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Energia, corsa al rialzo senza precedenti
La ripresa post pandemia della produzione industriale e dei conseguenti fabbisogni di materia prima ed energia ha innescato un rally dei prezzi che mai si era visto nella storia.
di FEDERICO DE COL, Assoenergia e Confindustria Trento
novembre 2020. Joe Biden è appena stato eletto Presidente degli Usa. I mercati energetici, piatti da qualche mese dopo il crollo di aprile, hanno un leggero sussulto. Il 6 novembre viene dato l’annuncio della scoperta di un primo vaccino contro il virus che attanaglia il pianeta. Si riparte. O almeno, si ripartirà. Una prima vittoria contro la crisi globale innesta nuova fiducia. Inizialmente la ripartenza dei prezzi delle commodities è lenta e lascia il tempo agli operatori del settore di mettere al sicuro quotaparte dei fabbisogni per l’anno successivo. Anche la Cina diffonde il proprio vaccino, avendo però combattuto la pandemia con lockdown durissimi. L’inverno parte in anticipo in Europa: temperature sotto la media, abbondanti nevicate su tutto il continente. Sembra quasi che 6 mesi di
È IL 4 fermo abbiano fatto risorgere le stagioni di un tempo. Lockdown mirati e coprifuoco tengono moderata la crescita, ma il freddo costringe ad utilizzare più gas per il riscaldamento con la conseguenza della forte diminuzione degli stoccaggi a livello non solo italiano ma europeo. Il freddo prosegue fino al mese di maggio ritardando così la ripresa del riempimento degli stoccaggi di metano europei, tenendo le quotazioni a livelli elevati. La previsione di un ritracciamento dei prezzi nel mese di giugno è stata disattesa da un basso apporto delle rinnovabili, eolico in particolare. Allo stesso tempo si è interrotto l’arrivo di metaniere dal Medio Oriente, “dirottate” verso i porti asiatici, cinesi in particolare. Tali mercati con elevatissimo consumo interno, riescono infatti ad acquistare GNL a prezzi maggio-
ri di quelli offerti dall’Europa che torna ad una copertura di tale commodity di appena un 10% rispetto al normale 30%. Inoltre la Russia, date le tensioni politiche con gli Stati Uniti, si limita a far transitare solo i quantitativi di metano contrattuali attraverso il gasdotto Nord Stream o i gasdotti in transito dall’Ucraina, pur avendo la possibilità di aumentare il flusso. Gli stoccaggi rimangono molto più bassi della media del periodo: 33 Mld di metri cubi contro gli oltre 55 Mld che dovrebbero essere presenti in questo momento. Una speranza è data dall’accordo tra Russia, Germania e Stati Uniti per la messa in funzione del gasdotto Nord Stram 2, parallelo al suo omonimo, che permetterà il raddoppio dell’apporto in Europa di metano (+27,5 Mld di metri cubi all’anno). Certo non dipende tutto dal gas metano. Come era già stato accennato in precedenza, il prezzo finale dell’energia dipende sempre più dalle quote ETS, la CO2. Una tonnellata di CO2 è passata da 15 a 62 € in un anno. Più vi sono emissioni, più aumentano le quote
di CO2 da dover acquistare e di conseguenza aumenta il loro prezzo. Purtroppo, negli ultimi mesi proprio a causa della scarsità di metano (l’Europa passa da una copertura del suo fabbisogno energetico di questa commodity dal 30% al 10%), molti processi di generazione elettrica si sono riportati sul carbone. Nonostante i record della CO2, che dovrebbero favorire l’utilizzo di combustibili a minori emissioni, ad oggi è più conveniente produrre energia utilizzando carbone piuttosto che gas. In sostanza, l’attuale scenario dei prezzi del gas ai massimi storici (95 euro cent/Smc) con una domanda comunque in aumento, mette in crisi anche gli obbiettivi della transizione energeticaecologica. Lo stesso petrolio mostra un rialzo, tornando sopra i 70 dollari/bbl, con le previsioni di domanda per il 2022 che tornano ai livelli pre-pandemia ed un’offerta che rimane al momento invariata. Con questo concatenamento di eventi e situazioni, l’energia elettrica ha ormai raggiunto valori spot (il Prezzo Unico Nazionale) sopra i 150 euro/MWh ed il mercato dei future per il 2022 ha sfondato quota 160 euro/MWh. Mai nella storia si erano verificati tali aumenti, né nel 2008 né nel 2015. La speranza è di un inverno mite e non prolungato così da dare un po’ di ossigeno (sarebbe più opportuno dire gas) al sistema e che possa calmierare gli aumenti previsti anche sulle altre componenti in bolletta. Per queste ultime è al lavoro il Governo, per competenza del ministro Cingolani, che già a luglio aveva stanziato 1,2 Mld di euro per correggere gli oneri generali di sistema. È molto probabile che tale azione venga replicata ad ottobre, sempre sfruttando i proventi del mercato ETS (le quote CO2).
L’energia elettrica ha ormai raggiunto valori spot (il Prezzo Unico Nazionale) sopra i 150 €/ MWh ed il mercato dei future per il 2022 ha sfondato quota 160/MWh. Mai nella storia si erano verificati tali aumenti, né nel 2008 né nel 2015.