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Rossini in Conservatorio. Musiche per Rossini nella biblioteca di San Pietro a Majella Cesare Corsi

Cesare Corsi

Rossiniin Conservatorio. Musiche per Rossini nella biblioteca di San Pietro a Majella

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La presenza di Rossini nella biblioteca del Conservatorio è fatta di tracce ben note e di grande rilievo, dagli autogra , ai manoscritti delle opere composte per Napoli.¹ In queste pagine si cercherà di raccontare un altro aspetto del rapporto tra la biblioteca e Rossini. Oggetto del presente lavoro non saranno le musiche scritte da Rossini, ma per Rossini o legate alla sua presenza. La nostra attenzione si so ermerà sulle musiche conservate in biblioteca scritte per il compositore o in suo onore in diverse circostanze e sulle rielaborazioni d’autore di sue composizioni utilizzate in occasioni legate alla vita del Conservatorio negli anni rossiniani.

In questo racconto la biblioteca mostrerà la funzione che svolse per gran parte dell’Ottocento di “archivio musicale” dell’istituzione, luogo di conservazione dei materiali preparati ed eseguiti nelle attività del Conservatorio. Una presenza ricorrente in queste pagine sarà, come vedremo, quella di Mercadante, che incontreremo di volta in volta nel ruolo di compositore, trascrittore, arrangiatore; circostanza che si spiega con il lungo periodo che egli trascorse in Conservatorio in una posizione preminente, prima come brillante allievo e grande speranza della scuola compositiva napoletana, poi come direttore dell’istituto. Le vicende narrate toccheranno anche la particolare posizione che nell’opera di Mercadante occupano le musiche di Rossini, come termine di riferimento e di ispirazione.

La rassegna di cui si darà conto in queste pagine ha inizio con la presenza di Rossini in Conservatorio. Rossini visitò il Collegio in due occasioni. La prima nel 1818, la seconda molti anni dopo, in quella che sarebbe stata la sua ultima presenza nella città che gli aveva dato tanto successo e tanta fortuna.

La prima visita è ricordata da Florimo. «Un bel mattino nella primavera del 1818», scrive

¹ Sulle fonti rossiniane di San Pietro a Majella si veda Philip Gossett, Le fonti autografe delle opere teatrali di Rossini, «Nuova rivista musicale italiana» II, 1968, pp. 936-960 e Id., Rossini a Napoli, «Bollettino del

Centro Rossiniano di Studi» XI, 1971, pp. 53-71; cimeli e fonti iconogra che sono presenti nelle collezioni museali del Conservatorio, si veda Ettore Santagata, Il museo storico musicale di S. Pietro a Majella,

Napoli, Giannini, 1930 e Dal segno al suono. Il Conservatorio di musica San Pietro a Majella repertorio del patrimonio storico-artistico e degli strumenti musicali, a cura di Gemma Cautela, Luigi Sisto e Lorella

Starita, Napoli, Arte’m, 2010.

Florimo, Rossini visitò il Collegio di musica, allora nella sede di San Sebastiano. Qui «fu ricevuto festevolmente da quella schiera di giovani alunni, i quali desideravano conoscere lui già grande fra i grandi […] andò a riceverlo Zingarelli alla testa dei maestri tutti del luogo, colà congregati per tributargli onore».² Per l’occasione nella sala dei concerti ebbe luogo un’accademia vocale e istrumentale («a bella posta preparata perché il Collegio potesse onorarlo degnamente, secondo le sue forze»). Florimo fa riferimento all’esecuzione di due sinfonie composte dal giovane Mercadante, allora allievo del Collegio, e di come furono accolte da Rossini:

due sinfonie piene di spontanee melodie, di un regolare andamento, adorne di bei coloriti, che produssero grande e etto e, più che una promessa, erano un fatto splendido e consolante per l’avvenire del giovine autore, il quale era appunto Saverio Mercadante. Rossini ne rimase contentissimo, l’applaudì, volle conoscerlo, l’abbracciò con e usione, e voltosi a Zingarelli, che gli stava vicino, “Caro maestro”, gli disse stringendogli la mano “vi faccio i miei complimenti per questo vostro caro allievo. Le sue composizioni mi danno seriamente a pensare, e vedo bene che i vostri alunni cominciano dove noi terminiamo”.³

La seconda visita fu nel luglio del 1839. Rossini tornava in Conservatorio (trasferitosi nel frattempo nella sede de nitiva di San Pietro a Majella), in quello che sarebbe stato il suo ultimo soggiorno a Napoli. Informazioni sull’avvenimento sono riportate dalla stampa periodica. Un articolo apparso sulla rivista «Teatri arte e letteratura» fa riferimento alle esecuzioni musicali che ebbero luogo per l’occasione.4 Rossini fu accolto nel teatrino del Collegio con l’esecuzione di un inno composto in suo onore da un giovane allievo, Giuseppe Puzone:

Ieri le porte di questo Conservatorio di musica si schiudevano all’arrivo di un uomo, cui inchinavasi reverente un eletto stuolo di larmonici e facevagli corteggio, mentre Egli entrava nel Teatro che serve per l’istruzione pratica degli alunni. Ed al suo entrare voci di gioia ed applausi grandissimi s’intesero che furon poi interrotti dal preludio di una Cantata, composta appositamente dal valoroso alunno Giuseppe Puzone, con parole del signor Leopoldo Tarantini, per salutare il fortunato erede della scienza di Cimarosa,

² Francesco Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi Conservatori con uno sguardo sulla storia della musica in Italia, III, Napoli, Morano, 1882, p. 112. Secondo Florimo, Rossini avrebbe assistito anche alla rappresentazione delle Truppe in Franconia di Carlo Conti nel teatrino del collegio nel 1819 (ibidem, IV, pp. 522-523). ³ Ibidem. 4 «Teatri arti e letteratura» XVII, 1839, pp. 194-195, l’articolo è riportato anche in Giuseppe Radiciotti, Gioacchino Rossini. Vita documentata, opere ed in uenza su l’arte, Tivoli, Arti gra che Majella di Aldo Chicca, 1928, II, pp. 222-223.

l’autore del Barbiere e del Mosè, il sommo Rossini, il quale dopo lunga assenza rivedeva quel Convitto, dove furono educati all’arte dell’armonia Zingarelli, Manfroci, Bellini, Mercadante e Ricci.5

Al brano d’omaggio seguì una sinfonia dello stesso autore e una fantasia da concerto per violoncello e orchestra:

Alla bellissima cantata fece seguito una grande sinfonia, pure opera del Puzone, che produsse un e etto sorprendente. Dopo venne eseguito col violoncello in concerto una fantasia sui motivi del Giuramento dall’abilissimo alunno Domenico Laboccetta, allievo dell’egregio maestro sig. Gaetano Ciandelli, che di lodi è ben degno per aver segnato nuove regole onde facilitare il maneggio di sì malagevole istrumento ed ottenere l’eufonia. Quindi gli alunni tutti si a ollarono ossequiosi attorno al supremo Maestro.6

L’autore dell’inno era uno dei più promettenti allievi di Donizetti. Uscito dal Collegio, Puzone avrebbe intrapreso una brillante carriera nelle istituzioni musicali napoletane. Fu insegnante di armonia e di contrappunto in Conservatorio,7 e per molti anni maestro concertatore al San Carlo, dove nel 1860 divenne, insieme a De Giosa, il primo direttore in senso moderno dell’orchestra.8

Un altro resoconto della visita di Rossini comparve sul «Salvator Rosa». In un articolo in francese, il giornale dava una vivace descrizione dell’avvenimento, ricordava come Rossini fosse accolto al suo arrivo dal vecchio Crescentini, accennava alla presenza in sala di Barbaja, e come al termine dell’accademia Rossini visitò la biblioteca vedendo alcune delle sue partiture autografe, chinandosi sulle carte come un «Napoleone che medita su una mappa»:

Apres des belles variations executées sur la basse par un jeune élève […] Rossini s’avançait vers la porte, lorsque une idée, une de ces idées qui quelque fois est toute une histoire, l’arreta; il désira voir ses autographes, et monta à l’archive: là en revoyant son écriture qui lui rappelait ses premières esperances, ses premièrs succes […] savez vous qui me rapellait Rossini regardant ses nombreux ouvrages..? rien moin que Napoleon méditant sur une carte!9

5 Ivi, p. 194. 6 Ibidem. 7 Si veda François-Joseph Fétis, Biographie universelle des musiciens et bibliographie générale de la musique.

Supplément et complément, Paris, Firmin Didot,1880, II, p. 375. 8 Cfr. Cesare Corsi, “Un’armonia competente”. L’orchestra dei teatri reali di Napoli nell’Ottocento, «Studi

Verdiani» XVI, 2002, pp. 21-96: 74. 9 «Salvator Rosa. Album artistico scienti co letterario industriale» I/39, 4 agosto 1839, pp. 311-312.

Venendo alle musiche eseguite in queste circostanze, sono parecchie le tracce che di esse troviamo in biblioteca. Non è facile identi care le due sinfonie giovanili di Mercadante, diverso è il caso dei brani eseguiti nella visita del 1839. Dell’inno composto da Puzone ci rimane la partitura autografa e alcuni dei materiali esecutivi.¹0 L’organico prevedeva tre solisti, un coro di voci maschili e orchestra. L’assenza di voci femminili nel coro si spiega naturalmente con il fatto che il Conservatorio è in questo periodo una scuola esclusivamente maschile. Più curiosa la presenza di un soprano tra i solisti. I resoconti apparsi sulla stampa non riportano i nomi degli esecutori. Un suggerimento viene da una circostanza di poco successiva. Un mese dopo la visita di Rossini, il Conservatorio organizzò una nuova accademia per commemorare la scomparsa del conte di Gallenberg avvenuta nella primavera di quello stesso anno. Questa volta la composizione dell’inno fu a data a un altro allievo di Donizetti, Nicola De Giosa, mentre Puzone scrisse un preludio funebre. La composizione di De Giosa è per lo stesso organico di quella per Rossini di Puzone e in questo caso conosciamo i nomi degli esecutori.¹¹ La parte solista di soprano fu cantata da Paolo Pergetti, un allievo di Crescentini, quasi sicuramente impiegato quindi anche per l’inno a Rossini. Il cantante, di cui scopriamo in questo modo la formazione a Napoli, è in realtà uno degli ultimi castrati di cui si abbia notizia. Uscito dal Conservatorio, fu assunto nella cappella reale di Napoli.¹² Nel 1844 si esibì a Londra, dove fece stampare anche un trattato di canto.¹³ La circostanza dimostra come la formazione di cantanti evirati che tanta importanza aveva avuto nei Conservatori napoletani nei secoli precedenti non si sia interrotta del tutto con il periodo francese, ma sia proseguita, anche se in modo episodico rispetto al passato, ben addentro l’Ottocento, in rapporto a una domanda che doveva provenire almeno da alcuni ambiti.

¹0 Cfr. Inno a G. Rossini scritto espressamente per l’occasione della sua visita al Collegio, partitura autografa,

Biblioteca del Conservatorio San Pietro a Majella (d’ora in poi I-Nc), 31.1.20/3 (vedi Fig. 1 e 2); parte di violino conduttore, 1.4.13/21. Per l’occasione fu stampato un opuscolo con il testo dell’inno: Gli allievi del Real Collegio di musica a Gioacchino Rossini. Inno di Leopoldo Tarantini con musica di Giuseppe Puzone alunno del sudetto Real Collegio, [Napoli], s.e., s.d. ¹¹ Inno funebre in onore del M.o Gallenberg composto da Nicola de Giosa, partitura autografa, I-Nc, 9.8.7/8 (riproduzione digitale consultabile sul sito Internet Culturale <http://www.internetculturale.it>, d’ora in poi IC), parti, Pacco 2208. Pergetti cantò anche una Preghiera per soprano, coro e orchestra composta sempre da De Giosa per l’occasione (I-Nc, A.647.42). Su questi manoscritti e in generale sulle composizioni eseguite per la commemorazione del conte di Gallenberg rinvio alla mia relazione “Fonti degiosiane nella biblioteca del Conservatorio di Napoli con un’appendice su De Giosa direttore d’orchestra” letta al convegno “Nicola De Giosa non solo Don Checco”, Bari, 3 maggio 2019, di prossima pubblicazione. ¹² Si veda il «Diario di Roma» n. 105, 31 dicembre 1841, che fa riferimento alla partecipazione di Pergetti a un’esecuzione tenuta in occasione della congregazione annuale dell’Accademia di Santa Cecilia, di cui faceva parte. ¹³ Se ne veda la voce in Grove’s Dictionary of Music and Musicians, a cura di Eric Blom, New York, St. Martin’s Press, 19545, VI, p. 626; Paolo Pergetti, Treatise on Singing Forming a Complete School of the Art,

London, Olivier, s.d.

Figura 1: Giuseppe Puzone, Inno a Rossini, partitura autografa (I-Nc 31.1.20/3, c. 1r).

Figura 2: Puzone, Inno a Rossini, c. 1v.

Più di cile è identi care gli altri brani. Riguardo all’altra composizione di Puzone eseguita nell’accademia, la biblioteca conserva un certo numero di sinfonie giovanili del compositore; quella maggiormente indiziata potrebbe essere una sinfonia in la minore, l’unica di cui si conservino anche materiali destinati all’esecuzione.¹4

Al di là delle musiche scritte in onore di Rossini sulle quali torneremo tra poco, un altro aspetto sul quale ci dobbiamo so ermare è la presenza in biblioteca di elaborazioni di musiche del compositore scritte per occasioni legate alla vita del Conservatorio negli anni rossiniani. Le composizioni rientrano nel genere della parafrasi e della fantasia, e in quello del rifacimento, della trascrizione e dell’arrangiamento d’autore.

Per quanto riguarda il primo caso, sono numerose le fantasie su motivi rossiniani composte dagli studenti ed eseguite nei concerti del Conservatorio negli anni Quaranta e Cinquanta conservate in biblioteca. Ne sono un esempio la fantasia per violoncello e orchestra su un tema del Guglielmo Tell di Gaetano Braga,¹5 una sui motivi dello Stabat per clarinetto di Francesco Cappa¹6 o ancora una fantasia su motivi dell’Otello di Silvestro Nicosia per violino¹7 o di Giovanni Scaramella per auto sul Guglielmo Tell e sullo Stabat mater. ¹8 Tutte le composizioni furono scritte sotto la direzione di Mercadante, che ne incoraggiò quindi la scrittura, ed eseguite nei saggi quasi sempre dagli stessi autori, che erano eccellenti strumentisti e avevano modo quindi di mettere in mostra tutta la loro bravura.¹9

Per quanto riguarda invece l’utilizzazione nelle attività del Conservatorio di rielaborazioni di musiche rossiniane la biblioteca ne conserva alcuni esempi, tutti opera di Mercadante.

¹4 Partitura autografa in I-Nc, 31.1.20/10; parte di conduttore, 10.7.17/13. ¹5 Fantasia per violoncello con accompagnamento d’orchestra sopra un tema del Guglielmo Tell composta dall’alunno Gaetano Braga e da lui eseguita nell’Accademia di Giu. 1849, partitura ms., I-Nc, 9.8.7/2 (consultabile in IC). ¹6 Fantasia per clarinetto su vari motivi dello Stabat del Sig. Maestro Rossini, composta sotto la direzione del

M:o Cav: Saverio Mercadante da Francesco Cappa Collegio di musica 6 7-bre 52, partitura ms., I-Nc, 7.8.3/4 (consultabile in IC). ¹7 Pezzo per violino sopra motivi dell’Opera Otello di Rossini composto da Silvestro Nicosia sotto la direzione del

Si:r Direttore Mercadante, partitura ms., I-Nc, 28.1.17/8. ¹8 Fantasia per auto con accompagnamento d’orchestra su vari motivi del Guglielmo Tell di Rossini composta da S.r Scaramella, partitura ms., I-Nc, 32.1.18/109; Fantasia per Flauto con accompagnamento d’Orchestra su vari motivi dello Stabat del M.o Rossini composta da G.i Scaramella sotto la direzione del M.o Direttore

Saverio Mercadante, partitura ms., 32.1.18/110. ¹9 Scaramella fu un eccellente autista, Silvestro Nicosia, come il fratello Salvatore, un buon violinista, Gaetano Braga uno dei più importanti violoncellisti della sua epoca. Dell’esecuzione da parte di Scaramella delle due fantasie in accademie date al Collegio è data notizia nel «Museo di scienze e letteratura» I, 1843, pp. 170-178: 177 e II, 1844, pp. 106-110: 108, nello stesso articolo è fatto riferimento anche a Silvestro

Nicosia. Il autista eseguì la fantasia sul Guglielmo Tell anche al San Carlo qualche anno dopo. Si veda

«Il Lucifero» IX/9, 1° aprile 1846, p. 75. L’esecuzione da parte di Braga della sua fantasia è indicata nel manoscritto (vedi supra).

Un primo caso è dato da due manoscritti che contengono le elaborazioni di “Qual mesto gemito” e della Preghiera del Mosè fatte da Mercadante per delle accademie tenute nel 1852 e nel 1857. ²0 In entrambi i casi Mercadante utilizza dei pezzi concertati e li adatta perché siano eseguiti da coro e orchestra. Di queste trascrizioni e arrangiamenti abbiamo notizia anche dalla stampa. Un dettagliato resoconto di un’accademia tenuta in Conservatorio nel marzo del 1850 è riportato dalla «Gazzetta musicale di Milano», che mette in evidenza anche l’attenzione e la cura che durante la sua direzione Mercadante ebbe per l’orchestra degli allievi:

Nel Conservatorio, il direttore cav. Saverio Mercadante ci ha o erto quattro mattinate, nelle quali gli allievi han dato un bel saggio della loro istruzione nella nobil arte. L’orchestra completa e numerosa è degna di particolari encomii. Si vede senza velo che Mercadante con preferenza ha dedicato tutto il suo zelo all’istrumentale. Se tante nostre orchestre assistessero agli esperimenti del Collegio di Napoli, rimarrebbero meravigliate dell’espressione, del nerbo, che questi giovanetti impiegano nell’eseguire le composizioni de’ propri compagni, e dei più famigerati maestri. Il cav. Mercadante con la sua magica bacchetta li dirige con quella valentia dovuta al suo alto merito. Qualche volta, preso da soverchio entusiasmo, trasforma la battuta in un nuovo assordante istromento a percossa; gli alunni debbono in tutto imitare il loro direttore, meno in questo eccesso di marcare il tempo: le orecchie degli ascoltanti non ne rimangono contente.²¹

Il foglio contiene un commento esteso e anche piuttosto critico riguardo a questo uso di Mercadante di musiche rossiniane:

Il nome di Mercadante giustamente impone a chicchessia; perciò guai a colui che ardisse dirigergli la più piccola osservazione. Io però, pro ttando dell’anonimo, m’arbitro a fargli un’interrogazione. Il Conservatorio non vanta alunni con buone voci per cantare arie, duetti, ecc., perciò per la parte vocale negli esperimenti non si fanno che cori, i quali, volendoli paragonare con l’orchestra, rimangono di gran lunga inferiori. Ciò sta bene. Ma perché il Direttore sceglie i pezzi concertati di Rossini per trasformarli in coro?.. Questi, composti originalmente per quattro o più parti reali, mal sopportano la riduzione a continuato coro: vi si oppone il concetto musicale che l’autore intese esprimere: vi si oppone l’istromentale: vi si oppone il sentimento delle parole. L’anno scorso ci diede l’introduzione del nuovo Mosè, il nale primo della Semiramide: quest’anno il nale della

²0 Largo del nale 1. Qual mesto gemito accomodato da Mercadante per eseguirsi dagli alunni del Collegio nell’accademia del 1852, partitura ms., I-Nc, 7.8.11/2; Preghiera del Mosè trasportata un tono sotto. Accomodato dal Direttore Mercadante per farla a coro nell’accademia di giugno 1857, partitura ms., 7.8.11/9 (entrambi i manoscritti sono consultabili in IC). ²¹ «Gazzetta Musicale di Milano» VIII/4, 17 marzo 1850, p. 42.

Zelmira. Era ben bizzarro udire da 10 o 12 voci di basso cantare l’invocazione di Mosè: altrettanti soprani intuonare Qual mesto gemito della Semiramide: e tanti altri tenori aprire l’adagio del nale della Zelmira. Non sarebbe più saggio consiglio scegliere de’ pezzi creati per coro, senza manomettere così inopportunamente, ed in un collegio di musica, le ispirazioni del Genio, in cui l’e etto delle masse è considerato con no discernimento?²²

È probabile che l’osservazione non sia caduta nel vuoto. È quanto sembra suggerire un altro manoscritto, che presenta forse il caso più interessante tra i rifacimenti mercadantiani di composizioni di Rossini conservati in biblioteca. Si tratta dell’elaborazione del mottetto “O salutaris hostia”, composto da Rossini nel 1857, fatta da Mercadante per un’accademia tenuta in Conservatorio nel 1860. ²³ In questo caso la scelta di Mercadante cade su un brano per sole voci, che è elaborato per coro e orchestra. Gli interventi sulle parti vocali originarie si limitano a un adeguamento della tessitura, in rapporto probabilmente ai mezzi esecutivi: la composizione è abbassata di un semitono, alcuni passi sono scambiati tra le voci, presumibilmente per contenere l’ambito della parte più acuta e adattarla al coro degli allievi. L’intervento più importante riguarda la scrittura ex novo dell’accompagnamento strumentale. Da sottolineare la scelta di Mercadante di scrivere per una compagine orchestrale dal colore particolare, costituita da archi soltanto bassi (quattro parti di violoncello e una di contrabbasso), ati prevalentemente ad ancia (due clarinetti e due fagotti, con una coppia di corni), un’arpa e timpani. La tinta scura degli archi ricorda quanto praticato dallo stesso Mercadante in un alcune sue composizioni sacre, come le Sette ultime parole di Cristo sulla croce o i Responsori, le cui parti strumentali sono scritte per un’orchestra d’archi in cui sono esclusi i violini.²4

²² Ibidem. ²³ Nella biblioteca del Conservatorio sono presenti due partiture manoscritte, una contenente le sole parti orchestrali aggiunte da Mercadante (O salutaris hostia mottetto a 4 voci. Partitura d’orchestra aggiunta da

Mercadante per farsi eseguire dagli alunni del collegio marzo 1860, I-Nc, 34.3.28/12) l’altra completa di tutte le parti (1.4.3/9). Sulle intonazioni rossiniane di “O salutaris hostia” si veda Norbert Pritsch, Rossinis

Vertonungen des “O salutaris hostia”, «La Gazzetta. Zeitschrift der Deutschen Rossini Gesellschaft» XVI, 2006, pp. 4-14. ²4 Vedi es. mus. 1, realizzato da Guglielmo Esposito, allievo della classe di composizione del M° Gaetano

Panariello.

Figura 3: Gioachino Rossini – Saverio Mercadante, «O salutaris hostia», rielaborazione per orchestra del mottetto per sole voci di Rossini (I-Nc 1.4.3/9, c. 1r).

Es. mus. 1: Rossini – Mercadante, «O salutaris hostia», mm. 1-12.

Es. mus. 1: Rossini – Mercadante, «O salutaris hostia».

Tornando alle opere scritte in onore di Rossini, i manoscritti della biblioteca ci con-

ducono a un piccolo gruppo di composizioni di Mercadante, già in parte note, scritte per occasioni diverse. Si tratta di esempi del genere della fantasia, basati quindi sulla riscrittura e la tessitura di idee musicali note, di cui Mercadante aveva già dato grandi prove, dalla Sinfonia sui motivi dello Stabat mater di Rossini alla fantasia per orchestra Omaggio a Bellini. ²5

Il primo esempio è l’Inno a Rossini per coro e orchestra, una composizione commissionata a Mercadante per le celebrazioni organizzate dalla Società rossiniana di Pesaro nel 1864. ²6 Dell’Inno la biblioteca conserva due copie della partitura e i materiali esecutivi probabilmente preparati per l’occasione.²7 L’Inno a Rossini è scritto per risorse strumentali e vocali elefantiache. L’organico era pensato per una esecuzione all’aperto. La partitura prevedeva un ampio numero di archi e il raddoppio di tutte le parti dei ati.²8 Per l’esecuzione, la cui direzione fu a data ad Angelo Mariani, furono impiegati oltre quattrocento tra orchestrali e coristi. L’opuscolo pubblicato per l’occasione ne riporta uno a uno tutti i nomi.²9

²5 Sui brani discussi di seguito si veda Rey M. Longyear, e Symphony in Naples 1800-1840, New York-London, Garland, 1983, pp. XXVII-XXVIII e Antonio Rostagno, La musica italiana per orchestra nell’Ottocento,

Firenze, Olschki, 2003, pp. 257-259. ²6 L’avvenimento, è molto ben documentato da una pubblicazione a stampa, in cui è riportato l’intero programma della manifestazione: Delle feste fatte in Pesaro in onore di Gioacchino Rossini nel suo dì onomastico 21 agosto 1864, Pesaro, Tipogra a Nobili, 1864. Si veda pure Radiciotti, Gioacchino Rossini cit., II, pp. 451-459, ed Ernesto Paolone, Inaugurazione della statua di G. Rossini nel 1864 e pompe funebri in onore dello stesso nel 1869, a Pesaro, attraverso spigolature epistolari, «Rassegna Dorica. Cultura e cronaca musicale» VI, 1935, pp. 252-256 e sgg. ²7 A Rossini Inno con grandi masse vocali e strumentali da eseguirsi in Pesaro il giorno 21 agosto 1864 per la solenne inaugurazione del busto dell’immortale compositore, attestato di stima e di amicizia di Saverio Mercadante, Napoli giugno 1864, partitura ms. dettata da Mercadante I-Nc, 41.7.6, altra partitura ms. 1.4.8/11 (entrambi i manoscritti sono consultabili in IC). Riguardo ai materiali esecutivi la biblioteca conserva la parte del conduttore e le parti (rispettivamente, 1.4.15/18 e 25.7.1-3). ²8 La partitura prescrive un’orchestra formata da un numero molto ampio di archi (48 violini primi, 36 violini secondi, 16 viole, 16 violoncelli, 24 contrabbassi) e prevede il raddoppio delle parti di tutti i ati e delle percussioni (4 ottavini, 4 auti, 4 clarinetti piccoli, 4 clarinetti in si bemolle, 4 oboi, 6 tra fagotti e controfagotti, 8 corni, 8 trombe, 6 tromboni, 2 o cleidi, 4 tamburi, 2 sistri, 2 grancasse), indica, in ne, la composizione del coro, tutto maschile (60 tenori primi, 40 tenori secondi, 40 baritoni e 60 bassi), e fornisce ragguagli sulla disposizione ( «L’orchestra deve essere costruita ad an teatro, e composta di otto registri […], beninteso che il primo registro deve elevarsi dal suolo almeno 12 palmi» (41.7.6, c. 1v). ²9 Nell’elenco sono presenti nomi eccellenti. È il caso, ad esempio, di Giulio Briccialdi e di Gioacchino

Bimboni, del coro faceva parte Gaetano Gaspari «maestro della musica di S. Petronio e professore bibliotecario del Liceo musicale di Bologna». Cfr. Delle feste fatte in Pesaro cit. p. 83 e 85. La composizione di

Mercadante è così descritta: «quest’inno dal lato poetico bello in ogni sua parte […] dal lato musicale è un vero prodigio; giacché l’illustre autore del Giuramento, e del Bravo e della Vestale seppe sì bene unire i diversi pensieri tolti dalla Zelmira, dalla Donna del Lago, e dallo stesso Guglielmo da rendersi ognor più degno dell’alta estimazione che gode come uomo nelle musicali discipline dottissimo. E ben gliene diè il pubblico solenne attestato domandandone ad unanimi grida la replica, la quale fu anche più vivamente applaudita. Povero Mercadante! Per essere cieco degli occhi fu costretto a dettare quest’inno nota per nota, e gli scoppiava il cuore pensando di non poter venire in persona a dirigerlo ed o rirlo al suo amico e collega Gioacchino Rossini» (ivi, p. 28).

Rossini ringraziò Mercadante con una lettera indirizzata alla moglie So a Gambaro, nella quale ricordava la presenza a Pesaro di Florimo e di Carlo Conti ed esprimeva la sua gratitudine per quanto fatto da Mercadante:

Alcuni amici mi scrissero da Pesaro […] essere partiti di colà per la volta di Parigi i maestri Conti e Florimo, fui lieto a questa notizia perché mi promettea […] (nel loro ritorno a Napoli) far agradire in mio nome al vostro Illustre consorte i sentimenti della mia viva gratitudine per quanto egli magistralmente aveva oprato in onore della mia Patria e di me stesso; attesi sino ad’ora, incerto come il sono del loro arrivo, in debito sacro di o rire a Mercadante il tributo che le è ben dovuto prendo la libertà di rivolgermi a voi e pregarvi di dichiarare al vostro celebre compagno che la mia riconoscenza ugualia la mia ammirazione per lui; nella dolce lusinga che queste parole o ertele da voi abbiansi l’e cacità da me sinceramente desiata.³0

Sempre al 1864 risale la Sinfonia dedicata a Rossini, stampata più tardi da Ricordi in una riduzione per pianoforte, di cui la biblioteca conserva partitura e materiali esecutivi.³¹

L’ultima composizione è Omaggio a Rossini, una sinfonia scritta da Mercadante nel 1868 per la morte di Rossini. ³² Il brano fu eseguito nella commemorazione funebre organizzata dal Conservatorio nella chiesa di San Pietro a Majella. Il programma prevedeva l’esecuzione, oltre a questo brano, della Sinfonia sui motivi dello Stabat di Rossini dello stesso Mercadante e del Requiem di Paisiello.

Nel resoconto riportato sulle pagine di «Napoli musicale» così è descritta la sinfonia composta da Mercadante:

Senza dubbio era desso il pezzo atteso, e l’illustre Mercadante diè con esso altra

³0 La lettera, riportata da Santo Palermo (Santo Palermo, Saverio Mercadante. Biogra a epistolario, Fasano,

Schena, 1985, p. 66), fa parte del fondo recentemente donato alla biblioteca da Francesco Rodriguez, erede di Mercadante. Florimo e Conti erano a Pesaro insieme a Paolo Serrao in rappresentanza del Conservatorio (Delle feste fatte in Pesaro cit., p. 62). ³¹ Partitura I-Nc, 1.4.8/6 (consultabile in IC), parte del conduttore 1.4.18/4, parti 27.7.41/1-40; Saverio Mercadante, Sinfonia per grand’orchestra a G. Rossini, riduzione per pianoforte, Milano, Ricordi, 1866 ca. La sinfonia è stata eseguita di nuovo in Conservatorio nel 2001 (si veda il programma Musica strumentale a

Napoli fra Settecento e Ottocento, 17 ottobre 2001, Napoli, Edizioni del Conservatorio di San Pietro a Majella, 2001); edizione moderna, Saverio Mercadante, A Rossini. Sinfonia a grand’orchestra (1864), a cura di

Michael Wittmann, Stuttgart, Deutsche Rossini Gesellschaft, 2013 (disponibile sul sito della Deutsche

Rossini Gesellshaft). ³² Omaggio all’Immortale Rossini Sinfonia a grand’Orchestra di Saverio Mercadante autografo dettato, partitura ms., 41.7.31 (consultabile in IC), parti 27.7.41/1-40; edizione moderna: Saverio Mercadante, Omaggio all’immortale Rossini, Fantasia (1868), a cura di Michael Wittmann, Stuttgart, Deutsche Rossini Gesellschaft, 2013 (disponibile sul sito della Deutsche Rossini Gesellschaft).

meravigliosa pruova della sua sapienza musicale, specialmente in vista della sua sica situazione. Egli toccò dell’Assedio di Corinto, della Semiramide, del Guglielmo Tell in ne de’ colossali capolavori del Rossini e tessì [sic] con sentito magistero di arte un gran pezzo di musica. Lo spazio non cel consente, né questo è il luogo di denotarne i particolari e farne un’analisi critica: solo diciamo che il rispetto del sacro tempio impedì all’a ollato, quanto scelto, uditorio di prorompere in un plauso clamorosissimo.³³

Il giornale ricorda come lo stesso Mercadante guidò gli allievi nell’esecuzione del brano; mentre Paolo Serrao diresse l’orchestra degli allievi nel Requiem di Paisiello, in cui furono impiegati come solisti i cantanti allora scritturati al San Carlo:

La direzione […] tenuta dallo stesso Mercadante ne fece diventar lodevole l’esecuzione, quantunque la di coltà de’ lavori richiedesse qualche pruova maggiore per farla rispondere perfettissima. La messa del Paesiello, cosparsa di canti patetici, e qualche volta sublimi nella loro semplicità, diretta dal Serrao riuscì discretamente bene. Fra i cantanti si distinse il Mazzoleni, che interpretò con puro sentimento artistico il Rex tremendae maiestatis. Bene gli altri. Dovea cantare anche il Coletti, ma una indisposizione istantanea gliel vietò, e si soppressero i suoi pezzi.³4

La sinfonia fu di nuovo eseguita qualche anno dopo. Scritta per Rossini, nì per essere utilizzata in commemorazione dello stesso Mercadante. L’occasione fu l’inaugurazione nel 1876 del monumento al compositore, opera di Tito Angelini, collocato a Via Medina nei pressi del Conservatorio della Pietà dei Turchini.³5 La composizione fu eseguita dall’orchestra degli allievi del Conservatorio in un programma che prevedeva, insieme ad altri brani

³³ «Napoli musicale. Giornale di musica ed arti a ni» II/1, 4 gennaio 1869, p. 1. ³4 Ibidem. Mazzoleni e Coletti facevano parte della compagnia di canto scritturata dal teatro. In quella stagione entrambi furono impiegati in una tempestosa rappresentazione della Jone di Petrella, che segnò il ritiro dalle scene di Coletti. ³5 Il monumento fu più tardi spostato nella sua sede attuale, la piazza vicino Corso Vittorio Emanuele che porta il nome del compositore. La «Gazzetta musicale di Milano» fa riferimento all’avvenimento e all’esecuzione della sinfonia in una breve cronaca: «Il terzo pezzo strumentale fu un omaggio a Rossini che il

Mercadante scrisse nel 1868, quando era cieco, pe’ funerali del grande maestro celebrati nella chiesa di S.

Pietro a Maiella». Il resoconto non è del tutto lusinghiero: «comincia la sinfonia in parola col canto del gondoliere nell’Otello, cui segue la popolare frase del duetto del Guglielmo Tell: O Matilde. Il movimento agitato, fu, ad arte, cangiato in un moderato; questo motivo è a dato ai violoncelli, e l’e etto non sarà mai bello, perché vi si trovano dei passaggi acutissimi […]. Fa udire in seguito il Qual mesto gemito della

Semiramide, ma il Mercadante vi aggiunge una battuta che scolora, sciupa ed allunga l’originale disegno melodico […] il brano meglio riuscito è quello che riproduce il duetto dell’Otello: L’ira d’avverso fato […] fa capolino da ultimo il celebre canto dei Bardi nella Donna del Lago». Cfr. «Gazzetta musicale di Milano»

XXXI/39, 24 settembre 1876, pp. 326-327.

di Mercadante (le sinfonie dell’Elena da Feltre e della Schiava saracena), due composizioni d’omaggio: una ouverture scritta da Paolo Serrao qualche anno prima per i funerali del compositore e un inno in onore di Mercadante composto per l’occasione dal direttore del Conservatorio Lauro Rossi, brani di cui la biblioteca conserva autogra e materiali per l’esecuzione.³6

³6 Cfr. Omaggio a Mercadante. Ouverture funebre scritta espressamente pel funerale dell’illustre maestro da

Paolo Serrao, ms. autografo I-Nc, 7.8.8/11 (consultabile in IC), partitura 1.6.15 (consultabile in IC), parte di conduttore 1.4.16/21, parti 30.7.9/1-86 (olim Pacco 602) e 30.7.20/1-97 (olim 613/a-k); Inno a Mercadante, ms. autografo 3.1.21/3 (consultabile in IC), partitura 41.7.45/2, parti 27.8.8/1-128.

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