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LA FINESTRA SUL CAVEAU
by CNA
QUANDO LA FINANZA POSITIVA VINCE SULLA SPECULAZIONE CLAUDIO DI DONATO
Da oltre 20 anni la finanza internazionale scommette e investe su eventi catastrofici con buoni risultati. I cosiddetti cat bond (strumenti finanziari legati alle probabilità di catastrofi naturali) nel 2005 valevano 5 miliardi di dollari e l’anno scorso hanno superato i 25 miliardi. Ma a sdoganare definitivamente le obbligazioni catastrofe è stata la Banca Mondiale che tre
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anni fa collocò sui mercati i pandemic bond. Investitori europei e americani si misero in fila per acquistarli. I motivi erano che le obbligazioni garantivano un elevato rendimento, l’emittente era una sicurezza e soprattutto le probabilità di una pandemia erano meno che esigue. La Banca Mondiale raccolse 320 milioni di dollari più altri 120 milioni da strumenti derivati collegati per
alimentare il programma Pandemic Emergency Financing Facility (PEF) che vedeva coinvolta anche l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Finalità dell’obbligazione era accelerare il trasferimento di risorse ai paesi poveri vittime di epidemie mortali. Un esempio di finanza positiva, per rispondere a situazioni di emergenza sanitaria ai confini del mondo. Nel 2014 migliaia di persone morirono in diversi paesi dell’Africa occidentale colpiti dal virus Ebola. Ci vollero diversi mesi per raccogliere una somma di 100 milioni di dollari necessari alle spese di assistenza. Da quella esperienza la decisione di finanza creativa da parte della Banca Mondiale.
I pandemic bond erano articolati in due categorie, ognuna associata a una serie di virus. Tra questi figurava il Coronavirus che, ironia della sorte, era inserito nella categoria meno rischiosa (il rendimento offerto era del 6,50%). La categoria più rischiosa comprendeva invece l’Ebola ma garantiva un tasso di interesse dell’11% l’anno. Il funzionamento dei pandemic bond è piuttosto
complicato. In caso di epidemia se vengono soddisfatte una serie di caratteristiche (paesi coinvolti, numero di morti, velocità di diffusione, durata) la Banca Mondiale si tiene i soldi e gli investitori restano così a mani vuote. O quasi. I possessori di obbligazioni di classe A (quella meno rischiosa) rinunciano al 16,67% del capitale investito, quelli di classe B perdono tutto.
Come verranno distribuiti i soldi raccolti dalla Banca Mondiale? Sarà compito del PEF assegnarli ai paesi più bisognosi sulla base delle indicazioni dell’IDA (Associazione Internazionale per lo sviluppo).
Al netto degli interessi pagati agli investitori, alla banca Mondiale restano quasi 200 milioni per l’emergenza Covid, una goccia nel mare dei 12 miliardi di dollari stanziati per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Ma ogni volta che la finanza positiva vince sulla speculazione è sempre una bella notizia.