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editoriale

editoriale Il coraggio del rischio e dell’esplorazione

Non possiamo e non dobbiamo ritenere ineluttabili i danni che la pandemia può arrecare al nostro tessuto sociale. Questo non significa certo perdere il contatto con la realtà. Siamo di fronte a un crocevia inedito: costruire una società più giusta e inclusiva o avere una società con disparità e squilibri più forti. In questo contesto l’Impresa e l’imprenditore sono chiamati a fare la loro parte. Con la prima ondata, abbiamo attivato tutte le cautele imposte dalla situazione: la società civile ha dovuto prendere atto che le fonti di contagio sono al di fuori dell’impresa, fino ad affermare che il luogo più sicuro è forse il posto di lavoro. Oggi richiamiamo tutti alle loro responsabilità, perché in attesa di terapie e vaccini, l’unica arma è un’educazione civica che metta al sicuro l’Altro. Un’arma che funziona solo se usata da tutti, in ogni luogo e in ogni orario. Le parole di un recente intervento del presidente Mattarella, con il bel richiamo al “coraggio del rischio e dell'esplorazione”, toccano il cuore della vicenda che travaglia da mesi le nostre esistenze. Una vicenda talmente totalizzante che non ha più alcun senso fare distinguo. Non c’è settore, non c’è ambito del vivere quotidiano che ne rimarrà preservato, né tuttora è possibile determinare l’entità complessiva delle perdite, e non solo economiche. Non ci possiamo accontentare delle previsioni sul calo del Pil. Oggi si parla di un 10%, ma domani? E ancora: quando, e con quale unità di misura saremo in grado di rendicontare l’impatto sociale di quanto sta accadendo? Quel che di certo rimane, in un contesto dominato dall’incertezza, è che siamo di fronte a una colossale crisi di sistema e che la risposta non può che essere “di sistema”. Non deve sorprendere dunque che la nostra Associazione abbia fatto più volte appello alla unitarietà e al gioco di squadra. A mio dire il colore della casacca qui non conta, né c’è un numero massimo di convocazioni: occorre il contributo di tutti, ciascuno in ragione del proprio talento e nella misura delle proprie possibilità. Per quanto ci riguarda, noi riteniamo di esserci impegnati e di essere disponibili a proseguire il nostro impegno. Perché data per assunta la competenza, di ognuno nel proprio ruolo, quel che occorre, e che a quanto pare non è per niente scontato, è l’essere generosi. Mi riferisco al tempo e alla condivisione di pensieri e risorse. Nel merito dei contenuti, di carattere globale dovrà essere anche il respiro della risposta. Le azioni che andranno intraprese devono tenere conto delle priorità del sistema e non delle esigenze delle singole comunità. Se il Next Generation EU è una strategia europea alla quale il nostro Paese concorre con un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dobbiamo lavorare su quegli investimenti che promettano di avere ricadute trasversali. A partire da una vera e definitiva trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione, che avrebbe in una volta sola l’effetto di abbattere le inefficienze, spianare i costi inutili della iper-burocrazia, tagliare le gambe all’evasione fiscale, liberando risorse per nuovi investimenti. Il nostro Turismo, la nostra Agricoltura, la nostra Industria, il nostro Welfare, debbono far pace con il passato, perché non ritornerà. Dobbiamo - e ribadisco dobbiamo - fare i conti con un presente che è già futuro, vista l’accelerazione data dalla pandemia. Immaginare nuovi modelli di business, e adattare velocemente le nostre Imprese ai bisogni di dopodomani. È in questa direzione, a mio avviso, che ci si dovrà muovere, per raggiungere quella società più giusta e inclusiva che è nel monito del nostro capo di Stato.

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