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Per la tutela del Made in Italy Puntiamo sui giovani
› a cura del segretario Mauro Collina
Il tema del rapporto giovani e lavoro, in queste settimane, è tornato all’attenzione dei media sia per la difficoltà degli imprenditori di reperire forza lavoro qualificata, sia per il fenomeno delle grandi dimissioni, che sta iniziando a interessare anche il mercato del lavoro italiano. Soprattutto nella micro e piccola impresa il lavoratore rappresenta una risorsa, eppure, in Emilia Romagna, più del 52% degli imprenditori artigiani lamenta la difficoltà di intercettare i profili richiesti. Si impone quindi una riflessione. Il presidente di Fondazione ADAPT Francesco Seghezzi, sul tema, scrive “stanno arrivando al pettine alcuni nodi legati ai cambiamenti demografici che portano a pensare che, più che la scomparsa del lavoro a causa della tecnologia, il problema oggi sia quello della scomparsa dei lavoratori a causa dello svuotamento delle coorti anagrafiche più giovani. Milioni di giovani in meno negli ultimi anni, a causa del calo della natalità, sommato alle corpose emigrazioni.” In assenza di nuove leve in grado di portare avanti la tradizione del made in Italy, il futuro della manifattura italiana è a rischio. Sono indispensabili un cambio culturale e una più intensa collaborazione fra mondo dell’istruzione e lavoro, per consentire ai giovani di liberarsi dai pregiudizi e conoscere meglio le potenzialità del lavoro artigiano. Chi si avvicina al fare impresa necessita di competenze specifiche, frutto di un articolato percorso formativo, che ancora oggi il mondo dell’istruzione non riesce a garantire. Non a caso fra le figure più richieste ci sono tecnici e amministratori Ict, analisti e progettisti software, elettricisti e idraulici. Avvicinare i ragazzi alla piccola impresa per consentire loro di decidere il futuro professionale, per toccare con mano il lavoro, che è sintesi di tradizione e innovazione. La tecnologia oggi permea ogni ambito della produzione, rendendo anacronistiche sia la narrazione romantica dell’artigiano nella bottega di fine ottocento, sia quella sminuente del lavoro autonomo come ultima chance per chi non è riuscito nel percorso scolastico. Il futuro della piccola impresa sono i giovani. Noi per primi stiamo scommettendo su di loro, assumendo under 30 che, con la loro freschezza, ci aiutino a rinnovare il nostro modo di essere associazione.
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