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Monica Vitti, la ragazza con la pistola

SPAZIO DONNA

MARIA ROSA BATTAN

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Il 1968 è per le ragazze italiane un anno che segna una linea di demarcazione culturale e sociale. Le giovani donne cominciano a sollevare critiche su comportamenti culturali che le vedono subalterne su tutti i fronti, siano essi famiglia, lavoro o scuola. Era quasi impossibile immaginare e pensare ad un soggetto per la realizzazione di un film che descrivesse il preciso momento storico vissuto dalle donne, che vedesse come protagonista una giovane donna, siciliana per giunta, che decidesse di prendere in mano la propria vita per riscattarsi da un sopruso subito: si tratta del soggetto del film “La ragazza con la pistola”. La protagonista ideale, interpretata magistralmente per la capacità ironica, la raffinata intelligenza oltre l’indiscussa bellezza, fu Monica Vitti nell’interpretazione, appunto, di Assunta Patanè. La vicinanza narrative tra il mondo femminile reale, in continuo fermento, e il soggetto vedono scena dopo scena, scelta dopo scelta, un progressivo rifiuto del modello tradizionale di vissuto femminile e la consapevolezza che il nuovo quotidiano andava considerato e percorso. Assunta Patanè, interpretata appunto da Monica Vitti, è una giovane Siciliana che

inconsapevolmente diventa simbolo di riscatto femminile nel momento in cui, per salvare il suo onore di donna abusata nell’onore e abbandonata, diventa soggetto di lotta e di rivalsa della condizione in cui tradizionalmente venivano relegate le donne che avevano subito condizionamenti sociali e culturali. Uno degli slogan che animavano la voce delle ragazze sessantottine era “Il corpo è mio e lo gestisco io” inteso come “voglio decidere, scegliere, essere protagonista della mia vita”. Assunta Patanè, prendendo in mano la propria vita, parte alla ricerca del responsabile della violenza subita e che, a causa di leggi non scritte ma estremamente punitive, la vedono emarginata e colpevole di comportamenti non conformi al costume. Il viaggio la proietta nel riconoscere la potenzialità della sua scelta verso un mondo diverso da quello tradizionale, dove tutto viene messo in discussione per essere affine ai suoi bisogni e desideri e al riconoscimento di equità. Contestualmente, le giovani interpreti del mondo reale, vivevano scelte unilaterali coraggiose e lungimiranti che la rappresentazione del film ispirava. Sognano un mondo dove ogni uomo e donna vivono fianco a fianco in perfetta sintonia e condivisione. Dove ad abbattere le barriere delle divisioni non erano i singoli che si adoperavano a seconda della convenienza individuale ma l’insieme delle persone. Anche i sogni, si sa, percorrono spesso strade con ostacoli. Infatti, chi nel 68 sognava sintonia e condivisione del percorso verso una parità di diritti e doveri, dove le donne fossero alla pari degli uomini senza dovere distinguere l’appartenenza, può vantare la conquista di buone leggi a tutela dell’emancipazione culturale, assieme comunque a qualche delusione. Le conquiste raggiunte però non sono sufficienti a garantire la tregua del cammino verso la parità. Anche Assunta Patanè, anticipando abbondantemente le riflessioni sull’emancipazione femminile, possiamo dire abbia consegnato una visione molto coraggiosa e profetica di quello che sarebbe avvenuto. Infatti, dopo varie sofferenze dovute all’abbandono della persona riparatrice, dopo un percorso di autodeterminazione sfociato nella sua rinascita culturale, dopo la rivisitazione dei condizionamenti culturali che l’avevano trascinata, suo malgrado, a morire, se necessario, per poter continuare a vivere, la vediamo abbandonare la famosa pistola, strumento di morte e rinascita. Monica Vitti ci ha regalato l’interpretazione di Assunta con tanta bravura da farci amare ogni passaggio della rappresentazione cinematografica, lasciando la migliore delle letture del vissuto di ognuna di noi verso il condiviso cammino comune. Abbiamo vissuto tutto di questo film, compreso il finale. Assunta si emancipa, studia, lavora si sposa, conquista un posto ambito e impensabile nella società. Come abbiamo sottolineato si disfa della pistola che le garantiva copertura, senza però avere sostituito lo strumento, costringendola continuamente a scegliere per non subire.

(In ricordo dell’attrice protagonista del cinema italiano scomparsa lo scorso 2 febbraio 2022)

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