Sylvia di Anita Ekberg a fare del film un'icona che riflette Roma, un classico che entrerà per sempre nella storia del cinema mondiale. Nel 1961 appare nei Mongoli di André De Toth e in A porte chiuse di Dino Risi. Pochi mesi dopo Fellini la scelse ancora per lo straordinario episodio "Le tentazioni del dottor Antonio" in Boccaccio ‘70 (1962) e poi -nella parte di se stessa- ne I clowns (1970) e Intervista (1987). Nel 1963 torna a Hollywood dove recita ne I 4 del Texas

nella miniserie Il bello delle donne, trasmessa da Canale 5 nel 2002. Poi fu chiamata da Carlo Conti come ospite d'onore quando la trasmissione I migliori anni celebrò il cinquantesimo anniversario de La dolce vita nel 2010. Oggi se ne piange la scomparsa, ma c'è da chiedersi se quel cinema che ne aveva fatto il suo monumento non avrebbe dovuto ricordarsi di lei più spesso e in modo più tangibile dopo che la bellezza assoluta era sfiorita per sempre. Intanto il manifesto in onore della “diva di ghiaccio” voluto dal Campidoglio -una gigantografia di Anita seduta sul bordo della Fontana di Trevi e la scritta "Ciao Anita"- campeggia al centro delle impalcature che rivestono la fontana nel cuore di Roma ed è diventato meta di pellegrinaggio per selfie nel segno dell'amarcord. Probabilmente molti di loro non l’avrebbero mai riconosciuta per strada.


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CASTELLI

Genzano

REDAZIONE

FAMOSE DU' PASSI

COLLEGIATA DELLA

SANTISSIMA

TRINITÀ L

a “chiesa nuova”, così chiamata dal popolo di Genzano in opposizione alla “chiesa vecchia” di Santa Maria della Cima già esistente, nel 1569 fu di proprietà dei Padri Agostiniani fino al 1810. Ricostruita da Giuseppe e Giulio Camporese nel 1871, venne completata e aperta al culto nel 1808. La facciata neoclassica è a due ordini sovrapposti: tuscanico nella parte inferiore, ionico in quella superiore. I tre portali che anticipano la suddivisione interna a tre navate, sono alternati da colonne tuscaniche e, nel timpano sorretto da mensole sul portale centrale, è collocato lo stemma incoronato della città. La parte superiore è coronata da un timpano a cornice dentellata, sostenuto da quattro colonne ioniche mentre al centro si apre un'ampia finestra affiancata da due nicchie rettangolari. La navata centrale è ricoperta da una volta a botte lunettata e dipinta a finti stucchi che creano un gioco di bassorilievi su fondo oro. Lungo i lati si aprono due navate simili a corridoi in cui si schiudono delle cappelle rettangolari, scandite da giganti paraste ioniche dal fusto scanalato. Al centro del transetto si innalza la cupola impostata su quattro pennacchi sui quali sono

Trinità, navata centrale

dipinte in brillanti colori le figure dei quattro evangelisti, mentre l'intradosso riprende la decorazione a fondo oro della navata, ma con motivi floreali inscritti in figure esagonali. Nell'area presbiteriale, troviamo un altare maggiore su cui sono collocati quattro busti dorati rappresentanti San Sebastiano, San Tommaso di Villanova, San Emidio e San Vincenzo Ferreri, esempi di arte orafa del XVIII secolo. Nell'altare del transetto a sinistra, è possibile ammirare un piccolo ciborio in stile barocco, sorretto da sei colonnine tortili in marmo di un verde smeraldo. Degna di nota è la cappella contenente la statua della Madonna Addolorata, inserita in un'edicola a tempio neoclassico in marmo a quattro colonne ioniche.


CASTELLI

Grottaferrata

REDAZIONE

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FAMOSE DU' PASSI

CASTRUM BURGETTI A

pochi chilometri da Roma si trova la fortificazione medioevale del Castrum Burgetti o Borghetto di Grottaferrata, edificato intorno al X secolo sul tracciato dell’antica Via Anagnina con lo scopo di essere un posto di pedaggio. Il castello di Borghetto aveva un perimetro complessivo di 380 metri, con una lunghezza di 140 metri per i lati maggiori. Era fornito di 13 torri realizzate con blocchi squadrati e vi erano annesse una chiesa e una torre campanaria. Nel corso dei secoli il castello è stato identificato con nomi diversi, a seconda delle famiglie che vi hanno abitato. La prima menzione è considerata risalente al 23 maggio 1140, in ricorso dei monaci dell'abbazia contro i Conti di Tuscolo: viene menzionata una taberna in burgis de Tuscolana. Quindi il castello venne probabilmente fondato dai Conti di Tuscolo nel X secolo. Nel 1269 è definito Burgus Annibaldi e cinquant’anni dopo, castrum quod dicitur Monsformelli. Questo nome deriverebbe da una forma o cunicolo che attraversa il colle su cui sorge la fortezza e che faceva parte dell'Acqua Crabra. Dall'inizio del Trecento viene chiamato Mons Frenelli e dal 1382 passa alla proprietà dei Savelli. Nel 1417 il cardinal Iacopo Isolani esonera gli abitanti del tenimentum castri burgi Frenelli dal pagamento delle tasse.

Nel 1431 il Borghetto è assidiato dal capitano aragonese Giacomo Caldora, nel 1435 dal comandante pontificio Orsini Orsini e l'anno seguente, nel 1436, il cardinale Giovanni Maria Vitelleschi, a capo delle milizie di papa Eugenio IV, distrugge il Borghetto insieme con Albano e Castel Savello, tutti feudi della famiglia Savelli. Dal 1447 il castello è chiamato castrum Burgetti o Burghetti, e nel 1473 viene ceduto dai Savelli all'Abbazia di Grottaferrata in cambio del feudo di Ariccia, possesso dei monaci. Così il castello entra a far parte del complesso di avamposti difensivi dell'abbazia.


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Marino

a cura di

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Lorena FANTAUZZI

ATTUALITÀ

UNA CASTELLANA NEL MONDO

VIRNA LISI

L’attrice che rinunciò a Hollywood per l’amore di Franco Era un volto tra i più conosciuti del cinema italiano. Che aveva attraversato le generazioni, grazie al successo conseguito anche in tv. È morta a Roma nella sua casa, a 78 anni, Virna Lisi , star del nostro cinema a partire dagli anni ‘50. Aveva scoperto, solo un mese fa, di avere una malattia incurabile. Nella sua carriera aveva ricevuto sei Nastri d’argento, un premio per la migliore interpretazione femminile a Cannes, quattro David di Donatello, di cui due alla carriera. Era Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.Per molti anni aveva abitato a via Vecchia Romana, ai confini tra Marino e Ciampino, ma gli amministratori l’hanno trascurata.

U

n amore per Virna Lisi, la bocca che poteva dire ciò che voleva, aveva solo un nome: Franco Pesci, un imprenditore noto, architetto, costruttore, Presidente della Roma anni 60, nonché marito per 53 anni dell’attrice Virna Lisi, papà e nonno di 3 nipoti. Un uomo in gamba, semplice. Un legame profondo con la moglie: amanti e complici, genitori amorevoli, fino alla scomparsa avvenuta un anno prima di lei. Una vita passata ai Castelli, in Via Vecchia Romana, nei pressi di Via dei Laghi ai confini tra Marino e Ciampino e non era raro vederli nei negozi di Ciampino, Marino e Castelgandolfo, prima di andare ad abitare a Roma sulla Cassia. Anche se gli amministratori si sono ben guardati dal ricordarla. Lei che poteva diventare una grande stella di Hollywood e che per amore del marito e della famiglia decise di rinunciare al suo “sogno americano” e di rimanere a Roma: “Amo molto il mio lavoro, ma se avessi dovuto scegliere fra l’essere un’attrice o una moglie e una mamma, non avrei avuto dubbi: veniva prima la mia famiglia” ha confessato Virna Lisi. Angelo dagli occhi azzurri e dal sorriso amabile, Virna Lisi è stata una delle attrici italiane più conosciute. La sua eleganza, la sensibilità interpretativa e lo sguardo sempre lucido e maturo, la rendevano una donna incantevole. Una perla del cinema italiano. E dire che la bionda Virna avrebbe potuto diventare «la nuova Marylin»: subito dopo la tragica morte della Monroe, Hollywood le propose un contratto d’oro e vari film importanti, con ruoli da protagonista. Nel frattempo era nato anche l’unico figlio della coppia, Corrado. “In America ci sono stata per quattro anni, dal 1964 -ha ricordato lei-. Ho conosciuto i nomi più importanti


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Marino

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Virna Lisi

del mondo del cinema di allora”. Da Frank Sinatra a Jack Lemmon a Tony Curtis, le riviste di gossip dell’epoca li consideravano tutti follemente innamorati di lei. Poteva sfondare, diventare una star con Sophia Loren. Ma proprio per amore del marito, costretto a fare da pendolare fra Roma e Los Angeles, e della famiglia, l’attrice decise di rinunciare al suo «sogno americano» e di tornare nella Capitale. Dove ha continuato a recitare al cinema e a teatro, negli ultimi anni è stata soprattutto protagonista di varie fiction televisive su Rai e Mediaset, sempre con grande successo e grandi ascolti. Le frequentazioni importanti con artisti e maestri del cinema la fanno crescere professionalmente, tanto da tentare il lancio all'estero. Hollywood accetta la sua candidatura e le offre un ruolo a fianco di Jack Lemmon in “Come uccidere vostra moglie” (1965). Torna in Italia dopo aver rifiutato il ruolo di protagonista per “Barbarella”, sostituita da Jane Fonda. “E poi ho fatto la bella donna per così tanti anni che mi bastava. Volevo parti drammatiche e mi ci vede a interpretare Va’ dove ti porta il cuore, Al di là del bene e del male o Caterina de’ Medici nella Regina Margot”. Insomma concludiamo questo ricordo di Virna, nostra conterranea, con le sue stesse parole: “Mi hanno sempre detto che sono algida. In realtà dentro sono un’Anna Magnani”. Anche se i nostri amministratori hanno dimenticato di ricordarla, perdendo un’occasione importante.

Con Raimondo Vianello ne Il giorno più corto (1962, Sergio Corbucci)

in alto: Sapore di mare (1982, Carlo Vanzina) in basso: Virna Lisi nel 2012


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Marino

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REDAZIONE

FAMOSE DU' PASSI

STORIA DELLA

di quel ritorno, dal 1925 i Marinesi decidono di commemorare il loro principe con la festa dedicata all’uva, un prodotto che qui dà un vino bianco famoso, cantato anche dal poeta Gioacchino Belli, e che ha uno stretto legame con la spedizione in Terra Santa.

Nel pomeriggio si svolge il corteo “pagano”. Sfila il corteo storico, alla cui testa procede a cavallo un noto attore (cambia ogni anno) che impersona il principe Marcantonio Colonna. E’ accompagnato dal gonfaloniere, da dame, nobili, soldati, dignitari, cavalieri e cavalli bardati. A metà pomeriggio, le fontane del paese, a partire da quella dei Quattro Mori, smettono di erogare acqua e cominciano a offrire vino: si immagini la calca per poter bere il bianco odoroso che fuoriesce dalle cannelle delle fontane.

SAGRA DELL'UVA “Lo vedi, ecco Marino! La Sagra c’è dell’uva, fontane che danno vino, quant’abbondanza c’è!” Francesco Silvestri, ‘na gita a li Castelli (1926)

Infatti, in battaglia, il nobile Colonna si era portato un gruppo di Marinesi. Tra questi, c’era un vignaiolo che riporta a Marino un vitigno di malvasia dell’isola di Candia, subito messo felicemente a coltura in terra laziale. Quanto agli schiavi musulmani che lavorarono nelle vigne del principe, se ne tramanda il ricordo nella Fontana dei Quattro Mori, costruita nel 1632, e restaurata dopo le gravi offese subite durante la Seconda Guerra Mondiale.

Q

uesta festa, che si direbbe profana, nasce in realtà da un fatto storico religioso. Il 7 ottobre 1571 la flotta cristiana sconfigge quella turca a Lepanto; nello stesso giorno si svolgono le tradizionali processioni della Madonna del Rosario. Cogliendo la singolare coincidenza, papa Pio V attribuisce la vittoria alla intercessione della Madonna. Dal 1573 la festa è intitolata al Santissimo Rosario ed è fissata alla prima domenica di ottobre. Nel 1716 papa Clemente XI la estende a tutta la Chiesa.

Il giorno della festa, tralci di vite decorano i balconi di tutte le case come festoni. La prima parte della festa si svolge al mattino, con la lenta e solenne processione in onore della Madonna del Rosario: su un carro settecentesco sfila la statua in cera della Vergine, coperta di sontuosi abiti barocchi, adorna di una corona a raggiera, e posta sotto un baldacchino scortato dalla folla

A quella storica battaglia navale aveva partecipato attivamente il signore di Marino, Marcantonio Colonna, che al ritorno in patria fu accolto trionfalmente. In ricordo

EURO

e dai membri delle confraternite con insegne, fanali e stendardi. Il ringraziamento si conclude con l’offerta di un cesto d’uva e di una coppella di vino, per propiziare la benedizione sul raccolto.

SURGELATI

ITALIA R

Scudo turco catturato dai cristiani durante la battaglia di Lepanto (Basilica di San Barnaba)



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CASTELLI

REDAZIONE

Nemi

FAMOSE DU' PASSI

LA CULLA DI

ROMOLO I

l più piccolo e incontaminato dei Castelli Romani, a picco sul lago di Diana, vi aspetta coi suoi pittoreschi vicoli su cui si affacciano botteghe artigiane e balconi fioriti. I suoi boschi di lecci e di castagni erano anticamente sede di divinità, e il lago incassato nel cratere d’un vulcano spento ha per millenni custodito il mistero di due navi. Dalle coltivazioni della valle, mille e mille fiori riforniscono costantemente i fiorai di Tempio di Diana Nemorensis tutta Europa. E nei suoi tanti ristoranti tradizionali offre la possibilità di gustare invitanti piatti a base di funghi Aricinum: dove c’era il Santuario di Diana-Vesta. Ecco e cacciagione. che, se si presta fede alla leggenda, Romolo nacque... a Nemi! E se invece si vuole interpretare il mito un po’ Ma la vera ricchezza di Nemi è nel patrimonio storico e più scientificamente, Roma ha comunque qui le sue raarcheologico che ne fa un posto davvero unico al mon- dici cultuali, e Nemi si può quindi considerare il vero do. Perché da qui nasce, in certo senso, nientemeno punto da cui l’enorme avventura della civiltà romana che la storia di Roma stessa. Basta spostare la visuale ebbe inizio. Il territorio di Nemi è interamente nell’aconsueta. Tutti diamo per scontata la leggenda di Ro- rea del Parco Regionale Suburbano dei Castelli Romani. molo e Remo e della lupa. La impariamo a scuola, e Storico, nei dintorni e nei boschi. Il territorio incontaminon la passiamo al vaglio della ragione, accettandola nato, il castello Ruspoli (il cui corpo originario risale al acriticamente. Ma pensiamoci un momento. X secolo ed è quindi il più antico Castello della zona), Da chi è stata fondata Roma? Da Romolo. E chi era Ro- e i siti archeologici: il Tempio di Diana Nemorensis, l’Emolo? Il figlio di una sacerdotessa vestale, Rea Silvia. missario, la Villa di Cesare, il Museo delle Navi, ne fanno E prima della fondazione di Roma, dove si poteva tro- uno dei paesi turistici più interessanti nelle immediate vare un tempio con sacerdotesse vestali? Nel Nemus vicinanze di Roma.


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Rocca di Papa

REDAZIONE

FAMOSE DU' PASSI

Panorama del convento e della villa del cardinale

CONVENTO DI SANTA MARIA AD NIVES

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DI PALAZZOLO

asseggiando su Via dei Laghi (volgendo lo sguardo, per precauzione, ogni trenta secondi alle macchine che scorrono lungo l’asfalto ) si incrocia d’improvviso una stradina che sembra scendere verso il lago di Castel Gandolfo. Spinto dalla curiosità, chiunque sia amante della natura e delle cose belle, la percorrerebbe con un animo gioioso. E il suo stupore si moltiplicherebbe lungo il percorso. Questa stradina, infatti, è in realtà un piccolo sentiero immerso nella natura, con una spettacolare affaccio sul lago, che conduce all’antico Convento di Santa Maria ad Nives di Palazzolo, un luogo di culto cattolico situato nel comune di Rocca di Papa. Il convento, esistente già nell’XI secolo, sorge in un luogo pittoresco a strapiombo sul lago Albano: tra alterne vicende raggiunse il periodo di massimo splendore attorno alla metà del

Settecento con gli interventi architettonici promossi dal vescovo Josè Maria Ribeiro da Fonseca de Evora. Il convento fu un protettorato del regno del Portogallo dal 1870 al 1910, finché nel 1915 fu alienato a privati. Dal 1920 ospita un soggiorno estivo per i seminaristi del Venerable English College. Il toponimo "Palazzolo" è legato alla suggestiva convinzione partorita dalla mente di qualche uomo medioevale che i resti del mausoleo rupestre di un console romano situati sulla parete rocciosa presso il convento fossero appartenuti ad un palazzo consolare situato lungo la Via Sacra che conduceva dalla Via Appia Antica presso Ariccia alla cima di Monte Cavo, sede del tempio di Giove Laziale. Un luogo che vale davvero la pena di visitare, in cui sentirsi abbracciati dalla natura, dalla storia, dall’arte, e magari anche dalla fede.


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Rocca Priora

REDAZIONE

FAMOSE DU' PASSI

MARIO BENEDETTO ROBAZZA

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occa Priora è un grazioso comune dei Castelli Romani. Questo lo sapranno, probabilmente, tutti gli affezionati lettori della nostra rivista. Ma in pochi sapranno che c’è un artista, di fama internazionale, legato a questa cittadina in modo molto particolare. È il maestro Mario Benedetto Robazza, uno scultore e pittore italiano, nato a Roma nel 1934, che vive tra Roma e New York, dove ha uno studio. L’artista è legato da anni, per motivi familiari, alla città di Rocca Priora, a cui ha donato moltissime opere, tra le quali il monumento fontana “Il Narciso”, il mezzo busto di Giovanni Paolo II, il percorso della Via Crucis e il “ Cavallo e Fontana”. L’artista ha anche donato la sua casamuseo in via di Molara al comune che da sempre si è impegnato nel promuovere e sostenere le opere del

maestro, omaggiandolo in occasione di diversi eventi culturali organizzati nel corso degli anni. Per chi non lo conoscesse bene, ecco una sua breve biografia. Nato poco prima della seconda guerra mondiale, durante il conflitto rimane orfano di padre, deportato e morto in un tentativo di fuga. Robazza vive di espedienti, a Trastevere, con la madre. Nel 1956 realizza i primi ritratti. Parte per il Belgio, dove segue corsi di gemmologia. L'esito positivo degli affari lo spinge a tornare a Roma. Realizza bassorilievi di numerose piazze romane e opere di ispirazione religiosa. Sua è anche la trasposizione in altorilievo dell'Inferno di Dante Alighieri, 90 metri quadri di marmo resina a rappresentare scene dei 34 canti della "Divina Commedia". Un altro modo per conoscerlo è passeggiare per Rocca Priora e fermarsi davanti alle opere che ha donato, come accennato all’inizio di questo articolo.


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Velletri

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FAMOSE DU' PASSI

CATTEDRALE DI

SAN CLEMENTE

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n piccolo gioiello architettonico e religioso e un luogo di culto che fa parte di diritto della storia di Velletri. Costruita in epoca romana, nel V secolo fu trasformata in chiesa cristiana ed intitolata a Clemente I. Nel XIII secolo arrivò la costruzione dell'abside poligonale esterno e della cappella sotterranea che conserva le reliquie di San Eleuterio e San Ponziano. Nel 1656 un fulmine rovinò il campanile e portò alla sostituzione delle colonne romane di marmo con pilastri in muratura presenti ancora oggi. Il soffitto ligneo venne dipinto nel Settecento da Giovanni Odazzi. L'ingresso odierno si affaccia su piazza Micara ed il portale fu eseguito da Troiano da Palestrina nel 1512. Nel 1950 il cardinale Clemente Micara, vescovo di Velletri, promosse il restauro della cattedrale, danneggiata dalla guerra, su progetto dell'architetto Giuseppe Zander. Il mosaico del catino absidale venne realizzato nel 1951 dal pittore ungherese János Hajnal, che eseguì anche i due arcangeli sull'arco trionfale e le vetrate policrome delle finestre dell'abside. L'affresco sul soffitto fu sostituito con una tela del pittore viterbese Canevari che ha integrato la pittura precedente inserendo l'incontro di

Pio XII con i cittadini di Velletri rifugiati a Roma durante la guerra. La cattedrale fu dichiarata prima Basilica minore della Chiesa Universale nel 1804 da Pio VII. Sono stati eletti papi 14 vescovi di Velletri tra i quali papa Benedetto XVI, che ha visitato la cattedrale nel 2007 e ha donato alla città una colonna in bronzo, esposta nel piazzale antistante alla chiesa. Oggi la cattedrale è una basilica con abside e tre navate sostenute da pilastri in muratura. Nel presbiterio rialzato è posto l'altare maggiore coperto da un ciborio sorretto da quattro colonne di granito orientale con capitelli in bronzo dorato fatto costruire da Francesco Barberini. Sul baldacchino è posto il reliquario cosmatesco del secolo XIV a forma di tempietto rettangolare, cuspidato ai lati con colonnine a spirale.


MODA


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L’INTERVISTA IL ROMANO ME VIENE DAR CORE... LA GRANDE STAGIONE DI:

GIGI PROIETTI “Il teatro, cinema, televisione e musical i miei amori”

L

a grande stagione dell’artista di Roma. Tivvu, teatro, cinema, scuola teatrale, musica. Una kermesse completa. Per un artista di grande talento. “Nei nostri teatri si paga 10 euro l’ingresso e se fidanzati 8 euri”.

a cura di Lorena FANTAUZZI Ma quanto intensa e varia è stata la scorsa stagione artistica per Gigi Proietti! C’è di tutto. Una serie televisiva avuta a novembre con grande successo, un cine panettone natalizio, uno spettacolo teatrale sotto la sua direzione al Sistina, e poi il direttore del Globe Theatre di Villa Borghese, musica e partecipazione a trasmissioni televisive. Luigi Proietti, noto anche e semplicemente come Gigi Proietti, è uno dei più spigliati attori, registi, doppiatori e perfino cantanti italiani in circolazione. Insomma, un robusto artista, protagonista di numerosi film e svariate fiction di successo che con il tempo è diventato una delle personalità più glamour e straordinarie, nonché complete del cinema italiano. Uno specchio nella quale la società italiana contemporanea continua a riflettersi per capire dove stiamo andando. E’ innegabile l’orgoglio e il piacere di vedere tornare al Sistina il nome e del grande mattatore del nostro Teatro che è Gigi Proietti. Uno spettacolo che parla di Arte, fatto di Arte, rivolto all’Arte. Ma a quella più ampia, in cui il Teatro musicale sa ben rappresentare. Il tutto cucito dalla maestria di Gigi Proietti sul cui “tocco da maestro” non occorre aggiungere dettagli. Lei è anche direttore del Globe Theatre di Villa Borghese, un teatro in perfetta controtendenza dove la scorsa stagione sono stati staccati 55 mila biglietti. Un record. Come si fa a far funzionare il teatro? Quale ricetta? In Italia c’è in parte c’è la crisi e in parte un po’ di lassismo non ci sono nati dei grandi manager culturali e in parte manca una volontà editorial. Che ci faccio con sto

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C mag | L'intervista | Febbraio 2015

L’INTERVISTA

GIGI PROIETTI

teatro? Ci faccio le commedie. Perfetto e allora se le commedie le fai bene vedrai che il pubblico ti premierà. Io al Globe Theatre faccio una campagna di prezzi popolari. I ragazzi che vengono ai miei spettacoli spendono 10 euri ma se si fidanzano soltanto 8. Così succedeva che prima degli spettacoli ci fossero tutti questi fidanzamenti e dopo ci si lasciava. Anche se, a dire la verità, qualcuno ha scoperto così anche un amore.

La tua parlata quanto ti aiuta nel far centro nelle interpretazioni? Il mio romano è 'no slang. Ed è fondamentale usare quello naturale non montato altrimenti non centri il bersaglio. Un talento innato? In...nato a Roma. Mah, chi lo può dire. Il romano mi viene dal cuore come ai napoletani esce fuori quella voce melodiosa senza che se ne accorgano.

E nel cinema? Abbiamo avuto sul grande schermo “Ma tu di che segno 6?”, un film di Neri Parenti, con Massimo Boldi, Luigi Proietti, Vincenzo Salemme, Ricky Memphis, Angelo Pintus, Paolo Fox, “le iene” Pio e Amedeo e le bellissime Vanessa Hessler e Mariana Rodriguez. Una divertentissima commedia in cui sono l’avvocato Giuliano De Marchis, principe del Foro, che, in seguito a un incidente, si trova a vivere un periodo di amnesia in cui combinerà di tutto! E che voi de più?

Gigi Proietti istrionico attore, personaggio contemporaneo della comicità fata persona si lancia di nuovo nella 'Febbre delle Fiction' con 'una pallottola' nel cuore dove è tornato protagonista della grande di Rai 1. “Il teatro è il mio vero amore, ma da quando per otto lunghi anni ho messo la divisa del Maresciallo Rocca...come si dice ho bucato lo schermo (mi ha dato più popolarità, ndr). La tivù e la tivù”, racconta Proietti. Hai detto che per otto lunghi anni sei stato il Maresciallo Rocca e lo stesso personaggio ti ha dato molta notorietà. Ma sei famoso già di tuo. Sì, ma non so. La televisione ti da un impatto diverso. Otto anni sono lunghi ed io ho lasciato il teatro per poter interpretare al meglio Rocca che non rinnego. Poi comunque mi piace spaziare. Mi hanno proposto questa fiction e mi sono buttato. Ci sono tantissimi casi irrisolti e tante persone che sono in carcere pur essendo innocenti. Ho recitato anche per loro. Claudia Romani

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i marchi più prestigiosi del regalo L’Ufficio Moderno di Roma S.r.l. Viale di Marino 32/34 - 00043 CIAMPINO (RM) Tel. 06.7912140 Fax 06.7916139

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Moda

C mag | Moda | Febbraio 2015 63

MODA

a cura di Daniela CHESSA

APERTURA VIP PER IL

MEAM YOAR STORE DI ROMA

G

rande inaugurazione venerdì 16 gennaio a Roma con l'open fashion day Meam Yoar, il progetto nato grazie al desiderio di Casimiro Sciscione e Tommaso Ceccano di esprimere con le loro creazioni un nuovo concetto di moda che unisce l’urban style più contemporaneo ad uno stile più minimal e geometrico. Grande dimostrazione di coraggio per due giovani ragazzi che a dispetto della grande crisi che sta danneggiando l'economia italiana e i tanti giovani con grandi sogni e poche possibilità, si sono rimboccati le maniche e hanno dato il via ad un progetto innovativo, artistico ed estremamente ambizioso. Fra i maggiori promotori dello show biz, che indossano i capi da anni, il conduttore televisivo Anthony Peth, testimonial della serata. Tanti gli ospiti presenti che hanno sostenuto e applaudito i capi della nuova collezione alla sfilata firmata Meam

Antonello Lauretti e Cosetta Turco

Peth e Nicolò Centioni

Yoar tra cui: Nicolò Centioni de "I Cesaroni", a breve in onda su Rai uno con Milli Carlucci per "Notti sul ghiaccio", l'affascinante Maria Monsè, il principe Guglielmo Giovannelli Marconi con il Marchese Ferraioli, gli attori Gabriele Marconi, Cosetta Turco, Elena Ossola, Elisabetta Pellini, Luciana Frazzetto, il conduttore di “Numeri uno” su Rai Due Angelo Martini, il giornalista Antonello Lauretti, il Più bello d'Italia Damiano Cioci, Kira Ruffo, Simone Amato, Gisella Peana, da Sky Meteo, Martina Menichini, Elisabetta Viaggi, il prefetto Fulvio Rocco, l'opinionista tv Jolanda Gurrieri, il fashion director Marco Scorza, la manager Emanuela Corsello, il fashion blogger Marco Ricci con Gabriella Chiarappa, Lisa Bernardini con le scrittrici Natascia e Romina Malizia, la look maker Gisella Peana, da Mister Italia Giuseppe Valletti, la cantante Star Eliza, Emanuela Scanu, il regista Michele Conidi, lo stilista Filippo Lafontana e tanti altri... L’ispirazione proveniente da un viaggio in Messico imperversa nel look riscontrandolo negli interventi di stampe etniche e nei tessuti tecnicolore vivaci che richiamano “el dia de los muertos”. A Roma prende vita l’azienda che unisce queste due realtà da cui il nome Meam Yoar (Maya+Rome). Inizialmente, avendo già maturato esperienza nell‘e-commerce, per una diffusione capillare dei propri prodotti, i pezzi si potevano trovare in vendita on-line assicurando ai clienti un customer service rapido ed efficiente in aggiunta di abiti custom-made. Successivamente mossi dalla ricerca di espressione completa, anche grazie al contributo di Marco Magliocchetti, è nato lo store/club MeamYoar, situato in Via Gino Capponi 82 (San Giovanni a Roma), che offre ai clienti la possibilità di vivere direttamente il mondo artistico intorno al quale si sviluppano e prendono vita le idee e le attività Meam, e per i più modaioli anche sorseggiando un drink! Il locale è stato anche predisposto per lo svolgimento di corsi di fotografia e moda in puro stile Meam.

Il primo traguardo è stato quello di creare una vera e propria collezione firmata Meam che unisce il loro punto di vista con quello di una stilista emergente Elisa Rossini, che è entrata a far parte di questo mondo con già varie esperienze alle spalle in boutique e grandi aziende di moda. All’interno del nuovo store meam yoar si possono trovare capi sia per uomo che per donna, la particolarità è la presenza di molti pezzi unisex proprio per affermare questa nuova tendenza all’androginia

Maria Monsè con gli stilisti

della donna forte e dinamica che sempre più si avvicina alla moda men street. L’abbondante utilizzo dell’ecopelle, rappresenta l’animo forte e grintoso con richiami glam rock nei giubbini bikers e nelle gonne a ruota d’ispirazione retro e nei vari interventi sulle ecopellicce tecnicolor, del marchio Meam Yoar. I particolari handmade come gli accessori incorporati negli abiti stessi, o gli interventi di pittura e lavaggi, sono curati con la massima attenzione, rendendo i pezzi unici.


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Arte e Storia

STORIA E CIVILTÀ

a cura del Dott. Carlo Eugenio MORGANTI Storico e Medico

CONTRO IL PRIMATO

PAPALE I

l primato di San Pietro e dei suoi successori, i pontefici romani, fu confutato da antichi e recenti. La venuta di Pietro a Roma fu rigettata, all'inizio del Trecento da Marsilio di Padova, nel Defensor Pacis. In seguito i Protestanti la negarono allo scopo di togliere al primato papale il fondamento storico. Lo storico di Roma, il Prussiano Gregorovius, all'inizio della sua Storia di Roma nel Medio Evo scrive: “Come Romolo e Remo furono i mitici fondatori della prima Roma, così Pietro e Paolo furono i mitici fondatori della seconda”. Altri studiosi del XX secolo, Luigi Nebert, Daunenbaurer e Heussi negarono la venuta di San Pietro a Roma. In realtà San Pietro fu sepolto nel luogo del suo martirio nel Vaticano ove esisteva una necropoli pagana. Papa Aniceto vi eresse una memoria. Pietro venne a Roma nell'anno 44,sotto l'Imperatore Claudio. Ne fu cacciato con gli altri ebrei da questo Imperatore nell'anno 50. Pietro tornò a Roma nell'anno 63. L'Apostolo stesso documenta

la sua dimora a Roma con queste parole della sua Prima Lettera: Salutat Vos Ecclesia, quae este in Babylone Coliecta. Babilonia è Roma, così come è chiamata anche nell'Apocalisse e negli Oracoli Sibillini. La presenza di Pietro a Roma è attestata da Ignazio di Antiochia, da Clemente Alessandrino, da Dionigi di Corinto, da Ireneo da Lione e da Tertulliano. La terra di Ciampino custodisce memorie della presenza e della predicazione di San Pietro, come ho iniziato a dimostrare nei precedenti scritti, a partire dall'affresco rappresentante la traditio legis, che rappresenta Gesù Cristo che dona il rotolo della legge a Pietro, nelle catacombe di Ciampino. Un documento storico straordinario. Addirittura una prova teologica della verità della religione cattolica. Qualsiasi altra Amministrazione comunale ne sarebbe orgogliosa. Non quella attuale di Ciampino, in tutte altre “faccende edilizie” affaccendata.


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Arte e Storia

ARTE CAPITOLINA

C mag | Arte e Storia | Febbraio 2015 67 a cura di Eleonora Bacaloni

NUMERI. TUTTO QUELLO CHE CONTA.

DA ZERO A INFINITO L

a mostra è incentrata sull'importanza dei numeri nella nostra cultura e nella nostra società. Per aiutarci a comprendere meglio il mondo che ci circonda. Nell'anno in cui si celebra il centenario dalla formulazione della teoria della relatività di Einstein, la mostra cerca di far capire qual è la vera dimensione dei numeri, l'importanza che essi assumono ogni giorno nella realtà visibile e invisibile.

Oltre ad evidenziare quella che è l'idea di numero come mezzo per fare conti e per la definizione di spazio e tempo, la mostra cerca anche di far capire come i numeri siano anche costruzioni teoriche dell'umano

pensiero che assumono importanza nei campi più vari. La mostra, quindi, parte dal concetto di numero come strumento per contare quantità reali, fino ad arrivare all'uso dei numeri in settori come quello della medicina e dell'economia. Il percorso di visita si articola in undici momenti, alcuni dedicati ad aspetti generali del numero e del contare, altri a numeri particolarmente importanti, che offrono lo spunto per parlare di matematici famosi ed esplorare i molteplici intrecci tra la matematica e altri settori della cultura, dall’arte alla musica, dalla letteratura al misticismo.

LA MOSTRA

Dal 16 ottobre 2014 al 31 maggio 2015 Curatore: Claudio Bartocci

Coordinamento scientifico: Luigi Civalleri

Orari di Apertura - Martedì, Mercoledì, Giovedì dalle 10 alle 20; - Venerdì e Sabato 10-23.30; Domenica 10-20; L'ingresso è consentito fino a un'ora prima della chiusura

Biglietti Biglietti: Intero Euro12,50; ridotto Euro 10,00

Info PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI, via Nazionale 195 - Roma www.palazzoesposizioni.it - Telefono: +39.06.39967500



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Scienze

GRAVIDANZA

a cura della Dott.ssa Francesca IASELLA gravidanzaroma@gmail.com 3281718809 FB: Ostetrica Gravidanzaroma Francesca

CHI BEN COMINCIA...

A

buona parte dell'areola. L'unica “regola” fondamentale è quindi assecondare il bambino seguendo l'allattamento esclusivo a richiesta cioè senza introduzione di null'altro (formule artificiali, tisane), il latte materno non ha bisogno di supplementazioni perchè la produzione del latte segue il principio della domanda/offerta. Quanto più spesso e a lungo il bambino si attacca al seno, tanto più latte verrà prodotto; per questo non bisogna interferire con altri liquidi, altrimenti il bambino potrebbe non sentire lo stimolo della fame per un falso senso di sazietà indotto dal pancino pieno di acqua o tisana, riducendo così la domanda e quindi la produzione.

ALLATTAMENTO AL SENO

llattare al seno è un gesto d'amore e istintivo, purtroppo non è un gesto familiare. Molto spesso le neo mamme non hanno mai avuto a che fare né con donne che allattano, né con un neonato. Nella società di oggi, figlia di biberon e formule lattee, ci si ritrova a dover fare i conti con credenze piuttosto singolari e fuorvianti: “il bambino

C mag | Scienze | Febbraio 2015 71

Ostetrica

piange troppo, avrà fame… il tuo latte non basta… allatti troppo spesso, i seni non avranno il tempo di riempirsi”. Queste affermazioni mettono in crisi le neo mamme e le fanno desistere prima che la lattazione si sia avviata completamente. In realtà, la verità è una: il 95-97% delle donne sono

predisposte ad allattare! Gli unici motivi per cui una mamma non può farlo sono, le malformazioni alla ghiandola mammaria che impediscono la produzione di latte (percentuale inferiore all’1%) e la cattiva gestione dell'allattamento. L'avvio dell'allattamento, per quanto sia innato, non sempre è immediato. Spesso può sembrare difficile, soprattutto quando si cerca di standardizzare e schematizzare le poppate con ritmi e quantità rigidi e prestabiliti. Fin dall’inizio invece basta lasciarsi guidare dal bambino; questi infatti, per istinto, conosce i giusti modi e tempi. Dai primi istanti di vita è fondamentale il contatto “pelle a pelle”: il neonato messo vicino al seno materno è in grado di raggiungerlo e attaccarsi da solo. Nell'attacco corretto, il bambino spalanca le labbra in modo da avere in bocca oltre che il capezzolo, anche

Il latte materno è il miglior alimento per il neonato: fornisce tutti i nutrienti di cui ha bisogno, rappresentando anche un’ importante fonte di sostanze immunologiche. Tutti i bambini, perciò dovrebbero essere esclusivamente allattati al seno almeno per i primi sei mesi di vita come suggeriscono l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Unicef.


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Scienze

PSICOLOGIA

a cura della Dott.ssa Daniela OLIVIERI Psicologa e Psicoterapeuta

Via M. Francesi, 159 - CIAMPINO P.zza Roma, 2 - FRASCATI 06.7963545- 338.2436372

IL GASLIGHTING

O

ggi parleremo di una violenza che non è fatta di rabbia espressa, al contrario, è insidiosa, fatta di silenzi ostili e subdoli, alternati a parole crudeli. È una forma d’abuso perpetrata in modo particolare tra le “sicure” mura domestiche, che lascia profonde ferite morali e psicologiche. Il gaslighting è una tecnica di crudele ed infida manipolazione mentale. Il termine deriva da un’opera teatrale del 1938 “Gas light” (“Luci a gas”, inizialmente nota come “Angel Street” negli Stati Uniti). Da qui, il termine gaslighting è utilizzato per definire un terribile comportamento manipolatorio messo in atto da una persona per far si che l’altra dubiti di se stessa e dei suoi giudizi di realtà fino a sentirsi sbagliata e confusa . Gaslighter viene definito colui che mette in atto tale manipolazione mentale, minando alla base ogni certezza e sicurezza del partner, agendo come un vero e proprio lavaggio del cervello, che mette la vittima in condizione di pensare di meritare quella punizione e di avere colpa. È una violenza gratuita e persistente, somministrata a dosi quotidiane, ed ha la capacità di “annullare” la capacità di giudizio e autonomia valutativa la persona che ne è bersaglio. La ricerca dimostra che nella stragrande maggioranza dei casi la vittima e il gaslighter sono quasi sempre partner o parenti stretti. Messaggi di svalutazione, ingiunzioni che feriscono emotivamente e l’anima, ancor di più se pronunciati alla presenza di altre persone come fosse una pubblica umiliazione. Il gaslighter sa come ferire e prova godimento dagli effetti del suo comportamento. Esistono tre categorie

di manipolatori: a) L’affascinante. Alterna silenzi ostili e tremende pungolature a momenti d’alluvione d’amore e lusinghe. b) Il bravo ragazzo. Che sembra avere a cuore solo il bene della vittima ma in realtà è un egoista camuffato da persona altruista. c) L’intimidatore. È il contrario dei manipolatori precedenti e, sicuramente, il più diretto. Non si preoccupa di nascondersi dietro false facciate. Lo scopo del comportamento di gaslighting, comune alle tre categorie di manipolatori, è ridurre la vittima a un totale livello di dipendenza fisica e psicologica, annullando la sua capacità di autonomia e responsabilità. Quindi come per tutte le forme di violenza è importante la consapevolezza per la vittima di essere in pericolo e come prima cosa chiedere aiuto, sostegno per poterne uscire al più presto.



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Scienze

PSICOLOGIA

I

Psicologo e Psicoterapeuta f.stati@tiscali.it

TRADIMENTO O CONOSCENZA?

l primo tradimento che viviamo, in realtà, lo agiamo ma non lo subiamo. Nostra madre quando per la prima volta si separa da noi, si fa “tradire” consapevolmente. Il bambino, dal canto suo, nel momento in cui “tradisce” sua madre ha la possibilità di accedere all’altro genitore. Da questo si deduce che tradire è sinonimo di crescita e di conoscenza. Spesso

C mag | Scienze | Febbraio 2015 77

a cura del Dott. Felice STATI

quando il nostro partner/la nostra partner (siano essi: coniugi, compagni, amici, figli, colleghi...) ci tradisce, oltre alla inevitabile rabbia e dolore, ci sta facendo conoscere una parte nuova di noi stessi e di se stesso. Allora cos’è che ci destabilizza tanto quando siamo vittime di un tradimento?

Ma il vero tradimento in realtà lo commettiamo verso noi stessi. Invece di rivolgere le nostre attenzioni e le nostre energie su di noi e sulle nostre emozioni, le usiamo per controllare il nostro partner. Questo può essere di ostacolo per capire veramente cosa è accaduto nella coppia e in noi. Certamente nella fase “calda” del tradimento è preferibile non prendere decisioni sulla scia dell’urgenza e della paura… se si vuole veramente capire e comprendere che ne sarà della coppia che fino ad allora si conosceva, occorre recuperare la lucidità, rimanendo in contatto con le nostre emozioni e i nostri vissuti. Probabilmente l’idea di non essere più al centro delle attenzioni dell’altro. Questa convinzione ci investe, ci condiziona e ci irretisce. Ciò spesso porta a vivere con paura l’idea di perdere la persona che amiamo. È frequente che se l’altro ci tradisce, tendenzialmente reagiamo con un perdono solo apparente, che appartiene più all’angoscia di rimanere soli piuttosto che a un vissuto di accettazione autentica. Altre volte si comincia ad assumere un atteggiamento ipercontrollante sul proprio partner, per appurare che l’altro sia sincero e non ci faccia più soffrire.

Il tradimento lo si intende anche come venire meno ad un patto. Non rispettare l’accordo tacito di rimanere fedeli ad un’idea di coppia e/o di famiglia. Questo è il primo vero “lutto” che va affrontato. Nel contempo occorre tenere a mente che il patto tra i partner va contrattato nuovamente ed in ogni fase della vita di coppia affronterà. Solitamente gli uomini tradiscono per perdita di sicurezze interne, per incapacità di vivere una vera intimità. Le donne tradiscono perché generalmente si innamorano. Nelle coppie omosessuali il tradimento è fonte invece, di grande vergogna e spesso viene vissuto con grosso conflitto interno.


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Scienze

GRAFOLOGIA SI PUO’ RICONOSCERE

IL SESSO

DI CHI SCRIVE?

F

in dall’inizio della grafologia gli studiosi hanno tentato di collegare i segni grafici alle caratteristiche fisiche di chi scrive, in particolare al sesso. Come sono le scritture femminili? Più arrotondate. Più ordinate. Con prevalenza di curva. E quelle maschili? Più ad angolo. Più piccole. Più appoggiate.

a cura della Dott.ssa Antonella FELIGETTI Psicoterapeuta Grafologa

Via Col di Lana,126 - CIAMPINO antonella.feligetti@libero.it 339.1507377

tare e di comprendere gli altri. Ma la sua disponibilità è trattenuta da un bisogno di non lasciarsi condizionare, di resistere ad una sentimentalità che teme accentui la sua vulnerabilità. Importanti aste a bastone indicano determinazione e capacità di affermare il proprio punto di vista, ma una “t” dalla barra bassa e a croce ci parla di una volontà che si afferma in modo equilibrato. Senso del dovere, volontà ferma, energia che si esprime nell’attività lavorativa, ma anche sentimenti forti. In questa scrittura compare la specie crescente ovvero l’ultima lettera è spesso più grande del resto della parola. Tale caratteristica indica un forte bisogno di essere riconosciuto ed apprezzato, di essere considerato, unitamente ad un fondo di ingenuità ed insicurezza. Tutto ciò lo rende più combattivo di fronte agli ostacoli che cerca di superare con energia per ergersi in modo imponente di fronte al mondo.

Dunque in R. una forte componente sentimentale accentua le caratteristiche di conciliazione e di disponibilità affettiva, ma un forte senso del dovere, una volontà ferma e determinata gli permettono di rivestire con efficacia posizioni di responsabilità. Caratteristiche maschili e femminili si equilibrano in una personalità capace di dolcezza e di ascolto, di volontà affermativa e di combattività. Dunque una scrittura maschile, ma con alcune caratteristiche come un grande valore dato ai sentimenti e capacità di ascolto, solitamente attribuiti all'indole femminile. Sicuramente una raggiunta parità dei sessi sta realizzando una sostanziale corrispondenza tra doti femminili e maschili e poiché la grafologia studia il carattere della persona con essa si evidenniare la grande richiesta affettiva. Ampie ed accoglienti ziano qualità che non si possono attribuire in maniera ghirlande ci indicano una ricettività di R., capace di ascol- peculiare ad uno solo dei due sessi. Seppur vere queste osservazioni non sono in grado di permetterci di comprendere il sesso di colui che ha prodotto la grafia. Osserviamo insieme la scrittura di un uomo adulto: arrotondata e dagli ovali grandi, a testimo-


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Benessere

BELLEZZA

a cura di

Letizia LONGO

a cura di

Belli Come il Sole

Hair Stylist

Salone di bellezza e benessere

PREVENIRE LA

IL FANGO

CAPELLI S

L

CADUTA DEI empre più uomini e donne soffrono di caduta precoce dei capelli. Numerosi fattori (fatica, aggressioni ambientali, scompensi ormonali e metabolici, cambiamento delle abitudini di vita, stress) hanno determinato negli ultimi anni un costante aumento del numero di persone che lamentano un problema di caduta o indebolimento dei capelli. Tali fattori possono causare una regressione prematura della radice del capello; la fase di crescita è ridotta e il capello tende a cadere prima. Le cause di una caduta anomala dei capelli possono essere molteplici e si manifestano in modo differente con il variare dell'età, del sesso e della patologia che provoca la caduta. Un aumento della caduta, spesso associato ad un diradamento più o meno diffuso, è il sintomo principale di molte patologie del capello. Le più diffuse sono la CALVIZIE (Alopecia Androgenetica) e la CADUTA AUMENTATA (Telogen Effluvium). La prima è la più comune patologia dei capelli e colpisce circa l'80% degli uomini e il 50% delle donne. Consiste in una progressiva miniaturizzazione del follicolo pilifero, determinata dall'azione degli ormoni androgeni su soggetti sensibili. La seconda invece consiste in una

abbondante caduta dei capelli in fase di riposo; questa patologia colpisce soprattutto le donne e le sue cause sono moltepilci: stress acuti o cronici, malattie, interventi chirurgici e alcune terapie farmacologiche, squilibri ormonali e gravidanze, diete dimagranti, squilibri alimentari e anomalie del cuoio capelluto (seborrea o forfora). La risposta per la prevenzione ed il trattamento di queste patologie è un sistema di cura integrato che il nostro salone propone attraverso il SISTEMA TRATTANTE INNER EFFECT REGULATE ANTI HAIR-LOSS di GOLDWELL, una formulazione esclusiva per contrastare la predisposizione alla caduta, prolungare il ciclo di vita del capello attraverso la combinazione di ingredienti attivi multifunzionali come: il MENTOLO, stimola la cute per un assorbimento ottimale degli ingredienti attivi; t-FLAVANONE e PROCAPIL, rallentano la regressione rinforzando il capello e migliorandone l’ancoraggio in cute. Efficacia testata, riduzione della caduta del ben 46%! Per maggiori informazioni sul trattamento, rivolgersi al nostro salone.

e principali azioni curative della terapia con i fanghi sono di tipo antinfiammatorio ed analgesico, di rilassamento muscolare e stimolo di molte funzioni dell’organismo, tra le quali quella immunitaria. L’effetto può essere sia locale, nella sede di applicazione, che generale, su tutto l’organismo. Sono imbattibili per levigare la pelle e ridargli morbidezza e un valido aiuto contro la cellulite e i ristagni di liquidi. Le maschere di fango sul viso risvegliano il colorito, eliminano l’eccesso di sebo e mettono al tappeto brufoli e punti neri. L’ azione dei fanghi è dovuta anche all’effetto osmotico: creano uno stato isolante che aumenta la temperatura della pelle, i pori si aprono e la pelle diventa più ricettiva ai principi attivi racchiusi nella miscela di fango. Fanghi: rinnovata bellezza. Nascono dall’unione di acqua termale o marina e argilla. Agiscono più efficacemente di altri trattamenti contro gonfiori e cuscinetti adiposi, grazie alla presenza di minerali ed oligoelementi -uniti ad alghe, oli essenziali ed estratti vegetali- che, durante la posa, vengono “passati” alla pelle. Prima dell’applicazione vengono scaldati: questo stimola la circolazione, tonificando la pelle e favorendo l’eliminazione delle tossine. Grazie all’elevato contenuto di minerali ed oligoelementi si eliminano i liquidi in eccesso presenti nei tessuti, riducendo il gonfiore

Benessere

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BELLEZZA

e contrastando il rilassamento dei tessuti. Stimolano il metabolismo locale, stimolando l’eliminazione del grasso localizzato e riducendo i cuscinetti adiposi. I più utili contro la cellulite sono quelli a base di acque ricche di iodio, sodio e bromo. Il trattamento: Si procede con un’esfoliazione profonda della pelle per permettere alle sostanze attive dei fanghi di penetrare a fondo. Subito dopo, un massaggio con un prodotto specifico prepara la pelle all’applicazione del fango, e aiuta la rimozione delle tossine. Infine, il fango viene scaldato a bagnomaria, e applicato abbondantemente sui punti interessati, avvolgendo poi il corpo con un telo in plastica e una coperta termica. Il fango è vivamente consigliato per il trattamento della cellulite. Essendo applicato a caldo, agisce come attivatore della circolazione ed è molto indicato per le pelli grasse. Per quelle sensibili è necessario scegliere un prodotto specifico.


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Benessere

BELLEZZA

a cura di Serena FORTE

a cura della Dott.ssa Gaia RUIA Fisioterapista e Maieuta in Sigmasofia

Nail Artist & Nail Trainer

e-mail: gaiaruia75@gmail.com Tel: 347 3586918

FB: Serena Forte Master Taty Nails 328.4963712

LA PRESSIONE

E L'IO

I

LA PEDICURE

piedi spesso non vengono curati con la stessa attenzione e frequenza del resto del corpo, specialmente in inverno, quando passano la maggior parte del tempo chiusi dentro alle scarpe e ai calzini. In estate vengono curati di più, perché più visibili attraverso sandali. La cura del piede non è un trattamento di bellezza da iniziare prima della stagione estiva ma, una pedicure curativa professionale da un’estetista, almeno una volta al mese, contribuisce ad avere dei piedi sani tutto l’anno. Nella stagione invernale il piede sopporta sollecitazioni esterne che favoriscono la disidratazione della pelle e la formazione di calli e duroni. La pedicure può essere di due tipi:

PEDICURE ESTETICA

di cuticole, scrub per l’eliminazione delle cellule morte, taglio netto dell’unghia con tronchesine, idratazione del piede con creme specifiche. Per completare la pedicure si può procedere all’applicazione di uno smalto, smalto gel, copertura delle unghie con gel o acrilico (a seconda dell’esigenza della cliente).

L

a circolazione sanguigna è la linfa vitale che nutre il nostro corpo, proprio perchè trasporta tutte le sostanze necessarie al nostro mantenimento in vita. È determitata dal cuore, pertanto è strettamente legata al suo funzionamento. Uno dei parametri importanti per la salute è, infatti, la pressione sanguigna, che diventa pericolosa se supera determinati range (con un intervallo che varia dai 75 agli 80 mmHg per la pressione minima e dai 115 ai 120 mmHg per la pressione massima).

PEDICURE CURATIVA viene messo in atto nel momento in cui bisogna intervenire su unghie incarnite, calli o duroni. Per questo tipo di trattamento è necessario rivolgersi ad un’estetista esperta e mai provare ad intervenire da soli. Presso il centro estetico vengono utilizzati strumenti specifici e sterilizzati per garantire il massimo livello di igiene e sicurezza.

La pedicure si conclude sempre con un’idratazione con creprevede alcuni passaggi fondamentali: pediluvio me specifiche e un massaggio rilassante, che non guasta per ammorbidire i piedi e prepararli all’eliminazione mai!

Come sappiamo, l’attività motoria, il funzionamento dei vari organi interni, l’alimentazione e, non ultima,

Benessere

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MENTE E CORPO l’emotività incidono sul suo funzionamento. Pertanto, quando riscontriamo dei valori pressori pericolosi per la salute, ciò è un segnale che ci sta avvertendo che qualcosa della nostra vita è fuori range, fuori ritmo vitale: stiamo subendo/producendo troppa pressione da qualche situazione di vita, o troppa poca, tanto che ci gira la testa, siamo confusi e deboli, fino ad arrivare allo svenimento: la perdita di coscienza: la fuga dell’Io da quella determinata situazione. Ci manca aggredior (la forza ad andare avanti), ci manca la forza di affrontare/ risolvere quell’evento esistenziale. Con la pressione bassa, siamo sempre stanchi... di cosa? Nel primo caso, il più pericoloso, è probabile che ci siano più stressor (fattori di stress) che si sono accumulati senza essere stati risolti, e che ci costringono, appunto, a stare sempre sotto pressione. Al contrario di chi soffre di pressione bassa, l’iperteso (termine medico fortemente analogico con l’interiorità!) è come se chiedesse sempre di più a se stesso, come se non si potesse mai concedere una pausa, va avanti sempre al di sopra delle forze, tanto che, se eccede, il cuore può cedere (l’infarto), o qualche vaso sanguigno si può rompere e determinare danni neurologici (come l’ictus, l’ischemia), più o meno gravi e invalidanti. È incredibile come un fattore così determinante per la salute sia spesso sottovalutato, nella mia esperienza da fisioterapista tutti i giorni osservo i danni che tali disattenzioni verso se stessi determinano e, allo stesso tempo, come, nonostante ciò, ci sia il voler permanere nel non riconoscimento dell’elemento psicologico-emotivo che, in primis, ha determinato tutto ciò, perchè ricordiamo, essendo tutto legato, c’è sempre un altro livello da indagare; non è mai l’evento in sé a determinare le conseguenze, ma la nostra reazione, in quella reazione ci siamo noi (N. Mangiameli).


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C mag | Benessere | Febbraio 2015 85

a cura di Sara SIMONELLI

ALIMENTAZIONE

sarasimonelli@gmail.com

UNA VITA

e depressione gonfiore addominale, colite, diarrea intermittente, flatulenza, crampi aumento delle transaminasi, particolari enzimi di origine epatica

Diagnosi La somiglianza con altre malattie la rende di difficile diagnosi. Soprattutto quando insorge in età adulta sono necessarie numerose visite specialistiche prima di accorgersi che l'origine dei disturbi è legata alla sua presenza. In altri casi può accadere che il paziente si autoconvinca della normalità dei sintomi omettendo di riportarli al medico curante: si stima che almeno 300.000 italiani convivano ogni giorno con la celiachia senza esserne a conoscenza. Dato che in presenza di celiachia vi è un considerevole aumento della produzione di specifici anticorpi, un semplice esame del sangue può aiutare la diagnosi. In caso di positività solo la biopsia dell'epitelio intestinale potrà confermare l'effettiva presenza della patologia. Il modo più semplice di diagnosticare la celiachia rimane comunque quello di sospendere l'assunzione di alimenti contenenti glutine verificando se vi è o meno una regressione dei sintomi.

SENZA GLUTINE C

he cos’è la celiachia? Un’intolleranza permanente al glutine, la componente proteica che si trova nel frumento (comunemente chiamato “grano”) ed in altri cereali, ad esempio farro, orzo, segale, avena, kamut (grano egiziano), spelta, triticale, bulgur (grano cotto), malto, greunkern (grano greco) e seitan (alimento ricavato dal glutine). Cosa succede ingerendo glutine? Nel celiaco ingerire glutine attiva in maniera anomala il sistema immunitario che risponde rifiutando il glutine e danneggiando quindi l’intestino. Le pareti dell’intestino sono formate da miliardi di villi, piccole strutture sottili e allungate che formano tra di loro delle anse. Questa particolare conformazione permette l’assorbimento delle sostanze nutritive. Nei celiaci la reazione della mucosa intestinale appiattisce queste anse e causa

quindi malassorbimento. Si dice infatti che i villi si “atrofizzano”, ossia la mucosa si appiattisce e non fa più il suo lavoro di assimilazione dei nutrienti (ferro e altri minerali, vitamine, zuccheri, proteine, grassi, etc). Sintomi Tra i sintomi più frequentemente correlati a questa malattia ricordiamo: anemia da carenza di minerali (Ferro) o vitamine (vitamina B12, acido folico) osteoporosi precoce per ridotto assorbimento di calcio e carenza di vitamina D che può condurre nei casi più gravi a fratture ossee in seguito a traumi di lieve entità aftosi orale (formazione di piccole placche rotondeggianti e fastidiose sulle mucose orali) e più in generale dermatite erpetiforme cefalee e malessere generale associato a debolezza problemi di natura psicologica come ansia, irritabilità

intestinali. La celiachia può inoltre associarsi ad altre malattie autoimmuni come l'artrite remautoide. Oltre che al termine dello svezzamento la malattia celiaca può insorgere o aggravarsi anche in età adulta a causa di stress fisici o psicologici importanti.

Se non viene diagnosticata in tempo ed adeguatamente curata la celiachia può condurre a fenomeni molto gravi soprattutto in giovane età. La progressiva distruzione dei villi intestinali conduce a malattie importanti e talvolta irreversibili come infertilità, aborti ripetuti, arresto della crescita, ipotiroidismo, alopecia, diabete e tumori

È bene sapere le norme per i ristoranti -Pietanze preparate in modo che sia escluso il contatto con alimenti con glutine. - Divisa pulita o camice monouso - Lavare le mani dopo qualsiasi azione - Attrezzi lavati o dedicati - No acqua di cottura promiscua - No olio utilizzato per alimenti con glutine - No cestelli multicottura - Segno identificativo per piatto senza glutine - Evitare l’uso del forno con promiscuità


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Food&Drink Cultura

VI RACCONTO L’ITALIA

#ViRaccontoLitalia #Cmagazine

a cura di

@mitchLAURENZANA www.michelelaurenzana.com - www.viraccontolitalia.it

GRAZZANO VISCONTI - Foto di @Sergioesse

UN PAESE IRREALE NELLA REALTÀ:

GRAZZANO VISCONTI

T

ra i tanti vostri suggerimenti, questo mese con #ViRaccontoLitalia gioco in casa e ho scelto di fare tappa in Emilia Romagna, precisamente in provincia di Piacenza. Molti i paesi caratteristici di questa splendida terra, ma ho voluto sfruttare quest’occasione per raccontarvi di una piccolissima “città d’arte”, in perfetto stile medioevale, di proprietà dei discendenti del duca Giuseppe Visconti di Modrone, che lo fece costruire tra i primi del 900 e il 1941: Grazzano Visconti. Seppur poco

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Michele LAURENZANA

conosciuto, sono migliaia i turisti che arrivano ogni anno a Grazzano per calcarne la straordinaria scena medioevale arricchita da manifestazioni e rievocazioni storiche, e per visitare le botteghe artigiane dove tuttora si lavorano il ferro battuto, la ceramica e il legno secondo gli insegnamenti della cultura e della didattica non scritta, ma tramandata -o meglio sussurrata- da padre a figlio. Nelle intenzioni del conte, il villaggio doveva esaltare il legame tra il blasone dei Visconti, il castello e la comunità. Per raggiungere questo obiettivo,

a partire dai primi anni del Novecento furono eretti attorno al trecentesco castello nuovi alloggi, fu avviata una scuola di arti e mestieri, e vennero aperti laboratori e botteghe artigiane di falegnameria, intaglio, battitura del ferro e ricamo. Oltre a esserne l’ideatore, il conte partecipò attivamente alla realizzazione di Grazzano lavorando come progettista, direttore dei lavori, pittore e affrescatore. Oggi, percorrere le sue strade e ammirare le facciate delle case dipinte, le mura merlate, i camini dalle forme singolari, curiosare nelle botteghe, permette al visitatore di immergersi in un’atmosfera incantata in un epoca fiabesca sospesa tra passato e presente. Grazzano è infatti un luogo magico, che va visitato per immergersi nella sua atmosfera unica, passeggiando tra le strette strade ghiaiose e scorgendo angoli nascosti fino a giungere alle torri del Castello con l’imponenza tipica della fortezza viscontea; logge e camminamenti si completano di merlature ghibelline, mentre le facciate in mattoni diventano più armoniche e severe con graffiti e decorazioni caratteristiche del gusto lombardo. A completare l’atmosfera, una lussureggiante cornice di alberi secolari con statue, viali e fontane che costituiscono il grande parco di 10 ettari. Di grande impatto scenografico è la chiesa di Santi Cosma e Damiano, il cui impianto originale risale al secolo XIII. Ma sono tanti gli edifici che meritano attenzione, tra cui la Chiesetta Gotica; l’Albergo del Biscione; l’Asilo in stile liberty e la Cortevecchia. L'amore per l'artigianato creativo qui è ancora sovrano, ma il vero fascino di questa borgata è l'azione del tempo che continua a proteggerla e a preservarla, assieme allo stile e alla passione di chi la abita e dei nipoti del duca Giuseppe Visconti di Modrone, attuali proprietari.

CASTRO (Lecce) Foto di @markopictures

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Cultura

INTERVISTA

CHIARA GAMBERALE

L’INCANTO DELLE PICCOLE COSE “Scrivere è e sempre sarà la mia salvezza, la mia vocazione, la mia possibilità di un senso” Romana. Classe 1977. Scrittrice, autrice e conduttrice radiofonica e televisiva. I suoi romanzi sono tradotti in sedici paesi e con ogni nuova uscita sale in vetta alle classifiche dei libri più venduti non soltanto in Italia, ma anche in Spagna e America Latina. Parliamo di (e con) Chiara Gamberale.

A

soli 19 anni vince il Premio di giovane critica Grinzane Cavour, promosso da La Repubblica, e appena tre anni dopo pubblica il suo primo romanzo per Marsilio, Una vita sottile (Premio Opera prima Orient Express), seguito da Color lucciola (Marsilio, 2001). Con Bompiani Arrivano i pagliacci (2002) e La zona cieca, grazie a cui vince il Premio

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a cura di Yolanda FUERTES GARCÌA @fuertesgarcia_y www.looksplanet.org

Selezione Campiello nel 2008. Il sodalizio professionale con Mondadori ha come risultato tre successi editoriali di primo livello: Le luci nelle case degli altri (2010), L’amore quando c’era (2012) e Quattro etti d’amore, grazie (2013). Nello stesso anno arriva un altro boom editoriale, Per dieci minuti (Feltrinelli) e nel 2014 Avrò cura di te (Longanesi), scritto a quattro mani con Massimo Gramellini. Ma la storia (anche se sembra impossibile) non si ferma qui: è inoltre autrice e conduttrice di programmi televisivi e radiofonici, tra cui spiccano Quarto piano scala a destra (Rai Tre), Trovati un bravo ragazzo (Radio 24) e Io, Chiara e l'Oscuro (Rai Radio Due). Ha condotto anche il contenitore culturale Duende (Seimilano) e Gap (Rai Uno) e collabora assiduamente con giornali e riviste come La Stampa, Il Riformista, Vanity Fair ed il femminile del Corriere della Sera “Io Donna” con il blog “Sentimentalisti anonimi”. Chiara, c’è qualcosa in ogni tuo romanzo che lascia il segno e lega indissolubilmente il lettore alla storia, durante la lettura ma soprattutto dopo. Da dove arriva questa tua capacità di toccare l’animo umano e suscitare emozioni vere? “Grazie, prima di tutto! Naturalmente io non mi rendo conto di quello che dici… Ma se qualcuno si emoziona quando legge un libro credo che avvenga perché il primo ad emozionarsi è stato chi quel libro l’ha scritto. Insomma, nelle mie storie io metto tutta me stessa. Le mie paure, le mie ansie, i miei desideri, le mie ferite”. Parli di paure, di ansie, di ferite. Il processo creativo nasce sempre dallo sconforto, da un dolore -sia questo piccolo o grande- o anche la felicità è creativa? “Anche la felicità è creativa, certo! Sono due facce della stessa medaglia, il dolore e la felicità, da entrambe queste dimensioni possono accadere cose. Dall’apatia no, non può accadere niente”.


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Cultura

INTERVISTA Quindi ogni volta che cominci a scrivere un romanzo sai già come andrà a finire l’intreccio della storia o all’inizio non hai ben chiaro dove ti stai indirizzando? “Dipende dai romanzi. Ma in genere fin dall’inizio so dove voglio andare... ma non come arrivarci. È lì che arriva il processo più interessante, che ha molto a che fare con l’abbandono”. Lidia Frezzani, protagonista de “La zona cieca” -tutto quello che gli altri colgono di noi ma che a noi sfugge- si innamora di Lorenzo, uno scrittore quarantenne arrogante e fascinoso, totalmente annebbiato dal suo narcisismo. Questo romanzo è un esempio di letteratura che mette in primo piano una visione sostanzialmente femminile. E tutt’oggi sentiamo spesso parlare di una letteratura “da donne”, “per donne”. Ha senso fare questa differenziazione o dietro a quest’affermazione vi sono soltanto interessi commerciali? “No, non credo abbia senso associare lo scrivere o il leggere storie d’amore alle donne. Sarebbe come dire che l’amore è una questione che riguarda solo noi. Per fortuna non è così”. Nel 2013 “Per dieci minuti” ha sfondato il tet-

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CHIARA GAMBERALE to delle 100 mila copie in solo tre mesi. L’esperimento steineriano che ci proponi nel libro -“Dieci minuti al giorno. Tutti i giorni. Per un mese. Dieci minuti per fare una cosa nuova, mai fatta prima. Dieci minuti fuori dai soliti schemi. Per smettere di avere paura. E tornare a vivere”-, ci deve fa capire che abbiamo perso l’umiltà nei confronti delle piccole esperienze quotidiane e della necessità di fare cose nuove, anche quelle banali in apparenza? “Nel giro di dieci minuti non può cambiare il corso della vita, ma restituendo a ogni minuto il suo infinito potenziale, sì”. Ne “Le luci nelle case degli altri” Mandorla, nel suo processo di crescita segnato dalla scomparsa della madre e dal desiderio di scoprire chi è suo padre, afferma che “viviamo tutti all’oscuro di qualcosa che ci riguarda”. È giusto che sia così? È una questione di sopravvivenza nella nostra ricerca della felicità? “Non è né giusto né sbagliato: è un fatto, un’evidenza di cui prima prendiamo atto, prima avremo una possibilità per essere più sereni. Magari anche felici”. Abbiamo appena saputo che la storia di Man-

dorla diventerà una serie televisiva. Come ti senti quando vedi le nuove facce, le mosse dei tuoi personaggi sul piccolo o grande schermo? “Finora è successo a “Una vita sottile” e a “Una passione sinistra” di diventare dei film, ma quando li hanno girati avevo già maturato un certo distacco rispetto ai libri che mi ha permesso di essere semplicemente incuriosita dalla loro trasposizione. Con “Le luci nelle case degli altri” è diverso. Da quel libro non mi separerò mai, è il mio preferito. E fremo per conoscere e studiare assieme agli sceneggiatori quali saranno le facce dei miei personaggi”. “Avrò cura di te” ci propone un viaggio dentro noi stessi, ci fa scoprire che sono le nostre fragilità a renderci unici. Come si fa a scrivere un romanzo introspettivo a quattro mani? “Massimo e io per mesi ci siamo davvero trasformati nei due protagonisti del romanzo e ci siamo scritti come fossimo loro. Parlando dal dentro dei loro cuori, come di solito entrambi siamo abituati a fare, nella vita di ogni giorno, partendo dal dentro dei nostri”. Un curriculum di primissimo livello e “a tutto tondo” nel mondo della comunicazione. Ma il grande amore restano sempre le lettere? “Assolutamente sì. Scrivere è e sempre sarà la mia salvezza, la mia vocazione, la mia possibilità di un senso”. Sappiamo che purtroppo la letteratura è un campo in cui alla bravura non corrisponde necessariamente un risultato. Ogni giorno professionale lo vivi, quindi, come un piccolo grande miracolo? “Sì. Non dimentico mai la fortuna incredibile di potere vivere della mia passione”. E qual è il tuo rapporto con la letteratura odierna? “Le mie preferenze sono le stesse che mi legano ai grandi classici: mi piacciono le storie originali, quelle dove c’è una voce che non si potrebbe trovare che lì. Nella società attuale mi piacerebbe che lo scrittore fosse una

persona in grado di regalare visioni, più che opinioni”. In un periodo difficile per l’Italia mantenere speranza, morale alto e ottimismo diventa sempre più complicato. Chi “avrà cura” del nostro Paese? La Bellezza ci salverà? “Senz’altro ci aiuterà. Ma credo che ognuno di noi, se vuole ricevere cura da questo Paese, deve anche prendersi cura di lui”. E per quanto riguarda il futuro di Chiara Gamberale? “Vorrei scrivere un altro romanzo che mi restituisca la pienezza che mi ha dato scrivere “Le luci nelle case degli altri”.



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Cultura

LIBRI

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SE QUESTO È UN UOMO Primo Levi

"S

e questo è un uomo”, scritto da Primo Levi tra il 1945 e il 1947, è il romanzo in cui l’autore racconta la sua esperienza nei campi di concentramento, durante la Seconda guerra mondiale. Sottratto alla sua vita quotidiana, Primo Levi viene condotto in questo luogo di morte, costruito per annientare la dignità umana. Levi racconta nel libro come il lager nazista sia pensato appositamente per trasformare gli uomini in vere e proprie bestie, costretti a lottare gli uni contro gli altri per la sopravvivenza. I suoi abitanti sono obbligati ai lavori

Non c’è nessuna forma di normalità dietro il dolore gratuito che viene inflitto, ed è questo il male radicale, quello perverso, che non può essere spiegato né gestito, ma che in qualche modo deve essere contenuto dentro il petto di chi ha subito l’esproprio della propria anima. E quando il protagonista di “Se questo è un uomo” riesce a sopravvivere e a uscire da Auschwitz con le proprie gambe, non è in grado di lasciare la propria sofferenza dietro il filo spinato del campo di concentramento, ma se lo porta addosso, oltre, per tutto il tempo che gli resta da vivere.

a cura dI Fabrizio RINALDI

forzati, denutriti e privati persino del nome, spogliati di qualsiasi bene e divisi dalle proprie famiglie. La vita nel lager è descritta comw una realtà incredibilmente alienante, in cui gli uomini e le donne subivano ogni tipo di sopruso. Torturati, costretti a soffrire ogni tipo di dolore, da quello fisico a quello mentale e morale, sempre più massacrante, le persone si trascinano nel campo di concentramento fino a non provare più emozioni. Anche l’autore descrive il proprio tempo trascorso nei lager. Il romanzo è estremamente toccante, perché al di là

delle crude descrizioni di ciò che ha visto accadere ai propri compagni di sventura, al sangue versato, ai bisogni primari insoddisfatti, l’autore racconta di una coscienza che cerca di reagire, di come, in un luogo in cui la morte era una compagna di viaggio quasi desiderata, per quanto tremende erano le condizioni di vita, scopre un’incredibile forza che smuove una passione naturale e pura per la vita. Il coraggio, la necessità di non lasciarsi andare e un amore celato dalla sofferenza, ma pur sempre esistente, lo hanno indotto istintivamente a reagire, e questa reazione ha trovato significato nella scrittura, in parole da nascondere perché nel campo, non era concesso neppure scrivere. Primo Levi nel libro “Se questo è un uomo” oltre a raccontarsi, cerca di dare una spiegazione, una parvenza di ragionamento per trovare la causa che ha spinto degli essere umani ad annullare la personalità, l’individualità e l’esistenza dei loro simili. Nonostante la brutalità, dietro quest’azione violenta che priva lentamente della vita un altro individuo, non ci sono animali domati soltanto dall’istinto, ma un uomo, una persona qualunque, di quelle che s’incontrano per strada o al lavoro.

Lo stile di Primo Levi in “Se questo è un uomo” è asciutto, descrittivo, molto diretto, tipico di chi ha la necessità di far arrivare immediatamente un concetto ai suoi lettori. E il pensiero di quest’uomo sopravvissuto alla più grande sciagura della storia d’Europa resta impresso negli occhi e nel cuore di chiunque legge questo libro.


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Arte&Cultura Cultura

M uMUSICA SicA

C mag | Cultura | Febbraio 2015 97 a cura di Marco BARTOCCIONI a cura di Fabio SORRENTINO musicista

GIANLUCA

FABI

Roma sono stato invitato ad esibirmi sul battello Agrippina Maggiore durante navigazione sul fiume Tevere. Durante il tuo percorso, c’è un evento in particolare che ti ha segnato? Nel 2009 conosco Giuseppe Gallinelli, coordinatore dell'Associazione Aisa Lazio Onlus di Ciampino, insieme formiamo una squadra di calcio con il nome dell'associazione, con lo scopo di organizzare partite di beneficenza, grazie a queste iniziative ho il piacere di conoscere la bravissima e dolcissima attrice Roberta

IO E LA MUSICA UN'ESSENZA DI VITA

G

ianluca Fabi, 35 anni, è un giovane e talentuoso cantante ciampinese che ha già conseguito notevoli esperienze nel settore.

Gianluca, in che modo la musica ha cambiato la tua vita? La musica ha cambiato la mia vita in tutto, aiutandomi a superare anche i momenti negativi. Penso che chi fa musica si possa ritenere fortunato, perché vuol dire avere sempre un momento di rifugio nella propria sensibilità e nei propri pensieri. Trasmettere una parte di se stessi agli altri è, ogni volta, un’esperienza di vita!

carriera? Penso che ogni momento abbia rappresentato una tappa importante per me. Da circa 15 anni vivo di musica. Sicuramente quello che mi emoziona ogni volta è il ricordo degli eventi che mi hanno segnato , partendo dal 2005 con l’esibizione alla manifestazione “Ciampino Città del Volo”, mentre nel 2006 altra esibizione importante al Palacavicchi di 35 anni , giovane e pieno di energie, quali Ciampino, serata di beneficenza per la SLA insieme all’artista sono stati i momenti più importanti della tua Riccardo Fogli, inoltre per con il patrocinio del Comune di

Scardola (Carlotta nei “Cesaroni”). Successivamente, per tre anni mi esibisco al noto locale “Stazione Birra” per la giornata Mondiale dell'Atassia, ho avuto l'onore di conoscere la bellissima e bravissima Manuela Villa e il grande Monsieur David di Colorado. Infine ho partecipato come ospite al Teatro “Lo Spazio” di Roma durante una serata del meraviglioso spettacolo di Monsieur David “Feet Fantasy”. In Italia la musica è una scelta di vita audace e coraggiosa: cosa consiglieresti alle ragazze

e ai ragazzi che volessero intraprendere la tua strada? Consiglierei di studiare, di conseguire un’ottima preparazione e di ampliare il proprio bagaglio culturale, che vada al di là della musica, perché è la cultura che rende un artista originale. E poi, di restare semplicemente se stessi, di essere umili, di vivere un percorso artistico in maniera naturale e spontanea. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? I piani per il futuro sono tantissimi, il 14 Marzo al 2.0 di Pomezia mi esibirò con il mio brano inedito, mentre a fine Maggio sarò ospite ad un evento di beneficenza giunto alla settima edizione che si svolgerò al Palacesaroni di Genzano di Roma con il patrocinio dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma del comune di Genzano di Roma e con il contributo organizzativo del mio caro amico Luca Guadagnini. Gianluca, è stato davvero una sorpresa conoscerti ed averti nostro ospite in redazione, desideri ringraziare qualcuno in particolare? Innanzitutto a tutta la redazione di C magazine per la vostra disponibilità, inoltre ringrazio la mia famiglia che mi sostiene sempre, la mia compagna, i miei nipotini, i miei amici storici Davide, Dan, Massimiliano, Simone -ora in Sicilia-, Riccardo -ora a Miami-, Alessandro, Andrea, Marco, Jessica, Federica, Daniela e consorti. I ragazzi amici del calciotto e i volontari della Protezione Civile, Adolfo Aceti di Ciampino, la mia socia Chiara e Fulvio che mi ha aiutato nella realizzazione di un album, Giuseppe Gallinelli, Manuela Vill,a Monsieur David, Luca Guadagnini e Band con i quali sto condividendo numerosi progetti insieme.

Serate ed Eventi GIANLUCA E CHIARA


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Arte&Cultura Cultura

M uMUSICA SicA

SOFIA

DOLCE LA SINGER ITALIANA CHE CANTA COME TINA TURNER

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ofia Dolce la cantautrice napoletana che sta imponendosi al mercato a sud di Roma, spopolando, ha in programma anche l’uscita che porta il titolo di “NEL BENE E NEL MALE”, nuovo lavoro discografico con molte collaborazioni importanti e qualificate con uno stile innovativo che conquista. La nuova rivelazione! Da quanto tempo canti? La passione per il canto l'ho avuta da piccolissima e ho iniziato all'età di dieci anni nel coro della chiesa del mio paese dei Castelli e nello stesso anno ho partecipato a vari festival e ho iniziato a studiare canto, dopo un anno già facevo parte di vari pianobar e successivamente cantante solista in un gruppo.

C mag | Cultura | Febbraio 2015 99 a cura di Marco BARTOCCIONI a cura di Lorena FANTAUZZI musicista Con che genere hai iniziato? Il mio repertorio spaziava dal napoletano classico e moderno, al pop, inglese, italiano ma la vera passione è il soul. Una cantante che ti ha ispirato? Tina Turner, per la sua grinta. Un animale da palcoscenico un pò come mi sento io... Poi ti sei data al neo- melodico come è successo? Be', ho iniziato ad appassionarmi e piano piano ho scritto un pezzo che ho cantato con un artista di successo, Leo Ferrucci. Mi ha dato molte soddisfazioni, la gente era entusiasta. Qual è il tuo sogno nel cassetto? Ma ne ho tanti sicuramente uno e' quello di crescere insieme al mio impresario Nunzio Menagement con il quale c'è un progetto importante che comprende varie trasmissioni televisive e radiofoniche. Cosa farai da grande? Credo la cantante e spero di farmi conoscere e piacere sempre di più, studio dall'età di dieci anni, ho avuto esperienze in teatro, amo la recitazione e mi piacerebbe far parte di un musical ed un disco in duetto con Antony, in collaborazione di artisti neo melodici e Leo Fiorucci! E ce ne saranno ancora tante... C'è da dire che in due anni sono al secondo lavoro discografico e in pochissimo tempo sono diventata un’artista conosciuta e che piace tanto tra trasmissioni e radio riscuotiamo tantissimo successo e i fans sono sempre di più...

E per concludere? Siamo in tutti i contesti più importanti con artisti di calibro importante siamo felici degli obiettivi raggiunti e speriamo di crescere sempre di più e di far parlare sempre di noi. E noi ti auguriamo: “ In bocca al lupo!”


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Cultura

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LETTERE E POESIA

Il trucco Il trucco dell'arancia dell'arancia di Fabrizio RINALDI

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ei nato e morto qua. Sei nato e morto qua. Sei nato e morto qua.

La voce di una cantante italiana, esplosa d’improvviso dallo schermo televisivo posto sopra il bancone del bar, fu l’unico suono che Iago riuscì a distinguere, nel frastuono di mille altri suoni che riempiva a quell’ora il locale dove stava lavorando. Prese a ripetere i versi di quella canzone, come se fosse la giusta colonna sonora alla scena a cui aveva appena assistito e che tanto lo aveva sconvolto. Aveva visto Giulia, la sua Giulia, entrare nel locale e ordinare da bere, andandosi a sedere, con un tizio dall’aria insignificante, su uno degli sgabelli posti davanti al bancone. D’improvviso il mondo intorno a lui era crollato, esisteva solo lei e quella cantilena nelle orecchie. Fino a quando non arrivò Lucio, il gestore dell’Hard Rock Cafè, a distruggere la condizione d’apnea. “Iago, dove sono le arance?” “Come, scusa?” “Cristo, le arance” Iago si girò verso l’uomo e indicando, smarrito, la vaschetta dei limoni fece intendere che non c’era altra frutta per quella sera. “Sei proprio un idiota” “Pensavo li avesse presi Gino” “Non ci credo, non ci credo ! Mancano le arance, un'altra volta! “Non urlare, dai, che ti sentono per tutta Via Veneto”

Con uno sguardo di fuoco, Lucio lasciò capire che la discussione sarebbe proseguita più tardi e si allontanò da Iago che, rimasto solo, in preda ad una crisi di nervi, prese a fare l’unica cosa che gli venne in mente: tagliare un paio di limoni, ma gli scivolò il coltello e si ferì la mano. Fu il panico, a cui seguì la consapevolezza che conciato così non avrebbe potuto lavorare e che quindi era fregato più di quanto si poteva immaginare. Poi vide Giulia alzarsi e venire incontro a lui, gli parve di morire ad ogni passo che si avvicinava, fino a quando furono uno di fronte all’altro, lei con il suo cocktail in mano, lui con la sua mano ferita e con il cuore che cercava disperatamente di uscire dal petto. “Scusa, ci puoi mettere dentro uno spicchio d’arancia?” Eccolo il destino, pensò lui, dopo ventidue anni ripeteva la stessa scena, la stessa scusa per sconvolgere una vita. E mentre con gli occhi ascoltava Giulia, con la mente ritornò a quel capodanno del millenovecentoottantasette, quando conobbe Anna e con lei la meraviglia dei sensi. Lavorava anche allora in un locale, al centro di Roma, era la sua prima esperienza fuori casa, aveva appena preso la patente, gli sembrava che il mondo fosse tutto lì, in quella libertà. Una sera venne una moretta dagli occhi chiari, si avvicinò al bancone del bar, con una bibita in mano, e gli chiese se potesse mettere nel bicchiere uno spicchio d’arancia. Con quel pretesto lei si presentò. “Piacere, Anna”. E rise di gusto, quando lui, accortosi che le arance erano finite, prese

uno spicchio di limone, lo bagnò con un po’ di Martini Rosso, fingendo di cambiargli così il colore, e poi lo lasciò cadere con noncuranza nel bicchiere. Il trucco dell’arancia, così lo aveva chiamato. Da quella notte, per due anni, la sua vita cambiò di colpo. E il ricordo di quel periodo sopravvisse per sempre dentro di lui.

come l’attaccatura delle sopracciglia e il sorriso a denti aperti, era il suo tesoro, il senso della sua vita, e se ne stava accorgendo soltanto adesso, ventidue anni dopo averla persa.

“Scusa, mi senti, ce l’hai uno spicchio d’arancia?” Iago ritornò al presente, al suo lavoro, allo spicchio di limone che anche adesso teneva in mano e una bottiglia di Martini Rosso che sembrava aspettarlo, ma non ebbe la forza di rispondere a Giulia. Riprese così a viaggiare attraverso la memoria. Rivide tutte quelle volte che insieme ad Anna, in un locale qualunque, per dispetto, chiedevano uno spicchio d’arancia al barista e fingevano di arrabbiarsi quando li rispondevano che le arance erano finite. Come quella volta a Campo de’ Fiori, alle prime luci dell’alba, insieme agli amici di lei, come in quella cena al ristorante Lo Zodiaco, uno spicchio d’arancia nel Lucano, quando si era mai visto, come quella notte all’ospedale, alle prime complicazioni per il parto, con l’infermiere che le rispondeva che era meglio non mangiare agrumi, per il momento.

D’un tratto arrivò anche il tizio che le era seduto accanto e scoprendo l’espressione ebete sul viso di Iago, pensò che l’uomo si fosse invaghito di lei e così prese la donna sottobraccio, in gesto di sfida, sfidando il barman con gli occhi. “Lei è mia” “Dai, Felix, non ti ci mettere anche tu” “Hai capito, stronzo?”

Come quel sedici dicembre, quando era nata Giulia, ed era morta Anna, e lui, piegato dal dolore, si rese conto di non farcela, di non riuscire a crescere un figlio da solo, e decise, davanti ad un aperitivo senza arance, che non avrebbe riconosciuto ufficialmente quel dono dell’amore, ma la avrebbe affidata a Dio, limitandosi a seguire di nascosto il proseguo della sua vita. “Ciao Giulia” “Come … come fai a conoscere il mio nome?” Gli stessi occhi della madre. Le stesse guance dolci della madre. Ma la cosa più bella era che Giulia assomigliava anche a lui, c’era qualcosa che li univa nel sangue e che sarebbe rimasta in eterno uguale per entrambi,

“Chi sei ? Mi dici chi sei?”

Iago distinse a malapena il viso e il carattere di quel capellone che si era preso sottobraccio sua figlia, e fingendo di ignorarlo, o forse ignorandolo davvero, attratto com’era da quella luce che lo faceva tremare, dalla sua bocca uscirono le uniche parole che gli passarono per la mente. “Mi ha chiesto uno spicchio d’arancia?” “ Non preoccuparti, guarda, va benissimo così” “Aspetta un attimo, te lo preparo” Si asciugò bene la ferita con un fazzoletto, prese uno spicchio di limone, lo bagnò con una goccia di Martini Rosso e poi lo lasciò cadere con noncuranza nel cocktail di Giulia che, stupita di quel gesto, restò in silenzio a guardare prima il suo bicchiere e poi quell’uomo. D’un tratto si ricordò di quando, in un sogno lontano o nella realtà, non lo ricordava, qualcuno le disse che l’unica cosa che sapeva del suo vero padre era che con questo giochetto aveva conosciuto Anna, sua madre. E allora guardò Iago negli occhi e capì finalmente chi era.



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Viaggi

ON THE ROAD

C mag | Viaggi | Febbraio 2015 105

a cura di Silvio ORLACCHIO Agenzia Viaggi IL MONDO DI SUNRISE TRAVEL mondosunrise@gmail.com

bocco d’olio motore. Sono gentili e disponibili, faccio fatica a spiegar loro da dove vengo. Hanno una vaga idea di dove sia l’Europa ed immaginano che l’Italia possa essere da “quelle parti”... Mi suggeriscono un buon posto dove mangiare, oggi me la prendo davvero comoda, non ho molta strada da percorrere. Guido in direzione est per circa 130 miglia lasciandomi alle spalle il meraviglioso Utah per fare ingresso nel Colorado. Il clima nel frattempo è cambiato, una noiosa pioggia sta nascondendo i vivacissimi colori di questo stato. Mi fermo a Cortez, cittadina abbastanza anonima, giusto il tempo per visitare un paio di “shops” e per fare benzina. Monument Valley. Veduta da nord

il Ranger P. , un professore di storia ormai in pensione ed ora arruolato nella compagine dei ranger appunto.

NAVAJO NATION

A

l cospetto della Monument Valley, realizzo il perché, nell’immaginario collettivo, essa rappresenti il simbolo dell’on the road e del concetto stesso di libertà. Siamo ai confini tra lo stato dello Utah e dell’Arizona, nella Navajo Nation, ed in effetti le sue “Creste Rosse” hanno fatto da sfondo ad innumerevoli pellicole di vecchi e più recenti western. Anche Forrest Gump durante la sua interminabile corsa attraverso gli States è stato immortalato lungo la Us 163. La strada 163 appunto. Un viaggio mistico, non un semplice attraversamento. Certo, è necessaria la giusta attitudine, la corretta motivazione. Il sogno che diventa realtà. Così come già accaduto il giorno precedente.

Lo scenario è il lago Powell, con la sua cittadina Page, ma soprattutto l’Antelope Canyon, uno slot Canyon visitabile anch’esso solo con una guida Navajo. Consigliabile arrivare verso mezzogiorno con il sole a picco, la sua visita ha quasi del trascendentale. Si scende sottoterra accompagnati dalle note del flauto (suonato dalla nostra guida) che si spandono attraverso il labirinto di gole le cui pareti cambiano colore a seconda di come i raggi del sole le colpiscono. Esperienza assolutamente da non perdere, molto più di altre attrazioni ben più note e pubblicizzate qui da noi. In effetti siamo leggermente fuori dai classici giri organizzati, ma garantisco che questa deviazione vale davvero la pena. Incontro alcuni nativi americani approfittando di un rab-

Lago Powell

Ulteriori 11 miglia e sono a destinazione. Mesa Verde National Park. Questa sito era originariamente territorio degli anasazi. A loro si devono i cosidetti “pueblos”, insediamenti con edifici a più livelli costruiti con fango e pietre. Semplificando, siamo al cospetto di quelli che potremmo definire gli antenati dei nativi americani. Questo il loro territorio, e da qui, a seguito di diversi eventi partirono per la colonizzazione dell’attuale South West e del Messico. La loro storia e la loro cultura è molto più che affascinante; questo lo scopriremo l’indomani, grazie anche e soprattutto alla bravura della nostra guida,

Il Far View Lodge, posizionato all’interno del parco nazionale, proprio nel suo cuore è davvero bello e caratteristico. Il suo ristorante ci riserva una cena da veri gourmet annaffiato da ottimo vino. Ammiro la veduta dal balcone della mia stanza,, almeno per quanto le fioche luci mi permettono, il silenzio mi circonda ed i miei pensieri mi fanno rumorosamente compagnia. La mia generazione è cresciuta con il mito delle stelle e strisce, complici una serie innumerevoli di telefilm (una volta si chiamavano così) che ci raccontavano lo stile di vita d’oltreoceano. Ci si chiedeva quanto ci fosse di reale in quelle riprese tanto da coniare il termine “americanata”, riferendosi a qualcosa di terribilmente esagerato e “gonfiato”, al limite, se non oltre, la realtà. Credetemi, non c’è niente di più vero! Ma questa è una costante, una piacevole scoperta che trova la sua riconferma da quando, per la prima volta misi piede su questo affascinante suolo. Da allora non ho mai smesso di tornarci ogni qualvolta ne ho la possibilità.


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Viaggi

C mag | Viaggi | Febbraio 2015 107

a cura di Yolanda FUERTES GARCÌA

A SPASSO IN EUROPA

@fuertesgarcia_y www.looksplanet.org

I MAGNIFICI QUATTRO 1

PRAGA

UNA FAVOLA CENTROEUROPEA

C

ovo di maghi, alchimisti e scrutatori di stelle. Gotica. Barocca. Art Nouveau. Cubista. Praga è magica e seducente, misteriosa e squisita. Città millenaria che come Roma si adagia su sette colli, questa volta attraversati dal fiume Moldava. Uno dei posti più affascinanti e belli del Vecchio Continente, con più di dieci secoli di Storia. La sua posizione, alla confluenza delle rotte commerciali, degli interessi politici e delle influenze culturali, ha garantito alla capitale della Repubblica Ceca una vita movimentata che si riflessa nella sua splendida miscela di palazzi, strade acciottolate, viali imperiali, cortili murati, cattedrali, innumerevoli chiese dalle alte guglie e altrettanti suggestivi ponti.

Essendo stata sotto il dominio comunista fino al 1989, il turismo a Praga si è sviluppato principalmente negli ultimi 20 anni e oggi è una città moderna e dinamica, piena di energia, musica, arte e cultura. Girare a piedi il suo centro storico (i quartieri di Malá Strana, Staré Mesto e Nové Mesto, patrimonio dell’UNESCO dal 1992), uscito quasi indemne dalla Seconda Guerra Mondiale, camminando sull’onnipresente pavimentazione in “sampietrini”, è un’esperienza unica per i sensi. E solo così avrete modo di capire cosa intendeva dire Richard Wagner nel 1856 quando affermò che “l’antico splendore e la bellezza di Praga, una città che non conosce paragoni, ha lasciato un’impronta nella mia immaginazione che non tramonterà mai”.

il Castello

Risale al XIII secolo ed è fiancheggiato per più di mezzo chilometro da 75 statue barocche. Secondo la leggenda, la spada di San Venceslao era infissa nelle mura del ponte a protezione della città (se vi fosse stata un'invasione l'avrebbe brandita, decapitando tutti i nemici). Peter Parler, architetto favorito di Carlo IV, ne fu il costruttore, con l’idea originaria di costruire una struttura funzionale per tornei e giostre, perciò per molti anni la sola decorazione fu un semplice crocifisso. Possiede 16 pilastri e 3 torri -la torre della “città vecchia” è considerata la più bella torre su ponte in Europa, grazie alla sua ricca decorazione-. Un momento indimenticabile? Una passeggiata sul Karluv most a tarda sera, con le luci delle strade della “città vecchia” che si stagliano sullo sfondo del fiume Moldava mentre si gode di una meravigliosa veduta sul castello. Impossibile non restarne incantati.

Il complesso Hradcany, una città nella città che si espande in senso orizzontale sulla riva sinistra del Moldava, è il castello antico più grande del mondo (lungo 570 metri, largo 128 metri). È qui che i re cechi, gli imperatori del Sacro Romano Impero e i presidenti della Repubblica hanno tenuto la loro residenza. Risale al nono secolo e fu rimodernata da Maria Teresa d’Austria nel Settecento. Il monumento più importante della maestosa fortezza è la cattedrale gotica di San Vito, con la cappella di San Venceslao, centro del culto del santo patrono della Boemia. Un altro gioiello è il Vicolo d’Oro, graziosa sequenza di case piccole e colorate che originariamente servivano da alloggi per le guardie del palazzo, oggi dimora prediletta di artisti ed un tempo anche degli alchimisti che passavano le giornate alla ricerca di un metodo per trasformare i metalli in oro...

Ponte Carlo

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1 CITTÀ 3 NOMI

Viaggi

A SPASSO IN EUROPA

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PRAGA

Josefov

IL QUARTIERE EBRAICO

Da sempre luogo centrale della vita della città, offre una grande scelta di ristoranti, pub, negozi, divertimenti e musei. La sua lunga storia risale al XI secolo, quando rappresentava il crocevia di alcune rotte commerciali ed era luogo di mercato conosciuto in tutta Europa. Non potrete evitare di ammirare i magnifici palazzi gotici, tra cui spiccano l’imponente chiesa di Santa Maria di Tyn e la Torre dell’Orologio Astronomico. La torre venne fondata nel 1338, mentre l’orologio fu ricostruito dal maestro Hanus nel 1490, che creò uno spettacolo di orologeria sofisticata: ogni ora, dalle 9 alle 21, la Morte suona una campana e i 12 Apostoli fanno la loro apparizione in alto; un gallo canta ed il tempo è terminato per il Turco che scuote la testa incredulo, l’Avaro che guarda la sua borsa piena d’oro e la Vanità che ammira se stessa in uno specchio.

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Uno dei più antichi della città, una struttura urbana labirintica e brulicante di attività commerciali. Deve il proprio nome all’imperatore Giuseppe II, che nel 1781 abolì le misure discriminatorie nei confronti della comunità ebraica, presente a Praga dal X secolo. Un luogo pieno di incanto in cui la presenza del rabbino Löw e del suo Golem è costante e si incrocia con la leggenda sulla costruzione della sinagoga “Vecchionuova”, costruita con le pietre portate dagli angeli dal distrutto tempio di Gerusalemme. Stretto tra gli edifici del quartiere si trova l’affascinante vecchio cimitero ebraico, sorto nel XV secolo, unico luogo in cui gli ebrei di Praga potevano seppellire i loro defunti: una incredibile distesa di 12.000 lapidi tra loro vicinissime. Tappa obbligatoria è la Sinagoga Pinkasova, oggi divenuta monumento agli oltre 80mila ebrei moravi e boemi vittime della Shoah, i cui nomi compaiono sui muri dell’edificio.

Città Vecchia 4 PIAZZA DELLA

IL PERSONAGGIO: FRANZ KAFKA: uno dei maggiori letterati del XX secolo. I luoghi della vecchia Praga lasciano affiorare il senso di angoscia che si respira nelle pagine delle sue opere. Intrigante e labirintica, la città antica restituisce la condizione di isolamento ed estraneità in cui visse lo scrittore, duplice perché determinata dal suo essere ebreo e appartenente alla borghesia di lingua tedesca. Imprescindibile “La metamorfosi” (incubo sotterraneo e letterale di Gregor Samsa, un commesso viaggiatore che si sveglia un mattino e si ritrova mutato in un enorme insetto), scritto a Praga tra il 17 novembre ed il 7 dicembre 1912.

LA LEGGENDA Praga è la capitale della magia per antonomasia ma la leggenda più nota è sicuramente quella del GOLEM (u Golema). Nel XVI secolo il rabbino Löw cominciò a creare golem, figure antropomorfe d'argilla dotate di una straordinaria forza ma prive di emozioni, destinate a difendere gli ebrei. Avevano sulla fronte incisa la parola "verità" (emet) e se diventavano troppo grandi il rabbino la trasformava in "morte" (met). Ma un giorno uno dei golem impazzì mettendo a repentaglio la sicurezza del ghetto. Allora smise di crearli e nascose il demone nella soffitta della Sinagoga Staronova, dove si troverebbe ancora oggi...

COSA C'È DA MANGIARE? La cucina tradizionale ceca richiede una digestione di ferro! Tempi molto duri per i vegetariani: la carne è la regina della tavola e i piatti più popolari sono il VEPROKNEDLOZELO, maiale arrosto, ed il gulas, stufato di carne con canederli. I luoghi migliori per assaporare i dolci artigianali, specie lo strudel di mele, sono le bancarelle che troverete nel centro storico. Per quanto riguarda le bevande -oltre a quella nazionale, la birra (il metodo Pilsner è nato qui)- spiccano lo slivovice, liquore alle prugne, e la Becherovka, un amaro risultato dall’infusione di 20 erbe la cui ricetta è segreta...


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Food&Drink Uomo e

Natura

AMICI ANIMALI

C mag | Uomo e Natura | Febbraio 2015 111 a cura di

Nicoletta BY DOG'S

la preoccupazione che ci viene in mente è che sorte avrà quando il suo amato amico a due zampe non ci sarà più. Speriamo che tra i figli o i nipoti qualcuno lo accoglierà e lo amerà, proprio come lo amava il suo padrone. La presenza di un cane nella casa di un anziano è sicuramente lo stimolo migliore per riaccendere emozioni, allacciare nuove relazioni, stimolare ad uscire e, perché no, ricominciare a giocare. I cani riescono molto meglio degli uomini a risvegliare i sentimenti e stimolare l'attività fisica anche negli anziani affetti da demenza grave. Questo è stato dimostrato da uno studio condotto in un Centro Diurno Alzheimeir di Firenze da un'equipe dell'Unità di ricerca in medicina dell'invecchiamento dell'Università di Firenze in collaborazione con l'Associazione Antropozoa che si occupa del progetto Pet teraphy all'Ospedale pediatrico Meyer, sempre a Firenze.

UN CANE PER IL

Q

NONNO

uando si parla del rapporto tra uomini e cani normalmente il pensiero va subito a quelle tenere immagini che ritraggono cuccioli e bambini, che giocano, si rincorrono, si rotolano insieme. Ma il cane, in realtà, è un amico insostituibile in ogni momento della nostra vita, sia nella fanciullezza che nell'età adulta e, forse soprattutto, nella vecchiaia.

Siamo spinti ad adottare un cane magari per far compagnia ad un figlio unico, o perché nel corso della vita siamo rimasti soli, o perché l'abbiamo sempre avuto e senza non ci sappiamo stare. Ci sorprendiamo sempre quando ad adottare un cane è un anziano, magari molto avanti negli anni, perché

Praticamente sono stati coinvolti due cani, Muffin, un barboncino di tre anni, e Gynni, una golden di sette anni che hanno interagito con dieci malati ultrassessantenni afflitti da demenza grave, che impedisce il coinvolgimento in qualunque tipo di attività. Lo studio è stato condotto in due fasi. Per prima cosa i pazienti sono stati sottoposti per tre settimane ad attività con l’aiuto di peluche, poi i peluche sono stati sostituti con i due cani sempre per un periodo di tre settimane. Ciò che non è accaduto nella prima fase si è invece felicemente verificato nella seconda. Il contatto con Muffin e Gynni ha ridotto le manifestazioni di ansia e di tristezza, mentre ha aumentato in modo evidente quelle di piacere e interesse, sentimenti che in questa categoria di pazienti sono decisivi indicatori di qualità della vita. Nel corso della seduta i malati sono usciti anche dall’immobilità con un significativo risveglio delle

attività motorie. Ma ciò che ha dato particolare valore al test è che le positive variazioni di umore e di comportamento sono state osservate anche successivamente a distanza di ore. Questi fenomeni, come spiegano coloro che hanno condotto questo studio, “ ci rivelano che la pet therapy è più efficace del semplice contatto umano per migliorare il tono affettivo e aumentare l’attività fisica dei pazienti. La pet therapy può infatti ravvivare i meccanismi cerebrali dell’attenzione, stimola il coordinamento psicomotorio, riaccende motivazioni, aiuta a relazionarsi. Può ridurre i sintomi psicologico-comportamentali evocando emozioni positive, stimolazioni tattili piacevoli, elementi ludici. Arriva perfino a costruire una relazione non verbale con l’animale e, spingendo a portarlo a spasso, incentiva l’attività fisica”. Tutto questo può farci pensare a quanto potrebbe essere stimolante per un anziano, non necessariamente malato, ma semplicemente solo, la convivenza con un cane che certamente potrà creare una qualche difficoltà nella gestione quotidiana ma che sicuramente potrebbe essere quel motivo di miglioramento della qualità degli ultimi anni della vita, per una persona che ha dato tutto e che purtroppo la società odierna accantona in un angolo. Perciò mi viene in mente che oltre tutte le belle iniziative di cui ci rendiamo protagonisti, tipo le adozioni a distanza, gli sms con i contributi di solidarietà, i versamenti a favore di onlus di vario genere, perché non ci guardiamo intorno e cerchiamo magari un vecchietto col suo cane da “adottare”, portandogli a spasso il cagnolino quando piove o dal veterinario. Spesso le persone da aiutare e sostenere sono più vicine di quanto pensiamo.



Cinema LA STORIA DEL CINEMA

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C mag | Cinema | Febbraio 2015 115 a cura di

Jonathan NEMESI

VITTORIO

GASSMAN F

iglio di un ingegnere edile tedesco, Heinrich, e di madre toscana appassionata di teatro, Luisa Ambron, cresce a Roma dove frequenta il Liceo "Tasso". Da ragazzo è una promessa del basket (è convocato in serie A e in nazionale) ma dopo la scuola, insieme ai compagni di classe Luigi Squarzina

e Carlo Mazzarella, si iscrive all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica. Di lì comincia la carriera di uno dei maggiori attori italiani del dopoguerra. Ancor prima di concludere l'Accademia, Gassman viene scritturato nella compagnia di Lida Borrelli e debutta ne

'La nemica' di Dario Niccodemi. Nel frattempo si sposa con Nora Ricci, sua compagna di corso, figlia di Renzo Ricci e Margherita Bagni (a sua volte figlia di Ermete Zacconi) entrambi attori famosi. Il 29 giugno del 1945 ha la prima figlia, Paola, destinata anche lei alla carriera di attrice. Nel biennio 1947-48, Gassman fonda con Evi Maltagliati una propria compagnia e, nel '49, recita accanto a Paolo Stoppa in quella diretta da Luchino Visconti nell' 'Oreste' di Alfieri e 'Troilo e Cressida' di Shakespeare. L'amico ed ex compagno Squarzina lo dirige quindi in 'Amleto'. Attore teatrale molto eclettico, capace di passare indifferentemente da Miller a Shakespeare, da Seneca a Manzoni, Gassman debutta nel cinema con 'Preludio d'amore' nel 1947 e frequenta per un certo periodo Hollywood. Si risposa con l'attrice Shelley Winters che gli dà una figlia, Vittoria, ma il matrimonio ha vita breve. È in Italia che, al teatro e al cinema, Gassman dà le prove migliori di sé: sul palcoscenico in 'Kean genio e sregolatezza' di Dumas-Sartre, e in un memorabile 'Otello' in cui si alterna ogni sera con Salvo Randone anche nel ruolo di Iago. E sul grande schermo in film che hanno fatto la storia del cinema italiano. Da 'Riso amaro' di Giuseppe De Santis (in cui è Walter, un cinico ladruncolo che si introduce senza scrupoli nell'ambiente delle mondine), al film che gli dà il vero successo, 'I soliti ignoti' di Mario Monicelli (1958), in cui Gassman è il ladro balbuziente "Peppe er pantera", il suo primo ruolo comico. Un anno più tardi, ancora Monicelli lo dirige ne 'La grande guerra ' che vince il Leone d'oro a Venezia, in cui recita accanto ad Alberto Sordi. Nel 1962 Gassman è, con Jean-Louis Trintignant, protagonista de 'Il sorpasso' di Dino Risi, in cui veste i panni di Bruno, un giovanotto spaccone e disinibitoche trascina il timido Roberto (Trintignant) nelle sue scorribande automobilistiche.

In alto: Vittorio Gassman in un ritratto degli anni '40 Sotto: il primo grande successo cinematografico, Riso amaro (1949)


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LA STORIA DEL CINEMA

C mag | Cinema | Febbraio 2015 117

VITTORIO GASSMAN

Parlò della morte un giorno e disse: «Mi disturba la morte, è vero. Credo che sia un errore del Padreterno. Io non mi ritengo per niente indispensabile, ma immaGassman, Manfredi e Satta Flores in ginare il mondo senza di me... che farete da soli?». E il C'eravamo tanto amati (1974) C magazine risponde al cielo dicendo: ora non ci sei ma un film del 1998 destinato, ora lo sappiamo, a restare noi viviamo nei tuoi film. uno degli ultimi di Vittorio Gassman. L'ultimo è però un altro: 'La bomba', un film diretto da Giulio Base in cui Gassman recita insieme al figlio Alessandro, avuto nel 1965 da Juliette Maynel, cinque anni prima di sposare Diletta D'Andrea, che gli è stata accanto fino alla morte e da cui ha avuto il figlio Jacopo.

La collaborazione con Risi continua nel '63 con 'I mostri'. È impossibile dimenticare 'L'armata Brancaleone' e 'Brancaleone alle crociate' entrambi di Monicelli (1965 e 1969), o 'Profumo di donna', ancora di Risi (1974), un film che ha avuto anni dopo un remake hollywoodiano interpretato da Al Pacino. Ed è impossibile non ricordare la lunga collaborazione con Ettore Scola, il regista che, con Monicelli e Risi, ha firmato alcuni dei film più belli interpretati da Gassman: 'C'eravamo tanto amati' (1974), storia amara e al tempo stesso ironica del cammino dell'Italia dal dopoguerra agli anni settanta, ricostruita attraverso le storie parallele di tre amici (Gassman, Manfredi e Satta Flores) uniti dal comune ricordo della Resistenza, ma divisi da scelte di vita antitetiche. 'La famiglia' (1986), in cui una famiglia della borghesia romana, attraverso quattro generazioni, fa da specchio alle vicende dell'Italia di questo secolo. Nel 1996 alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia ottiene il Leone d'Oro alla Carriera. Per arrivare infine a 'La cena',

Nella stessa intervista, a proposito di se stesso: «Io sono stato a lungo, diciamo sino ai quarant’anni, fondamentalmente un bugiardo. Poi lentamente sono venuto migliorando (...) Sono egoista, ho il temperamento dell’accentratore e del dominatore, sono a tratti prepotente. E poi ho il dono naturale dell’antipatia: voglio dire che riesco d’istinto antipatico a un sacco di gente, sarà la voce, la faccia, il fisico aggressivo che mi ritrovo». Oggi dopo 14 anni dalla sua morte lo ricordiamo come un grande artista e showman.

In alto a sinistra: Gassman e Trintignant nel capolavoro di Dino Risi Il sorpasso (1962); in alto a destra: Indimenticabile scena de I soliti ignoti (1958) con Marcello Mastroianni e Claudia Gravina; sotto: con Alberto Sordi ne La grande guerra di Mario Monicelli (1959)

Negli anni della maturità Gassman ha conosciuto il male oscuro della depressione , uno stralcio dell' intervista che fecero a Vittorio quando gli domandarono cosi ti ha salvato dalla depressione, lui rispose : «L’anno scorso, proprio a quest’epoca stavo molto male. Ero stato assalito da un’angoscia mortale: diciamo fosse un esaurimento nervoso, ma di quelli duri, dai quali ti sembra di non trovare scampo. Il mio neurologo che mi curava a base di psicofarmaci, mi fece capire, a chiare lettere, che non ne sarei venuto fuori se non mi fossi aiutato, in qualche modo. E allora, per aiutarmi, mi sono buttato alla disperata a scrivere la mia vita: in quattro mesi ce l’ho fatta. E mi ha fatto bene».


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Cinema

C mag | Cinema | Febbraio 2015 119

SPECIALE

REDAZIONE

Napolitano fu il suo compagno all’Umberto I-, fino alla vita romana, nella casa a due passi dalla scalinata di Piazza di Spagna, Rosi non ha mai perso la curiosità per la vita, l’interesse per la politica e il sociale, il piacere di condividere con gli amici opinioni, gusti, serate. Era stato tutto questo ad aiutarlo nel momento più terribile, quando aveva perso, in modo particolarmente tragico, l’amatissima compagna Giancarla (vittima di un incendio) e il dolore lo aveva sommerso, spingendolo verso il baratro della depressione. Da lì, guardando al presente e al passato, con l’aiuto di amici e colleghi, era riemerso, battagliero come sempre, consapevole al punto di dichiarare che si sentiva troppo avanti negli anni per affrontare la fatica di un nuovo film, ma anche felice di poter raccogliere ancora onori come il Leone alla carriera alla Mostra di Venezia del 2012. Cineasta della realtà, grande innovatore anche dal punto di vista tecnico, riuscì in piccoli “miracoli”

con i mezzi a sua disposizione, come la coesistenza di audio in presa diretta e doppiaggio, un azzardo che oggi non sfiora nemmeno lontanamente la mente di registi e tecnici. Con incursioni nel teatro, nell’opera («Carmen» nel 1984) e nella letteratura, Rosi, dopo gli studi di giurisprudenza e dopo i primi lavori come illustratore di libri per bambini, aveva iniziato come aiuto di Luchino Visconti per «La terra trema». Nel 1952 arriva l’esordio nel lungometraggio con «La sfida», cronaca della lotta tra cosche camorriste a Napoli. Nel 1959 è la volta de «I magliari» -ambientato nel mondo degli emigranti con Alberto Sordi, Belinda Lee e Renato Salvatori- e del capolavoro «Salvatore Giuliano». Nastro d’Argento nel 1963, ricostruzione, tra documentario e fiction, dell’oscura epopea del bandito siciliano. Basta rivedere questi film per capire la ragione dell’immensa ammirazione che Martin Scorsese gli ha sempre pubblicamente tributato.

FRANCESCO ROSI

IL REGISTA DELL’ITALIA CRIMINALE «Il cinema serve a far riflettere su tutti gli aspetti della nostra cultura, perché è un confronto con le vittorie che si sono realizzate sulla realtà sociale. Questo non lo possiamo dimenticare mai». È morto a Roma Francesco Rosi (1922-2015), regista e sceneggiatore, autore simbolo del cinema italiano d’impegno civile.

I

Il coraggio della denuncia, lo sguardo lucido sul paesaggio del degrado e della criminalità, ma soprattutto, su tutto, passione indomita e vitalità travolgente. Sono queste le caratteristiche che attraversano le

opere di Francesco Rosi, rendendole non solo capitoli irrinunciabili della storia del cinema italiano e mondiale, ma anche esperienze umane, incancellabili per chi le ha vissute. Dai primi tempi napoletani, -Giorgio

Durante le riprese di Salvatore Giuliano (1962)


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Cinema

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SPECIALE

Il 1963 è l’anno delle «Mani sulla città», ambientato a Napoli, con Rod Steiger e Salvo Randone, Leone d’Oro alla Mostra di Venezia, in cui Rosi fa una spietata denuncia delle collusioni tra organi dello Stato e speculazione edilizia nell'Italia degli anni ’60, provocando proteste e accese prese di posizione.

FRANCESCO ROSI

l'eliminazione di una quarantina di avversari-, «Cadaveri eccellenti» (1976) -tratto dal romanzo Il contesto di Leonardo Sciascia- e soprattutto il suo capolavoro «Cristo si è fermato a Eboli» (1979), tratto dal romanzo autobiografico dello scrittore Carlo Levi -in cui viene raccontata l’esperienza del confino in Lucania per motivi politici subito dall’autore tra il 1935 e il 1936-, ancora con uno straordinario Volontè, un’opera che scava profondamente nell'animo umano e in quello di una nazione alla deriva. E non ci possiamo dimenticare di «Cronaca di una morte annunciata» (1987), «Dimenticare Palermo» (1990) e «La tregua» (1997), tratto dal romanzo omonimo di Primo Levi -quando si annuncia la fine della Seconda Guerra Mondiale, un gruppo di deportati viene liberato

dai russi dal lager di Auschwitz ma, in assenza di indicazioni o di punti di riferimento, rimane sbandato-, con un magnifico John Turturro nei panni dello scrittore torinese. Il film vinse 4 David di Donatello per miglior film, miglior regista, miglior produttore e miglior montaggio. Nel libro-conversazione «Io lo chiamo cinematografo» (Mondadori), realizzato con Giuseppe Tornatore, il maestro delle mille battaglie sul set, declina, ancora una volta il credo assoluto, il faro che ha illuminato il suo percorso di uomo e di artista: «La forza del cinema è l’emozione. Però l’emozione non deve essere affidata solo al senso dello spettacolo... Secondo me si deve accompagnare a un’analisi del contesto che la determina, in un necessario rapporto di causa ed effetto».

In alto: Didascalia de Le mani sulla città (1963). Il film frutta al regista il Leone D'Oro (a destra)

Tranne brevi parentesi con opere come «Il momento della verità» e «C’era una volta», la cifra dell’impegno diventa distintiva nell’opera dell’autore, sia quando firma «Uomini contro» dal romanzo di Emilio Lussu «Un anno sull’altopiano», sia quando gira «Il Caso Mattei» (1972), Palma d’Oro a Cannes, un film complesso, sia nella sua struttura narrativa che nei suoi contenuti, che si pone come obbiettivo di raccontare e illustrare, nel modo più compiuto possibile, la figura del carismatico dirigente Eni scomparso nel 1962 in circostanze mai del tutto chiarite. Per un ruolo tanto complesso e delicato, per un compito tanto impegnativo, non poteva che optare per l’unico attore dell’epoca in grado di rispondere a pieno a tutto ciò, Gian Maria Volontè. Dopo sono venuti «Lucky Luciano» (1973) -incentrato sulla figura dell'indiscusso capo della malavita italoamericana sin dal 1931, quando prende il potere mediante

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Sport

NUOTO

Freestyle Swimming Pool www.asfreestyle.it

NDO' ANNAMO DOMINAMO Appio 2009 e Freestyle Swimming Pool in scena al Belle Arti con la seconda prova regionale di nuoto pinnato

N

on è vero che nuotatori si nasce. Nuotatori lo si diventa piano piano, una bracciata alla volta, una gocciolina negli occhialini alla volta. Nuotatori lo si diventa lentamente, allenamento dopo allenamento, sacrificio dopo sacrificio. Con perseveranza e determinazione, qualità che giorno dopo giorno ci rendono esseri speciali, perché per diventare Nuotatori devi rialzarti dopo migliaia di cadute, combattendo contro un cronometro che oscilla continuamente dall'essere il tuo miglior amico all'essere il tuo

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a cura di Fabio SORRENTINO

peggior nemico. Occorre lottare contro il mondo fino ad apprezzare il valore di un millesimo di secondo. Arrivando al giorno in cui amerai il profumo del cloro fino alla nausea. È un lungo processo che ti porta piano piano ad essere qualcun'altro, perché essere nuotatore non vuol dire saper nuotare: vi è un abisso tra il saper nuotare e l'essere nuotatori. Si diventa nuotatori quando chiudendo gli occhi vedi una linea blu che scorre infinita, quando

sentendo la parola svedesi ti scappa un sorriso. Quando ripensando al primo giorno in cui hai messo piede in acqua capisci che lì la tua vita è cambiata, quando senti il cloro che circola nel tuo sangue. E il bello è che una volta che sei diventato nuotatore non puoi smettere di esserlo, non puoi smettere di nuotare perché ormai fa parte di te, non puoi fare a meno di sentire il brivido dell'acqua gelida durante il primo tuffo, non puoi fare a meno di vedere il mondo capovolto a testa in giù durante la virata.

COMBINATA 2 MASCHILE: CAPUTI DAVIDE 2.07,7 argento

Diventando nuotatore vendi la tua anima al nuoto, e del nuoto non potrai mai più fare a meno. E la cosa più bella è che questo contratto è invisibile e segreto, solo tu lo conosci, e solo chi è nuotatore ne conosce il valore. Ma non basta, per diventare nuotatori servono anche tanti abbracci: gli abbracci di conforto quando tutto va male, gli abbracci di gioia quando finalmente tanti sacrifici si trasformano in quel traguardo tanto atteso. Perché per diventare nuotatori non si deve essere soli.

Mt. 100 pinne 1/2/ 3/ jun/ sen maschile: GERMANI DANIEL 0.59,1 bronzo, SCACCO STEFANO 0.56,3 argento

Domenica 18 gennaio si è svolta la seconda prova regionale del nuoto pinnato laziale, nella piscina del circolo del ministero dei Lavori Pubblici di Roma, sede della società Belle Arti e di tanti atleti che hanno fatto del nuoto pinnato un vero stile di vita. Insieme a loro in verità ce ne erano tanti e tanti altri che tesserati per le altre società laziali non hanno mancato l’appuntamento romano che ha visto in programma i 100 ed i 400 metri con le pinne e con la monopinna . A dura prova ancora una volta gli atleti dell’ Appio 2009 e Freestyle Swimming pool che hanno dimostrato di tenere in pugno la competizione dagli esordienti ai master in una lunga e spettacolare giornata, conquistando ancora una volta un grosso bottino di medaglie. Tra le migliori prestazioni, segnaliamo il podio dei nostri atleti:

Mt. 4X66 pinne es. A e B femminile: DECARLOGIAMMARCO-PETRACHI-GARCIA 3.20,2 argento Mt. 100 pinne 1/ 2/ 3/ jun/ sen femminile: MARTINELLI FRANCESCA 1.04,4 oro, BEDNARCZYK GABRIELLA 1.04,8 argento, MAGLIONE ADRIANA 1.05,2 bronzo

Mt. 100 pinne master: NOCE LAURA 1.10,5 oro, SALVATORI NICOLETTA 1.21,0 bronzo, SORRENTINO FABIO 1.03,3 argento, ROTILIO DIEGO 0.59,5 oro, RUGGIERI LUCA 1.02,4 bronzo, GIANNINI VITTORIO 1.09,6 argento, IASELLA VITTORIO 1.14,5 bronzo


a cura di Kevin GLAIZES

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LA STORIA DEL

SURF N

on si sa con certezza quando i polinesiani iniziarono a praticare questo sport, ma alcuni canti hawaiiani risalenti al XV secolo trattano di surf e dimostrano che già allora si tenevano delle competizioni durante le quali si sfidavano capi di alto rango sociale. Quando le onde raggiungevano dimensioni impressionanti le scommesse riguardavano perfino proprietà personali e veniva messo in gioco orgoglio ed onore dei partecipanti. Gli Ali'i (i re hawaiiani) sostenevano di essere i più competenti nella pratica del surf, che stabiliva una sorta di privilegio perché fortemente riservato a loro. Le persone comuni che surfavano guadagnavano lo status di "capi" in base alla loro abilità e resistenza fisica. Il surf serviva come addestramento agli Ali’i per mantenere la forma fisica e avevano spiagge personali in cui surfavano soltanto con altri della stessa classe.

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Presidente di Kevin Kustom Companies

penetrare su una piccola canoa le lunghe onde a largo di Matavai Point, non potevo fare a meno di concludere che quell'uomo provasse la più sublime delle emozioni nel sentirsi trascinare con tale velocità dal mare". L'anno successivo, approdando ad Hawaii, Cook vide finalmente degli uomini scivolare sull'acqua in piedi su Il primo europeo che descrisse questo sport fu James lunghissime tavole di Koa lunghe cinque metri e mezzo Cook, che nel dicembre 1777 vide un indigeno di Tahiti e pesanti settanta chili. farsi trasportare da un’onda su una canoa; nel suo diario di bordo scrisse: "Mentre osservavo quell'indigeno La costruzione delle tavole veniva accompagnata da

una certa cerimonialità: dopo aver scelto l'albero, prima del taglio veniva offerto alla terra un pesce in segno di riconoscimento, quindi il tronco veniva liberato dei rami con l’aiuto di strumenti naturali fatti di pietra e ossa, poi trasportato nel riparo dove venivano custodite le canoe e lì avveniva il lavoro di sagomatura e finitura. In questa fase venivano usati il corallo ed una pietra ruvida ('oahi), grazie ai quali le superfici delle tavole venivano perfettamente levigate. La finitura avveniva spalmando la tavola con la stessa sostanza scura con cui venivano laccate le canoe, fatta con la cenere, il succo di una pianta grassa, il succo della parte interna di una radice e il succo dei germogli di banano. Uno strato di olio tratto dalle noci di kukui dava alla fine una perfetta impermeabilità alla tavola. All’inizio del XX secolo il punto d’incontro per la poca gente che ancora praticava il surf era Waikiki, sull’isola di Oahu, dove un gruppo di americani aveva fondato l’Outrigger Canoe and Surfing Club ed un gruppo di surfisti hawaiiani, tra cui Duke Kahanamoku, aveva fondato l’Hui Nalu Surfing Club. Alla fine degli anni ‘20 le Hawaii iniziarono ad essere frequentate dai pochi turisti che potevano permettersi il viaggio. In quel periodo Rabbit Kekay segnò un passo storico inventando il “hot dogging”: dopo aver imparato su pesantissime tavole di legno lunghe cinque metri, iniziò ad usare tavole simmetriche di koa lunghe poco meno di due metri. Con quelle si riusciva ad effettuare manovre più strette e si poteva finalmente seguire la parete dell’onda. Negli anni ’40 il surf subì un nuovo colpo. Con l'ingresso degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale le Hawaii furono sottoposte alla legge marziale e le spiagge invase da milizie e disseminate di filo spinato. Passati questi anni grigi venne l’epoca dorata del surf moderno, i favolosi anni ‘50. Grazie alla prosperità del

dopoguerra ed al passaparola effettuato dai militari, i surfisti invasero onde e spiagge come mai prima. La prima gara internazionale di surf a Makaha, vinta da Rabbit Kekai, si tenne nel 1956 ed è diventata una tra le manifestazioni internazionali di surf più importanti del mondo. Gran parte dei criteri e delle tecniche di gara moderne trae origine da quest’evento. L'arte del surf ebbe un fiorente periodo negli anni ‘60, quando furono prodotti decine di film sul surf. Il più famoso, “The Endless Summer”, diffuse un’immagine molto positiva di questo sport. Oggi è praticato in oltre 500 paesi e da persone di ogni età. È lo sport che ha sparso gente nei mari e negli oceani di tutto il mondo durante i secoli perché nessuna sensazione può essere paragonata a quella che si prova scivolando sull’acqua spinti solo dal movimento di una lunga parete liquida.

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Sport

CALCIO

Ufficio Stampa POLISPORTIVA CITTA' DI CIAMPINO

PROMOZIONE CALCIO A5 E AGONISTICA: FACCIAMO IL PUNTO INSIEME!

C

ari amici sportivi e tifosi del Città di Ciampino torno a scrivere dopo un po’ di tempo perché credo sia opportuno fare il punto sulla magnifica stagione che sta vivendo la Polisportiva. Fortunatamente il nostro inviato Tiziano dell’Area Comunicazione vi ha continuato ad informare ed ha intervistare i protagonisti dello sport bianco rosso blu. Ho preso una pausa perché come sapete la penna del cronista che vuole raccontare sulla carta ancor prima di digitalizzare sul sito web le vicende calcistiche di via Superga ha bisogno di serenità, quella serenità che serve a respirare a pieno le sensazioni e le emozioni che tutti i “nostri” ragazzi ci trasmettono ogni week-end. Ma è il momento di raccontare ciò che sportivamente sta accadendo sui campi di gioco che ogni giorno si trasformano in mare aperto, con una meravigliosa barca che con le sue vele spiegate come la grande “Azzurra” di Cino Ricci viaggia al massimo della velocità e vede all’orizzonte obbiettivi che pochissimi anni fa erano pura utopia. Con uno “skipper” d’eccezione come il Presidente Antonio Paolo Cececotto, un “timoniere” esperto come Roberto Vichi e il suo “equipaggio” di tecnici e preparatori la “regata” calcistica 2014/2015 non poteva che prendere il largo con enormi soddisfazioni. Scorrendo le classifiche delle varie categorie a partire dalla prima squadra i brividi salgono forti, si assapora quella brezza marina che solo l’alta classifica può regalare, la mente e il cuore si inebriano di

sensazioni che di domenica in domenica aumentano e tengono vivo un pensiero che per il momento e solo per il momento deve rimanere quieto pronto ad esplodere. Promozione e Giovanissimi 2001 capoliste, Calcio A5 e Juniores seconde a braccare i primi, Giovanissimi Eccellenza 2000 che alla loro prima esperienza tengono il passo delle squadre più navigate, Allievi 99 che come sempre onorano ogni campionato disputato, solo gli Allievi 98 sono ancora in acque agitate ma già si vedono pronti a carpire il vento giusto per tornare in mari più tranquilli. Un semplice cronista non sa se alla fine della stagione gli accadimenti sportivi saranno scritti con la matita rossa o blu ma ironia della sorte sono due dei nostri colori e tutto verrà descritto come un successo perché al di la dei traguardi sportivi tutti i ragazzi continueranno a farci gioire insieme e farci assaporare quella fine brezza marina raccolta da un meravigliosa barca a vela… Buon calcio a tutti!


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a cura di Elia MODUGNO

CALCIO A 5

STRADA PIÙ DURA PAREGGIO CON L’ATLETICO NEW TEAM. LA VETTA È A -4

I

l campionato del Città di Ciampino si fa faticoso. Gli aeroportuali non vanno oltre il pareggio contro l’Atletico New Team e ora il distacco dalla Lositana è di quattro punti.

Russo - Uno dei protagonisti del match di venerdì scorso è stato senza dubbio Daniele Russo, autore di una doppietta tra cui la rete del decisivo 3-3: “È stata una bellissima partita, difficile sotto ogni punto di vista sia per l’ambiente che per l’avversario. Siamo stati sotto per tre volte e grazie alla forza del gruppo siamo riusciti a recuperare. Ho fatto una doppietta, ma sono reti scaturite dal gioco di squadra e dalla nostra voglia di non mollare, fattori che fanno del Città di Ciampino una grande del campionato di Serie D”. Lotta al vertice - Da adesso non saranno più ammessi

passi falsi e il cammino dei ciampinesi dovrà proseguire senza sbavature: “Dobbiamo rimboccarci le maniche sin da subito perché ora saranno tutte finali – afferma Russo -. Quattro punti di svantaggio non sono pochi, ma non sono neanche tanti. Venerdì avremo la squadra un po’ rimaneggiata per via delle squalifiche, ma dobbiamo assolutamente fare bottino pieno. L’esperienza mi insegna che partite come quella con il Casalbertone sono le più difficili, perché c’è sempre il rischio di prenderle sottogamba. Volevo sottolineare però, senza fare discussioni, che nelle ultime due partite abbiamo avuto un po’ da recriminare sugli arbitri. Trattandosi di partite con squadre al vertice, gli episodi sono fondamentali e in questi due casi non sono stati a nostro favore. Speriamo che in futuro questo campionato sia migliore, perché è un peccato rovinarlo con certe decisioni”.


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Quando vivere diventa

a cura di Annalisa BATTISTA

UNA IMPRESA

Benessere ed Estetica Anaïs

PEELING L CHIMICO PER UNA PELLE NUOVA!

a cosmetologia propone ormai dei trattamenti estetici ispirati sempre più alla dermatologia; ma eseguiti in centri estetici altamente qualificati, grazie ad operatori esperti e formati. Il peeling chimico o "esfoliazione accelerata" è uno degli strumenti più utilizzati dall'estetista per correggere le imperfezioni cutanee . L'Acido Glicolico, in particolare, è una tra le sostanze più efficaci impiegata per effettuare un buon peeling chimico. Questo acido completamente naturale viene estratto dalla canna dalla zucchero o dalla barbabietola. La sua struttura molecolare , estremamente piccola, fa sì che tra gli alfa-idrossiacidi (AHA) è l'unico in grado di penetrare completamente nella pelle favorendone l'esfoliazione e riattivando così la sintesi di collagene ed elastina... per una pelle più giovane ed un colorito sano. Questo metodo di esfoliazione accelerata consente di trattare diversi tipi di inestetismi cutanei quali rughe, cicatrici post-acne, macchie pigmentarie, atonia cutanea, cheratizzazione eccessiva e smagliature. Praticati con regolarità questi trattamenti permettono di ripristinare l' equilibrio fisiologico della pelle correggendone le diverse problematiche e donando una PELLE NUOVA. Esistono tre tipologie di peeling chimici: superficiale, medio o profondo. Il peeling descritto in questo articolo si riferisce a quello superficiale, l'unico che può essere effettuato nei centri estetici dall'estetista infatti questo tipo di peeling non ha controindicazioni, non causa desquamazione, in quanto agisce sull' epidermide. Mentre il peeling medio e profondo è riservato esclusivamente ai dermatologi e medici estetici.


Febbraio 2015

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CASTELLI

NIGHT

LIFE

DJ NINO SCARICO H

a lavorato nei migliori club d'Italia e ha collaborato con tutti i locali romani esistenti

DJ Nino Scarico inizia la sua attività nel 1977 caratterizzando la notte romana e non solo. La sua definitiva affermazione però la si deve all'avvento dell'house music nel 1986, anno in cui la notte lavorava nella consolle dell'Alibi, locale storico romano, e il pomeriggio nel mitico Mais (ex Le Stelle). Poi continua nella sua propaganda musicale house concla-

mando il suo successo prima nell'88 all’Acropolis e poi portando a Roma la novità balearica del disco bar tendenzioso con il Radio Londra, dove lavora dal 1990 al 2002 facendo scrivere pagine sulla sua creatività. Inoltre, in concomitanza al lavoro di dj, nel 90 inizia l'attività di produttore discografico accumulando ottimi successi tra cui Sydynnah, A La Follie -disco di platino in Benelux-, Laura O, Rhythm (1992) su Cutting Records Nyc. Dal ‘95 al 1998 collabora con gli Harlem Hustlers ed altri produttori romani remixando le voci

più importanti del panorama house (Barbara Tucker -First Choice- con Ain't I Bad, suonato da Pete Tong Bbc Radio One, UK, Byron Stingly, Annette Taylor...) e nel 2003 crea con D'Ambrogio e Mazzamauro gli Electro Blues, i cui singoli Feeling e The Ball esplodono nell’enorme successo che ha travolto anche Mia Mao Minha Gente -strasuonato da tutte le radio nazionali (da Radio 105 in particolare, tanto che Leone Di Lernia ne fece una cover in pugliese) ed il suo follow up, Gusto De Mar, in stile latin house prettamente estivo. Nino Scarico avendo dato vita anche a creature tutte sue, come Musique, brano electro con influenze afro cantato in lingua Swahily, è la storia vivente del djing romano. Prossima uscita discografica sarà Electro blues ft. Limmo-angels su x-energy-. Attualmente è resident al Muccassassina e Radio Londra. La sua ultime produzione sono uscite su Kult Records ed EO5 di New York.

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OROSCOPO

a cura di Mauro Gabbiadini

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Febbraio

ARIETE

Inizia una marcia trionfale, sollecitati dall’intuito costruirete nuove relazioni talvolta segrete, la riservatezza sarà importante anche se vi piace rischiare.

TORO

Maggiore attenzione agli incontri, occorre trovare chi vi sostiene e allora sarete soddisfatti, certi di destare interesse e di attivare nuovi progetti.

GEMELLI

Ci vuole un’idea nuova: guardate lontano! Non importa realizzare subito, avete bisogno di alleati e di amici sinceri, non volete essere strumentalizzati.

CANCRO

Pieni di fiducia, speranza ed energia costruttiva, attirerete tutti sulla vostra scia, riuscirete a sedurre chi vi circonda ma non solo: anche il denaro verrà attirato.

LEONE

Chi non vi è d’aiuto non può allearsi con voi. L’amore farà risorgere la speranza. Romantici quindi e impegnati, siete su un palcoscenico ideale: accendete i riflettori.

VERGINE

Tanti incontri e nuovi stimoli per animare il campo del lavoro e attirare guadagni. Non sarete aiutati da chi vi ama ma da soli sarete molto costruttivi: non cederete mai!

BILANCIA

L’universo si anima, chi vi ama propone e questo vi fa riflettere. Inserirete tutto nei programmi giornalieri e qualcuno entrerà in competizione.

SCORPIONE

Tutto ciò che è intorno a voi rifiorirà e l’amore volerà alto, questo vi dà un’energia straordinaria: vorrete proteggere chi vi ama. Nuovi accordi lavorativi promettono.

SAGITTARIO

Una possibilità c’è e insisterete nel chiedere che ognuno faccia la propria parte in famiglia. Vicino a voi gli amici veri si distingueranno portandovi luce e fiducia.

CAPRICORNO

Progetti a ruota libera, con cento occhi terrete sotto controllo il territorio, il portafoglio, le amicizie e chi vuole disturbare la vostra quiete: programmazione perfetta.

ACQUARIO

Il piano d’azione, la visione superiore, la raccolta di fondi, la motivazione degli alleati e dei collaboratori. Funzionerà tutto bene: chi non partecipa rimarrà deluso.

PESCI

Vi siete destati pieni di buone intenzioni, combattivi e riservati. Proteggete il vostro capitale, non fate sapere nulla e osservate gli altri, pronti a scattare.


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La Rubrica di

MR. BACARDI

a cura di Mr. BACARDI

MARTINI STORIA O LEGGENDA?

L

e tesi riguardanti le origini di questo cocktail sono svariate e, in gran parte, vicine alla leggenda. La più autorevole, documentata da John Doxan in "Stirred - Not Shaken", afferma che un barista di nome Martini originario di Arma di Taggia in Liguria, emigrato negli Stati Uniti, avesse creato la miscela attorno al 1910 presso il Knickerbocker Hotel di New York in onore di John D. Rockefeller. Altre versioni vedono il cocktail nascere un decennio prima dall'estro di un tale Martinez di New Orleans o da una cittadina della California di nome Martinez. Qui infatti una targa in bronzo reca scritto: In questo luogo, nel 1874 Julio Richelieu, barista, ha servito il primo Martini a un minatore che, entrato nel suo saloon... aveva chiesto qualcosa di speciale. Gli venne servito un 'Martinez Special'. Dopo tre o quattro bicchieri la 'z' si era persa per strada." Ancora prima, intorno al 1860, pare che Jerry Thomas, titolare di un bar a San Francisco presso l'Occidental Hotel sulla Montgomery Street, avesse servito un cocktail di nome Martinez ad un cliente in viaggio appunto per Martinez. L'Oxford English Dictionary invece associa erroneamente l'origine del nome del cocktail a quello del vermouth dry della Martini & Rossi, ma la ditta sarebbe nata più tardi del cocktail stesso. Resta il

fatto però che la ricetta attuale, se non per la presenza del gin fra gli ingredienti, è ben differente dalle prime ricette. Anche lo stesso gin che conosciamo noi oggi si produce così solo dagli inizi del 1900, come afferma Charles Schumann in "American Bar". Al di là di tutto ciò che appartiene al passato, oggi il Dry Martini è il re dei cocktail, che vanta innumerevoli varianti e metodi di preparazione, un rito questa, per ogni barman che si rispetti.



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