Periodico trimestrale di opinioni e notizie - Anno XI. N° 38- Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB MO.
IN CORSO Opinioni e notizie in CMB NUMERO
38 12/2015
Scrigno di cultura Dopo tre anni di lavori, il Museo dell'Opera di Santa Maria del Fiore restituito alla cittĂ
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INDICE / COLOPHONE
Scripta manent Parola di verbale. Il presidente comunica che, sia perché la legge lo impone, ia perché l’Ente nazionale cooperative lo esige la Cooperativa è tenuta ad accantonare la quota di indennità di licenziamento spettante agli impiegati. A questi ultimi è stato proposto di investire la somma accantonata in una polizza di assicurazione sulla vita. Alla discussione vi prendono parte tutti i consiglieri ed infine resta deciso di creare presso la cooperativa il fondo in questione ma non investirlo in una assicurazione così la cooperativa può adoperare, in caso di bisogno, la somma accantonata. Tratto dal verbale del Consiglio direttivo della Cooperativa braccianti
IN QUESTO NUMERO PAG. 4 / UNIVERSITÀ
Quando la lezione è in cantiere Un gruppo di 90 studenti di Ingegneria dell’Università di Trento visita l’area CityLife
PAG. 5 / PRIMO PIANO
Riapre un tempio della scultura sacra Un grande evento con 700 invitati per la riapertura del Museo dell’Opera Santa Maria del Fiore a Firenze
PAG. 9 / ZOOM
L’Ospedale San Gerardo cresce e si rinnova I lavori alla struttura sanitaria di Monza prevedono demolizioni e la ricostruzione di un nuovo complesso
28 Maggio 1930
IN CORSO Opinioni e notizie in CMB NUMERO
38 inCorso
Periodico trimestrale di opinioni e notizie Anno IX. N° 38 Direttore responsabile: Paolo Zaccarelli Redazione: Francesca Martinelli, Sara Lelii, Luca Padovano, Federico Sarti Contatti: Martinelli. Francesca@cmbcarpi.it Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB MO . Proprietario: CMB Società Cooperativa Via Carlo Marx, 101, CARPI (MO) . Registrato al Tribunale di Modena il 26/06/2006 con il n° 1810. Progetto grafico: Hic Adv Stampa: Nuovagrafica
inCorso on-line
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Codice alfanumerico
PAG. 12 / EVENTI
Generali firma lo skyline milanese
Ecco cosa significano i codici in testa ad ogni pagina A = anno di pubblicazione N = numero della rivista P = numero di pagina
Il logo del gruppo assicurativo conquista la cima della Torre Hadid che ospiterà uffici e una galleria commerciale
Cantieri Gastronomici i Con i soci in trasferta Continua il nostro viaggio nei cantieri d’Italia, dove i nostri soci si concedono qualche evasione culinaria. Questa volta la tappa è a Torino Lingotto.
PAG. 18 / DICONO DI NOI
La classifica di Edilizia e Territorio Nell’esame dei bilanci 2014 CMB è all’11esimo posto e si conferma primatista dei grattacieli
PAG. 20 / RESTAURO
Restaurare l’ombelico del mondo Palazzo Gorani fu costruito a Milano in un luogo simbolico e ricco di storia
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CMB sotto scatto
In questo numero ospitiamo gli scatti di Mauro Milani, capo cantiere nel settore immobiliare e fotografo per passione. Con le sue immagini mostra a tutti le meraviglie dell’ambiente acquatico. La sua Olympus digitale lo accompagna anche a 40 metri di profondità.
Stampato su carta certificata FSC® proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.Per info: www.fsc-italia.it
RUBRICHE IN CORSO P. 3 / CORREVA L’ANNO
P. 22 / PAGINE I.T.
Millenovecentocinquantacinque
Questione di emoticon
P.14 / SCANNER
P. 23 / CANTIERI GASTRONOMICI
CMB sotto scatto
Il sapore di casa a Torino Lingotto
P. 16 / DIALOGHI Vite di cantiere
TERNO AL LOTTO
Gioca i nostri numeri
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gli anni di lavori per l’ampliamento del Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore a Firenze i piani della Torre Hadid-Generali del cantiere Citylife i valorosi compagni con cui fuggì il conte Giuseppe Gorani catturato dai prussiani durante la Guerra dei sette anni. Con loro conquistò la città tedesca di Tilsit
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STORIA / MAESTRA DI VITA
Correva l’anno
Immagini da un altro secolo
1955
Lavori di sbancamento Si lavora allo sbancamento per la realizzazione della strada provinciale Valle Dolo nei pressi di Montefiorino sull’Appennino Modenese. Espressione concentrata e sigaretta serrata fra le labbra.
A cura di: Francesca Martinelli
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EVENTI / UNIVERSITÀ
Quando la lezione è in cantiere Lo scorso 20 novembre 90 studenti di Ingegneria dell’Università di Trento in visita all'area Citylife. La platea di visitatori più ampia mai accolta in un’unità produttiva CMB di Daniele Benzi
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l 20 novembre CMB è riuscita nella non facile impresa di “avvicinare” Milano e Trento. Abbiamo infatti accolto, in visita al cantiere “Torre Hadid-Generali”, ben 90 studenti (accompagnati da alcuni insegnanti) che frequentano il 5° anno del corso di laurea in Ingegneria edile/architettura all’Università di Trento. Anche per un cantiere di punta come quello di Citylife, non certo nuovo ad accogliere adeguatamente visitatori di varia estrazione, una presenza così numerosa ha rappresentato un’eccezione da programmare con cura. Si è trattato infatti, con ogni probabilità, della platea di visitatori più ampia mai accolta
in una nostra unità produttiva, entro spazi di cantiere non certo progettati per accogliere un tale flusso di non addetti ai lavori. Il percorso di visita è stato quindi diviso in tre distinti momenti formativi, tra i quali si sono avvicendati, in parallelo altrettanti sottogruppi di studenti: la direzione tecnica del cantiere (governo economico, organizzazione e programmazione dei lavori, logistica) a cura dell’ingegner Salvo; la visita al cantiere al seguito del geometra Musumeci; la complessità progettuale dell’opera e l’applicazione d’avanguardia del BIM on field da parte degli ingegneri Tegon, Sartori e Ancillotti. La visita si è svolta in modo vivace, con gran-
de attenzione da parte degli studenti e con numerose richieste di approfondimento. Ma il senso di appartenenza e l’orgoglio spontaneamente mostrati dai relatori coinvolti, al pari dei tanti altri colleghi che hanno contribuito alla buon riuscita dell’iniziativa, probabilmente hanno trasmesso dell’“essere di CMB” molto più delle parole di ciascuno. Ci auguriamo che questi futuri ingegneri, tornando nelle loro aule, magari percorrendo la A22 attraversata dal nostro viadotto di Lavis, possano portare con sé una immagine più nitida di come studi impegnativi come i loro si realizzino concretamente nella vita quotidiana di un cantiere.
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PRIMO PIANO / MUSEO DELL'OPERA
Riapre un tempio della scultura sacra di Tommaso Cacciaguerra / Foto di Paolo Lorenzi
A Firenze ben 700 invitati all’attesa inaugurazione del Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore dopo tre anni di lavori per l’ampliamento
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re anni di lavoro e un nuovo museo per la città di Firenze. Lo scorso 29 ottobre sono stati 700 gli speciali invitati che hanno avuto l’onore di attraversare per primi le stanze del rinnovato Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore a Firenze, restituito da CMB dopo circa tre anni di lavori non solo alla città, ma a tutti gli amanti dell’arte
che qui si troveranno tra i massimi capolavori esistenti di scultura sacra. Durante la cerimonia inaugurale il presidente dell’Opera Franco Lucchesi ha detto che oggi il museo è “un luogo moderno che espone, innova ed educa allo stesso tempo e che il percorso espositivo racconta la stagione rinascimentale fiorentina, un perio-
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do davvero impareggiabile”. All’evento sono intervenuti il sindaco di Firenze Nardella, l’arcivescovo metropolita Giuseppe Betori, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e numerose autorità, oltre ai vertici dell’antichissima Opera della cattedrale di Santa Maria del Fiore.
I LAVORI
La firma di CMB sul contratto di appalto per la realizzazione delle opere edili e ar-
chitettoniche relative all’ampliamento della superficie museale del Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore risale ormai all’aprile del 2013. Un intervento per un importo complessivo che ha sfiorato i 20 milioni di euro. Fin da subito è apparso chiaro che uno degli elementi di complessità dell’appalto fosse determinato dal frazionamento delle categorie di opere generali. Il committente allora, consapevole dei possibili rischi connessi soprattutto al rispetto dei tempi, ha in-
caricato CMB del coordinamento generale dei lavori (elettrici, meccanici, ascensoristici) riconoscendole la responsabilità del cantieramento e della gestione degli aspetti comuni di sicurezza quali i ponteggi, le assistenze, gli impianti di cantiere.
CRITICITÀ GESTIONALI
La complessità dell’intervento è stata incrementata anche dalla volontà del committente di mantenere, per circa un anno dall’i-
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nizio dei lavori fino al mese di maggio 2014, l’accessibilità del Museo ai numerosi turisti: ciò ha parzializzato inevitabilmente le produzioni e obbligato le imprese a una gestione attenta delle interferenze nelle aree di comune interesse. In breve, è stata necessaria una precisa pianificazione delle attività, l’ingegnerizzazione dei processi produttivi, oltre al ricorso ad attività di project control: le prime, indispensabili per garantire continuità alle pro-
duzioni e per ottimizzare i tempi realizzativi, le ultime necessarie per garantire di non perdere il quadro d’insieme delle lavorazioni e il rispetto finale dei tempi di consegna. Oltre a CMB, le altre imprese affidatarie principali hanno compreso da subito la necessità di una “cabina di regia” comune, collaborando alla stesura di programmi lavori su scala mensile prima, settimanale poi. Fra le peculiarità di un cantiere di questo tipo figurano, inoltre, le difficoltà affrontate
nell’organizzazione e la traslazione di alcune delle preziosissime opere già contenute nel vecchio museo dell’Opera del Duomo: CMB ha affrontato la sfida, avvalendosi di una ditta leader di mercato nella movimentazione di opere d'arte, che il committente ha interpellato per lo scopo. È nata così, sotto la supervisione dell’Ufficio tecnico dell’Opera del Duomo, una sinergia che ha consentito di spostare la Pietà Bandini di Michelangelo da un angusto
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PRIMO PIANO / MUSEO DELL'OPERA
e sacrificato pianerottolo all’attuale suggestivo proscenio o di trasportare la Porta del Paradiso dalla Corte del Ticciati all’attuale collocazione in teca, nella Sala del Paradiso.
ASPETTI TECNICI
Dal punto di vista realizzativo, l’intervento è stato un’esperienza completa. L’esecuzione, infatti, ha visto alternarsi l’applicazione di tecniche proprie del restauro a quelle tipiche delle nuove costruzioni. È così che ai consolidamenti dell’apparato murario profondo (ottenuti con iniezioni
di malte colloidali nei muri a sacco) o a quelli dell’apparato murario superficiale (utilizzando betoncini armati), o alle riaggregazioni con il “cuci e scuci” e alla realizzazione di cerchiature con telai antisisimici, si sono poi alternate la realizzazione in calcestruzzo armato di una pilastrata alta 16 metri o la realizzazione, con travi reticolari scatolari di ferro, del solaio della grande Sala del Paradiso a 17 metri di altezza. Impegnativa e avvincente, per la mancanza di riferimenti progettuali univoci e affidabili, la ricostruzione dell’arco bandinellia-
no: per quella parte d’opera si è proceduto al contrario nella ricostruzione dell’arco storico, ovvero dall’alto verso il basso. È stato necessario partire dalla costruzione della centina (l’arco era la parte maggiormente integra) e derivare, solo dopo aver calato i piombi a terra, le esatte posizioni dei plinti di base delle colonne. Il risultato è l’alternanza armonica di porzioni velate in grigio (ricostruzioni) e di marmi policromi ad incorniciare il passaggio tra la Sala delle Cantorie e quella dei Fondi Oro.
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ZOOM / OSPEDALI
L’ospedale San Gerardo cresce e si rinnova
La struttura sanitaria di Monza con 725 posti letto e 153 ambulatori si rinnova. Il progetto di riqualificazione guarda ai cambiamenti organizzativi, assistenziali e tecnologici a cura della Redazione / Foto di Domenico Cichetti
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iqualificare adeguando la struttura alle nuove esigenze sanitarie. Il progetto di riqualificazione dell’ospedale San Gerardo di Monza si propone di adeguare la struttura ai rilevanti cambiamenti organizzativi, assistenziali e tecnologici che stanno modificando le modalità di assistenza dei pazienti negli ultimi anni. A
questo scopo il nuovo complesso ospedaliero è stato suddiviso in diversi edifici autonomi, ma connessi fra loro e in grado di accogliere e gestire, riducendo le interferenze, le diverse attività assistenziali. Risale all’agosto 2012 l’aggiudicazione definitiva del contratto di concessione di costruzione e gestione relativo all’intervento
di potenziamento, ampliamento e ristrutturazione dell’ospedale San Gerardo di Monza per conto della stazione appaltante Infrastrutture lombarde Spa. Il raggruppamento temporaneo di imprese che si è aggiudicato i lavori è formato da Manutencoop facility management, Eureca consorzio stabile, Gdm Costruzioni, Maco,
ZOOM / OSPEDALI
Ceif società cooperativa, Servizi ospedalieri, Servizi Italia, Cir Food, Prima Vera, Cvl. Nel settembre dello stesso anno le imprese aggiudicatarie hanno costituito la società Synchron, che è diventata a tutti gli effetti la concessionaria, sottoscrivendo con Infrastrutture lombarde la convenzione di progettazione, costruzione e gestione delle strutture di servizio e di supporto alle attività sanitarie. Viste le peculiarità legate al loro core business, le società Eureca consorzio stabile (composta da CMB e Unieco), Maco e Ceif
si sono impegnate nei confronti degli altri soci ad eseguire le attività legate alla progettazione e alla costruzione. Nel mese di settembre 2013 sono cominciati i lavori per una serie di importanti interventi di potenziamento, ampliamento e ristrutturazione volti a un radicale ammodernamento e riqualificazione dell'ospedale cominciando dalla realizzazione di un fabbricato, chiamato "Nuovo avancorpo", posizionato davanti alla precedente struttura e destinato ad accogliere attività ambulatoriali e di ricovero diurno, allo scopo di separare i flussi
dei pazienti esterni da quelli dei ricoverati. La prima fase dei lavori, ultimata nella primavera del 2015, ha previsto la ristrutturazione completa del monoblocco ospedaliero e dell'avancorpo esistente, oltre che della struttura chiamata “Tenaglia”, con la realizzazione di camere di degenza a due letti con bagno, il miglioramento dei percorsi anche verticali (ascensori), l'adeguamento alle norme di sicurezza più recenti in tema di antisismica e antincendio, il rifacimento delle facciate con miglioramento delle prestazioni climatiche.
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UN PO’ DI NUMERI
I lavori continuano con una fase 2, che prevede la ristrutturazione del settore B del monoblocco, comprese le opere propedeutiche ai lavori nei settori A e C, a cui seguiranno altre due fasi che vedranno rinnovare rispettivamente il settore C e l’A. La principale criticità dell'intervento consiste nella duplice necessità di interconnessione tra demolizioni, ristrutturazioni e costruzioni ex novo, oltre alla sovrapposizione tra fasi dell'intervento in una determinata area e contemporanea funzionalità della struttura ospedaliera nelle altre.
Per queste motivazioni è stato indispensabile approfondire l'impatto ambientale dell'organizzazione del cantiere mediante un piano per definire la più idonea consequenzialità fra demolizioni, ristrutturazioni e costruzioni ex novo; le misure di prevenzione e di mitigazione relative a polveri, rumori, interferenze con la mobilità e con le attività delle strutture funzionanti; il regolare smaltimento dei rifiuti provenienti dalle demolizioni e la sistematica elasticità attuativa in previsione di eventuali imprevisti connessi con gli interventi di demolizione e
Superficie complessiva prima dell’intervento:
169.000 mq
Superficie complessiva dopo l’intervento:
195.500 mq
Posti letto:
725
Ambulatori:
153
Sale per esami diagnostici:
14
Sale parto:
13
Sale per chirurgia ambulatoriale:
7
Sale per esami endoscopici:
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di ristrutturazione. In base alla tipologia di appalto di concessione, Synchron ha assunto l’incarico, di durata trentennale, per la fornitura di una serie di servizi alberghieri e di supporto tra cui figurano la conduzione e manutenzione edile, impiantistica e la fornitura e gestione del calore; il servizio di ristorazione per degenti e dipendenti; il noleggio e lavaggio della biancheria e la gestione del guardaroba; lo smaltimento dei rifiuti e la pulizia delle aree interne e esterne, oltre alla gestione degli spazi commerciali del nuovo avancorpo.
EVENTI / GRATTACIELI
GENERALI firma lo skyline milanese Il logo del gruppo assicurativo conquista la cima della Torre Hadid che ospiterà gli uffici dei 3mila dipendenti della compagnia e una galleria commerciale
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Milano, dal 15 ottobre, il logo del gruppo assicurativo Generali svetta sulla torre di CityLife progettata da Zaha Hadid, e già chiamata con familiarità dai milanesi “Lo Storto”. Si tratta del secondo dei tre grattacieli del progetto CityLife, un modello urbanistico innovativo che si propone di ridisegnare lo skyline della metropoli lombarda, uno dei progetti di riqualificazione più importanti d’Europa. CMB, che si è aggiudicata l’appalto grazie alla migliore offerta tecnicoeconomica, sta conducendo i lavori di costruzione al ritmo di un piano a settimana. La torre, con una pianta a rombo, si eleverà per 44 piani e 170 metri in cemen-
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PERSONE In alto, il presidente Zini con il sindaco di Milano Pisapia ed Emiliano Cacioppo. Sotto, i vertici di Generali CEO Mario Greco e il presidente Gabriele Galateri con Pisapia e Zini durante le celebrazioni.
to e vetro, effettuando una torsione su se stessa rispetto agli assi urbani. Grande attenzione inoltre sarà dedicata alla sostenibilità ambientale e al contenimento dei costi energetici della struttura, certificata sulla base dello standard Leed 2009 for Core & Shell con un livello Gold. Ai piedi dell’edificio, a uso principalmente direzionale, si prevede la realizzazione di una galleria commerciale e alcuni percorsi coperti di collegamento con la stazione metropolitana Tre Torri della linea M5. A lavori ultimati l'edificio, che ospiterà la sede milanese del Gruppo Generali, potrà accogliere fino a 3mila lavoratori della compagnia assicurativa.
Alla cerimonia inaugurale, oltre al Ceo Mario Greco e al presidente Gabriele Galateri del Gruppo Generali, erano presenti il sindaco Giuliano Pisapia, il presidente Carlo Zini e il consigliere delegato Emiliano Cacioppo di CMB e i tecnici e le maestranze della cooperativa. Il presidente Zini ha evidenziato come per CMB sia stato “motivo di grande soddisfazione e responsabilità partecipare alla realizzazione di un progetto così innovativo, in cui si respira il dinamismo della meravigliosa città di Milano". "La torre – ha spiegato Zini – è stato un lavoro di elevata complessità e soddisfazione anche per operai e tecnici, fra i quali molti giovani ingegneri, ragazzi e ragazze,
che hanno ricevuto gli elogi dei vertici di Generali e CityLife per la qualità della realizzazione e la rapidità dell’esecuzione, in anticipo di un mese sul cronoprogramma.” Il consigliere delegato Emiliano Cacioppo ha poi voluto sottolineare come la complessità della realizzazione abbia spinto all’utilizzo della tecnologia innovativa del Bim (Building information modeling). "Questa tecnologia – ha precisato – consente un controllo tridimensionale in tempo reale della progettazione e del costruito. Del resto non potrebbe essere altrimenti dato che alla base i pilastri risultano inclinati e richiedono controlli topografici molto sofisticati in avanzamento piano dopo piano".
EFFETTO CMB / MESSA A FUOCO
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A cura di: Domenico Cichetti
CMB sotto scatto
Mauro Milani Un fotografo per CMB La fotografia è una passione che può essere espressa in vari ambienti. Tra i più complicati da gestire c’è quello subacqueo. Scattare buone fotografie subacquee non è facile come sulla terraferma. L’ambiente acquatico modifica l’approccio che il fotografo deve avere, sia con il mezzo di ripresa che con il soggetto, per sua natura poco propenso a mettersi in posa. È necessario saper gestire la luce mutevole in funzione della profondità e avere un approccio che va oltre le semplici conoscenze tecniche, quindi conoscere la morfologia dei luoghi e le abitudini della fauna che li popola. Oltre a tutto ciò è necessario comporre adeguatamente lo scatto e con questi presupposti non è affatto semplice.
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Sono nato a Milano nel 1973 dove ho vissuto sino a 15 anni fa, ho 42 anni e ora vivo a Rozzano. La mia collaborazione con CMB nasce dal 2001 come assistente tecnico e poi come capo cantiere nel settore immobiliare. Diversi anni fa è scattata in me la passione per il mondo sub che spesso mi dà l’opportunità di condividere momenti piacevoli con gli amici di CMB e trascorrere insieme attimi di vita immersi nell’immenso blu dell’Isola d’Elba ospitati nella casa di Procchio della nostra Cooperativa. Per immortalare i momenti tra le magiche bolle della subacquea porto sempre con me la mia Olympus digitale che, avvolta in uno scafandro impermeabile, mi accompagna fino a 40 metri di profondità per fotografare meraviglie marine. Lontano da avere le qualità e gli strumenti di un fotografo per professione, mi piace catturare immagini che non si possono vedere ogni giorno e condividerle non solo con chi era con me, ma anche con chi non può godere del piacere di vivere un’immersione.
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1. un amico che ci aspetta in acqua 2. la murena 3. branco di barracuda nel blu 4. una stella marina molto rara (Astrospartus mediterraneus) 5. l’occhio del polpo 6. un gronco nella tana 7. la vacchetta di mare
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DIALOGHI / STORYTELLING
“Non basta più essere un tecnico preciso, serve dinamismo e capacità trasversali perché la vita di cantiere non annoia mai ed è sempre inaspettata”
Oggi Alessio Baldoni lavora a Verona, come direttore tecnico della società consortile Hosveco ed è impegnato nella realizzazione dei nuovi ospedali Borgo Roma e Borgo Trento.
DIALOGHI
A tu per tu con i soci
VITE DI CANTIERE Intervista ad Alessio Baldoni, da 15 anni in CMB. La sua esperienza passa dai cantieri in Toscana al PIP 8, dal cantiere immobiliare del Grecale a Carpi ai lavori per la realizzazione dei nuovi ospedali dell'Altovicentino, Borgo Roma e Borgo Trento a Verona
Ciao Alessio, per prima cosa parlaci un po’ di te. Sei entrato in CMB da neolaureato, come si è strutturato il tuo percorso all’interno dell’azienda? Ho appena compiuto 40 anni, lo scorso 20 novembre, e ormai 15 di questi li ho trascorsi in CMB. Il mio percorso è stato abbastanza lineare: nato a Carpi, ho studiato da perito informatico per poi iscrivermi alla facoltà di Ingegneria civile a Bologna. Appena laureato, nel 2000, sono stato chiamato a fare il servizio civile e in contemporanea facevo qualche ora di stage in CMB, dove per otto mesi ho affiancato gli ingegneri Marco Trevisani e Pierfrancesco Morellini all’ufficio qualità. Erano gli anni in cui cominciavano a prendere piede i Sistemi di gestione qualità e ci occupavamo del controllo della progettazione della linea ferroviaria ad alta velocità. Il 18 giugno 2001 è iniziata la mia avventura in CMB. Qual è stato il tuo primo incarico in CMB? Il mio primo giorno di lavoro è cominciato in trasferta: con l’ingegner Gallo sono stato per due anni impegnato su cantieri in Toscana, in particolare gli ospedali del Valdarno e della Versilia, poi i cantieri del Careggi di Firenze. È stata un’esperienza molto formativa quella di assistere il capo commessa, inoltre per me – che avevo trascorso già cinque anni di studi universita-
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ri a Bologna – erano belle anche le serate nell’appartamento dove abitavamo tutti insieme. A cena ci ritrovavamo in tuta a mangiare dopo una giornata di lavoro o, a volte, ci concedevamo qualche sfida a tennis e calcetto, per allontanare la tensione del lavoro. Dopo l’esperienza in Toscana, essendo fermo il cantiere per la Tranvia linea 1 di Firenze, sono stato richiamato a Carpi, per occuparmi prima del PIP 8 con Ugo Riccio (sotto la commessa di Claudio Camellini) e poi dei cantieri immobiliari del Grecale e del comparto C4 a Carpi. Qui è cominciata l’esperienza nella commessa di Paolo Dondi che dura tuttora. Tua moglie lavora a tempo pieno e hai due bambine: come riesci a conciliare al meglio lavoro e famiglia? Per fortuna le nostre rispettive famiglie ci supportano nelle nostre scelte lavorative aiutandoci nella gestione delle figlie. Del resto la storia con mia moglie non è mai stata esattamente standard: basta pensare che nessuno dei due era presente alla laurea dell’altro in quanto laureati lo stesso giorno, io a Bologna e lei a Parma. Mentre io mi spostavo per l’Italia lei lavorava in Heineken e, con base a Bergamo, ha viaggiato per tutta Europa trascorrendo un anno in Olanda e qualche mese in Polonia. Conclusa quell’esperienza, ha trovato lavoro a Reggio Emilia e nel 2007 ci sia-
mo sposati. Appena rientrato dal viaggio di nozze, era una domenica pomeriggio e io ancora in pieno jet lag, mi chiama Paolo Dondi: il giorno dopo dovevamo andare a fare un sopralluogo nella campagna intorno a Santorso (VI), dove oggi a distanza di soli quattro anni è sorto l’Ospedale dell’AltoVicentino. Gli ultimi lavori di cui ti sei occupato sono due ospedali in project financing: qual è, in base alla tua opinione, la differenza fra un project e un appalto tradizionale? Per la mia esperienza, lavorare su un project financing, offre l’opportunità di seguire l’opera a partire dalla sua progettazione e quindi giocare un ruolo attivo su alcune scelte che possono fare la differenza in fase costruttiva. Inoltre come “primo” committente si ha il concessionario, non il concedente, quindi si ha un ente con funzione di “filtro” che spesso facilita la risoluzione delle problematiche che si possono venire a creare. Per il resto poi la fase costruttiva procede come in un normale appalto pubblico, certo che a volte un occhio di riguardo nelle scelte da fare in fase di realizzazione dell’opera può tornare vantaggioso quando subentreranno i colleghi delle manutenzioni. Come è cambiata la nuova generazione di direttori di cantiere?
Fare il direttore di cantiere ti mette sicuramente in prima linea rispetto alla realizzazione dell’opera, ma si tratta di un lavoro molto cambiato negli ultimi anni: è diventato meno operativo e sempre più basato su pratiche legate ai subappalti, al controllo della progettazione, alla gestione degli acquisti, all’utilizzo di Oracle per i certificati di pagamento etc… Tutto passa per il direttore di cantiere che deve essere sul luogo delle lavorazioni, anche solo per poche ore al giorno, per seguire direttamente e al meglio il lavoro in corso d’opera. Quali sono oggi le caratteristiche individuali e le competenze che occorrono per dirigere un cantiere? Penso serva grande carisma per creare una buona squadra coi tecnici e le maestranze, oltre alle competenze necessarie a gestire ogni genere di problematica fornendo a tutti le migliori risposte ai problemi che si possono creare. Non basta più essere un tecnico preciso, serve dinamismo e capacità trasversali perché la vita di cantiere non annoia mai ed è sempre inaspettata. Penso però che quello delle costruzioni sia un settore anche in grado di valorizzare le specificità individuali: lo stesso cantiere, se lo realizzassero dieci direttori di cantiere diversi darebbe vita a dieci opere diverse, l’imprinting personale ci sarà sempre.
DICONO DI NOI / CLASSIFICHE
Classifiche 2015 Edilizia e Territorio n. 10 - ottobre 2015
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n giro d’affari complessivo in crescita e un mercato dove conta sempre di più la specializzazione. Nell’esame dei bilanci 2014 delle prime 50 imprese italiane di costruzioni, come scrive “Edilizia e Territorio” nello speciale classifiche dello scorso ottobre, emerge che l’arresto della caduta del mercato domestico si accompagna a uno sprint all’estero. Per quanto riguarda il mercato nazionale, che ancora pesa per un soffio oltre la metà, il
2014 non ha portato novità in termini di “crescita esterna” (dopo la mega operazione Salini-Impregilo), tuttavia sono continuati gli “abbandoni”, il più significativo dei quali è quello di Coopsette. Il campione della classifica mostra comunque un giro d’affari complessivo in crescita del 3,1%, dove a fare la differenza sono le imprese specialistiche che vi giocano la parte del “leone” con un più 5,3% (mentre le generali si limitano a un più 2,8%). Rispetto
all’esercizio 2013, diminuiscono le società che hanno una quota di fatturato all’estero, ma questa sale in percentuale passando dai 45,4% al 48,1%. Inoltre, se gli indici reddituali mostrano un generale calo, gli stessi ripuliti dai dati anomali di Unieco e Coopcostruzioni risultano nettamente meno allarmanti: il margine operativo aumenta dell’1,8%, il netto dell’8% e l’utile risulta stazionario. L’indebitamento finanziario è alleggerito dell’8,3% e ampiamente coperto da un patrimonio netto
LA CLASSIFICA 2015 Posizione
Società
2014 2013
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25
1 2 3 4 5 8 6 7 9 12 10 11 14 13 15 27 24 20 19 22 17 26 21 18 29
Salini Impregilo Astaldi Condotte Pizzarotti CMC Itinera Grandi Lavori Fincosit Ghella Rizzani de Eccher Maltauro CMB Unieco Pavimental Mantovani Tecnis Colombo Costruzioni Italiana Costruzioni Salc - Gruppo Ics Grandi Lavori Inc Vianini Lavori Toto Carron Coopcostruzioni Tecnimont Civil Construction Pessina Costruzioni
Valore della Produzione 2014
4.194.111 2.652.565 1.156.507 1.140.666 1.104.774 986.162 620.933 585.211 580.017 544.881 498.956 448.270 402.122 386.427 335.597 209.767 201.680 194.296 189.133 187.894 177.624 177.157 155.899 126.630 124.875
Variazione Percentuale 2014/2013
10,7 5,3 -4,9 -1,8 8,8 46,2 -19,5 -16,5 1,5 21,3 -9,6 -14,8 12,6 -13,3 10,5 66,7 26,1 5,0 0,4 6,6 -28,5 24,1 -15,7 -41,6 3,7
% dei ricavi su mercato estero
82,5 75,6 61,4 23,1 54,0 0,0 16,9 74,0 70,5 62,2 0,2 1,0 1,8 0,3 6,0 0,0 5,0 0,2 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 63,4 0,0
Utile al netto delle imposte 2014
103.120 81.559 12.951 24.385 10.475 31.175 6.417 13.185 13.655 4.179 8.301 -104.650 3.047 2.121 1.423 2.666 4.227 -1.427 5.324 35.448 5.016 4.159 -58.025 -21.312 1.048
Variazione % 2014/2013
Portafoglio Ordini al 31/12/2013
11,7 8,4 -38,4 50,8 -0,8 -22,8 -36,6 -23,0 114,4 34,6 12,7 -64,4 n.s. -87,0 -65,5 63,9 23,2 21,6 n.s. 98,7 66,3 -43,2 n.s. -8,4 22,6
32.374.099 13.840.000 5.561.505 10.851.993 2.914.000 2.600.000 2.618.693 4.211.555 2.569.000 2.460.158 2.906.500 495.810 651.660 2.970.000 1.995.403 405.000 693.340 628.656 1.079.439 1.137.000 574.000 450.800 392.000 395.328 542.949
Variazione % 2014/2013
12,3 3,9 3,8 17,8 -1,9 -39,5 6,1 0,1 10,9 -12,5 -1,0 -29,6 129,7 23,8 -1,2 -1,9 38,9 -48,3 -2,0 -33,1 11,0 -24,4 -3,8 -19,2 -12,8
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cresciuto del 6,3%. Il portafoglio ordini cresce del 4,1% ed evidenzia una quota di commesse internazionali in ascesa.
CMB, PRIMATISTA DEI GRATTACIELI, ALLEGGERISCE L’INDEBITAMENTO
Riguardo CMB, l’osservatorio di “Edilizia e Territorio” mette in evidenza la solidità della cooperativa che continua tuttavia a sviluppare la quasi totalità del fatturato nei confini italiani bilanciando edilizia e infrastrutture e facendo attenzione a limitare al minimo gli impegni di autopromozione immobiliare. Tra i punti di forza della nostra impresa vengono evidenziati, in particolare, la specializzazione nei due settori dell’edilizia in cui la concorrenza è meno scatenata per l’esperienza che richiedono:
gli ospedali e gli edifici alti, fra i quali il grattacielo della Torre Regione Piemonte a Torino. Nonostante il giro d’affari di CMB si collochi di poco sotto ai 500 milioni, il bilancio 2014 è positivo in tutti i suoi indici, sia reddituali che finanziario-patrimoniali. Nel Piano industriale 2015 – 2017 si prevede una crescita media annua del giro d’affari dell’8% con l’obiettivo di raggiungere i 600 milioni con ebitda margin pari al 6,9% e un patrimonio di 242 milioni. Per il 2015 il fatturato si collocherà a 560 milioni di euro grazie alla piena produzione di alcune importanti opere quali il macrolotto 3.2 della Salerno – Reggio Calabria, la Torre Generali di Citylife e la nuova sede della Fondazione Feltrinelli a Milano.
VIGILANZA SUGLI ENTI COOPERATIVI D.LGS. 2 AGOSTO 2002 N. 220 Nel mese di dicembre 2015 la Lega nazionale cooperative e mutue ha concluso la revisione ordinaria del bilancio 2014 di CMB per conto del Ministero dello Sviluppo economico in base al Decreto legislativo n. 220 del 2 agosto 2002. Il revisore incaricato ha espresso parere positivo rilasciando alla nostra cooperativa l’attestazione di “Cooperativa di produzione e lavoro a mutualità prevalente”.
RESTAURO / TORRE GORANI
La storia si incrocia a Palazzo Gorani di Pasquale Di Pirro / Foto grazie a Urbanfile
Palazzo Gorani fu costruito a Milano ben 1700 anni fa dall'imperatore Massimiliano e oggi CMB è al lavoro per il recupero dell'antica struttura
D
ire che quella pila di mattoni impolverati, avvolta da un traliccio di tubi arrugginiti, sia “l’ombelico del mondo” sembra proprio un’affermazione da alcolista militante in preda al suo delirium tremens. Tuttavia, a Milano, tra via Brisa e Corso Magenta, proprio dove ora si erge questa torre sgangherata, 1700 anni fa, l’imperatore Massimiliano faceva costruire il suo palazzo imperiale, perché Milano in quel tempo era diventata la capitale dell’Impero romano. Il punto di edificazione di siti così importanti, come un tempio o un palazzo imperiale, non era casuale. Gli antichi credevano nell’esistenza del “genius loci”, lo spirito che anima e protegge un luogo, e rifondavano i nuovi edifici su posti che per millenni avevano avuto una medesima funzione simbolica e spirituale. Il palazzo inoltre stava al centro della vita sociale della città, tra il maestoso
circo per la corsa delle bighe, con una pista di un chilometro, che andava da Corso Magenta a Porta Ticinese e un teatro largo quasi cento metri. Il teatro oggi è interamente ricoperto dalla sede della Borsa di Milano e dalla Camera di commercio, così come il resto della cultura in Italia. Da questo palazzo veniva governato l’Impero romano di Occidente. Da questo palazzo l’imperatore Costantino emise l’editto che decretava la libertà di culto per i cristiani e per tutti gli altri. Da questo palazzo Sant'Ambrogio con il suo staffile cominciò le guerre di religione contro gli eretici e le persecuzioni degli ebrei, due attività ancora in corso. In questo palazzo dimorò persino Attila, flagello di Dio, che anticipando i moderni ritocchi con Photoshop, fece modificare un affresco che ritraeva i romani vincitori sui barbari, ponendo le teste degli unni al posto di quelle dei ro-
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mani e viceversa. Il palazzo resistette al passaggio di goti, vandali, longobardi e franchi, ma nel 1162 l’imperatore Barbarossa e i suoi alleati lombardi sottomisero il comune di Milano, restio come sempre a pagare le tasse all’impero: così con l’aiuto di soldati comaschi, lodigiani, novaresi, pavesi e pure quelli di Seprio e Martesana, la città venne rasa al suolo e si spianò quello che restava dei monumenti della ormai ex capitale romana. Ma “Milan l’è mai cui man in man” (Milano non sta mai con le mani in mano) e appena Barbarossa va a morire affogato nella sua crociata in Medioriente, la città venne ricostruita proprio con quei mattoni romani ripuliti alla bell'e meglio. Dove sorgeva il palazzo imperiale venne edificato un palazzo con torre, circondato da altri palazzi fatti alla stessa maniera. Milano a quel tempo era trapuntata da più di duecento
torri medioevali. Gli anni passano tra Sforza, Visconti, spagnoli, francesi e lanzichenecchi, passa anche la peste del Manzoni ma alla fine del 1600, mentre le altre duecento torri erano state già inghiottite dalla storia questo palazzo e la sua torre restano lì a segnare il posto. E proprio nel 1699 il conte Ignazio Gorani, venuto da poco a Milano e disponendo di cospicue somme, fortune di oscura provenienza, compra da un certo Paolo Rivelli quel palazzo e quella torre. Probabilmente il conte sa che non sta comprando solo un palazzo ma anche il suo “genius loci”, lo dimostra il fatto che non esita a pagare una cifra spropositata per concludere l’affare. Ma non si ferma qui, il misterioso nobiluomo - probabilmente massone e alchimista - sventra l’edificio e lo ricostruisce creando tra le stanze interconnessioni labirintiche, studiate per sollecitare attraverso il
suo percorso una esperienza di purificazione alchemica che porta l’iniziato dall’orrore del caos all’estasi dell’illuminazione. Testimoni del tempo riportano la sensazione di smarrimento nel percorrere quelle sale, smarrimento sia fisico che spirituale. All’epoca si favoleggiava che nel cuore irragiungibile del palazzo si conservasse un mistero, forse il segreto della Pietra filosofale. Che i conti Gorani conoscessero il segreto della pietra non è dato saperlo, ma certamente sapevano come si sta al mondo: lo dimostra la biografia di uno dei padroni di casa, il Conte Giuseppe Gorani, che non solo dà il nome alla via adiacente al palazzo ma percorre tutto il 1700 al gran galoppo. Soldato nella guerra dei sette anni, fatto prigioniero dei prussiani, fugge con 31 valorosi compagni e con loro conquista la città tedesca di Tilsit. In Germania fonda una setta massonica e conosce Immanuel Kant, poi torna a Milano e frequenta Pietro Verri e quelli del Caffè, combatte con Pasquale Paoli per la libertà della Corsica, diventa agente segreto per l’imperatrice d’Austria, gira le corti d'Europa e ne racconta, nei suoi libri, vizi e ipocrisie. Infine con lo scoppio della Rivoluzione francese, grazie a Voltaire conosce Robespierre, che lo manda a Ginevra per perorare la causa rivoluzionaria, ma lui suggerisce ai ginevrini di non perdere la testa e di restare neutrali. I francesi lo considerano un traditore, lui chiede asilo politico e si rifugia a Ginevra dove, inseguito dalle maledizioni delle corti di tutta Europa, comincia a scrivere le sue memorie di avventuriero e libertino, la morte lo coglie indomito alla soglia degli 80 anni. La possibilità di sapere se il palazzo Gorani contenesse il segreto di tanta vitalità svanisce nel 1943 quando un'ignorante e feroce bomba inglese centra in pieno il palazzo mandandolo in briciole. Altre bombe, ignoranti come quelle di tutte le guerre, centreranno il teatro della Scala, la Galleria, il teatro Dal Verme, il Castello sforzesco, la Ca’ Granda, il teatro Verdi e Santa Maria delle Grazie dove il Cenacolo viene schivato per “miracolo”. Forse, a questo “miracolo” contribuisce lo spirito di Leonardo da Vinci, ma anche lo spirito del Gorani non è da meno perché al diradarsi del fumo dei bombardamenti, al lato del suo palazzo sbriciolato la torre resta lì, e ci rimane ancora oggi, a segnare quello che forse è l’esatto punto dell’ombelico del mondo. A noi ora tocca la piccolissima avventura di poterlo restaurare.
PAGINE IT / NUOVI LINGUAGGI
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PAGINE I.T.
Nuovi strumenti, nuove tecnologie, nuove relazioni
A cura di: Luca Padovano
QUESTIONE DI EMOTICON Il linguaggio cambia con le tecnologie e per esprimere emozioni e stati d'animo nell'era di internet non bastano più le parole, ci sono le faccine
I
tempi cambiano e così cambia il linguaggio e il nostro modo di esprimere concetti, pensieri ed emozioni. E oggi che stiamo tutti sempre più spesso in rete, i cambiamenti nel nostro modo di parlare, scrivere e, probabilmente anche pensare, stanno diventando sempre più evidenti. Secondo il Global language monitor, una società che si occupa di studiare il linguaggio online, nel 2014 per la prima volta, la “parola dell’anno”, ovvero quella più usata nel mondo, non è stata una parola vera e propria ma una emoticon, precisamente il disegno stilizzato di un cuore rosso. Le emoticon sono ormai diventate una specie di “lingua franca globale”, utilizzata praticamente da tutti coloro che frequentano la rete. Infatti, il linguaggio di internet è prevalentemente “scritto” e deve essere breve e conciso e questo ostacola la manifestazione di emozioni e stati d’animo, generando spesso equivoci e incomprensioni. Le emoticon servono proprio a questo: a comunicare un'emozione per far capire meglio il significato di quello che si sta scrivendo. Come tutte le questioni che hanno a che fare con internet, la nascita delle emoticon è controversa, ma pare che la prima volta in cui si è visto una emoticon, risalga al settembre 1982, quando un serioso informatico intento a scrivere mail, per sottolineare l’ironia di una sua frase, la accompagnò con una strana se-
quenza di caratteri che andavano a comporre una faccina sorridente. Era nata la prima emoticon :-). Il trucco è semplice: un’emoticon è composta da tre caratteri in sequenza: gli occhi (i “due punti”), il naso (il “trattino”) e la bocca (la parentesi destra per il sorriso, sinistra per il broncio). Da allora non ci siamo più ferma-
ti e le più semplici emoticon che rappresentano il sorriso :-) (si chiama anche “smiley”), la tristezza :-(, il disappunto :-\ e perfino il pianto ,-(, si sono presto affiancate emoticon sempre più fantasiose, nel tentativo di rappresentare i più complessi e sfaccettati sentimenti dell’animo umano. Potete quindi tirare fuori la lingua in segno di scherno :-P, esprimere una perfetta “faccia da poker” :-|, addirittura far sapere in giro “quanto mi sento fico!” B-). Volendo, posso mandare un bacio :-* e addirittura regalare un fiore alla amata @}-,-'-,-'-, al che lei potrà rispondere lusingata con un cuore <3, oppure rifiutare le gentilezze esprimendo netta disapprovazione :-S, esplicita arrabbiatura :-@ o addirittura ignorarle sdegnata, mettendosi le cuffie come se niente fosse ()(°_°)(). Anche sul lavoro, le emoticon ci possono aiutare a esprimere quello che stiamo facendo e il nostro stato d’animo. “Ci vuole un bel caffè c\_/”, oppure “ehi! Ho avuto un’idea fantastica!! @:-)”, “no, niente, me l’hanno bocciata :-Ø. Ho bisogno di un altro caffè, lungo questa volta c|_|”. Va detto che ormai i tre caratteri vengono da tutti sostituiti con “faccine” vere e proprie e tutti gli smartphone ne hanno ormai una larga scelta, per tutti i gusti :-). Insomma, che vi sentiate un po’ Homer Simpson (_8(I) o frizzanti come Elvis ?-J, troverete senz’altro una emoticon che vi permetterà di esprimere i vostri sentimenti e il vostro stato d’animo. Ah, c’è anche l’emoticon di Babbo Natale *<|:-{)}. E allora Buon Natale a tutti! Due punti, trattino, parentesi chiusa.
ALTRE STORIE / FUORI DALLE MURA
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Cantieri Gastronomici
A cura di Irene Russo
iIn viaggio con i soci in trasferta
LE PROSPETTIVE DEL GUSTO A TORINO LINGOTTO La costruzione della Torre potrebbe portare a una svolta, anche sul piano delle offerte ristorative
Innalzare il secondo grattacielo più alto d’Italia è una soddisfazione senza pari, per chi ama il mestiere edilizio. Poco importa dunque che Torino Lingotto somigli a un deserto gastronomico per chi invece cerca i piaceri della tavola, se si fa eccezione per Eataly a qualche chilometro dal cantiere. Dell’area ex-Avio pare non siano entusiasti nemmeno i dipendenti della Regione Piemonte, destinati a lasciare gli uffici di Piazza Castello per trasferirsi in questo quartiere dormitorio denso di case popolari abitate per lo più da immigrati, privo di luoghi di interesse commerciale e ricreativo. Per gli uomini di CMB in trasferta, sembra quasi il prezzo da pagare per essere protagonisti della riqualificazione e realizzare un’opera di eccellenza, come ci spiega il direttore cantiere Fabio Beltramelli: “Nella Torre stiamo mettendo in atto soluzioni tecniche da manuale… Qui si vedono cose spettacolari, ma fuori dal cantiere l’esperienza non è certo esaltante”.
frequentato per la pausa pranzo è il CH4, versatile centro sportivo che offre un servizio mensa: nel menù talora si trova qualche proposta più caratteristica come l’antipasto alla piemontese (una sorta di insalata capricciosa agrodolce) o, tra i dolci, la pesca con l’amaretto. Qualcosa in più si concedono invece i lavoratori del Centro Servizi, l’edificio di cinque piani prossimo alla Torre; in cerca della qualità, molti di loro si spostano fino all’Osteria del Fiat (acronimo di “Fate in fretta a tavola”). Alla sera, ogni tanto gli uomini del Lingotto progettano una gita fuori porta verso locali non convenzionati dove gustare funghi, tartufi o altre specialità. Racconta Beltramelli: “Nei dintorni, sulla strada verso Aosta, ho avuto il piacere di assaporare alcune autentiche leccornie, come l’uovo alla cocotte con tartufo bianco o dei gamberetti cucinati… in caffettiera”.
DOVE MANGIARE CH4* Osteria del Fiat* Pizzeria Cammafà* Ristorante Pasta e Basta* Salumeria Gastronomia Ramello
“Io che sono magro, in certi cantieri ho preso qualche chilo. Non in questo caso: qui al Lingotto la soddisfazione principale è costruire il secondo grattacielo più alto d’Italia” Fabio Beltramelli Direttore cantiere della Torre
L’intervento – guidato da CMB in qualità di capofila dell’Associazione temporanea d’impresa – è il cuore di un progetto urbanistico più ampio che potrebbe cambiare il volto del Lingotto, dotandolo tra le altre cose di un parco e di una struttura ospedaliera. Anche lo scenario gastronomico ne trarrà dei vantaggi, con benefici per tutta la città: negli ultimi piani della Torre, progettata da Massimiliano Fuksas, avranno sede un ristorante di cucina piemontese e un giardino pensile ricco di essenze arboree legate al territorio locale. Nel frattempo, tecnici e operai del grattacielo si accontentano dell’offerta ristorativa nelle immediate vicinanze. Il locale più
LORO SONO QUI
*Sconti speciali per i lavoratori del cantiere
Bagna càuda
I NUMERI DEL CANTIERE Per assaporare l’atmosfera di Torino, il momento migliore è probabilmente l’aperitivo – un rito che ha avuto origine proprio nel capoluogo piemontese. “Qui lo chiamano apericena”, spiega Beltramelli, “e per noi è un appuntamento fisso ogni volta che c’è qualcosa da festeggiare”. Così, gli uomini del grattacielo talvolta si ritrovano in via Nizza nella Salumeria Gastronomia Ramello, vera e propria istituzione nella zona sud della città. In questo scrigno di prelibatezze è possibile gustare, a prezzi modici, salumi cotti, bagna càuda, carne cruda di Fassone e tome piemontesi. Con questo lauto risarcimento per le papille, è ancora più facile credere che le potenzialità del Lingotto stiano già prendendo forma.
Attività costruzione della Torre e del Centro Servizi Persone coinvolte tra i 50 e i 350, a seconda delle fasi del progetto Provenienza del personale prevalentemente da Emilia-Romagna, Lombardia, Campania, Puglia Inizio lavori ottobre 2011 Consegna prevista ottobre 2016
Credits immagini "Bagna càuda dip" di Masaaki Komori from Tokyo, JAPAN - stick salad with Bagna càuda dip. Con licenza CC BY-SA 2.0 tramite Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/ File:Bagna_c%C3%A0uda_dip.jpg#/media/File:Bagna_c%C3%A0uda_dip.jpg Mappa di Torino: Flappiefh (Own work from OpenStreetMap) [CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons. org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons