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di Luca Squarzoni
I diversi strumenti escogitati dal Fisco per combattere l'evasione fiscale assumono nomi spesso familiari, per facilitarne la comprensione, ma ciò può facilmente ingenerare equivoci. Uno di questi è lo Spesometro, che ha lo scopo di controllare i pagamenti che superano una certa soglia. Tutti i soggetti con partita Iva (imprese, professionisti, esercizi commerciali) sono obbligati a comunicare via internet, all'Agenzia delle Entrate, qualsiasi incasso di importo pari o superiore a 3.000 euro (al netto dell’Iva) che viene fatturato. Per le operazioni senza obbligo di emissione della fattura (generalmente giustificate da scontrino o ricevuta fiscale) il limite è di 3.600 euro (Iva compresa): tale tetto massimo è valido anche per le operazioni effettuate all'estero con carte di credito, di debito e prepagate. In questo caso sono gli stessi gestori del pagamento elettronico a fornire all'agenzia delle Entrate tutti i dettagli sui movimenti effettuati. Le operazioni escluse riguardano le fatture intracomunitarie ed extracomunitarie per le quali si è già inviata regolate comunicazione tramite modella intrastat e black-list. la comunicazione indica quindi i riferimenti di ogni singola fattura coinvolta, ovvero intestazioni – data – corrispettivi netto iva ed iva. La scadenza ufficiale per questo nuovo tipo di comunicazione è stata rimandata al 31 gennaio 2014 anche per le imprese, dopo che l’Agenzia delle Entrate aveva escluso dall’imminente obbligo le pubbliche amministrazioni. A pochi giorni dalla scadenza (inizialmente fissata a metà novembre) è arrivato il tanto atteso rinvio per gli operatori economici, volto a concedere il tempo necessario a professionisti, aziende, studi e Partite IVA in generale, per completare la comunicazione all’Anagrafe tributaria delle operazioni rilevanti ai fini IVA (cessioni di beni e prestazioni di servizi rese e ricevute) relative sia al secondo semestre 2011 sia all’anno 2012. Le difficoltà incontrate riguardano essenzialmente il software per la compilazione messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, che è stato rilasciato nella versione finale a pochissimi giorni dalle scadenze, lasciando troppo poco tempo consentire di effettuare l’adempimento in modo corretto. Se volessimo semplificare ulteriormente la definizione di spesometro, potremmo definirlo come uno strumento usato dall'Agenzia delle Entrate per incrociare i dati fiscali con le dichiarazioni già in loro possesso, per capire se viviamo al di sopra delle nostre possibilità dichiarate. Invitiamo, pertanto, tutti i soci Confesercenti Verona a prendere contatto con il proprio consulente fiscale per verificare la propria posizione e inoltrare l’eventuale comunicazione relativa allo speso metro. 10
NORMATIVE
PROROGATO LO SPESOMETRO
FISCALE
UN FINE 2013 DI NUOVE TASSE Gli effetti dei benefici fiscali previsti dalla Legge di Stabilità saranno visibili solo fra alcuni mesi. Nel frattempo, famiglie e imprese italiane si trovano di fronte a un vero ingorgo fiscale, con 20 pagamenti in 45 giorni che potrebbero portare ad un aggravio – se il saldo Imu dovesse essere confermato – fino a 436 euro anni per un contribuente medio con un reddito lordo di 30mila euro. In occasione della riunione della Giunta Nazionale oggi a Roma, Confesercenti rivela i dati sull’affollamento di imposte che attende al varco gli italiani negli ultimi giorni del 2013. Un diluvio di 20 pagamenti (12 a carico delle famiglie e 8 a carico delle imprese), in cui alle vecchie imposte si aggiungono tre nuove tipologie di prelievo: - le imposte maggiorate, comprendenti da un lato l’aumento della misura degli acconti Irpef, Ires e Irap e, dall’altro, l’aumento dell’aliquota Iva al 22% e il versamento aggiuntivo cui sono tenute le imprese a fronte delle fatture emesse fra ottobre e novembre; - le nuove imposte, in cui troviamo gli aumenti generalizzati prodotti dalla nuova Tares per effetto della maggiorazione della tariffa sui rifiuti (motivata dalla copertura totale dei costi del servizio) e dell’introduzione di un contributo aggiuntivo (30 cent. al mq. A titolo di partecipazione ai costi dei servizi indivisibili dei comuni); Simulazione: per un reddito lordo di 30mila euro possibili aggravi fino a 436 euro l’anno. Immaginiamo un contribuente con un reddito lordo di 30 mila euro, con coniuge e due figli a carico (uno dei quali di età inferiore ai 3 anni), residente a Roma in un’abitazione di proprietà di circa 100 mq. con rendita catastale pari a 1200 euro. Se il Comune utilizzasse interamente gli spazi di aumento dell’addizionale comunale appena accordati da un recente decreto legge, portando l’aliquota dal 9 all’12 per mille, il nostro contribuente subirebbe un aggravio di circa 82 euro. Che crescerebbe fino a 436 euro l’anno nel caso in cui dovesse far fronte anche alla seconda rata IMU. In altri termini, il suo reddito netto mensile scenderebbe a circa 1.877 euro al mese. L’ingorgo fiscale di quest’ultima parte dell’anno rende evidenti i difetti del nostro regime fiscale: il prelievo è troppo ed articolato in troppe diverse imposizioni. Occorre ridurre tasse ed imposte nel numero e nel peso complessivo: per farlo, non c’è altra strada che agire sulla spesa pubblica. Che può essere fortemente contenuta eliminando gli sprechi: in primo luogo attraverso una riforma istituzionale che razionalizzi il sistema degli enti locali, ma anche vendendo gli immobili inutilizzati e dismettendo le partecipazioni che non sono né strategiche né produttive, a livello nazionale e locale.
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