18 minute read

sostenibilità e sfide esg

Next Article
introduzione

introduzione

Nel Real Estate

Ormai anche nel retail e nel real estate l’attenzione, se non addirittura la vocazione, alla sostenibilità sociale e ambientale fa, e farà, sempre più la differenza. Sono coinvolti tutti gli attori del settore, dai fondi impact alle società di gestione del risparmio, dalle realtà che sviluppano progetti fit-out, alle aziende della filiera, fino ai brand che aprono i negozi. A livello di costruzioni e, a maggior ragione di ristrutturazioni, dar vita a nuovi spazi non può prescindere dal ridurre al minimo l’impatto ambientale, raggiungendo standard elevati e sostenibili. Non solo. Se si considera per esempio che un punto vendita ha un’esistenza media di 7-8 anni, nel restyling bisogna occuparsi anche della demolizioni degli spazi, cercando di riciclare i materiali. Nella gestione dei cantieri vengono in aiuto pure le soluzioni tecnologiche per comunicare e monitorare a distanza l’avanzamento dei lavori, con un risparmio anche di emissione di Co2. Per ridurre gli impatti climatici diventano strategiche le società specializzate che supportano le aziende nell’implementare strategie di decarbonizzazione. Nel caso specifico del retail, i consumi energetici e la distribuzione logistica sono le attività più impattanti, ma è altresì importante la selezione dei prodotti da destinare al consumatore, scelti in base a un basso impatto, così come l’impegno dei fornitori a ridurre le emissioni lungo la filiera. C’è anche chi ha creato il primo benchmark europeo che offre parametri di riferimento per confrontare le prestazioni di sostenibilità di asset immobiliari, fondamentale per favorire la transizione ecologica del settore immobiliare. E poi ci sono le aziende e i brand che innovano accelerando su ecodesign, materiali riciclati, produzione sostenibile ed economia circolare. Senza dimenticare i pionieri, ovvero i marchi nati sostenibili, in un ottica di business rigenerativo. Gli esempi di eccellenza che dimostrano come sia possibile passare da costo a valore e, infine, a opportunità certo non mancano.

Advertisement

Maria Luisa Daglia

Country Head Agilité Italy

Con 120 mila metri quadrati consegnati, oltre 150 progetti realizzati in 11 Paesi, un headquarter a Parigi e sedi a Milano, Londra, Lussemburgo, Berlino, Agilité è una società internazionale specializzata in sviluppo di progetti fit-out nei settori office, retail e hospitality. La nostra prerogativa è supportare la crescita e l’espansione dei nostri clienti in Europa, fornendo soluzioni di allestimento chiavi in mano. La gamma di servizi che offriamo spazia dalla consulenza iniziale per lo space planning e la valutazione di fattibilità fino all’allestimento degli interni, gestendo il progetto in ogni sua fase. In altre parole, diamo nuova vita agli spazi di brand leader a livello mondiale, con l’obiettivo anche di ridurre al minimo l’impatto ambientale. Ci impegniamo infatti per essere un esempio nel nostro settore, raggiungendo standard elevati e sostenibili: quest’anno riceveremo la certificazione B Corp. Credo che la nostra scelta più coraggiosa sia stata proprio quella di occuparci anche di retail: un settore difficile da gestire perché cambia velocemente, bisogna pertanto essere flessibili e saper effettuare scelte immediate. Noi ci abbiamo creduto e abbiamo costruito un team tecnico in grado di affrontare esigenze così elevate. Tra i brand retail con cui lavoriamo ci sono Fred Perry, Tiffany & Co., Nike, JD Sports, NBA, Zanotti, Lululemon. E, recentissimo, il retailer britannico End. di cui abbiamo realizzato il nuovo mega store milanese in via Mercanti 21. Sviluppato su 3 livelli, per un totale di circa 1800 metri quadrati, il negozio è decisamente contemporaneo a livello di concept, finiture e dettagli.

Anche multifunzionale, perché spazia nell’offerta dall’abbigliamento agli accessori, dalle sneaker al beauty, fino alla casa: un unicum in una città come Milano, dove peraltro aprono tra i più bei negozi al mondo. L’immobile rispetta i più alti standard e requisiti per ottenere le certificazioni LEED e BREEAM. Mentre in un ufficio le funzionalità sono chiare, in un negozio bisogna considerare nella realizzazione un serie di aspetti come le operations, il merchandising, il personale di vendita. Lo spazio deve essere perfettamente adeguato, come nel caso di End., alla merce di valore molto elevato che ospita, fruibile e tecnologicamente adatto per offrire un’esperienza omnichannel. Senza dimenticarsi, anche a livello di norme, che è un luogo dove si incontrano pubblico e privato. Per quanto riguarda nello specifico il tema della sostenibilità,

Ciimpegniamo a dare una nuova vita agli spazi di brand leader a livello mondiale, Con l’obiettivo anChe di ridurre al minimo abbiamo un protocollo ambientale, con un dipartimento che si occupa dei documenti relativi ai materiali utilizzati e che effettua un controllo su tutto ciò che viene riciclato. Bisogna considerare che un negozio ha una vita media di 7-8 anni: nelle ristrutturazioni dobbiamo quindi gestire la demolizione degli spazi, cercando di riciclare i materiali. Inoltre calcoliamo le emissioni di Co2 dei nostri progetti non solo nella realizzazione, ma anche considerando, per esempio, lo spostamento dei lavoratori. Come eredità del periodo Covid, dove era necessario gestire i lavori a distanza, abbiamo adottato HoloBuilder, un sistema per comunicare l’avanzamento del cantiere attraverso fotografie a 365 gradi, che oggi ci permette di poter comunicare con clienti e progettisti a centinaia di chilometri di distanza, evitando i viaggi, e la piattaforma software Procore, che ottimizza il processo di gestione del cantiere. Infine, tra i nuovi progetti, stiamo collaborando con un brand internazionale dell’automotive che sta sviluppando un inedito concept esperenziale luxury retail nei principali centri città europei. •

Francesco Taddei Senior Key Account and Sales Manager Carbonsink

Supportare le aziende nell’implementare strategie di decarbonizzazione solide, creando valore lungo il cammino, generando impatto e trasformando i rischi legati ai cambiamenti climatici in nuove opportunità di business. Questa è la mission di Carbonsink, che realizziamo insieme a South Pole. Con più di 10 anni di esperienza consolidata nella consulenza climatica, forniamo soluzioni personalizzate e innovative anche digitali. Garantiamo inoltre competenze verticali, grazie a un team globale di oltre 1.000 esperti di clima e sostenibilità, unito a professionisti con conoscenza specifica del mercato italiano. Non solo, con South Pole formiamo il più grande gruppo sviluppatore di progetti certificati di mitigazione climatica e sviluppo sostenibile al mondo. La scelta più coraggiosa? Aver iniziato nel 2011 quando ancora non si parlava di impatti climatici in azienda ed essere rimasti verticali sul tema e fedeli al core business. Siamo stati capaci di anticipare i tempi, accumulando esperienza e competenze uniche sul mercato. Ora che gli investitori, i consumatori e i dipendenti stessi chiedono al settore privato un impegno serio nella riduzione degli impatti climatici, supportiamo le aziende in ogni fase del loro percorso, aiutandole a essere non solo compliant con le nuove direttive, ma proattive nel creare un vero e proprio vantaggio competitivo attraverso la decarbonizzazione. In ogni settore e realtà aziendale consigliamo di partire dalla misurazione delle proprie emissioni dirette e indirette per avere visibilità delle attività più impattanti e agire consapevolmente sulle stesse in ottica di riduzione. Nel caso specifico del retail, i consumi energetici e la distribuzione lo- nel retail i Consumi energetiCi e la distribuzione logistiCa sono i più impattanti, ma bisogna anChe selezionare prodotti più sostenibili e fornitori Che riduCano le emissioni gistica sono le attività più impattanti, ma è altresì importante la selezione dei prodotti da destinare al consumatore, scelti in base a un basso impatto, e l’impegno dei fornitori a ridurre le emissioni lungo la filiera. Altro suggerimento è di fissare degli obiettivi di riduzione per facilitare il monitoraggio dei progressi e la successiva comunicazione responsabile e trasparente dei risultati raggiunti, dando solidità alla strategia e incrementando il valore del retail brand. Inoltre, per aggiungere credibilità alla propria strategia climatica, consigliamo ai retail brand il finanziamento di progetti di azione climatica anche oltre la filiera, in linea con i propri valori, come la protezione della natura e della biodiversi- tà, il women empowerment, la cura della salute e l’educazione. Tra i progetti che seguiamo, stiamo supportando Tesco, che ha l’ambizione di essere leader di strategia climatica tra i rivenditori globali, nella misurazione dell’impronta carbonica, con un focus sul miglioramento della contabilità delle emissioni lungo la catena di fornitura. Stiamo anche rimodellando i suoi target science-based (SBT) e sviluppando una roadmap di riduzione e compensazione delle emissioni, per raggiungere il net-zero in anticipo rispetto alla scadenza prefissata. Le prossime sfide? Sviluppare sempre più soluzioni per velocizzare e scalare l’azione per il clima, puntando al traguardo net-zero nel 2050. A tal proposito, stiamo sviluppando innovativi strumenti digitali che rendano l’azione climatica accessibile a tutte le aziende, indipendentemente dal settore e dalla dimensione e, al contempo, stiamo accelerando su progetti di rimozione delle emissioni di gas a effetto serra, investendo in tecnologie innovative e dall’alto potenziale, che faranno parte di un portfolio sempre più vasto di soluzioni per il clima. •

Anna Maria Pacini Head of ESG Management DeA Capital Real Estate SGR

12,6 miliardi di euro di patrimonio gestito attraverso 55 fondi immobiliari, di cui 2 quotati nel segmento MIV di Borsa Italiana, una SICAF e un RAIF. DeA Capital Real Estate SGR, società di gestione del risparmio, è tra i leader del mercato real estate italiano, con un parco di oltre 650 immobili, il 70% dei quali a Roma e Milano, e un importante portafoglio di partner, costituito da circa 100 Investitori istituzionali italiani e internazionali. Pensiamo che il successo di un business si realizzi nella sua sostenibilità e che la sostenibilità di un business sia indice del suo successo. Anche per quanto concerne la sostenibilità ambientale e sociale, rafforziamo l’evidenza della gestione delle variabili attraverso le certificazioni immobiliari green LEED o BREEAM. Tenendo presente che chi investe in un Fondo immobiliare, un prodotto finanziario, si aspetta un rendimento: l’attenzione ai temi della sostenibilità deve pertanto essere tale anche per garantire il ritorno atteso. Per quanto riguarda il retail, nel nostro patrimonio è rappresentato prevalentemente da piastre commerciali, alla base di immobili a uso ufficio nei centri città. Ad esempio, “The Medelan”, in piazza Cordusio a Milano, è il nostro fiore all’occhiello, la chiara dimostrazione di come il nostro lavoro faccia la differenza: nonostante si tratti di un asset con molti vincoli storico-artistici e relative problematiche, siamo riusciti a riqualificarlo ottenendo prestazioni energetiche di classe A e di contenimento dei consumi di acqua pari alle costruzioni nuove. Anche grazie a tali caratteristiche lo abbiamo locato con una velocità impressionante: all’interno ci sono tenant di standing primario: nel retail Coin Excelsior, negli uffici Chanel, Barclays Bank e altri, oltre al ristorante Horto aperto all’ultimo piano. La parte più complicata dell’attività di monitoraggio dei criteri ESG negli asset multi tenant è rendicontare tutti i dati, partendo dal consumo energetico dei singoli contatori, anche intestati ai locatari. Noi riusciamo a farlo grazie ai “green lease” dei contratti di locazione con clausole dedicate, che ci consentono di raccogliere e monitorare i dati e che prevedono, dopo un periodo di 2/3 anni, di confrontarci con i tenant per definire come ottimizzarli. Un’attività coraggiosa, ma dovuta: perché se noi da sempre gestiamo immobili preoccupandoci di renderli più efficienti da ogni punto di vista, più vivibili, più salubri, quindi più sostenibili, adesso la vera sfida è che tutto ciò va misurato per dimostrare ai tenant ed al mercato la veridicità di tali assunzioni. Il sistema di gestione è molto ricco di dati, variabili, informazioni non tutte collegate a noi e, quindi, bisogna coinvolgere anche locatari e fornitori. Questa attività, adesso obbligatoria per il solo mercato finanziario, rappresenta un plus, ma dopo domani sarà un minus per gli operatori che non sapranno gestire tali variabili e verranno esclusi dal mercato. Questo concetto varrà anche per il retail che, in Italia, rimane un asset class da valorizzare e conservare. Nel nostro patrimonio di oltre 12 miliardi di euro, attualmente circa il 35% degli immobili gestiti è coinvolto in questo percorso di gestione e monitoraggio delle variabili ESG e, ovviamente, stiamo lavorando per ampliare la percentuale di immobili interessati. Stiamo anche espandendo la nostra presenza a livello europeo, grazie a società di asset management in Francia, Spagna, Germania e Polonia che ci supporteranno nell’individuazione e gestione degli asset del nostro primo fondo paneuropeo lanciato nel 2022: prodotto che terrà, ovviamente, in considerazione la sostenibilità e le variabili ESG. •

Alessandro Porta Senior ESG Consultant Deepki

Èil primo benchmark europeo che offre parametri di riferimento per confrontare le prestazioni di sostenibilità di asset immobiliari. A fine 2022 Deepki, società benefit fondata in Francia nel 2014, ha pubblicato il proprio Indice ESG in collaborazione con IEIF (Institut de l’Épargne Immobilière et Foncière): accessibile gratuitamente online, fornisce i valori di intensità energetica media, del top 15% e del top 30% degli immobili di diverse destinazioni d’uso in base al Paese di localizzazione. Grazie all’ottimo riscontro ottenuto dal mercato, abbiamo quindi reso disponibili nuovi benchmark per i consumi di energia finale e le emissioni di gas serra, facendo leva sul nostro enorme database e sulla collaborazione con nuovi partner europei come IEF, DGNB e RICS. Un bel traguardo per Deepki, nata dall’intuizione di Vincent Bryant ed Emmanuel Blanchet: sono stati pionieri nel comprendere, quasi 10 anni fa, che il settore immobiliare, responsabile da solo del 38% delle emissioni globali di anidride carbonica, principale gas a effetto serra, era in ritardo nella lotta al cambiamento climatico. Il 28% di queste emissioni deriva dalle attività degli edifici, prevalentemente sotto forma di consumi energetici e di dispersione di gas refrigeranti per la climatizzazione, mentre il 10% è legato alla costruzione. La nostra scelta più coraggiosa è stata proprio quella di scommettere sulla transizione ecologica del settore immobiliare e credere che, tutti insieme, possiamo avere le risorse, le energie, le tecnologie e l’ambizione per traguardare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, ovvero limitare il riscaldamento globale a +1,5°C. Per farlo occorre dimezzare oggi raCCogliamo automatiCamente nella nostra piattaforma dati reali di oltre 400.000 immobili in 52 paesi, il più grande database per il real estate al mondo entro il 2030 le emissioni ed eliminare le restanti entro il 2050. Secondo le ultime stime, per azzerare le emissioni del patrimonio real estate odierno bisognerà investire ogni anno 5.000 miliardi di dollari, circa la metà delle dimensioni dell’attuale mercato immobiliare gestito. Per dare il nostro contributo nell’affrontare il problema, abbiamo sviluppato un’innovativa soluzione SaaS, Deepki Ready, che utilizza la data intelligence per semplificare il monitoraggio delle prestazioni ambientali di un immobile. Con la raccolta automatizzata dei dati di consumo di elettricità, gas, teleriscaldamento etc… la piattaforma consente di ridurre considerevolmente lo sforzo richiesto per sistematizzare, elaborare e monitorare nel tempo le prestazioni ambientali degli edifici e per individuare e ridurre le inefficienze. Oggi raccogliamo automaticamente nella nostra piattaforma dati reali di oltre 400.000 immobili in 52 Paesi, il più grande database per il real estate al mondo. Tra i nostri clienti figurano le principali aziende e istituzioni europee, tra cui Generali e SwissLife, nonché il governo francese. Nel retail uno dei progetti ambiziosi che abbiamo seguito è stato quello di Klepierre: l’obiettivo era rendere più semplice la raccolta dei dati provenienti dai suoi 155 centri commerciali in Europa e ottenere gli insight necessari per orientare la propria strategia ESG e misurarne l’attuazione. Infine, per il 2023 le sfide sono tante: puntiamo a raddoppiare i ricavi grazie all’aumento delle collaborazioni con i proprietari di immobili commerciali e i conduttori che intendono migliorare l’efficienza energetica e, più in generale, le credenziali di sostenibilità dei propri asset. Stiamo anche ampliando il nostro raggio d’azione negli Stati Uniti e intendiamo consolidare ulteriormente la nostra presenza in Europa, a partire dai Paesi Bassi e nei Paesi nordici. •

Ida Schillaci Head of Environmental Sustainability & ESG Reporting Yamamay

Sono innumerevoli gli elementi che contraddistinguono Yamamay e il suo approccio alla sostenibilità, possiamo però sintetizzarli in 4 cardini: prodotto, persone, pianeta e innovazione. Per il brand la sostenibilità è un concetto molto vasto: parte dalle persone che lavorano in azienda e per l’azienda, comprendendo ovviamente la filiera con un’attenzione particolare al tema delle donne (il 93% dei dipendenti lo sono) fino ad abbracciare il pianeta con una considerazione speciale per le emissioni e gli oceani. Il terzo Bilancio di sostenibilità esprime proprio la volontà di divulgare non solo le attività svolte, ma raccontare l’impegno nei confronti della tematiche ESG con una vocazione all’innovazione. La scelta più coraggiosa in ambito sostenibilità è stata quella di aver creato un costume, denominato Edit (Eco Designed Innovative Textile), realizzato in un unico materiale riciclato e riciclabile.

A tutt’oggi inoltre la linea di costumi Essential, che rappresenta una proposta continuativa con varietà di modelli e colori, è composta da almeno l’80% di materiali riciclati. Ma non solo costumi, anche nella corsetteria e nella pigiameria abbiamo introdotto materiali innovativi e fibre riciclate, in aggiunta a fibre di origine naturale e con filiere sostenibili certificate. Oltre al prodotto è necessario sviluppare edifici e negozi che rispondano alle nuove esigenze e che siano più sostenibili con l’obiettivo di trasmettere al consumatore finale un messaggio preciso. Anche il modo in cui vengono esposti i nostri capi, gli arredi utilizzati, la luce e gli impianti che governano il punto vendita è indispensabile siano coerenti con il racconto. In altre sviluppare edifiCi e negozi Che rispondano alle nuove esigenze e Che siano più sostenibili per trasmettere al Consumatore un messaggio preCiso parole, il negozio sostenibile deve appunto raccontare la sostenibilità: come si lavora sui tessuti, come si progettano intimo e costumi con concetti di ecodesign. Per quanto riguarda il canale online, è in corso uno studio per migliorare lo storytelling del prodotto, così come un nuovo modo di identificare e classificare le caratteristiche migliorando la comunicazione e la trasparenza nei confronti del consumatore finale. Attualmente contiamo 489 negozi in Italia e 139 all’estero, per un totale di 628 punti vendita nel mondo. Lo store di Siena, aperto nel settembre 2022, è stato progettato per testare un nuovo concept, che sarà la base di sviluppo per il negozio di prossima apertura a Venezia, in cui sono stati introdotti anche elementi della certificazione Leed. In questo momento l’obiettivo è quello di creare un format standard come modello di riferimento per tutti i prossimi opening e per le ristrutturazioni degli spazi esistenti. La prossima sfida? È legata allo sviluppo di una nuova filiera per la raccolta degli indumenti a fine vita con lo scopo di crearne una nuova. Yamamay crede molto nel concetto di economia circolare e sta progettando i nuovi capi in un’ottica di ecodesign, rendendo di fatto riciclabili i prodotti in modo di dar loro una possibilità di nuova vita, sia all’interno del mondo del tessile, sia in altre filiere. Al momento con la creazione del Consorzio Retex Green e con la possibile industrializzazione del processo di riciclo siamo in attesa di poter avviare un progetto di Take back per la raccolta e l’avvio a riciclo dei prodotti tessili, tale da poter chiudere il cerchio dell’economia circolare. È una sfida ambiziosa, ma che dimostra sempre più l’esigenza dell’azienda di proteggere l’ambiente, salvaguardare la biodiversità e ridurre gli sprechi. •

Luciano Balbo Co-Founder e Managing Partner Oltre Impact

Con 128 milioni di euro gestiti, Investiamo dal 2006 in imprese innovative che affrontano le principali sfide sociali e ambientali, ben identificate dagli SDG. Con 17 anni di esperienza siamo il primo fondo impact in Italia, supportato da una solida base di investitori istituzionali. Con tre veicoli d’investimento, Oltre I, Oltre II e Oltre III, abbiamo investito e investiamo in aziende, soprattutto di servizi, che abbiano come target la misurabilità dell’impatto sociale ed ambientale. In altre parole, supportiamo società con un chiaro obiettivo di impatto, che sia al centro di un modello di business forte e scalabile, in grado, pertanto, di realizzare una crescita solida e duratura. Ci interessano realtà che abbiano superato la fase di start-up oppure acquisiamo aziende, tramite quote sia di minoranza sia di maggioranza, per innestarvi nuovi modelli ad alto impatto sociale o ambientale. La nostra scelta più coraggiosa è stata proprio quella di avviare questa attività quando in Italia era praticamente sconosciuta: abbiamo di fatto partecipato alla creazione dei fondi impact a livello europeo, ci abbiamo creduto e abbiamo supportato il modello fino a quando il mercato lo ha riconosciuto e apprezzato. La prima fase è stata pionieristica, con soli investitori privati. Samo partiti con PerMicro, la prima piattaforma di micro credito in Italia dedicata a chi non ha accesso ai finanziamenti presso i canali tradizionali. Si rivolge, in particolar modo, a giovani e immigrati per aiutarli sia in piccole attività imprenditoriali, sia relativamente a esigenze finanziarie primarie come la casa, l’educazione, la salute. Siamo fieri per l’impatto sociale che per noi il retail è uno strumento, adesso in partiColare può avere uno sviluppo interessante guardando di più ai servizi, soprattutto di prossimità ha avuto, anche facilitando i ricongiungimenti famigliari. Altro nostro progetto importante è la catena di poliambulatori privati Santagostino, di cui siamo stati ideatori, soci fondatori e abbiamo avuto il controllo per 11 anni. Un concept innovativo perché ha rappresentato la retailizzazione della salute, con negozi su strada, prezzi accessibili e una forte automazione: per primo Santagostino ha permesso di usufruire della sanità secondo gli stili di acquisto e di comportamento del mondo retail. Ancora, e qui passiamo nell’ambito food, siamo i lead investor e co-fondatori di Erbert, che promuove la cultura del mangiare sano per il benessere e la salute delle persone tramite una catena di punti vendita fisici e di canali digitali che vendono principalmente frutta, verdura e piatti pronti preparati dagli chef e nutrizionisti della società. Un altro progetto di rilievo è Medea, di recente nel nostro portfolio: offre servizi di telemedicina, digitalizzando la refertazione diagnostica, con dispositivi che consentono di completare gli esami medici in modo decisamente facile e semplice. Non solo. Ora, per essere sempre più vicina ai propri pazienti, svolge la propria attività in farmacie e point of care, garantendo un forte tema di accessibilità: da intendersi in termini di prezzo, tempo e prossimità. Di fatto per noi il retail è uno strumento. Credo che a fronte di un calo evidente dei punti vendita di prodotto - visto che il commercio fisico deve fare i conti con l’affermazione crescente dell’e-commerce e con il suo il delivery garantito - il retail possa avere uno sviluppo interessante guardando e investendo maggiormente nei servizi, soprattutto di prossimità. •

Maria Silvia Pazzi Founder & CEO Regenesi

Vincitore del Monte Carlo Sustainable Fashion Award 2022 come pioniere dell’economia circolare, Regenesi è sinonimo di lusso sostenibile, rigenerato e innovativo. Il tutto nasce, nel 2008, da un mio sogno, trasformare i rifiuti in bellezza e così ho coinvolto un team di persone affinché mi aiutassero a realizzarlo: insieme abbiamo dato vita a un’azienda di certo non convenzionale, che sposa principi di trasparenza, circolarità e, appunto, rigenerazione. La nostra vocazione, che è stata anche la scelta più coraggiosa, è quella di voler dare nuova vita a materiali di postconsumo, trasformandoli in esclusivi oggetti di design e accessori moda. Ridoniamo valore, per esempio, ad alluminio, carta, plastica, pelle, cartone e gomma, grazie a processi innovativi e tecniche all’avanguardia che assicurano alti standard di qualità e li convertiamo in nuovi oggetti del desiderio, ovviamente evergreen. Ogni singola creazione è realizzata da mani esperte di artigiani italiani, nel rispetto delle persone e del nostro pianeta. Le creazioni Regenesi sono infatti certificate ReMade in Italy®, uno schema di certificazione per il riciclo accreditato da Accredia. E per il recupero delle materie prime, ci interfacciamo solo con piccole imprese che curano i processi ambientali e non usano sostanze tossiche. La nostra passione è tale che questi progetti amiamo farli anche con altri brand, designer e aziende di livello internazionale: noi che siamo nativi circolari li aiutiamo a modificare l’approccio con la sostenibilità. Di fatto siamo facilitatori del cambiamento altrui, effettuando consulenze e co-branding. E nostra voCazione, Che è stata anChe la sCelta più Coraggiosa, è voler dare nuova vita a materiali di post-Consumo, trasformandoli in esClusivi oggetti di design e aCCessori moda questo indipendentemente dal settore, dunque non solo moda, ma anche beauty, automotive e servizi più in generale. Per quanto riguarda la commercializzazione, abbiamo da subito utilizzato il canale digitale, avviando il nostro e-commerce. Sito che è anche fondamentale per la comunicazione, grazie a 2 diversi blog: uno, “Storie”, dedicato ai temi di bellezza e sostenibilità, l’altro, “Economia circolare in pillole”, riservato ai manager, proprio per diffondere questa cultura. Nel retail fisico usiamo la formula dei temporary shop, siamo presenti in multibrand come Biffi e Banner a Milano, così come negli shop dei musei. Dal 2020 partecipiamo anche a Pitti Immagine Uomo. La verità è che il mercato della rigenerazione e della circolarità sta incominciando a crescere adesso, se ne parla tanto ma il cambiamento è lento. Il nostro cliente è senz’altro evoluto, in grado di comprendere il valore intangibile di ricerca, stile e dettagli. Essere responsabili vuol dire anche creare una cultura di conoscenza, partendo da un dato innegabile: l’impatto zero non esiste per sua natura, tutto è una questione di costi e benefici. Tra i nostri progetti, citerei Re-flag, un’iniziativa a favore delle donne iraniane, con la creazione di shopping bag che riprendono i colori della bandiera iraniana: parte del ricavato servirà per organizzare insieme all’Associazione Culturale Italia Iran la mostra “Arte di Protesta” a Torino. Da maggio affiancheremo Lancaster, nei negozi Marionnaud, nella campagna di raccolta dei vecchi solari, dannosi per la pelle, che poi noi recupereremo. Infine, abbiamo di recente depositato un brevetto per l’upcycling creativo basato sull’intelligenza artificiale: un software che permette il censimento degli scarti di un’azienda fino alla realizzazione con tali rifiuti, di un nuovo prodotto. Traduciamo così in virtuale ciò che abbiamo sempre fatto fisicamente: in modo che il recupero possa diventare qualcosa di ordinario, non più di straordinario. •

Nicolas Bargi CEO & Founder Save The Duck

Sostenibilità e rispetto per l’ambiente e gli animali sono da sempre nel dna di Save The Duck: una visione che portiamo avanti, con forte convinzione, dalla nostra nascita, oltre 10 anni fa, creando piumini 100% animal-free e cruelty-free. Questo, innanzitutto, si riflette nella scelta dei materiali per la produzione dei capi, nostro principale elemento distintivo. Abbiamo infatti sostituito la piuma d’oca ideando il PLUMTECH®, un materiale sintetico termoisolante che ricrea la sofficità della vera piuma conservando i vantaggi dell’imbottitura termica. Ma non solo: stiamo aumentando sempre più la produzione di capi realizzati in materiali di origine 100% riciclata, che riutilizzano bottiglie in Pet: un esempio è il nostro RECYCLED PLUMTECH®. A oggi, la nostra produzione ci ha permesso di salvare più di 29 milioni di oche, non a caso il nostro logo raffigura una papera che fischietta spensierata. Un impegno che non si ferma alla salvaguardia delle anatre: il benessere di tutti gli animali è per noi un aspetto cruciale. Rispettiamo il legame che esiste fra tutti gli esseri viventi impegnandoci a non utilizzare materiali che possano aver arrecato sofferenza o danno a qualsiasi animale. Da qui nascono anche una serie di collaborazioni con associazioni come Wwf, Save The Dogs, Lav, Sea Sheperd, Wires e WildAid. D’altra parte, fin dalle nostre origini abbiamo creduto e investito nell’idea di business rigenerativo e di economia circolare. Essere a lungo una voce fuori dal coro è stata sicuramente la nostra scelta più coraggiosa e oggi possiamo proprio dire che sia stata giusta. La sostenibilità, ora più che mai, è

This article is from: