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Caro bollette: le ragioni, le alternative e i consigli per abbassarle

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PANTERE GRIGIE

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ATTUALITÀ

VITTORIO DI GUILMI

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La crisi energetica, già in atto da mesi ed esplosa con l’inizio della guerra in Ucraina, sta mettendo a dura prova la tenuta economica di famiglie e imprese italiane. Secondo i dati diffusi da Arera (autorità di regolazione per energia reti e ambiente), il primo trimestre 2022 ha fatto registrare un aumento del 131% dell’energia elettrica e del 94% del gas rispetto all’anno precedente. Inoltre, secondo una ricerca dell’Ufficio Studi della Cgia di Mestre basata sui dati del recente rapporto stilato dall’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica, in Italia ci sono 4 milioni di famiglie che non riescono a pagare le bollette. Ma il caro energia rischia di mettere in ginocchio anche le piccole e medie imprese, con un costo stimato che nel 2022 ammonta a 37 miliardi di euro: un incremento complessivo del +370% rispetto al 2021. Il perché dei rincari. Le ragioni di tali rincari sono molteplici: su tutte, l’incremento del prezzo del gas sui mercati internazionali come effetto della pandemia. Il lockdown aveva infatti generato inizialmente un brusco crollo dei consumi industriali, che a maggio 2020 aveva toccato il valore minimo, ovvero un prezzo di vendita sul

mercato inferiore ai costi di produzione (in Italia circa 21,79 €/MWh). Con la ripresa economica, il boom della domanda a fronte di un’offerta ancora limitata ha determinato un aumento dei prezzi dell’energia elettrica senza precedenti nella storia: 281,24 €/MWh a dicembre 2021, con un picco orario di 533,19 €/MWh. L’aumento del costo dell’energia elettrica, tuttavia, è anche una conseguenza dei cambiamenti climatici. Lo scorso anno, con temperature assai rigide in inverno e particolarmente elevate in estate, è stato registrato un forte incremento del fabbisogno di gas naturale, con un incremento vertiginoso del prezzo di acquisto. Di riflesso, anche l’energia elettrica – assai dipendente dal gas naturale – ha subito lo stesso effetto, aggravato da un fabbisogno straordinario a fronte di un’offerta limitata e soggetta a costi di produzione sempre maggiori. Come se non bastasse, nel 2021 l’Europa è stata interessata da una “siccità di vento” che ha ridotto sensibilmente la produzione eolica. Non siamo autosufficienti. Non da ultimo, le tensioni sul fronte geopolitico. La Russia, che da sola eroga circa il 41% del fabbisogno europeo di gas naturale ed è il principale fornitore italiano, sta attuando una strategia che di fatto limita l’ingresso del gas in Europa. Questa strategia, aggravata dal conflitto in corso, si traduce in un aumento del prezzo del gas. Poiché non autosufficiente a livello energetico, l’Italia ogni anno importa ingenti quantità di fonti di energia fossile e rinnovabile per produrre energia elettrica. Una situazione comune a molti stati europei, fortemente dipendenti dalle importazioni. Le alternative. Accanto alle recenti misure per contrastare il caro bollette varate con l’ultimo “Decreto Energia”, come ad esempio i piani di rateizzazione per famiglie e imprese, è evidente che occorrono soprattutto fonti energetiche autonome, in grado di renderci almeno parzialmente indipendenti dalle forniture estere e in particolare dalla Russia. Tra i possibili canali alternativi, si parla anche di un ritorno al nucleare, soprattutto a seguito del riconoscimento da parte della Commissione europea dell’energia nucleare e del gas naturale come fonti di energia rinnovabili “green”, sostenibili e capaci di accelerare il raggiungimento dell’obiettivo zero emissioni CO2 in Europa. Un ritorno al passato che in Italia avrebbe del clamoroso, dopo la chiusura delle centrali nel 1990 e il risultato del referendum del 2011, quando il 94% degli italiani fermarono la possibilità del ritorno dell’energia dell’atomo. Tema assai delicato e dibattuto, undici anni dopo permangono tuttavia dubbi sui rischi legati alla reintroduzione delle centrali nucleari: dai pericoli legati alla radioattività all’assenza di un deposito nazionale. A proposito di gas naturale, tra le alternative per rendersi indipendenti dalla Russia e abbassare i prezzi c’è il Gasdotto Trans-Adriatico, conosciuto con l’acronimo inglese TAP (Trans-Adriatic Pipeline), l’infrastruttura che trasporta in Europa il gas naturale dal Mar Caspio. Si tratta di un tubo di 3.500 chilometri che tocca Azerbaijan, Georgia, Turchia, Grecia, Albania e conclude la sua corsa in Puglia, più precisamente in Salento, dove la sua introduzione a fine 2020 non fu salutata con particolare entusiasmo. Insieme a Snam, il principale operatore europeo nel trasporto e nello stoccaggio di gas naturale, nel 2021 Tap ha distribuito 10 miliardi di metri cubi di gas, contribuendo in modo importante al fabbisogno energetico. L’obiettivo è quello di implementare la fornitura e superare la soglia dei 20 miliardi di metri cubi, dei quali almeno 8 riservati all’Italia. I consigli sempre validi. In attesa di tempi migliori sul fronte della geopolitica e magari di nuove fonti energetiche rinnovabili, per abbassare il costo della bolletta sono sempre validi alcuni accorgimenti quotidiani che consentono di limitare i consumi. Tra questi, staccare le spine ed evitare la modalità “standby”; scegliere elettrodomestici ad alta efficienza energetica; utilizzare lampadine a led (consumano l’80% in meno rispetto a quelle tradizionali); utilizzare la lavatrice a pieno carico scegliendo il lavaggio “eco”; scegliere una temperatura adeguata per la casa (quella ideale è di 21°C, in estate 26°C); effettuare la manutenzione periodica di caldaia, condizionatori e ventilatori; evitare di coprire i termosifoni; migliorare l’isolamento termico dell’abitazione (un cappotto può far diminuire le dispersioni del 40/50%); isolare tetto e soffitto; installare finestre e serramenti a doppi vetri.

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