FARE n. 39 - APRILE 2018

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formazione Unibo e Unimore lanciano i nuovi corsi sperimentali di RM

Tra le prime in Italia, l’Università di Bologna e quella di Modena e Reggio Emilia faranno partire dal prossimo anno accademico le lauree professionalizzanti. Con la collaborazione degli ordini professionali e delle imprese di Confindustria Emilia

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artiamo da una notizia buona: secondo gli ultimi dati disponibili, le iscrizioni all’università sono tornate a crescere, oltre il 4% in più di matricole, un’inversione di tendenza rispetto all’ultimo decennio in cui la crisi ha colpito tutti i settori della società. Ma c’è di più: seppure leggermente, è in aumento la percentuale dei ragazzi freschi di diploma che si spostano verso le lauree scientifiche (quasi il 2%), da sempre meno gettonate in Italia. È in questo scenario che entra in gioco la decisione del Miur di far partire dal prossimo anno accademico (2018/19) le lauree professionalizzanti, che vogliono essere una risposta alla necessità espressa dai nostri giovani di potersi qualificare rapidamente e anche alla domanda di

personale altamente formato che viene da imprese e mondo delle professioni. Si tratta, infatti, di percorsi triennali che puntano a creare figure tecniche richieste dal mercato del lavoro, in stretta collaborazione con gli ordini professionali. Per il 2018 il ministero ha previsto 14 corsi, ma sono ancor meno quelli che si presenteranno effettivamente al via, tra cui Ingegneria Meccatronica dell’Università di Bologna e Ingegneria per l’Industria Intelligente dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Il progetto è sperimentale, i corsi saranno a numero chiuso, 50 studenti, e prevedono una parte di didattica tradizionale, una di didattica in laboratorio, e una di tirocinio presso aziende o studi professionali. La valutazione dei corsi verrà fatta sull’appetibilità dei laureati: potranno

essere ripresentati solo i percorsi che hanno garantito l’80% delle assunzioni a un anno dalla laurea. È un progetto nuovo, che si affianca ai percorsi formativi degli Istituti tecnici superiori (Its). Infatti, è meglio ricordarlo: se l’offerta formativa post diploma è in capo quasi esclusivamente all’università, attualmente il solo segmento terziario, non accademico, esistente è rappresentato dagli Its, decollati nel 2010 e che rappresentano una solida realtà, con oltre l’80% dei diplomati che trova occupazione e una coerenza tra titolo e lavoro svolto del 90%, ma i numeri sono ancora di nicchia, novemila frequentanti. Intanto la competizione globale si sposta sempre di più sulla conoscenza, l’industria 4.0 è una realtà, e alle imprese servono competenze e saperi per vincere quelle sfide.

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