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I dati dell’imprenditoria femminile
Nel corso dell’assemblea di Donne Impresa, l’ufficio studi di Confartigianato ha illustrato l’andamento dell’imprenditoria in rosa. Come evidenziato dai dati, la ripresa dell’economia è sostenuta soprattutto dal settore costruzioni di cui il 6,4% delle imprese è femminile. Un contributo importante arriva anche dalla ripresa del turismo che mostra una crescita delle presenze trainata da quelle degli stranieri impattando positivamente soprattutto sulle realtà dell’ospitalità e ristorazione che contano 135.062 imprese femminili. Lo scenario economico continua a risentire del clima di incertezza collegato all’invasione dell’Ucraina e della conseguente amplificazione della crisi energetica: a dicembre 2022 l’Italia registrava la più alta inflazione energetica nell’Unione europea, seconda nell’Ocse dietro alla Turchia. Queste dinamiche aumentano il gap di competitività delle imprese italiane soprattutto se piccole, che pagano il più elevato prezzo dell’elettricità e più che doppio rispetto a quello sostenuto da una piccola impresa francese. Dallo scoppio della guerra in Ucraina si è presentata una ulteriore anomalia data dal disaccoppiamento tra prezzo del gasolio e quello della benzina: dallo scoppio del conflitto il prezzo della benzina, al netto delle imposte, è sceso mentre quello del gasolio è salito mantenendosi stabilmente più alto di quello della benzina. Risultano più colpiti i comparti manifatturieri a maggiore intensità energetica e che contano 29.066 imprese femminili registrate (20,9% del totale imprese energivore). I settori energivori contano 380mila donne addette e, sul lato dell’offerta, 1425 imprese femminili nei settori dell’energia, quelli dei prodotti da raffinazione petrolifera e della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata. Come sintetizza la presidente di Donne Impresa Forlì Diana Lolli “l’analisi dell’imprenditoria femminile ne tratteggia i punti di forza. L’Italia detiene la leadership nell’Unione europea per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome. Sono più di un milione e trecentomila le imprese rosa registrate, il 22,1% del totale di cui 220mila sono imprese artigiane. In particolare, sono 151.952 imprese femminili giovanili, di cui 29.470 artigiane. Importante anche la presenza straniera 155.701 gestite da over 40 e 25.760 quelle giovanili. Rispetto al 2019 sono in lieve crescita sia il totale delle imprese femminili sia le imprese femminili artigiane. Dato allarmante è che sono 651mila le giovani donne under 35 che non studiano, non sono in percorsi di formazione, non cercano lavoro (Neet) e oltretutto non sono disponibili a lavorare, il 71,2% del corrispondente totale di 914mila giovani, e l’11,1% delle under 35, il sesto valore più alto nell’Unione europea. Il lavoro è uno dei canali privilegiati per aumentare l’integrazione, soprattutto delle donne straniere sono quasi un milione le occupate (949mila), il 10% del totale. La conciliazione tra vita e lavoro rimane difficile; il tasso di occupazione femminile tocca il massimo per le donne senza figli per diminuire in presenza di figli e con l’aumentare del loro numero: l’Italia è ultima fra i 27 paesi dell’Unione per il tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni in coppia con figli a carico e la partecipazione delle donne al mondo del lavoro viene messa a dura prova soprattutto in presenza di figli piccoli.”
Continua la presidente “è fondamentale aumentare la diffusione dei servizi per l’infanzia che, in Italia, è inferiore rispetto alla media. Migliorare le condizioni lavorative delle donne aiuta anche a contrastare gli effetti dell’inverno demografico con le nascite di bambini in calo e la popolazione che invecchia.”
Sostenere le donne contribuisce
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