4 minute read

Fico, la Disneyland del cibo a Bologna

Next Article
vita industriale

vita industriale

scenari

Fico, la Disneyland del cibo a Bologna

Ha aperto al pubblico lo scorso 15 novembre Fico Eataly World, il parco agroalimentare più grande al mondo. Centomila metri quadri dedicati alla biodiversità e all’arte della trasformazione del cibo italiano

“F ico non poteva che nascere a Bologna, una città straordinaria che vanta un clamoroso successo dal punto di vista turistico, della cultura enogastronomica e della manifattura, culla di una delle più antiche università del mondo”. Così Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, introduce la sua creatura, Fico - Fabbrica Italiana Contadina, che ha aperto ufficialmente i battenti lo scorso 15 novembre in via Paolo Canali 8, all’interno degli spazi del Caab, Centro Agro Alimentare Bologna. “Abbiamo creato Fico perché è ora di realizzare importanti infrastrutture che ci consentano di dare il giusto risalto alla biodiversità del nostro Paese, raddoppiare il numero dei turisti stranieri e aumentare le esportazioni delle nostre eccellenze. Pensate che in Europa esistono 1.200 tipi di mele, di cui 1.000 in Italia e 200 oltreconfine. Fico è quindi una storia italiana, che vuole affrontare il tema del cibo nel modo più semplice, partendo dall’inizio piuttosto che dalla fine: dalla produzione, alla trasformazione, alla tavola”, spiega Farinetti. A tagliare il nastro del parco agroalimentare più grande del mondo è stato il premier Paolo Gentiloni, accompagnato dai ministri Dario Franceschini (Cultura e turismo), Gianluca Galletti (Ambiente), Maurizio Martina (Politiche agricole), Giuliano Poletti (Lavoro), e affiancato dagli imprenditori delle 150 aziende italiane coinvolte nella realizzazione della Fabbrica Italiana Contadina, dalle centinaia di lavoratori impegnati all’interno del parco

e da alcuni dei promotori del progetto: Virginio Merola, sindaco di Bologna, Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, e naturalmente Oscar Farinetti, Tiziana Primori, amministratore delegato di Fico Eataly World, Andrea Segrè, presidente del Caab e della Fondazione Fico, Alessandro Bonfiglioli, direttore generale del Caab e segretario generale di Fondazione Fico, e Andrea Cornetti, direttore generale di Prelios Sgr. “Per apprezzare il futuro di Fico occorre conoscerne la storia, che ha preso il via dalla necessità di valorizzare gli ampi spazi del Caab. È a quel punto che Oscar Farinetti è entrato in scena, trasformando un’idea nella meraviglia che vediamo oggi, frutto della capacità di lavorare insieme, fare 89

del talento e del gusto per la perseveranza di coloro che vi hanno contribuito. Fico è un luogo in cui si impara il gusto italiano, il luogo dell’educazione alimentare, la nostra piccola rivincita sugli spaghetti alla bolognese”, dichiara Virginio Merola, sindaco di Bologna. “Credo che l’infrastruttura realizzata sia di portata internazionale e che l’obiettivo che Fico si è prefisso, poter rappresentare l’eccellenza agroalimentare italiana nel mondo, possa assolutamente essere raggiunto. Lo avevamo visto in costruzione, ma a vederlo ora, funzionante e pieno di gente, l’impatto è imponente: Fico rappresenta senz’altro un’opportunità per la regione e la città e speriamo si tratti 90 fare

di un volano per l’economia, perché un posto del genere muove un indotto molto più ampio”, commenta Alberto Vacchi, presidente di Confindustria Emilia Area Centro. Il parco impegna oltre 150 aziende provenienti dal nord al sud del Paese, di ogni tipo e dimensione: cooperative e consorzi, grandi gruppi e piccolissimi artigiani, accomunati dalla passione per la qualità e dal ruolo che svolgono nel produrre e promuovere l’eccellenza enogastronomica e la bellezza dell’agroalimentare italiane. Percorrendo, a piedi o su una delle 500 Fico Bike a tre ruote progettate appositamente da Bianchi, i 100.000 metri quadri della grande cittadella del cibo, visitatori di ogni età e provenienza possono vivere decine di esperienze pensate per stimolare tutti i sensi e soddisfare interessi disparati: si può scegliere di assistere alla preparazione della pasta, osservare l’olio uscire dal frantoio, imparare a fare le caramelle, le confetture, il gelato, la birra; stupirsi, apprendere e divertirsi all’interno delle giostre multimediali; assaggiare i prodotti freschi e fragranti, appena usciti dalle fabbriche; vedere e toccare gli animali e i prodotti della terra. Gli ampi spazi di Fico ospitano infatti 2 ettari di campi e stalle all’aria aperta, che accolgono 200 animali e 2.000 cultivar; 8 ettari coperti con 40 fabbriche dove è possibile osservare le varie fasi di lavorazione delle materie prime e la creazione dei più celebri prodotti della tavola italiana; oltre 45 luoghi ristoro dove degustarli, dai bar fino ai chioschi di cibo di strada e i ristoranti stellati; 9.000 metri quadri di botteghe e mercato; aree dedicate allo sport, ai più piccoli, alla lettura e ai servizi; 6 aule didattiche animate da corsi ed eventi e 6 grandi giostre educative multimediali sul fuoco, la terra, il mare, gli animali, il vino e il futuro; un centro congressi modulabile da 50 a 1.000 persone, con spazi per teatro e cinema. “Tutto questo è il risultato di una fortunata sinergia tra tante menti e tra pubblico e privato. Grazie al mio gruppo di lavoro e alle istituzioni siamo riusciti, in questi anni, a mettere in fila le nostre eccellenze, il nostro saper fare, i nostri dialetti dalla Sicilia, alla Calabria, fino al Piemonte. Fico è un luogo unico e vero e in quanto vero è imperfetto, ma racchiude lo spirito e la competenza della nostra Italia”, sottolinea Tiziana Primori, amministratore delegato Fico. Il parco occupa direttamente circa 700 persone e ha una ricaduta complessiva stimata di 3.000 posti di lavoro nell’indotto. L’obiettivo per il futuro è attrarre, a regime, 6 milioni di visitatori ogni anno, offrendo una piattaforma internazionale al mondo dell’agricoltura, della produzione alimentare, del turismo e della cultura italiani. La sfida, insomma, è aperta. E come sottolinea Farinetti: “Adesso ci tocca portare a casa 6 milioni di persone. Sono tanti, ma io ci provo!”.

This article is from: