Chiropratica Nuovo Orizzonte della Salute # 9

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NUOVO ORIZZONTE DELLA SALUTE

IN QUESTO NUMERO:

La bocca ed il corpo Tensione della dura madre La filosofia chiropratica Comunicare col corpo Ricerche sulla Chiropratica RIVISTA PUBBLICATA A CURA DELL’ASSOCIAZIONE PRO CHIROPRATICA ITALIANA. SPEDIZIONE IN ABB. POST. GR. III PUBB. INF. 70% - € 2,50 - Agosto 2006 - NUMERO 9


NUOVO ORIZZONTE DELLA SALUTE

EDITORE: Associazione Pro Chiropratica Italiana REDAZIONE: Ruelle Laurent Revel, 2 - 11017 Morgex (AO) Tel. 0165.800404 - Fax 0165.801349 www.prochiropratica.com www.chiropratica.com E-mail: info@prochiropratica.com direttore responsabile: Enrica FERRI REGISTRAZIONE: presso la cancelleria del tribunale civile e penale di Aosta il 23-06-1995 Pubblicità: A.P.C.I. COMITATO DI REDAZIONE: Enrica Ferri Louise La Rue Antonio Gil Baiju Khanchandani IMPAGINAZIONE GRAFICA E STAMPA: Tipografia Marcoz s.n.c. Piazza E. Chanoux, 1 - 11017 Morgex (AO) Tel. e fax 0165.809640 L’Editore non si assume alcuna responsabilità circa dati, opinioni o conclusioni espressi dai vari collaboratori di questa pubblicazione. Di questo numero sono state stampate

14.000 copie

Florica Cimpoies Lavoro nel campo dell’arte da circa 20 anni. La mia formazione artistica comincia in Romania nel 1976 al liceo artistico di Arad. Ho proseguito i miei studi in Quebec dove ho ottenuto un Diploma in Arti Plastiche nel Dicembre 1986. òlE mie priorità sono di ordine umanistico: l’incontro delle dimensioni della realtà, dell’immaginario e del sogno che per me costituiscono una sola realtà! Vive e lavora in Quebec, Canada.

Sommario Nessuna notizia, buona notizia!

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Tensione della dura madre. La madre di molti problemi

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La bocca ed il corpo. Parte terza

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Rotture

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Comunicare col corpo

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La filosofia chiropratica: scienza in evoluzione. Parte seconda.

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Ricerche sulla chiropratica che tutti dovrebbero conoscere!

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Scienza e chiropratica: l’importanza delle nuove tecnologie

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Scultura cuoio e acrilico su pannello di legno - F.to 60x90


L’opinione del Presidente

Chiropratica - N. 9 - Agosto 2006

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Nessuna notizia, buona notizia! Louise La Rue Presidente Associazione Pro Chiropratica Italiana L’autunno arriva e arriva anche il ritorno piccoli e se i nostri figli sono controllati a scuola. dal dentista, dal pediatra, dall’oculista e Libri, quaderni, penne e matite; palestre, dal l’otorinolaringoiatra, perchè dal chicorsi, cambi d’orari e organizzazione.... ropratico no? Questo periodo sembra fatto apposta per Ricordate che la colonna vertebrale deve farci perdere quel po’ di calma e relax che essere controllata durante la sua crescita le vacanze estive ci hanno dato. perché tutti i traumi, le botte e le cattive Con l’autunno tutto sembra susseguirsi posture lasciano segni indelebili che a lunad un ritmo frenetico che non ci lascia go andare si accumulano e compromettopace: i vestiti per l’inverno, i nuovi sci, bino la buona salute del corpo intero. sogna cambiare i pattini perché il piede è Approfittatene subito e chiamate l’Ascresciuto, il vaccino per i nonni... miseria... sociazione Italiana Chiropratici (telela visita dal dentista, quasi la diAnche gli alberi hanno bisogno del chiropratico! menticavo! E il chiropratico? E la prevenzione per i nostri figli sempre più sottoposti a stress e tensioni? Per non parlare poi degli zainetti che devono sobbarcarsi quotidianamente da e per la scuola! Anche quest’anno l’Associazione Italiana Chiropratici indice la “Settimana della Chiropratica” che si terrà dal 20 al 25 novembre presso i Chiropratici che aderiscono all’iniziativa: sarà possibile sottoporsi a visite chiropratiche gratuite per conoscere il nostro profilo di salute dal punto di vista chiropratico. Perché non cogliere quest’occasione e sottoporre i nostri figli a questo controllo gratuito che ci permetterà di verificare la presenza o meno di scoliosi, di atteggiamenti posturali scorretti e di tensioni che, lasciate a se stesse potrebbero poi portare a problemi più gravi? La prevenzione comincia fin da

fono verde 800 017806) per conoscere la lista dei chiropratici che aderiscono all’iniziativa. Per conoscere meglio tutto quello che la chiropratica può fare per i vostri figli vi consiglio di collegarvi al sito www.chiro. org/pediatrics/ dove troverete un’infinita di articoli, ricerche e notizie relative alla salute dei vostri pargoli. Dal punto di vista della legge per il riconoscimento della Chiropratica a livello Italiano tutto tace... Vorrai per le vacanze estive, vorrai per il cambio di governo e per il fatto che i deputati e senatori devono riorganizzarsi, vorrai poi che il riconoscimento delle professioni legate alle cosiddette medicine alternative o emergenti non venga ritenuto così importante o urgente fatto sta che in Italia nulla sembra andare avanti. Vi ricorderete che gli unici paesi europei a non avere una disciplina sulla chiropratica sono Spagna, Grecia ed Italia e che ci avviamo a diventare le Mitiche Maglie Nere in questo campo... Ebbene è notizia di poche settimane fa che in Spagna sarà aperta un’università di chiropratica e che la legge sembra essere in dirittura d’arrivo! Se c’impegniamo ancora un po’... arriveremo sicuramente ultimi, come sempre! Buona lettura a tutti e non dimenticate di fare la prevenzione chiropratica; almeno in questo campo, voi lettori, non siate ultimi!


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La chiropratica

TENSIONE DELLA DURA MADRE LA MADRE DI MOLTI PROBLEMI Dr. Pieter Stockelynck D.C. “Mi fa male dappertutto”. “Mi sento sempre stanco”. “Non riesco a trovare la posizione per dormire e mi sveglio più stanco di prima’”. “Vado avanti più con la forza di volontà che con la forza reale”. “Ho sempre qualcosa che non va però quando faccio gli esami non trovano mai niente e poi dicono che sono fissato o che mi invento le cose”.

Nel centro Sanrocco sono frasi che sentiamo dire tutti i giorni, una decina di volte. Sono invece tante le persone che si lamentano di dolori oppure di un malessere generalizzato che va e viene e che può colpire varie parti del corpo. Dopo anni di studio e ricerca, abbiamo trovato che molte volte questi sintomi sono causati da tensione della dura madre. Come già detto sopra, la tensione della dura madre può creare una varietà di sintomi che si manifestano soprattutto sotto forma di: • Mal di testa (frontale, alla nuca che può aumentare flettendo la testa in avanti o semplicemente tossendo o starnutendo) • Pesantezza intorno agli occhi con diminuzioni della vista • Dolori cervicali diffusi • Dolori alle spalle • Dolori dorsali • Dolori e stanchezza alle braccia che aumentano flettendo la testa in avanti • Mal di schiena in generale • Dolori sacrali e al coccige soprattutto quando seduto • Dolori e stanchezza alle gambe • Dolori mestruali


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1. Pia Mater 2. Dura Mater 3. Nervo Spinale 4. Ramo Comunicante 5. Ramo Ventrale 6. Ramo Dorsale 7. Radice del Ganglio Dorsale 8. Radice Dorsale 9. Radice Ventrale

• Rigidità vertebrale al risveglio • Problemi di malocclusione • Pseudo tunnel carpale • Stanchezza cronica, malessere generale, sensazione di vuoto, ‘fibromialgia’, vertigini, problemi di concentrazione • Pseudosciatica: dolori ad un braccio o ad una gamba, tipo sciatica o brachialgia, possono essere causati dalla tensione durale dovuta alla trazione dei nervi spinali che fuoriescono dalla dura madre. Possono imitare i sintomi di un’ernia del disco che non trova riscontro con un’ indagine di risonanza magnetica o TAC. Se prolungata nel tempo, la tensione durale può provocare un avvicinamento “anormale” delle vertebre con conseguente schiacciamento dei dischi e può predisporre alla formazione di una protrusione o un’ernia (specialmente a livello cervicale). Tutti questi sintomi potrebbero aumentare al risveglio oppure quando si assumono posizioni particolari (es. stare molto tempo

seduti o molto tempo in piedi). CHE COS’È LA DURA MADRE? La dura madre è una membrana che fa parte delle meningi, essa avvolge il cervello ed è unita a tutte le suture craniche, scende attraverso il “FORANEM MAGNUM” e all’interno delle prime tre vertebre cervicali, dove è attaccata e dopo di che passa libera attraverso le altre vertebre per poi di nuovo allacciarsi all’articolazione sacrococcigea. Normalmente, la dura madre non è sotto tensione e permette il movimento libero del midollo spinale all’interno della colonna vertebrale. Però, quando essa va in tensione può creare irritazione alle suture craniali, alle vertebre e ai nervi provocando dolore in diverse parti del corpo. Un’altra conseguenza della tensione durale potrebbe essere l’impedimento del flusso naturale del liquido cerebro-spinale che è stimolato dalla respirazione come una pompa: molte volte la tensione durale blocca questo meccanismo creando una debolezza generale di tutti i muscoli.

Sapendo che respiriamo mediamente 12 volte al minuto per 24 ore al giorno le persone affette da tensione durale indeboliscono il corpo “12 volte al minuto per 24 ore al giorno”; è quindi facile capire che le persone con questo problema si sentano sempre stanche, soffrano di un malessere generale ed abbiano una soglia di resistenza bassissima a tutto. Come si può vedere la dura madre gioca un ruolo molto importante per la salute ed il benessere di ognuno. Quando la dura madre funziona normalmente e non interferisce con il meccanismo della circolazione del liquido cerebro-spinale la colonna vertebrale è più flessibile e permette una mobilità corretta. Quando la dura madre va in tensione il movimento del midollo spinale è limitato e di conseguenza crea trazione sui nervi che fuoriescono da essa: se questa tensione interferisce anche con il meccanismo del movimento del liquido cerebro-spinale può causare tantissimi sintomi e


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disturbi in tutto il corpo che possono sembrare non correlati fra loro ma che in realtà lo sono. E’ per questo che la tensione durale può dare una marea di sintomi ed imitare innumerevoli patologie che non trovano riscontro diagnostico strumentale. La nostra esperienza ci ha insegnato che molte volte i sintomi causati dalla tensione durale, soprattutto nei casi di traumi sacrali, si possono manifestare anche dopo 8/10 anni. COSA PUÒ CAUSARE TENSIONE DELLA DURA MADRE? • Traumi es.: cadute (sul sedere), incidenti automobilistici, specialmente il colpo di frusta. • Parto • Anestesia generale • Postura sbagliata (es.: posizioni forzate davanti al computer, ecc.) • Ortodonzia (specialmente in pazienti che peggiorano dopo l’applicazione di un byte/placca) • Aderenze causate da intervento alla colonna vertebrale Affrontare la tensione durale e correggerla è una procedura di priorità nel nostro programma di terapia alla Sanrocco dove vediamo tanti pazienti che hanno già effettuato varie terapie (fisiochinesiterapia, FANS, iniezioni antidolorifiche, manipolazioni ecc.) senza ottenere risultati. Invece quando il problema della tensione durale

La chiropratica

è stato corretto, vediamo che il corpo riprende a funzionare bene e tanti disturbi spariscono automaticamente; secondo la nostra esperienza, questo succede solitamente nell’arco di due mesi. Anche se le problematiche causate da questa tensione sono già state descritte negli anni ’20 da Speransky, allievo di Pavlov, nel suo libro “Una base per la teoria della medicina”, non è ancora stato trovato un esame diagnostico-strumentale per identificarla. Grazie alla Kinesiologia Applicata, tramite i test muscolari, i nostri chiropratici non sono solo in grado di identificarla ma anche di correggerla.

solo diamo suggerimenti per come evitare che il problema si ripresenti, ma consigliamo anche, secondo le problematiche del singolo paziente, controlli periodici per mantenersi in buona salute. Bibliografia 1. Blum, Charles L., The Effect of Movement, Stress and Mechanoelectric Activity Within the Cranial Matrix. International Journal of Orthodontics, Spring 1987, Vol. 25, No., 1-2, pp. 6-14. 2. Bogduk N: The innervation of the lumbar spine. Spine 8:286-293, 1983 3. Breig A: Biomechanics of the Central Nervous System, Stockholm: Almquist and Wiksell. 1960 4. Butler DS: Mobilisation of the Nervous System,

COME UN CHIROPRATICO AFFRONTA E CORREGGE LA TENSIONE DURALE? Tramite manipolazioni molto specifiche delle suture craniali, delle prime vertebre cervicali e dell’articolazione sacro-coccigea, che sono i punti dove la dura madre è attaccata. I nostri chiropratici sono in grado di eliminare la tensione durale, e noi della Sanrocco non ci fermiamo qui, cerchiamo sempre di scoprire perché la dura madre è andata in tensione, soprattutto quando non è causata da un trauma, da parto, da anestesia totale, per poi eliminarne la causa a monte, indipendentemente dai sintomi che comunque spariscono quando il problema di base è stato corretto. Questo fa sempre parte della tecnica chiropratica sanrocco. Dopo una terapia iniziale, non

Melbourne: Churchill Livingstone. 1991 5. Butler DS, Gifford L: The concept of adverse mechanical tension in the nervous system. Part one: Testing for ‘dural tension’. Physiother 75:622629, 1989 6. Butler DS, Gifford L: The concept of adverse mechanical tension in the nervous system. Part two: Examination and treatment. Physiother 75:629-636, 1989 7. Crisera P. DC: Energetica Craniosacrale: Frontiere del Concetto Craniosacrale Vol 1. La Piccola Editrice Italy. 1998. 8. Goldberg MPH, DC: Fibromyalgia: Understanding Its Causes and Resolution. Today’s Chiropractic. Nov-Dec 1998 9. Goodheart G, DC DIBAK: Dural Torque and Muscle Linkage: Applied Kinesiology and Kinesiologic Medicine: New Concepts and Developments, Castello Edditore; Sept. 2000

Breve Curriculum vitae Nato in Belgio ha studiato prima 4 anni presso l’Università di Lovanio (Belgio) dove si è laureato in fisiochinesiterapia e tecniche della riabilitazione e poi altri 4 anni presso l’AngloEuropean College of Chiropractic a Bournemouth (Inghilterra) dove ha ottenuto il titolo di Doctor of Chiropractic. Per un anno ha lavorato in Belgio dove ha seguito e assistito vari chiropratici.

Specializzato in varie tecniche come la Kinesiologia Applicata, il B.E.S.T., il S.O.T. e la riabilitazione sportiva. Dal 1996 lavora presso il Centro Sanrocco Chiropratica di Como E’ stato consulente chiropratico per la Juventus F.C. nelle stagioni 1999 - 2000, 2000 - 2001, 2001 - 2002. Membro dell’AIC (Associazione Italiana Chiropratica) e dell’European Chiropractors’ Union.


Come chiropratica e odontoiatria collaborano

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La bocca ed il corpo Parte terza

Dr. Daniele Chiesa medico chirurgo specializzato in odontostomatologia Il DENTE Il dente è senza dubbio una delle parti del nostro corpo che ha sempre vissuto una vita molto difficile. Erroneamente è sempre stato giudicato causa di atroci dolori e sofferenze e spesso ha terminato prematuramente la sua esperienza terrena gettato nella pattumiera accompagnato da epiteti non ripetibili. Vedremo adesso di rivalutare questo organo, spesso vittima della nostra incuria e delle nostre fobie. Un “grande filosofo” diceva sempre ai suoi pazienti:”Ricordate che la natura i denti li regala due volte, la terza li pagate”infatti le dentizioni naturali sono due la DECIDUA e la PERMANENTE I denti decidui (dal latino:decidùu.: cadere) sono comunemente chiamati “denti da latte” anche se erompono a partire dal 6°mese, quando l’allattamento è in fase terminale e iniziando lo svezzamento, il latte dovrebbe diventare un ricordo. In totale sono venti,dieci superiori e dieci inferiori e si dividono in incisivi, canini e molari. Iniziano a formarsi dalla sesta settimana di vita intrauterina e alla nascita le corone sono già presenti nella mandibola. Con il passare dei mesi sviluppano le radici ,iniziando il cammino verso la superficie. Mentre è ancora inglobato nell’osso il dente raggiunge quasi le dimensioni definiti-

ve. Le ossa, mandibola e mascellare, che li dovranno accogliere sono però di dimensioni troppo piccole per ospitarli tutti già belli allineati; pensiamo alle dimensioni della faccia di un neonato rispetto ad un bimbo di sei mesi o di un bambino di sei anni rispetto ad un adulto. La natura, che ha sempre soluzioni razionali per tutto, ha ovviato disponendoli nell’osso leggermente accavallati l’uno all’altro come le carte da gioco e ruotati. Questo è la ragione perché, con grande preoccupazione delle mamme, i primi decidui erompono “storti”; sarà poi la corretta azione di spinta della lingua a disporli in maniera ordinata, stimolando anche la crescita dell’osso. I Permanenti sono in totale 32 e nel loro tragitto verso la superficie seguono, in condizioni fisiologiche, le radici dei decidui che vengono gradualmente erose. L’estrazione prematura dei decidui può portare ad una mancata o non corretta eruzione. Il dente è formato da una parte che emerge dalla gengiva, la Corona e dalle Radici che sono all’interno dell’osso. La corona è formata da un tessuto particolarmente duro e robusto: lo smalto. Questo tessuto ha una durezza elevatissima, pari a quella del vetro, però facilmente aggredibile dagli acidi e totalmente privo di innervazione propria. Al di sotto dello smalto troviamo la dentina. Questo tessuto è meno robusto dello smalto, è di aspetto poroso poiché contiene al suo interno i sottili filamenti nervosi che partendo dal nervo del dente, giungono fino a contatto dello smalto. Questi filamenti sono i responsabili della sensibilità chimica e termica del dente.

Quando mangiando un cibo dolce e avvertiamo una sensazione di fastidio o peggio di dolore al dente, significa che si è aperta una “via”, esempio una carie, che permette allo zucchero di arrivare alla dentina irritando le terminazioni nervose che a loro volta avvertono il cervello che “qualcosa” non va. Le radici sono costituite da dentina ricoperta all’esterno dal Cemento. Il Cemento è il tessuto che fa da tramite fra il dente e l’osso con la mediazione del parodonto (cfr. glossario). All’interno della corona, protetto dallo smalto e dalla dentina, vive tranquillo il nervo. La parte di nervo all’interno della corona si chiama Polpa coronale, quella nelle radici Polpa radicolare. La polpa è costituita, come tutte le strutture sensibili, da tessuto nervoso ricco di recettori termici, chimici e pressori, da arterie che portano il sangue fresco, da vene e tessuto linfatico che drenano il sangue refluo e i prodotti catabolici del nervo. Questo tessuto nervoso è una diramazione dei tronchi del trigemino che trasporta alla corteccia cerebrale le preziose informazio-


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ni sul funzionamento di tutte le strutture della bocca. Osservando la corona di un dente, si notano sulla sua superficie delle protuberanze, le cuspidi, intervallate da avallamenti, le fosse. Questa morfologia permette ai denti di incastrarsi fra loro quando chiudiamo le arcate per deglutire e triturare il cibo durante la masticazione. I denti si differenziano fra loro per forma e funzione e si dividono in: • Incisivi • Canini • Premolari • Molari Gli INCISIVI, frontali e laterali, sono quattro superiori e quattro inferiori. Di forma squadrata hanno la funzione di incidere e tagliare il cibo e sono dotati di una sola radice per cui non sono in grado di sopportare carichi eccessivi. Nella dentatura corretta, cioè fisiologica,

Come chiropratica e odontoiatria collaborano

essi non si toccano ma si sfiorano appena. I CANINI, quattro in totale, sono vestigia delle zanne, la loro radice è la più lunga di tutte. Pur avendo perso la funzione di “azzannare”, essi rivestono un ruolo fondamentale nella guida della bocca in chiusura. I PREMOLARI, otto in totale, hanno una struttura intermedia fra i canini e i premolari e sono responsabili dei primi atti di schiacciamento in masticazione. I MOLARI, dodici in totale, compresi i terzi molari o denti del giudizio, sono denti molto robusti, pluriradicolati. La presenza di radici plurime e molto robuste è legata allo schiacciamento e la triturazione del cibo (molare: da mola). Durante la masticazione, per azione dei muscoli elevatori, esempio il massetere e il temporale, si scaricano sui molari forze notevoli dell’ordine di decine e decine di Kg. E’ stato calcolato che la potenza massima teorica degli elevatori vari dai 210 ai 400 Kg. Il valore medio di carico sui molari, in una dentatura completa e fisiologica si aggira dai 50 ai 110 Kg cm2. Oltre al ruolo nella masticazione, i molari hanno un’altra funzione fondamentale, il mantenimento della corretta altezza e posizione di chiusura delle arcate.

contatto con l’esterno, ha una ricca flora batterica, costituita sia da batteri “buoni” sia da “cattivi” in perfetto equilibrio fra loro. Questo equilibrio è particolarmente delicato e fragile e talora basta poco per alterarlo e... prevalgono i batteri patogeni con comparsa di infiammazioni e quindi infezioni. Lo smalto viene facilmente aggredito dagli acidi che i batteri secernono nei processi di disgregazione dei residui alimentari non rimossi con lo spazzolamento. Da questa aggressione si sviluppa la carie. Se la carie non viene affrontata subito, ecco l’importanza delle visite di controllo anche in assenza di sintomatologia, l’aggressione prosegue approfondendosi nella corona verso la camera pulpare. Giungendo al nervo i batteri creano uno stato infiammatorio che crea lieve dolenzia a fitte lievi. Senza un rapido intervento terapeutico l’infiammazione peggiora e con essa la sintomatologia. Se dall’infiammazione si passa all’infezione... ecco la notte in bianco...

PRINCIPALI PATOLOGIE DENTALI Come già visto il dente è un organo robustissimo in grado di sopportare forti carichi e stress ma... ha nemici che non perdonano: i batteri. La bocca, come tutte le cavità corporee a

Breve Curriculum vitae Nato a Genova nel 1955, Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1982 Università degli Studi di Genova Specializzazione in Odontostomatologia nel 1985. Dal 1987 membro dell’Accademia italiana di Kinesiografia ed Elettromiografia Cranio-Mandibolare (AIKECM - www.AIKECM.it).

Ideatore della Tecnica di “Coronoplastica in Deglutizione” nel 1988, pubblicata nel testo: Bazzotti - Boschiero “Principi di occlusione neuromuscolare” CEA Milano. Dal 1989 docente AIKECM ed attuale Segretario Culturale. Fellowship (I.C.M.O.) International College of Cranio Mandibular Orthopedic

(USA), in Ortopedia Cranio Mandibolare nel 1997. Diploma triennale AIKA (Accademia Italiana Kinesiologia Applicata). Dal 2003 insegnante (Rapporti occlusione postura) al corso di laurea in Podologia Università di Genova. Relatore a corsi e congressi nazionali ed internazionali. Libero professionista odontoiatra in Genova.


Ia novella

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ROTTURE Cecilia Tudor scrittrice Oggi è una settimana che mio marito è stato operato alla gamba destra. Era partito alle due del mattino, carico per una spedizione in alta montagna. Andava a caccia e ammirava il far del giorno, accompagnato da un amico, Tito, cacciatore pure lui. All’altezza di 2400 metri si era riparato dietro una roccia; il suo amico rimaneva a qualche centinaio di metri. Rimanevano immobili perché il vento non portasse il loro odore d’uomo verso gli animali. La calma liscia del cielo nell’azzurro dove viravano tele cotonate di nuvole, il silenzio dell’aria trasparente e piacevole, rinfrescante oppure tiepidamente confortante secondo dell’inclinazione del sole, pervenivano a distrarli della rude missione di scrutare gli angoli della montagna aperta e a fissare la preda ricercata con i binocoli, che fosse capriolo o camoscio. I panini farciti di prosciutto fresco, i quadrati di cioccolato sgranati come le ore scandite, hanno cadenzato il tempo senza fine mentre i due cacciatori si scambiavano indicazioni con un gran roteare di braccia “Laggiù! Laggiù!”, verso improbabili ombre a quattro zampe. Piccole frane così rapide e impreviste come gli animali invisibili hanno precipitato l’attesa. Ma niente. Hanno soltanto visto nelle prime ore, dei gruppi di caprioli che saltavano poi si fermavano bruscamente, fiutando l’aria fino alla punta della coda, poi si dileguavano nel colore caldo del terreno. Verso le tre del pomeriggio, mio marito è ridisceso con il suo amico, prendendo un sentiero facile che serpeggiava più in basso tra rododendri e mirtilli. Un sassolino, per caso da queste parti, per sfidarlo, un

sassolino rotondo, bello, che dava voglia di metterlo in bocca e di succhiarlo come una caramella, scivolò sotto il suo piede destro. Mio marito si è ritrovato stupidamente sdraiato per terra, la sua caviglia in una posizione idiota, nel senso assurdo di guardare di lato, verso l’esterno della gamba, la tibia e il perone rotti in una frattura aperta. Portava scarpe per camminare invece delle scarpe di montagna. Il sassolino è scivolato sotto la suola, si è sentito stridere e si è ritrovato incastrato in un interstizio della suola. Mio marito chiama Tito: “- Non posso alzarmi... -Fai uno sforzo, vedrai, non è niente, alzati!” Non può muovere. La sua gamba non risponde più agli ordini e non è più nell’asse del ginocchio. “-Credo che bisogna chiamare i soccorsi... l’elicottero: sono incapace di alzarmi e comincia a far freddo, il sole sta sparendo dietro quella cima, là... Allora prendi il mio cellulare nella tasca esterna del mio zaino e chiama il 118.” Tito prende il cellulare, e compone il 118 tremando. “-Pronto! Sono io! Il mio amico si è rotto la gamba...Dove siamo?...Ma...in montagna, porco cane! Dove? Dove??? Ma, di fronte a noi c’è una montagna e dietro anche... Cosa? Quale montagna? Beh... Di fronte c’è una montagna... -Passami il cellulare, presto! Pronto? Il 118? Sì, sono scivolato e ho la gamba destra rotta, non posso muovere. Ecco, siamo a nord nella Val Meriana, sui 2000 metri, su un pianoro, sotto il cono di deiezione della punta del Barbeston... D’accordo, aspettiamo.” Mio marito aveva capito lo sgomento del suo amico. Tra l’altro, qualche giorno dopo mi chiamò a casa:

“-Sai, ho paura di dirlo...e soprattutto non dir niente a tuo marito... La notte, prima di partire con lui, avevo sognato che mi ero rotto la gamba, ti giuro, doveva toccare a me, non a lui, e non dirgli niente... Dirà che porto sfiga... Che disgrazia! Ah! Che disgrazia! Dovevo cadere io, non lui! Non vorrà mai più andare a caccia con me!” In poco meno di un quarto d’ora, l’elicottero sorvolava i due sfortunati. Il posto non era propizio ad un atterraggio. Dovettero procedere al salvataggio con il verricello. L’amico cacciatore, mogio mogio, triste, riprese la strada da solo, con i due fucili sulle spalle verso la valle e due lunghe ore di cammino l’aspettavano. Ogni passo sarà stato un rimorso così come l’ossessione di confrontarsi più in là con mio marito che gli aveva rubato la caduta ma non la colpa. Sarebbe dovuto stare tranquillo, in ospedale e a casa, per qualche tempo. Il chirurgo ortopedico di turno quel pomeriggio gli ha chiesto: “- Lei ha un’assicurazione privata? Sa, se vuole, Lei può scegliere me come chirurgo... La tratteremo meglio, starà in una camera da solo, sarà operato al più presto e potrà stare in ospedale qualche giorno in più per riprendersi meglio...” “- No, mi dispiace, adesso chiedo a mia moglie di verificare nei miei documenti, ma mi sembra che qualsiasi tipo d’intervento non sia stato contemplato dalla mia polizza di assicurazione...” Non ci fu alternativa, per fortuna: mio marito fu trattato alla stregua degli altri, come un uomo con tante qualità ma senza assicurazione privata. Niente più parola fu scambiata a questo


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proposito dal chirurgo di turno a caccia di privilegiati. L’operazione di contrappasso prese fine nell’indifferenza completa del paziente a cui sembra che niente sia stato chiesto in segreto, in assenza di testimone. L’indifferenza apparente passa spesso per una forma di rispetto negli ambienti in cui è in gioco la salute fisica o mentale delle persone. È invece un sopruso, un’offesa che non ha niente a che vedere con la storia delle tre scimmie che non vedono, non sentono, non parlano. Gli hanno messo un chiodo e due viti, dalla caviglia al ginocchio. Un medico, in ospedale, fa il suo giro come lo fa un prete nel suo ambiente per le sue pecorelle. Non chiede “Permesso!” prima di varcare la soglia della camera dei degenti sofferenti; entra sulla punta dei piedi, nel timore di essere riconosciuto, richiamato per una cura urgente o una delucidazione sullo stato di salute da parte di uno di loro. Sarebbe, per esempio, una pura perdita di tempo fermarsi per controllare, con l’istinto di chi vuol bene, il clima di una camera di degenti, annusare e capire che manca l’aria nuova perché le finestre sono sempre chiuse. In ospedale, i preti, dopo aver consultato la lista delle persone ricoverate presso la segreteria del servizio, cercano i loro ammalati: ognuno ha la propria parrocchia, anche in ospedale; passano come un’ombra tra i letti per non invadere o contaminare il campo dell’altro socio o rivale. Chi di loro, così come i medici, farà del suo meglio per terrorizzare, ingannare gli sdraiati, i contorti? Avete notato che un medico non si siede mai vicino al malato? Prende invece le sue distanze, fa come l’animale dominatore del branco vincente. Fatti reali. Falli reati. Gara spietata! Nessun’assicurazione, né in terra né in cielo! Solo minacce partigiane, sottintese, non proferite, solo pensate. “La tua colpa è quella di esistere ancora da sdraiato e noi, preti

La novella

e medici, sopportiamo appena e neanche a lungo, chi sta in piedi, quindi datti una regolata se vuoi campare.” La posizione dell’ammalato, disteso, per di più su un letto, ha qualcosa di indecente e insopportabile. L’avvilimento in persona caratterizza chi si trova in ospedale o altrove, su di un letto. Rammento le fotografie scattate nei Lager, alla Liberazione. Non sembravano, nella ripresa fotografica, prigionieri ma ammalati o pigri che non si degnavano alzarsi davanti ai fotografi. Rammento i poveri affamati, da tutte le parti del mondo che ho visto, stremati: quelli che dormono su giornali spiegazzati su una panchina, sotto un portico, rannicchiati, in posizione fetale; rammento i morti lasciati per strade e campi, durante la guerra, e il cui ricordo si è trasformato nella mia mente in una litania di nomi che mi sono inventata per non dimenticarli. La dignità di Cristo - nella rappresentazione figurativa - sta nell’essere stato inchiodato sdraiato sulla Croce, ferito a morte ma ancora degno di regnare, stimato poiché la Croce è stata infissa, in seguito, nel suolo: in piedi, dunque, Cristo guarda, con occhi fiduciosi i cuori dei buoni. I medici, invece, dimostrano il coraggio dei loro bidoni vuoti, godendo dell’obbedienza e della sottomissione dei loro protetti. All’ordine del giorno, tuttora, tocca ai pazienti in attesa di essere operati, il penoso clistere amministrato spesso durante le ore dedicate alla visita di parenti. “- Scusate Signore, Signori, Vi preghiamo, dovete uscire un momento...” La padella, provocatoriamente e castamente nascosta sotto un foglio di carta, suscita l’attenzione: la sua forma da piatto di portata, di frutta, alla moda, larga e spaziosa, si scorge per prima, mentre l’infermiera sceglie la preda nella stanza. I ricoverati sanno a chi tocca. La porta è rinchiusa. Si sente, di là della porta, gemiti di sollievo,

degli “Ahhh, Ohhh” che la dice lunga sulla faccenda che sta compiendo con buona volontà esatta e pretesa dal corpo medico anonimo. La pozione in stato inverso amministrata alla futura vittima non gli permette di trattenere i dolenti sospiri dovuti al litro e mezzo d’acqua e camomilla, somministrato da un’infermiera che, di solito, penetra l’ano con una cannula, come un antro oscuro, vorace, da scansare. “- Te la infilo io, la cannula! Così impari ad andare a caccia! Poveri animali...L’avete scampata bella... Adesso, chi si caga addosso dalla paura? Non siete voi... e la cannula è entrata storta. Ecco, fatto bene.” Pena la paura che la cannula stia lì ancora a lungo a bucare la parete dell’intestino, la vittima aspetta con viso commosso il ritorno dell’infermiera, che con fiera mancanza di delicatezza, tirerà fuori l’aggeggio maledetto. Si chiama “La vendetta di chi non l’ha mai avuto infilato”. Conviene avere, nel reparto di ortopedia, un cuore di leone. Conviene non badare ai colpi che infermieri e badanti danno, “inavvertitamente”, ai pesi sospesi. L’assoluta immobilità dei degenti di quel reparto fanno di loro degli arresi. Mio marito, per fortuna, non si arrende. È stato dimesso due giorni dopo l’operazione. Sono andata all’ospedale e l’ho riportato a casa. I primi metri sulle stampelle, non ancora usate, furono per lui un’impresa ardua. Chi è stato sdraiato per otto giorni, deve, secondo gli specialisti di questo reparto, ritrovare il senso dell’equilibrio in un batter d’occhio. Ho pensato a quel gioco che facevamo da piccoli e che faceva ridere tanto i grandi attorno a noi: ci pizzichiamo un orecchio con la mano del lato opposto, facciamo dieci giri su noi stessi tenendo un bastone ficcato nella terra o nella sabbia. Alla fine dei dieci giri, dobbiamo metterci a correre verso una persona che ci chiama. È l’ovvietà: non ci si dirige nella buona direzione, facciamo ridere a crepapelle gli spettatori impietosi.


Ia novella

Siamo in balia del nostro senso dell’orientamento. Così è stato per mio marito. Ma non ho riso. Per tre giorni è rimasto buon buono a letto a farsi coccolare. Lunedì mi ha chiesto di accompagnarlo in ufficio perché solo i liberi professionisti sanno la fatica che ci vuole a trovare lavoro, a procurarselo, a svolgerlo. Per due giorni, andò tutto bene. Rimase in ufficio otto ore ogni giorno, spostandosi sulla sedia del computer, a tre rotelle, di quelle che vanno per conto loro. Oggi mi telefona all’una: “_ Sai dove sono? Sono andato a prendere la macchina nel parcheggio sotterraneo davanti al mio ufficio e sono andato a casa dei miei per fare loro compagnia durante il pranzo e per mangiare un boccone anch’io ...Ah, Ah, Ah...” Non ci ho più visto. Sono folle dalla rabbia. Tutti i nostri amici, medici, veterinari, avvocati, operai hanno tutti detto in coro di non far follie, soprattutto nella vita di tutti i giorni perché l’abitudine frega il disattento. Bisogna essere prudenti e accorti. Per andare dai miei suoceri, bisogna affrontare una strada in salita, lungo la quale non si può parcheggiare, ci sono scalini alti, stretti e pericolosi per salire a casa, anche per una persona in piena salute. Il “Signore” fida la buona sorte, deve muoversi; guida ed è un pericolo pubblico, anche se la sua Audi possiede il cambio automatico e anche se dice che è facile guidare col piede sinistro. Mi domando perché fa tanta fatica a capire che abbiamo bisogno l’uno dell’altro oppure, trattandomi come una femmina, mi domando chi crede di essere. In effetti, è il ritratto di suo padre che ebbe un infarto cinque anni fa. I medici gli dissero che si sarebbe rimesso bene ma che doveva calmarsi, doveva scegliere delle attività tranquille, fare passeggiate e non più sforzi. Fu il combattimento di Davide

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e Goliath. Chi di mio suocero o dei medici vinceranno? Adesso, dopo cinque anni passati a zappare la vigna, a curare le viti, a bagnare i prati, a fare la vendemmia e il vino, a passare otto giorni e otto notti a fare la grappa, si è di nuovo ammalato. Il cuore ha una forza di eiezione del 26% invece del 60%. Non sta quindi più in piedi. Fare uno scalino, per lui, corrisponde a fare una salita di parecchi metri. Gli manca la forza nelle ginocchia, non ha più appetito, ma ha una Mercedes nuova, miliardi in banca, come mio marito ha la “100 Milioni” e fa parte dei - “ Forse Ricchi”- il club degli Audisti, col cambio automatico. Sono uomini del Rinascimento? Capaci di tutto? Maestri delle sfide a se stessi? E agli altri? Ho voluto l’assistenza di mio marito, l’estate scorsa, per installare l’irrigazione a pioggia nel nostro giardino. Il “Signore” non ha tempo. Farebbe troppa fatica a chinarsi fino a terra! Ci sono cose più importanti da fare. Io sto già male per conto mio. Ho vissuto questa rottura con apprensione, cercando di avere un orario di lavoro flessibile, cercando di pianificare la spesa, gli spostamenti per esser di aiuto. Venerdì scorso, a dieci giorni dall’operazione, gli telefona l’amico cacciatore che era con lui durante l’infortunio.

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“-Allora, domani ti vengo a prendere: andiamo a caccia di cinghiali. Tu, ti metti sul prato, seduto e aspetti... Se passa un cinghiale, spari... Allora d’accordo?” “- Bene, vediamo come mi sento domani... Non è una cattiva idea...Ti ringrazio. Ciao!” Mio marito non osava contrariare l’ignoranza di Tito. In ospedale, gli aveva mostrato la radiografia della gamba rotta. Siccome quell’uomo non aveva mai visto cosa simile, prese lo stesso il foglio rigido e funebre, lo scrutò a diritto e a rovescio, esaminò con attenzione il nero e il bianco, chiese a che cosa si riferivano le tracce lattiginose, chiese a che cosa serviva quel ferro di 25 centimetri, che di solito, è sicuro, lo sa, serve ad armare il cemento... Consigliavo a mio marito, con gomitate veloci e pressanti, di rinunciare a quella comunicazione cabalistica che rischiava di metterci in una situazione incresciosa. Credevo fosse uno scherzo, invece era la realtà. Gli uomini che stanno di stanza a casa loro, pensano di infliggere una specie di atto di sadismo per indurire l’amico. Un cacciatore è come l’alpino che non è riuscito ad essere. Anzi, è probabile che non abbiano fatto il loro servizio militare. Domani chiedo il divorzio perché c’è una razza di uomini, in realtà, una sola razza a parte, che è la razza degli egoisti, che non mi merita.

Breve Curriculum vitae Nata all’estero, fuori dall’Europa, s’innamora dell’Italia quando studia la sua seconda lingua al liceo. Decide, a diciotto anni di proseguire la sua vita là. Diventa insegnante. Scrive in tre lingue. Autrice di “Il pazzo di via Galbosso” Editrice Vita Nuova.


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Psicologia

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COMUNICARE COL CORPO Roberto Vincenzi Psicologo PREMESSA Negli anni Sessanta, gli studiosi di psicologia e gli esperti di comunicazione che lavoravano assieme presso il Mental Research Institute, nella città di Palo Alto, in California, portarono avanti i loro studi partendo da queste considerazioni sulla comunicazione: • è impossibile non comunicare; • la comunicazione utilizza diversi registri contemporaneamente e non si riduce alle parole dette; • la comunicazione va quindi letta a più livelli contemporanei. Queste affermazioni sono particolarmente vere e verificabili, se ci riferiamo alla comunicazione cosiddetta “non verbale”, cioè quella che passa attraverso il nostro corpo. E’ relativamente facile, infatti, quando siamo di umore “normale”, controllare il linguaggio, stare attenti a quello che diciamo, parlare o non parlare, usare una parola al posto di un’altra. Non facilissimo del tutto, però, se il nostro umore é agitato, o se ci attraversano forti emozioni. In queste occasioni, il nostro vero io, le nostre vere intenzioni vengono rivelate, in modo inconscio, cioè non percepibile, dai gesti che facciamo, e da come ci comportiamo. Il nostro corpo, spesso a nostra insaputa, e nonostante i nostri tentativi di controllo consapevole, trasmette continuamente informazioni su di noi e sul nostro reale stato d’animo. Vedremo quindi come, chi sa leggere questi messaggi, riesca a comprendere quello che pensiamo e possa verificare se, quello che diciamo con le parole, si accorda o

meno con quello che “dice” il linguaggio del nostro corpo. IL LINGUAGGIO DEL CORPO Analizzando la vasta gamma di messaggi che il nostro corpo può trasmettere, possiamo distinguerli in varie categorie, a seconda della modalità espressiva: • i movimenti del corpo: i gesti, il gesticolare, gli atteggiamenti, le posture (cioè le posizioni che assumiamo col corpo), le espressioni del viso, le contrazioni muscolari o la distensione muscolare, la velocità o la lentezza del movimento, la ripetizione del gesto; • i cosiddetti fenomeni paralinguali: il riso, il pianto, i battiti delle ciglia, lo sbadiglio; • il modo col quale parliamo, la velocità nel parlare o la lentezza, le pause del discorso, il silenzio • i fenomeni fisici involontari, rilevabili a vista, come mettersi a sudare improvvisamente, il tremito, arrossire, impallidire, l’erezione nell’uomo, la pelle d’oca, i capelli e i peli che si rizzano, i capezzoli che

diventano duri, fino ad arrivare al collasso e allo svenimento • i fenomeni fisici involontari, non rilevabili a vista, come l’aumento o la diminuzione della pressione sanguigna, la variazione dei battiti del cuore, le sostanze come l’adrenalina, che vengono immesse dalle ghiandole nel nostro organismo di fronte a particolari situazioni, l’ipersecrezione gastrica, la famosa acidità di stomaco, le contrazioni dell’intestino (specie nella zona del colon) • la prossemica, cioè la distanza alla quale ci mettiamo rispetto alle altre persone o alle cose • la comunicazione umana che passa attraverso l’olfatto o il contatto diretto del corpo Tutti questi fenomeni sono stati, e sono, oggetto di attenzione nell’ambito della psicologia e nello studio sulla comunicazione. L’utilizzo di uno di questi metodi espressivi o la combinazione di alcuni di loro, riesce ad esprimere molto spesso il nostro reale


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NUOVO ORIZZONTE DELLA SALUTE

atteggiamento, rispetto alla situazione che stiamo vivendo. ESEMPI Assistendo ad uno spettacolo che mi interessa, é probabile che sulla sedia io stia ben dritto e fermo, coi muscoli del collo e della schiena irrigiditi, gli occhi ben aperti e le orecchie tese a non perdere una sola parola. Se viceversa lo spettacolo é noioso, e sono stufo di star lì ad annoiarmi, magari mi guardo in giro qua e là, sperando di cogliere qualcosa di interessante, o manifesto comunque il mio disappunto muovendo le gambe, o compiendo una serie di piccoli movimenti del corpo. Se la noia é veramente grande, può anche darsi che la mia mente si stacchi dalla realtà, e che il mio corpo man mano si rilassi

Psicologia

per quanto consentito dalla poltrona e in seguito ..... sopravvenga il sonno. Se invece sono alla partita, e la mia squadra segna un gol, é molto facile che mi ritrovi in piedi a gridare, senza nemmeno aver percepito di essermi alzato. Se ci troviamo a parlare tra amici, e sono interessato a quello che si dice, mostro la mia attenzione stando voltato col corpo frontalmente rispetto a chi mi parla, lo guardo in viso, mi chino col busto in avanti. Se invece mi ritrovo a guardare fuori dalla finestra, o a guardare spesso l’orologio, o sono voltato da un’altra parte rispetto a chi mi parla, oppure non guardo mai verso la sua direzione, é molto probabile che quello che viene detto non mi interessi, o che non mi interessi la persona che sta parlando nel corso di una trattativa commerciale, gli uomini d’affari si impegnano anche

a dare ai loro interlocutori l’impressione della massima calma e sicurezza interiore; per questo motivo modulano la voce di gola in maniera “maschia”, parlano con una certa lentezza, non muovono molto il corpo... per quello che si vede al sopra della scrivania, ma se una telecamera potesse inquadrare le gambe ed i piedi di questi signori, allora si noterebbero movimenti nervosi e ripetuti del piede e della caviglia, contrazioni muscolari delle gambe e tutta una serie di fenomeni che rivelano la tensione alla quale sono sottoposti in quel momento. Sono in macchina con un amico, che guida in maniera spericolata, e non voglio dirgli che ho paura, ma mi accorgo all’improvviso, che le dita della mia mano sono diventate tutte bianche, per la forza con la quale sto stringendo la maniglia, mentre cerco o fingo di chiacchierare amabilmente. Mi si avvicina, per salutarmi, una persona che ha della simpatia per me, mentre a me questa persona non piace, e mi ritrovo con le spalle rialzate e contratte come chi non vuole essere abbracciato. Sono in ansia, aspettando l’arrivo di una persona cara, e chissà come mai mi trovo vicino alla finestra a guardare in strada. Di esempi ce ne sarebbero veramente tanti; quel che si potrebbe fare, é cercare di guardare gli altri in modo diverso; non limitarsi ad ascoltare le parole, cercare invece di cogliere i segnali trasmessi dal corpo. La nostra capacità di comunicare e ricevere la comunicazione potrebbe aumentare molto più di quello che ci aspettiamo.

Breve Curriculum vitae Sono nato a Genova nel 1949, la psicologia mi interessava fin da ragazzo, ed ho percorso una lunga serie di esperienze, che mi hanno portato a diventare Psicologo Psicoterapeuta, iscritto all’Ordine degli Psicologi della Liguria. Dal 2004 sono associato al CIRS (Centro Interdisciplinare per Ricerca e la Formazione in Ses-

suologia) diretto da Jole Baldaro Verde; assieme agli altri soci (psicologi, psichiatri, ginecologi, neurologi, medici) abbiamo elaborato uno studio sulla coppia oggi. Dall’aprile 2006 sono iscritto all’Albo dei Consulenti Tecnici (CTU) del Tribunale di Genova. Dal maggio 2006 sono docente presso la “Scuo-

la di Psicoterapia Istituzionale” di Genova, dove svolgo lezioni sulla psicoterapia. Attualmente la mia principale attività è costituita dal lavoro in studio privato, rivolto a pazienti adulti affetti da nevrosi; in collaborazione con psichiatri e neurologi, mi occupo anche di pazienti borderline o psicotici.


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NUOVO ORIZZONTE DELLA SALUTE

Nuove frontiere della chiropratica

La filosofia chiropratica: scienza in evoluzione. Parte seconda. Bruce H. Lipton, Ph.D. Professore associato di anatomia - University of Wisconsin La filosofia chiropratica di D. D. Palmer forniva una spiegazione dei principi impiegati nella sua arte di guarigione. Palmer dichiarava che le funzioni vitali erano “controllate” dall’Intelligenza Innata, che era a sua volta sotto il controllo di un’Intelligenza Universale (spirito). Egli definì inoltre “acquisita” l’intelligenza che si acquista attraverso le esperienze della vita. Tale Intelligenza Acquisita fornisce all’Intelligenza Innata una conoscenza dell’ambiente in cui l’organismo si trova e nel contempo serve a “mantenere, riparare e regolare la struttura scheletrica...” in un ambiente in costante cambiamento. 1A Le percezioni dell’Intelligenza Acquisita rappresentano le “convinzioni” personali e queste convinzioni guidano il comportamento dell’Intelligenza Innata. Secondo Palmer “l’Intelligenza Acquisita imprime sull’Intelligenza Innata i suoi pensieri, indirizzandone, più o meno, le funzioni. 1B Se le esperienze di apprendimento sono piene di errori e percezioni errate, allora

Bruce H. Lipton

l’Intelligenza Acquisita, inavvertitamente, può guidare nella direzione sbagliata l’operato dell’Intelligenza Innata onnisciente. Palmer disse che “l’Intelligenza Acquisita disturba e preoccupa l’Intelligenza Innata quando tenta di assumere il controllo in cose che l’Intelligenza Innata conosce e conoscerà sempre mille volte meglio”. 1C Si riferiva al fatto che le percezioni errate dell’Intelligenza Acquisita potrebbero causare la malattia, il “mal-essere”, se trasmettessero informazioni sbagliate all’Intelligenza Innata. Palmer asserì inoltre che una delle principali cause di malattia era rappresentata dall’Autosuggestione, cioè dall’Intelligenza Acquisita che parla da sola. 1D D. D. Palmer fu espulso dalla Palmer School of Chiropractic undici anni dopo aver fondato la scienza chiropratica. In seguito, la sua filosofia venne alterata, eliminando il concetto di “spirito” dall’Intelligenza Innata e quello di Autosuggestione - il ruolo della mente sulla materia - come causa di “mal-essere”. Queste nozioni, considerate troppo metafisiche o religiose, vennero eliminate nel tentativo di rendere la chiropratica più scientifica, più accettabile per il mondo “convenzionale”. Negli ultimi ottanta anni, la professione è stata sottoposta al tentativo sommerso di allineare la scienza chiropratica a quella allopatica, in quanto i biologi hanno fatto grandi passi avanti nel capire i meccanismi della vita. Attualmente, la biologia convenzionale riconosce che le caratteristiche fisiche e il comportamento di un organismo sono definiti dalle sue componenti proteini-

che. Poiché la natura delle proteine è “programmata” nel DNA, la scienza medica riconosce la seguente scala gerarchica per ciò che riguarda il flusso di informazioni all’interno di un sistema vivente: DNA>RNA>Proteina. Basandosi su questo schema, il pensiero contemporaneo della biomedicina è preoccupato dal concetto del determinismo genetico, la convinzione che l’espressione vitale di un organismo sia in primo luogo sotto il “controllo” dei suoi geni. Con l’approssimarsi del nuovo millennio, la ricerca cellulare d’avanguardia presenta oggi una visione profondamente diversa. La differenza principale riguarda il fatto che i geni non sono autoemergenti. 2 Ciò significa che sono incapaci di attivarsi o disattivarsi da soli, che non possono “controllare” la propria espressione. Ovviamente questo fatto contrasta con il concetto secondo cui i geni “determinano” le nostre caratteristiche. Come sono allora controllati i geni? All’interno del nucleo cellulare, le molecole di DNA (materiale genetico) sono incapsulate in uno strato di proteine regolatrici. I geni nascosti (ovvero incapsulati nell’involucro proteico) sono inattivi. La rimozione dello strato di proteine espone il gene e permette la sua attivazione. La combinazione e il rilascio delle proteine regolatrici sono controllati da “segnali ambientali”. 3,4 Di conseguenza, il “controllo” attivo dell’espressione cellulare è nelle mani dell’ambiente e non risiede nel dominio dei geni. Contrariamente alla teoria della regolazione genetica, la versione rivista del flusso di informazioni rivela che l’ambiente rappresenta la sorgente primaria di con-


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trollo: 2 Ambiente > proteine regolatrici > DNA > RNA > Proteine L’elaborazione delle informazioni ambientali e la sua traduzione in comportamento biologico sono effettuate dalla membrana cellulare, la “pelle” delle cellule. 5,6 La membrana separa l’ambiente esterno alla cellula dall’ambiente interno che le è proprio, il citoplasma. La discussione che segue fa riferimento all’illustrazione qui a fianco. (foto 1) I dispositivi di ingresso (INPUT) della cellula sono i recettori proteici presenti su entrambe le superfici della membrana. I recettori rivolti verso l’interno “leggono” le condizioni ambientali del citoplasma. Essi ricevono informazioni circa il pH del citoplasma, il bilancio salino, il potenziale di membrana, la disponibilità di metaboliti e di energia e altri parametri relativi alla fisiologia della cellula. I recettori proteici disposti sulla superficie esterna della membrana forniscono alla cellula informazioni sull’ambiente esterno. Tali informazioni, trasmesse dai recettori esterni, permettono alla cellula di “navigare” nel suo microcosmo. I recettori interni si occupano di bisogni viscerali, quelli esterni regolano principalmente i comportamenti somatici; ne consegue che le informazioni esterne influenzano profondamente il comportamento e il citoscheletro della cellula. Per ELABORARE le informazioni ambientali (es. convertire i segnali in risposte biologiche), i recettori “attivati” si uniscono a proteine complementari denominate effettori. L’attività di tali proteine, che comprendono canali ionici, enzimi e parti del citoscheletro, è controllata da proteine-recettori. 6 Il comportamento (OUTPUT) è mediato da effettori attivati. Gli effettori fungono principalmente da “interruttori” o “messaggeri secondari” che “attivano o disat-

tivano” percorsi proteici più complessi all’interno della cellula. Gli effettori proteici regolano i percorsi citoplasmatici, che includono, tra gli altri, motilità, digestione, eliminazione delle scorie e respirazione. Anche il sistema MNEMONICO della cellula, i geni, è controllato dalla membrana. A volte le cellule ricevono segnali ambientali che necessitano di risposte specifiche, ma, può avvenire che siano sprovviste, nel citoplasma, delle proteine necessarie ad attivare il comportamento richiesto. In tal caso, complessi proteici recettore-effettore attivati sono in grado di bersagliare le proteine regolatrici che ricoprono specifici geni. Questi “messaggeri” della membrana, detti fattori trascrizionali, alterano il legame delle proteine regolatrici provocandone il distacco dal DNA e dunque esponendo i geni specifici che devono essere letti. 3,4. Questo è il meccanismo con cui i “segnali ambientali” controllano l’espressione genetica. Venendo a contatto con nuovi ambienti, la cellula è in grado di adattare dinamicamente la sua lettura genetica per soddisfare qualunque esigenza ambientale. Di conseguenza, la risposta strutturale e comportamentale della cellula rispecchia l’ambiente esterno dell’organismo. Il ruolo primario dell’”ambiente” nel controllo dell’espressione genetica emerge

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da recenti studi sulle cellule staminali. Le cellule staminali, analogamente alle cellule embrionali multipotenziali, proliferano formando vaste colonie di individui indifferenziati. Il destino di sviluppo di tali cellule può essere “controllato” sperimentalmente intervenendo a regolarne l’ambiente. I segnali ambientali attivano i fattori trascrizionali delle cellule staminali, i quali a loro volta selezionano specifici programmi genetici che ne controllano la differenziazione. 7,8 I geni sono “programmi” codificati che rendono in grado l’organismo in quanto individuo e le specie nel loro complesso di sopravvivere. Tali programmi possono essere suddivisi in due gruppi funzionali. Un gruppo, che rappresenta i meccanismi di “accrescimento”, è espressamente concepito per provvedere alla costruzione fisica e al mantenimento fisiologico. Tuttavia, un organismo che possedesse soltanto meccanismi di accrescimento tanto varrebbe chiamarlo “cibo” e sarebbe destinato a una rapida estinzione. Le minacce ambientali sono gestite dal secondo gruppo di geni, che codificano programmi di “difesa”. Questi geni rendono possibili meccanismi fisici e comportamenti che sono impiegati in situazioni di pericolo. 9 Sopravvivenza = Programmi di accrescimento + Programmi di difesa I comportamenti di difesa non procurano


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accrescimento e vice versa. Comportamenti di accrescimento e comportamenti di difesa richiedono entrambi un consumo di energia da parte dell’organismo. La capacità di un individuo di crescere e riprodursi dipende in ultima istanza dalla quantità di energia disponibile a sostegno di questo processo. Ma anche la sua capacità di difendersi dipende dalla stessa fonte di energia. Quando adottano comportamenti di difesa, gli organismi prelevano energia dalle loro riserve, lasciandone meno per i processi di accrescimento. In condizioni estreme di stress ambientale, la domanda di difesa può esaurire la disponibilità energetica al punto che l’organismo muore per incapacità di sostenere le normali funzioni metaboliche. In parole povere, la sopravvivenza è inversamente proporzionale al fabbisogno di difesa. Maggiore difesa equivale a minore accrescimento. Sopravvivenza = Accrescimento/Difesa I comportamenti di accrescimento sono associati al carattere dell’attrazione. Gli organismi sono “attratti” dagli elementi dell’ambiente che ne favoriscono il sostentamento (es. cibo, acqua, aria, il compagno o la compagna...). Al contrario, i comportamenti di difesa sono più spesso associati alla repulsione. Le risposte difensive a stimoli di minaccia sono caratterizzate da una “postura” che riflette la tendenza a evitare il pericolo. I comportamenti di accrescimento e di difesa possono essere prontamente distinti osservando la motilità delle cellule. Le cellule che esprimono accrescimento “vanno verso” (attrazione) gli stimoli ambientali di sostentamento, mentre le cellule che esprimono difesa si allontanano (repulsione) dagli stimoli di minaccia. Il comportamento degli organismi unicellulari sembra avere un andamento di tipo “digitale”, o vanno verso gli stimoli positivi (+) o si allontanano da quelli negativi (-) (foto 2). Studi recenti sui meccanismi di control-

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lo molecolare sostengono questa natura “digitale” del comportamento regolatore. Si è constatato che le cellule possiedono interruttori “in serie” che, collettivamente, sbarrano percorsi di accrescimento, passando a comportamenti di difesa, in risposta a uno stress ambientale. 10, 11, 12 Accrescimento e difesa sembrano essere comportamenti reciprocamente esclusivi: una cellula non può essere contemporaneamente in modalità di accrescimento e di difesa. Semplicemente, non può avanzare e recedere allo stesso tempo. L’interazione dinamica tra segnali ambientali e geni di accrescimento-difesa ha prodotto l’evoluzione di una “Intelligenza Innata” che ha consentito alle cellule di “leggere” i segnali ambientali e invocare appropriati meccanismi di sopravvivenza. Per i primi tre miliardi di anni di vita, la Terra era abitata da organismi unicellulari che sopravvivevano impiegando un’Intelligenza Innata individualizzata. Cinquecento milioni di anni fa, singole cellule si unirono, formando “colonie” in cui le cellule stesse potevano mettere in comune la consapevolezza del proprio ambiente. Più consapevolezza significa maggiori probabilità di sopravvivere per l’organismo. Le prime comunità erano solo “associazioni senza vincoli” in cui tutti gli individui esprimevano le stesse funzioni. In qualunque momento una cellula poteva lasciare la colonia, dividersi e dare inizio

per conto suo a una nuova colonia. Le colonie cellulari originarie contenevano da un minimo di quattro a un massimo di varie centinaia di individui e le comunità multicellulari avevano bisogno di un linguaggio di comunicazione, perché la sopravvivenza dipende da organizzazione e coordinazione delle attività comunitarie. Nei gruppi di piccole dimensioni, la comunicazione era coordinata da quelli che furono i primi neurotrasmettitori, nonché dalle frequenze vibrazionali, scambiati liberamente tra le cellule saldamente unite. 13 Con l’evolvere dei meccanismi di intelligenza comune, le colonie di maggior successo riuscirono a sostenere popolazioni cellulari più ampie. Giunse un momento in cui le colonie furono fisicamente così grandi, che svolgere tutti lo stesso “lavoro” divenne improduttivo. Le comunità maggiori cominciarono a suddividere i compiti legati alla sopravvivenza tra i membri della popolazione. Ciò diede luogo alla differenziazione, un processo in cui le cellule cominciarono a esprimere funzioni specializzate, per esempio, in quanto elementi epiteliali, ossei e nervosi. Nelle comunità fisicamente grandi di cellule, la maggior parte dei costituenti non è in contatto diretto con l’ambiente. Per necessità, un sottogruppo di cellule si specializzò nella lettura dell’ambiente e nella trasmissione delle “percezioni” alle cellule che si trovavano all’interno. Que-


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ste cellule deputate alla gestione delle informazioni divennero il sistema nervoso dell’organismo. Oggi, singole comunità cellulari possono essere costituite da miliardi di miliardi di cellule. Per esempio, gli esseri umani rappresentano una comunità sociale di 50-70 miliardi di miliardi di cittadini. Ogni cellula umana, come un’ameba, è un’entità libera, dotata di Intelligenza Innata e capace di rispondere appropriatamente al suo ambiente “locale” (cioè al suo tessuto-specifico). Attraverso l’azione del sistema nervoso, ogni singola cellula è anche influenzata da un ambiente molto più esteso, quello con cui si trova in contatto l’intero organismo. 9 Una cellula epatica sa come vanno le cose nel nostro fegato, ma, grazie al sistema nervoso, è anche consapevole di ciò che ci succede sul lavoro e nei rapporti personali. (foto 3) Come viene qui illustrato, le cellule ricevono segnali ambientali attraverso il sistema nervoso centrale. Per l’esattezza, ricevono una “percezione” dell’ambiente quale è interpretato dal cervello “educato”. Il nostro sistema nervoso cataloga circa quattro miliardi di segnali ambientali al secondo. Il suo ruolo principale è di “leggere” l’ambiente e adeguare appropriatamente i comportamenti di accrescimento e difesa allo scopo di assicurare la sopravvivenza. I sistemi mnemonici si sono

evoluti per facilitare la gestione delle informazioni immagazzinando esperienze precedentemente “apprese”. I ricordi, che rappresentano percezioni, sono archiviati secondo che siano funzionali all’accrescimento o che richiedano una risposta di difesa. Nella filosofia chiropratica, queste percezioni apprese costituiscono l’Intelletto Acquisito, che è, per evoluzione, un derivato dell’Intelligenza Innata collettiva. Come si è detto sopra, l’interruttore tra comportamenti di accrescimento e di difesa, negli organismi unicellulari, è di tipo “digitale”. Una singola cellula può solo muoversi avanti o indietro. Negli organismi costituiti da un gran numero di cellule, i segnali ambientali possono suscitare una risposta differenziata, “analogica”, in cui alcune cellule sono in modalità di accrescimento e altre in modalità di difesa.

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Più uno stimolo è importante per la sopravvivenza dell’organismo, più la risposta risultante sarà polarizzata (+ o -). Nell’uomo, gli estremi delle due polarità possono apparentemente essere descritti come AMORE (+) e PAURA (-). L’amore è il carburante dell’accrescimento, mentre la paura lo blocca. Di fatto si può giungere a essere letteralmente “spaventati a morte”. (foto 4) La percezione delle minacce ambientali sopprime le attività di accrescimento di una cellula e la induce a modificare il citoscheletro adottando una “postura” di difesa. 9,14 La soppressione dei meccanismi di accrescimento permette di conservare energia preziosa, necessaria all’attuazione dei comportamenti di difesa che sono in grado di salvare la vita dell’organismo. Un simile interruttore sistemico è in funzione nell’uomo, interruttore che blocca i processi di accrescimento e ci prepara per il lancio di una risposta di difesa. 15,16,17 Questo meccanismo di commutazione è rappresentato dall’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (Hypothalamus-Pituitary-Adrenal, HPA). L’ipotalamo svolge la funzione di percepire e valutare i segnali ambientali. La percezione di uno stress lo induce a secernere un fattore di rilascio della corticotropina (CRF) che, a sua volta, attiva determinate cellule dell’ipofisi, provocan-


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ai visceri e lo ridirigono ai tessuti somatici dell’organismo, il quale adotta una postura difensiva. Il ridotto apporto ematico ai visceri implica la soppressione dei comportamenti correlati all’accrescimento. In secondo luogo, gli ormoni surrenalici inibiscono direttamente l’azione del sistema immunitario il meccanismo di “difesa” interna.18 La funzione del sistema surrenalico è proteggere l’organismo dalle minacce percepite nell’ambiente esterno. La soppressione da parte del surrene del sistema immunitario ad alto consumo energetico lascia più energia a disposizione del sistema somatico. Di conseguenza, maggiore è lo stress cui si è sottoposti, maggiore la propensione alla malattia. Gli ormoni surrenalici ridistribuiscono anche l’apporto ematico al cervello, restringendo i vasi sanguigni del proencefalo e dilatando quelli del rombencefalo. Le situazioni di tipo resistenza/fuga sono gestite più efficacemente utilizzando comportamenti riflessi mediati dal rombencefalo. La limitazione dell’apporto ematico proencefalico sopprime il “ragionamento esecutivo” o “logico”, poiché le risposte di tipo cogitativo, più lente, ostacolano in definitiva le reazioni di resistenza o fuga. 19 Basti pensare al classico “blocco mentale” in risposta allo stress surrenalico-mediato da esame. Maggiore lo stress, minore l’accrescimento. L’interferenza con l’accrescimento dovuta a stress cronico, conduce alla malattia, al mal-essere, perché l’organismo diviene incapace di conservare adeguatamente la propria vitalità metabolica.

do il rilascio di ormone adrenocorticotropico (ACTH) nel sangue. L’ACTH stimola le ghiandole surrenali a secernere gli ormoni surrenalici. Questi ultimi costituiscono un “interruttore prin-

cipale” che regola i sistemi di attività di accrescimento-difesa e regola il flusso vascolare in preparazione a reazioni di “resistenza o fuga”. In primo luogo, gli ormoni surrenalici sbarrano l’apporto di sangue

In conclusione, la medicina allopatica convenzionale comincia ora a rendersi conto del fatto che l’espressione genetica, la quale influenza i caratteri dell’organismo, è sotto il controllo dell’ambiente. La postura di accrescimento o di difesa dei tessuti e organi di un individuo è mediata


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dalla percezione che il sistema nervoso ha del suo ambiente. Ma le percezioni sono convinzioni e le percezioni errate possono potenziare o limitare in modo inadeguato i meccanismi fisiologici dando luogo alla malattia. Il ruolo di percezione e mente sta ormai diventando un punto cruciale dell’assistenza allopatica, alle prese con i misteri dell’effetto placebo e il ruolo dello stress psicosomatico. 20 La capacità delle percezioni o convinzioni di promuovere la salute o la malattia è stata originariamente riconosciuta da D.D. Palmer. In chiropratica, infatti, le percezioni costituiscono l’Intelligenza Acquisita che tanto preoccupa e disturba l’Intelligenza Innata. Come egli ebbe a scrivere, “I fattori scatenanti della malattia sono traumi, veleni e autosuggestione”.1D L’autosuggesione (convinzioni personali, soliloquio dell’Intelligenza Acquisita) produce un’”azione autotraumatica rivolta contro qualunque organo o parte del corpo, modificando le funzioni corporee, eccitando o alleviando condizioni morbili mediante processi mentali, indipendentemente dagli influssi esterni”. 1E Quando l’Intelligenza Acquisita percepisce uno stress ambientale, segnala il bisogno di una risposta di difesa. I comportamenti di difesa, mediati dal sistema nervoso somatico, regoleranno la colonna in modo che assuma una postura difensiva. Consideriamo il rapporto tra un possente cane capobranco e un cane di rango inferiore. Quest’ultimo acquisirà una postura difensiva di sottomissione, testa e corpo abbassati, per evitare di suscitare l’ira del maschio dominante. Dopo avere mantenuto questa postura a lungo (risposta difensiva cronica) la colonna del cane acquisirà evidenti sublussazioni che condizioneranno in modo negativo la sua salute. Una correzione vertebrale allevierebbe tali sublussazioni, ma, se poi il cane tornerà nello stesso ambiente, continuerà a percepire l’esigenza di assumere una postura

di difesa. In tali circostanze la mente acquisita del cane impiegherà meccanismi di autosuggestione che riporteranno la colonna alla sua condizione di sublussazione. Oltre alla correzione vertebrale, per restare esente da mal-essere, il cane dovrà dunque cambiare ambiente oppure cambiare le proprie percezioni. Come suggerisce Palmer, il chiropratico deve prendere in seria considerazione il ruolo dell’autosuggestione nel processo di guarigione. Se le correzioni bastano ad alleviare le sublussazioni, i problemi generati da un’Intelligenza Acquisita in errore possono richiedere una “rieducazione” quale mezzo per capovolgere le convinzioni che producono il mal-essere. Nel 1907, i chiropratici respinsero la filosofia di D.D. Palmer in quanto troppo religiosa o metafisica. Nel tentativo di presentarsi in una veste più “scientifica”, negli ultimi novant’anni, la professione si è gradualmente spostata verso la scienza allopatica. Oggi, però, gli allopati hanno incominciato a cogliere le verità di Palmer. Se continuiamo di questo passo, saranno presto più “chiropratici” dei chiropratici! Bibliografia 1. Palmer, D. D., The Science, Art and Philosophy of Chiropractic 1910 Portland Printing House Co., Portland, OR, A) page 753, B) page 681, C) page 97, D) pages 359 and 674, and E) page 360 2. Nijhout, H. F., “Metaphors and the Role of Genes in Development,” BioEssays 12 (9):441-446, 1990. 3. Lipton, B. H., “The Evolving Science of Chiropractic Philosophy,” Today’s Chiropractic pp.16-19, Sept/Oct 1998 4. Graves, B. J., “Inner Workings of a Transcription Factor Partnership,” Science 279:10001002, 1998. (How proteins turn on genes) 5. Unwin, N. and Henderson, R., “The Structure of Proteins in Biological Membranes,” Scientific American pp. 56-66, Oct. 1985.

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6. Cornell, B. A., et al., “A Biosensor That uses Ion-Channel Switches,” Nature 387:580584, 1997. 7. Pittenger, M. F., et al., “Multilineage potential of Adult Human Mesenchymal Stem Cells,” Science 284:143-147, 1999. 8. Bjornson, C. R. R., et al., “Turning Brain into Blood: A Hematopoetic Fate Adopted by Adult Neural Stem Cells In Vivo,” Science 283:534-537, 1999. 9. Lipton, B. H., Bensch, K. G., and Karasek, M., “Histamine-modulated transdifferentiation of dermal microvascular endothelial cells,” Experimental Cell Research 199:279-291, 1992. 10. Hannun, Y. A., “Functions of Ceramide in Coordinating Cellular Responses to Stress,” Science 274:1855-1859, 1996. 11. Hemmings, B. A., “Akt Signaling: Linking Membrane Events to Life and Death Decisions,” Science 275:628-630, 1997. 12. Raloff, J., “Sphinx of Fats,” Science News 151:342-343, 1997 13. Tsong, T. Y., “Deciphering the Language of Cells,” Trends in Biochemical Sciences 14:89-92, 1989. 14. Lipton, B., Bensch, K. G., and Karasek, M., “Microvessel endothelial cell transdifferentiation: Phenotypic characterization,” Differentiation 46:117-133, 1991. 15. Leutwyler, K., “Don’t Stress,” Scientific American pp. 29-30, Jan. 1998. 16. Mlot, C., “Probing the Biology of Emotion,” Science 280:1005-1007, 1998. 17. Sandman, C. A., et al., “Psychological Influences of Stress and HPA Regulation on the Human Fetus and Infant Birth Outcomes,” Annals of the NY Acad. of Sciences 739:198-210,1994. 18. Pennis, E., “Tracing Molecules That Make The Brain-Body Connection,” Science 275: 930-931, 1997. (Regulation of immune system by stress) 19. Arnsten, A. F. T., “The Biology of Being Frazzled,” Science 280:1711, 1998. 20. Brown, W. A., “The Placebo Effect,” Scientific American pp. 90-95, January 1998


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RICERCHE SULLA CHIROPRATICA che tutti dovrebbero conoscere! Dr. Marco Caravaggio D.C. Indice puntato dalla comunità scientifica sulle ricerche chiropratiche

Nella mia attività, porto avanti come una vera e propria missione l’obiettivo di aiutare le persone a comprendere il reale valore della cosiddetta “cura benessere” della chiropratica. Naturalmente esiste una tendenza a ricorrere al trattamento chiropratico nei casi di lombalgia (LBP). Niente da ridire: in questo modo abbiamo aiutato milioni di persone in tutto il mondo affette da disturbi della regione lombare. Tuttavia, questa è solo una piccolissima parte di ciò che la chiropratica può fare. L’esempio che uso sempre quando mi rivolgo al mio staff è il seguente: tutti conosciamo quei robot da cucina supertecnologici, che arrivano anche a 15 funzioni (tagliano le verdure, spremono gli agrumi, impastano, shakerano, frullano ecc.). Se spendessimo fior di quattrini per comprarne uno e poi lo utilizzassimo solo per farci una spremuta d’arancia la mattina, si può ben dire che non staremmo sfruttando appieno il suo valore. Questo è esattamente ciò che avviene quando ricorriamo all’assistenza chiropratica solo per cercare di eliminare la dorsalgia, o magari per alleviare la cefalea o qualche altro dolore o indisposizione. Personalmente, vado dal chiropratico da quando avevo 15 anni. In vita mia mi sono sottoposto a migliaia d’aggiustamenti chiropratiche e sicuramente mi sottoporrò a mille altre ancora. E non ho seguito questo trattamento perché mi faceva male la schiena. Allora, che cos’è che io so e che la maggior parte degli altri ignora? Il semplice fatto che l’assistenza chiropratica si concentra sulla funzione del sistema nervoso. La ragione per cui lavoriamo sulla colonna vertebrale è che vogliamo avere accesso al sistema nervoso situato all’interno delle ossa della colonna stessa. Una colonna

dalla funzionalità ottimale comporterà una migliore integrità del sistema nervoso, dunque un migliore funzionamento dell’intero organismo. Se consideriamo la definizione di salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ci rendiamo conto che è una definizione ampia. Afferma che “la salute è uno stato di benessere fisico, mentale e sociale completo e non solamente l’assenza di malattia o infermità”. Se guardiamo alla ricerca sui benefici di questa o quella forma d’assistenza in termini di salute, vediamo la componente fisica, che può essere studiata con il tipico metodo del “trial clinico randomizzato”, ma come possiamo misurare gli aspetti sociali e mentali del cambiamento provocato? Dobbiamo prendere in prestito alcuni criteri propri della ricerca sociologica. Usando questi metodi, è possibile misurare altri parametri della salute in quanto

benessere, come il miglioramento autovalutato della qualità della vita, la riduzione dei costi sanitari, i comportamenti associati alla diminuita morbilità e la soddisfazione del paziente. Vorrei presentare in sintesi alcune ricerche innovative, condotte in merito all’assistenza chiropratica per evidenziarne i benefici in termini di benessere. Un articolo di recente pubblicazione presenta alcuni risultati davvero entusiasmanti. Lo studio indaga l’influsso di un’assistenza chiropratica a lungo termine su stress ossidativo e riparazione del DNA (Surrogate Indication of DNA Repair in Serum After Long Term Chiropractic Intervention – A Retrospective Study, Clayton J. Campbell , Christopher Kent , Arthur Banne , Amir Amiri , and Ronald W. Pero , [February 18, 2005, pp 1-5] JOURNAL OF VERTEBRAL SUBLUXATION) I tioli sierici sono tra i principali antiossi-


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Chiropratica e ricerche

danti e fungono da unità di misura delle condizioni di salute dell’essere umano. Questo test fornisce una stima indiretta dell’attività enzimatica di riparazione del DNA, che – secondo quanto si è dimostrato – è in relazione con durata della vita e qualità dell’invecchiamento. I ricercatori hanno misurato i livelli di tioli sierici in 21 persone sottoposte ad assistenza chiropratica a breve termine e in 25 persone sottoposte ad assistenza chiropratica a lungo termine. I risultati sono stati confrontati con quelli relativi a un gruppo di controllo composto da 30 soggetti non sottoposti ad assistenza chiropratica. Risultati: C’erano differenze statisticamente significative nei livelli dei tioli sierici dei tre gruppi. I livelli medi erano più bassi nei pazienti in condizioni di malattia attiva e nei pazienti con disturbi muscoloscheletrici allo stadio iniziale. I soggetti asintomatici sottoposti ad assistenza chiropratica mostravano livelli medi di tioli sierici più elevati rispetto ai pazienti malati. I livelli medi più alti erano quelli del gruppo sottoposto a trattamento chiropratico di 52-312 settimane (quella che noi chiameremmo “cura benessere”). Il dottor Christopher Kent, uno degli au-

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tori, spiega: “Nel corso della vita, andiamo incontro a stress fisici, chimici ed emotivi. Questi stress condizionano la funzione del sistema nervoso. Noi abbiamo ipotizzato che tali interferenze potessero avere ripercussioni su stress ossidativo e riparazione del DNA a livello cellulare.” “Lo stress ossidativo, che genera metabolicamente i radicali liberi, rappresenta oggi una spiegazione largamente accettata di malattia e invecchiamento” continua Kent. “Esso dà luogo a un danno del DNA e ne inibisce la riparazione. La riparazione del DNA è il meccanismo deputato a riaggiustare i danni causati dell’impatto ambientale.” I chiropratici applicano aggiustamenti vertebrali per correggere interferenze con la funzione nervosa. “L’assistenza chiropratica mostra di migliorare la capacità dell’organismo di adattarsi allo stress” continua Kent. “Occorrono ulteriori ricerche per approfondire conoscenze che, in ultima istanza, porteranno a un miglioramento dei risultati clinici.” Un altro studio molto importante ha preso in esame una popolazione di soggetti estremamente vasta (si tratta probabil-

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mente del più grosso studio del suo genere su una popolazione di pazienti chiropratici). I pazienti sono stati tutti sottoposti a una specifica forma di assistenza chiropratica denominata NSA (“Network spinal analysis”) Blanks RHI, Schuster TL, Dobson M: “A retrospective assessment of Network care using a survey of self-related health, wellness and quality of life.” Journal of Vertebral Subluxation Research, 1997;1(4):15. Il ricercatore responsabile dello studio è un illustre professore in cattedra presso una facoltà di medicina. Questa valutazione retrospettiva di 2.818 interpellati in 156 ambulatori ha rilevato una stretta connessione tra la NSA e un miglioramento autovalutato di salute, benessere e qualità della vita. Il 95% degli intervistati ha riferito che le sue aspettative erano state soddisfatte e il 99% ha espresso il desiderio di continuare con l’assistenza. Inoltre, lo studio ha indicato che i benefici autopercepiti dell’assistenza non raggiungevano un plateau (almeno nell’intero arco temporale considerato nell’indagine), ma continuavano nel tempo. Con l’innalzarsi dell’età media della popolazione, è importante cercare modi in cui gli anziani possano mantenere un certo grado di flessibilità e invecchiare con una migliore qualità della vita. Lo studio che segue indica che un’assistenza chiropratica regolare, per questa popolazione, è una componente essenziale di uno stato di buona salute generale e di benessere. Coulter ID, Hurwitz EL, Aronow HU, et al: “Chiropractic patients in a comprehensive home-based geriatric assessment, followup and health promotion program.” Topics in Clinical Chiropractic 1996;3(2):46. Secondo la dettagliata analisi di un database raccolto nel corso di uno studio randomizzato di tre anni su un gruppo di


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ultrasettantacinquenni, i pazienti sottoposti ad assistenza chiropratica hanno riferito uno stato di salute generale migliore. Queste persone facevano ricorso a un minor numero di farmaci da prescrizione ed erano più attive dei pazienti non chiropratici. L’87% dei pazienti chiropratici ha descritto il proprio stato di salute con valutazioni che andavano da “buono” a “eccellente”, contro il 67% soltanto dei pazienti non chiropratici. I primi risultavano aver trascorso il 21% in meno di giorni in ospedale e il 15% in meno di giorni in casa di cura rispetto agli altri. Come si è già detto, l’obiettivo dell’assistenza chiropratica è ottimizzare la funzione della colonna e con ciò l’integrità del sistema nervoso mediante l’applicazione d’aggiustamenti vertebrali È essenziale comprendere l’importanza del sistema nervoso in relazione alla resistenza dell’organismo alla malattia. Come molti sapranno, il sistema immunitario ha il compito di proteggerci da batteri, virus e altri agenti patogeni ambientali, oltre che da fattori interni (divisione cellulare aberrante ecc.) DEEPAK CHOPRA, endocrinologo di fama mondiale, ha affermato nel suo libro “Guarirsi da dentro”: ”potremmo tranquillamente affermare che il cervel-

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lo (capo del sistema nervoso) e il sistema immunitario non solo si assomigliano ma sono la stessa cosa perché operano all’interno della stessa rete chimica”. Un piccolo studio controllato, che dovrà certamente essere riprodotto su larga scala, ma che ha già dato risultati molto promettenti, ha indagato un tipo specifico di assistenza chiropratica rivolto in particolar modo alla colonna cervicale superiore, e i suoi effetti su pazienti sieropositivi. Selano JL, Hightower BC, Pfleger B, et al: “The effects of specific upper cervical adjustments on the CD4 counts of HIV positive patients.” Chiropractic Research Journal 1994;3(1):32. Le cellule CD4 – globuli bianchi che aiutano a coordinare le varie attività del sistema immunitario – sono colpite dall’HIV più di qualunque altra cellula dell’organismo. Si è studiato l’effetto di specifici aggiustamenti della colonna cervicale superiore sul conteggio delle cellule CD4 del sistema immunitario di soggetti sieropositivi. Metà dei pazienti è stata sottoposta ad aggiustamenti dell’atlante sulla base dell’analisi della regione cervicale superiore con il Metodo Grostic. L’altra metà (il gruppo di controllo) è stata trattata con placebo, ap-

plicando uno strumento d’aggiustamento, in realtà disattivato, al processo mastoideo (un’area del cranio). Durante i sei mesi di durata dello studio, il gruppo di controllo ha subito una diminuzione del 7,96% del conteggio delle cellule CD4, mentre il gruppo sottoposto ad aggiustamento è andato incontro a un aumento del conteggio del 48%. L’ultimo studio prende in considerazione opinioni e abitudini sanitarie di una popolazione di anziani sottoposti ad assistenza chiropratica. Rupert RL, Manello D, Sandefur R: “Maintenance care: Health promotion services administered to US chiropractic patients aged 65 and older, Part II.” Journal of Manipulative and Physiological Therapeutics, 2000;23(1):10. Lo studio ha coinvolto 73 pazienti chiropratici, cui è stato chiesto: “Quale importanza ha rivestito, secondo lei, il trattamento chiropratico nel mantenimento o nel miglioramento del suo stato di salute?”. Il 95,8% lo ha ritenuto di importanza “notevole” o “estrema”. È stata riscontrata una significativa correlazione tra l’uso ridotto di farmaci da banco e il numero di anni di assistenza di mantenimento, come pure tra riduzione del fumo e anni di assistenza di mantenimento. Lo studio ha evidenziato che “i chiropratici possono elargire più servizi di prevenzione e promozione della salute di qualunque altra figura professionale in ambito sanitario”. Come si comprende, la gamma dei benefici documentati dell’assistenza chiropratica è vasta quanto l’influsso del sistema nervoso umano(e forse addirittura di più). Io godrò dei vantaggi della cura benessere della chiropratica per il resto della mia vita, e così la mia famiglia. E se questa è una priorità per un chiropratico e per la sua famiglia, perché non dovrebbe esserlo per voi e la vostra?


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SCIENZA E CHIROPRATICA: l’importanza delle nuove tecnologie Dr. Pellissier Eddy D.C., C.C.S.P. Già Presidente Associazione Italiana Chiropratici Tutti noi sappiamo che la chiropratica funziona: lo sanno i chiropratici, lo sanno i medici che riferiscono i pazienti, lo sanno i pazienti che sempre più spesso riferiscono altri pazienti e lo sa soprattutto la comunità scientifica che pubblica ricerche ed evidenze con maggiore frequenza. Allora perché la chiropratica ha così tante difficoltà a farsi accettare come disciplina scientifica? Le risposte sono molteplici: Spesso la letteratura è pubblicata in inglese e non tradotta Sovente le ricerche portano solo su evidenze molto specifiche (colonna cervicale o lombare) Spesso i risultati sono paragonati e mischiati a risultati della altre professioni (fisioterapia, medicina manuale, ecc) Esistono difficoltà d’accesso a laboratori di ricerca. Ciò nonostante, come potete leggere nell’articolo del dr. Caravaggio, la ricerca nella chiropratica avanza e produce tonnellate di studi e risultati che danno ragione alla professione: la chiropratica aiuta a guarire ed a mantenere lo stato di salute ottimale per i pazienti. L’altra difficoltà oggettiva che esisteva fino ad ora era la mancanza di strumenti accessibili e poco costosi che potevano essere usati dai chiropratici nel corso della loro vita professionale di tutti i giorni a contatto con i pazienti nei propri studi. Per fare della ricerca bisognava perdere tempo ed era difficile raccogliere i dati; fortunatamente l’avvento delle pedane posturometriche ha risolto tale problema. Con tali pedane si possono facilmente

raccogliere un’infinità di dati, ma soprattutto si possono dimostrare scientificamente ed in modo ripetitivo i risultati ottenuti: la pedana non è solo strumento diagnostico ma serve anche per intraprendere terapie correttive della postura. La pedana si pone al servizio del chiropratico, per aiutarlo ad oggettivare i comportamenti posturali, tenere in me-

Foto 1

moria la situazione attuale e per poterla confrontare con gli esami futuri. Normalmente si eseguono una serie di test (durata circa 15-20 secondi) per stabilire delle linee o tendenze di base che ci permetteranno in seguito di vedere i cambiamenti ottenuti. Tali esami possono variare al variare delle professioni che usano tale strumento: il

Foto 2


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vantaggio di tali pedane è anche quello di poter creare un set di dati che possono essere usati e letti nello stesso modo dal chiropratico, dal dentista, dall’oculista, ecc. per arrivare ad una diagnosi completa e il più accurata possibile. Nella foto 1 vediamo la schiena del paziente e la possibilità di tracciare varie linee che saranno automaticamente calcolate dal programma. Nella foto 2 la stessa paziente di fianco. Nella foto 4 vediamo il test di un paziente eseguito a bocca aperta: il peso è spostato indietro e a sinistra. Nella foto 5 vediamo lo stesso paziente pochi secondi dopo nello medesimo test ma questa volta con i denti a contatto strettamente: si nota subito che l’ellisse e la posizione sono cambiate notevolmente... il che può indicare un problema di occlusione. Nella foto 6 vediamo lo stesso paziente dopo l’aggiustamento chiropratico: si è riportato in avanti ed è più centrato. Questo tipo d’indicazioni, portato avanti nel tempo, permette al professionista, (chiropratico, dentista, oculista..) di verificare oggettivamente e non solo soggettivamente il progredire della terapia. Spessissimo testiamo pazienti ai quali è stato suggerito l’uso di una soletta che, una volta testata, peggiora drasticamente la postura sulla pedana! Stesso dicasi per placche di svincolo applicate

Foto 4 - Neutro bocca socchiusa

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Foto 3 - Schermata di acquisizione dati

da dentisti che usano, come dice un mio collega dentista, come solo apparecchio di controllo “l’occhiometro!”. A volte, nel tentativo di voler correggere troppo, si perde di vista il benessere del paziente e si dimentica la tesi fondamentale della chiropratica: “Primo, non nuocere!” Spesso tali pedane sono anche correlate dalla possibilità di programmi che studiano la postura e la posizione in stazione verticale. La foto 3 mostra la schermata principale del programma d’acquisizione dati della pedana stabilometrica.

Ormai, con tali soluzioni scientifiche disponibili in tutti gli studi dei chiropratici, sarà molto facile creare una molteplicità di ricerche, valide anche interprofessionalmente, che comproveranno la validità della nostra professione: non solo agli occhi dei pazienti, ma soprattutto verso la comunità scientifica che non potrà più tacciarci d’essere poco scientifici e basarci su filosofie assurde. Se D.D. Palmer avesse avuto tali risorse 110 anni fa, probabilmente la chiropratica sarebbe ora la scienza medica più diffusa in tutto il mondo, ve lo garantisco io!

Foto 5 - Denti stretti

Foto 6 - Dopo aggiustamento


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SEPARATORE GINOCCHIA Il SEPARATORE per le GINOCCHIA CUSCINOLO è disegnato in modo da separare le gambe durante il sonno e tenere le ginocchia, le anche e la colonna vertebrale in una posizione anatomicamente corretta. Ideale per alleviare i dolori sciatalgici. Perfetto per alleviare i sintomi pre e post maternità ed i problemi da decubito negli anziani.

CUSCINO LOMBARE Il SUPPORTO LOMBARE CUSCINOLO è disegnato in modo da adattarsi perfettamente al contorno della vostra schiena, specialmente nella zona lombare dove è più importante. Riduce l’affaticamento e porta solliev o ai problemi lombo-sciatalgici. Ideale per le persone che devono svolgere un lavoro sedentario. Adatto per la casa, l’ufficio o l’automobile. Utile per prevenire, in caso di predisposizioni, peggioramenti di problemi di ernie del disco.

ELEVATORE GAMBE Il CUSCINO ELEVATORE CUSCINOLO per gli arti inferiori è disegnato per sostenere in modo naturale ed anatomico le gambe che necessitano di riposo. Riduce l’affaticamento e porta solliev o anche ai problemi lombari. Ideale per le persone che soffrono di disturbi di circolazione, grazie al suo disegno ergonomico permette alla linfa di drenare rapidamente alleviando dolori e gonfiori. Aiuta in caso di vene varicose, flebiti, crampi ai polpacci, sovrappeso, ristagni ed è un coadiuvante indispensabile durante il periodo della gravidanza per evitare problemi alla circolazione.

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CUSCINO LOMBARE AUTO Il SUPPORTO LOMBARE per AUTO CUSCINOLO è disegnato in modo da adattarsi perfettamente al contorno della vostra schiena, specialmente nella zona lombare dove è più importante. Riduce l’affaticamen to e porta sollievo ai problemi lombosciatalgici. Specifico per l’automobile e per i lunghi viaggi in aereo o treno. Ideale per le persone che devono guidare a lungo o che devono ricominciare a guidare dopo operazioni di ernia del disco.

RULLO CERVICALE Il RULLO CERVICALE CUSCINOLO è disegnato in modo da riposare il vostro collo e la vostra testa, riducendo nel contempo lo stress. Ideale per la lettura, per guardare la televisione o per rilassarsi. In viaggio, in auto potrete finalmente appoggiarvi e dormire senza avere la testa che ciondola. In poco tempo sarete stupiti dalla sensazione di sollievo e dal relax che offre ai vostri muscoli stanchi e tesi. Indispensabile per chi soffre di riduzione della lordosi cervicale. L’uso del rullo cervicale è indicato in caso di cefalee, torcicolli, dolori alle spalle e al collo.

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Guanciale cervicale Il GU ANCIALE CER VIC ALE CUSCINOLO è disegnato in modo da riposare il collo e la testa, riducendo nel contempo lo stress sulla vostra colonna cervicale. Ideale per la lettura, per guardare la televisione o per rilassarsi. In poco tempo sarete stupiti dalla sensazione di solliev o e dal relax che offre ai vostri muscoli stanchi e tesi. Indispensabile per chi soffre di riduzione della lordosi cervicale. L’uso del guanciale cervicale è indicato in caso di cefalee, torcicolli, dolori alle spalle e al collo, periartriti e sindromi vertiginose. Se vi svegliate sempre stanchi e con il collo rigido questo è il cuscino che fa per voi. Gr azie al suo disegno rivoluzionario ed alle estremità con quattro curvature anatomiche differenti, permette un riposo ed un confort senza uguali. Disponibile anche nella versione da viaggio: ridotte le dimensioni ma uguali i risultati.

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